Ricordo le mie ali, quando erano bianche, candide come le nuvole.
Ricordo la seta delle mie morbidi vesti, e di come mi accarezzavano dolcemente la pelle.
Ricordo la brezza che faceva danzare la mia chioma rossa, e il profumo dei fiori incrastrati tra i capelli.
Ricordo di essere stato uno degli Angeli più belli del paradiso e, ammetto, ne facevo il mio più grande vanto.

Non sentivo di dover fare modestia. Anche Lui lo sapeva, era stato proprio Lui a crearmi.

Ricordo che mi fissava sempre con un'espressione profonda ed enigmatica, e per me era sempre difficile riuscire a capire i suoi pensieri. Ricordo quelle volte che era orgoglioso delle mie gesta, e di quelle volte quando appariva contrariato dalla mia curiosità.
Ricordo che non me ne curavo.

Sapevo di essere diverso da tutti gli altri Angeli: ero diretto, schietto, non sempre disposto a credere ad ogni Sua singola parola come se fosse oro colato.

I miei fratelli mi guardavano quasi con aria di sdegno, perché io osavo chiedere, presumere, e dubitare del Piano Ineffabile.
Non è un comportamento da Angeli, mi dicevano.

Ricordo gli altri angeli volare tra le nuvole, sorridersi tra loro, i canti Celestiali, mentre io me ne stavo in silenzio ad osservare gli uomini, incuriosito.

Altre domande, troppe domande, troppa curiosità da parte mia. Ma nessuna risposta da parte Sua o dai miei Fratelli. Dall'altra parte avevo trovato le risposte che avevo sempre desiderato, e tanti motivi per seguirli, per seguire il Figlio ribelle del Grande Creatore, Lucifero.

Ricordo quando ci scoprirono, e gli occhi di Lui quando vide me, era deluso.
Ricordo quando mi bruciarono le ali, di quando precipitai giù dal Paradiso, cadendo in un mare di cenere e lapilli.
Ricordo l'aria che puzzava di zolfo, i rumori ovattati, come un'eco lontano.

Ricordo la mia pelle scottare, le vesti nere come il carbone graffiarmi le pelle, e gli occhi bruciare.
Ricordo l'odore delle mie ali bruciate, e l'ultima piuma candida come la neve sgretolarsi tra le mie dita.

Ricordo di non aver pianto, perchè per me è impossibile versare lacrime.
Ricordo la mia luce celestiale che veniva soffocata dalle tenebre.

Col cuore stremato, pesante, affranto, e l'odio ribollirmi nelle vene e brillare nelle mie pupille da rettile, me ne resi conto.

Mi avevano dannato.

Non più Raffaele.
Solo un viscido Serpente Tentatore.

Crawley.