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Autore: MusicAddicted    18/08/2019    17 recensioni
È il 1853. Una missione di Crowley porta a interessanti risultati, di cui lui vuole mettere al corrente un certo angelo.
E a un demone non si può certo dire di no!
Aziraphale come reagirà?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: niente di tutto ciò mi appartiene, è tutta proprietà indiscussa di quegli straordinari angeli o demoni sotto mentite spoglie che siano di Neil Gaiman e Terry Pratchett (R.I.P. :’( )

Allora, che dire?
Dopo aver letto tantissime fanfiction su questo fandom (una più bella dell’altra e non ho ancora finito <3 ) … questi sono gli effetti collaterali.
Io non credevo mi sarei mai azzardata a scrivere su di loro, a giochicchiare con personaggi così assolutamente perfetti (e a combinare inevitabilmente qualche disastro ^^’ ) … ma è successo e non era nemmeno previsto.
E doveva anche essere più breve di quel che è uscito, ma questi due hanno fatto l’angelo e il diavolo che volevano ^^’
* chiede scusa a tutti, si azzittisce e aspetta di continuare lo sproloquio a fine shottina *
 
Chips
Soho, 30 Agosto 1853

 
Aziraphale era tutto intento a cambiare l’ordine dei libri disposti su uno degli scaffali più alti, di modo che fosse più congeniale.
Alfabetico? Troppo banale. Cronologico? Lo aveva già stancato.
Aveva optato per un ordine crescente di spessore di copertine. Certo, un lavoro non facile, che gli avrebbe richiesto tantissime ore di tempo.
Ma lui dopotutto aveva l’eternità.

Qualcosa, o meglio, qualcuno, non gli avrebbe permesso di andare avanti con il suo ineffabile progetto. Non quella sera, almeno.
Quel qualcuno, ignorando bellamente il cartello ‘We're closed’ e facendo scattare la serratura dall’interno con un piccolo miracolo demoniaco, fece la sua trionfale entrata, con una furia tale da sollevare una poderosa ventata d’aria che scombinò le pagine dei libri aperti dell’angelo, facendo traballare il più sottile, che precipitò tra le sue tempestive braccia.

“Oh buon cielo, Crowley! Ti sembra il modo?” sospirò il biondo, riponendo con cura il volumetto nella sua area di appartenenza.
“Certo che mi sembra il modo!” fece spallucce il demone, appoggiandosi al bancone e incrociando le braccia al petto. “Piuttosto, ti ci vorrà molto?”
“Anni, forse anche secoli…” replicò meticoloso Aziraphale, proseguendo nella sua attività.
“Non stasera, angelo!” e dicendolo, Crowley schioccò le dita e la scala di cui il suo amico/nemico si era servito si dissolse, con il seguente precipitare del malcapitato angelo.

“Ouch! Dico, ma sei impazzito?”
“Non è proprio la caduta che vorrei vederti compiere…” borbottò Crowley, in un misto di ironia e qualcos’altro che il biondo non percepì. “Ma è stato comunque divertente!” ridacchiò.
“Io credo che tu tragga un po’ troppo piacere dal dolore altrui!” si rialzò l’angelo, massaggiandosi il fondoschiena offeso.
“Demone, qui!” si difese serafico il rosso. “E poi quante storie per una lieve ammaccatura, neanche ti avessi smaterializzato!” sbuffò.

“Se hai finito di mettere a repentaglio la mia libreria e me… me lo vuoi dire che ci fai qui?” domandò Aziraphale, ormai già rimesso a nuovo. “Non che non sia felice di rivederti, caro!” aggiunse, con la sua immancabile affabilità.
“In effetti è passato qualche mese… o anno, chi lo sa. Fatto sta che sto lavorando negli Stati Uniti, una missioncina  di poco conto…” lo informò il demone, con un gesto della mano atto a svilire l’importanza della cosa. “Ma che sta avendo risvolti davvero interessanti.”
“Ah sì?” si incuriosì l’altro.
“Sì. Lascia che te li mostri a cena. Dopotutto te ne devo una da…”
“Parigi, 1793. In effetti, sto ancora aspettando.” precisò l’angelo, un po’ offeso nel suo amor proprio… sempre che gli angeli ce l’abbiano.

“Allora, quale miglior occasione per rimediare?” cercò di tentarlo Crowley.
“Non lo so, non mi sembra una buona idea. Forse sto mangiando un po’ troppo… e nemmeno ho bisogno di farlo…” borbottò Aziraphale, fissando il pavimento.
“Ma che angelo vai farneticando?”
“Gabriel. Ho ricevuto una sua nota di demerito, sostiene che dovrei fare più attività fisica e rendermi meno flaccido…” proseguì il biondo, tastandosi la pancia con disonore.
“E tu ascolti quell’emerito stronzo e le sue puttanate?” s’infervorò il demone.
“Modera il linguaggio, Crowley, almeno nella mia libreria!” gli impose l’altro.
“No, finché non la pianti di dire cazzate!” sbraitò lui, per poi ammorbidire il tono, avvicinandosi lentamente all’angelo e prendendogli il mento tra due dita affinché lo guardasse. “Tu sei semplicemente perfetto, così come sei. Non devi cambiare. Anzi, vederti mangiare è una delle cose che più mi rallegra.”

Come per incanto, un sorriso tornò a illuminare il volto del bell’angelo, dimentico di ogni disagio.
“Beh, se la metti così…” tentennò, senza smettere di sorridergli. “Dove mi porti?”
Il tempo di uno schiocco di dita e i due si trovarono a New York, in pieno giorno, davanti all’insegna di un ristorante che Aziraphale riuscì a leggere fin in lontananza.

Moon Lake Lodge … come mai siamo qui?” si voltò verso Crowley, aggrottando le ciglia.
“Sì, okay, più che una cena sarà un pranzo, fa lo stesso, no? Andiamo!” fece spallucce Crowley, prendendolo per mano per farsi largo fra la moltitudine di gente che si accalcava all’ingresso.
Chissà perché, loro due trovarono già un tavolo prenotato a loro nome. O meglio a nome Crowraphale.
“Non trovi stiano bene i nostri nomi fusi insieme?” azzardò il demone, con finta aria innocentina. “Magari, fra un paio di secoli questa cosa andrà di moda!”
L’angelo continuava a fissarlo confuso, senza parlare.
“Che c’è? Forse preferivi Azley? Magari la prossima volta!” continuò Crowley, cominciando a innervosirsi per tutto quel silenzio.

“Non che io non stia apprezzando tutto questo, caro, davvero… però perché mi hai portato qui?” gli domandò nuovamente l’angelo, mentre si guardava attorno con aria incuriosita.

Sì certo, era un ristorante elegante, con parquet e controsoffitto in legno chiaro, forse noce, ampio, con sedie comode, colonne e marmi e con il suo discreto numero di tavoli, tutti rigorosamente occupati.
Ma era un ristorante, come mille altri.
Non capiva che cosa potesse esserci di così speciale.
A parte essere lì con Crowley, ovvio.

Osservò una cameriera avvicinarsi a loro, con Crowley che provvedeva a far le ordinazioni, senza nemmeno interpellarlo, chiedendo tra l’altro qualcosa che non aveva mai sentito prima, domandandosi cosa potesse essere.
Chips. Aveva un suono così buffo.
Finalmente, il rosso si decise a diradare almeno uno dei tanti misteri.

“Qualche giorno fa ero qui per una missione, dovevo far peccare d’Ira il cuoco di questo ristorante e c’è stata l’occasione propizia, perché c’era questo signore impossibile che ha rimandato indietro un contorno di patate, lamentando che fossero troppo grosse da mangiare”.
“Oh, che cosa poco gradevole da fare!” commentò Aziraphale.
“Allora lì ho sfoderato la mia maestria e ho istigato il cuoco a una vendetta: volevo gli portasse qualcosa di immangiabile. Infatti si è messo a tagliare quelle patate sottilissime, tipo quella roba che usano in chiesa la domenica…”
“Mio caro, non mancare così di rispetto alla santa ostia del figlio del Supremo!” si indignò l’angelo. “Okay, possono essere anche passati quasi seimila anni, ma sei stato un angelo anche tu.”
“Non è questo il maledetto punto!” si difese Crowley, dondolandosi sulla sedia in modo agitato. Lui odiava essere interrotto. “Era un esempio, per darti un’idea di quanto fossero sottili. E poi lo sai cos’ha fatto? Le ha fritte dentro una marea di olio bollente e le ha cosparse di sale!”
“Oh no, non avrà osato servire al cliente un obbrobrio simile!” si allarmò il biondo.
“Oh sì che ha osato, ma vuoi sapere cosa gli ha detto il cliente?” lo stuzzicò il rosso.
“No, grazie, preferirei risparmiarmi una sequela di insulti …” tentennò l’angelo, ma Crowley era comunque determinato a informarlo di ogni cosa.
“Gli ha detto che non aveva mai mangiato qualcosa di così squisito!”
“Ma come?” si stupì il suo interlocutore, sgranando i suoi occhi blu.

“Provare per credere, mio angelo diffidente!” ammiccò Crowley e proprio in quel momento, forse per coincidenza o forse a causa di un altro piccolo miracolo demoniaco, la cameriera portò in tavola il piatto di patatine.
Aziraphale le studiò a fondo, prima si riempì la vista, quel giallo così dorato da ricordargli il sole, poi si inebriò col profumo che emanavano, ne tastò la consistenza, calda e croccante, e si decise timidamente a soffiare e portarne una alla bocca.

Una volta assaggiato quel cibo sconosciuto, emise una serie di gridolini goderecci che per Crowley erano una vera delizia.
Fantasticava ad occhi aperti di farglieli produrre in altri ambiti, senza che il cibo fosse coinvolto, magari fra le lenzuola di un letto. Il suo.

“Che ti avevo detto? E in un certo senso… se questa cosa ora esiste, è merito mio!” sogghignò fiero, sgranocchiandone una manciata.
“Ti dovrebbero riammettere in Paradiso per quest’indescrivibile bontà!” bofonchiò l’angelo, mangiandone una dopo l’altra.
“Pensa a mangiare e a dir meno cazzate, angelo!” rise sprezzante il demone. “E comunque, posso anche avere fallito con l’Ira, ma recupererò con la Superbia. Tempo qualche settimana e questo cuoco si crederà il migliore in assoluto, licenzierà tutti e punterà a vette così alte che lo porteranno solo a sfracellarsi rovinosamente!” pianificò, diabolico.
“Non se ci metto una buona parola io!” ribatté l’angelo tra un boccone e l’altro.
“Non se ci metto una buona parola io!” lo scimmiottò Crowley, ma in fondo ne era divertito, sapendo che gli avrebbe concesso quell’anima.
Perché lui al suo angelo avrebbe concesso qualsiasi cosa.

Nonostante la porzione gigante, arrivarono alla fine delle patatine, ma Crowley fu più svelto e agguantò per primo l’ultima.
“Crowley!” protestò l’angelo, imbronciato.
Il demone lo sfidò, abbassandosi un po’ gli occhiali per fissarlo con le sue iridi serpentesche.
“La vuoi, angelo? Allora vienitela a prendere!” disse, tenendo saldamente fra i denti un’estremità dell’ambita patatina.

Per nulla intimorito, Aziraphale lo tirò a sé, cominciando a mangiarne una parte. Crowley mangiò l’altra metà e le loro bocche finiscono per incontrarsi.
Un incontro morbido e salato, che si limitò al solo contatto fra le labbra. Innocentissimo, eppure peccaminoso allo stesso tempo.
Aziraphale si soffermò un po’ più del dovuto su quelle labbra demoniache, considerando che la patatina l’avevano già mangiata da un pezzo e fu solo grazie alle scurissime lenti degli occhiali che si era già rimesso a posto se Crowley riuscì a celare al meglio lo stupore, misto a gioia.
Anche se a malincuore, fu il primo a separarsi.
Meglio non forzare la propria fortuna. Dopotutto, aveva tempo a sufficienza per aspettarlo e quella poteva già ritenerla un’importante conquista.

“Sai, mio caro, anche se sono salatissime, questa è di sicuro la cosa più dolce che abbia mai mangiato.” mormorò l’angelo con un sorrisetto, per poi versar loro del vino, come se niente fosse.

Crowley finse di non dar peso a ciò che aveva detto, ma in cuor suo ormai aveva eletto le patatine fritte a cibo preferito.
Per un po’ lo sarebbero state anche per Aziraphale.
Dopotutto, le crepes le avrebbero inventate soltanto mezzo secolo più avanti o poco meno.
E forse Crowley avrebbe saputo fare un ottimo uso anche di quelle.
---
FINE
 
Ho un po’ di cose da dire (la domanda è… ma voi volete saperle? vabbè XD )
- Qualche sera fa ero al ristorante, sono arrivate le patatine fritte (è sempre un momento gioioso quello) e ho cominciato a pensare ‘Hey, ma quanto sarebbero  pucci Cro e Zira a litigarsi una patatina e a finire per baciarsi, stile Lilly e il Vagabondo?’
Quindi ho cominciato a scrivere, ma volendo essere il più precisa possibile, ho proprio fatto ricerche sull’invenzione delle patatine fritte (solo che non sono quelle a bastoncino ma quelle a fette sottili, stile quelle che si trovano nei sacchetti) … e ho detto ciao ciao all’idea dei bastoncini, nella storia che si cela realmente dietro l’invenzione di queste patatine ci potrebbe essere davvero lo zampino di Crowley! XD

- Ammettiamolo, l’invenzione dei nomi per le shipping deve essere per forza di matrice demoniaca!!
A proposito, a parte Ineffable Husbands (che trovo assolutamente azzeccato) c’è un altro nome ufficiale?

- Scusate per l’esagerata montagna di fluff, ma, davvero, questi due sono una fonte pericolosa.
- Grazie a chiunque si sia avventurato a leggerli, spero di non averli snaturati troppo * si mangia unghie, falangi, falangine e falangette*
   
 
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