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Autore: Cossiopea    14/08/2019    0 recensioni
Strinsi le chiavi nella mano e l'emozione che provai fu più che soddisfacente.
Alzai gli occhi su Tony, che mi squadrava attraverso gli occhiali da sole con il tipico fare sospettoso e per niente convinto.
-Ti sto affidando una grossa responsabilità, Parker- mi fece, gli occhi che sembravano volermi scavare nell'animo per farne emergere i segreti più cupi della mia vita -Non mi deludere.
Deglutii.
-Tenterò di non farlo, signore- gli dissi mentre le chiavi che stringevo nel pugno sembravano diventare incredibilmente roventi.
Il signor Stark alzò un dito.
-È qui che sbagli, ragazzo- mi disse, serio -Non devi TENTARE di non farlo, tu devi proprio NON FARLO.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Morgan Stark, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. L'inferno ha un nome


Chiunque afferma che i bambini sono esseri innocenti e gentili è soltanto una persona che non ha mai avuto davvero a che fare con queste creature emerse dalle tenebre.

Babysitting?

Ma certo! Facile come bere un bicchier d'acqua, basta soltanto giocare un po' con il piccolo, metterlo a letto e Bingo!

Problema risolto!

Niente di più facile.

Ma forse non avevo mai avuto a che fare con Morgan Stark...

Ovviamente conoscevo la figlia di Tony, l'avevo incontrata un paio di volte in diverse occasioni, ma non avevo mai avuto davvero l'opportunità di conoscerla come persona... come la bambina che salta fuori dal nulla, la creaturina oscura che striscia nelle tenebre come un serpente sibillino e deformato dal male.

Nei momenti in cui quella peste mi saltava addosso, appendendosi ai miei arti e urlando come una dannata mentre la mia testa pulsava di sangue e pazienza, mi sembrava di rivivere il momento in cui avevo chiesto a Tony come si comportasse quella bambina con gli estranei.

"Dubiti di mia figlia, Parker?" aveva detto il signor Stark inarcando un sopracciglio "Comunque è un angelo, se è questo che intendi. Sono felice di assicurare che non ha ereditato da me neanche un gene".

Prova a dirlo a questo diavoletto mai fermo, mentre i capelli mi si rizzano in testa e la tentazione di braccarla con una ragnatela si fa fervida nella mia mente stanca.

Non si bloccava un secondo, come se la sua vita fosse alimentata da una Gemma dell'Infinito perfettamente funzionante, un potere immenso quanto l'universo, che non smetterà mai di irradiare la sua luce...

In eterno... mi resi conto mentre un brivido mi percorreva la schiena e Morgan mi chiamava, incitandomi a raggiungerla nell'ennesima camera di quella casa colossale.

-Cosa c'è ancora?- le feci abbassando la maniglia, esasperato.

Mi bloccai sulla soglia, rendendomi conto con terrore della funzione di quella stanza.

La camera dei padroni di casa.

Beh, sappiamo tutti che Tony Stark non può avere una sola abitazione, tanto è grande il suo capitale, ma da quando aveva deciso di acquistare questa villa a New York le voci che erano girate sussurravano che la casa in questione fosse una delle sue più grandi proprietà. La dimora in cui ogni VIP sogna di abitare.

Effettivamente ogni singolo angolo di quella casa mandava un profondo messaggio di lusso, che intimava chiunque a non sfiorare neanche un centimetro di quel capolavoro architettonico.

Ma non appena mi ritrovai davanti a quel letto matrimoniale dal morbido piumone bianco, gli armadi a specchio alti fino al soffitto, le pareti immacolate e scintillanti alla luce dorata del crepuscolo che si poteva ammirare dalla grande finestra... seppi semplicemente di non dover stare lì.

La sensazione di essere fuori luogo che mi aveva assalito durante tutta la permanenza nella villa si intensificò di milioni di volte alla vista di quella camera.

Deglutii, guardando Morgan. Un ghigno malefico stampato sul giovane viso e le gambe incrociate sul letto, quasi mi stesse sfidando.

-Non possiamo stare qui- le dissi, inumidendomi le labbra aride -Morgan, vieni di là, coraggio. Usciamo di qui- indicai il corridoio dietro di me.

La piccola, però non si mosse.

-Io sono la padrona, Peter!- mi disse, tutta gongolante -Tu devi fare quello che dico io!

-No- scossi la testa, convinto -Io obbedisco a te, ma lo faccio perché ho rispetto di tuo padre, e lui non sarebbe contento della nostra presenza qui.

-Andiaaaamo!- Morgan allargò il sorriso -Devo solo prendere una cosa.

Con attenzione chiusi la porta alle mie spalle e un brivido mi attraversò la schiena.

-Cosa?- la fissai.

Lei indicò uno degli armadi.

-Sta là dentro.

Mi accigliai e la studiai attentamente, tentando di entrare in quella piccola mente ed estrarre i suoi piani di dominazione dell'universo.

-Poi basta- aggiunse -Non giochiamo più.

Aggrottai ulteriormente la fronte, nella testa milioni di possibilità e idee che si scontravano l'un l'altra in un caos fatto di macchie indistinte e schegge di colori inesistenti.

Possibilità 1: Prendo questa cosa come vuole lei e questa smette di tormentarmi... Ma se Tony lo viene a sapere sono altamente morto.

Possibilità 2: Non prendo questa cosa, Tony è soddisfatto di me ma dovrò sorbirmi questa tortura per tutto il pomeriggio di domani.

Mmm... Ma se Tony non lo verrà mai a sapere non ci sono problemi. Prendo la cosa, la rimetto a posto prima che i signori Stark tornino, domani alle sette, e sono salvo!

Contenti tutti!

Mi lasciai andare in un sospiro rassegnato, dirigendomi verso l'armadio e tirando le ante verso di me.

Dentro vestiti eleganti erano appesi ordinatamente su grucce di legno e, sopra, scaffali pieni di ogni tipo di oggetto erano messi in fila (probabilmente in ordine alfabetico), in un equilibrio fragile e parecchio ammirevole.

Mi voltai verso Morgan.

-Allora, che cosa ti serve?- le chiesi.

La faccia della piccola non prometteva niente di buono, ma la stanchezza ormai mi spronava a darle quello che voleva a finirla con questa farsa.

-Quelli.

Seguii la traiettoria del piccolo dito e giunsi ad una conclusione.

Afferrai l'oggetto desiderato, allungando la mano verso l'alto e stringendolo delicatamente tra le dita. Non c'era niente di male in un paio di occhiali, no?

Esausto porsi la cosa a Morgan e quella, non appena li ebbe tra le mani, sembrò mutare. La sua espressione divenne sconvolta, quasi scettica... come se in quelle due lenti con montatura potesse racchiudersi un potere illimitato e inarrestabile.

-Bene- le feci, richiudendo l'armadio -Adesso possiamo uscire di qui, per favore?

La bambina si riscosse, forse troppo immersa nei propri pensieri per ricordarsi della mia inutile presenza.

Mi guardò. I suoi occhi parevano brillare di una luce nuova.

Abbassai lo sguardo sugli occhiali che ancora teneva tra le manine e mi accigliai, domandandomi cosa ci fosse di così importante in quell'oggetto apparentemente normale.

Morgan scese dal letto e uscì mentre io le tenevo la porta aperta, senza dire una parola.
 

Da quel momento la bambina pestifera non mi chiese più niente per tutta la serata.

Mangiai un pasto già pronto che Tony ci aveva lasciato in cucina (ovviamente non poteva rischiare che io rovinassi i suoi preziosissimi fornelli costati un occhio della testa) e il silenzio che mi accolse mentre mi sedevo a tavola con la piccola Stark mi sembrò come un miraggio, dopo due terribili ore di angoscia e Babysitteraggio intensivo.

Morgan mantenne lo sguardo sul piatto, mangiando la sua porzione muta come un pesce.

Probabilmente fu solo la stanchezza a non farmi notare il fatto che non aveva più gli occhiali in mano.

La misi a letto dopo averle detto di lavarsi i denti e poi mi ritirai anch'io nella camera che Tony e Pepper mi avevano lasciato a disposizione.

Crollai dopo neanche due minuti, la testa sul cuscino e la mente finalmente piena di silenzio.

Peccato che mentre io chiudevo gli occhi, abbandonandomi al sonno, qualcun altro, qualche camera più in là, era più vigile di quanto avrebbe dovuto...

   
 
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