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Autore: Miriallia    11/08/2019    3 recensioni
Durante una giornata come tante, i Giovani Detective, intenti a giocare a nascondino, trovano uno strano gatto nero appeso a un albero. Da questo avvenimento in poi cominceranno una serie di fatti strani che porteranno quasi a una tragedia. Una giostra di sentimenti e circostanze che condurrà tante coppie - e non - a dover dimostrare quanto valgono il loro amore e il loro coraggio. Inoltre, non mancherà anche il mistero, insieme a un colpevole: stiamo pur sempre parlando di Detective Conan!
Verranno coinvolti tantissimi personaggi della serie, con l'aggiunta di alcuni puramente inventati. Per quanto riguarda la storia, non credo che ci possano essere degli spoiler. Ma se non conoscete Amuro Toru nella sua totalità, vi consiglio di non leggere!
Spero che la storia possa piacervi, ci metterò l'anima a scriverla! Grazie a tutti coloro che la leggeranno!
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Detective Boys, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Quasi tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Era lì, davanti a lei. Ma era quello vero? Il cuore le diceva di sì, tuttavia, non era del tutto certa che non si trattasse solo di un miraggio. Era vero che aveva trovato la sua oasi nel deserto: dopo tanta attesa, ciò che poteva toccare con mano le sembrava così effimero. Eh, già. Ormai aveva capito come distinguere il vero Shinichi da un'imitazione. Tutto stava al suo cuore. Quando aveva visto e riconosciuto Kaito Kid sotto mentite spoglie, aveva esitato per qualche momento, seguito poi dalla consapevolezza. Ciononostante, adesso che il cuore le batteva forte, si sentiva le mani sudate e aveva quasi voglia di scappare, non aveva dubbi che quello fosse il suo fidanzato. Kudo Shinichi, quello vero. L'imbarazzo l'aveva fatta diventare tutta rossa, fino alla punta delle orecchie. Non sapeva nemmeno bene come cominciare un discorso. 
 
Ran: (È venuto davvero…) si strinse una mano sul petto. 
 
Shinichi era lì, con addosso i vestiti che aveva precedentemente indossato chi lo aveva aiutato. Era vestito di bianco, tranne i polsini della giacca e il colletto nella parte alta, che erano azzurri. La giacca era ricamata di un bianco più scuro sul petto, sulle maniche e sul colletto. Essa era chiusa e attillata, con la parte posteriore più lunga rispetto a quella anteriore. Il pantalone era semplice e, sulla vita, aveva una cintura grigia. Anche il fazzoletto che si vedeva appena fuoriuscire dalla chiusura superiore della giacca era grigio. Indossava dei lunghi stivali neri che gli arrivavano sotto il ginocchio. La sua maschera argentea, dalla forma lineare, gli copriva il viso fin sotto gli occhi. 
 
Shinichi: «Scusa l'attesa…» le tese la mano, facendo un inchino.
 
La ragazza notò che alle mani aveva dei guanti neri molto eleganti. Anche lui era piuttosto imbarazzato, ma, dato che il tempo che gli era rimasto per indagare su Ayumi era davvero poco, preferì accorciare i tempi, per quanto possibile. 
 
Ran: «…avrei potuto aspettare per tutta la sera…» guardò la mano tesa del ragazzo. (Sta accadendo… davvero…) la prese con dolcezza con entrambe le mani e volse lo sguardo su di lui con le lacrime agli occhi. 
 
Shinichi: «Su, Ran. Non è questo il momento di piangere, no?» si accarezzò una guancia. 
 
Ran: «Hai fatto tutto questo per me… grazie.» si asciugò gli occhi in modo che il trucco non si rovinasse. 
 
Shinichi: «Beh…» distolse lo sguardo, arrossendo sempre di più. «Dopo che ti avevo detto che sarei venuto, sarebbe stato peggio se non l'avessi fatto, no? E poi…» deglutì. «Ci sono delle cose che vorrei dirti… e… insomma… un discorso che dobbiamo finire dai tempi della gita a Kyoto.» disse mentre gli occhi gli diventavano due puntini. 
 
Ran: «Ah… sì…» diventò paonazza, con gli occhi ridotti a due piccoli puntini neri anche lei. 
 
Shinichi: «E poi, sono cose che non ti potevo mica dire prima che fossimo da soli, no?» cominciò a danzare insieme a lei. 
 
Ran: «Eh?» lo guardò perplessa. 
 
Shinichi: «Lo dicevo perché sembri così tanto emozionata... come se mi avessi visto per la prima volta proprio in questo momento.» sbottò il ragazzo. 
 
Ran: «Effettivamente… Più che altro, è che mi hai stupita. Ma lasciamo perdere… Vorrei solo che tu fossi sincero e mi dicessi ciò che hai menzionato prima. Però… più tardi, adesso balliamo.» disse in modo rilassato. (Lasciamo che lo creda… va bene così.) sorrise radiosamente. 
 
Shinichi: «Certo…» la guardò intenerendo lo sguardo. (È lei… È accanto a me… e posso ballare con lei come me stesso… Mi sembra quasi un sogno… Però non posso aspettare, devo parlarti al più presto, Ran! Dopo il discorso di Itou-san immagino che scatterà la mezzanotte… Devo trovare Ayumi-chan, costi quel che costi. Sì che avrò un sacco di tempo, successivamente… Ma andiamo al sodo.) la guardò negli occhi, cercando di fare il serio. «Ran.»
 
Ran: «Shinichi…!» bisbigliò tutta contenta.
 
Shinichi: (Wow, non avrei mai immaginato che mi rispondesse con così tanta gioia…!) la guardò perplesso. «Senti…»
 
Ran: «Guarda, guarda!!» disse con un tono molto basso, indicando con gli occhi qualcosa di distante da loro. 
 
Shinichi: (Ha trovato un posto che le sembra buono per poter continuare quel discorso…? Ma che vai a pensare, Shinichi? Ovviamente si tratterà di…) 
 
Ran: «Mamma e papà stanno ballando insieme!! Spero che possa significare qualcosa di importante!» esclamò speranzosa. 
 
Shinichi: «Ehm, sì. Io non dovrei nemmeno più supporre che possano esistere cose del genere. Nemmeno nei miei sogni più reconditi.» borbottò. 
 
Ran: «Come?» lo guardò negli occhi. 
 
Shinichi: «Volevo dire che è totalmente inut---» decise di zittirsi. 
 
Il ragazzo era riuscito a vedere una luce particolare e bellissima negli occhi della ragazza. Un bagliore che non era solito vedere, ma che gli piaceva perché esprimeva tutta la speranza che c'era dentro il suo cuore. Amava i suoi genitori e da sempre voleva che tornassero insieme, quindi era meglio che per questa volta lasciasse perdere i suoi discorsi pessimistici a riguardo.
 
Shinichi: «Ehm… stavamo dicendo? Continuiamo a ballare. Sono sicuro che anche i tuoi si divertiranno un mondo… sperando che non finiscano per litigare.» disse con una goccia di sudore che gli scendeva giù dalla schiena. (Scusami, ma lo stesso... non posso mentire sul mio punto di vista…) 
 
Ran: «Sì, lo so come sono fatti… Ma magari… questa è una serata magica.» sorrise dolcemente. 
 
Shinichi: «M-Magari sì.» deglutì, poi si spostò e fece un inchino per simboleggiare la fine del ballo. 
 
Ran: «Abbiamo già finito?» lo guardò un po' tristemente, ma conscia che il ragazzo avesse comunque da fare. 
 
Shinichi: «Ecco… no! Facciamone un altro…!» annuì sorridendo forzatamente. (Un altro e basta, giusto perché devo trovare l’attimo giusto per confondermi tra la folla…) 



Nel frattempo, il detective dell’ovest si era allontanato, portando Kazuha con sé. 
 
Heiji: «Molto bene…» diede qualche colpetto di tosse. «Kazuha…»
 
Kazuha: «Kazuha un corno! Ti rendi conto che ieri non mi hai nemmeno risposto al messaggio? Credi che io sia alla tua mercé solo perché prima sei stato decente e mi hai dato la giacca? A proposito, riprenditela!» se la tolse dalle spalle e fece per dargliela.
 
Heiji: «Suvvia, non fare così...» afferrò la giacca con indecenza e la indossò nuovamente. (Non le posso nemmeno dire che Kudo ha dimenticato di mandare quel cavolo di messaggio che mi aveva detto, maledetto!) imprecò dentro di sé. «Mi dispiace, ok?»
 
Kazuha: «Mi chiedi anche una conferma?» sbuffò la ragazza. «E va bene, sei perdonato. Vediamo ancora quante volte dovrò ripetere questa frase, però.» distolse lo sguardo. (Ran-chan, te l’ho detto… è solo un amico d’infanzia che è fatto così, lui… non può provare niente di diverso per me…)
 
Mentre Kazuha era totalmente assorta nei suoi tristi pensieri, Heiji non perse tempo. Fece un elegante inchino davanti a lei e accennò un sorriso che, per la prima volta nella sua vita, era del tutto insicuro. Aveva le guance talmente rosse che sembravano incandescenti, ma nonostante ciò, stava davvero facendo del suo meglio.
 
Heiji: «Vorresti ballare con me?» le chiese prendendo tutto il coraggio che aveva dentro di sé.
 
Kazuha: «...» lo guardò intensamente, senza riuscire a spiccicare una parola.
 
Aveva le gote rosse anche lei e un’espressione stupita, perché non aveva mai visto il suo amico d’infanzia fare una cosa del genere. Un gesto tanto cavalleresco non si addiceva nemmeno a uno come lui. Perché lo stava facendo per un’amica? Non riusciva a trovare una ragione. Poi aveva quel sorriso… un’espressione che aveva raramente visto su quel viso.
 
Heiji: «...» tese la mano verso di lei.
 
Kazuha: «...chi sei?» chiese esterrefatta mentre vedeva romantiche bolle di sapone che risplendevano intorno a lui.
 
Heiji: «Cosa?!» tornò ad assumere la sua solita faccia bieca e il suo tono di voce impetuoso. «Hai perso la memoria da un momento all’altro? Ti sto chiedendo se vuoi ballare con me, ma se non ti va, dimmelo pure, tanto posso trovare altre mille ragazze che vogliano farlo!» sbottò ricomponendosi.
 
Kazuha: «Ecco l’Heiji di sempre...» scoppiò a ridere e fece una riverenza. «Certo che voglio ballare con te!» sorrise e poi gli prese la mano.
 
Sì, sorrise in un modo così candido che, nonostante il piccolo litigio che avevano avuto, il detective dell’ovest si sentiva in Paradiso. Certo, per lui Kazuha non avrebbe mai potuto essere un angelo, tuttavia, la visione che aveva avuto in quell’istante era abbastanza per definirla celestiale.
 
Heiji: (È sempre la solita, non c’è niente da fare.) pensò mentre arrossiva fino alla punta delle orecchie. (Che mano calda… Mi fa tornare in mente quella volta, all’Isola delle Sirene… Sei sempre stata così importante per me, eppure, non l’avevo ancora capito. Ma stasera è diverso. Riuscirò nella mia impresa e vedrai di cosa sono capace!) le strinse la mano a sua volta e cominciò a ballare con lei. «Bene, sarebbe stato strano il contrario.»
 
Kazuha: «Sempre fermo restando che anche io troverei un sacco di ragazzi disposti a ballare con me.» lo guardò ridendo sadicamente.
 
Heiji: «Ma quando mai? Non ci vorrebbe ballare nessuno con te!» cercò di riflettere. «Aspetta, aspetta---» (No, Heiji… questo è l’errore che fai sempre. NON lo fare. Adesso ha quest’espressione orrenda perché te lo sta facendo apposta. Dunque... Guardala negli occhi e dille ciò che pensi davvero.) la guardò dritta negli occhi deglutendo una serie di volte. «Kazuha…»
 
Kazuha: «Sì, perché in caso, vorrebbero solo te, giustamente! Bah… Heiji...» lo guardò anche lei, sospirando. (Lo sapevo… Niente, niente… non c’è davvero niente da fare. I miei sentimenti non lo raggiungeranno mai… pensa perfino questo di me…)
 
Heiji: (Kazuha, tu per me… non puoi capire quanto sei importante. Io… sono innamorato di te, suppongo, da sempre. Sono geloso da morire e picchierei chiunque volesse farti del male. No, in realtà, picchierei anche chi ti guarda con la coda dell’occhio. Hai un carattere discutibile, certo… Però hai anche un lato bello, anzi, bellissimo. Ok, sono diversi lati di te che mi fanno impazzire. Sei gentile, generosa, solare… troppo pazza, non lo nego, ma adoro anche questo di te. Non sei solo la mia preziosa amica d’infanzia, per me sei molto di più. Vorrei che diventassi la mia fidanzata. Vorrei condividere con te il resto della mia vita. Come si dice, nella buona e nella cattiva sorte. Kazuha… Io… Io ti…)
 
Kazuha: «Heiji…? Mi stai ascoltando?» disse parlando al vuoto mentre il detective dell’ovest era troppo impegnato a dirle ciò che provava, sì, ma nella sua mente.
 
Heiji: «Eh? In che senso?» la guardo perplesso.
 
Kazuha: «Ti stavo dicendo che sono felice per Ran-chan, ieri abbiamo parlato fino a tardi di Kudo-kun!» annuì soddisfatta.
 
Heiji: «Ah… Sì, sono contento anche io per Kudo. Ma tu… Non hai niente da dire su ciò che ho detto io, invece?» disse distogliendo lo sguardo.
 
Kazuha: «Riguardo cosa?» chiese non capendo a cosa si stesse riferendo.
 
Heiji: «Ho parlato per almeno due o tre minuti di fila e non hai capito niente perché stavi pensando a Kudo?» sbottò il detective dell’ovest che aveva confuso la realtà con la sua mente.
 
Kazuha: «Heiji… Non hai aperto bocca da quando abbiamo cominciato a ballare. Ti senti bene? Sei tutto rosso, non è che hai la febbre?» gli appoggiò una mano sulla fronte.
 
Heiji: (Eccolo di nuovo… Il tocco della sua mano…) deglutì nuovamente. «Kazuha...» le afferrò la mano che gli aveva appoggiato sulla fronte e la strinse nella sua. «No, sto bene. È che...» si fece serio in viso, restando arrossito.
 
Kazuha: «Ah…» lo guardò incuriosita, strabuzzando gli occhi. (Non è che…?)
 
Heiji: «Io...»
 
Mentre stava per parlare, il detective dell’ovest venne interrotto dagli applausi dei partecipanti alla festa, che avevano appena concluso un ballo.
Quindi cominciò una nuova melodia.
 
Kazuha: «Ah, che peccato… Cos’è che stavi dicendo?» distolse lo sguardo imbarazzata.
 
Heiji: «Stavo dicendo… Che ne dici se andiamo a bere qualcosa?» spostò lo sguardo su uno dei tavoli posti in fondo alla stanza. «Sto davvero morendo di sete!»
 
Kazuha: «Forse è per questo che sei tutto rosso… Certo, andiamo pure!» rispose un po’ delusa. (Era impossibile che potesse dichiararsi… Ma cosa vai a pensare, Kazuha?)
 
Heiji: (Perché va sempre tutto male?! Niente, mi tocca aspettare di acciuffare Kaito Kid e anche quell’altra persona che ha rapito la bambina. Solo in quel momento potrò mostrarle che Kudo non è altro che una mera aggiunta!) pensò seriamente convinto di ciò che diceva.



Mentre Ran e Shinichi ballavano, Masumi era tornata indietro a controllare che fine avesse fatto quella persona che, per lei, stava fingendo di essere Shinichi. 
 
Masumi: (Eccolo, sta ancora ballando con Ran-kun… Mi chiedo che cosa voglia da lei e perché le stia ronzando intorno spacciandosi per lui. Kudo Shinichi non può essere altri che quel bambino, ormai ne ho la certezza. Il problema, adesso, è capire come smascherar-- aspetta. Aspetta!! Ma certo! Quello potrebbe essere Kaito Kid! Giustamente, non sapendo come stanno le cose con Conan-kun, ha preso il posto di Kudo Shinichi.) rise con aria di sfida e fece per dirigersi da lui, quando si sentì afferrare per la spalla. 
 
…: «Scusami, Sera-san. Posso disturbarti un attimo?» disse una voce a lei sconosciuta. 
 
Masumi: «Scusa, ma ho da fare. Non ho tempo da perdere.» si voltò verso quella voce tanto gentile quanto forte che le aveva rivolto la parola. 
 
A vederlo bene, sembrava essere proprio quella persona che precedentemente la stava guardando da lontano. Il fatto che si fosse avvicinato a lei senza indossare la maschera, le faceva venire i brividi. Si trattava di un ragazzo con i capelli castani molto chiari, sembravano quasi biondi. Aveva gli occhi gialli e uno sguardo molto intelligente. Era abbastanza alto; Masumi avrebbe azzardato che si trattasse della stessa altezza di Heiji e Shinichi. Indossava una giacca rosso chiaro e un gilet rosso scuro. Sotto di esso si intravedeva una camicia grigia e al collo aveva un fiocco nero, dello stesso colore di cui aveva anche i guanti. Il pantalone era grigio scuro e ai piedi aveva degli stivali neri che gli arrivavano fin sopra le ginocchia. Sulle caviglie avevano dei ricami molto regali che venivano ripresi anche nei bordi del gilet, entrambi erano color oro. Sulla spalla destra aveva due rose, una rosa e una viola, legate con un nastro giallo. 
 
…: «Pensavo di aver beccato il momento esatto, invece…» sospirò. «Scusami, Sera-san, ma mi permetto di insistere.»
 
Masumi: «Ti permetti di…» acuì lo sguardo. (Una persona che non conosco che è venuta qui da me giusto mentre stavo per andare a parlare con quell'impostore. E non dimentichiamo che mi fissa da una serata intera. Ho capito, quindi era così… meglio di quello che mi aspettassi.) sorrise malefica. «No, no, ho cambiato idea! Disturbami pure, se vuoi!» annuì convinta. 
 
…: «Davvero? Allora, grazie.» arrossì spontaneamente. «M-Mi chiamo Koseki Chihiro. È un caso se stasera sono qui… Ma credo che fosse il destino, perché… ci sei tu.» disse un po' titubante e imbarazzato, rimettendosi la maschera in viso. «È un piacere conoscerti.»
 
Masumi: «Koseki-kun, eh? È un piacere anche per me.» accennò una risata. «Magari è vero che si tratta di destino.» si sostenne il viso con il mento. «Allora, dimmi. La prossima mossa quale sarebbe?»
 
Chihiro: «Immagino… ballare?» si inchinò davanti a lei. «Sempre se ti va. Ne sarei onorato.» accennò un sorriso. 
 
Masumi: «Certo che mi va!» lo guardò e arrossì lievemente. (Sta cercando di sedurmi. Gli sembra che non ho capito che è solo un complice di quell'altro. Chi altri andrebbe dietro a una ragazza che sembra un ragazzo e sprecherebbe il suo tempo chiedendole di parlare? E addirittura… di ballare facendo un inchino! Non farmi ridere!) 
 
Chihiro: «Grazie mille.» le prese una mano e la baciò. (Come immaginavo…) 
 
Masumi: «Co--?!» si scostò da lui in una frazione di secondo. «Senti, non ti allargare, eh?» esclamò diventata tutta un fuoco. 
 
Chihiro: «Ah, scusami, scusami tanto!» la guardò seriamente imbarazzato. «No non avrei dovuto.»
 
Masumi: «Esatto. Mah, andiamo a ballare, allora?» chiese ancora un po’ impacciata. «Così mi parli anche un po' di te. Tipo… come fai a conoscermi e cose del genere.»
 
Chihiro: «Sì, lo farò. Se ti andrà di ascoltarmi.» sorrise dolcemente. 
 
Masumi: «Certo, non vedo l'ora, caro.» rise e si misero a ballare. 



In questo frangente, Ai stava cercando di capire come salire al piano di sopra, dato che era vietato. In entrambe le scalinate che portavano lì, c'erano due membri della servitù - il maggiordomo e una domestica - che non permettevano a nessuno di salire ai piani superiori. 
 
Ai: (Meno male che mi aveva detto che era al secondo piano… come dovrei arrivarci?) controllò l'ora. (Certo, non è ancora mezzanotte, però così i miei piani vanno a quel paese… La polizia sta aspettando fuori l'arrivo del Ladro al Chiaro di Luna… e gli altri poliziotti che chiamerà il dottor Agasa, una volta che Yoshida-san sarà messa in salvo, non ci staranno tanto ad arrivare. Il problema è proprio questo maledetto ostacolo… adesso come faccio? Inoltre, devo ancora cambiarmi.) volse lo sguardo verso la sala da ballo. (Quei due erano convinti che mi avrebbero aiutata, eppure, sono ancora lì dentro, chissà dove, a divertirsi. Non posso far altro che biasimare la loro scelta. Ma… allo stesso tempo, so che arriverà. Senza dubbio, quando meno me lo aspetto, arriverà.)
 
Tornò a controllare la situazione dei due guardiani e vide una persona che non aveva idea di chi fosse andare da loro, indicare fuori e allontanarsi da lì seguito dai due.
 
Ai: (Perfetto! Non so chi tu sia, ma grazie.) 
 
Non aspettò nemmeno un attimo e si fiondò al piano di sopra. 
 
Ai: (Ok… immagino che le stanze siano chiuse.) provò ad aprirne una. (No, è aperta…)
 
Prima di entrare, diede un'occhiata veloce all'interno per vedere se ci fosse qualcuno, e, per fortuna, non c'era davvero nessuno. Quindi decise di tagliare la testa al toro e di procedere. La priorità era quella di cambiarsi, perché la persona che l'aveva contattata si era accertato che ci andasse lei e non voleva sbagliare per nessuna ragione al mondo. Dunque, una volta dentro, chiuse la porta alle sue spalle. 
 
Ai: (Ci siamo.) si spogliò cercando di non fare rumore e si cambiò d'abito, ritornando con quelli con cui era uscita. (Certo che è buio pesto… Ma da questa stanza si vede la Luna…) si avvicinò alla porta finestra che dava sul balcone e aprì le tende. (Speriamo che vada tutto bene…)
 
Al contrario della stanza in cui si trovava, dove le luci non erano state accese onde evitare che qualcuno di passaggio potesse accorgersi della sua presenza, fuori era tutto illuminato, nella sua totalità. Sembrava così tranquillo. Una grande festa tenuta in una villa dove, Kaito Kid, avrebbe poi rubato il gioiello prezioso a cui il padrone di casa teneva tanto… che sarebbe stato restituito in seguito. Già, sembrava tutto nella norma. Peccato che nascosto nell’ombra c’era un criminale che aveva osato rapire una bambina. Per questo non c’era tempo da perdere per pensare e disperdersi nei propri pensieri. Ai si voltò e notò che c'era qualcosa che pendeva dall'armadio.
 
Ai: (Cos'è? Un vestito?) lo tirò a sé, ed effettivamente, era un abito. (Cosa ci dovrebbe fare qui un abito del genere? A meno che non fosse destinato a qualcuno, certo.)
 
Restò un attimo ferma a riflettere, poi si guardò in giro e notò che c'era una foto sulla scrivania all’interno di un portafoto dalla cornice abbastanza infantile. Senza pensarci due volte, si avvicinò a essa e la prese in mano.
 
Ai: (Questa è la famiglia di Itou-san, mi ricordo di questa ragazza. Lei era la maggiore delle sue figlie… e qui c'è la sorellina insieme alla madre. Finalmente la vedo in viso… no, non somiglia a quella bambina.) scosse la testa.
 
Dato che non riusciva a vedere bene, si avvicinò di nuovo alla finestra per capire chi fosse quell'ultima figura maschile di cui notava a malapena i vestiti.
 
Ai: (Questo… non è Itou-san. Perché c'è il maggiordomo nella foto con loro tre? Non ho tempo, dovrei farla vedere a Kudo-kun… Ma sì, a mali estremi…) mise la foto nello zainetto che aveva portato con sé. (Ciò significa che quell'abito era destinato alla figlia? Ma non era morta? Che sia… una trappola?)  si prese la testa tra le mani. (Riesco a vedere congiure in ogni dove, ma non credo sia il caso. Kudo-kun aveva ragione, devo continuare a pensarlo.) ripose i vestiti e la parrucca di Conan nello zaino. (Non si sa mai… In ogni caso, è importante che adesso vada… Yoshida-san è al piano di sopra, devo solo trovarla.) raccolse il coraggio e fece per uscire dalla stanza, ma si fermò perché sentì la voce di un uomo. 
 
…: «Sì, ho fatto come mi avevi detto e non dovrebbero esserci problemi. Sì, sì… No, non l’ho ancora vista, ma credo che per mezzanotte sarà qui, oppure prima. Non può minimamente immaginare che non ci importa un bel niente di quella bambina che ho rapito… Farà la fine che deve. Il peluche? È nel luogo dove doveva stare fin dall’inizio. Ma almeno è tornato nelle mie mani. Non appena lo vedrà, eheh… Ah! Mi ha chiuso in faccia. Che stronza! Le importa solo di fare i suoi porci comodi, ma… anche per me è lo stesso. E adesso… torniamo a recitare. Manca davvero poco.»
 
Il suono dei passi dell’uomo si allontanò pian piano fino a sparire, lasciando Ai nel terrore più totale.
 
Ai: (...cosa significavano quelle parole?!)
   
 
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