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Autore: EvrenAll    18/08/2019    1 recensioni
Raccolta di flashfic e one shot dedicata a Kelila Lesev, il primo personaggio con cui ho giocato a Dungeons and Dragons.
1. Things we carry
2. An open door
3. Faces in the street
4. Mirror
5. This road
6. Aftermath
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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An open door


Soffocó l'ennesimo ringhio quando alzando lo sguardo scorse Kelila. La mezzelfa non stava facendo nulla di speciale: torturava con le dita un rametto di legno tenendo la testa bassa. I capelli le nascondevano il viso, scivolando appena in avanti, e così, liberi dal nastro che li raccoglieva, la facevano apparire più sensuale del solito.

Il ricordo di quei fili neri sparsi sul materasso della squallida stanza in cui avevano alloggiato pochi giorni prima lo fece irrigidire di nuovo. Serró la mascella e si alzò in piedi, chiudendo le mani a pugno prima che potessero avvolgere l'elsa della spada appoggiata al suo fianco. Mani. Dita.

Poteva solo immaginare cosa volesse dire stringerla come aveva visto fare. Sovrastarla, affondare nella sua carne soda e calda, stringere i suoi capelli tra le dita fino a farla lamentare, costringendola ad esporre la pelle candida del collo… 

Lui.

La voce dell'elfo e la sua indifferenza sarebbero state presto la goccia che avrebbe superato il limite della sua pazienza. 

Vort, cieca e irrazionale, premeva sulla sua razionalità con insistenza: poteva sentire il riflesso del suo sforzo su tutto il suo essere teso. Nonostante la catena fosse cigolante, gli anni che aveva passato in sua compagnia gli permettevano di soffocare quell'istinto. Non sarebbe stato saggio uccidere l'elfo. Non aveva senso uccidere per una donna. 

Kelila non era sua.

Deglutí, iniziando a camminare senza meta.

Sì, poteva solo immaginare cosa significasse stringerla, ma conosceva il tocco delle sue dita sulla propria pelle, la consistenza delle sue labbra sul viso e sulla propria bocca, anche se il contatto era durato meno di un istante. 

Schiantó il pugno sul tronco dell'albero più vicino, mugugnando tra i denti.

La gelosia gli corrodeva le viscere, la rabbia gli impediva di respirare appieno.

Kelila.

Non avrebbe mai dovuto affezionarsi a lei in quel modo.

Non avrebbe mai dovuto vederla, nuda in quella radura e smettere di considerarla una collega.

Non avrebbe mai dovuto aprire quella porta.

  
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