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Autore: steffirah    17/08/2019    1 recensioni
Un'altra possibilità? O l'eterno ripetersi della stessa storia...?
Una maledizione? Una colpa da scontare? Una speranza? Un futuro in cui vivere, in cui sopravvivere?
"Da quel momento in poi, cantammo del nostro immenso ed eterno amore."
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Raccolta di one-shot dedicate alla "2B9S week" indetta su tumblr dal primo al sette dicembre 2017.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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4. [T]-shirt date / [T]-shirts


 

Approfittando di una fresca giornata plumbea, straordinaria in quell'autunno che li aveva sorpresi con le sue elevate temperature, 9S propose a 2B di acquistare, una volta per tutte, la famigerata t-shirt cui aveva accennato molto tempo prima e mantenere finalmente la promessa che si erano scambiati di fare shopping insieme.
Da poco avevano scoperto che un’androide proveniente da un’altra base satellitare avesse aperto un emporio in un altro centro commerciale, che si trovava in un quartiere poco distante dalla città sommersa. Lì, a detta di Anemone, ella si occupava di sartoria, e aveva replicato prettamente accessori e capi d’abbigliamento umani, basandosi su fonti trovate da una biomacchina. Pareva che le due si considerassero come parte di una sola famiglia e portassero avanti quel business insieme.
Mentre si recavano verso la periferia della città, seguendo le coordinate segnate sulla mappa, 9S si augurò ad alta voce: “Magari riusciamo a trovare delle ‘matching t-shirt’.”
“Cosa sono?”
“Sembra che siano magliette uguali o che, per frasi o illustrazioni stampate su di esse, si completano a vicenda. Le coppie in passato avevano la tendenza ad acquistarle” spiegò, contenendo a stento l'eccitazione, sia per tale eventualità che per la situazione di per sé. Finalmente, stava trascorrendo un po’ di tempo da solo con 2B!
Da quando si erano risvegliati era un continuo viavai tra i vari androidi, per capire la situazione e decidere il da farsi. Ovviamente, qualcuno occasionalmente aveva chiesto loro dei favori e non avevano avuto modo di tirarsi indietro, per i benefici che ne derivavano. E ora poteva spendere tutti quei soldi ottenuti, per rendere felice 2B!
“Dubito che le troveremo” osservò lei pragmatica.
“Non essere così negativa, non si può mai sapere!”
Poteva essere scettica quanto voleva, non sarebbe riuscita a far scemare il suo entusiasmo.
Alla fine, più che darle un vero e proprio regalo – considerando come la pensava sui regali non voleva rischiare di farla arrabbiare, per quanto gli sarebbe piaciuto riuscire a farle una sorpresa, giusto per vedere la sua espressione – avrebbe fatto scegliere a lei quello che desiderava e lui gliel’avrebbe acquistato. Così, indirettamente, sarebbe stato un regalo, sicuramente voluto.
Gongolò all'idea, non accorgendosi che 2B intanto lo guardava in un misto tra confusione e imbarazzo.
“9S.”
“Sì?”
Si voltò totalmente verso di lei, mostrandole tutta la sua felicità. Gli parve di vederla sorridere per un brevissimo istante, prima che assumesse la sua solita aria seria.
“Non è comodo camminare così.”
Spostò lo sguardo sul suo braccio, notando che vi stava aggrappato e la stava praticamente trascinando. Si scusò immediatamente e sollevò le braccia ridacchiando, grattandosi imbarazzato dietro la nuca.
“Scusami, mi sa che mi sono lasciato trasportare dall’euforia.”
Lei mormorò un lunghissimo “Mmmmh…”, prima di prendere la mano che fino a poco prima la teneva e stringerla. “Così è meglio” decretò, aprendo lei stavolta la strada.
Per lo stupore 9S rimase qualche passo indietro, ma subito dovette affrettarsi per attenersi alla sua camminata rapida.
“Sei sicura?”
“Sì, c'è maggiore equilibrio.”
In tal caso, non aveva più nulla da ribattere. Non che a lui dispiacesse tenerle la mano, anzi.
Giunti dinanzi al nuovo edificio, 9S se ne stupì della grandezza. Ci si poteva perdere lì dentro! Chissà che tipo di negozi ospitava in passato!
Cominciarono la ricerca dal pianoterra, ma non ottenendo alcun buon riscontro salirono tramite quelle che una volta avevano dovuto essere scale mobili – ormai corrose e quasi del tutto inghiottite dal muschio – al piano superiore. Attraversarono un corridoio tra edera, piante rampicanti con foglie tendenti a sfumare dal verde al rosso e liane che creavano una sorta di cortina, finché gli occhi di 9S non caddero su qualcosa di bianco, che a poca distanza spiccava in mezzo a tutto quel grigio.
“Ah!” esclamò indicandolo, correndo in quella direzione. “2B, forse ci siamo!”
Entrarono in quella stanza, anche se ormai non la si poteva neppure più definire tale, visto che le pareti erano quasi crollate, dalle mura la vernice s'era staccata e scurita, e non vi erano né porte né finestre. Tutto era dominato dal verde, il giallo, il rosso e il marrone di quella natura lussureggiante, e forse essa stessa era ciò che permetteva alla struttura di reggersi ancora in piedi, sostenendola con i suoi grossi fusti. Notarono che c’erano molti tavoli capovolti o spezzati, ma i rami stessi di un albero avevano creato una sorta di cupola attorno a una piccola sezione in un angolo più centrale. Lì, sulla corteccia, c’era una specie di banchetto, dietro il quale stava seduta una piccola biomacchina che diede loro il benvenuto, invitandoli a vedere e provarsi tutto quello che volevano, approfittando degli sconti del giorno.
9S non si fece pregare e prese da uno degli scaffali ancora in piedi un pezzo di stoffa bianca, aprendolo. Lo identificò immediatamente come una ‘maglietta a maniche corte’. I suoi occhi si illuminarono e, accorgendosi che il tessuto fosse più sottile e leggero – e sembrava anche molto più facile da strappare – di quello da loro indossato, provò ad analizzarlo, finché non notò un’etichetta all’interno dello scollo su cui vi erano varie informazioni, sulla texture, la taglia, la provenienza, la metodologia di lavaggio e stiramento.
“Meticolosi” osservò tra sé, sbirciando in direzione della biomacchina. Doveva assolutamente farsi dare le informazioni che aveva, in un modo o nell’altro.
Non udendo parola da 2B sollevò lo sguardo, notando solo in quel momento che si era spostata al lato opposto per fare lo stesso, passando da una maglia all’altra con aria poco convinta. La osservò dilettato, finché non la vide sollevare il viso verso di lui, voltando una t-shirt. Su di essa era rappresentato il disegno di uno scoiattolo con una ghianda tra le zampe.
“Carina” commentò, immaginandosela già addosso a lei. Sarebbe stata adorabile.
“Ti somiglia.”
“Oh, grazie – No aspetta, cosa?”
Spalancò le labbra, incredulo, chiedendosi cosa mai potesse avere in comune con uno scoiattolo.
Lei emise appena un risolino, nascondendosi con la maglia in questione, prima di abbassarla di poco per mostrargli l’ilarità che le sollevava gli angoli delle labbra.
“La proveresti?”
“Non se ne parla.”
“Oh, come vuoi.”
La rimise al suo posto con noncuranza, facendo come per andarsene.
Per questo 9S immediatamente contrattò: “E va bene, la indosso! Se però prendi anche qualcosa per te!”
Lei tornò a rovistare, trovando un’altra maglietta a maniche corte con su una scritta in nero, tracciata in un carattere sobrio.
Nice” lesse. “Suona come Nines. Dovresti -”
“2B.” Alzò gli occhi al cielo, sospirando esasperato.
Lei si imbronciò, bofonchiando mentre se la stringeva al petto: “D’accordo, se non la vuoi tu la prendo per me.”
“Perché?”
“Perché così ti avrò sempre vicino.”
Detto ciò si chinò al reparto sottostante, notando che lì ci fossero gonne e pantaloncini. Ne prese uno a caso e senza aggiungere altro si allontanò verso delle tende che supponeva essere camerini.
9S restò lì pietrificato, finché non scomparve. Si ripeté quelle parole nella sua testa, percependo le sue pulsazioni accelerare progressivamente. Fortuna che i Pod avessero deciso di andare a pescare, piuttosto che stare dietro a loro.
Prese un respiro profondo, vedendo se ci fosse un qualche pantalone che potesse andargli bene, e ne trovò uno lungo, di un tessuto chiamato ‘dènim’. Di qualcosa che potesse identificare come ‘matching t-shirt’, tuttavia, non ve n’era traccia.
Un po’ dispiaciuto andò anche lui a cambiarsi, passando prima dalla biomacchina per chiedere se potesse passargli i dati che aveva ottenuto sugli umani. Già stava pensando di procedere con la manomissione, nel caso in cui si fosse rifiutata, ma sorprendentemente fu piuttosto collaborativa. Addirittura, dopo averli condivisi con lui, gli raccontò di sua spontanea volontà che un giorno aveva servito una regina, divenuta la sua migliore amica, ma che alla morte di questa fu costretta ad andare via. Fortunatamente, ora aveva trovato una sorellina con cui portare avanti il negozio.
Mentre si cambiava, 9S pensò a quanto quella biomacchina dai modi cortesi e quieti gli ricordasse Pascal. Aveva detto che la regina era la sua ‘migliore amica’. Sembrava che soprattutto tra le adolescenti o tra le bambine umane si venisse a creare questo forte legame d’amicizia, che portava a prediligere una persona più di ogni altra. Se fossero stati bambini, forse avrebbe potuto dire di se stesso che 2B era la sua migliore amica. Oppure sarebbe stato inadeguato?
Mentre ci rimuginava riemerse dalla tenda, cercando il primo specchio a grandezza umana che trovava. Girò distrattamente attorno ad un pilastro e si arrestò di botto, trovando già 2B a specchiarsi. Si voltava a destra e sinistra, per controllare come le stava alle spalle.
“9S” esordì, accorgendosi di lui, guardandolo con schiettezza. “Sembrano essere della mia misura. Penso li prenderò. Dietro come mi vanno?”
Fece un breve giro su se stessa e lui la fissò senza battere ciglio, da capo a piedi. Il suo sguardo scivolò dalle sue gambe coperte unicamente dalle calze, salendo fino alle sue cosce, mani e braccia nude, per poi soffermarsi su quei pantaloncini e quella t-shirt che sembravano essere stati cuciti apposta per lei. Non riusciva più a processare nulla, si sentiva soltanto come se da un momento all’altro tutte le sue funzioni vitali potessero cessare di funzionare.
Non ricevendo alcuna reazione da lui 2B vi si avvicinò, scrutandolo da vicino.
“Nines?”
“T-ti stanno benissimo” farfugliò appena, voltandole le spalle.
“Mmh?” Non comprendendo le sue azioni si spostò davanti a lui, aggrottando le ciglia. “Grazie. Anche tu ci stai bene” ricambiò, ignara delle impetuose emozioni che lo stavano sconvolgendo.
Il punto era che, a volte – o meglio, molte volte, 9S si rendeva conto della bellezza di 2B. Che fosse per un suo raro ma genuino sorriso. Che fosse per un particolare sguardo che gli rivolgeva, quando gli regalava la vista delle sue iridi. Che fosse per un minimo gesto, ad esempio quando si portava i capelli dietro un orecchio, o persino quando si stiracchiava e si allenava – seppure non ce ne fosse bisogno, ma a lei piaceva tenersi occupata in quel modo. Forse non se ne rendeva neppure conto, ma nei modi di fare, nei modi di parlare, quanto più imparavano, tanto più somigliava ad una donna umana. Stava acquisendo anche una certa grazia ed eleganza nei movimenti, tanto che a volte 9S sarebbe stato tentato di inginocchiarsi dinanzi a lei e farle un cosiddetto ‘baciamano’. E quando si accorgeva di tutte queste cose tendeva ad andare in tilt. Si sforzava di non darlo a vedere, ma dentro di sé si sentiva sconquassato – forse, anche lui stava diventando sempre più simile ad un uomo umano – e l'unica soluzione era svignarsela con qualche scusa e raffreddare il sistema prima di andare in cortocircuito, occupandosi di qualsiasi faccenda che non riguardasse 2B.
Questa, sempre più perplessa, toccò una sua guancia, allarmandosi nel testare la sua temperatura.
“9S, sei caldo! Non sarà per effetto di qualche virus, vero?”
“No, non è questo il caso.”
Le sorrise per tranquillizzarla, facendosi un po’ indietro, sottraendosi al suo tocco.
“Ad ogni modo, prenderò anche io questi vestiti, ma sappi che questa maglia la metterò solo in tua presenza.”
“Va bene” assentì, decidendo di credergli. “In tal caso ti scelgo qualcos’altro.”
“No, grazie, me lo scelgo da solo.”
Tornò in fretta al reparto prima che potesse provare ad insistere e vincere, scappando dal suo potere eccezionalmente persuasivo. Ricontrollò in quella che aveva capito essere una sezione maschile, scrutinando tutto con attenzione, finché non trovò altre due maglie meno illustrate, di cui una a maniche lunghe e con un cappuccio, della stessa misura. Se le poggiò su un braccio, annunciando che andava a provarsele, e visto che gli stavano decise che le avrebbe prese.
Tornò indietro dopo aver indossato nuovamente gli stivali, portandosi dietro abiti nuovi e vecchi, scegliendo di restare con l’altra t-shirt blu elettrico. Nel negozio trovò 2B nelle sue stesse condizioni, con le mani piene di stoffe bianche e nere. Mai che fosse andata a scegliere qualcosa di colorato.
La biomacchina mostrò loro dove appoggiare tutto e ripiegò i vestiti con cura, ponendoli in una busta dalla parvenza resistente. Mentre 9S pagava il dovuto notò che, avendo mantenuto il nuovo outfit, gli stivali alti creavano un contrasto eccessivo e troppo appariscente su 2B, per cui domandò se fosse possibile acquistare anche delle calzature.
“Al piano superiore” li informò il robottino con gentilezza, porgendo loro gli acquisti fatti. “C’è la mia sorellina.”
Pertanto salirono ancora e, scandagliando l’area, 9S si accorse che parti del soffitto erano crollate, portando alla formazione di crepe da cui filtravano i deboli raggi del sole insieme a sottili rivoli d’acqua, permettendo al tenue colore del cielo di irradiarsi e riflettersi dappertutto. Includendo le foglie e qualche animaletto che talvolta si mostrava, quella vittoria della natura aveva il suo fascino.
Proseguirono per un po’, finché stavolta non fu 2B a trovare per prima ciò che cercavano e dirigersi lì. Entrarono ed entrambi rimasero stupiti nel trovarsi dinanzi un’androide dall’aspetto giovane, fin troppo giovane, con addosso abiti che sembravano appartenere ad un’epoca lontanissima per quanto erano ingombranti. C’era una predominanza di fiocchi, trine e merletti dorati. I suoi capelli erano sollevati in un’elaborata acconciatura, quasi scultorea, e aveva con sé un piccolo ventaglio e un parasole, entrambi di pizzo bianco.
“Oh, finalmente degli ospiti!”
Ospiti? Non sarebbe stato più adeguato definirci clienti?
9S si scambiò un’occhiata confusa con 2B, la quale scrutava con sospetto la piccola androide.
“Avete già incontrato la mia Marie-Jeanne? Non è fantastico quello che ha scoperto? Quello che ha trovato? Non sono bellissimi gli abiti che confeziona?” E detto ciò fece una piroette, mostrando il vaporoso abito rococò che la avvolgeva, rendendone la figura ancora più minuta.
“Non è pesante?” domandò quindi 9S, dando voce a uno dei tanti dubbi che lo assillava, notando di quanti strati di stoffa sembrava comporsi.
“Per niente! È leggero come una piuma, hehe! Ah, ma non vi aspettate di ricevere qualcosa del genere, questi abiti sono soltanto miei.”
“Non ci interessa, siamo qui solo per le scarpe” tagliò corto 2B, trascinando per il braccio un 9S immerso nei suoi pensieri. Era la prima volta che vedeva un androide dall’aspetto tanto bambinesco e così altezzoso. Stando alle informazioni appena ricevute, quelli erano abiti settecenteschi. Ce n’era solo un’immagine nei dati, ma era incredibile come fossero riuscite a ricrearli con tanta accuratezza. Dove avevano trovato i materiali?
Arrestandosi all’ombra di un arbusto, 2B gli tirò un orecchio, attirando la sua attenzione.
“Ahi, ahia 2B! Cosa c’è?”
Si massaggiò la zona colpita lamentandosi, mentre lei incrociava le braccia, voltandogli le spalle.
“Niente. Presta attenzione.”
“A cosa?” chiese spaesato, domandandosi se lei gli avesse parlato e non l’avesse sentita.
Senza dargli delucidazioni si avvicinò impettita verso un paio di scarpe nere, lo prese e si accomodò su un robusto ramo.
Mentre si toglieva gli stivali 9S, ancora un po’ stranito dalla sua precedente azione, le si accovacciò innanzi, osservando quelle scarpette dall’aria semplice, che riconobbe come un modello ‘ballerina’. Si accorse che fossero senza tacco e, comparandole con quello degli stivali, quasi gli vennero le vertigini. Un pensiero attraversò la sua mente e non riuscì a tenerselo per sé. Era forse a quello che doveva prestare attenzione?
“2B, non ti fanno male i piedi a portare sempre quelle scarpe alte?”
“No, non provo dolore. A volte è stancante, se camminiamo o corriamo a lungo, ma non è insopportabile. Sono designate apposta per il combattimento.”
“Stancante” ripeté tra sé, ignorando tutto il resto. Sapeva già che il loro abbigliamento dovesse attenersi al loro ruolo e, per questo, era essenziale che fosse quanto più confortevole possibile; ciononostante si chiese se non gli stesse mentendo per non allarmarlo. Per accertarsene, approfittando del fatto che avesse tolto anche le calze, prese un suo piede tra le mani, tastandolo con delicatezza, assicurandosi che non ci fossero anormalità.
In reazione ci mancò poco che ricevesse un calcio in faccia dalla sua gamba libera, ma fortunatamente 2B riuscì ad evitarlo, irrigidendosi. Lui la guardò interdetto e lei sviò lo sguardo, portandosi una mano al petto. Si sentiva scoppiare.
“Scu-scusami, non me lo aspettavo” balbettò, nervosa, chiedendosi cosa fosse quella bizzarra percezione.
“Scusami tu, non ti ho avvisato.” Le rivolse un sorriso gentile, prima di tornare a controllarla. “Dammi qualche secondo.”
A livello esterno non vi erano segni, per cui ne analizzò i parametri sullo schermo olografico, risollevato nel constatare che non stesse mentendo e tutto rientrasse nella norma.
“Fatto” dichiarò lasciandola e lei senza perdere tempo calzò le nuove scarpe, alzandosi in piedi per provare a camminarci.
Si risollevò anche lui e quando tornò a sfilare, letteralmente, nella sua direzione, 9S si accorse che così erano entrambi della stessa altezza. Proprio come poco prima. E come tutte le volte in cui erano seduti.
“Sono comode” giudicò 2B con approvazione. “Le prenderò.”
Approfittando del suo imbambolarsi corse a pagarle lei stessa, decidendo di tenersele ai piedi e mettere tutto il resto in un’altra busta, congedandosi in fretta.
Riprendendo per mano 9S lo condusse all’esterno, interrogandolo con aspettativa: “Cos’altro prevede un appuntamento in cui si fa shopping?”
Non ricevendo risposta si voltò, vedendolo ancora in trance. Gli si pose innanzi a braccia conserte, in attesa di una spiegazione. Sul serio era rimasto tanto colpito da quell’androide?
“Ho capito che è carina, però… non è colpa mia se ho un aspetto adulto...” borbottò, gonfiando le guance.
“Eh? Carina? Chi?”
Quasi cadesse dalle nuvole, 9S piegò la testa su un lato.
“Lo sai di chi sto parlando.”
Ci pensò su, sgranando poi gli occhi. Non poteva essere!
“… 2B, sei forse gelo-”
“No” negò prontamente, voltando il viso da un lato, non lasciandolo neppure finire.
“Pensi che possa piacermi?”
“Solo perché ha un vestito più bello.”
Spostò il viso al lato opposto, continuando a sfuggirgli.
“Oh? Quindi ti piacerebbe un vestito del genere?”
“Sì. No, non sto dicendo questo.” Lo guardò, sentendosi esausta. Fu allora che rimase a bocca aperta, trovandolo a labbra serrate, come se si stesse trattenendo. “N… 9S, non ridere!”
Una mezza risata se la fece scappare, scusandosi immediatamente mentre lei gli tirava dei colpetti sul braccio.
“Però 2B, a volte sei veramente tonta” ridacchiò, posandole le mani sul viso, prima che potesse fraintendere e reagire – già la vedeva pronta a mostrarsi offesa. “Quando lo capirai che per me esisti soltanto tu?”
A quelle parole, 2B si pietrificò. Si sentì messa a nudo. Si sentì imbarazzata. Si sentì come se avesse palesato le sue debolezze. E pensò che quelle erano proprio le parole che voleva ricevere.
Incapace di rispondere si morse un labbro, prendendogli le mani e abbassandogliele. Solo allora si rese conto che si trovavano alla stessa altezza. Quella situazione, per quanto rara, non le dispiaceva, perché poterlo guardare direttamente in viso, senza dover abbassare la testa ogni volta, le sembrava più… efficace. La sua fronte era perfettamente parallela alla sua, come lo erano i loro occhi al di là delle bende nere, i loro nasi, le loro labbra. Contrariata dal fatto che però non potesse vederlo direttamente si liberò del visore, lasciandolo scivolare sulle buste posate a terra. Lo vide chiudere le palpebre mentre gli sfilava anche il suo dal capo, spettinandogli la frangia, per poi sbattere le ciglia e spostare lo sguardo su di lei.
Immergendosi in quegli occhi che le erano sempre sembrati tanto veri, e forse anche troppo sinceri, provò l'impulso di abbracciarlo. Normalmente, le veniva da farlo sempre per un senso di perdita. Per evitare che qualcosa di brutto potesse accadergli. Lo faceva in maniera protettiva, avvolgendolo del tutto tra le sue braccia, quasi volesse fare di se stessa un bozzolo impenetrabile che potesse tenerlo al sicuro.
Quella situazione era diversa, anche se non riusciva ad identificarne bene l’origine. Fatto sta che ne avvertì chiaramente la differenza: adesso doveva sollevare e non abbassare le braccia, perché i loro corpi combaciavano alla perfezione, e pur sapendo che i modelli YoRHa fossero tutti della stessa altezza, non aveva mai pensato di volersene accettare. Invece che tra i suoi capelli e le sue spalle poggiò le mani sulla sua schiena, arrivando a poter strofinare il viso contro il suo collo, per una volta non sul suo capo. Spostò lo sguardo di lato per seguire la linea del suo volto, osservando ogni centimetro del suo profilo. Senza neppure rendersene conto sollevò la mano destra, toccandone la mascella con la punta dell'indice, finendo sui capelli che gli coprivano l'orecchio. Glieli spostò visto che la solleticavano, poggiandosi meglio a lui.
“Nines” sospirò appagata. Quel piccolo momento tutto loro, era bellissimo.
9S, dal suo canto, stava per raggiungere di nuovo condizioni critiche. Era come se il suo più grande desiderio di tanto tempo fa si stesse finalmente avverando, perché era tutto lì vicino a lui, era tutto lì, a portata di mano. Lo strusciare della stoffa dei vestiti di 2B, che sfregavano i suoi. Il suo petto che premeva perfettamente contro il proprio. La percezione tanto intensa del corpo e del calore di 2B. La voce di 2B, accanto al suo timpano. Il respiro di 2B, sulla sua ricettiva pelle.
Non sapeva cosa fare. Non sapeva come agire, eccetto restare fermo e ricambiare l'abbraccio, sforzandosi di non lasciar trapelare nulla, ancora una volta. Forse era lui a reagire in maniera sbagliata, esagerata, forse davvero qualche circuito era malfunzionante, perché lei sembrava essere tanto tranquilla, mentre invece lui -
“Nines, cos’altro facevano le coppie umane?”
“Cosa facevano?” le fece eco, ridestandosi dai suoi impuri pensieri.
Gli si staccò di poco, guardandolo con genuino interesse.
“Durante gli appuntamenti. Facevano questo genere di cose?”
“Ah, certo! Passeggiavano mano nella mano o abbracciati, facevano diverse attività per lo più divertenti, mangiavano insieme qualcosa di buono, visitavano qualche posto, organizzavano picnic, si recavano a vari eventi e spettacoli, e così via. Ad esempio compravano gelati, andavano al parco divertimenti o al cinema o -”
“Cinema?”
Rispondendo alla sua crescente curiosità le spiegò quel che sapeva a riguardo, mentre uscivano dall’edificio, riuscendo pian piano a sbollire.
Quando furono fuori, all’ombra di un enorme ginkgo, 2B si fermò, contemplando tutte quelle possibilità. Ne erano tantissime ed era certa che 9S avrebbe voluto provarle tutte. In fondo, anche a lei sarebbe piaciuto poter fare tutte quelle cose che facevano i loro creatori, insieme a lui.
A tale prospettiva stese le labbra in un sorriso, dinanzi al quale 9S si sentì per un attimo perduto. Era così meravigliosa, col vento leggero che le smuoveva i capelli, avvolta da tutto quell’oro irradiato dalle foglie….
Pensando ad un’altra cosa tipica degli appuntamenti, si chinò a raccogliere una piccola dalia con la corolla che variava da un caldo rosa a un pallido arancio, facendogliene dono. Le espresse così tutta la sua ammirazione, tutta la sua gratitudine e, con essa, sperava anche di riuscire a trasmetterle quel sentimento che lo scaldava sempre in sua presenza.
Il sorriso di 2B si allargò mentre accettava quel fiore, portandoselo accanto alle labbra, mormorandone sui petali un muto ringraziamento.
Intrecciò le dita a quelle di 9S, domandando: “Dove andiamo adesso?”
“Dovunque vuoi andare” concesse, lasciando decidere a lei questa volta.
Ci pensò su, guardando le buste che avevano con loro.
“Posiamo prima queste e poi decidiamo” propose, avviandosi verso quella che era diventata la loro casa.
Ancora non aveva scelto tra le diverse alternative suggerite da 9S, ma di una cosa era certa: ovunque sarebbero andati, lei ne sarebbe stata felice. Perché l’unica cosa che contava, era che potessero stare insieme.








 

Angolino autrice:
Buonasera (e buonanotte)! Se trovate errori, sappiate che sto pubblicando tra veglia e sonno. Mi auguro almeno che questa sia una bella favoletta prima della nanna - sono consapevole che è piuttosto dolce rispetto alle precedenti, ma come mi sembra di avervi già detto ho provato a darmi una regolata, ed è stato vano. In particolare, da questo day in poi, le cose hanno cominciato a sfuggirmi di mano e ho rovesciato un barattolo di zucchero.
Voglio solo dirvi che qui, come avrete notato, mi sono ispirata a diverse cose (gioco e side quests, lore, interviste e quant'altro) e ho voluto inserire "nuovi colori". La cosa buffa è che c'è anche un fiore, di cui ho scoperto in seguito il significato (buffo perché mi capita spesso di scegliere un fiore e scoprire che ben si addice a quello che voglio trasmettere). Mi scuso, come sempre, per la terminologia, se dovesse essere errata. 
E con questo vado a dormire.
Goodnight!

P.S: la biomacchina si chiama Marie-Jeanne, dal nome di Rose Bertin, stilista della regina Maria Antonietta. 

  
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