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Autore: biatris    13/08/2019    1 recensioni
Ne era rimasto folgorato. Ma come è possibile rimanere folgorati da qualcuno di cui non si conosce nemmeno il nome? Si chiese Sendoh...
Mito si guardò attorno. tutto aveva un'aria strana quest'anno. si chiese cosa ci fosse di strano, ma non si diede risposta. l'aria era strana...I suoi amici erano strani...
Hanamichi sapeva che qualcosa sarebbe cambiato. sperò cambiasse per il meglio...
Kaede sospirò. Le partite di allenamento prima del campionato erano sempre strane, ma questa lo era di più...Chissà cos'era tutta quell'elettricità nell'aria
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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RUKAWA POV
Quando aveva risposto al telefono il giorno precedente sentendo la voce di Hanamichi gli era quasi venuto un infarto. Perché o stava chiamando? C’era poi stata la fase del panico quando il rosso gli aveva spiegato cosa fosse successo ad Akira, anche se Hanamichi era stato abbastanza delicato nello spiegare tutto l’accaduto. E di quello gli era grato. Infine, aveva sospirato di sollievo quando, la mattina successiva, sua madre aveva sentito al telefono la madre di Akira che le aveva comunicato che il ragazzo sarebbe tornato a casa a breve. No lo avrebbe mai ammesso, ma Akira era quanto di più simile ad un fratello avesse.
Sentì di nuovo il telefono suonare. Rispose.
-Kaede? – sentì chiedere.
Sbuffò.
-Dohao – rispose senza trattenere un sorriso.
Dall’altra parte del telefono sentì uno sbuffo.
-E io che ero preoccupato per te – disse il rosso.
Kaede si morse un labbro. Tutte quelle attenzioni gli facevano piacere, non poteva negarlo.
-Perché mi hai chiamato? – chiese poi.
Il rosso non rispose immediatamente. Poi iniziò a parlare.
-Ieri mi sei sembrato molto agitato per Sendoh, volevo sapere come stessi… - iniziò.
Il moro sorrise tra sé. Quella versione premurosa di Hanamichi gli piaceva un sacco.
-Non preoccuparti, mia mamma ha parlato con la mamma di Akira. Dice che dovrebbero già dimetterlo oggi – disse.
Ci pensò un secondo. Forse avrebbe potuto approfittare della situazione per passare più tempo con il suo Dohao, si disse.
-Senti, ti andrebbe di passare da Sendoh nel tardo pomeriggio? – propose quindi – Così vediamo come sta –
Il rosso sembrò entusiasta dell’idea.
-Ci sto! In fondo il porcospino mi piace come tipo. E almeno non soffrirà troppo di solitudine, visto che se ti lasciassi andare da solo non spiccicheresti parola… -
Kaede sorrise. Certe cose non sarebbero mai cambiate.
-Dohao… - commentò – Facciamo alle cinque davanti a casa tua? –
Il rosso concordò.
-Chiamo io Akira e lo avviso – disse quindi Kaede.
Hanamichi ancora una volta fu d’accordo.
-Ci vediamo dopo allora – disse quindi.
Kaede annuì.
-Volpe? – si sentì chiamare.
-Sì, scusa. Non ho pensato che fossimo al telefono e non potessi vedermi – disse -A dopo –
Sentì Hanamichi ridere.
-A dopo – gli rispose infine.
 
MITO POV
Era rimasto d’accordo con Akira per passare a casa sua, è vero, ma ora come avrebbe dovuto presentarsi? Cosa avrebbe dovuto dire? In fondo non erano che due ragazzini che si erano visti qualche volta. Non avevano nemmeno le stesse passioni, si disse.
Guardò per l’ennesima volta il campanello della villetta davanti a sé.
“Pensi troppo” gli avrebbe detto Hanamichi. E probabilmente aveva ragione. Sospirò per l’ennesima volta. Infine, si decise a suonare.
Dopo pochi secondi, scorse un volto sorridente fare capolino dalla porta.
-Yohei! Vieni, entra… - disse la madre di Akira non appena lo vide.
-Buongiorno signora – disse un po’ in imbarazzo il ragazzo.
La donna sorrise, con quel sorriso che era il marchio di fabbrica dei Sendoh a quanto pareva.
-Chiamami Akane, ti prego… Vieni, Akira è qui in salotto – lo accolse poi in casa accompagnandolo dal ragazzo.
Quando il giocatore del Ryonan lo vide sembrò stupito. Probabilmente non credeva veramente che sarebbe passato.
-Ciao! – lo salutò Yohei.
L’altro sorrise.
-Ciao! – rispose -Vieni, siediti pure –
La madre di Akira, che era rimasta alle sue spalle, li fissò.
-Aki, visto che Yohei è qui con te io ne approfitterei per andare a fare un po’ di spesa, ti spiace? –
Il ragazzo annuì.
-Certo mamma, vai pure – le disse -Tanto noi non credo ci muoveremo – aggiunse poi con un sorriso di circostanza.
La donna sbuffò.
-Yohei, ti prego, tiralo un po’ su di morale, sembra che stia morendo! – disse poi la donna prima di prendere la borsa e un paio di sacchetti per fare la spesa, per poi salutarli ed uscire lasciandoli soli.
Quando la donna fu scomparsa Yohei guardò il ragazzo davanti a sé. Poi spostò lo sguardo sul tavolino basso che stava davanti a loro. Cosa avrebbe dovuto dire? Si chiese.
-Mi spiace per quello che è successo – disse infine.
Akira sorrise.
-Non è colpa tua – rispose -E mia mamma esagera, non è vero che sono così depresso, è solo che mi piace ogni tanto farmi coccolare. E poi tu sei qui ora, questo è l’importante –
Yohei sbuffò. Glielo avevano detto in mille, ma ancora non riusciva a togliergli di dosso quella sensazione. Quando aveva visto Akira sulla barella era stato preso dal terrore. Ed ora si trovava a casa sua senza sapere cosa fare.
-Yo, cosa ti impensierisce? – chiese Akira all’improvviso.
Yohei scosse la testa.
-Nulla – disse -È solo che ancora non riesco a credere a come tu possa volermi ancora qui dopo quello che ho fatto –
Akira roteò gli occhi in quella smorfia esasperata che Yohei gli aveva visto fare solo poche volte, come se parlasse con un bambino un po’ tardo.
-Yo, ti voglio qui perché ti amo! – disse all’improvviso.
Quelle parole colpirono Yohei come un treno in corsa. Non era pronto ad una cosa del genere. Si alzò e, prima ancora di potersene accorgere, le sue gambe lo portarono il più lontano possibile da lì, da Akira, da quel qualcosa a cui non era ancora pronto.
Stava scappando, di nuovo. Lo sapeva. Quello che non sapeva era come affrontare questa nuova cosa, queste nuove emozioni che lo facevano sentire come un bambino perso in qualcosa di più grande di lui.
Non si rese nemmeno conto di dove stesse andando, e probabilmente sarebbe stato in quello stato ancora per molto, se qualcuno non lo avesse riscosso.
-Yo? – si sentì chiamare.
  
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