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Autore: evil 65    17/08/2019    15 recensioni
La guerra contro Thanos si è conclusa da cinque anni, e la Terra sta ormai uscendo dal difficile periodo antecedente allo schiocco che cancellò metà della vita nell’universo.
Dal profondo dello spazio, tuttavia, sta per giungere una nuova e antica minaccia.
L’uso delle Gemme dell’Infinito ha causato il risveglio di una creatura che dormiva negli abissi del cosmo, e che ora, dopo aver provocato carestie e devastazioni su vari pianeti, si dirige minacciosa verso la Terra.
Una furia immensa e bestiale, una divinità antidiluviana e una maledizione, che il mondo imparerà a temere col nome di King Ghidorah…
( Crossover Avengers x Godzilla )
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Thor, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Ecco un nuovissimo capitolo!
Si tratta dell’aggiornamento più lungo scritto fino ad ora per questa storia, e uno dei più impegnativi dal punto di vista del contenuto e della resa finale, quindi spero davvero che vi piacerà.
Come al solito, vi invito a controllare le note finali per eventuali chiarimenti, plus la breve Omake comica realizzata per l’occasione.
Ed ora…buona lettura!



Capitolo 12 
 
“Un giorno, il dio Thor, figlio della terra, stava pescando nel mare del serpente, usando una testa di bue come esca. Jormungand s'impennò, e le onde colpirono le coste mentre si attorcigliava e contorceva come una furia. Erano ugualmente forti, il serpente e il dio in quella lotta furiosa. Il mare ribolliva intorno a loro, ma poi l’amo venne rimosso e il serpente strisciò libero e s'inabissò di nuovo, velocemente, sotto le onde. E presto il mare fu calmo di nuovo come se nulla l'avesse disturbato”
( Neil Gaiman )


Poco prima delle 20:00, su tutta New York aveva cominciato a scendere uno strano crepuscolo, probabilmente favorito dalle nubi della tempesta.
L’orizzonte meridionale della città, lungo la costa, si andava ingombrando di lampi e saette, e da quella direzione giungevano attraverso i quartieri cupi rimbombi lontani.
Le nubi già presenti sulla metropoli si gonfiarono.
Governata da una fotocellula, l’illuminazione stradale entrò in funzione con mezz’ora di anticipo sull’orario consueto, anche in quelle strade in cui non era stata ancora attivata manualmente.
La confusione regnava in tutta la città, i cui quartieri erano invasi da veicoli della polizia statale e unità mobili della televisione. Nell’aria surriscaldata e immota s’intrecciavano le comunicazioni radio.
E in mezzo a tutta quella cacofonia vi erano Thor e Ghidorah, gli occhi puntati l’uno nei confronti dell’altro.
L’asgardiano sentì il vento della tempesta che fischiava fra palazzi e grattacieli. Era un suono inquietante, pieno di desolazione. La pioggia che si abbatteva sui parabrezza delle macchine aveva trasformato il paesaggio in un’allucinazione vacillante.
Quando il tonante e Ghidorah si fermarono all’incrocio tra Times Square e la Brodway, la pioggia si fece così intensa e violenta che produsse un fragore abbastanza forte da lenire il suono dei tuoni occasionali.
L’enorme drago fissò intensamente il nuovo avversario, prendendo una rapida annusata.
<< Figlio di Odino >> ringhiò la testa centrale, stringendo ambe le palpebre degli occhi. Le altre due la seguirono a ruota, scoprendo i denti in smorfie grottesche.
Thor inarcò un sopracciglio.
 << Tu mi conosci? >>
<< Conoscevo tuo padre >> sibilò la bestia, dilatando le narici ancora una volta.
<< Aaaaaah, sono passati molti eoni dalla nostra gloriosa battaglia. Il giorno in cui ho ucciso i suoi fratelli >> continuò con un ghigno beffardo. << Abbiamo dimenticato i tratti del suo volto…abbiamo dimenticato il suono della sua voce…ma non dimenticheremo mai il suo fetore, nè il sapore del suo sangue maledetto >>
Compì un passo in avanti, facendo scattare le mascelle, la coda che vibrava per la rabbia a mala pena contenuta.
<< Esso scorre in voi. E vi tradisce…altezza >> disse con un luccichio crudele negli occhi scarlatti, prima di volgere la propria attenzione nei confronti dei suoi compagni. << Gioite, fratelli miei, perché oggi consumeremo non solo questo mondo…ma anche la nostra vendetta >>
Al sentire tali parole, la presa di Thor sulle proprie armi si fece più ferrea.
Strinse gli occhi, mettendosi in posizione di attacco.
<< Ti avverto, lurido verme. Lascia in pace la Terra e tornate nel buco da cui sei strisciato fuori! >>
<< Altrimenti, smilzo? Mi ucciderai? >> chiese beffardamente il drago.
Sul volto dell’asgardiano andò a formarsi un sorriso eccitato, vibrante d’anticipazione per la battaglia imminente.
<< Il senso è più o meno quello >> disse con un ringhio, mentre la bestia allargava le immense ali.
<< Allora vieni avanti, figlio di Odino…fatti ammazzare! >> urlò, caricando in avanti con un ruggito che scosse gli animi di ogni singola persona rimasta in quella città rovente.
( Track 12 : https://www.youtube.com/watch?v=Z4vZIqYCk0Q )
Il dio lanciò un grido di battaglia, e rispose alla provocazione menando un colpo d'ascia che fendette le dure scaglie della serpe.
Il mostro accusò il colpo, incespicando all’indietro. Doveva ammetterlo, quell'arma era formidabile, abbastanza resistente da ferirlo. Ed era proprio dal suo scontro con Odino che qualcuno era stato capace di compiere una simile impresa.
Tuttavia, non si perse d'animo. Era ora di passare al contrattacco.
Con la testa di sinistra menò una frustata,  spedendo l’avversario contro un grattacielo. Poi, spiccò un balzo e atterrò sopra di lui, schiacciandolo al suolo con tutto il suo mastodontico peso.
<< Debole >> sibilò il mostro, lanciandosi in avanti per addentare il corpo dell’asgardiano.
Prima che potesse farlo, tuttavia, qualcosa di piccolo e veloce si abbattè sulla testa centrale del drago, facendolo cadere sul fianco destro.
Thor sorrise, mentre il martello Mjolnir tornava i suoi possesso.
Ne aveva raccolto i resti poco prima di partire con i Guardiani, dopo essere tornato sul luogo in cui suo padre era morto. Lo stesso posto in cui aveva avuto il suo primo scontro con Hela, la dea della Morte, la quale aveva ridotto il mitico maglio in pezzi.
Ma l’asgardiano era riuscito a recuperarli tutti dopo tre giorni di ricerca instancabile, e grazie all’aiuto dell’ultimo dei nani, Eitri, era riuscito a ripararlo.
Thor fece un salto nel cielo, compiendo un largo arco, e atterrò esattamente dietro Ghidorah. Calciò via due pulci che tentarono di bloccargli la strada e sferrò un paio di colpi di martello che frantumarono il cranio di qualche altro insetto. Poi, afferrò la coda di Ghidorah e tirò, facendo appello a tutta la forza che aveva in corpo.
Con un grido di sorpresa, il mostro tricefalo venne sollevato da terra. L’asgardiano lo spostò in su e in giù, sbattendolo sulla strada e sollevando una densa nube di detriti.
Fece un balzo oltre il corpo del titano, trascinandosi dietro la coda.
Nel momento in cui atterrò, fece roteare il drago attorno a sé, investendo palazzi e artropodi come se fossero mosche.
Dopo due giri, Thor non ebbe più la energie per sostenere l’enorme massa del drago e lo scagliò al di là della strada, contro un parcheggio coperto.
La bestia sbattè contro il palazzo come se fosse una palla da demolizione, creando un enorme cratere.
Cadde a terra, lanciando un ruggito di pura collera, mentre gli spettatori esultarono.
Thor tentò di affondare Stormbreaker sulla schiena dell’idra, ma Ghidorah fu rapido a rispondere.
La testa di destra scattò all’indietro, contorcendosi come quella di un gufo. Spalancò le fauci e le chiuse sul corpo dell’asgardiano.
I denti della bestia trapassarono le maniche in pelle dell’armatura, fino al braccio.
Thor sentì in tutto il corpo un dolore immenso, come non lo aveva mai provato. La mascella del drago si richiuse come una macchina, e una delle sue zanne arrivò a sfiorare l’osso dell’arto, affondando sempre di più in profondità.
La testa quasi sorrise, mentre lo sollevava in alto, scuotendo il muso come un coccodrillo.
Thor mosse la spalla, nel tentativo di richiamare a sé Stormbreaker, ma il dolore era insopportabile.
Avvertì delle grida e si rese conto che erano le sue.
Sprigionò dalle mani una scarica, e i fulmini lo aiutarono a liberarsi dallo stordimento.
Si mosse sulle gambe contro la mascella del drago, tirò un colpo di Mijolnir al muso e riuscì a liberarsi.
La manica si strappo, e solo per un momento vide dei punti rossi nell’aria. Il sangue cadde per terra, e si chiese quanti etti della propria carne fossero rimasti nella bocca dell’essere.
Pigramente, si rese conto che aveva ancora conficcato nel braccio la punta di una zanna.
Thor cadde in ginocchio e fece un goffo balzo all’indietro, atterrando sui suoi piedi. Allungò la mano con un grugnito, pronto a richiamare Stormbreaker. Non ne ebbe la possibilità.
Gli artigli di Ghidorah lo afferrarono da dietro, trascinandolo contro un camion. Il suo corpo lasciò un’ammaccatura nella carrozzata e il mondo intorno divenne sfocato.
L’asgardiano si rimise in piedi quasi subito, e nel momento in cui l’idra cercò di colpirlo con la coda, afferrò la punta uncinata.
Il drago lo strascinò lungo il quartiere, facendo incespicare decine di spettatori con la sua avanzata, mentre cercava di sbarazzarsi del tonante.
Poi, la coda pungente schioccò come una frusta e sbalzò Thor verso un edificio.
<< Dio mio! >> esclamò un civile, quando vide l’aesir sbattere contro il palazzo, sollevando una pioggia di cemento e polveri in tutta l’area circostante. Pochi secondi dopo, l’edificio crollò su se stesso, facendo calare una tetra oscurità in tutta la zona circostante.
Thor uscì dall’ammasso di macerie dopo quasi un minuto, visibilmente provato dal colpo.
L’orda di pulci gli fu addosso, afferrandolo per le braccia, le gambe e per i capelli.
L’asgardiano se le scrollò di dosso e si rimise in piedi. Nel mentre, Ghidorah si fece avanti, camminando sugli artropodi.
Un’altra botta della coda colpì Thor sulla schiena, mandandolo a terra. Le pulci gli furono sopra, mentre, dietro di lui, il drago ruggiva di piacere.
<< Le mie scaglie sono cotte di maglia!>> esclamò il mostro. << I miei denti sono spade! I miei aculei sono lance! Davanti a me, il serpente che fece tremare di paura il padre di tutti, tu sei solo un rifiuto! Un patetico sacco di carne appartenente a una casta guerriera ormai prossima all'estinzione! Non sei nulla a confronto di tuo padre ! E ora chiudi gli occhi, figlio di Odino, perché raggiungerai il tuo prezioso Valhalla >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, la bestia sparò altre saette contro l’inerme figura Thor, incurante delle pulci che uccise nel processo. Decisione che, tuttavia, si rivelò ben presto una scelta poco adatta per il tipo di guerriero che aveva di fronte.
Ebbene sì, Ghidorah aveva decisamente sottovalutato il suo avversario... non lo avesse mai fatto.
L’alieno osservò con orrido stupore mentre l’asgardiano si alzava da terra, con gli occhi illuminati di nuova vita e circondato da scariche che zampillavano su tutto il corpo.
La sua  sola presenza aveva oscurato i cieli con ulteriori nubi.
Forti lampi e tuoni fendevano l'aria come spade. I cieli avevano riconosciuto la potenza di Thor di Asgard, e si erano piegati alla sua volontà.
<< Io non sono mio padre, mostro. Io sono Thor, figlio di Odino... e Dio del tuono! >> gridò, emettendo dalla sua ascia un fortissimo tuono che investì in pieno  il drago.
Il corpo della bestia rovinò a terra, oscurando il quartiere con una densa nube di detriti e cenere cadente. 
 
                                                                                                                                                    * * *  

Mentre Ghidorah e Thor erano impegnati a combattere, Hulk si trovava ancora nella presa telecinetica di Wanda.
La Scarlett Witch era rimasta ferma e immobile per quasi cinque minuti, apparentemente in attesa di ricevere un qualche tipo di ordine dal suo nuovo maestro.
Ma quando quel lasso di tempo giunse al suo termine, la donna girò di scatto la testa verso l’Avenger, gli occhi ancora avvolti da quel bagliore dorato.
Il golia verde capì cosa sarebbe successo ancora prima che Wanda cominciasse ad allargare le mani una seconda volta, iniziando a strappare i muscoli dell’avversario.
Hulk strinse i denti e trattenne un ringhio, facendo appello a tutta la forza che aveva in corpo per resistere a quell’attacco invisibile.
La Scarlett Witch, tuttavia, sembrava implacabile, e continuò a tirare.
Fu così che, troppo impegnata in quella sorta di tortura, la donna non si accorse della figura di Quake che era atterrata alle sue spalle.
Ferita, contusa, ma ancora molto viva, l’inumana lanciò una potente onda sonica contro Wanda, mandandola a sbattere contro la colonna di un vecchio edificio.
<< Non provarci nemmeno, streghetta, noi due non abbiamo ancora finito! >> ringhiò Daisy, mentre il corpo di Hulk ruzzolava a terra.
Il golia verde tossì un paio di volte, volgendo alla sua soccorritrice un’espressione incerta.
Quest’ultima si limitò a sorridere, prima di fare un cenno in direzione del punto in cui Thor e Ghidorah si stavano affrontando.
 << Va pure ad aiutarlo. Qui ci penso io >> disse con determinazione, puntando lo sguardo verso la figura di Wanda.
La Scarlett Witch si era già rialzata, guidata da una forza che non le avrebbe mai permesso di stancarsi.
Hulk passò brevemente la testa dall’ex Avenger a Quake.
Dal suo sguardo era evidente che l’idea di abbandonare un combattimento non lo entusiasmava…ma aveva ancora un conto in sospeso con quel drago.
Fece un rapido cenno verso Daisy, per poi lasciare la zona con un balzo a mezz’aria.
Al contempo, la donna si mise in posizione di attacco, pronta a combattere ancora una volta contro la Scarlett Witch.
 
                                                                                                                                                          * * *  

Due isolati più indietro, Rhodey aveva ridotto il quartiere circostante in un colabrodo. L’armatura metallica sollevò al massimo i livelli dei sensori e controllò l’area intorno.
Guardando a Nord, Est e Ovest, vide sette pulci nel raggio dei suoi visori. La più vicina era a dieci metri, ed era di taglia abbastanza grossa.
Un’altra pulce sbucò da dietro un veicolo abbandonato sulla strada principale. L’eroe noto come War Machine si mise subito in posizione di guardia, mentre le creature cominciarono a ringhiargli contro con fare minaccioso.
Rhodey sollevò il braccio meccanico, puntando un’arma fantasma verso il cranio del primo insetto e facendo fuoco. Nonostante le luci di avviso lampeggiassero, a causa dell’energia in rapida diminuzione, l’armatura si muoveva come se avesse ancora montate addosso le massicce M2 che aveva perso pochi minuti prima, quando un’orda composta da dieci pulci aveva cercato di assaltarlo in contemporanea.
L’uomo era riuscito a farle fuori tutte, perdendo nel processo i suddetti generatori ausiliari.
Di fronte alla morte del compagno, il secondo insetto spalancò le fauci e lanciò uno strillo agghiacciante, caricando l’Avenger.
All’interno dell’armatura, Rhodey si accigliò. Se avesse avuto ancora i suoi cannoni, avrebbe potuto trasformare anche la testa di quella bestiaccia in vapore. E anche quella degli altri suoi amichetti, che si erano lanciati nello stesso istante verso di lui.
Dopotutto, Tony aveva costruito l’armatura per avere quel tipo di precisione. Sei colpi per sei pulci.
Se solo avesse avuto i suoi cannoni. Come un amputato a cui mancasse un arto, le sue braccia prudevano come se li avesse ancora addosso.
L’avido insetto, nel frattempo, aveva già percorso metà del tragitto che li separava. Muoveva la mandibola, e i microfoni dell’armatura percepirono il click-click causato dalle zanne.
Senza i cannoni, a Rhodey restava solo il combattimento individuale da vicino. Doveva lasciare che le creature zampettassero fino a lui, lo circondassero e lo afferrassero, alla ricerca di un passaggio oltre l’armatura. Anche senza l’energia, sarebbe stata comunque difficile da espugnare.
Riuscì ad uccidere la prima pulce con relativa facilità, evitando l’assalto e colpendogli la parte molle del ventre. Il pugno corazzato la trapassò da parte a parte, riversando sangue verde per tutta la carreggiata.
Poi, l’uomo afferrò il cadavere della bestia come una mazza, usandolo per colpire due pulci più piccole. Infine lo lanciò contro una di taglia media, intrappolandola nella fiancata di un auto.
Qualcosa di pesante lo attaccò di lato, facendolo cadere a terra. Ruotando leggermente il casco, si rese conto che era stato afferrato da uno degli insetti più grossi, i cui denti erano ora conficcati nelle giunture dell’armatura.
Tentò di rialzarsi, ma la bestia mantenne una posizione salda, scaricando tutto il peso sulle robuste mascelle e inchiodandolo a terra.
Gli interni del casco cominciarono a lampeggiare di rosso, segnalando un altro errore di sistema.
Rhodey cercò di fare appello ai propulsori, ma la posizione in cui si trovava gli rendeva impossibile qualsiasi movimento con le braccia, bloccate sotto il torace dell’armatura.
Aveva difficoltà a respirare. Dubitava che sarebbe sopravvissuto a lungo, se ne fossero arrivate delle altre.
E poi, sentì uno strano sibilo alle sue spalle. La pulce lasciò la presa e urlò, come se fosse stata colpita da qualcosa.
Si udirono altri due sibili, e poi un sonoro crack!. Silenzio.
Rhodey non perse tempo e, approfittando dello sbocco, utilizzò i propulsori dei piedi per allontanarsi dall’insetto.
Cozzò sulla strada e si appoggiò alla schiena, in modo tale da avere una visuale di ciò che stava accadendo.
La pulce giaceva a terra, completamente immobile, con il corpo fumante che stava iniziando a sciogliersi.
A pochi metri dal corpo vi erano i Guardiani della Galassia al completo, accompagnati da Jane Foster, le cui mani erano avvolte attorno a un blaster grande quando una piccola mitragliatrice.
Dietro di loro spiccava la Milano, parcheggiata sopra una Rolls Royce del 63.
Di fronte a quella vista, Rhodey non potè fare a meno di rilasciare un sospiro di sollievo. Si accasciò a terra per la stanchezza, sotto lo sguardo attonito dei Guardiani.
Rocket fu il primo ad avvicinarsi.
<< Sei tutto intero, uomo di latta? >> chiese l’esperimento genetico, picchiettando il casco dell’armatura.
Mantis fissò il procione con un cipiglio scontento.
 << Non essere scortese, Rocket >>
<< Cosa? Non sto facendo lo scortese! >> ribattè l’ex cacciatore di taglie, incrociando ambe le bracci davanti al petto.
<< Io sono Groot >> argomentò Groot, ricevendo un’espressione stizzita da parte del compagno.
 << Quasi, quasi ti preferivo adolescente. Non è colpa mia se il cioccolatino si è fatto sopraffare come un completo idiota >> borbottò, mentre Rhodey si rimetteva in piedi a fatica.
 << Sei fortunato che abbia finito le munizioni >> disse il colonnello, sollevando la maschera e volgendo alla squadra un’espressione sconsolata << Suppongo che dovrei ringraziarvi >>.
 << In realtà, è stata lei a sparare >> si intromise Quill, indicando la figura di Jane. << Buona mira, a proposito >>
La donna rilasciò un sonoro sbuffo, facendo roteare il blaster tra le mani.
<< Non lavori dieci anni per lo Shield senza imparare qualche trucchetto >> disse con tono orgoglioso.
Nebula alzò gli occhi al cielo, apparentemente non impressionata, prima di volgere la propria attenzione nei confronti dell’Avenger.
<< Dov’è Thor? >> chiese freddamente.
Rhodes la fissò confuso. Thor era sul pianeta? Finalmente una buona notizia!
Fece per rispondere ma, poco prima che potesse farlo, un fragore assordante attirò gli sguardi del gruppo.
Alzarono tutti gli occhi al cielo, appena in tempo per vedere le ombre di Thor e Ghidorah che s’incontravano a mezz’aria, proprio nel centro della tempesta, sprigionando fulmini a scariche elettriche.
<< Eccolo! Ciao, Thor! >> salutò Mantis, il volto adornato da un sorriso eccitato.
 << Non penso che possa sentirti >> le rispose Drax, il cui sguardo era ancora puntato in direzione di quella scena apocalittica. E non era certo l’unico.
Quill deglutì a fatica.
 << Wow. È…è… >>
<< Abbastanza grosso da divorare la nostra nave come se fosse una mentina per l’alito >> finì Rocket, il cui tono di voce era decisamente più timoroso di quanto non fosse fino a pochi secondi prima.
Peter cercò comunque di apparire il più fiducioso possibile. Dopotutto, questa era l’occasione perfetta per impressionare Gamora, e non se la sarebbe certo lasciata sfuggire.
<< Più sono grossi…più fanno rumore quando cadono >> disse con determinazione ritrovata, attivando la maschera.
Drax lo fissò stranito.
<< Grazie per aver sottolineato l’ovvio, Quill >> commentò con voce impassibile.
Per poco, l’ex Ravager non cadde in avanti.
 << Cosa? No, è una metafo… >>
<< Meno chiacchiere e più sparare >> lo interruppe freddamente Gamora, puntando le proprie armi verso un punto ben preciso della strada.
Il resto dei guardiani la seguì con lo sguardo.
Decine di pulci avevano appena preso posto di fronte a loro, le zanne scoperte e i volti adornati da ghigni grotteschi.
Rocket sorrise di romando, armando il proprio blaster.
<< Questo sarà divertente >> disse con eccitazione, preparandosi al combattimento imminente.
 
                                                                                                                                                       * * * 
 
Una delle pulci più piccole si lanciò in avanti.
Frank Castle, alias Punisher, sollevò il braccio e tirò una coltellata sulla schiena della creatura. Una seconda pugnalata discese sulla testa del mostro, trapassandole la parte molle tra le placche dell’esoscheletro.
L’uomo ruotò il polso e il cranio dell’insetto si staccò dal suo collo deforme con un suono simile a quello della legna secca. Il corpo si accasciò a terra, in preda agli spasmi.
Frank tenne la testa dell’insetto a distanza, lasciando che il liquido verde sgorgasse fuori, mentre le mascelle ancora sbattevano come una dentiera giocattolo.
Con un sospiro stanco, si infilò dentro un condominio e cominciò a correre su per le scale, non prima di essersi chiuso la porta alle spalle. Alcune pulci vi sbatterono contro, ma la parete metallica sembrò reggere.
Questo gli diede un po’ di tempo per riflettere. Si era fatto strada fino alla periferia di Hell’s Kitchen, e ormai era vicino al centro città.
Mentre saliva, attraverso una delle finestre presenti nell’edificio, notò pigramente che alcuni poliziotti stavano facendo fuori le pulci di taglia più piccola, ma era come se stessero usando dei sassolini per deviare il flusso di un fiume in piena. Sparavano senza alcuna strategia. Sembravano più bambini che giocavano a fare i soldati, ma non per questo avrebbe criticato il loro coraggio.
Una volta sul tetto, guardò di sotto. Cinque pulci si stavano arrampicando sul muro del palazzo.
Frank scaricò quasi un intero caricatore sugli artropodi, nel tentativo di farli desistere.
Fu così che, troppo impegnato ad eliminare gli insetti che stavano cercando di raggiungerlo, non si accorse dell’enorme bestia che lo avventò alle spalle.
Perse l’appoggio e cadde dal tetto, precipitando su una recinzione di ferro. Le punte acuminate gli si conficcarono nella spalla.
Frank urlò a squarciagola con venti centimetri di ferro che gli trapassava parte del braccio, e il resto del corpo che penzolava giù dalla rete metallica. Il suo fucile, tuttavia, non cessò di sparare, continuando a bersagliare gli insetti che aveva a portata di tiro.
Le pulci concentrarono tutta la loro attenzione su di lui, raggiungendolo e tentando di afferrargli i piedi, le gambe e il bacino.
Una di loro riuscì ad addentargli la spalla ferita, piegando la sbarra di metallo tra le mascelle. Ironicamente, fu proprio il morso della bestia a liberarlo.
L’uomo ringhiò per la rabbia, estraendo una pistola dalla tasca dei pantaloni e facendo fuoco direttamente dentro la bocca dell’insetto. Il corpo dell’animale fu brevemente mosso da spasmi, prima di cadere a terra e trascinare il giustiziere con sé.
Frank atterrò su un cassonetto e rotolò sulla strada, gemendo per il dolore.
Al contempo, tre pulci di tagli media cominciarono a zampettare verso di lui come cani famelici.
L’uomo fece fuco con il fucile, ma dalla punta dell’arma non partì nessun proiettile. E la pistola non sarebbe bastata. Doveva ricaricare, ma considerando quanto erano vicini quegli affari…non avrebbe mai potuto fare in tempo.
Fortunatamente, non ne ebbe neanche bisogno.
Una sfocatura rossa si avventò contro una delle pulci, colpendo l’insetto con un poderoso calcio rotante che lo spedì contro un bidone della spazzatura.
Il secondo artropode si voltò per la sorpresa, ma troppo lentamente. Con un rapido balzo, la misteriosa figura infilò un’asta metallica nel cervello della bestia, spezzandogli il tronco centrale e uccidendola all’istante.
Un’altra pulce si lanciò verso il nuovo avversario, con le fauci spalancate.
Come se fosse manovrato da una forza invisibile, questi si piegò a terra ed evitò l’attacco per un pelo. Poi, lanciò uno strano bastone dritto in uno degli occhi presenti sul cranio dell’insetto.
L’animale ululò per il dolore, agitandosi avanti e indietro per liberarsi del corpo estraneo.
Con movimenti fulminei, la sfocatura rossa estrasse l’asta di metallo dal cadavere della pulce uccisa poco meno di un minuto prima, compì alcune capriole verso l’altra e le riservò lo stesso destino.
Frank osservò l’intera scena con pacato interesse, mentre la figura di Matt Murdock, conosciuto al grande pubblico come Daredevil, si palesava di fronte a lui sotto i lampi della tempesta.
<< Testa cromata >> salutò il Punisher, con un gesto beffardo della mano insanguinata.
<< Frank >> fece il Diavolo di Hell’s Kitchen, dandogli un rapido cenno del capo.
Aiutò l’uomo a rialzarsi, mentre questi osservava i cadaveri degli insetti sparsi nella zona circostante.
<< Ti sembrerà strano, ma fare il disinfestatore era stata la mia prima scelta di carriera >> disse con cupo divertimento.
Matt drizzò di colpo la testa, facendo appello ai suoi sensi più sviluppati.
Rimase in silenzio per quasi mezzo minuto, prima di volgere la propria attenzione verso Times Square.
 << Questi sono solo pesci piccoli, Frank. L’origine di tutto questo male…si trova là >> disse indicando la suddetta posizione.
Il Punisher inarcò un sopracciglio, passando brevemente lo sguardo dal vigilante al Centro Città.
<< Gesù, a volte mi dai i brividi >> borbottò a bassa voce.
Fatto questo, scrocchiò il collo e ricaricò le armi nella frazione di pochi secondi.
 << Bhe, allora non c’è tempo da perdere. Fammi strada, rosso >> ordinò con tono burbero, un’abitudine che si era portato dietro dai suoi giorni come militare.
Matt si limitò ad annuire, apparentemente inalterato dai manierismi dell’uomo. Cominciò a correre in direzione di Times Square, seguito rapidamente da Frank.
Davanti a loro, fulmini e saette balenarono tra le nubi, proiettando le loro ombre sulla strada.
 
                                                                                                                                                      * * * 
 
Ghidorah e Thor avevano spostato il loro scontro tra i cieli, oltre la coltre di nubi che aleggiava minacciosa sopra tutta New York.
Mjolnir roteava attorno a loro come un satellite, colpendo occasionalmente il drago, mentre la bestia e il tonante si scambiavano fendenti e attacchi energetici.
Ad un certo punto, Ghidorah compì una brusca virata verso l’alto, fondendosi con le ombre della tempesta.
Sembrava una sagoma nera tra i lampi, un’entità immateriale e malevola, fuoriuscita direttamente dall’oscurità del mondo.
<< Non puoi fermarci >> ringhiò la sua voce bassa e tonante, come il ruggito del vento stesso. << Ridurremo la Terra in polvere! E la polvere diventerà atomi. E gli atomi diventeranno energia! >>
Thor si voltò di scatto, percependo uno spostamento d’aria improvviso alle sue spalle. Fece roteare Stormbreaker, deviando appena in tempo un fascio di gravitoni.
Le nuvole si aprirono ancora una volta, rivelando le scaglie dorate della serpe.
 << Noi ce ne ciberemo, fino all’ultima particella. E una volta sazi, raccoglieremo la Gemma dell’Infinito dai resti di questo sporco pianeta >> continuò la bestia, sorridendo malignamente. << Sarà la nostra batteria personale…fino al prossimo pasto. Ci sfamerà per millenni! >>
Detto questo, si lanciò in avanti con un ruggito, e Thor fece lo stesso, entrambi i martelli issati in alto e carichi di fulmini.
Tutte e tre le teste di Ghidorah spararono un raggio di pura energia, e quando gli attacchi si incontrarono a mezz’aria, proprio nell’occhio del ciclone, produssero un’onda d’urto abbastanza forte da creare una bolla d’aria che circondò i due avversari come una gabbia, investendo nubi, pioggia e lampi come se non fossero altro che semplici fastidi.
L’oscurità della tempesta venne illuminato da un bagliore, e anche la città sottostante lasciò brevemente posto alla luce scaturita dall’esplosione. Sembrava l’ira di Dio discesa sulla Terra.
Thor evitò con superba maestria le fauci della creatura, usando sia Stormbreaker che Mjolnir per caricare un unico e possente colpo.
L’attacco, quale che fosse la sua mistica natura, fu abbastanza forte da scaraventare Ghidora verso terra, con la stessa facilità con cui è possibile far cadere un castello di carte. A quel punto, il tonante non esitò, e con tutta la forza che aveva in corpo si scagliò contro la dorata bestia, affondando assieme a lei nelle gelide e profonde acque americane della baia newyorkese.
Thor continuò a menare colpi, sebbene provato da quello scontro. Avrebbe potuto ritirarsi, avrebbe DOVUTO ritirarsi... ma era pur sempre un Dio Aesir, e la sete della battaglia gli bruciava la gola. Il sangue ribolliva, mentre Stormbraker e Mjolnir avevano fame.
D'altro canto, nemmeno Ghidorah era da meno, e la sua mente aveva già partorito una strategia per abbattere la divinità. Doveva solo trovare la giusta occasione.
Il corpo del drago si schiantò contro il fondale marino, sollevando detriti, fango e metano. La testa di destra scattò in avanti, gli occhi rossi illuminati da una rabbia primordiale e famelica.
L’asgardiano evitò l’attacco, ma così facendo si rese vulnerabile a un colpo dal basso per opera di quella centrale, la quale afferrò il mantello dell’Aeisir, lo fece roteare e poi schiantare contro la catena di una nave ancorata lì vicino.
Thor perse la presa che aveva sulle armi, ruzzolando sul fondale e portandosi dietro la corda in ferro.
Ghidorah sorrise compiaciuto e caricò in avanti. E sebbene non fosse abituato a combattere sott’acqua, i suoi movimenti non furono certo meno rapidi e aggraziati.
Di fronte a lui, l’asgardiano era riuscito a rimettersi in piedi. Ora stava di fronte ad un avversario inferocito, privo di armi…completamente indifeso. O così pensava la serpe dorata.
Thor trattenne il respiro, tese i muscoli e afferrò l’ancora con ambe le mani. Poi, la fece roteare con un unico e rapido movimento, proprio mentre l’idra si apprestava a finirlo.
L’ancora uncinata si conficco nelle mascelle della testa di sinistra, interferendo con il centro di gravità della bestia e facendola ruzzolare sul fondale, sollevando un’altra nuvola di fango che oscurò la visuale di entrambi i combattenti.
Thor tenne salda la presa sulla catena, tirando il drago come se fosse un pesce preso all’amo. Al contempo, richiamò a se Stormbreaker e Mjolnir, mentre Ghidorah si agitava come se impazzito, nel tentativo di liberarsi.
Il tonante era finalmente in vantaggio…ma la battaglia era tutt’altro che finita.
 
                                                                                                                                                   * * * 
 
All’interno della base dello Shield, Fury e il resto del personale raccolto assistevano allo scontro in diretta con espressioni che andavano allo sgomento più puro al classico stoicismo che caratterizzava molti degli agenti appartenenti all’organizzazione.
Ma internamente, pure questi individui erano rimasti sconvolti dalla devastazione perpetrata da Ghidorah in un lasso di tempo così breve. E mentre il drago e Thor si scambiavano colpi, illuminando la baia di New York, alcuni di loro cedettero di essere stati catapultati in una ballata norrena.
<< Signore, abbiamo una chiamata in diretta dal Colonnello Ross! >> disse Maria, richiamando l’attenzione di Fury.
Questi rilasciò un sospiro scontento.
In cuor suo aveva sperato fino all’ultimo che quell’uomo sarebbe stato tenuto fuori dalla faccenda, specialmente dopo tutti i guai che aveva causato durante la Civil War.
Nonostante il suo ruolo attivo nella divisione degli Avengers, l’ex Segretario di Stato non era stato ritenuto responsabile di tutti i danni causati dall’evento, specialmente a causa dei suo status di eroe di guerra e dei collegamenti che aveva instaurato con molti dei membri di spicco presenti nel Governo.
Fury fece cenno a Maria di inoltrare la chiamata.
Pochi secondi dopo, sulla schermata della base comparve il volto di un uomo apparentemente sulla sessantina, dai corti capelli bianchi tirati all’indietro, baffi prominenti, e occhi blu elettrico.
<< Colonnello Ross >> salutò Fury, non nascondendo il fastidio che stava provando in quel momento.
Se il militare se ne accorse, di certo non lo diede a vedere.
<< Direttore Fury, dovete richiamare subito gli Avengers e ordinare loro di ritirarsi a distanza di sicurezza >>  disse con voce autoritaria.
Il Direttore dello Shield inarcò un sopracciglio.
<< Generale, non capisco >>
<< Abbiamo sviluppato…il prototipo per una nuova arma. Un Oxygen Destroyer >> continuò l’uomo, sorprendendo sia Fury che Maria. << Elimina l’ossigeno dall’area circostante, uccidendo ogni forma di vita nel raggio di tre chilometri. Con un po’ di fortuna annienterà quel mostro…e quest’incubo finalmente finirà >>
Internamente, Fury si ritrovò ad imprecare.
Conosceva bene l’arma descritta dal Colonnello, un ordigno ideato durante il periodo pre-Thanos come deterrente contro i superumani troppo potenti da poter essere controllati in maniera efficace.
Nonostante il suo potenziale bellico, Il progetto era stato accantonato, sotto la benedizione della Convenzione di Ginevra, a sfavore delle armi chimiche. Questo, almeno, fino a quando un certo alieno dalla pelle viola non aveva scelto di eliminare metà della popolazione terrestre.
Ross aveva utilizzato l’evento per convincere i piani alti a rivalutare la costruzione dell’arma che, a quanto pare, era già pronta all’uso.
<< Con tutto il rispetto, signore, Thor si trova proprio nel centro d’impatto. Può ancora ribaltare la situazione! >> ringhiò Fury, sbattendo ambe le mani sulla superficie del tavolo tattico.
In tutta risposta, Ross si limitò a sospirare.
 << Mi sta chiedendo di barattare la vita di un alieno per quella di sette miliardi di persone. Desolato, Direttore, ma ha avuto la sua occasione. Il missile è già in arrivo >> rivelò con voce stanca. << Che Dio abbia misericordia di noi... >>
 
                                                                                                                                                 * * *
 
Sulla cima di un grattacielo c’erano ottanta persone stipate come sardine. Nessuno parlava, sebbene una donna muovesse in silenzio le labbra mentre rivolgeva una preghiera a quale che fosse l’entità cosmica della fede New Age, sua attuale ispiratrice. Un uomo affianco a lei si premeva sulla labbra la croce che gli aveva regalato la madre solo due anni prima.
E poi…lo sentirono arrivare : un mugolio crescente da un altro mondo che giungeva dal lato ovest della città, un mmmm che crebbe a MMMMM nello spazio di pochi secondi.
Sugli schermi di tutto il mondo, i vari spettatori assistettero alla scena in contemporanea.
I rifugiati del palazzo videro il missile sbucare da dietro quelli che erano i resti dell’Empire Statet Building. Era a poco più di 200 metri da terra, quasi a baciare la propria ombra sfuggente tra i grattacieli sotto di lui.
L’Oxygen Destoryer, equipaggiato con una testata a frammentazione che lo avrebbe fatto esplodere a contatto, era immobile a mezz’aria approssimativamente nel punto in cui Ghidorah e Thor stavano combattendo sotto le onde.
Nelle immagini successive, gli schermi si riempirono di un bianco così accecante che gli spettatori dovettero coprirsi gli occhi per evitare di rimanere ustionati. Poi, mentre il bianco si affievoliva, videro i frammenti del missile –una piccola quantità di bruscoli neri nel bagliore decrescente – e un’enorme massa d’acqua si sollevò a mille metri dalla superficie dell’oceano. Il proiettile aveva centrato perfettamente il bersaglio.
Dopodichè, la gente di New York e del mondo intero vide incendiarsi l’area circostante, per un tratto di circa tre chilometri, riducendo il mare ad una polveriera.
Guardarono la massa d’acqua gonfiarsi, e poi ricadere sulla baia come pioggia.
Un silenzio inesorabile sembrò calare su tutta la metropoli.
La calma piatta tornò a regnare sull’oceano, mentre pesci morti e uccelli affioravano sulla superficie come galleggianti partoriti direttamente dalle viscere del fondale.
I vari abitanti sparsi sulle cime dei grattacieli rimasero fermi e immobili, gli occhi puntati in direzione di quella zona morta. Erano…erano salvi? La bestia era stata ucciso? Quell’incubo era finalmente finito?
La risposta a tali quesiti non tardò a farsi sentire.
Il corpo di Thor fuoriuscì dalle acque come un proiettile fumante, atterrando pesantemente a terra e percorrendo un tratto di quasi mezzo chilometro, sollevando pezzi di manto stradale e tutti quei veicoli che cercarono inutilmente di frenare la sua avanzata.
Il suo corpo pareva pesantemente ustionato, il mantello era in fiamma, e l’uomo stesso stava ansimando pesantemente. Di Stormbreaker e Mjolnir non vi era l’ombra.
Pochi secondi dopo, l’immensa figura di Ghidorah si sollevò dalla baia con un unico e rapido battito d’ali, atterrando di fronte al corpo esanime dell’asgardiano.
La pelle del drago era piena di tagli e bruciature, ma queste avevano già cominciato a rigenerarsi.
Di fronte a quell’orribile vista, molti degli spettatori che avevano assistito alla scena caddero in ginocchio, mentre altri si misero a gridare o a piangere.
Al contempo, la testa centrale di Ghidorah si abbassò verso Thor, scrutandolo da capo a piedi.
<< Ancora vivo. Mi impressioni, asgardiano. E parecchio, il tuo valore mi ha toccato il cuore. Oh sì, c'è ancora una piccola parte di me che conosce la pietà. Vorrei concludere il tuo dolore... con qualcosa di speciale che ho risparmiato solo per questa occasione >> disse la bestia, sorridendo malignamente.
<< Sai che quando il cuore si ferma, la mente di una creatura vivente continua a funzionare per altri sette minuti? >> chiese con tono vagamente innocente.
Nello stesso istante, la lunga coda del mostro schioccò una seconda volta. Le punte uncinate che aveva come punta si fusero l’uno all’altra, creando una sorta di arpione affilato.
<< Ho intenzione di cavartelo dal petto…e divorarlo davanti a te >> continuò il titano, facendo soppesare la nuova arma sul corpo dell’asgardiano.
Questi tossì sangue, pur mantenendo un’espressione fredda e impassibile, sfidando il mostro a fare del suo peggio.
Ghidorah fece schioccare la lingua, apparentemente irritato da quella palese dimostrazione di spavalderia.
<< Ma non lo farò subito >> disse la testa centrale, ricevendo sguardi delusi dalle altre due.
Poi, girò la schiena e allargò le ali, sollevando una nuvola di polvere.
<< Spero che apprezzerai il gesto, figlio di Odino. Tutto ciò che accadrà a questo pianeta, d’ora in avanti…è tua responsabilità. Dal cielo pioverà fuoco, gli oceani bolliranno, le strade si tingeranno di rosso con il sangue di miliardi. E solo allora, dopo che la tua ultima pietosa speranza sarà estinta, porrò fine alla tua vita >> sibilò crudelmente, lanciando una rapida occhiata al tonante.
Questi tento di rialzarsi…ma si ritrovò incapace di farlo. Qualunque cosa l’avesse colpito, aveva fatto molti più danni di quanto avesse inizialmente pensato. Era da molto tempo che non si sentiva così stanco. Come se tutte le sue energie fossero state prosciugate.
Le tre teste se ne accorsero e scoppiarono in una sonora risata.
<< Lo so che ti dispiace. Per adesso, almeno. In quest'istante fugace e fuggente, nel lungo e tedioso declivio dell'eternità >> disse quella centrale, con tono beffardo. << Ma non preoccuparti…presto sarà tutto finito >>
Thor strinse i denti, mordendosi la lingua. No…non sarebbe finita così. Lui era il dio del tuono! Uccisore di Thanos, erede al trono di Asgard…Avenger. E non avrebbe lasciato che quella serpe malevola distruggesse l’ultima casa che gli era rimasta.
Facendo appello a tutta la forza che gli era rimasta, si alzò lentamente da terra, mentre polvere e sangue si riversarono sulla strada.
Gli occhi dell’uomo parevano calmi e risoluti, ma in realtà bruciavano di rabbia e sete di battaglia. 
Ghidorah ringhiò stizzito, riconoscendo in loro quello stesso sguardo che Odino gli aveva rivolto molti eoni orsono, prima che mutilasse il suo corpo, lasciandolo a vagare morente nell’immensità della spazio.
Inutile dire che un simile ricordo non fece altro che promulgare la sua furia crescente. Avrebbe messo quel misero verme al suo posto!
Ma prima che potesse anche solo compiere un passo in direzione dell’asgardiano…accadde qualcosa di decisamente inaspettato.
La figura corazzata di James Rhodes cadde pesantemente affianco al dio del tuono, le armi ancora funzionanti puntate verso Ghidorah. Non che fossero molte. Le pulci avevano distrutti circa il 60% dei suoi dispositivi d’attacco, ora limitati ai propulsori manuali e ai lancia-missili.
Poco dopo, la coppia venne raggiunta dai Guardiani della Galassia, Jane compresa. Sia lei che Nebula si misero subito di fronte a Thor con fare protettivo, i volti adornati da espressioni fredde e determinate.
Sopraggiunsero anche Quill, Gamora, Rocket, Groot, Mantis e Drax, armati di blaster, coltelli e mitragliette a lungo raggio, tutti giunti su quella landa desolata per proteggere il loro compagno di squadra. E non furono certo gli unici!
Sam cadde dal cielo come un’aquila, seguito rapidamente dalla figura di Bucky. Entrambi erano pesantemente feriti, e avevano perso copiose quantità di sangue. Ciononostante, il loro spirito combattivo non era mai stato più alto.
Uno spettatore esterno avrebbe avuto quasi l’impressione di essere tornato indietro nel tempo, durante la battaglia finale contro Thanos. Una situazione che, a pensarci bene, non era poi così dissimile da questa.
Ma questa volta, il loro nemico non aveva generali dalla sua parte, né sottoposti capaci di pensiero indipendente. Era un essere abbastanza potente da distruggere la Terra con le sue semplici forze, senza l’uso di alcuna gemma, e aveva sconfitto ogni avversario che aveva tentato di affrontarlo.
<< Ah, che piacevole sorpresa >> commentò la suddetta bestia, con un sorriso divertito. << Più spettatori giunti per assistere al mio trionfo? >>
Il resto dei Guardiani lanciò una rapida occhiata in direzione di Thor, soppesando gli sguardi sulle sue ferite. Se pure lui, che era il più potente tra tutti loro, era stato ridotto in un simile stato…allora avevano ben poche speranze di sopravvivere ad uno scontro con quella creatura.
Una consapevolezza a cui erano giunti anche gli Avengers che avevano scelto di assisterli.
E in quel momento, quando ogni speranza sembrava ormai perduta, schiacciata sotto le zampe del mostro tricefalo…
( Track 13 : https://www.youtube.com/watch?v=F_mhWxOjxp4 )
<< Rhodes, mi ricevi? >> disse la voce di Fury nell’elmetto dell’uomo, facendolo sussultare.
<< Sì, io…sono qui >> rispose con tono incerto, senza mai staccare gli occhi dalla gigantesca figura di Ghidorah. Dio, quanto era grande !
<< Tenete duro, ragazzi. Ho chiamato la cavalleria >> continuò il Direttore dello Shield, sorprendendo l’Avenger.
Questi lanciò una rapida occhiata in direzione di Sam e Bucky, i quali avevano ascoltato la conversazione attraverso il canale condiviso.
<< Quale cavalleria? >> domandò il primo, visibilmente perplesso.
La risposta non tardò ad arrivare.
La testa sinistra di Ghidorah si drizzò di colpo, volgendo la propria attenzione nei confronti dell’orizzonte.
Strinse gli occhi e tese l’apparato uditivo che aveva poco sotto le corna, percependo uno strano brusio proveniente da quella direzione.
Schioccò le mascelle un paio di volte, attirando gli sguardi perplessi dei suoi fratelli. La testa centrale, in particolare, aveva il volto chiuso in un’espressione fredda e contemplativa.
Poi, numerosi oggetti cominciarono a fuoriuscire dalla coltre di nubi che circondava New York. Piccoli all’apparenza, poiché molto distanti, ma in realtà grandi ciascuno come un Queen-Jet.
 << Salve, Colonnello >> salutò una voce nell’elmetto di Rhodey. Una voce che l’Avenger avrebbe potuto riconoscere tra mille.
 << T’Challa ? >> domandò sorpreso, puntando gli occhi in direzione dei velivoli misteriosi.
All’interno di uno di essi, proprio al centro di quello sciame meccanico, vi era un uomo di colore dalla postura alta e fiera, quel tipo di portamento che si addiceva al suo staus di reggente.
Indossava una tuta aderente, nera come la pece, mentre tra le mani teneva un elmetto che assomigliava vagamente alla testa di un felino.
Costui era il re della nazione più avanzata dell’intero pianeta : T’Challa, alias Pantera Nera…sovrano di Wakanda.
 << Mi scuso per il ritardo, ma allestire una flotta di queste dimensioni non è esattamente una passeggiata >> disse l’uomo, attraverso i dispositivi di comunicazione della navetta.
Rhodes sorrise, mentre alle spalle del gruppo sopraggiungeva un altro brusio.
Ghidorah si voltò, seguito rapidamente dal gruppo di eroi che aveva di fronte.
Dall’orizzonte opposto alla flotta wakandiana, con una velocità di circa 2 mach, stava sopraggiungendo uno squadrone militare costituito da almeno un centinaio di aeroplani e jet.
<< Insetti >> ringhiò la bestia, spalancando le fauci e preparandosi a bersagliare questa nuova minaccia.
In quel preciso istante, un proiettile di pura energia investì la testa del centrale del drago, facendolo incespicare in avanti.
Quella di destra lanciò un ruggito infuriato, girandosi verso il misterioso attaccante.
La figura di Carol Danvers, alias Capitan Marvel, discese dal cielo e atterrò sulla cima di un grattacielo, affiancata da quella di Spiderman.
<< Pronto per il secondo Round? >> disse la donna con aria di sfida, mentre le sue mani cominciarono a illuminarsi di un intenso bagliore dorato.
Ghidorah non ebbe la possibilità di controbattere.
Un’altra figura atterrò su un grattacielo poco distante. Alta, muscolosa, verde…e decisamente arrabbiata.
Hulk lanciò un urlo furente, che riecheggiò per tutta la lunghezza di quella metropoli ormai ridotta ad un cumulo di macerie.
E proprio tra quei detriti, ai margini del campo di battaglia, si fecero strada altri quattro individui.
Jessica Jones e Luke Cage camminarono fino al gruppo di supereroi, affiancati dalle figure di Daredevil e Punsiher.
Tutti loro non persero tempo a chiedere cosa stesse succedendo o cosa fosse l’enorme drago che avevano di fronte. Si limitarono a porgere cenni rispettosi in direzione degli eroi caduti, cosa che questi restituirono di buon grado. Avrebbero accettato tutto l’aiuto possibile, anche dai cosiddetti “ eroi di strada”, come la gente era solita chiamarli. 
Ghidorah sbuffò disgustato, mentre la testa di sinistra lanciava una sorta di lamento misto al sibilo di un serpente.
Meno di un minuto dopo, Wanda Maximoff atterrò a pochi metri dalla serpe, la figura avvolta in un intenso bagliore rosso. Al contempo, le pulci che ancora imperversavano per la città cominciarono a circondare la zona, creando una sorta di arena con i propri corpi.
Anche se gli Avengers erano riusciti a eliminarne molte…il loro numero era comunque abbastanza elevato da costituire una seria minaccia.
Quake arrivò poco dopo, visibilmente stremata e malconcia, superando il cerchio di insetti e ruzzolando affianco al gruppo di supereroi. Evidentemente, lo scontro con Wanda l’aveva ridotta piuttosto male, ma il semplice fatto che fosse sopravvissuta ad una battaglia con la Scarlett Witch era motivo di orgoglio.
La seguì Stephen Strange, comparendo da un portale assieme a Wong. Sparite erano le bruciature sulle vesti, mentre il corpo dell’uomo ora pareva completamente rimesso, quasi come se non avesse rischiato la morte poco meno di un’ora prima.
“ Magia” pensò ironicamente Rhodes, sapendo bene che Tony avrebbe approfittato di quel momento per dire una delle sue inimitabili battute di spirito.
Altri venti portali si materializzarono alle spalle dello stregone, mentre i migliori combattenti che il mondo della Arti Mistiche avesse da offrire si univano agli Eroi Più Potenti Della Terra per la prima volta dalla grande battaglia contro il Titano Pazzo.
<< Non ho la minima idea di cosa diavolo stia succedendo…ma quelli sono i cattivi, non è vero? >> chiese Jessica, indicando l’esercito di Ghidorah e preparandosi al combattimento imminente.
<< Deduzione impeccabile >> borbottò Matt, facendo la stessa cosa.
Thor prese un respiro profondo, alzando ambe le mani in aria e richiamando le proprie armi.
La reazione fu quasi istantanea : Mjolnir e Stormbreaker schizzarono fuori dall’oceano in un tripudio di fulmini, superando Ghidorah, Wanda, le pulci e conficcandosi nei palmi aperti del tonante.
E mentre l’enorme drago allargava le sue immense ali, pronto ad attaccare quei fastidiosi avversari per quella che pensava sarebbe stata l’ultima volta, il Dio del Tuono lanciò un unico e semplice grido di battaglia.
<< Avengers…uniti! >>
 
 

*Si asciuga il sudore dalla fronte* Uff, non avete idea di quanto sia stato difficile scrivere questo capitolo, specialmente la parte finale. Ficcare tutti quei personaggi all’interno di un’unica scena, scrivere una presentazione per ciascuno di essi senza essere ripetitivo…una faticaccia, ve lo assicuro. Spero davvero che il risultato finale della scena sia stato degno di tutto il lavoro e l’impegno che ci ho messo per realizzarla.
L'Oxygen Destroyer è un'arma molto famosa nell'universo di Godzilla, che non solo uccise il Godzilla originale del 1954, ma per poco non ne provocò la morte nel nuovo film Godzilla : King Of The Monsters. 

Nel caso ve lo siate dimenticati, Daredevil è già stato introdotto nella storia come Matt Murdock, l’avvocato presente nell’intervista televisiva del primo capitolo.
Per chi se lo stesse chiedendo…no, non mi sono dimenticato di Scott e Hope, al contrario. Loro avranno una parte fondamentale nel prossimo capitolo! E credetemi, il prossimo capitolo sarà un vero e proprio Showdown stile Endgame. Avengers, Guardiani, Esercito U.S.A, Wakanda e Defenders vs Ghidorah, Wanda e il suo esercito di pulci assassine poco raccomandabili.
Credetemi, accadranno cose GROSSE. E vi avverto in anticipo : preparatevi psicologicamente!
 
Omake :
 
Un mio amico mi ha chiesto se Ghidorah ha un motto personale. Bhe…
 
Ichi: Preparatevi a passare dei guai
Ni: Guai molto grossi
Ichi: Saranno guai vecchi quanto l'Universo
Ni: Siamo qua per compiere il nostro destino
Kevin: E ci sono anch'io!
Ichi: Estingueremo i mali della pace e dell'amore
Ni: Ed estenderemo il nostro potere sino alle stelle
ICHI
NI
KEVIIIIN!
Ichi: Ovunque ci sia pace nell'Universo
Ni: Ghidorah arriverà
*Tutti e tre *: Pronto a distruggerla!
  
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