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Autore: I_love_villains    18/08/2019    0 recensioni
Post-Yakuza.
Gabbare gli heroes è facile, gabbare la malasorte è impossibile: a differenza della sua controparte bendata non manca mai un colpo! Per questo i villains vivranno varie disavventure tramutati in altre specie, ringiovaniti o assumeranno ruoli inaspettati. Non è detto però che dal male non venga nulla di buono …
Ogni tre capitoli ci sarà come protagonista un membro diverso della Lega, anche se saranno sempre presenti tutti, e ogni mini-storia si incastra con le altre.
Fan avvisato mezzo salvato: SPOILER!
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dabi, Himiko Toga, Nuovo personaggio, Shigaraki Tomura, Twice
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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ANNI RUBATI: PARTE I



Come è facile immaginare, l’apparizione a colazione di una Toga ringiovanita, con indosso solo la parte superiore di un pigiama ora extralarge e che si trascinava dietro un orso di peluche alto quasi quanto lei, era stata a dir poco scioccante. Per qualche minuto tutti si erano limitati a fissarla basiti, certi di avere un’allucinazione. La bambina li aveva guardati con curiosità, stringendo il peluche. Quei tizi vestiti in modo strano ed il posto le apparivano familiari, anche se non ricordava i loro nomi o dove si trovava. Per nulla spaventata, giunse alla spiegazione più logica che poteva ipotizzare.
“Siete i babysitter? Mamma e papà sono partiti? Perché non mi ricordo?”
“È finta!” urlò spaventato Twice.
“Ti prego mr. Compress, dimmi che è un’illusione!” esclamò Spinner.
“Certo che no. Magari l’ha clonata Twice da ubriaco.”
“Non farei mai una cosa del genere! Può darsi …”
“Se vuoi un figlio clone come Jango Fett” fece Shuichi, che in quei giorni era in fissa con Star Wars.
Kurogiri si avvicinò alla piccola, che ridacchiava divertita dalle reazioni degli adulti.
“Toga, come sei diventata così?”
“Perché mi chiami Toga? E come sono diventata? E tu chi sei? Un uomo-nuvola? Sai volare?”
“Forse era meglio quando la sua unica domanda era: posso pugnalarti?” commentò Dabi.
“Himiko” riprese Kurogiri. “Ascolta Himiko, cosa ricordi di ieri?”
“Che sono andata a letto, ma non avevo tanto sonno. Credo di essere andata in bagno a bere … e mi sono svegliata adesso. Ora rispondi a me.”
“Fra poco, intanto mangia.”
Himiko contemplò con aria famelica cosa le offriva la tavola. Nel frattempo Twice era andato in bagno ed aveva trovato una siringa di Toga vuota ma ancora sporca di sangue. Tornò dagli altri annunciando la sua scoperta.
“Quindi è stato un qualche tipo di quirk a farla tornare bambina” commentò Tomura.
“Dobbiamo far analizzare quel sangue” disse mr. Compress. “Chiamo Giran.”
“E noi che facciamo? Quando credete che tornerà normale?” chiese Spinner.
Potevano discuterne quanto volevano, ma c’era un’unica, inevitabile conclusione: dovevano badare alla Toga quattrenne finché non fosse ritornata una diciassettenne. Rassegnati, i villains organizzarono i turni, con la speranza che tutto finisse in fretta. Kurogiri si procurò dei vestiti adatti, dei pastelli ed un paio di giochi in modo che la bimba si mantenesse impegnata, poi le andò vicino. Himiko si voltò verso di lui, il davanti del pigiama macchiato di marmellata, succo, cioccolato e cosparso di briciole. Sembrava che si fosse impegnata per sporcare l’indumento con qualsiasi cosa aveva trangugiato a colazione. Non che il viso e le mani fossero più puliti …
“Adesso mi rispondi come promesso, giusto?”
“Ehm, sì Himiko. Intanto però ti do una ripulita, vieni.”
Dopo una mezz’oretta vestiti e capelli erano in ordine, la bambina era linda e pulita e conosceva i nomi dei suoi coinquilini, alcuni dei quali, Jin compreso, la osservavano ancora sbalorditi.
“Perché non ci sono ragazze?”
Kurogiri si strinse nelle spalle, allora Himiko provvide a rispondersi da sola: “Forse perché questa casa è tutta sporca e in disordine. La mamma pulisce sempre casa nostra, dice che le persone perbene devono farlo o sono maleducate. Ehi, almeno qui non devo mettere in ordine niente!”
“Nemmeno a me piace molto il nostro attuale covo, ma dobbiamo arrangiarci. Quanti anni hai?”
“Quattro. Covo?”
“Sì. È un rifugio segreto.”
“Fortissimo! Posso visitarlo con Bobby?”
“Certo, ti faccio strada.”
La bambina si guardò attorno tutta eccitata, trovando affascinante persino il vetro rotto per il semplice fatto che si trovava in un posto sconosciuto al resto delle persone. Pian piano prese a guardare con più interesse i villains. Tutti loro conoscevano il segreto, erano speciali, e se glielo avevano confidato significava che adesso era loro amica! Himiko strinse con gioia l’orsetto soprannominato Bobby. Desiderava assolutamente sapere tutto dei suoi nuovi amici! Si chiese quanto tempo avesse a disposizione. Trovava strano non ricordare le circostanze in cui i villains erano diventati i suoi babysitter, compreso quindi per quanto i genitori sarebbero stati via, ma si ripromise di chiedere ogni cosa a Kurogiri. Di domande ne aveva a bizzeffe, restava solo da decidere da dove cominciare. E poi sarebbe toccato agli altri.
“Kurogiri” fece Himiko dopo aver esplorato la camera in cui si era svegliata.
“Dimmi.”
“Per quanto staremo insieme?”
“Fra tre ore tocca a mr. Compress sorvegliarti.”
“No, quando tornano i miei? Sono lunghe tre ore? Allora possiamo giocare con tutti uno alla volta! Sentito che bello Bobby?”
Kurogiri pensò che tre ore erano lunghissime se passate insieme ad una bimba vivace e logorroica come Toga. Prevedeva un mal di testa coi fiocchi per la fine di quel lasso di tempo.
“I tuoi genitori tornano la settimana prossima” inventò lì per lì, augurandosi che il problema fosse risolto molto prima. “Sai leggere l’orologio?”
“So l’alfabeto e i numeri fino a 20” proclamò orgogliosa lei.
“Ok, che ne dici di imparare come passa il tempo?”
“Sì sì, cosi faccio una sorpresa a mamma e papà! Come li hai conosciuti?”
“Al telefono, hanno trovato il nostro numero.”
“Siete dei babysitter diversissimi dagli altri. Perché non è venuto uno solo di voi a casa mia?”
“Perché abbiamo un metodo nuovo di badare ai bambini. Ti dispiace?”
“No no, è bello!”
Prima che Himiko potesse chiedere altro, Kurogiri le mise in mano un orologio e iniziò a spiegarle come funzionavano le lancette. Fu sollevato nel constatare che era riuscito a distrarla. Osservandoli, mr. Compress comprese che il trucco migliore nell’avere a che fare con i bambini è batterli in fantasia. Se si riusciva a proporre sempre nuove attività, anticipando i loro pensieri, si poteva controllarli senza subire troppi danni. Ovviamente rivaleggiare con l’immaginazione di un bambino era impossibile per lunghi periodi, ma per quattro ore poteva essere fattibile. Atsuhiro notò che anche Twice e Spinner non toglievano gli occhi di dosso dalla piccola Toga e da Kurogiri, che l’aveva portata in cucina per assisterlo durante la preparazione del pranzo. Si rivolse a loro: “Giran sta arrivando per prendere la siringa contaminata, volete andargli incontro?”
“Sì, sono troppo preso da Toga! Guardala! Bere il sangue degli sconosciuti è troppo sicuro!”
“Io vengo, ho visto abbastanza per capire che non voglio figli.”
“Tra l’altro sarebbero orribili come te!”

Con estrema gioia di mr. Compress, Himiko trascorse metà del tempo dormendo. Infatti il pranzo era quasi terminato quando la piccola aveva scostato il piatto, aveva incrociato le braccia sul tavolo, vi aveva poggiato la testa e si era addormentata in un batter d’occhio.
“Ora è proprio un angioletto. Svegliamola!” aveva commentato Jin.
“Provaci e finisci in una biglia” era stata la minaccia di Atsuhiro.
Mentre la bimba riposava lui aveva catturato qualche animale, poiché aveva intenzione di intrattenerla con uno spettacolo di magia.
Toga si risvegliò con un grande sbadiglio. E una domanda: “Tu sei mr. Compass? Il mago?”
“Compress, cara. Esatto. Ti va di assistere a …?”
“Sì sì! Bobby farà la signora che viene tagliata! Preparatevi, io … dov’era il bagno?”
“Con calma Himiko, nessuno scappa.”
Himiko, dopo aver soddisfatto i propri bisogni fisiologici, si lasciò distrarre dalla sua sconfinata curiosità. Ci teneva molto a vedere il mago, però un tizio con in faccia una mano mozzata era ancora più insolito di un prestigiatore. Tanto mr. Compens la stava aspettando, no? Qualche minuto in più non faceva differenza, soprattutto se lei era l’unica spettatrice.
“Posso toccare la mano?”
“No.”
“Perché no?”
“Perché non voglio.”
“Perché non vuoi?”
“Perché no. Va’ con chi devi stare Toga” sbuffò spazientito Tomura.
“Eddai! Dimmelo! Perché ti copre la faccia? Voglio solo toccarla un attimo, ti preeegooo!”
“Facciamo un patto: ti accontento e tu in cambio mi lasci in pace, ok? Altrimenti …”
Tomura toccò un cuscino, deteriorandolo e meravigliando Himiko.
“Oooh, che è successo?”
“È diventato polvere. E se fai la cattiva finisci anche tu così, capito?”
“Puoi rifarlo?”
“Lo faccio su di te se ci tieni tanto …”
La bambina rabbrividì, ma certamente l’altro stava scherzando. Un po’ inquieta, si dondolò sul posto, si decise a fare un paio di passi in avanti e guardò Tomura da sotto in su. Il ragazzo sospirò. Si tolse Padre dalla faccia e lo porse a Himiko, senza però lasciarlo. Le permise solo di stringerlo tra le mani per pochi secondi.
“Himiko, dove ti sei cacciata? Non ti piacciono le magie?”
“Scusa mr. Compere, arrivo!”
La piccola si avviò di corsa, poi ebbe un ripensamento e tornò da Tomura, che si era risistemato Padre.
“Grazie Tomura, ora ti lascio in pace. E tranquillo, non lo dico a nessuno che porti la mano perché sei brutto.”
Lui ci mise un po’ a metabolizzare, pertanto urlò: “Che cosa?!” quando Himiko era già da Atsuhiro, fuori pericolo. Tomura afferrò con rabbia i manga che stava cercando prima di essere interrotto dal mostriciattolo biondo e si rintanò in camera di malumore. Convivere con una bimbetta era più snervante del previsto!
“Bene, ora che ci siete tutti lo spettacolo può cominciare. Signorina, avrà l’onore di partecipare allo show di un professionista.”
“Yeee! Vai mr. Contess!”
“Si dice Compress.”
“È difficile, non me lo ricordo. Posso chiamarti Compy?”
“D’accordo. Iniziamo, su sua gentile richiesta, col numero dell’orsacchiotto segato in due.”
Sotto gli occhi incantati di Himiko, mr. Compress diede fondo a tutto il suo repertorio: fece sparire e apparire una moneta, indovinò le carte scelte dalla piccola, fece levitare dei piatti, creò bolle giganti, riempì il covo di piccioni che, tubando spaventati, scapparono dalla finestra, rovesciò latte e uova nel cappello senza sporcarlo e così via. Alla fine Atsuhiro invitò la bambina a fare lei stessa una magia, cosa che entusiasmò Himiko tanto da lasciarla senza parole.
“Mettiti così, brava. Quando sei pronta pronuncia la formula magica e distendi il braccio.”
“Abracadabra!”
Un cane randagio poco docile comparve in mezzo ad una nuvola rosata. La bestiola si guardò intorno spaesata, ringhiò all’indirizzo dei due sconosciuti e fuggì dalla stessa via usata in precedenza dai piccioni.
“Ooh, ma io volevo un cucciolo” disse delusa Himiko.
“Purtroppo nei paraggi non c’era altro cara.”
“Che significa paraggi?”
“Nei dintorni, i posti qui vicino.”
Furono interrotti dallo squillo del cellulare di Compress. Himiko fu lesta ad afferrarlo prima del leggittimo proprietario.
“Pronto?”
“Ma chi … Ahaha, sei Himiko vero?” chiese divertito Giran dall’altro capo del telefono.
“Sì, signore. Lei chi è?”
“Un amico. Mi passi mr. Compress carina?”
“Va bene. Compy, ti vuole un amico!”
“Grazie, perché non vai da Spinner? È il suo turno ormai … Sì Giran … Mh, capisco … Togli quel soltanto, conosci abbastanza Toga da sapere quant’è scatenata … Come no … Sì, d’accordo, ciao.”
“Che ha detto?” domandò Twice, che si era trattenuto per ascoltare invece di seguire subito Toga.
“Che fra cinque o sei giorni l’effetto di quel quirk svanirà. Lo hanno testato su un topo pare, gli hanno fatto bere una goccia di sangue. Forse la donna che lo possedeva non ne era consapevole, comunque fa lo stesso: è morta.”
“Non tirare! Non tirare!” strillò Spinner, cercando di staccare le mani di Himiko dai suoi capelli.
“Sono rosa, mi piacciono tanto! Li voglio anche io così!”
“Twice, Compress, aiutatemi!”
“Non contare su di me” fece Atsuhiro sbrigandosi a scomparire. In caso di necessità sarebbe intervenuto, più per il bene della mini-Toga che per altro, ma al momento non c’erano pericoli e lui aveva bisogno di riposo.
“Altri nomi difficili” commentò Himiko, senza opporsi quando Twice la prese in braccio.
“Puoi chiamarmi Jin. Impara l’inglese, marmocchia!”
“Se proprio devi chiamami Iguchi e tieni le mani lontane dai miei capelli! Twice, ti va di guardarla insieme? Tanto quando tocca a te starà dormendo o quasi.”
“Nemmeno per sogno! Che si fa?”
“Voglio pettinargli i capelli. E fare merenda. Posso farlo, vero? Vero?”
Inutile dire che Spinner capitolò di fronte agli occhi da cucciola della bambina. Fu così che Himiko, mentre sgranocchiava biscotti, si divertì a infiocchettare la testa del mutante assieme a Twice, che ogni tanto commentava l’operato sia positivamente che negativamente. Secondo Shuichi i commenti negativi erano i più rispondenti alla realtà. La piccola invece era di tutt’altro avviso: “Finito! Sei bellissimo!”
“Grazie …” disse lui poco convinto, pensando a quanto ci avrebbe messo per disfare tutti i nodi. “Perché adesso non provi i giochi che ti ha comprato Kurogiri?”
“Solo se giocate con me.”
“Hai un appuntamento galante, lucertola?” lo prese in giro Dabi vedendolo passare.
“Hai anche tu quattro anni per non riuscire a ricordare il mio nome?” ribatté Spinner piccato.
“Io scelgo consapevolmente di ignorare informazioni superflue.”
Jin smise di seguire il battibecco e si inginocchiò, anche perché ad aspettare ancora Himiko gli avrebbe slogato il braccio per quanto forte lo tirava in cerca di attenzione.
“Che diavolo vuoi?!”
“Jin, gli zombie sanno fare i babysitter?”
“Zombie? Che c’entrano gli zombie?”
“Beh, lui è uno zombie” dichiarò lei come se fosse ovvio, indicando Dabi.
“Dabi!! Non ci hai mai detto di essere uno zombie!!” gridò Twice fingendosi offeso.
“Cosa?” fece perplesso l’interessato.
“Sei uno zombie addomesticato!” affermò con sicurezza la bambina.
“Zitta mocciosa, non sono uno zombie.”
“Invece sì.”
“No.”
“Sì.”
“Da piccola sei ancora più insopportabile, lunatica.”
Himiko non comprese appieno quella frase, ma la trovò insufficiente ad abbattere la sua convinzione. Aveva davanti uno zombie, per forza!
“Sai che ha ragione? Assomigli parecchio ad un morto” rise Spinner.
“Giochiamo all’invasione zombie?”
Dabi ne ebbe abbastanza. Se ne andò in camera senza degnarsi di rispondere ancora, era una discussione troppo insensata per i suoi gusti. Shuichi si complimentò con la piccola, che gli aveva inconsapevolmente fornito una nuova gamma di insulti e prese in giro per Dabi, e giocò pazientemente con lei e Twice ad una battaglia di peluche. Infatti nella camera di Toga ce n’erano parecchi, tutti lisi, con braccia, gambe o testa mancanti, l’imbottitura che fuoriusciva da diversi tagli. Era evidente che alla ragazza piaceva usare il coltello su di loro in mancanza di innamorati da dissanguare. Solo Bobby era ancora integro, forse perché si trattava di un furto recente.
Durante la sera Himiko fu piuttosto tranquilla, con sollievo del lucertolone. Ne aveva sprecate di energie nel corso della giornata, la bambina, ora doveva solo collassare davanti alla TV o ascoltando una favola. Spinner si accorse che erano le venti passate, dunque il suo turno era finito. Toccò a Twice portare la piccola a letto.
“Jin?” fece Himiko da sotto le coperte, un braccio stretto attorno all’orsetto.
“Sì?”
“Se mi sveglio di notte devo chiamare te?”
“Prima della mezzanotte sì, poi tocca a Dabi. I turni vanno rispettati. Sono solo indicativi, chiamami pure.”
“Ok … Mi leggi Cappuccetto Rosso?”
“Certo!”
Himiko si addormentò dopo appena una pagina di lettura. Jin uscì in punta di piedi, augurandosi che lei dormisse sodo fino al mattino, ma qualcosa gli diceva che non sarebbe successo. Infatti Dabi, verso le due e trenta, sperimentò un piccolo terremoto. Ci mise un po’ a realizzare che un’intrusa seduta sul suo futon lo stava scuotendo con insistenza. Si levò a sedere, accese una fiamma blu tra le sue mani e la fissò. Himiko aveva una coperta sulla testa e stringeva nervosamente Bobby. Sembrò rilassarsi quando finalmente lui le prestò attenzione.
“Uuuh, che bel fuoco!”
“Cosa vuoi?”
“Ho sete.”
“C’è una caraffa d’acqua sul tavolo.”
“Ma è buio!”
“Sei arrivata qui, potevi andare a bere senza disturbarmi.”
Lei scosse la testa e indicò le finestre: “Qui c’è la luce della luna. Se non c’era ti avrei chiamato.”
“Per me è una stupidaggine …”
“Al buio ci sono i mostri. Per favore zombie, vieni …”
“Se vuoi vedere un mostro basta che ti guardi allo specchio, e poi …”
Dabi si interruppe, poiché Himiko era impallidita e aveva sgranato gli occhi.
“C- c’è un mostro nello specchio?”
Ok, le bambine di quattro anni non percepiscono il sarcasmo. Si sentiva in dovere di infondere un minimo di logica in quel discorso.
“No, scherzavo, era per dire che sei tu un mostro ...”
“Sei cattivo!”
“Sì, lo so, nella League of Villains ci sono solo cattivi.”
“Non è vero, gli altri sono buoni. E Tomura ha detto che se faccio la cattiva divento polvere come il cuscino.”
“Essere cattivi è diverso per bambini e adulti. E Shigaraki è il capo, decide lui cosa …”
Fu interrotto nuovamente: “Ho sete!”
“Uff … Ti accompagno, ma perché sei venuta proprio dallo zombie? Non è un mostro?”
“Sì, però quelli addomesticati devono obbedire ai loro padroni. Me lo ha detto Kuma, lui sa tutto sugli zombie.”
Dabi immaginò che si trattasse di un suo compagno di classe all’asilo. Si alzò e andò in soggiorno tallonato da Himiko, che guardava per terra per evitare di vedere eventuali creature terrificanti. Una volta che si fu dissetata si aspettava che lo zombie la conducesse in camera, invece la portò in bagno.
“Su, entra. Non voglio che dopo mi svegli ancora perché devi andarci ... Bene, se proprio dovrai svegliarti di nuovo fallo dopo le quattro, ché tocca a Shigaraki.”
“Zombie?”
“Mh?”
“Mi continui a leggere Cappuccetto Rosso?”
“Ho il cellulare in carica. Dormi e basta, mocciosa.”
“Non ho sonno …”
“Smetti di parlare e ti viene.”
Detto ciò Dabi se ne tornò in camera sua. Himiko strinse Bobby indignata: lo zombie non sapeva fare il babysitter. Eppure era facile …

“Kurogiri, mi sistemi tu i capelli? Tomura non è capace!”
“Sì, ci provasse lui a farti i … le … qualunque cosa siano senza poter usare un dito!!” sbottò lui. Aveva già ridotto in polvere una mezza dozzina di elastici, ma non era tanto quello a innervosirlo quanto il fatto di essere stato buttato giù dal futon da un missile biondo che gridava “Sveglia! Sveglia! Sveglia!”
“Si chiamano crocchie” replicò calmo Kurogiri.
“Ecco, sa anche che sono, vai da lui.”
“Dopo giochiamo insieme?”
“No, sei troppo piccola per fare i miei giochi. Prima di aprire bocca guarda gli elastici.”
Himiko lo fissò imbronciata prima di andare da Kurogiri, che dopo averla sistemata la intrattenne con una caccia al tesoro, in cui tra l’altro attraversava i portali, e con i giochi comprati il giorno prima. Poi avevano pranzato, la piccola aveva dormito, mr. Compress l’aveva portata fuori, Spinner l’aveva lasciata disegnare mentre giocava all’X-box, distraendosi, così che Himiko aveva trovato incustodite le mani di Tomura, che era uscito a catturare Pokémon. Vedere Detective Pikachu gli aveva fatto tornare la voglia di giocare a Pokémon Go … e quando lui era rientrato c’era stata la distruzione dell’X-box. Per quanto ne sapeva Jin, questo era tutto ciò che era accaduto in un paio di giorni di convivenza con la bambina. Gli mancava solo un episodio, forse il più importante, poiché non aveva seguito lei e Atsuhiro durante la loro passeggiata, e pertanto non poteva sapere che Himiko si sentiva già a disagio per qualcosa …
Mentre correva per la strada aveva udito dei guaiti. Himiko si fermò perplessa e guardò mr. Compress in cerca di risposte.
“Compy, che cos’è?”
“Sembra un cane. Controlliamo, ma devi restarmi vicino.”
Per dimostrare la sua buona volontà lei lo prese per mano, la sinistra. La trovò fredda, dura, poco confortevole, ed ovviamente gli chiese spiegazioni al riguardo. Con un sospiro Compress si alzò la manica della camicia, mostrandole la protesi.
“Oooh, sei un robot!”
“No cara, vedi? Tutto il resto è di carne e ossa …”
“Posso vedere sotto la maschera?”
“Tanto ho un’altra maschera” commentò lui prima di accontentarla.
“Perché? Togli anche quella.”
“No, la mia identità è segreta.”
“Perché?”
“Cose da grandi. Forza, troviamo il cane.”
“Io posso averlo un braccio robotico?”
“Mi auguro che non ti capiti mai, Himiko. Immagino che a un bambino sembri grandioso, ma solo perché è troppo piccolo per capire.”
Infatti Himiko non capì, pensò solo che dalla mattina era la terza volta che la escludevano da certi argomenti perché era piccola. Presto però si scordò del desiderio di crescere in fretta, di Compress accanto a lei e del resto del mondo. Con gli occhi che le brillavano per l’emozione, si inginocchiò nella sua tipica posa davanti al cane ferito. Era lo stesso che Atsuhiro aveva usato per lo spettacolo di magia. Il poveretto era stato investito da un pirata della strada, ma alla bambina sfuggì il commento di Compress sulle condizioni della bestiola. Allungò affascinata la mano verso la sostanza rossa che imbrattava il pelo del meticcio e la strada sotto di lui. Era calda e vischiosa, le sporcò la mano mentre lei carezzava il cane, che guaì e li guardò aspettandosi un soccorso. Per Himiko però esistevano solo lei e la mano ora insanguinata che si avvicinava sempre più alla bocca. La leccò, con le guance arrossate e gli occhi chiusi dal piacere.
“Himiko …”
Come era cominciato l’incanto si ruppe. La bambina sussultò e si alzò in piedi per evitare di cadere. Il cuore le batteva a mille mentre guardava colpevolmente Atsuhiro, non più dimentica di cosa i genitori l’avevano ammonita più e più volte a non fare. Tuttavia lui le disse tranquillamente: “Non è igienico leccare le cose dalla strada. Saprai che esistono i germi e che fanno ammalare spero.”
Himiko annuì, disorientata. Compress fece apparire una catena di fazzoletti che usò per ripulirle la mano.
“Ecco fatto. Meglio se te la lavi per bene in bagno appena torniamo, mh?”
Himiko annuì ancora. Abbassò lo sguardo sul meticcio ferito. In fondo non era stata lei a fargli male, forse per questo Compy non era arrabbiato con lei. Ma i genitori le avevano detto che era comunque disgustoso, che le persone normali devono odiarlo, il sangue.
“Per lui non possiamo fare niente cara … Andiamo.”
Atsuhiro la prese in braccio e la bambina poggiò la testa sulla sua spalla. Il ritorno non fu chiassoso come l’andata: Mr. Compress rifletteva su quanto aveva visto e Himiko era incerta se piangere o tranquillizzarsi. Il silenzio del babysitter lo interpretava come qualcosa di negativo, forse voleva sgridarla una volta a casa. Invece lui non lo fece. La salutò gentilmente e la lasciò alle cure di Spinner, che le mostrò un foglio e dei pastelli. Il disagio che provava svanì, permettendole di sorridere come sempre e disegnare spensierata degli scarabocchi colorati, almeno finché non si annoiò e trovò più divertente e altruistico mettere lo smalto alle mani di Tomura.
Il senso di disagio riapparve durante il dialogo con Jin, che si stava impegnando per fornirle una risposta sensata e comprensibile che potesse calmarla.



***Angolo Autrice***
Riuscirà Jin a calmare Himiko?
Lei capirà che Dabi non è uno zombie?
Chi dovrà affrontare nel prossimo capitolo?
Vi aspetto tra due domeniche per scoprirlo!
Bye!



   
 
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