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Autore: EcateC    10/08/2019    8 recensioni
Crowley e Aziraphale saranno anche i salvatori del mondo, ma quando si tratta dei loro sentimenti, dobbiamo ammetterlo, sono proprio due frane. Per questo motivo saranno affiancati da due consiglieri improbabili ma molto speciali: un ex anticristo di dodici anni per uno e un famosissimo cantante per l'altro.
Costoro aiuteranno i due ineffabili mariti a fare chiarezza, peccato solo che il capo di Crowley abbia deciso proprio adesso di prendersi una vacanza sulla Terra...
I fatti sono ambientati dopo gli eventi di Good Omens e prima di quelli di Lucifer.
 
°Crossover con la serie tv Lucifer
°Crossover con Freddie Mercury.
 
Aziraphale/Crowley ; Freddie Mercury/Crowley
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam Young, Aziraphale/Azraphel, Crowley, Sorpresa
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Concerto dei Queen, giugno 1984.
 
 
 
C’erano almeno centocinquanta mila persone.
E la cosa incredibile era che tutti scalpitavano, urlavano, saltavano e gridavano il nome del cantante e degli altri componenti della band come se non fosse esistito altro all’infuori di loro, come se fossero state quattro divinità discese sulla Terra. La gente nella calca si dimenava e cantava a squarciagola, incurante di tutto e lontana da ogni pensiero. Tutti saltavano e si spintonavano in quell’enorme piazzale aperto, tutti, dai ragazzini di quindici anni agli uomini ultra sessantenni, erano in preda all’estasi del rock e alla frenesia di vedere e di farsi vedere dai loro quattro idoli.
Tutti, eccetto uno…
C’era infatti un demone in seconda fila, nell’ala est del parterre, che stava fermo sul posto con un sorriso a mezz’asta e gli occhi fissi sulla sua ambita preda.
Non fu difficile per il demone Crowley attirare l’attenzione del suo cantante preferito.
D’altronde lui era un demone, aveva degli assi nella manica che la gente comune poteva solo sognarsi, e infatti il frontman dei Queen si accorse ben presto di lui e lo guardò, malgrado la calca indescrivibile, la fatica dell’esibizione e il frastuono generale. Lo notò più di una volta durante il concerto, come se il seducente Crowley avesse avuto un riflettore puntato addosso.
Crowley gli sorrideva e il cantante si soffermava fin troppo spesso in quell’ala del palco, tanto da mandare all’aria molte delle posizioni sceniche che aveva concordato durante le prove coi vari direttori artistici. Ma d’altronde lui era Freddie Mercury, non doveva certo dare delle spiegazioni sulle sue improvvisate durante i concerti. E quanto era bravo, che voce potente, che carisma, che professionalità! Continuava a cantare e a esibirsi senza lasciarsi distrarre dal suo influsso demoniaco, e Crowley era incantato. Non era la prima volta che si prendeva una cotta per un umano, però questa era una sbandata bella grossa. Dovette lottare con se stesso per non materializzarsi sul palco e assalirgli quelle labbra intonate.
Solo che all’improvviso accadde qualcosa di pericolosamente inspiegabile, che interruppe il concerto proprio sulle note di Bohemian Rhapsody: Freddie tacque e si paralizzò, e con lui si fermarono il tempo, la musica e tutti gli esseri umani lì presenti. Un silenzio inquietante sostituì il fragoroso baccano, e la platea si trasformò nel fermo immagine di un dvd messo in pausa. Perfino coloro che in quel momento stavano saltando rimasero sospesi nel vuoto…
-MA CHE DIAVOLO È SUCCESSO!? CHI HA SPENTO GLI UMANI!?- sbraitò Crowley, guardandosi intorno nervosamente -Ma che diavolo… DIAVOLO!-
-Sì?- gli rispose una voce spiccatamente british alle sue spalle. Il povero Crowley sgranò gli occhi e si pietrificò, conosceva quella voce… Si voltò lentamente, convinto di aver frainteso, ma ciò che vide, o meglio chi vide, gli fece perdere ogni speranza. In mezzo alla folla immobilizzata, c’era un uomo alto e di bell’aspetto, che lo stava guardando con un sopracciglio alzato e un sorriso indisponente.
-Ti stai divertendo, Crowley?- gli domandò con tono velatamente minaccioso.
Il demone rabbrividì -Capo- sussurrò, deglutendo a vuoto -Quale… Quale onore…-
-Risparmiami i convenevoli- gli rispose l’affascinante Lucifer Morningstar, oltrepassando gli umani paralizzati -Si può sapere che cosa stai facendo qui in mezzo!? Perché non sei al lavoro come tutti gli altri!?-
-Io… Sono venuto qui per tentare… Per tentare quell’umano!- gli indicò con fervore Freddie Mercury, che era pietrificato nel palcoscenico, per altro con lo sguardo rivolto verso di lui.
Lucifer guardò il frontman dei Queen e poi spostò lo sguardo sul suo sottoposto -Freddie Mercury?-
-Mi piace strafare- gli rispose Crowley, sorridendo nervosamente.
-Certo. Quale peccato?-
-Lussuria, il mio preferito- esclamò subito il demone, facendogli l’occhiolino. Peccato solo che il diavolo non era nato ieri.
-Hm. Ma perché invece di quella famosa rockstar non tenti quel tizio lì, Crowley?- gli propose Lucifer, indicandogli un grasso e sudaticcio umano, con tanto di pelata e codino grigio -D’altronde un umano vale l’altro, o sbaglio?-
Crowley guardò il brutto esemplare con occhi preoccupati -Oh… Ecco, sì… Suppongo che…-
Fortunatamente per Crowley, la maschera di rigore e severità del suo capo si sgretolò molto in fretta.
-Dai, che stavo scherzando!- ridacchiò Lucifer, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla -Ma guardati! Temevi che ti obbligassi a tentare quel brutto ciccione, vero?-
Crowley tirò un sospiro di sollievo e forzò un sorriso.
-Sei il solito burlone, capo…- gli rispose il demone, sudando freddo.
-Lo so, sono troppo simpatico- si compiacque Lucifer, lisciandosi l’elegantissima giacca nera -Unisci pure l’ulite al dilettevole, Crowley, tu che puoi. Sono certo che farai un ottimo lavoro- detto questo, guardò il cielo e sospirò -Purtroppo per me è già di tornare. Non posso stare lontano dall’inferno troppo lungo, non vorrei che Belzebù e Mazekeen si mettessero a litigare per il mio trono-
-Dovresti prenderti una vacanza qui sulla Terra, capo- gli propose Crowley, pour parler.
Lucifer lo guardò, sorpreso e perplesso. Non ci aveva neanche mai pensato.
-Tu dici?- gli chiese, con quel suo accento spiccatamente inglese.
-Si sta bene qui e gli umani sono molto divertenti-
-Vedo- soggiunse il diavolo, guardando un’umana che era in procinto di lanciare il reggiseno sul palcoscenico.
-Ma naturalmente io lo dicevo per dire- esclamò Crowley, correggendo subito il tiro -Non puoi certo abbandonare l’inferno, non tu-
-No, suppongo di no…- sussurrò Lucifer, pericolosamente pensieroso. Inutile dire che da quel giorno avrebbe avuto la pulce nell’orecchio per i prossimi trent’anni -Va be’. Devo andare, purtroppo-
-Arrivederci capo e al prossimo controllo. Ho superato l’esame, vero?- gli chiese il demone, con un sorriso speranzoso.
-Sì, per questa volta te la do buona…- borbottò Lucifer, lanciando uno sguardo a Freddie.
-Grande!-
-Ah, un’ultima cosa- gli disse Lucifer, prima di andarsene -Per quanto riguarda quell’angelo biondo e tondeggiante che fai sempre finta di non conoscere…-
-Aziraphale?- suggerì Crowley, deglutendo.
-Proprio lui. Stagli lontano, ti fa diventare un mollaccione e io non voglio avere inviati mollaccioni sulla Terra, è chiaro?- lo minacciò, con gli occhi neri che scintillarono di rosso.
-Sì, capo- mentì il demone, abbassando timidamente il capo.
-Bene. E poi lascia che te lo dica, Crowley. Gli angeli non guardano i ragazzi come noi, per loro noi abbiamo lo stesso fascino di un topo schiacciato in autostrada e vomitato da un gatto, tanto per darti l’idea-
-Sì, lo so- concordò, mogio.
-Molto bene!- gli sorrise Lucifer, tornando amichevole -In bocca al lupo con la rockstar e mi raccomando, obbediscimi!-
Crowley gli fece il saluto militare e come Lucifer scomparve, il concerto riprese il suo corso come se niente fosse. La musica ripartì a tutto volume, gli esseri umani ricominciarono a gridare, saltare e scatenarsi e Freddie Mercury riprese a cantare, non senza lanciare a Crowley un altro sguardo.
Il demone si sforzò di sorridergli. Se conquistare gli angeli fosse stato facile come adescare gli umani, a quest’ora lui e Aziraphale sarebbero sposati.
Come volevasi dimostrare, comunque, al termine del concerto Freddie Mercury ordinò ai suoi vari galoppini di portargli un suo caro amico che si trovava in seconda fila sulla sinistra, con i capelli rosso fuoco e gli occhiali da sole scuri. Costoro scattarono e casualmente trovarono subito un Crowley, appoggiato sulle transenne con una sigaretta in bocca, in attesa come se fosse stato proprio lì, ad aspettarli. Fu un’operazione lunga, i bodyguard lo perquisirono dalla tasta ai piedi, sia per accertarsi che non fosse armato, sia per verificare che non avesse microfoni o registratori incorporati. E, una volta adempiute queste doverose precauzioni, costoro condussero finalmente il demone dietro le quinte. Il via vai di tecnici del suono, di ingegneri delle luci, di sbirri e di tutto il resto del personale era incredibile, Crowley non pensava che dietro a un concerto ci fosse un lavoro di squadra così immenso. E il bello era che tutti erano elettrizzati e felici, il concerto dopotutto era andato alla grande, e il demone scorse subito la stella, circondata da un corteo di miserabili pianeti che si complimentavano. Aveva un asciugamano col logo intorno al collo e si stava scolando quella che doveva essere la terza bottiglietta d’acqua.
Non appena i loro sguardi si incrociarono, Freddie gli accennò un sorriso e Crowley si preparò a sfoggiare tutto il suo sex appeal. Si mise in posa, tese i muscoli asciutti e si accarezzò in modo apparentemente casuale i capelli vermigli, che in quel periodo gli arrivavano alle spalle. E intanto avvertiva lo sguardo insistente del celebre umano su di sé. Gli diede le spalle, tanto per dargli una visione completa del pacchetto, e non si voltò nemmeno quando il cantante lo raggiunse. Freddie infatti gli si avvicinò con la disinvoltura di uno che sapeva già di avere vinto in partenza.
-Ciao, tesoro- lo salutò, convinto di trovarsi come sempre un fan adorante e innamorato. Crowley si voltò.
-Ciao a te- gli sorrise a sua volta, dimostrandosi tranquillissimo e pacato. La rockstar socchiuse gli occhi, meravigliosamente sorpresa.
-Vuoi… Vuoi un autografo?- gli propose, senza smettere di sorridergli.
-E tu lo vuoi?-
Freddie ridacchiò, stupito. Dietro di lui, i bodyguard fissavano Crowley con espressioni severe e minacciose.
-Sei diverso dagli altri- gli fece notare, incantato.
-Forse perché non sono come gli altri- gli rispose Crowley, togliendosi per un attimo gli occhiali da sole per fargli l’occhiolino. Freddie rimase sbalordito.
-Senti ma…- iniziò Crowley, avvicinandosi -Non è che puoi presentarmi Roger Taylor? Vorrei davvero conoscerlo. Se per te non è un problema, naturalmente-
Il cantante inorridì e smise subito di sorridere, sconvolto.
-Stavo scherzando- lo rassicurò subito Crowley, sorridendogli con fare malandrino. L’altro scosse la testa ma sorrise più di prima, arrossendo lievemente.
-Questa non me l’avevano mai fatta- gli disse, divertito.
-E scommetto che nessuno ti ha mai chiesto su due piedi dove e in quale suite alloggi, non è vero?- gli domandò il demone, con sfacciata nonchalance. 
 
Più che un camera d’albergo, quella suite segreta e ultra sorvegliata sembrava una reggia. C’erano perfino due bellissimi gatti a pelo lungo, che però soffiarono non appena Crowley mise piede nella stanza. Il loro proprietario non se ne accorse neanche, preso com’era a baciarlo con passione. Gli sbottonò la camicia nera, lo spinse sul letto e si adagiò sopra di lui.
-Mercurio è sempre stato il mio pianeta preferito, dopo la Terra- gli sussurrò Crowley, lasciandosi spogliare -Caldo come l’inferno… Mi sento a casa-
-Sopra o sotto?- gli ansimò Freddie, slacciandogli con foga la cintura di coccodrillo
-Dove preferisci tu, mio piccolo usignolo- gli rispose, sollevando il bacino per farsi calare anche i pantaloni.
 

 
 
 
 
Un anno dopo l’Apocalisse-che-non-fu, Tadfield.
 
 
 
Molti anni più tardi, un angelo e un ex anticristo stavano passeggiando per il centro di Tadfield, con un gelato jumbo-size in mano. Parlavano amabilmente di questo e di quello come se fossero due amici di vecchia data e non due protagonisti di una mancata Apocalisse.
In realtà, era più Adam a parlare. Il ragazzino aveva talmente tante domande da fare ad Aziraphale che non sapeva nemmeno lui da dove cominciare, e d’altronde non capita tutti i giorni di avere un angelo come amico.
-Ma è vero che la pioggia è la pipì degli angeli?-
-Misericordia, no!- rispose subito Aziraphale, basito.
-E che andate in giro nudi?-
-No. Il decoro è un aspetto fondamentale nella vita di un angelo-
-E che avete il pistolino piccolissimo?- gli chiese di nuovo Adam, facendo un sorriso divertito.
Aziraphale sgranò gli occhi e lo fulminò con lo sguardo -No, figliolo, non è affatto vero. E se puoi smettere di farmi queste domande, te ne sarei eternamente grato-
L’ex anticristo alzò le spalle, un po’ deluso. Fecero qualche altro passo e…
-Ma ci sono i draghi in Paradiso?-
-È più probabile che siano all’inferno- rispose stancamente Aziraphale.
-E gli elfi? E la Play Station? La piscina? Si può giocare a calcio?-
-Ragazzo!- lo interruppe Aziraphale, pericolosamente innervosito -Non…- si schiarì la voce, cercando di non perdere la pazienza. D’altronde se la perdeva lui che era un angelo, allora il genere umano non aveva poi molte speranze. -Mio caro ragazzo, quando sarai in Cielo non avrai bisogno di queste cose. Il Paradiso è un luogo di pura e immensa gioia. Non c’è bisogno della play station per passarsi il tempo-
Adam annuì, poco convinto. E infatti lo guardò, sospettoso.
-Perché allora tu stai qui sulla Terra?-
Aziraphale si sentì arrossire -Beh, perché dopo seimila anni mi sono affezionato a questo pianeta e a voi umani, soprattutto- gli scompigliò teneramente i capelli -Mi manchereste tanto-
Ma il ragazzino era furbo e non si lasciò incantare. Non sarebbe stato il figlio di Lucifer, altrimenti.
-Secondo me preferisci stare sulla Terra perché ci sono cose più divertenti da fare-
-No, non è così- replicò Aziraphale, a disagio -Si sta benissimo su nel Cielo, solo che questo pianeta ormai è diventato la mia casa e il mio cuore ora risiede qui. E poi qui c’è Crowley. Non potrei più vederlo, se andassi in Paradiso-
-Crowley è il tuo fidanzato, vero?- gli domandò Adam, candidamente inopportuno.
-Cos… No! Certo che no!- gli rispose subito l’angelo, avvampando -È il mio migliore amico! Diavoletto che non sei altro-
-Guarda che non ti devi vergognare, se sei gay. Mamma dice sempre che l’amore è uno solo ma che si esprime in tanti modi-
-Tua mamma ha ragione, ma non è certamente il mio caso- replicò Aziraphale, sulle spine -Io non sono gay e non sono neanche un maschio, se è per questo-
Adam si bloccò e sgranò gli occhi -Sei una femmina!?-
-No, non sono né maschio né femmina. Sono un angelo, Adam, un qualcosa di diverso rispetto a voi-
Il ragazzino sorrise, guardandolo come se fosse la stramba attrazione di un circo -Questo però è dannatamente strano-
-È meno strano di quello che credi-
-Anche mio cugino Ethan dice di non essere un maschio. Però lo è, insomma, non ha la cosina- gli spiegò come se nulla fosse, lappando tranquillamente il suo gelato -Però lui non si sente un maschio e nemmeno una femmina. Si definisce agender, forse è ciò che sei anche tu-
-Forse…- concordò Aziraphale, riflettendoci sopra.






 




 
-E quindi questo tuo amico è un angelo?- gli domandò Freddie con aria divertita, buttando fuori una bella boccata di fumo.
Crowley annuì, il suo amante ridacchiò.
-Non ti facevo così romantico-
-Infatti non lo sono- replicò il demone, accarezzando il morbido e sfarzoso copriletto sui cui dormicchiava un gattone -Lui è veramente un angelo e io non lo merito, finirei per corromperlo e distruggerlo-
-Beh, se la metti in questo modo, anche io amo un angelo- gli sussurrò, arricciandogli i capelli rossi fuoco -Solo che il mio è una donna- gli sorrise tristemente -Gran bel bastardo il destino, vero?-
-Già…-
-Pensa che le avevo perfino chiesto di sposarmi ma, grazie al Cielo, lei mi disse di no. È sempre stata più intelligente di me-
Ringraziava il Cielo per un rifiuto!? Crowley rimase di stucco. Questi umani erano davvero sorprendenti.
-Ma deve essere stato orribile per te- soggiunse infatti, assottigliando gli occhi.
-All’inizio sì, l’amavo sul serio. Però è stato meglio così. Non avrei potuto renderla felice, come puoi facilmente intuire-
-E perché no?-
-Mi prendi in giro?- gli ammiccò, stampandogli un bacio sulle labbra e accavallando le gambe tra le sue.
Crowley si lasciò baciare e toccare, anche se avrebbe voluto approfondire quel discorso. Possibile che per gli umani il sesso fosse un aspetto così fondamentale, da impedire a due innamorati di stare insieme? Lui amava Aziraphale, eppure non l’aveva neanche mai sfiorato con un dito.
-E quindi ora come fai a vivere senza di lei?- gli domandò Crowley, interrompendo il bacio prima che la situazione precipitasse nuovamente.
-Non vivo senza di lei. Me la tengo stretta e la amo da lontano- gli rispose, stupendolo -Ma tu dichiarati al tuo amico, corri il rischio. La vita è troppo breve per non essere vissuta fino in fondo-
Crowley lo guardò e gli sorrise -Pensa che lui canta anche meglio di te-
Freddie Mercury sgranò gli occhi, fingendosi offeso -Questo è un reato di lesa maestà, lo sai?-
-Arriva a delle note che non puoi neanche immaginare-
-Non provocarmi, Crowley-
 


 
 





 
-E mio nonno Archibald? È andato in Paradiso, vero?-
Aziraphale sospirò, stancamente -Non lo so, figliolo-
-Come non lo sai?- Adam si bloccò, indignato -Ma che razza di angelo sei?-
-Non posso mica sapere i nomi di tutti gli esseri umani che sono stati ammessi in Paradiso!- si difese Aziraphale -Non sono mica Nostro Signore!-
Il volto di Adam si rabbuiò -Ok… però, se non è in Paradiso, puoi fare in modo che ci vada? Era un grande mio nonno-
L’angelo si intenerì -Farò il possibile- gli fece l’occhiolino. Il ragazzino gli sorrise e calciò un sasso, arricciandosi il ciuffo.
-Io invece andrò all’inferno, vero?-
-Ma no, certo che no!- lo rassicurò Aziraphale -Ovviamente dovrai continuare a comportarti bene, ma non andrai all’inferno. Sei un ragazzino esattamente come gli altri, adesso-
-Davvero?-
-Parola di angelo-
-Peccato- scherzò, sorridendogli -Crowley mi piaceva-
-Crowley piace a tutti- sospirò l’angelo.
-Anche a te?- gli chiese subito Adam, cogliendo la palla al balzo.
-Anche a me, da seimila anni ormai- ammise, sorridendo sinceramente.
-Lo avete fatto!?- gli domandò subito, con un sorrisone infervorato.
-Cosa?- borbottò l’angelo, col cucchiaino in bocca. Il ragazzino si fermò e lo guardò con gli occhi ben aperti e spazientiti, e a quel punto Aziraphale capì, arrossì e scosse prontamente il capo.
-Ti piace da seimila anni e non l’avete mai fatto!?-
-Shh! Per l’amor del Cielo, figliolo!- lo riprese Aziraphale, imbarazzato -Non è che… Che mi piace realmente. Insomma, mi piace il sushi, non Crowley-
-Sei sicuro?- lo incalzò il ragazzino -Cosa preferiresti tra i due?-
-Che domande! Sono due cose diverse…-
-Ma se dovessi scegliere tra rinunciare per sempre al sushi e rinunciare per sempre a Crowley, a cosa rinunceresti?-
-Beh, al sushi!- rispose subito l’angelo, senza esitazioni -Rinuncerei per sempre al sushi, senza ombra di dubbio-
Adam gli sorrise, furbo -Visto? Ti piace anche più del sushi-
Aziraphale sentì una stretta allo stomaco, talmente forte che il gelato che aveva in mano non gli andava più.
Lui amava follemente il sushi, per mille nigiri.


 
 
 
 






 
 
-Ama mangiare e dormire. Ma non è il tipo da contatto fisico… Se capisci cosa intendo-
-Fammi indovinare- azzardò Freddie -Non accetta la sua omosessualità e sta con una poveretta con cui non fa sesso da anni-
Il demone scosse la testa -No, niente del genere. Diciamo che non accetta proprio di avere un corpo umano-
Il frontman dei Queen lo guardò, sorpreso -Però. Sembra grave-
-Molto e io non ho speranze-
-Quelli come te hanno sempre speranze, Crowley. Non tutti possono dire di essere venuti a letto con me-
-Anche Alessandro Magno mi disse la stessa cosa durante l’assedio di Mileto- gli ammiccò il demone -Di questo passo finirò per convincermi-
Il mitico cantante sorrise e gli stampò un altro bacio.
-Tesoro, sei simpatico e bello, non è da tutti. E poi sei stato l’unico a non avermi chiesto di cantare mentre eravamo a letto- lo rese edotto, sorridendogli con quei suoi incisivi pronunciati -Te ne sono infinitamente grato-
Crowley non poté trattenersi -Come premio, mi canti qualcosa adesso?-
-No!- rispose subito Freddie, sdraiandosi supino.
-Un ritornello?-
-No!- scosse la testa, divertito.
-Una frase? Una parola?-
-Fuuck youu- gli intonò, con la sua voce inconfondibile.
 
 
 
 
 
*
 


Crowley sorrise tra sé e alzò leggermente il volume dello stereo, ovviamente c’era un cd dei Queen, del suo Freddie.
-Allora, come ti è sembrato l’anticristo?- chiese all’angelo seduto al suo fianco nella Bentley, anche per distrarsi. Lo era andato a prendere a Tadfield, i due avevano infatti deciso che per un po’ Adam doveva restare sotto il loro controllo. E poi Aziraphale si sentiva tremendamente e dolorosamente in colpa per averlo quasi ucciso, Crowley lo conosceva.
-È andata bene- gli rispose -Adam mi ha fatto un’ottima impressione, è esattamente un ragazzino come gli altri. Era preoccupato del fatto che non potesse giocare alla play station in Paradiso-
Crowley sorrise, divertito -In effetti potreste anche mettere una presa elettrica per…-
-Crowley, no-
Il demone si zittì, continuando a sorridere. Aziraphale si guardò le mani, teso.
-Ho mangiato un gelato molto buono… Un giorno possiamo tornarci, così lo provi anche tu-
Crowley annuì, tranquillo. Non coglieva quanto il suo vicino stesse iperventilando dalla tensione. L’angelo infatti era agitato perché voleva disperatamente parlare col suo migliore amico di determinati argomenti, solo che la cosa lo imbarazzava da morire. Si fece comunque coraggio.
-Ehm, caro?-
-Hm?- rispose Crowley, distratto.
-Io…- esitò stringendosi forte i pantaloni di velluto a coste -Io credo… Credo di essere un agender-
Crowley per poco non andò fuori strada. Strabuzzò gli occhi e lo guardò, incredulo -Come prego!?-
-Me l’ha detto Adam- chiarì prontamente l’angelo, come per giustificarsi -Abbiamo parlato e mi ha detto che potrei essere un agender. Secondo te è vero?-
Il demone era fuori di sé -Ma per… Per qualcuno, parli di sesso con un ragazzino di dodici anni e non con me!?-
Aziraphale arrossì come un papavero -Ma no! Certo che no!- replicò con fervore, imbarazzato a morte -Non so neanche come sia venuto fuori il discorso, francamente. E comunque è stato lui a cominciare, io stavo solo parlando di sushi-
Crowley ridacchiò e scosse la testa.
-Come no, è sempre colpa dei demoni… Ma va avanti, a questo punto sono curioso. Di cos’altro avete parlato tu e il figlio del diavolo?-
-ADAM, Crowley, Adam! E comunque di niente- deglutì, imbarazzato -Solo di questo. Che ne pensi? Lo sono, secondo te?-
-Un agender?- ripeté il demone, fin troppo divertito -Aziraphale, tra tutte le cose che hai detto, questa è davvero la più spassosa. Sai almeno cosa vuol dire essere un agender?-
-Sì, credo. Uno che non ha un genere… Giusto?-
-Sbagliato. È uno che non si identifica in nessuno dei due generi, ma ha comunque un genere biologico, non è che nasce senza niente tra le gambe- gli rispose precisamente -Pensi sia il tuo caso? Non ti senti un maschietto?-
-Ma io non sono un maschietto e neanche tu-
-Tecnicamente, lo siamo- replicò Crowley, toccandosi il pacco. Avrebbe voluto toccare volentieri anche il suo, ma non si azzardò nemmeno, Aziraphale avrebbe dato di matto.
-Tecnicamente, ma non realmente. Non siamo umani, Crowley, non abbiamo un genere-
-Perché ti spaventa avere un genere?-
-Non è che mi spaventa…-
-Suvvia, è stupido mentire a un demone. A maggior ragione se lo fa uno che è del tutto incapace di dire bugie come te-
-Oh d’accordo. Il fatto è che queste faccende, così peccaminose e umane, mi mettono a disagio. Preferisco credere di esserne escluso-
-Non hai bisogno dell’immunità angelica per non fare certe cose. Se non le vuoi fare, non le fai-
-Però già sapere che potrei farle mi mette in imbarazzo-
-Potresti?- gli chiese Crowley, guardando dritto davanti a sé.
-Potrei?- domandò a sua volta l’angelo, guardandolo di lato.
-Non chiederlo a me…-
-Tu le hai fatte, vero?- gli domando il biondo, guardandolo di sbieco, imbarazzato.
Crowley annuì lentamente.
-Con una o più umane?- gli domandò l’angelo, ma il demone esitò prima di rispondere, sembrava teso.
-Vuoi davvero sapere i dettagli?-
-No!- si affrettò a rispondere Aziraphale -Nessun dettaglio, grazie. Chiedevo solo per prendere un po’ le misure, tutto qui-
Crowley sospirò, e alzò il volume dello stereo, che ora stava trasmettendo la famosa I Want It All. Apparentemente sembrava che l’avesse fatto per stemperare la tensione, ma in realtà aveva ben altri propositi.
-Ti ricordi quando sono andato al loro concerto nel 1986?- gli chiese, guardando fisso davanti a sé.
-Vagamente- gli rispose Aziraphale, distratto.
-Ti ricordi che dopo ho dormito là?-
Aziraphale socchiuse gli occhi, cercando di ricordare. Avevano trascorso sulla Terra talmente tanti secoli che ricordarsi i dettagli era ancora più difficile della norma.
-Sì, più o meno. Volevi visitare Buckingham Palace, giusto?-
-Er, no- gli confessò Crowley -Non Buckingham Palace. Volevo visitare un’altra cosa… La sua camera d’albergo, per la precisione- fece un cenno del capo verso lo stereo -E l’ho fatto, per tutta la notte-
Aziraphale, il puro e ingenuo Aziraphale, quando capì cosa intendeva, rimase talmente scandalizzato che per poco non discorporò sul sedile della Bentley.
-Vorresti dire che… Hai… Co…Con il cantante dei Queen?-
Crowley annuì, apparentemente tranquillo -Un piccolo miracolo demoniaco per farmi notare in mezzo al pubblico, un paio di sorrisi e il gioco era fatto. Gli umani mi trovano molto affascinante-
L’angelo però rimase a bocca aperta, scandalizzato e sconvolto.
-Ma… Oh, Cielo… Cioè …Oh, Cielo-
Crowley alzò gli occhi al cielo, fraintendo il suo turbamento -Angelo, non ti agitare. È stato normale sesso, non l’ho torturato o offerto in sacrificio in qualche rito satanico-
In realtà Aziraphale non era preoccupato per l’esperienza del defunto cantante che, ne era certo, doveva essere stata fantastica. Lo scottante problema, se così si può dire, era un altro.
-Ma… Crowley, mio caro ragazzo, lui… Questo umano canterino… Costui era un uomo, non una donna, dico bene?-
-Dici bene- confermò candidamente il demone
E lo ammetti così?!! Avrebbe voluto trillare l’angelo, sgomento. Ma non lo fece, tacque. Era già tutto troppo e dannatamente imbarazzante per le sue povere e sante membra. Ma non tanto per l'omosessualità in sé, dato che l'angelo non la riteneva nemmeno un vero peccato, quanto perché ora aveva delle immagini vivide, e una conferma.
Crowley lo guardò di sottecchi -Se un umano o, più in generale, una creatura mi piace, non bado al sesso che ha… O che non ha- gli lanciò un’occhiata fugace -Mi piace e basta-
Aziraphale ricambiò il suo sguardo, sentendosi segretamente chiamato in causa -Suppongo che sia molto encomiabile da parte tua non fare distinzioni, peccato solo che stiamo parlando di sodomia. Non solo di fornicazione, ma persino di sodomia-
-Non c’è poi tutta questa differenza, alla fine- minimizzò Crowley, tranquillo -Ma sai almeno cos’è la sodomia, cosa fanno due uomini innamorati?-
-Certo che so cosa fanno- replicò Aziraphale, piccato e imbarazzato -Anche io sono sulla Terra da seimila anni, caro! So cos’è la sodomia, so cos’è il Kamasutra e so anche cosa sono le prostitute-
-Wow- lo beffeggiò il demone, divertito -Adam ti ha proprio istruito bene-
Aziraphale alzò gli occhi al cielo e guardò fuori dal finestrino, stringendosi forte i fianchi come a volersi proteggere.
-E cos’altro sai sul sesso?- sentì la voce strascicata di Crowley -Stupiscimi-
-So il necessario- gli rispose Aziraphale, arrossendo leggermente e tamburellando contro il proprio panciotto color cammello.
-Se dico 69?-
L’angelo chiuse gli occhi, imbarazzato -Crowley, basta-
-E se dico trenino?- gli sorrise, con i canini in vista.
-Basta!-
-Ciuff, ciuff!-
-HO DETTO BASTA!- sbottò l’angelo, in un modo che non era certo da lui -Non voglio parlare di queste cose! Va bene!? Soprattutto con te-
-Ma lasciati andare, una buona volta!- esclamò Crowley -Siamo sulla Terra, scemo! Ti vuoi dare una svegliata? Vivi incatenato nelle tue paranoie mentali come se fossi all’inferno-
-Sarò sulla Terra, ma ho comunque un regolamento da rispettare- gli rispose Aziraphale, incredulo -E poi io voglio proteggere gli umani, non indurli in tentazione. Tentarli è il tuo lavoro, non il mio-
-Ma non è sempre questione di lavoro, angelo. Certe cose si fanno per il solo gusto di farlo- replicò il demone, stancamente -E poi non ci sono solo gli umani, comunque-
-Che vuoi dire?-
Crowley strinse forte il volante -Voglio dire che se ti piace qualcuno, qualunque cosa egli sia, non lo rifiutare per paura di subire delle ritorsioni,  perché è stupido. Non sarà una scopata a mandarti all’inferno-
-Crowley!- lo chiamò Aziraphale con tono scandalizzato, ma il demone non lo guardava neanche più.
L’angelo si strinse nelle spalle e guardò di nuovo fuori dal finestrino dell’auto, verso il paesaggio nebbioso e invernale che si stagliava a grande velocità fuori dall’auto. Aveva ancora una domanda che lo pungolava, e tanto il discorso non poteva prendere una piega peggiore di così.
-Hai mai amato qualcuno?- gli chiese di getto, senza potersi trattenere -Tra gli umani con cui hai… Con cui hai fatto l’amore, ti sei mai innamorato di qualcuno?-
-Nah, sono state delle sbandate per lo più- gli ripose Crowley, tacendo il reale motivo di ciò -E tu? Non ti sei mai preso una cotta per un umano? O un’umana, naturalmente-
Aziraphale arrossì. In realtà sì, era successo. Oscar Wilde, ad esempio, era stato davvero un tipo affascinante, con una parlantina poetica e profonda che avrebbe fatto innamorare anche le pietre…
-Una volta un’umana mi ha baciato-
-Che cosa!?- esclamò Crowley, voltandosi così di scatto che per poco non mandò l’auto fuori strada -Chi!? Quando!?-
-È successo nel 1400, o forse prima, non me lo ricordo-
-L’ho conosciuta?-
-No- rispose l’angelo, incerto -Ero… Ero in un convento quando è successo-
Il demone Crowley lo guardò con tanto d’occhi e poi, ovviamente, scoppiò a ridere -Una suora ti ha baciato?-
-Un’educanda- replicò l’angelo, mentre l’altro rideva di gusto -E comunque è stata lei a iniziare! Mi ha aggredito mentre stavo potando il glicine. Crowley, la vuoi smettere di ridere!?-
-Ah, ho sempre pensato di dover infestare un convento!- rise Crowley -Sai che spasso?-
Aziraphale sorrise e scosse la testa -Che sciocchino- sussurrò dolcemente.
Crowley ricambiò il suo sorriso e adagiò la propria mano sulla sua, che l’aveva appoggiata sul panciotto come di consueto.
-Anche noi ci siamo scambiati un bacio, ti ricordi?-
Aziraphale annuì, con gli occhi bassi -Sì, mi ricordo. È stato quando ho creduto che il Vaticano ti avesse catturato. Quanto sono stato in pena, credevo di averti perso per sempre-
Crowley allora si sporse verso di lui e lo baciò sulla guancia sbarbata, mentre la Bentley guidava miracolosamente da sola. Lo fece una seconda volta e Aziraphale chiuse gli occhi.
-Grazie- gli sussurrò, leggermente rosso in viso.
-Prego- rispose Crowley, ancora proteso verso di lui nella speranza che voltasse il viso e lo baciasse di nuovo. Ma era impossibile, e infatti l’angelo non lo fece: restò timidamente dalla sua parte, con gli occhi bassi e la mano stretta alla sua. Crowley riprese possesso del volante, sedendosi in modo scomposto anche sul sedile, che rispetto alla sua figura asciutta e slanciata pareva fin troppo largo.
E intanto si tenevano la mano, senza dire niente. Crowley fece anche a meno di cambiare marcia, pur di non allontanare da quei polpastrelli morbidi e caldi. Iniziò anzi ad accarezzargli il dorso della soffice mano col pollice e il palmo con le altre dita, e poi da lì discese sotto al suo polso, solleticandogli dolcemente la pelle più morbida e sensibile.
Aziraphale sentì le dita del demone salire sotto l’avambraccio, oltre i vestiti, e iniziò a irrigidirsi, restando fermo e immobile come una statua. Quel contatto era molto piacevole, ma quel solletichino delicato celava un’anima torbida e peccaminosa, che solo in apparenza poteva dirsi innocente. Era già successo che Crowley avesse allungato le mani su di lui in modo strano, ed era già successo che l’angelo avesse sentito un caldo e ben poco casto languore nel bassoventre, solo che questa volta era maledettamente più pungente. Non avrebbe dovuto parlare a Crowley di quelle cose, e soprattutto non avrebbe dovuto sapere, nemmeno immaginare, che il suo adorato amico le avesse messe in pratica con degli uomini. Insomma, 69? Trenino? Il cantante dei Queen? E chi mai avrebbe più dormito, adesso?
Aziraphale si schiarì la voce e allontanò la mano, mettendosi a braccia conserte come per proteggersi dietro uno scudo invisibile.
-Che c’è?- gli chiese morbidamente il demone, ben conscio in realtà di ciò che succedeva.
-Niente-
-Sicuro?- lo esortò. Aziraphale gli lanciò un’occhiata e annuì, teso.
-A me puoi dire tutto, angelo-
-No, niente. Sto bene-
E invece qualcosa c’era, Crowley ne era certo. In fondo, come Aziraphale era capace di leggere i cuori e di coglierne le paure e i lati migliori, così Crowley era in grado di comprendere i desideri più reconditi e peccaminosi delle persone.
Freddie Mercury, ad esempio, voleva un bel giovanotto che non fosse così ossessionato dalla sua musica e che non sbavasse ai suoi piedi come un ameba senza cervello. Gabriel invece voleva passare di grado e fare carriera nei Piani Alti, magari diventando un Trono o una Dominazione, mentre Aziraphale… Eh, Aziraphale era un tripudio di contraddittorietà.
Voleva essere un bravo ed encomiabile angelo, però voleva anche fare sesso e questo era chiaramente un problema. Voleva provarlo, ne era curioso ma al tempo stesso terrorizzato, e poi si vergognava come un ladro. Guardava con occhi spalancati delle illustrazioni proibite ma poi si pentiva immensamente il minuto successivo. E Crowley percepiva questa sua tensione tra il voler peccare e il voler eccellere, come se la cosa lo riguardasse direttamente. E in effetti un po’ lo riguardava, visto che non si erano saltati addosso proprio per colpa di questa maledetta tensione.
“Aiutami tu, Lucifer” pensò, guardando l’angioletto di cui era segretamente innamorato.
Ah, innamorato, che parola imbarazzante anche solo da pensare!
“Anzi no, non aiutarmi, Lucifer” si corresse, visto che il suo capo si sarebbe imbestialito, se avesse mai scoperto la verità su di loro. Ed era strano che non la sapesse già, in effetti...
L’angelo sentì lo sguardo pressante dell’altro e si voltò, specchiandosi nelle sue lenti scure.
-Caro, non dovresti guardare avanti, mentre guidi?-
-Non ti preoccupare, questa bellezza sa guidare anche da sola- gli rispose, dando un affettuoso colpetto al cruscotto.
-Ah- sillabò l’altro, troppo imbarazzato per essere sorpreso -Beh, è comodo-
-Sì, molto- concordò, avvicinandosi col viso verso di lui -Posso farti una domanda, caro?-
-Se è lecita…-
-Qual è il tuo desiderio più intimo e intenso?- gli chiese, iniziando a concentrarsi.
-Ecco, questa non è una domanda lecita- puntualizzò subito l’angelo, percependo il potente influsso demoniaco dell’altro.
-Avanti, angelo- continuò Crowley, togliendosi gli occhiali da sole -Che cosa desideri realmente?-
Aziraphale spalancò gli occhi. Quel mascalzone stava forse cercando di ipnotizzarlo!?
-Io…No! Crowley! No!- replicò subito, resistendo alle sue pupille ipnotiche -Non sono affari tuoi!-
-Dimmelo…-
-No!- strillò Aziraphale, continuando a lottare contro il suo potere.
-Andiamo- insistette Crowley, facendo del suo meglio -È un desiderio che io posso avverare?-
-Sì!- rispose di getto, ma poi scosse la testa -NO! …Oh, Cielo! Sei un tale, un tale…-
-Coraggio, angelo, dimmelo. Lo sto facendo per te! Per aiutarti!-
-Vorrei… Fare…SssMph!- si morse il labbro.
Crowley strinse forte i denti e i pugni. Non era potente come Lucifer e non era certo capace di sviscerare i desideri più intimi degli umani con la sua stessa maestria, però se la cavava. Peccato solo che, con un angelo, le cose erano mille volte più difficili. Aziraphale infatti opponeva una strenua resistenza, la sua aura angelica era forte.
-Ssesso?- lo imboccò speranzoso, ormai con una gamba sopra alla sua -Vuoi fare sesso!?-
-Io… Io non….Sei tu che lo vuoi fare!- gli urlò in faccia, indicandogli con un cenno il rigonfiamento nei suoi pantaloni neri e stretti -Tu lo vuoi fare, non io!-
Crowley si guardò e poi guardò lui, che era rosso come un pomodoro maturo. Si guardarono in silenzio per un attimo e poi ci fu l’esplosione. Non un’esplosione in senso stretto, tipo quella di una bomba, diciamo più un'esplosione fisica ed emotiva, trattenuta dentro troppo a lungo.
In un impeto di demoniaca e appassionata follia, Crowley lo baciò, spingendosi pericolosamente contro di lui. Aziraphale sbiancò e trattenne il fiato, sbattendo la schiena contro la portiera. Sentì una mano del demone poggiarsi avidamente sulla coscia sinistra e l’altra stringergli la pancia come se volesse staccarne un pezzo. E prima ancora che potesse capire cosa caspita stesse succedendo, il flessuoso Crowley gli era già salito in braccio, seduto a cavalcioni. Con un sospiro pesante, l’angelo chiuse gli occhi. Poi sentì qualcosa di bagnato e caldo premere sulle sue labbra, la lingua di lui, realizzò con una certa ansia, senza sapere bene cosa fare. Nel dubbio, aprì la bocca.
Crowley cercò di non sbattere la testa contro il tettuccio e di non spiegare le ali nere, in un gesto di completo e teatrale abbandono, quando sentì le loro lingue scontrarsi e l’angelo gemere. E mentre si baciavano in questo modo del tutto inedito, gli mise una mano sulla guancia e gliela accarezzò dolcemente. Dolcezza, cercò di ragionare Crowley, ci volevano dolcezza e conforto. L’angioletto doveva essere impaurito e terrorizzato almeno quanto lui, forse.
-Tutto bene?- gli chiese, eccitato -Non è che ti voglio costringere, se non vuoi-
-Rifallo, ti prego- ansimò invece Aziraphale, sorprendendolo -Quella cosa con la lingua, ti prego, rifalla-
Il demone, incredulo, lo accontentò subito e poi piano, piano, con dolcezza appunto, spinse il bacino contro il suo, facendo collidere i loro centri. Avvertì con piacere le sue mani stringergli forte i fianchi stretti, ma quando ripeté il gesto in modo più intenso, Aziraphale interruppe il bacio.
-Crowley!- trasalì, esagitato -No. Non ce la faccio… Non…-
-Sì, che ce la fai- lo rassicurò il demone, timoroso che cambiasse idea -Forse sono andato troppo veloce, procediamo per gradi-
Crowley spinse dolcemente un ginocchio tra le sue gambe e iniziò a farlo ondeggiare. L’altro fremette.
-Meglio?- gli domandò, accecato dal desiderio. Desiderava l’angelo e vedere le sue espressioni, scoprire se poteva provare piacere… La curiosità e l’attrazione erano fortissime.
-Oh, Crowley, smettila… Ti prego, non…-
-Shh, non temere. Ti piace quello che senti?-
Aziraphale non rispose per pudore, paonazzo e tachicardico.
-Dimmi solo se ti piace-
-Sì, mi piace- ammise col cuore in gola, facendolo sorridere di trionfo.
-Tanto?-
Aziraphale annuì, con gli occhi chiusi e il viso accartocciato.
-È una bella sensazione, vero? E pensa che questo non è niente- gli sussurrò Crowley all’orecchio, continuando a stimolarlo -Pensa se al posto del mio ginocchio ci fosse la mia lingua, che ti lecca e ti sconquassa dove ne hai più bisogno-
-Ti prego, Crowley!- gemette Aziraphale, paonazzo, seppellendo il viso nel suo petto.
-Mio piccolo angelo agender… Ti amo-
Aziraphale sgranò gli occhi e lo guardò, meravigliato. Mai, mai in seimila anni Crowley gli aveva fatto un complimento o gli aveva detto qualcosa di carino. Mai. L’angelo aveva compreso il suo affetto solo dai piccoli e grandi miracoli che nel corso del tempo il demone aveva fatto per lui. Ma ora…
-Mi ami? Davvero?-
-Sì, davvero, più di quanto la mia natura possa consentirmelo. E non sai come mi brucia la bocca a dire queste due parole ad alta voce, è come se Lucifer mi sfregasse del peperoncino sulle labbra. Ma io te lo dico lo stesso, ti amo e vorrei fare l’amore con te nel modo in cui lo fanno gli umani-
-Non sarebbe lussuria?-
-Non è lussuria quando c’è l’amore- gli sorrise Crowley -Lascia fare a me, faccio tutto io-
-Non credo che funzionerà-
Crowley alzò le spalle, tranquillo -Se non funzionerà, useremo solo il mio-
Aziraphale avvampò -Non intendevo! Oh, Cielo! Non intendevo… Mi riferivo al piano! Non so se può funzionare come piano!-
-Oh, pardon. Ho fatto una gaffe- gli sorrise malizioso, togliendosi la sua sottile sciarpa grigia antracite dal collo -In effetti qui funziona tutto a meraviglia. C’è solo bisogno di un piccolo incoraggiamento-
E detto questo gliela mise sopra agli occhi celesti, oscurandogli la vista. Aziraphale si lasciò bendare volentieri, e anzi era più che felice di non dover vedere che cosa fosse in procinto di fargli.
Per prima cosa, l’angelo bendato sentì un bacio sulla guancia, poi un altro sull’altra. Sporse le labbra, ma il demone lo baciò sulla fronte e sul mento, sulle tempie…
-Oh, suvvia, dammi un bacio come si deve!- gli ansimò spazientito, ormai fuori di sé e da ogni grazia del Cielo. Il bacio sulle labbra almeno gli arrivò subito dopo.
-Vuoi davvero un bacio come si deve?- lo tentò il demone, accarezzandogli i capelli biondi.
-Sì, credo…- respirò forte l’angelo, pur senza sapere cosa aspettarsi (anche se lo immaginava, a dire il vero). Percepì Crowley scendere dai suoi fianchi e accarezzargli entrambe le cosce con le mani. Si strinse forte al sedile e avvampò al solo pensiero di dove quel malandrino si fosse infilato. Quel languore nel bassoventre, che ogni tanto lo aveva imbarazzato, intanto era diventato potente e ustionante come il fuoco.
“Sento già le fiamme dell'inferno, sto per cadere. Ha vinto lui, mi dispiace”
-Ti amo, Freddie love- lo sentì dire, da qualche parte tra le sue gambe.
-Anche io ti amo, teso… Aspetta, come mi hai chiamato!?!?- si interruppe l’angelo, togliendosi quasi la benda dagli occhi.
Il demone ridacchiò -Ci sei cascato- lo prese in giro, per stemperare la tensione.
-Sei il solito... Il solito…-
Ma qualcuno bussò sul finestrino dell’auto con due nocche, interrompendoli.
-Ehilà?- esclamò una voce dal pronunciato accento gallese, che l’angelo non riconobbe -Disturbo?-
-Chi è, caro?- chiese subito Aziraphale, allarmato, ma Crowley, per qualche motivo, non rispose né diede più segno di vita. L’angelo allora si tolse subito la benda e quando vide chi era lo scocciatore, gelò sul posto, terrorizzato.
-Perdonate l’interruzione- esclamò Lucifer, con un sorriso minaccioso -Crowley, puoi gentilmente allontanarti dalle gambe di quel cherubino in calore e venire qui?-
-È colpa mia- gli disse subito Aziraphale -È tutta colpa mia, p-prenda me!-
Ma Lucifer lo ignorò e fece cenno a Crowley di muoversi. Il demone annuì, aprì lo sportello e scese dalla Bentley come un condannato a morte.
-Mi sembrava di essere stato chiaro in proposito, Crowley!- lo rimproverò Lucifer, con gli occhi rossi che baluginavano -Ti ho concesso di stare qui sulla Terra a costo di stare lontano da quella checca di un angelo. E ora vengo qui e cosa vedo!? Tu che cerchi di fargli la festa e per di più nell’auto che ti ho regalato!-
Crowley aveva la testa bassa, come un bambino che veniva rimproverato.
-Mi dispiace, sono mortificato-
-Fino a due minuti fa non sembravi mortificato. E sappi inoltre che so cosa avete combinato dopo la mancata Apocalisse- gli puntò il dito contro -Credi che non mi sia accorto che voi due furbetti vi siete scambiati per scampare alle vostre rispettive condanne? Non sono scemo, Crowley!-
Crowley annuì con fare colpevole -Come mi punirai, capo?- gli chiese, rassegnato.
Lucifer alzò un sopracciglio e sospirò stancamente. Lanciò uno sguardo all’angelo chiuso nell’auto, il quale subito trasalì e si nascose, non senza essersi fatto più volte il segno della croce.
-Certo che passare da Freddie Mercury a quel damerino…-
-È morbidissimo e profuma come un cesto di rose-
Lucifer alzò una mano per farlo tacere -Non lo voglio sapere, grazie. Per questa volta vi è andata bene, Crowley- esclamò, accendendosi una sigaretta -Sono in ferie, da oggi non punisco più nessuno-
-In ferie?- ripeté il demone tentatore, basito.
Lucifer gli ammiccò, sollevando le sopracciglia -Ho seguito il tuo consiglio, finalmente mi sono deciso!- continuò col suo impeccabile accento -Mi prendo un bel periodo sabbatico qui sulla Terra, ma non ho ancora stabilito dove… Sono indeciso tra Los Angeles, Ibiza e Las Vegas, ma credo proprio che opterò per la soleggiata Los Angeles. I californiani sembrano sempre in procinto di dare una festa in piscina-
Aziraphale intanto si era sollevato a pelo del finestrino, quel tanto per permettere ai suoi occhi terrorizzati di vedere. Se solo avesse saputo cosa si stavano dicendo…
Non poteva sapere che dopo la sfibrante (nonché imbarazzante) Apocalisse-che-non-fu, Lucifer aveva deciso di prendersi una vacanza dall’inferno, lasciando i Piani Bassi allo sbaraglio più totale, come se non fossero già abbastanza caotici e disorganizzati di per loro.
-Ma… Capo… Scusami, se mi permetto- balbettò Crowley, sgomento, mentre il bel Lucifer lo guardava con un sorriso a metà tra il curioso e l’indisponente -Ma non puoi lasciare l’inferno, insomma… Non tu. I Piani Bassi sono già sufficientemente disorganizzati, senza di te diventeranno… Come dire…-
-Un inferno?- ridacchiò lui, alzando le spalle -Se la caveranno benissimo anche senza di me. E poi sono o non sono il capo? Se voglio prendermi una vacanza, io me la prendo- concluse, per poi guardare verso il cielo col viso imbronciato -Sono stato sufficientemente chiaro?! IO MI PRENDO UNA VACANZA! DA OGGI!-
-Certo- esclamò Crowley, alzando le braccia in segno di resa.
-Bene- esclamò Lucifer, ricomponendosi -Quanto a te, sei stato bravo- gli sorrise -Non è da tutti tentare un angelo-
-Oh, ma io non l’ho tentato- gli rispose Crowley, guardando verso l’angelo, che lo ricambiò dolcemente -È lui che ha tentato me-
-Ceerto- lo beffeggiò Lucifer, disilluso -Spero per voi che mio fratello Amenadiel non vi scopra-
-E io spero per te che ti innamorerai di qualcuno. È una figata-
-Io? E di chi? Di una bella bionda? Ma non essere ridicolo, Crowley!- lo confutò, preparandosi a partire -Non accadrà mai. Ora vado, Los Angeles mi aspetta-
-Buona vacanza!-
-Buona scopata!- lo salutò Lucifer, e Aziraphale si nascose il viso tra le mani, imbarazzato a morte. Quando il capo degli inferi fu sparito, Crowley si voltò e tornò dentro alla Bentley, teso e imbarazzato come mai in vita sua.
Si schiarì la voce.
-Dunque, il mio capo è andato in vacanza- soggiunse.
-Ho sentito- rispose l’angelo, teso, con ancora la sciarpa/benda sulla fronte. Sembrava un ninja.
-Ti immagini il casino che sarà scoppiato nei Piani Alti e nei Piani Bassi?-
-Non oso immaginarlo- esclamò Aziraphale, torcendosi le mani per tenerle impegnate -Sarà scoppiato il finimondo, come minimo-
-Sì. Nessuno quindi potrà mai fare caso a noi, in questo momento…-
L’angelo lo guardò e il demone gli sorrise.
-Riprendiamo?-
-Riprendiamo-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Sappiate che se siete arrivati fin qui, avete tutta la mia stima xD
Vi dico giusto due cose che non ho avuto modo di specificare nella storia: Freddie pensa che Crowley abbia le lenti a contatto, quindi non si immagina nemmeno cosa è lui davvero, e la donna a cui si riferisce è Mary Austin, the love of his life. Per quanto riguarda Crowley, visto che questo è un Crossover con Lucifer, ho immaginato che anche lui e gli altri demoni avessero lo stesso potere di Lucifer di capire e far confessare i desideri più intimi e reconditi delle persone. Ovviamente Lucifer è il più potente nel farlo, e con gli angeli questo è più difficile. Spero che i personaggi vi siano sembrati IC malgrado io abbia sessualizzato così tanto i due ineffabili mariti, ma a me piace immaginarli anche così <3
Anche a Lucifer ho cercato di dare un taglio IC, rendendolo tendenzialmente amichevole e scherzoso, nonché disinibito come nella serie. Credo siano ben altre le cose che lo facciano arrabbiare, ad esempio torcere un capello a Chloe (la bella bionda, sì xD).
Spero vi sia piaciuta e spero vi sia tutto chiaro, fatemi sapere se vi va, alla prossima!
Ecate
   
 
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