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Autore: LorasWeasley    18/08/2019    4 recensioni
AU [Spamano|FrUK|PruCan| Accenni Gerita]
"-Va bene, sei ufficialmente il nostro nuovo coinquilino, finché non ci tiri brutti scherzi.
Antonio non poté fare a meno di sorridere –Ho 25 anni, direi che sono abbastanza grande per gli scherzi.
...
-Quindi sei uno spagnolo che sta andando ad abitare con un tedesco, un inglese e un italiano, sembra l’inizio di una barzelletta."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Bad Friends Trio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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26.Arthur

Arthur sentì bussare alla sua porta e, prima che potesse dire qualcosa, questa fu aperta.
Rimase con lo sguardo concentrato sul libro che aveva davanti, a leggere la fine del paragrafo che stava studiando.
Aveva l’esame due giorni dopo ma era a un buon punto, aveva quasi finito tutto, poi doveva solo ripassare.
-Ludwig, è già arrivato tuo fratello?
Fece la domanda senza girarsi, aveva chiesto al tedesco di avvertirlo quando sarebbero arrivati gli altri, così avrebbe usato il tempo libero fino alla fine per studiare.
Come risposta ricevette il suono della porta che veniva di nuovo chiusa e poi una voce che con un forte accento francese diceva –Sono io.
Arthur lanciò uno sguardo all’orologio che teneva li accanto, erano le sette.
Chiuse il libro e si girò a fissarlo –Sei in anticipo- constatò incrociando le braccia al petto.
Francis alzò le spalle mentre si andava a sedere di fronte a lui, sul letto –Ti dispiace?
-Mi hai disturbato dalla mia sessione di studio- rispose piccato semplicemente perché viveva per lamentarsi di lui e con lui.
-Studia pure, non ti disturberò.
Arthur sbuffò –Certo, comodo per te.
Francis corrugò la fronte, confuso su quello che volesse dire –Comodo per far cosa?
Arthur gli lanciò uno sguardo ovvio, come se l’altro stesse solo nascondendo qualcosa che sapeva benissimo –Non pensi che dovremo parlare di quello che è successo ieri?
Il francese alzò un sopracciglio –Ora sei propenso a parlare? Perché ieri appena provavo a dire una parola tu non facevi altro che interrompermi e urlare di sopra.
Arthur si alzò, afferrandolo per il colletto della camicia e guardandolo dall’alto verso il basso visto che l’altro era seduto.
-Non provare a fare passare me dalla parte del torto.
Francis sospirò quasi in modo teatrale, poi lo fissò serio –Cosa vuoi che ti dica, Arthur?
-Perché diavolo hai pensato che agire alle mie spalle sarebbe stata un’idea geniale?
-Perché se te l’avessi chiesto non mi avresti mai permesso di andarci.
Arthur alzò le mani esasperato –E ti stupisce come cosa?
Francis rimase in silenzio, poi alzò un angolo della bocca in un sorriso quasi malizioso –Quindi ti sei preoccupato per me?
Arthur arrossì girandosi di scatto –Che stai a dire stupido francese? Io? Assolutamente! Non potrei mai preoccuparmi per uno come te! Tzk…
Francis continuò a sorridere, avrebbe potuto continuare a stuzzicarlo, ma semplicemente decise di alzarsi e abbracciarlo da dietro –Mi dispiace- sussurrò mentre lo sentiva irrigidirsi tra le sue braccia –Ammetto di aver agito d’istinto, ma non mi pento di quello che ho fatto.
-Idiota- sussurrò in risposta l’inglese mentre cercava di liberarsi dalla sua presa.
Francis fece in modo che girasse tra le sue braccia per averlo di fronte, lo fissò per pochissimo in quegli occhi verdi, poi il suo sguardo si posò sulle sue labbra, labbra che Arthur aveva socchiuso leggermente.
Stava per baciarlo quando entrambi sentirono la voce di Gilbert che era così alta e squillante da essere chiara e forte come se fosse li insieme a loro e non all’ingresso dell’appartamento.
Arthur alzò gli occhi al cielo –c’è il tuo stupido amico, dovremo andare.
Si staccò e fece per avvicinarsi alla porta, aveva già una mano sulla maniglia quando venne afferrato dal francese che gli fece poggiare le spalle contro la porta in un botto secco e si appropriò delle sue labbra in quel bacio che pochi secondi prima gli era stato negato.
Lo baciò così bene che quando si staccò l’inglese rimase stordito per diversi secondi, tornò in sé solo quando Francis era già uscito dalla camera, aveva attraversato il corridoio ed era andato a salutare calorosamente l’amico.
Si infuriò con se stesso per come cambiava in sua presenza, per quello che riusciva a fargli, poi li raggiunse nel soggiorno del suo appartamento.
Rallentò il passo e si morse un labbro imbarazzato quando vide Matthew, il fratello di Alfred, sussultare notandolo e afferrare un lembo della maglia di Gilbert quasi come riflesso involontario.
Il tedesco gli si mise di fronte, come pronto a proteggerlo da un imminente attacco.
Si sentì ancora peggio.
Antonio, Ludwig e Francis stavano assistendo alla scena in silenzio.
Arthur sospirò, poi gli si avvicinò, a capo chino.
-Volevo scusarmi con entrambi per come ho reagito l’altro giorno, per quello che ho fatto e per le parole che ho detto. Sono stato un pezzo di merda, lo so. Ma ce l’avevo così tanto con Alfred che davvero, non mi sono reso conto che non eri lui…
Gilbert borbottò qualcosa di incomprensibile mentre Matthew invece abbozzava un piccolo sorriso dolce –Non fa nulla, non ce l’ho con te. Conosco mio fratello e so bene quello che fa alle persone, non sei di certo il primo che ha reagito così e di sicuro non sarai l’ultimo. Non incolparti troppo.
Antonio e Francis si lanciarono uno sguardo incredulo, entrambi chiesero conferma all’altro di star assistendo davvero a una scena del genere, poi si rivolsero al loro migliore amico –Come diavolo è possibile che una persona così stia con uno come te?!
Ludwig annuì –è quello che continuo a chiedermi anche io.
Arthur sghignazzò divertito, poi disse di spostarsi dall’ingresso e andare nel soggiorno, alla fine era pur sempre un gentiluomo e il padrone di casa.
-Certo che siete proprio stronzi!- urlava Gilbert mentre si dirigevano nella stanza giusta e Matthew mormorava di sottofondo domande dove chiedeva cosa volesse dire tutto quello.
Ludwig si sedette nel divano seguito da Matthew e Gilbert, Antonio prese posto nella poltrona e Francis si appoggiò al bracciolo di questo. Arthur finì per rimanere in piedi, andando vicino al termosifone e poggiandosi a questo.
-Quindi… com’è che vi siete conosciuti esattamente?
Gilbert distolse lo sguardo e fu Matthew a rispondere alla domanda interessata di Ludwig –Stava venendo da te ma ha sbagliato piano e ha suonato a me, appena ho aperto non mi ha neanche lasciato il tempo di parlare che era subito entrato in casa.
Sia Francis che Antonio risero.
-Tipico, scommetto che ha anche iniziato a urlare come suo solito per attirare l’attenzione e altro.
Matthew abbozzò un nuovo sorriso all’insinuazione di Ludwig, poi si morse il labbro e lanciò uno sguardo a Gilbert, per capire se l’avesse offeso o meno.
-No davvero- Francis aveva davvero uno sguardo confuso –Come ci sei finito con uno come lui? Siete completamente l’opposto.
Gilbert strinse il suo ragazzo a sé, quasi in modo possessivo e rispose per entrambi –Io faccio per entrambi quindi la cosa si equilibra, no?- chiese conferma al canadese che annuì lentamente.
Arthur stava seguendo tutta la discussione in silenzio, non si sentiva nessuno per intromettersi e commentare, ma non poté fare a meno di sorridere quando Francis annunciò divertito che a quel punto era arrivato il momento di raccontare i momenti più importanti nella vita di Gilbert che Matthew doveva assolutamente sapere. E marcò abbastanza bene la parola “assolutamente”.
Raccontò una storia che comprendeva Gilbert, una ragazza, una proposta imbarazzante, un due di picche ancora più imbarazzante e la rivelazione che a quella ragazza piacessero altre ragazze.
Arthur aveva le lacrime agli occhi, anche Ludwig sembrava parecchio divertito ed era strano che il tedesco si lasciasse andare così tanto.
Anche Matthew stava ridendo, in modo più pacato e quasi come se volesse trattenersi per non offendere il tedesco, in ogni caso Arthur preferiva di gran lunga quella “versione di Alfred”.
-Quindi ti piacciono anche le ragazze?- chiese poi girandosi verso il suo ragazzo curioso.
Gilbert alzò le spalle –Bè si, anche per Francis è così.
Il francese annuì e Gilbert continuò incerto –E anche Ludwig?
Il fratello scosse le spalle –A me piacciono solo le ragazze.
Tutti rimasero in silenzio, fu Arthur a prendere la parola dopo aver tossito imbarazzato –Quindi Feliciano è una ragazza?
Ludwig rise –No, ma lui è un’eccezione, non mi piacciono gli altri ragazzi, mi piace solo lui.
Gilbert borbottò –E poi sono io quello strano tra i due?
Francis sbatté le mani per attirare l’attenzione –Hai ragione, torniamo a parlare di te, c’era quell’altra storia bellissima, ma meglio se la racconta Antonio che io quel giorno non c’ero.
Tutti si girarono verso il diretto interessato ma questo non stava proprio ascoltando, troppo concentrato a fissare il cellulare con sguardo preoccupato.
-Oi Antonio, sei tra di noi?- Francis, quello che gli era più vicino, gli schioccò le dita davanti al viso.
-Scusate- lo spagnolo sorrise imbarazzato –Qual’era la domanda?
Matthew lo fissò inclinando il volto di lato –Ti è successo qualcosa?- chiese con quel tono basso e gentile.
Antonio sospirò, dandosi dei colpetti con il cellulare sul ginocchio, come fosse un tic –Romano non mi risponde al telefono, sono preoccupato.
Ludwig lanciò uno sguardo all’orologio –In effetti sono le otto e mezza passate… Provo a chiamare Feliciano.
Prese il cellulare e dalle chiamate rapide ne inoltrò subito una con il ragazzo in questione, peccato che il suo cellulare iniziò a suonare proprio in quella stanza: l’aveva dimenticato a casa.
Il tedesco sospirò afflitto –Poi mi dice che non devo trattarlo come un bambino.
-Non vi state preoccupando troppo? Sono grandi e vaccinati, no?- domandò Francis non capendo il problema.
Arthur alzò gli occhi al cielo sapendo già l’effetto di quella frase sui suoi coinquilini e infatti sia Antonio che Ludwig gli lanciarono un’occhiataccia -Sono i fratelli Vargas, non li conosci- spiegò Ludwig e Antonio continuò –Inoltre mi preoccupa il fatto che i primi due messaggi li ha letti, mentre poi si è completamente scollegato, se lo chiamo mi da la segreteria.
-Magari si sono fermati a comprare da mangiare- provò a ipotizzare Gilbert e Arthur gli diede man forte –O magari semplicemente Romano non voleva partecipare a questa cosa.
Entrambe le opzioni erano molto probabili conoscendo i soggetti e così decisero di aspettare un altro po' prima di pensare di fare qualcosa di concreto.
E mentre stavano decidendo cosa mangiare quella sera, se prendere qualcosa da asporto o far cucinare i due italiani quando tornavano, il citofono iniziò a suonare.
-Vado io- disse Arthur visto che era l’unico già alzato.
Non appena il citofono aveva suonato fu come se tutti furono più sollevati, ma quando chiunque fosse non si staccò dal pulsante e continuò a suonare ininterrottamente sia Antonio che Ludwig si alzarono e lo seguirono impazienti.
Arthur prese la cornetta infastidito e con voce scazzata rispose –Chi è?
Gli rispose la voce di Feliciano, era in lacrime e parlava così veloce che Arthur non capì nulla, solo le parole “Romano”, “ambulanza”, “colpa mia”.
Strabuzzò gli occhi e mentre apriva il portone guardò i suoi coinquilini mentre chiedeva –Che è successo a Romano? Devo chiamare un’ambulanza?
Antonio scattò, corse fuori dall’appartamento e si precipitò giù dalle scale seguito a ruota da Ludwig.
Gli altri ospiti si erano tutti avvicinati per capire cosa fosse successo.
-Arthur?- domandò Francis affiancandolo e stringendogli il braccio con una mano.
L’inglese scosse la testa e fece per seguire i suoi coinquilini, avevano lasciato la porta spalancata e da sotto si sentivano diverse voci che parlavano tutte insieme, quando Ludwig urlò –ARTHUR, CHIAMA UN’AMBULANZA, SUBITO!
I suoi gesti erano diventati quasi meccanici mentre afferrava il telefono che il francese gli passava, formulava il numero di emergenza e inoltrava la chiamata, attendendo.
  
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