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Autore: evil 65    10/08/2019    16 recensioni
La guerra contro Thanos si è conclusa da cinque anni, e la Terra sta ormai uscendo dal difficile periodo antecedente allo schiocco che cancellò metà della vita nell’universo.
Dal profondo dello spazio, tuttavia, sta per giungere una nuova e antica minaccia.
L’uso delle Gemme dell’Infinito ha causato il risveglio di una creatura che dormiva negli abissi del cosmo, e che ora, dopo aver provocato carestie e devastazioni su vari pianeti, si dirige minacciosa verso la Terra.
Una furia immensa e bestiale, una divinità antidiluviana e una maledizione, che il mondo imparerà a temere col nome di King Ghidorah…
( Crossover Avengers x Godzilla )
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Thor, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Ecco un nuovissimo capitolo!
Ho realizzato un trailer per So Wrong, la storia che funge da prequel per questa fan fiction e che narra l’evoluzione del rapporto tra Peter e Carol. Potete trovarlo qui : https://www.youtube.com/watch?v=N0xou51TK00&t=1s
Vi auguro una buona lettura e, come al solito, vi invito a leggere le note a piè di pagina, anche perché, d’ora in avanti, pubblicherò un’omake comica alla fine di ogni capitolo.
Ah, per evitare fraintendimenti, vi ricordo che i nomi ufficiali delle teste di Ghidorah ( scelti personalmente dal regista ) sono Ichi ( quella centrale ), Ni ( quella di destra ) e Kevin ( quella di sinistra ).
Così, per sdrammatizzare un po’ la situazione ;)
 

 
Capitolo 11
 
Quando il pugno di Bruce Banner si scontrò con il corpo di Ghidorah, convinto che la sua forza avrebbe sfondato la pelle del titano con grande facilità, si trovò a dover ingurgitare un boccone troppo amaro nello scoprire che le scaglie della bestia erano molto più resistenti di quanto avesse inizialmente pensato. E non solo.
La pelle della creatura si comportò come una molla, che assorbì tutta l’energia residua causata dall’impatto, restituendone parte come in un ritorno di fiamma.
Tuttavia, il colpo ebbe comunque l’effetto sperato. Ghidorah rimbalzò all’indietro, atterrando con la coda nel Fiume Hudson e portandosi dietro un gracile ponte che con grinta eroica aveva retto fino quel punto alle pressioni del pomeriggio.
Bruce grugnì di dolore, non appena il contraccolpo causato dalla corazza della bestia cominciò a farsi sentire, scuotendolo fino alle ossa.
Durante i suoi precedenti scontri con l’esercito, le misere armi utilizzate dai militari per combatterlo non gli avevano oltrepassato nemmeno lo strato superficiale della cute, e la grande ondata di energia scaturita dalle Gemme aveva finito con l’ustionargli semplicemente il braccio destro, provocandogli a malapena qualche piaga da bruciore, che tornava a farsi sentire ogni volta che la pelle sfregava contro qualcosa. Ma stavolta il male fu acuto e prepotente, esattamente come quando si era battuto contro Thanos.
Ghidorah, nel mentre, utilizzò le ali uncinate per rimanere ancorato al letto del fiume, ma anche lui stava subendo gli effetti di quel colpo. Il dolore partì dal ventre, come un immane pugno sferratogli da un avversario della sua stessa stazza, e s’impose attraverso il suo intero corpo.
I fasci muscolari gli dolsero e le ossa scricchiolarono, mentre la vista gli si fece confusa, anche se solo per un secondo.
Densi fiumi di saliva gli caddero dalle fauci, gocciolando misti a sangue nella limpida acqua del fiume.
Il mostro digrignò i denti e urlò di pura rabbia.
Si rialzò con gran fatica, mentre l’odio germinava in lui a ritmo esponenziale. Non poteva concedere a quelle misere creature di prendersi gioco di lui, doveva eliminarle, ora che aveva ridotto le loro forze al minimo.
Scosse il corpo per asciugarsi dall’acqua che lo bagnava dalle ginocchia in giù e aprì di poco le mascelle, solo per accorgersi che non era più in grado di produrre i suoi raggi di gravitoni. Schioccò la lingua per il fastidio. Evidentemente ne aveva fatto troppo uso durante le altre battaglie, e adesso il suo corpo aveva bisogno di ricaricare. Ci sarebbero voluti almeno dieci minuti.
Poco male, pensò con furia rinnovata. Lo avrebbe fatto alla rude maniera.
Contrasse la deforme dentatura in una smorfia collerica, compiendo due brevi passi in avanti nell’acqua ora sempre più torbida, e ritrovandosi di fronte alla figura del nuovo avversario.
Questi si trovava in cima al cornicione di un piccolo grattacielo, eppure Ghidorah riusciva comunque a superarlo in altezza.
Bruce alzò lo sguardo verso l’enorme sagoma della creatura, per poi lanciare un fischio apparentemente impressionato.
<< Cavoli. Sei davvero grosso >> commentò ad alta voce, mentre il drago lo fissava con un luccichio furioso negli occhi.
L’Avenger lanciò una breve occhiata all’area circostante. Fatto questo, cominciò a grattarsi la testa con fare imbarazzato.
 << Mi dispiace di averci messo tanto tempo, sono rimasto bloccato nel traffico >>
<< Osi sfidarmi? Pazzo! >> ringhiò Ghidorah, abbassando la testa centrale di fronte alla nuova minaccia.
In tutta risposta, Bruce si limitò a sbuffare.
<< Sì, non sei il primo a dirmelo >> borbottò con un sorriso divertito.
L’azione sembrò irritare ulteriormente il drago, che fece scattare la lingua biforcuta.
<< Ho sconfitto tutti i guerrieri che la tua gente a inviato per uccidermi, eppure persistete nei vostri tentativi di affrontarmi. Perché non lo avete ancora capito? Non potete sconfiggermi! Siete solo formiche al cospetto di un re! >>
<< Sì, te lo concedo, siamo piuttosto testardi. È uno dei nostri più grandi difetti…e un punto di forza anche maggiore >> disse l’altro, stringendo ambe le palpebre degli occhi.
<< Sappi che gli Avengers non molleranno finché riusciranno a respirare. Cosi faranno tutti gli altri. Io? Ho un problema un po' diverso >> ammise, togliendosi gli occhiali e posandoli delicatamente sul cornicione del palazzo. << Sento di vivere in un mondo fatto di carta pesta. Devo sempre fare attenzione a rompere niente. Non fare del male a nessuno. Non posso mai permettermi di perdere il controllo, nemmeno per un attimo, o qualcuno potrebbe morire>>
Si tolse la maglia e la giacca, piegandole e mettendole vicino agli occhiali. Il tutto sotto lo sguardo incredulo della testa centrale, mentre le altre due fissavano le azioni dell’uomo con sdegno ed evidente curiosità.
<< Ma tu sei forte, non è vero? >> chiese Bruce, scrocchiando il collo. << Quindi è finalmente arrivata per me la grande opportunità di lasciarmi andare... e dimostrare una volta per tutte qual è la mia vera potenza>>
Al sentire tali parole, Ghidorah rilasciò un ringhio basso e gratturale, allargando le immense ali ancora una volta e inarcando il bacino, assumendo una posizione difensiva.
Al contempo, Bruce porse le mano in aventi e divaricò leggermente le gambe.
<< Sono dieci anni che non mi trasformo completamente. Sinceramente, non so che succederà >> disse quasi a se stesso, mentre la coda di Ghidorah cominciò a vibrare come quella di un serpente a sonagli.
Poi, l’uomo prese un respiro profondo.
 << D’altro canto… >>
( Track 10 : https://www.youtube.com/watch?v=t-Jf_5uYCPE )
BOOM!
L'esplosione causata dal rilascio di energia fu bianca e onnicomprensiva.
Ad appena un centinaio di metri lungo l'asse di strade che conduceva a Central Park, guizzò nel cielo velato una brillante scintilla verde, come un fulmine che saetta all'insù invece che verso il suolo.
Un istante dopo, l'esplosione titanica squarciò il centro della tempesta come una lanterna.
L’onda d’urto risultante cancellò prima il palazzo su cui Bruce si era trovato fino a pochi secondi prima, poi gli alberi adiacenti al quartiere, e poi gran parte della strada.
I vari sopravvissuti che si trovavano nella zona iniziarono a gridare, ma non furono mai in grado di udire se stessi a causa del boato devastante e progressivo causato del repentino sprigionamento di dieci anni di collera repressa, mista ad energia gamma.
La maggior parte delle persone si coprì gli occhi e indietreggiò barcollando, calpestando altri civili e lasciando cadere tutto ciò che tenevano tra le mani.
Poi, la luce verde cominciò a schiarirsi…e da essa fuoriuscì la figura di Bruce Banner.
Sebbene sembrasse per lo più uguale a prima, Ghidorah riuscì comunque a notare alcune sostanziali differenze. I cappelli neri dell’uomo, ad esempio, erano diventati più lunghi, e gli arrivavano fino alle spalle.
La sua muscolatura era diventata più pronunciata, ricoperta di vene, e la pelle era illuminata da un debole bagliore, come una barra di Plutonio. E poi c’erano gli occhi : non più marroni, ma un paio di smeraldi verdi, misti a capillari rossi.
Hulk alzò la mano destra.
I muscoli dell’Avenger produssero acuti rumori di contrazione, quando le sue dita si strinsero le une sulle altre con tanta veemenza da poter quasi solidificare l’aria.
Prese slancio per sferzare il colpo, un frontale avvolto da un’aura di puro potere che presto avrebbe scaricato su Ghidorah con la forza di un cataclisma.
Sorrise, mostrando i pallidi denti, e prese un respiro profondo.
<< Hulk…SPACCA! >>
Balzò verso il drago e lo picchiò in pieno petto, scagliandolo via dalla strada, e poi giù verso la parte bassa del quartiere, dove si districavano i resti diroccati della città.
Come un ariete che niente sulla Terra avrebbe potuto arrestare, il golia verde compì un altro balzo contro il corpo dell’idra, sbattendovi addosso con tutto il peso della sua massa.
L’energia dell’impatto fu assorbita all’istante dalla pelle del mostro, attraversandone gli spessi strati frutto di milioni di anni di evoluzione, ma penetrò comunque all’interno della sua muscolatura, come un’onda di marea pronta a travolgere qualunque cosa nel suo raggio d’azione.
Più in basso, lo squadrone di poliziotti capitanato da George Stacy, Commissario di New York, si vide precipitare addosso gli oltre centocinquanta metri dell’immenso Ghidorah, quando ormai erano sul punto di completare l’evacuazione del quartiere.
<< Oh cazzo…via di qui, leviamoci di torno! >> imprecò rumorosamente, disperdendosi insieme agli altri cadetti, cercando di evitare la traiettoria del corpo.
Osservarono poi il drago atterrare disastrosamente sul dorso, a duecento metri dalla loro posizione, tenendosi stretto a ogni appiglio disponibile per fronteggiare lo spostamento d’aria scaturito dall’impatto.
<< Mio Dio! >> esclamò un ufficiale, che insieme al superiore aveva scelto quello specifico palazzo come riparo. << Signore… c-che cosa facciamo adesso?>> gli chiese con tono incerto.
Entrambi avevano gli occhi congelati sull’enorme massa distesa al suolo, che sembrava stesse soffrendo non poco per la rudezza della caduta.
Poco dopo, Hulk atterrò sul corpo della bestia, sollevando una densa nube di polveri e detriti che sparò verso l’alto come un petardo.
Il capitano della polizia studiò l’area circostante, e poco più in su riconobbe il Deus Ex Machina di quell’imprevisto sviluppo, e… non poté crederci.
<< Beh, ragazzo. Si direbbe che ci hanno appena messo in panchina >> concluse, rassegnandosi all’evidenza.
Ghidorah si rialzò da terra, scrollandosi di dosso le macerie degli edifici che avevano cercato inutilmente di frenare la sua avanzata.
Le tre teste sibilarono all’unisono, mentre la figura di Hulk atterrava davanti a loro con un ruggito.
<< Hulk spacca stupido drago! >> disse il golia verde, sbattendo ambe i pugni l’uno contro l’altro.
Ghidorah spalancò le ali come il cappuccio di un cobra, agitando la coda come un sonaglio.
Poi, cominciò a correre, dando esibizione di una velocità che non gli si sarebbe mai potuta attribuire. Correva, mentre evocava il suo grido di battaglia, e protendeva in avanti le teste, pronto a sfondare l’ultima difesa eretta dagli abitanti di quel pianeta.
Alcuni passanti gridarono. Altri si coprirono gli occhi e si rifugiarono nello loro ultime, insensate preghiere, mentre anche Hulk cominciò una rocambolesca carica verso l’avversario.
I più illusi – quelli che ancora credevano di avere una speranza – tentarono di scappare nelle direzioni più casuali, ma se le loro menti razionali, asfissiate dal cieco istinto di sopravvivenza, avessero potuto esprimersi, quasi sicuramente gli avrebbero detto di rinunciare. A quella velocità, mai si sarebbero allontanati per tempo, prima che le possenti zampe del titano facessero terra bruciata dei fragili corpi di cui erano fatti.
E quando i due mostri si incontrarono a mezz’aria, l’onda d’urto risultante frantumo ogni finestra nel raggio di almeno tre chilometri.
 
                                                                                                                                                    * * * 
 
Nella centrale elettrica, la radio trasmetteva un programma di musica classica in FM.
Il brano era la Sinfonietta di Janacek. Non esattamente la musica più adatta da sentire in un edificio di quel tipo. E del resto nemmeno il guardiano del posto sembrava ascoltarla con troppa attenzione.
L'uomo, di mezza età, era impegnato a guardare in silenzio la fila interminabile di macchinari che aveva davanti, come un pescatore provetto che, ritto a prua, scruta un minaccioso gorgo di correnti.
Allorchè, sprofondato nella sedia che usava per le pause occasionali, ascoltò la musica con occhi leggermente socchiusi.
In quel preciso istante, un sonoro clang! attirò la sua attenzione.
Vide la porta da cui era entrato mentre veniva scardinata e scagliata direttamente contro la parete opposta della stanza. Poco dopo, la figura di Spiderman fece un passo nell’ala, sorreggendo tra le braccia quella di Capitan Marvel.
“ Bhe, questa è una cosa che non si vede tutti i giorni” pensò l’uomo, mentre la coppia di supereroi si incamminava verso di lui.
<< Dov’è il generatore della centrale? >> chiese Peter, ansimante, ricevendo in cambio un sopracciglio inarcato.
<< Avete l’autorizzazione per stare qui? Questa è una zona riservata >> disse la guardia con voce annoiata. Supereroi o meno, avrebbe continuato a fare il suo lavoro. Dopotutto, non voleva certo essere licenziato a causa di semplice negligenza o favoritismo.
Carol alzò lo sguardo, stringendo ambe le palpebre degli occhi.
<< Ti ha fatto una domanda >> disse freddamente.
L’uomo, tuttavia, si limitò a scrollare le spalle, estraendo dalla tasca dei pantaloni un walkie-talkie.
<< E io vi ripeto che questa è un’area riserva...>>
Non ebbe il tempo di terminare la frase.
La donna, ancora sorretta da Spiderman, allungò la mano con un rapido scatto e afferrò il colletto della guardia, tirandola a sé.
<< Voglio essere gentile >> ringhiò a denti stretti, mentre i suoi occhi cominciarono a illuminarsi di un intenso bagliore dorato. << Conterò fino a cinque. Uno... Quattro... >>
<< Se fossi in te  le risponderei >> commentò Peter.
L’uomo deglutì per la paura.
<< D-di là >>  disse indicando un corridoio ben preciso alla destra della coppia. Sopra l’entrata spiccava un cartello con sopra scritta la parola DANGER.
Il cipiglio sul volto di Carol venne rapidamente sostituito da un sorriso accomodante.
<< Grazie per la collaborazione >> disse piacevolmente, lasciando andare la guardia e pattandogli la testa.
Peter cominciò a incamminarsi verso la loro nuova destinazione, le braccia saldamente avvolte attorno al corpo dell’amante.
<< C’era proprio bisogno di spaventarlo in quel modo? >> domandò nervosamente.
Carol si limitò a lanciargli un ‘occhiata impassibile.
<< Siamo un po’ di fretta >> disse con tono vagamente sarcastico, indicando con la mano libera la sua figura martoriata. Internamente, Peter si ritrovò concorde con le parole della donna.
Dopo quasi un minuto, raggiunsero la sala in cui era presente il generatore principale dell’edificio, un enorme accozzaglia di fili e macchinari collegati ad un pannello di controllo.
<< Bene, eccoci qui >> dichiarò il vigilante.
In quel preciso istante, Carol perse la presa sulle spalle del compagno e crollò a terra con un sonoro tofo.
Le lenti di Peter si spalancarono per la sorpresa e il terrore.
<< Carol! >> urlò, accovacciandosi accanto alla donna e issandole la testa in grembo. Aveva la bocca sporca di sangue e i lividi ben visibili nelle parti stracciate della tuta avevano cominciato a farsi più evidenti.
<< Strappa quel cavo…e passamelo >> sussurrò la supereroina, indicando un grosso tubo di plastica che partiva direttamente dal pannello del generatore.
Peter annuì rapidamente, posò con delicatezza la testa della bionda sul pavimento della stanza e corse verso il generatore.
Una volta lì, afferrò il cavo con ambe le mani e prese un respiro profondo.
<< Mi raccomando, stai attento >> borbottò Carol alle sue spalle, cosa che fece sorridere il ragazzo. Era lei quella in punto di morte, eppure continuava a preoccuparsi per lui. A volte, quella donna poteva essere davvero cocciuta.
<< Farò del mio meglio per non rimanere fulminato >> rispose ironicamente il vigilante, facendo appello a tutta la forza che aveva in corpo per separare il tubo dal pannello.
Scintille e scariche elettriche cominciarono a zampettare nel punto esatto in cui il cavo era stato troncato. Peter fece del suo meglio per tenersi lontano, anche se riuscì comunque a percepire l’elettricità statica che gli attraversava la tuta.
Cammino fino alla figura sdraiata di Carol e le posò accanto il tubo.
Questa non perse tempo. Lo afferrò con la mano destra e se lo portò al petto.
La reazione fu praticamente istantanea.
La donna inarcò la schiena e lanciò un sibilo, mentre un enorme quantità di energia elettrica gli attraversava il corpo. Allo stesso tempo, la figura della bionda cominciò a illuminarsi, sempre più intensamente.
<< Chiudi gli occhi ! >> urlò, e Peter fece proprio questo.
Pochi secondi dopo, un bagliore d’immane potenza, come non se ne erano mai visti a memoria d’uomo, avvolse l’intero quartiere al pari di una coperta fatta di pura luce, illuminando l’oscurità della tempesta.
 
                                                                                                                                                * * * 
 
Hell’s Kitchen sembrava ormai un quartiere fantasma, dal momento che tutti gli abitanti avevano trovato rifugio o erano stati evacuati. Per le strade non vi era più anima viva.
Nel bel mezzo di quella città vuota, fra le luci dei lampioni, si muovevano solo due automezzi. Si trattava dei furgoni che la polizia locale stava utilizzando per evacuare le prigioni dei vari distretti.
All’interno di quelle auto dai fari scintillanti, criminali dallo sguardo maligno si fissavano l’uno l’altro, come a scambiarsi un segnale segreto per dare l’avvio a un piano ben progettato.
Uno di loro gridò all’improvviso, cadendo dolorante dal sedile.
<< Ehi, che succede laggiù? >> chiesero gli agenti della scorta, che si trovavano con i prigionieri sul retro del furgone. E subito si chinarono per aiutare l’uomo ad alzarsi.
In circostanze normali, probabilmente non sarebbero mai caduti per un trucco simile. Tuttavia, l’arrivo di Ghidorah e la situazione in generale li avevano resi spaventati e incauti oltre ogni misura.
<< Adesso! >>
I criminali, che fino a quel momento erano stati tranquilli, scattarono all’improvviso e sottrassero le pistole dalle fondine dei due poliziotti, colpendoli violentemente con le casse.
Estrassero le chiavi delle manette, appese alle cinture della coppia, e dopo circa un minuto furono tutti liberi.
Aperta a calci la porta posteriore, i prigionieri fuggirono con un balzo, rotolando a terra e sparpagliandosi in tutte le direzioni.
Nell’udire rumori sospetti provenienti dal retro del furgone, il poliziotto al volante frenò bruscamente e fermò il mezzo, producendo un forte stridulo sulla strada bagnata. Aprì la portiera e scese con un balzo.
<< Fermi! Fermi o sparo! >> urlò, notando le sagome dei prigionieri che si stagliavano nella luce dei lampioni. Sopra di loro, la tempesta causata da Ghidorah continuava implacabile.
Il poliziotto sparò alcuni colpi di avvertimento, poi verso i fuggitivi.
Uno dei prigionieri, colpito alla gamba, cadde in avanti. Gli altri si dileguarono immediatamente, nascondendosi nei vicoli.
La sirena di un’autopattuglia risuonò in strada. Alcuni criminali alzarono scompostamente le mani in segno di resa. Al contempo, I fanali della volante illuminarono le figure di tre prigionieri intenti a fuggire nei vicoli laterali.
<< Fermi, voi! >>
I vari agenti, divisi in gruppi, cominciarono ad inseguirli.
I tre fuggitivi, correndo a perdifiato, avvistarono un’auto parcheggiata davanti a un benzinaio. Era carica di taniche di carburante e recava in cima una bandierina gialla che sventolava nella tempesta.
Entrarono veloci nel mezzo e, dopo aver armeggiato con i fili posti sotto il volante, accesero il motore e partirono a tutta velocità.
<< Maledizione! >> esclamò il primo secondino giunto sul posto,  battendo il piede a terra con frustrazione, mentre li vedeva fuggire.
Tuttavia, la corsa dei criminali fu assai di breve durata.
Sì udì il colpo di un’arma da fuoco e il suono di una gomma da ruota che scoppiava.
L’auto sterzò di lato. Scivolando sulla strada bagnata, le ruote stridettero in maniera assordante.
La benzina si sparse tutt’intorno, e qualcosa fece attrito con l’asfalto accendendo una scia di scintille.
Accadde tutto in un istante.
L’auto dei prigionieri si stagliò nel buio come una meteora infuocata, e veloce come un proiettile andò a sbattere contro un muro. L’esplosione delle taniche di carburante sollevò il veicolo a mezz’aria, facendo innalzare fino al cielo una grossa colonna di fiamme.
La benzina fuoriuscita dall’auto, avvolta dalla vampata, fece prendere fuoco alle taniche e, in pochi secondi, una seconda fiamma rosso cremisi zampillò nel cielo notturno.
Il giovane poliziotto emise un sussulto e compì un passo all'indietro. Si voltò in direzione del punto da cui era partito lo sparo e sentì il respiro mozzarsi in gola.
In mezzo alla coltre di nebbia, con un andatura felpata rivolta nei suoi confronti, vi era un uomo di corporatura massiccia, indossante una giacca nera in pelle e una maglietta altrettanto scura, su cui era disegnato un pallido teschio.
Il volto pieno di cicatrici, segnato da dure battaglie susseguitesi negli anni, era chiuso in un espressione seria e impassibile. Nella mano destra portava un fucile a canne mozze, e in quella sinistra una piccola mitragliatrice automatica.
Come ogni altro poliziotto di New York, il giovane ufficiale avrebbe riconosciuto quell’individuo anche in mezzo ad una folla. Non vi era alcun dubbio! Si trattava di Frank Castle…noto anche come il Punisher.
Quando l’uomo era più giovane, e non ancora una macchina di morte che imperversava per i bassifondi di New York, la moglie e i figli gli erano stati portati via davanti agli occhi. Questo evento lo aveva spinto a diventare il Punisher, un uomo determinato a debellare il crimine di strada in ogni sua forma.
Ma come affermato, questo accadde molti anni fa, e nel grande disegno universale non era nemmeno degno di nota.
<< Non muoverti! >> ordinò il secondino, puntando la pistola in direzione dell’uomo. Dopotutto, era pur sempre un vigilante ricercato dalla legge e aveva appena commesso un triplice omicidio di fronte a lui.
Frank sembrò non averlo sentito. Continuò a camminare, alzò il fucile e, prima ancora che il poliziotto potesse premere il grilletto nella propria arma, sparò un colpo che centrò qualcosa alle spalle dell’uomo.
Sì udì uno strillo animalesco, cosa che fece voltare di scatto il poliziotto.
A pochi passi da lui giaceva il corpo agonizzante di un strano insetto grande quanto un cane. Dal punto esatto in cui Frank lo aveva colpito, stava fuoriuscendo uno strano liquido verde, probabilmente il suo sangue.
<< Oddio >> mormorò l’agente.
In quel preciso istante, notò una serie di ombre che cominciarono a strisciare verticalmente dai muri degli edifici.
L’uomo deglutì a fatica, mentre le pulci caddero sul manto stradale come foglie al vento, mettendo in mostra i denti acuminati e ringhiando nella sua direzione.
Il secondino era talmente concentrato su quelle orribile bestie da non accorgersi che Castle si era fermato proprio accanto a lui.
<< Dovresti andartene a casa, ragazzo >> disse con voce bassa e autoritaria, facendo sussultare il poliziotto.
Questi passò brevemente lo sguardo dal vigilante all’esercito di insetti, prima di cimentarsi in una rocambolesca fuga nella direzione opposta.
Frank sbuffò sprezzante e ricaricò le armi. Allo stesso tempo, le pulci balzarono in avanti.
<< Comincia la festa >> borbottò l’uomo.
Appena pochi secondi dopo, una cacofonia di spari risuonò per tutta Hell’s Kitchen, attirando l’attenzione di una figura ben distinta.
 
                                                                                                                                               * * * 
 
( Track 7 : https://www.youtube.com/watch?v=YcwdjuQ3UR4 )
Il devastante combattimento tra Ghidorah e Hulk stava proseguendo da quasi venti minuti, e il loro campo di battaglia si era esteso fino a distruggere senza alcuno sforzo perfino il Chrysler Building.
Il corpo a corpo sembrava momentaneamente essere stato accantonato, mentre l’enorme mostro tricefalo era intento a bersagliare l’avversario con ripetuti fasci di gravitoni fuoriusciti direttamente dalle sue fauci.
Hulk non fu certo da meno, e cominciò a lanciare contro il drago qualunque cosa gli capitasse a tiro, dalle macchine ai camion di taglia più grossa, puntando contro quelli che la sua mente primitiva gli suggeriva fossero i punti deboli dell’alieno.
L’idra, ergendosi in piedi tra le fiamme color cremisi, continuò a bersagliare l’Aveneger con ostinazione.
Hulk schivò l’ultimo colpo e si lanciò contro Ghidorah.
La spaventosa lotta tra i due mostri arrivò a consumarsi sopra la metropolitana della città, nei pressi del luogo in cui si erano nascosti numerosi civili.
Molti di loro trattennero il respiro, mentre sopra di essi proseguiva la più spaventosa battaglia che avesse mai preso luogo in quella città.
Le due creature, continuando a bersagliarsi l’un l’altra, finirono per cadere nel Fiume Hudson ancora una volta.
Il soffitto della metropolitana crollò, e l’acqua del canale si riversò al suo interno con un tremendo boato.
Un’immensa massa d’acqua si diresse verso i fuggitivi, trascinando con sé sedie e vagoni. Con grida disperate, le persone furono risucchiate dalla corrente, che sradicò anche i binari in un solo istante.
Nel mentre, tra le acque del fiume, la battaglia tra titani procedeva implacabile.
Hulk balzò a mezz’aria, finche non si trovò di fronte alla testa centrale di Ghidorah. I suoi enormi pugni risuonarono sul muso della bestia.
Infine, tirò una ginocchiata tra i suoi denti, spostando il cranio di diversi metri.
Il drago, a sua volta, fece scattare la testa di destra in avanti, inchiodando il corpo dell’Avenger sul letto fangoso del fiume. Questi allontanò l’alieno con una spinta dei piedi e sferrò i suoi pugni sulle gambe dell’essere, facendolo incespicare.
Con un saltò all’indietro atterrò sul marciapiede che confinava con il canale.
Poi, afferrò tra le mani un lampione. Il metallo stridette, mentre veniva strappato via dal marciapiede.
Infine, il golia verde alzò lo strumento come se fosse una clava e sorrise.
Il colpo successivo investì la testa centrale di Ghidorah, e la vibrazione si propagò lungo la superficie del fiume, increspandola.
Il drago rilasciò un sibilo irritato e si lanciò in avanti.
Afferrò il corpo dell’Avenger con le zampe posteriori, sbattendolo contro il manto stradale della città e trascinandolo per una lunghezza di almeno duecento metri.
Si fermò di colpo, lasciando che la figura di Hulk proseguisse ininterrotta la sua avanzata, fino a sbattere contro un palazzo delle imposte.
Il golia verde fuoriuscì poco dopo dalle macerie, ricoperto di fuliggine e pezzi di calcestruzzo.
Con gli immensi grattacieli sullo sfondo, si avventò su Ghidorah, cercando una breccia in quella che sembrava una difesa impenetrabile. Il drago contrattaccò, facendo scattare le fauci come un serpente.
I due titani continuarono a colpirsi a vicenda senza alcun risparmio, pugno contro morso, scontrandosi ripetutamente e provocando un fragore assordante, mentre gli edifici nei dintorni finivano rasi al suolo dalle vampate occasionali di Ghidorah.
Atterriti da quell’incredibile spettacolo, i civili che non erano ancora riusciti a trovare riparo si dimenticarono di fuggire, rimanendo immobili a osservare la scena.
Con versi minacciosi, il drago e Hulk continuavano ad avvinghiarsi e mollare la presa, studiandosi e saggiando la quantità di energie rimaste all’avversario.
Nell’istante in cui l’Avenger sembrò essere in affanno, il mostro tricefalo si girò di scatto e gli assesto un colpo di coda. Il golia verde crollò in avanti e Ghidorah, approfittando di questo momento di debolezza, iniziò a battere con forza la punta uncinata sull’avversario, ripetutamente e senza pietà.
A molti sembrò che per Hulk fosse arrivata la fine. Il suo spirito combattivo pareva evaporare poco alla volta. Poi, come dal nulla, emise un ruggito di pura collera.
Evitò l’ultimo colpo di coda e balzò in avanti, riversando tutta la sua massa sul petto di Ghidorah con un violento colpo. Il mostro fu scagliato contro l’Empire State Building, distruggendone un fianco e facendo tremare il suolo.
Dopo il crollo della facciata laterale, la struttura dell’edificio cedette. Il simbolo del centro città fu ridotto a semplici macerie in pochi istanti.
Rotolando, Ghidorah affondò nel manto stradale, sollevando una densa nuvola di polvere e detriti. Nello stesso istante, il grattacelo gli cadde addosso.
Hulk atterrò poco dopo, ammirando la propria opera e lanciando verso il cielo un grido di vittoria.
<< Stupido drago! >> urlò, sollevando ambe le braccia. << Hulk è il più forte che c’è! >>
In quel preciso istante, la figura dell’idra emerse dall’accozzaglia di detriti e pezzi di edificio, respirando affannosamente.
La testa di sinistra emise uno strano lamento, quasi un grido di aiuto, mentre le altre due si voltarono furenti in direzione dell’avversario ancora in piedi.
Hulk socchiuse gli occhi, preparandosi ad attaccare ancora una volta.
Sì lanciò in avanti, pronto a colpire la bestia…
Non ne ebbe la possibilità. Un intenso bagliore rosso si abbattè contro il corpo del golia verde, spedendolo contro la cima di un grattacielo.
Wanda Maximoff calò sulla strada, con i lunghi capelli sospesi a mezz’aria e gli occhi che menavano lampi.
Ripreso dal colpo improvviso, Hulk si alzò in piedi e puntò lo sguardo in direzione della nuova minaccia.
Ringhiò e saltò in avanti. Tuttavia, poco prima che potesse anche solo trovarsi a un metro dalla Scarlet Witch, questa alzò la mano e si limitò ad afferrare telecineticamente il corpo dell’Avenger, sbattendolo prima contro il manto stradale, per circa tre volte, poi contro un altro edificio.
Hulk sballottò da una parte all’altra della strada, come la pallina di un flipper, mentre l’immensa figura di Ghidorah si rialzava da terra con un sorriso soddisfatto.
<< Lo sai che un corpo vivo e uno morto contengono lo stesso numero di particelle? Non c'è alcuna differenza sostanziale in quanto a struttura >> commentò la testa centrale, avvicinandosi alla coppia.
<< La vita e la morte…sono astrazioni non quantificabili >> sibilò, abbassando i lunghi colli all’altezza di Wanda. <<  È tutto quello che siete per me : energia rinnovabile. Solo cibo >>
Detto questo, fece un rapido cenno alla Scarlet Witch.
La giovane donna non esitò nemmeno un istante e tirò a sé la figura di Hulk. Poi, allargo le braccia a immagine e somiglianza di una croce, e il golia verde la seguì a ruota, come una marionetta.
Il mostro ringhiò e cercò di liberarsi da quella forza sconosciuta, ma si ritrovò incapace di farlo.
<< Tienilo fermo >> ordinò Ghidorah, mentre le varie fauci del drago cominciarono a illuminarsi di un familiare bagliore dorato.
Hulk dilatò le pupille. Anche la sua mente, seppur primitiva, era ben consapevole del fatto che un colpo del genere, sparato ad una distanza così ravvicinata, avrebbe causato danni considerevoli anche ad uno come lui.
Ringhiò, più che deciso a non mostrare paura o debolezza di fronte all’idra.
( Track 11 : https://www.youtube.com/watch?v=bmjYdc56gus )
E fu in quel momento…che un bagliore accecante illuminò le tenebre della tempesta ancora una volta.
Le tre teste di Ghidorah si fermarono di colpo, alzando gli occhi al cielo e drizzandosi come serpenti di fronte ad una potenziale minaccia.
Le nubi si aprirono. Thor calò giù da cielo, lasciando una scia di fulmini dietro di sé.
Disegnò un arco sopra la strada, fino ad arrivare sopra l’immensa figura del drago.
L’asgardiano si diede una spinta verso il basso, veicolando la forza di gravità sui propri piedi e chiedendo obbedienza. E la forza di gravità, dopo una brevissima resistenza, riconobbe la sua superiorità.
Planò a mezz’aria sopra i grattacieli, levitando come un fantasma. Il mantello rosso sbatteva alle sue spalle, mentre fumo e saette fuoriuscivano dalla bocca e dal naso, circondandogli il cranio come un’aureola luminosa.
Alzò ambe le mani, tirò un urlo e lasciò cadere Stormbreaker come un’ascia.
La grande Lama circolare iniziò a muoversi nel vuoto, spostandosi sul collo sinistro di Ghidorah. Da prima affondò sul muscolo tiroideo, recidendogli i legamenti anteriori, e quindi ruotò tutto intorno, scardinandogli la testa dal resto del corpo.
Il cranio dell’essere cadde pesantemente a terra.
Sul volto senza vita della testa si era disegnata una smorfia indefinibile, che rimase tale anche quando rotolò via, fuggendo dal suo tronco.
Brevi spasmi animarono ancora la carcassa, mentre il picco si tingeva di rosso.
Le altre due teste urlarono come se impazzite, mentre i pensieri di quella centrale correvano a mille.
Dolore! Qualcuno lo aveva ferito gravemente! Una cosa del genere non era successa da innumerevoli millenni !
Non c’erano parole che potessero descrivere la sua collera, il tipo di collera che si poteva vedere solo in un essere che fino a pochi minuti prima si considerava intoccabile.
Il drago eruttò fasci di gravitoni, riempiendo il quartiere di scariche e scuotendo le fondamenta dei palazzi.
Il suo unico pensiero era di dare la caccia a quel miserabile che aveva osato nuocergli, finchè non lo avesse preso, dilaniato e ridotto a semplici escrementi.
Si voltò in direzione di Thor, che nel frattempo era atterrato sulla cima di un grattacielo, Stormbreaker di nuovo in una mano e Mjolnir nell’altra.
In tutto il mondo, le persone che stavano assistendo allo scontro in diretta cominciarono ad esultare, ora consci del fatto che quella creatura era tutt’altro che invincibili, che poteva essere ferita, e quindi uccisa. Nella base dello Shield, perfino Fury si concesse un piccolo sorriso.
Ma tale entusiasmo ebbe vita assai breve.
Sì udì un suono strano, come se qualcosa di molle stesse cercando di farsi strada all’interno di un condotto. Il collo mozzato di Ghidorah cominciò a lampeggiare, mentre uno strano ammasso di carne rosa e deforme iniziò a farsi strada dal punto esatto in cui era stato decapitato.
Thor strinse la presa sulle proprie armi, mettendosi in posizione di difesa.
Al contempo, la testa centrale dell’idra si chinò vicino al collo mozzato, e addentò la sostanza, che ora aveva assunto una conformazione simile a quella della placenta.
Lo strato vischioso si aprì…e da esso fuoriuscì un muso. E poi degli occhi…e infine delle corna.
Pochi secondi dopo, sotto lo sguardo attonito di ogni spettatore, la testa di sinistra del drago tornò alla sua forma originaria, come se non fosse mai stata scalfita.
Il cranio appena formato compì un paio di colpi di tosse, vomitando un liquido vischioso. Poi, volse uno sguardo furente in direzione di Thor, seguito dai suoi fratelli.
In quel preciso istante, la mente di ogni singola persona che aveva assistito a quella scena raccapricciante venne attraversata da un unico e semplice pensiero.
“ Così non vale, però!”
 
 
 
Com’era? Spero bello!
Sto cercando in tutti i modi di non far sembrare i vari combattimenti ripetitivi.
Quello tra Ghidorah e Capitan Marvel, infatti, si basava soprattutto sull’utilizzo di attacchi energetici, mentre quello tra Ghidorah e Strange era più tattico, con uso di trucchi da parte di entrambi. Questo tra Hulk e Ghidorah, invece, è stato un corpo a corpo vero e proprio.
E quella tra Thor e Ghidorah…bhe, sarà un po’ l’apice della storia, un mix di tutti e tre.
Frank Castle, alias Punisher, è il protagonista della serie Marvel/Netflix The Punisher.
In questo capitolo mi sono concentrato molto su come i vari abitanti di New York stanno affrontando la catastrofe che si è abbattuta su di loro, criminali e poliziotti compresi. Frank era il pretesto perfetto per mostrare questo lato delle cose, essendo un personaggio molto più ancorato alla strada rispetto agli altri.
E ora…l’omake!
 
 
Omake :
 
Ichi : Odio questi Avengers ! Noi gli lanciamo addosso qualunque cosa, e loro…
 
Squuuek!
 
* Ichi si blocca di colpo e abbassa lo sguardo molto lentamente. Poi, lancia un’occhiata impassibile alla sua sinistra *
 
Ichi : Kevin…cosa sono…QUELLI ?
 
*Sia Ichi che il fratello abbassano lo sguardo, evidenziando un paio di sandali ai piedi. Sandali che raffigurano proprio le miniature degli Avengers…*

Kevin * visibilmente imbarazzato* : Ehm…non lo so, è che mi sembravano così eleganti…

Ichi : Noi abbiamo meno di 24 ore per liberarci di questi BUFFONI…o l’intero piano che abbiamo pianificato per gli ultimi 5 anni se ne va in fumo…
 
*Gli occhi di Ichi si fanno man mano sempre più rossi, mentre Kevin comincia a piagnucolare per la paura*
 
Ichi : E TU…indossi…i loro…ARTICOLI FIRMATIIII !
 
Skrrrrrrrrrrrrr
 
*Ichi e Kevin si bloccano di colpo, girandosi lentamente verso destra…appena in tempo per vedere Ni intento a sorseggiare da un bicchiere a forma e immagine di Hulk.
Notando di essere osservato, la testa passa brevemente lo sguardo dalla bevanda ai fratelli, sorridendo nervosamente *
 
Ni : Eh eh…sete ?
 
Ichi : GHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA !

 BOOM !
 
Il resto, come si sul dire…è storia.
  
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