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Autore: Stria93    14/08/2019    6 recensioni
Raccolta di One-Shots, più o meno brevi, a tema Aziraphale/Crowley ispirate alle canzoni dei Queen.
[...]
11 - Pain is so close to pleasure..........21 - I'm going slightly mad............31 - Funny how love is
12 - Somebody to love......................22 - Let me live............................32 - '39
13 - Good old fashioned lover boy.......23 - Hammer to fall......................33 - Radio Ga-Ga
14 - Don't try suicide.........................24 - Innuendo (Halloween shot).....34 - Brighton Rock
15 - Delilah......................................25 - Ride the wild wind..................35 - You take my breath away
16 - You're my best friend..................26 - You and I (Halloween shot)
17 - A kind of magic.........................27 - Made in heaven
18 - One vision................................28 - Jealousy
19 - Killer Queen..............................29 - A winter's tale
20 - Back chat.................................30 - You don't fool me
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Best

Ooh you’re the best friend that I ever had

I’ve been with you such a long time

You’re my sunshine and I want you to know

That my feelings are true

I really love you

Oh you’re my best friend



You're My Best Friend, Queen, 1975





La Bentley, rinata a nuova vita dopo la traversata del tunnel di fiamme che l'aveva distrutta solo ventiquattro ore prima, sfrecciava sulle strade trafficate di Londra rombando ferocemente come a voler intimidire le altre auto e indurle a scansarsi al suo passaggio.
Era il giorno dopo la mancata Apocalisse. Tutto era finito bene, o meglio... non era finito affatto, il che, in effetti, significava che le cose si erano risolte nel migliore dei modi.
Il pranzo al Ritz si era rivelato il migliore (e il più lungo) di sempre, la compagnia di Crowley ancora più gradevole del solito. Perfino il sapore dell'ottimo cibo pareva aver beneficiato di quel clima da “lieto fine” che aleggiava nell'aria e ad Aziraphale non era mai sembrato tanto squisito. A coronare il tutto e a donare un ulteriore tocco di pace e serenità all'atmosfera, ci aveva pensato la donna seduta al pianoforte, le cui dita accarezzavano abili e leggiadre i tasti dello strumento, la voce dolce e melodiosa che intonava quel romantico brano d'altri tempi, A nightingale sang in Berkeley Square.
Ma ora che l'adrenalina e la concitazione erano calate, la mente dell'angelo, non più impegnata a trovare un modo per fermare l'Armageddon o sfuggire alla punizione dei suoi dirigenti, si soffermava in modo quasi ossessivo su un pensiero fisso, un ricordo che risaliva al giorno precedente e al quale non aveva dato molta importanza fino ad allora. Nello specifico, il ricordo di Crowley seduto al tavolo di un bar con l'aria stravolta e disperata.
Aveva detto di aver perso il suo migliore amico ma, sul momento, Aziraphale non aveva dato troppo peso a quelle parole, anche perché in quel frangente si trovava imprigionato in una spiacevole forma non corporea della quale voleva liberarsi il prima possibile, senza contare che il mondo sarebbe finito entro pochi minuti. Chi aveva il tempo di lambiccarsi su certi dettagli?!
Ma adesso che le acque si erano calmate e il pericolo era alle spalle, l'angelo non riusciva a fare a meno di ripensare all'espressione affranta che aveva scorto sul viso dell'amico e che risultava così inusuale per lui, sempre pronto a sfoderare quel suo ghigno sardonico che sembrava voler prendere in giro l'universo intero.
C'era solo un modo per superare quella fissazione: chiederne ragione al diretto interessato che, guarda caso, si trovava seduto proprio accanto a lui nell'abitacolo dell'auto.
- Crowley? - cominciò, un po' esitante.
- Mmm? -
- Posso... posso farti una domanda? -
- Spara. -
Aziraphale abbassò lo sguardo e si tormentò le mani. - Ecco, ieri, in quel bar, quando… Be', hai detto di aver perso il tuo migliore amico... -
- E allora? -
- Devo supporre che ti stessi riferendo a me? Eri convinto che l'incendio alla libreria mi avesse, diciamo, ucciso? -
Crowley esalò un sospiro di esasperazione e alzò gli occhi al cielo, anzi al soffitto della Bentley. - Dove vuoi arrivare, angelo? -
- Mi sei sembrato molto sconvolto. - continuò Aziraphale, senza mollare il colpo. - Avevi un aspetto davvero orribile. -
- E tu eri un ectoplasma semitrasparente senza corpo quindi chi pensi vincerebbe la gara per l'aspetto peggiore? - sbottò il demone, punto sul vivo.
- Touché. - riconobbe Aziraphale. - Ma non cambiare argomento. La verità è che non ti avevo mai visto in quello stato prima d'ora, il che è tutto dire dato che ti conosco da seimila anni! -
- Oh, falla finita e arriva al punto. -
- È solo che... non pensavo che tenessi tanto a me. - concluse l'angelo, arrossendo un poco.
Crowley non rispose e si limitò a sbuffare tenendo ostinatamente lo sguardo fisso sulla strada ma Aziraphale notò che le sue nocche intorno al volante erano diventate bianche da quanto lo stavano stringendo e che la sua mascella si era irrigidita.
Tuttavia il demone non sembrava intenzionato a proseguire la conversazione e così Aziraphale, sicuro che non sarebbe riuscito a cavargli un'altra parola, decise di lasciar perdere e tornò a guardare Londra scorrere veloce fuori dal finestrino.
Passarono circa due minuti durante i quali nell'abitacolo della Bentley regnò un silenzio grave, carico di emozioni e pensieri inespressi che si rincorrevano senza sosta e si accumulavano nell'aria ingarbugliandosi, senza trovare sbocco nelle parole e rendendo l'atmosfera satura di una certa tensione.
- Idiota di un angelo! - esclamò a un tratto Crowley, facendo sussultare Aziraphale seduto al suo fianco.
- Ehi! Che ti prende? -
- Non pensavi che tenessi tanto a te?! Ma certo che tengo a te, stupido che non sei altro! Sei il mio migliore amico! E farai bene a ricordatelo anche in futuro perché non ho intenzione di ripeterlo un'altra volta anzi, sappi che negherò di aver mai detto una cosa del genere. -
L'angelo avvertì come una sorta di improvvisa ondata di energia provenire da Crowley. Era un'energia calda, radiante, del genere che percepiva ogni volta che era circondato da forti sentimenti positivi, sentimenti di sincero amore e affetto.
Aziraphale si sentì stringere il cuore dalla commozione e gli occhi gli si inumidirono.
- Oh, Crowley! Io... io non so davvero che cosa dire. -
- Non devi dire proprio niente, angelo. Sul serio, non devi. - replicò il demone a denti stretti, ansioso di chiudere al più presto quel discorso scomodo e troppo sentimentale per i suoi gusti. Aveva pur sempre una dignità da mantenere, per tutti i diavoli dell'Inferno!
- No, no! Io voglio che tu sappia quanto questo significhi per me e quanto io sia... -
- Sta' zitto! - esplose Crowley. - Ancora una parola e ti mollo qui in mezzo alla strada. -
Aziraphale non disse più nulla ma sulle sue labbra si dipinse un sorriso che non le abbandonò fino a quando la Bentley giunse a Soho in prossimità della sua libreria, il capolinea di quel tragitto denso di emozioni e significato per entrambi.
Il demone fece fermare l'auto davanti all'edificio ma Aziraphale non aprì subito la portiera, invece si voltò verso di lui. - Crowley? -
- Che c'è ancora? - berciò il demone in tono brusco.
Ci fu un istante di silenzio durante il quale l'angelo sembrò soppesare le parole, nel tentativo di trovare le più adatte ad esprimere ciò che provava.
- Grazie. - disse infine, decidendo per l'opzione più semplice ma efficace. - E, per quello che vale, anche tu sei il mio migliore amico. Non so cosa farei se dovessi perderti. -
Per tutta risposta, il demone schioccò le dita e lo sportello del passeggero si spalancò violentemente in un inequivocabile (e piuttosto rude) invito a scendere.
Aziraphale rivolse un ultimo sorriso a Crowley dopodiché uscì dall'auto e si diresse verso l'entrata della libreria fischiettando un motivetto allegro.
Finalmente, il demone distolse lo sguardo dal parabrezza di fronte a sé e lo puntò invece sulla figura dell'angelo che si apprestava a varcare l'ingresso del negozio.
Di colpo, le difese che aveva messo in atto fino ad allora cedettero e il ricordo di quell'orribile momento in cui aveva creduto di aver perso per sempre il suo angelo, gli piombò addosso come un macigno.
Per la prima volta in tutta la sua interminabile vita aveva sperimentato la disperazione, la perdita di ogni speranza, di ogni motivazione, di ogni certezza, di ogni flebile scintilla di senso.
Tutto questo era stato risucchiato nel buco nero della perdita di Aziraphale; tutto andato in malora, ridotto in cenere dalle stesse fiamme che si erano portate via l'angelo a tradimento proprio nel posto che lui amava di più al mondo e dove si sentiva più al sicuro che mai.
Era stato come perdere l'unico appiglio che potesse tenerlo a galla in un mare nero e burrascoso che tentava continuamente di inghiottirlo tra i flutti e trascinarlo a fondo. A quel punto, cosa poteva importargli del fatto che la fine del mondo sarebbe giunta di lì a poche ore? Che motivo aveva di lottare ancora per la salvezza della Terra? Avrebbe forse potuto colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa di Aziraphale? No. Certo che no. Nulla avrebbe mai più potuto guarire quella ferita o alleviare il dolore che ne derivava.
Le sensazioni del giorno prima riemersero in Crowley più vivide che mai, provocandogli un brivido e una stretta di ghiaccio al cuore.
Come se, in qualche modo, avesse avvertito il suo disagio, l'angelo si bloccò all'improvviso nell'atto di girare la chiave nella toppa, poi si girò indietro verso la Bentley e lo salutò con un gesto della mano e il più dolce dei sorrisi che gli avesse mai dedicato, come a dirgli: “Va tutto bene, caro. Sono qui, e ci sarò sempre.”
Crowley si affrettò a voltarsi e a fingere un'indifferenza che non provava affatto, ma la morsa del penoso ricordo si era istantaneamente allentata, come per miracolo.
Quando l'angelo tornò ad armeggiare con la serratura, Crowley si permise un ultimo fugace sguardo alla sua figura prima che questa scomparisse dietro la porta.
Aziraphale. Il suo migliore amico.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Qualsiasi... tranne che ammetterlo.


  
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