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Autore: Mav_7    17/08/2019    4 recensioni
"Ciò che ero solito amare, non amo più; mento: lo amo, ma meno; ecco, ho mentito di nuovo: lo amo, ma con più vergogna, con più tristezza; finalmente ho detto la verità. È proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma contro voglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNA SETTIMANA PRIMA:

Erano seduti alla loro solita panchina quando Crowley se ne uscì di punto in bianco con una domanda piuttosto scomoda per l'angelo: “Sei mai stato innamorato di qualcuno?”

“Crowley sono un angelo, è la mia stessa natura che mi porta ad amare tutte le creature”

“Sì ma intendo se hai mai amato qualcuno come amano gli umani” precisò Crowley.

Aziraphale ci pensò su ma non riuscì a darsi una risposta: cosa ne sapeva lui di come amavano gli esseri umani? E poi negli ultimi secoli di amore autentico ne aveva visto ben poco. Di una cosa però era assolutamente certo: non si era mai innamorato di nessun umano, negli ultimi tempi però provava una strana sensazione ogni volta che sentiva la voce del demone, come se una strana euforia si impossessasse di lui.

“Hai mai fatto sesso con uno di loro?” cambiò domanda Crowley, indicando uno dei tanti passanti.

“Buon Dio Crowley!” strillò isterico l'angelo a quella domanda.

“Sei vergine?”

“Crowley smettila, okay?”

“Si dice così quando non hai mai fatto sesso con nessuno” continuò imperterrito, “ non sei curioso?”

“No” rispose seccato l'angelo che non vedeva l'ora di concludere al più presto quell'assurda conversazione.

“E non hai nemmeno...come dire...certi bisogni?”,gli strizzò l'occhio.

“Oh Buon Dio, Crowley! Quante volte ancora devo ripetertelo? Tu sei un demone, io un angelo! Io..io ho dei principi”, si aggiustò il papillion che tutto a un tratto sembrava stargli stretto.

L'angelo, ormai spazientito, aveva deciso di averne avuto abbastanza: che andasse al diavolo quel fottuto testone di un demone!

“Ho già perso troppo del mio prezioso tempo con te oggi, ho cose molto più importanti da fare” e detto ciò si alzò dalla panchina incamminandosi a passo spedito in direzione della libreria.

“Prezioso tempo, ma sentitelo” gli fece il verso Crowley “cosa avrai mai di tanto urgente? Un vecchio libro che ti aspetta? Ah no, forse l'ennesimo romanzo d'amore? Almeno io so come occupare nel modo migliore le ore, non sono di certo una verginella come te...” L'ultima frase era stata un colpo basso anche per un demone, per Crowley per lo meno. L'aveva sputata fuori senza nemmeno pensarci per il solo gusto di far male all'angelo.

Sono uno stronzo, pensò Crowley non appena si rese conto delle parole che aveva appena pronunciato.

Aziraphale si fermò di colpo dandogli le spalle. Fece un lungo respiro prima di girarsi verso il suo caro demone per rispondergli nel modo più gentile possibile che potesse mascherare quanto in realtà quelle parole lo avevano ferito.

“Primo: io non spreco il mio tempo, come d'altra parte fai tu, a correre dietro agli umani solo perchè altrimenti non saprei come passare la giornata.

Secondo: i libri sono ricchezza e se tu avessi mai provato ad aprirne uno sapresti di cosa parlo.

Terzo: sono ore che spreco il fiato con te mentre è chiaro che non potremo mai trovare un punto in comune perchè, apri bene le orecchie questa volta, io sono un angelo e tu un demone!” detto ciò girò sui tacchi lasciando Crowley come paralizzato. Questi, dal canto suo, non riusciva a far altro che pensare come avesse potuto trattare così l'angelo.

Aziraphale, non appena entrò nella libreria, chiuse la porta a chiave dietro di se e si sedette spossato sul divano. Si sentiva umiliato, come aveva potuto Crowley prendersi gioco così di lui?

Aziraphale era finalmente riuscito ad addormentarsi, dopo l'ennesimo bicchiere di vino, quando fu svegliato dal telefono che squillava.

“Pronto?” rispose non del tutto lucido.

“Angelo perdonami...oggi al parco, insomma.. sono stato davvero uno stupido, che dico, sono stato davvero uno stronzo. Non volevo offenderti” balbettò Crowley dall'altro capo del telefono.

L'angelo sospirò.

“Bè dì qualcosa! Anche che mi odi ma dì qualcosa ti prego”.

“Crowley io..io ci devo pensare”

“Ci devi pensare? V..va bene. E' perchè ho detto che sei vergine, vero? Sono schiocchezze quelle, non mi interessa”

“Non ti interessa?”

Merda! urlò mentalmente Crowley, che cazzo stava dicendo?

“No voglio dire che non interessa a nessuno...se non hai mai fatto sesso. Non è un buon motivo per prendersela, tutto qua”, cercò di salvarsi.

“Crowley è tardi, ne riparliamo okay?”

Crowley! E perchè da quando aveva avuto la brutta idea di tirare fuori quell'assurda conversazione lo continuava a chiamare Crowley?! Imprecò alzando gli occhi al cielo, già gli mancava il tenero appellativo con cui l'angelo si rivolgeva a lui.

“Va bene, ci vediamo domani?” chiese con un po' di esitazione.

“Ti richiamo io” rispose secco.

“ 'Notte”, ma l'angelo aveva già riattaccato.

 

UNA SETTIMA DOPO:

Crowley era disteso sul letto con la testa tra le mani. Da quanto si trovava in quella posizione? Aveva perso la cognizione del tempo; potevano essere passate ore oppure giorni. Si girò su un fianco rannicchiandosi: non gli importava, niente ormai sembrava più interessargli. In quel momento rimpianse di aver evitato la fine del mondo: che andasse a farsi fottere la Terra.

Aveva fatto di tutto per impedire che l'Anticristo distruggesse quella che ormai da tempo era diventata la sua casa e tutto questo non perchè amava gli umani, anzi, ma solo perchè quello era l'unico mondo in cui poteva stare con Aziraphale. A quel pensiero sentì il blocco di ghiaccio che gli si era formato nel petto diventare ancora più pungente. Si tirò su a sedere cercando di respirare più lentamente ma il nodo che aveva in gola sembrava non volesse far passare nemmeno un filo d'aria. Perchè, perchè, perchè? Perchè a me? Maledizione! Odiava sentirsi così, odiava che il suo umore dipendesse da qualcun altro e odiava con tutto il suo cuore l'angelo in particolare perchè, se si trovava in quello stato pietoso, era solo colpa sua.

Era stato un idiota, peccato che solo a distanza di una settimana si rendesse conto del motivo: aveva offeso ciò che l'angelo amava di più al mondo ( e in Paradiso), cioè suoi libri e poi l'aveva sbeffeggiato su un punto che solo ora capiva essere delicato, cioè il sesso o meglio, il desiderio di lasciarsi andare e la paura di peccare.

Ora, però, disteso sul letto da una settimana in attesa che l'angelo lo richiamasse non aveva idea di come poter rimediare al disastro che aveva combinato. Non riusciva a smettere di maledirsi: possibile che tu possa essere stato così insensibile verso l'unico che non ti ha mai tradito e che è sempre stato presente quando ne hai avuto bisogno, si può sapere che hai nella testa?!

Era una settimana che cercava di spiegarsi cosa gli fosse preso, cosa avesse scatenato in lui il desiderio, perchè quello era stato, di ferire volontariamente l'unica creatura al mondo che lo amasse. Aveva provato un una fitta e poi aveva visto rosso quando l'angelo, nonostante il loro legame, aveva voluto sottolineare che loro appartenevano a due mondi diversi, dando per giunta per scontato che, visto che lui era un demone, dovesse essere per forza cattivo e lussurioso!

Si alzò dal letto sbuffando solo perchè necessitava di altro vino per non impazzire a causa dei suoi stessi pensieri. Stava dirigendosi verso la cucina quando si fermò incuriosito da un foglietto che qualcuno aveva infilato sotto la porta. Lo prese con mani tremanti e lo aprì: “Ciò che ero solito amare, non amo più; mento: lo amo, ma meno; ecco, ho mentito di nuovo: lo amo, ma con più vergogna, con più tristezza; finalmente ho detto la verità. E' proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma contro voglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza. In me faccio triste esperienza di quel verso di un famosissimo poeta: "Ti odierò, se posso; se no, t'amerò contro voglia.”
“Non sapendo come spiegartelo ho preferito riportarti le citazioni di due famosi poeti, li riconosceresti se ti fossi mai interessato alla poesia.

Aziraphale.”

Rilesse il biglietto più volte perchè alla prima lettura era riuscito a concentrarsi unicamente sulla firma dell'angelo, alla seconda non ci aveva capito molto, alla terza, col cuore che batteva all'impazzata, capì che quella era una dichiarazione d'amore, un po' stramba ma restava pur sempre una dichiarazione d'amore.

Molto da Aziraphale,pensò Crowley con un sorriso. Si bloccò.

Molto da Aziraphale” davvero? L'angelo gli aveva appena dichiarato il suo amore e questo era il suo primo pensiero. Aveva ragione l'angelo a non volergli più parlare. Nemmeno lui avrebbe più voluto starsi a sentire, se solo avesse potuto.

Scosse la testa come a voler tornare lucido.

Era davvero un idiota, un grandissimo stronzo idiota egoista. Tutti quei discorsi sul sesso con degli esseri umani quando l'unica cosa che Aziraphale voleva era il suo amore. E lui non contento si era vantato delle sue conquiste...

Crowley non riusciva a smettere di insultarsi, si sarebbe versato addosso un'intera vasca di acqua santa, se solo ne avesse avuta a disposizione.

Okay, va bene, hai stabilito che sei un completo idiota ma che fare ora?

 

UNA SETTIMANA PRIMA:

Aziraphale riattaccò il telefono prima che Crowley potesse finire la frase, non perchè fosse arrabbiato con lui, ma il nodo che sentiva in gola non gli avrebbe permesso di continuare quella conversazione. Sentì due grosse lacrime rigargli le guance e le lasciò scorrere senza asciugarle.

E' questo che meriti quando ti innamori di un demone, ti meriti tutto questo dolore.

Questa era una bugia bianca che l'angelo voleva raccontare a se stesso. Crowley non era come gli altri demoni, lui era buono; l'aveva salvato in molte occasioni ed era sempre stato gentile con lui. Solo ora si rendeva effettivamente conto di quanto lo amasse, aveva mascherato dietro un'amicizia un sentimento molto più potente che ora premeva per uscire. Solo tramite il dolore che stava provando riusciva a capire quanto immensamente lo amasse.

Merda,cosa faccio adesso?

Si ricordò di una frase che aveva letto molto tempo prima e schioccando le dita, si ritrovò tra le mani “Ascesa al Monte Ventoso” di Petrarca, aprì il libro e lesse : “Ciò che ero solito amare, non amo più; mento: lo amo, ma meno; ecco, ho mentito di nuovo: lo amo, ma con più vergogna, con più tristezza; finalmente ho detto la verità. E' proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma contro voglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza. In me faccio triste esperienza di quel verso di un famosissimo poeta: "Ti odierò, se posso; se no, t'amerò contro voglia.”

Rimase folgorato dalla verità di quelle parole. Quando Crowley aveva gli aveva rinfacciato certe cose quel pomeriggio avrebbe voluto essere in grado di odiarlo, anche ora avrebbe voluto provare rabbia nei suoi confronti, invece tutto quello a cui riusciva a pensare era quanto doloroso fosse essere innamorati di chi non ricambia, da chi è indifferente al tuo amore.

Gli tornò in mente la domanda che Crowley gli aveva posto qualche ora prima “hai mai amato qualcuno come amano gli umani?” ora sapeva la risposta. Sì e faceva malissimo, nulla a che vedere con il senso di pace e serenità che trasmetteva l'amore divino.

Prese una decisione: doveva dire a Crowley quello che provava, lo doveva a se stesso.

Provò più volte a comporre il suo numero di telefono senza però avere il coraggio di schiacciare l'ultimo numero. Decise allora di scrivergli una lettera ma dopo alcune ore si ritrovò sommerso da scarabocchi deliranti.

Quella frase è perfetta, pensò prendendo in mano il testo di Petrarca e nonostante tutto sorrise al pensiero di Crowley accigliato intento a comprenderne il significato.

Poteva fare un miracolo e recapitargli così la lettera ma decise che una cosa così importante dovesse essere fatta con cura così prese la giacca e uscì diretto verso la casa del demone. Arrivato davanti alla sua porta tutta la sicurezza che aveva poco fa scemò all'improvviso.

Forza devi solo infilarla sotto la sua porta, che sarà mai? Che sarà mai?! Rimproverò se stesso certo che sarà mai mandare a puttane un'amicizia di 6000? Mandò a farsi benedire la sua coscienza e trattenendo il fiato finalmente spinse il foglio sotto la porta.

 

UNA SETTIMANA DOPO:

Perchè quel maledettissimo demone non si era più fatto vivo?

Era una settimana che Aziraphale aspettava invano un segno di vita del demone, senza sapere che questi aveva deciso di chiudere il mondo fuori, restando rintanato a letto, aspettando una sua telefonata.

Era una settimana che non apriva la libreria perchè non sarebbe stato in grado di parlare nemmeno con i clienti.

Adesso basta, pensò, vado da lui e gli dico tutto in faccia! Aprì la porta della libreria con forza andando a sbattere contro la persona, o in questo caso il demone, che si trovava lì fuori in procinto di bussare.

“Angelo!”

“Crowley!”

E rieccoci con questo Crowley, pensò il demone.

“Io..io stavo giusto venendo da te” squittì l'angelo sorpreso e con la gola secca

“Come sempre vado più in fretta di te” rispose il demone in tono sarcastico.

“Ma se è una settimana che aspetto di avere tue notizie!”

Come osava farsi vivo dopo una settimana, dopo aver letto la sua lettera, e continuare a trattarlo con sufficienza? L'angelo gli avrebbe messo le mani al collo in quel momento.

“Sei stato tu a dirmi che mi avresti richiamato e invece non l'hai fatto”

Oh sì l'avrebbe sicuramente strozzato.

“Non si dicono le bugie angelo, lo sai bene”

E avrebbe continuato a stringere.

Angelo la tua faccia”, non riuscì più a trattenersi Crowley, scoppiando a ridere “sembra proprio che tu voglia uccidere qualcuno, non sta bene per un angelo” continuò alzando il sopracciglio.

“Io non dico le bugie” rispose piccato l'angelo, sempre più sconvolto dall'atteggiamento di Crowley.

“Ah no? E allora questa come la chiami?” estrasse dalla tasca la lettera incriminata, sventolandogliela davanti al naso.

Ecco ora lo avrebbe definitivamente ammazzato, Dio perdonami.

“Quella non è una bugia Crowley” rispose offeso e abbassando lo sguardo sentendo una lacrima rigargli la guancia.

No ti prego, non ora, pensò cercando di ricacciare indietro le lacrime.

Crowley, alla vista dell'angelo così sopraffatto dalle emozioni, non riuscì a continuare con quel teatrino. Allungò una mano verso il viso dell'altro sollevandogli il mento per asciugare con un dito quella lacrima silenziosa.

L'angelo rimase paralizzato a quel tocco.

“Lo so che non è una bugia, angelo” disse in un tono così dolce che l'angelo non potè fare a meno di sollevare gli occhi lucidi verso di lui.

“Scusami angelo, sono uno stronzo, non smetterò mai di ripetermelo. Dopo 6000 anni non ho ancora imparato quanto tu sia sentimentale” e nel dirlo posò entrambe le mani entrambe le mani attorno al volto di Aziraphale che a quel contatto non riuscì più a trattenere le lacrime. Avrebbe voluto dirgli tante cose o per lo meno essere in grado di tirargli un pugno ma tutto quello che riusì a fare fu appoggiare la fronte sul petto del demone per nascondere le lacrime mentre con le mani stringeva la sua maglia. A quella vista Crowley rimase definitivamente senza parole e non potè fare altro che avvolgere l'angelo con in un abbraccio.

“Angelo” lo richiamò quando questi si fu un po' calmato. L'angelo non rispose con il viso ancora appoggiato a Crowley.

“Angelo perchè non me lo hai detto prima? Ci saremmo risparmiati tutta questa sofferenza”.

“Aspetta” si staccò di colpo da lui per guardarlo dritto negli occhi “ che cosa intendi?”

Il demone sorrise facendo un passo in avanti prendendogli le mani tra le sue.

“Che anche io ti amo” e posò un lieve bacio sulla fronte dell'angelo, “io però non ho mai voluto odiarti” continuò lanciandogli una frecciatina in riferimento alla lettera.

“Oh bè io non ci sono mai riuscito” rispose sorridendo e unendo finalmente le labbra a quelle di Crowley.

“Angelo?” lo chiamò interrompendo il bacio.

“Cosa c'è ancora?” sbuffò in risposta.

“Ora poi riprendere a chiamarmi caro? Sai Crowl...” ma non riuscì a finire la frase perchè l'angelo aveva ripreso possesso delle sue labbra.

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​Houston abbiamo un problema! Non riesco a smettere di immaginarmi un finale romantico per questi due piccioncini.
​Spero vi sia piaciuta e ringrazio di cuore chi vorrà farmi sapere come l'ha trovata.

*il titolo fa riferimento a una celebre frase di Ovidio

 
   
 
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