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Autore: RaidenCold    13/08/2019    2 recensioni
Fin dai tempi del mito, i cavalieri di Atena proteggono l'umanità dalle minacce più oscure.
Gettato nel loro mondo, sotto l'egida di una severa insegnante in pochi anni Ramiel si trasforma da fragile bambino a cavaliere d'oro; all'arrivo di una nuova minaccia sconosciuta, sembrerebbe che stia per iniziare una nuova guerra, ma lui scoprirà che la posta in gioco è molto più alta di quanto il Grande Sacerdote Saga ed i suoi cavalieri possano immaginare.
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gold Saints, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ogni cosa era buia: neppure una stella nel cielo, né le luci di una città in lontananza.

E nel ventre di quelle tenebre così fitte, una figura ancor più tetra si destò risucchiando quanta più aria che potesse, come se fosse appena emerso dal fondo di un oceano.

A pochi passi da quell’entità indefinita che annaspava, una giovane donna dalla chioma canuta osservava il tutto immobile, ipnotizzata da quel vortice di bitume che sembrava inglobare ogni cosa.

Mentre il gorgo si espandeva, la figura che vi stava affogando all’interno sembrava volersi avvicinare a lei e disperato si dimenava emettendo grida incomprensibili, soffocate da fiotti di quella sostanza oscura che gli impastavano la bocca. E quando quell’essere riuscì infine a portarsi davanti a lei, fino a quasi toccarla, la giovane non arretrò: era terrorizzata, ma non riusciva a controllare il suo corpo.

Pensò di essere giunta alla fine dei propri giorni.

 

D’un tratto spalancò gli occhi, ed il putrido arto catramoso della figura si mutò all’istante in un braccio dalla pelle rosea, illuminata flebilmente dai pochi raggi di sole che penetravano attraverso le persiane.

“E’ tutto ok Talia?” - domandò Ramiel accarezzandole il viso delicatamente, senza tuttavia riuscire a nascondere il terrore nei propri occhi, come se avesse appena visto la morte in faccia.

“Ramy…” - inspirò mettendosi seduta nel letto - “… credo fosse solo un brutto sogno…”

A quel punto il suo occhio cadde sulla sveglia, e notò che erano da poco passate le cinque del mattino.

“Ti ho disturbato?”

“No, mi sono alzato da solo; sentivo come se qualcosa non andasse…”

Natalia abbracciò il gemello:
“Adesso va tutto bene, non preoccuparti fratellone.”

Detto ciò si distese nuovamente e si avvolse sotto il lenzuolo, al ché Ramiel fece per alzarsi e tornare al proprio letto.

“Aspetta…” - lo bloccò la ragazza - “Puoi dormire con me?”

Ramiel tornò indietro e si adagiò accanto a lei:
“Certamente; lo sai che non ti abbandonerò mai.”

Natalia chiuse gli occhi e sorrise, dopodiché abbracciò il fratello e si addormentò nuovamente.

 

 

Ciò che in quel momento ignoravano non solo loro, ma anche il resto del mondo, era che quello di Natalia non era stato solo un sogno: quella notte ebbe inizio la catena di eventi che avrebbe costretto il cavaliere del Leone a tornare al Santuario dopo sette anni.

 

233:

 

Ho lottato in ogni modo, fino alla fine, ma nonostante i miei sforzi, tutto sta diventando oscuro.

 

 

Per un istante, mentre si rigirava nel letto, Natalia aprì gli occhi, e di sfuggita vide una chioma canuta accanto a sé.

Dopo alcuni istanti però mise a fuoco la figura che aveva appena visto, e realizzato che non si trattasse di sua madre, incredula spalancò gli occhi:
“Ramy…!”

Il letto era vuoto: l’immagine del suo gemello era stata soltanto un sogno.

 

Il Black Bear era uno dei bar più vecchi della città, e nonostante fosse lontano dagli antichi fasti, era un locale del tutto rispettato, e piuttosto tranquillo al mattino presto: era accogliente, ben illuminato, con morbidi divanetti dove potersi sedere ai tavoli, e grandi finestre di vetro, su cui vi erano poste eleganti tende con decorazioni floreali per dare un senso di intimità ai clienti.

Natalia lavorava al computer frettolosamente, e non si era neanche accorta dell’arrivo del suo cappuccino:
“Natalia, se non lo bevi si raffredda…” - le si rivolse con un lieve accento inglese il barista nonché proprietario, un arzillo vecchietto paffuto, con la testa calva e tondeggiante, intento a pulire il bancone.

“Lo so, scusami, è che ho iniziato a scrivere un nuovo racconto, e sto per entrare nel vivo della storia!”

“Beh, cerca almeno di farlo a stomaco pieno.” - e detto questo le portò una brioche glassata.
“Oh Mick, la mia preferita…”
“Offre la casa.”
“Ma… !”
“Sta tranquilla, vedere una ragazza in gamba come te che lavora così sodo a qualcosa che ama è il pagamento che preferisco.”

Natalia smise di battere con le dita, e sorridendo ringraziò l’anziano:
“E’ davvero buonissima…” - disse addentandola, e un piccolo rivolo di crema uscì dal dolce e cadde sul piattino.

“Però non imparerai mai a mangiare a modo Natalia, lasciatelo dire!” - disse il vecchio Mick ridendosela, mentre la ragazza si limitò a continuare a mangiare la brioche imbarazzata.

D’un tratto l’uomo tirò fuori dal taschino della camicia i suoi occhialetti da vista, e strabuzzò incuriosito gli occhi fuori:
“Ma dimmi, di cosa parla questo tuo nuovo brano?”

“E’ la storia di un soldato che cerca di tornare a casa dopo la guerra, ma per qualche motivo inspiegabile non riesce a farlo e rimane bloccato sempre al punto di partenza.”

“Sembra una storia un po’ triste…”

“Sì lo so, però lui non smette mai di provarci, non ne vuole sapere di arrendersi.”

“E alla fine?”

Natalia si portò la mano sul mento e alzò lo sguardo perso al soffitto:
“Devo ancora decidere.”

In quel momento la porta del bar si aprì, e vi entrò

un ragazzo con una felpa nera con il cappuccio alzato e dei jeans attillati del medesimo colore.

Natalia non ci fece caso e ricominciò a scrivere, ma non appena il nuovo arrivato si abbassò il cappuccio, il vecchio Mick le scosse delicatamente la spalla:
“Natalia, forse è il caso che ti giri…”

La ragazza si voltò, ed incredula sgranò i suoi grandi occhi scuri, dinnanzi alla visione di quel viso delicato, quasi completamente identico al suo.

 

“Talia…” - la salutò Ramiel.

“Fratellone… pensavo fossi ad Atene, che ci fai qui?”

Ramiel si immerse in quelle iridi gemelle, dopodiché sospirando la abbracciò:

“Non ha importanza.”

Le disse dolcemente.

«Non ha importanza» - ripeté tra sé e sé - «poiché oggi morirò.»

   
 
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