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Autore: lady lina 77    19/08/2019    2 recensioni
Una nuova fanfiction, una AU (che sarà molto lunga), che parte dal tradimento di Ross della S2. Cosa sarebbe successo se Elizabeth si fosse accorta prima di sposare George, della gravidanza del piccolo Valentine? Cosa sarebbe successo se avesse obbligato Ross a prendersi le sue responsabilità?
Una storia dove Ross dovrà dolorosamente fare i conti con le conseguenze dei propri errori e con la necessità di dover prendere decisioni difficili e dolorose che porteranno una Demelza (già incinta di Clowance) e il piccolo Jeremy lontano...
Una storia che, partendo dalla S2, abbraccerà persone e luoghi presenti nelle S3 e 4, pur in contesti e in modalità differenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era stato difficoltoso scendere dalla montagna con una spalla fasciata e una caviglia dolorante, per di più sotto una pioggia non più scrosciante ma comunque continua, che rendeva scivoloso il terreno.

Ross aveva stretto i denti, rassicurato Demelza e i bambini sulle sue condizioni e con l'aiuto di Dwight era riuscito ad arrivare ai cavalli. I due cani, uno a fianco dell'altro e senza mai cercare di andare sorpassarsi a vicenda per detenere sull'altro una sorta di predominanza, li avevano scortati per i sentieri meno insidiosi e infine, una volta saliti in sella, si erano accodati dietro di loro nella strada verso casa.

Ross era salito sul cavallo con Dwight che aveva abbastanza forza per sostenerlo mentre i bambini e Demelza avevano preso l'altro.

Col cuore leggero, anche se stanchi ed infreddoliti, si erano messi in cammino, contenti che l'avventura si fosse conclusa al meglio e sereni perché sapevano che da lì in poi sarebbe iniziata per tutti una nuova vita.

A metà strada, con loro grande sorpresa, avevano incrociato il gigantesco servitore scozzese alto come una montagna, dai capelli rossi e sempre vestito con abiti tradizionali, che veniva loro incontro. Mugugnando sotto voce come al solito, Raghnall – questo il suo nome – aveva detto di essere stato mandato in loro aiuto dai 'padroni' e benché nessuno avesse capito a chi si riferisse oltre a Falmouth, era stato di grande aiuto per sostenere Ross dalle stalle all'ingresso principale, una volta giunti a destinazione. Ed era stato un sollievo averlo in aiuto, perché era davvero sfinito.

All'ingresso Falmouth corse loro incontro, con un'espressione in bilico fra il sollievo e la rabbia. Guardò i due piccoli fuggiaschi bagnati e sfiniti, osservò i tre salvatori e i cani e poi ancora i bambini, prese un lungo respiro e poi sbottò. "Voi siete nei guai, avete idea di cosa ci avete fatto passare oggi?".

Il suo tono era severo ed era chiaro che avesse avuto paura per loro e fosse preoccupato, così com'era altrettanto chiaro che i bambini comunque dovessero essere sgridati per quanto avevano fatto, non per una rivalsa ma perché capissero quanta preoccupazione avevano generato in tutti. Ma non in quel momento e soprattutto, non era compito di Falmouth farlo.

Ross lo guardò in modo fermo e cercò di parlare in modo quanto più gentile possibile per spiegare che ora c'erano due genitori, che Demelza non era più sola e che ci avrebbero pensato loro a questo genere di cose. "I bambini sanno di aver sbagliato e abbiamo parlato a lungo di quanto hanno fatto e dei rischi che hanno corso. Sono dispiaciuti, ora sono stanchi e bagnati e io e Demelza, appena ci saremo ripresi da questa avventura, penseremo a cosa fare per evitare che succedano ancora cose del genere in futuro".

Falmouth fece per replicare, ma Jeremy lo interruppe mettendosi coraggiosamente davanti a lui. "Scusa zio, so che sei arrabbiato e so che non dovevamo farlo. Ma avevamo paura di tante cose che non riuscivamo a spiegare e se vuoi sgridarci, hai ragione. Ma dopo, ora papà ha bisogno di Dwight perché è ferito".

Falmouth spalancò gli occhi. "Papà...?". Guardò Ross e Demelza, poi i bambini e poi di nuovo Ross con espressione incredula, infine emise un nuovo sospiro. "A quanto pare non tutte le marachelle e i mali portano a cattive conseguenze. Ne parleremo dopo, sì...".

Ross sorrise con fierezza a Jeremy, sostenendosi a Dwight. "Grazie".

"Grazie" – aggiunse anche Demelza.

Falmouth, scuotendo la testa, osservò Ross. "Che vi siete fatto?".

"Niente di grave, ho solo la spalla e una caviglia ammaccate ma con un pò di riposo, sarò come nuovo".

"Riposo che deve partire da subito" – aggiunse Dwight. "Lo accompagno in camera. Demelza, puoi aiutarmi a sistemarlo per metterlo a letto?".

La donna annuì, attirando a se i due bambini. "Certo".

Falmouth guardò Jeremy e Clowance di nuovo, prima di accomiatarsi. "Oggi per voi inizia una vita nuova, lo sapete? E non dovete averne paura, lo avete capito?".

"Sì" – risposero i bimbi.

"Bravi...".

L'uomo fece per accarezzare le loro testoline, ma Clowance si ritrasse. "Zio, no! Sono sporca, se mi tocchi ti sporchi anche tu!".

Falmouth scoppiò a ridere di gusto davanti a quella preoccupazione tanto tipica di Clowance e in tutta risposta, la attirò a se con un abbraccio. "Mi laverò! Tua nonna mi ha riempito la borsa di quel suo sapone maledetto che odia anche Daisy e visto quanto siamo tutti bisognosi di un bagno, stasera almeno finiremo la scorta e potremo tornare a lavarci con qualcosa di DAVVERO profumato!".

E ridendo, se ne andò.

Anche se Ross e Demelza sapevano bene che con lui la faccenda non era ancora chiusa e che sarebbe tornato sul discorso, rivendicando ancora un ruolo sull'educazione dei bambini che aveva seguito con amore e cura in tutti quegli anni. Ed entrambi non intendevano negargliela, ma ognuno doveva imparare a ritagliarsi nuovi spazi e nuovi ruoli, da lì in poi.

"Sù, saliamo di sopra" – disse Dwight.

"Saliamo".

Ma furono interrotti di nuovo.

Dalla scala che stavano per prendere, scesero Prudie coi gemelli e Valentine.

Appena li videro, i bambini corsero giù eccitati, i gemelli verso i due fratelli fuggiaschi e Valentine verso suo padre.

"Papà, sei tornato! SIETE TORNATI! Ma cos'hai?" - chiese Valentine, notando che era ferito.

Demelza si inginocchiò, posandogli dolcemente la mano sulla spalla. "Niente di grave, ha solo qualche bernoccolo qua e la e deve riposare. Tuo padre ha la pelle dura".

Daisy e Demian, festanti, trotterellarono attorno alla madre e ai fratelli. "Altro che Londra! Nemmeno fuori dalla Scozia siete riusciti ad andare!" - esclamò Daisy.

E Demian rincarò la dose, aggrappandosi alle gambe di Demelza. "Certo! Senza mamma dove volevano andare?".

Ross sorrise guardandoli. Ripensò al silenzio angosciante che lui e Valentine avevano respirato a Nampara per anni e a come quei due bambini avrebbero spezzato con allegria quell'aria opprimente che li stava pian piano distruggendo. Era una grande responsabilità amarli e aiutarli a crescere ma si sentiva pronto a farlo assieme a Demelza. E sperò in cuor suo che loro lo accettassero come avevano fatto Jeremy e Clowance. E che Valentine facesse altrettanto con Demelza, affidandosi a lei da figlio.

Daisy gli si avvicinò, quasi con fare timido. "Ci sei riuscito".

Ross le sorrise. "Te lo avevo promesso. Ora potrai farti passare il mal di pancia".

"Sì. Ma tu sei tutto rotto, adesso".

"Dwight mi ha aggiustato, te lo garantisco".

Daisy non sembrava molto convinta dalle sue rassicurazioni, però. Si mise le manine dietro la schiena, si dondolò sulle gambette e prese ad osservarlo in maniera seria e attenta. "Sicuro?".

"Sicuro".

"Ti fa male il piede?" - chiese la bimba.

"Sì, ma Dwight, la mamma e un gigante scozzese grandissimo, mi hanno aiutato a tornare a casa".

A quelle parole, Daisy rise. "Il nostro amico!".

Demelza spalancò gli occhi. "Chi?".

"Raghnall!" - si insinuò Demian.

Daisy annuì, fiera di se stessa. "Raghnall, sì. Lo abbiamo mandato a cercavi, io e Demian. Siamo amici adesso, ma siamo anche i suoi padroni, gli abbiamo chiesto 'Per favore' e lui è venuto a cercarvi".

Ross rise di nuovo, di gusto, seguito da Jeremy e Clowance. Se Falmouth fosse stato ancora nei paraggi, gli sarebbe venuto un colpo a sentirli parlare. Ecco chi erano 'I PADRONI' che avevano ordinato al servitore scozzese in gonnella di venire in loro soccorso! Non Falmouth, non Prudie, non un adulto ma quelle due mezze tacche dei gemelli! "Siete stati grandiosi, grazie".

"Prego" – rispose Daisy, con ancor più fierezza.

"Già, grazie" – aggiunse anche Dwight, ridendo sotto i baffi. "Ma ora tutti noi abbiamo bisogno di salire, lavarci e riposare. Soprattutto Ross".

Demelza si complimentò ed abbracciò i suoi gemellini e Valentine che li aveva curati durante la sua assenza, prima di affidarli nuovamente a Prudie. "Pensaci tu, finché non ci saremo sistemati".

"Sìssignora" – rispose la serva, osservando Ross e sospirando. "Si è fatto male, ora il suo carattere sarà ancora peggio... Che posto infame, questa Scozia" – borbottò, allontanandosi coi tre bambini.

Ross rise. Santo cielo, la sua vecchia vita che tanto amava stava tornando pienamente in suo possesso. Prudie compresa! Era felice!

Si lasciò accompagnare di sopra, salutò Jeremy e Clowance prima di lasciarli perché andassero a lavarsi e poi si affidò a Demelza e Dwight.

Si lavò, si mise una camicia pulita e appena toccò il materasso e sentì sulla pelle il tepore del camino acceso, cullato dal rumore della pioggia si addormentò come un bambino nella culla. Era felice, era padre, i suoi figli erano sani e salvi e tutto sarebbe andato bene per lui e Demelza. Si era ripreso la sua vita con dei meravigliosi, piccoli e svegli interessi, i gemellini. Non poteva chiedere di più. Cosa poteva esserci di più?



...


Si era addormentato di sasso e solo un profumo di sapone e di pulito, un profumo che sapeva di casa e di famiglia, lo riportò nel mondo dei vivi dopo un sonno forse breve, ma decisamente ristoratore.

Ross aprì gli occhi e anche se si sentiva fasciato come un salame e questo lo avrebbe reso scalpitante ed intrattabile, vedere Demelza, in vestaglia accanto a lui, bastò a ridargli il buon umore. "Amore mio..." - sussurrò, stiracchiandosi.

"Bentornato fra noi, hai dormito per ben ore. Ti sei addormentato prima che Dwight finisse di farti la fasciatura".

Ross sospirò, guardandosi la spalla bloccata. "La odio...".

"Ma la cosa è ininfluente e la terrai per il tempo che serve" – rispose lei, con lo stesso tono che usava coi gemelli quando non volevano prendere lo sciroppo della tosse, aggiungendoci però poi un dolce bacio sulle labbra.

E i bambini?” - chiese Ross.

Demelza si sedette accanto a lui, controllando che la fasciatura al braccio che gli aveva appena fatto Dwight, fosse ancora a posto. “Stanno facendo il bagno e preparandosi per andare a dormire, sono tutti sfiniti dopo la giornata di oggi. E, buona notizia, finalmente Demian si è deciso – specificando che è solo per questa notte – a dormire con Jeremy e Valentine. Gli ho spiegato che tu hai bisogno che ti stia vicino nel caso ti venga la febbre e lui ha capito, anche se ho dovuto giurargli che potrà venire qui, se sente la mia mancanza”.

Ross sorrise impercettibilmente. “E Clowance? Sta bene anche lei?”.

Certo. Ha chiesto di avere la sua camicia da notte preferita di seta rosa e sta facendo il bagno con il mio sapone alla violetta”.

Ross sorrise di nuovo. “Lei è una vera lady, anche quando fa il bagno. E Daisy e Valentine?”.

Demelza sospirò. “Lei non ha più mal di pancia e ha detto che da stanotte tornerà a dormire da sola, che le do di nuovo fastidio nel letto e quindi direi che è guarita. Valentine, una volta rassicurato che tu stavi bene e non avevi nulla di grave, si è tranquillizzato”.

Ross stavolta rise, di gusto, notevolmente più tranquillo rispetto a poche ore prima. “Quindi Daisy non farà nemmeno per me uno strappo alla regola per dormire nel lettone?”.

Demelza lo guardò storto. “Ringrazia il cielo che sia così! Dorme come uno scoiattolino, non sta ferma un attimo e ti prende a calci ogni due secondi mentre si gira e rigira. E' vivace anche nel sonno, lei”.

Ross le prese la mano, baciandola. “Mi ricorda te quando ci siamo conosciuti. Bellissima e selvaggia”.

Demelza rise, rendendosi conto che lui aveva perfettamente ragione e che in fondo non le importava troppo che la sua gemellina fosse tutto all'infuori che una signorina a modo. “Voglio che sia come vuole, come la rende felice. E se Daisy sarà felice di cavalcare come un uomo, di guidare una banda di monelli e di rispondere a tono come un maschiaccio, beh, che lo faccia. Quanto meno saprà sempre farsi rispettare. A me basta solo che sia una bambina buona d'animo”.

Tutti i bambini presenti in questa casa sono buoni d'animo, ognuno a modo suo, ognuno col suo carattere”.

Anche Daisy, così pestifera? E Clowance, così vanitosa?”.

Ross le accarezzò il viso. “Sono assolutamente perfette, non cambierei nulla in loro”.

Demelza deglutì. Era stata così spaventata e preoccupata per Ross, che non era ancora riuscita a dirglielo, a dirgli quel piccolo segreto che custodiva gelosamente da quasi due mesi e che inizialmente l'aveva spaventata tanto. Ma ora lui era qui, al sicuro. E anche i bambini... E Jeremy e Clowance lo avevano chiamato papà... Adesso era il momento e anche se aveva paura anche solo di sperare di essere felice, sentiva che doveva dirglielo. Ora lo avrebbero affrontato insieme, ora avrebbero gridato al mondo e alle sue stupide regole, insieme, che si amavano e aspettavano un figlio che sarebbe nato in una famiglia piena di amore, poco convenzionale ma dove nessuno sarebbe mai più stato lasciato indietro. Erano stati capaci di costruire un miracolo insieme, lei e Ross, e quella piccolina sarebbe stata solo la ciliegina sulla torta per quel percorso tortuoso e duro che avevano percorso a lungo e con dolore e fatica. “E il carattere dell'altra bambina?”. Non trovò altro modo per dirglielo se non quello.

Ross si accigliò. “Quale altra bambina?”.

Lei lo guardò in viso, perdendosi in quegli occhi scuri, sperando che la piccolina gli somigliasse. “Quella che aspetto” - disse, in un soffio.

Ross spalancò gli occhi, impallidì, rimase attonito e silenzioso per un attimo e lei ebbe paura che svenisse, che si arrabbiasse per non averglielo detto prima, che... che...

Ross deglutì. “De... Demelza? Stai dicendo che...?”.

Lei annuì, torcendosi le mani. “Ne sei stupito? Dopo tutti i pomeriggi passati al cottage insieme...”.

E Ross scoppiò a ridere, di nuovo, come se fosse ubriaco, reagendo in un modo che mai Demelza si sarebbe aspettata. Le sfiorò il viso con la mano e la baciò. A lungo, avidamente, prima di posare la sua mano dolcemente sul suo ventre. “Avremo un bambino? Una bambina?”.

Sì. Sei felice?”.

E glielo chiedeva pure? Santo cielo, come poteva un uomo non essere felice per un miracolo? Perché essere insieme lo era, essere amato dai suoi figli lo era, diventare di nuovo padre dopo quanto successo lo era! E non lo meritava ma al diavolo, quella gioia l'avrebbe goduta appieno. “Certo” - le rispose, dolcemente. La baciò di nuovo, felice come un bambino a cui avevano appena regalato un giocattolo nuovo. “Come fai a sapere che è una femmina? Quando nascerà? Da quanto lo sai? E' da una vita che io e te...”.

Demelza alzò le spalle, preparandosi a rispondere a quella sfilza di domande. “A parte per i gemelli, ho sempre avvertito quale sarebbe stato il sesso del bambino che aspettavo. Per Julia e Clowance, sapevo che erano femmine. Per Jeremy sapevo che era un maschio. Non so come facessi, istinto, credo... Con Demian e Daisy era strano, un giorno immaginavo un maschio e un giorno una femmina e poi, quando sono nati, ho capito perché il mio istinto sembrava avermi abbandonata”. Si toccò il ventre ancora piatto. “Ma lei... lei è una lei... Lo so come so che mi chiamo Demelza”.

Ross la abbracciò, la abbracciò talmente forte da lasciarla senza fiato. Aveva gli occhi lucidi e Demelza sapeva cosa provava perché erano le stesse emozioni che muovevano ogni suo respiro in quel momento. Sollievo, gioia, dolcezza, amore. Ma anche consapevolezza dei propri errori, di ciò che era stato e dell'impegno che avrebbero dovuto metterci in quello che sarebbe venuto.

I bambini lo sanno?” - chiese lui, col viso affondato fra i suoi capelli.

No, non lo sa nessuno a parte te. Ho pensato che tu avessi la precedenza”.

Ross la guardò in viso, studiando il suo volto. Le baciò la punta del naso, le accarezzò la guancia e poi divenne serio, guardandola storto. “E tu, oggi, sei venuta in montagna, in mezzo a una tempesta, correndo mille rischi, sapendo di aspettare un bambino? La MIA bambina?”.

Demelza ridacchiò, cercando di rispondere a tono perché sapeva bene quanto Ross potesse diventare apprensivo. “Non sarei riuscita ad aspettare a casa nemmeno se mi avessero legato a una sedia. Eri disperso, con Jeremy e Clowance e NIENTE mi avrebbe tenuta lontana da voi”.

Lo sguardo di Ross si addolcì. “Jeremy e Clowance erano con me e non avrei mai permesso che gli succedesse qualcosa di male”.

Lei sorrise, lo sapeva ma... “Ross, sono la loro madre. E stavo bene, sto bene! Sapevo di poter affrontare quella camminata sotto la pioggia... Sapevo che era pericoloso ma DOVEVO trovarvi o sarei impazzita. E per fortuna l'ho fatto e io e Dwight vi abbiamo trovato. Ora ti sei ripreso ma avevi la febbre prima, a causa della ferita al braccio. E io, Dwight e i cani abbiamo fatto squadra, portandoti a casa quanto prima”.

Lui la baciò sulle labbra, dolcemente. “Ti ringrazio per essere corsa da me ma non farlo mai più. Aspetti la nostra bambina, voglio che tu stia tranquilla e al sicuro”.

E tu farai altrettanto?” - chiese lei, sibillina. “Pure tenendo quella fascia al braccio?”.

Colpito, affondato e con le spalle al muro. “Te lo prometto. Se...”.

Se?”.

Lui fece un sorriso irriverente. “Se resterai così, coi capelli sciolti come li hai ora, simili a quelli che avevi quando ci hai raggiunto in quella grotta. Con quel vestito sporco di fango, spiegazzato, bagnato e le guance rosse per la corsa, ho rivisto la Demelza di Nampara, quella che io preferisco”.

Lei scoppiò a ridere. “Vorresti vedermi bagnata e sporca per i prossimi mesi?”.

Ross le strizzò l'occhio. “Mi basterà vederti coi capelli sciolti e ricci. E con abiti più... normali...”.

Clowance mi odierà per questo. Lord Falmouth mi odierà. Pure mia suocera mi odierà, Ross...” - sbottò, divertita

Lui insistette. “Lo farai?”.

Lo farò”.

In quel momento qualcuno bussò alla porta e la voce di Prudie inondò la stanza. “I bambini vogliono vedervi per la buona notte!” - urlò, dal corridoio.

Accompagnati da Prudie, i bambini entrarono in camera. Lavati, pettinati e con indosso già la camicia da notte, erano tutti lindi e perfetti e pronti per andare a dormire. Ma prima avevano voluto tutti andare a fargli visita e Ross, a fatica, si mise seduto sul letto con Demelza accanto, mentre Prudie usciva per lasciarli soli.

Demian saltò in braccio a Demelza mentre gli altri si avvicinarono al letto con meno irruenza.

Ti fa ancora male la spalla?” – gli domandò Jeremy.

Ross sospirò, osservando quella dannata fasciatura che lo aveva già stancato. "No, non la spalla. E’ tenere addosso tutte queste bende che mi da fastidio. Suppongo che Dwight, quando parlava di tenerle per tre settimane, scherzasse…”.

Ne dubito…” – mormorò Demelza, vaga, guardando distrattamente verso il soffitto trattenendo un sorriso. La trovò bellissima in quel momento, affascinante e seducente come non mai con quei capelli lunghi e lucenti come il fuoco, le labbra rosse e le forme del corpo addolcite da quella gravidanza di cui non si era accorto prima ma che, se l’avesse potuta osservare meglio e più intimamente, si sarebbe accorto senza che lei lo dicesse. Santo cielo, era incinta e non aveva ancora realizzato appieno quel grandissimo miracolo che lo rendeva ebbro di gioia. Una bimba, una nuova bimba che avrebbe chiuso ogni debito col passato, che avrebbe atteso e abbracciato per primo, prima di tutti. Come non aveva fatto con gli altri, come si era precluso anni prima. Mai più avrebbe negato un abbraccio a un suo figlio.

Tornando alla realtà, Ross fece per replicare ma poi la sua attenzione fu catturata dalla figura di Clowance, dai suoi capelli lunghissimi e biondi che le ricadevano sulla schiena e dal suo visino perfetto e bellissimo. Ora era di nuovo pulita, in ordine e anche se in camicia da notte, emetteva nobiltà da ogni poro della sua pelle. “Hai visto, bastava fare un bagno!”.

La bimba sorrise, con fare complice. “Sì, papà”.

Daisy e Valentine osservarono la bambina, stupiti. “Papà?” – mormorò Valentine, indeciso se esserne contento o meno.

Jeremy e Clowance guardarono la madre un po’ incerti sul da farsi e in cerca di aiuto e Demelza fu più veloce di Ross a spiegare come si erano evoluti i rapporti fra di loro. “Valentine, tu lo sai vero che il tuo papà è anche il loro papà?”.

Il bambino annuì. “Sì, ma loro prima non lo volevano! Ora lo vogliono?”.

Jeremy guardò Ross, poi sorrise. “Sì, credo che ora lo vogliamo”.

Demelza trattenne il fiato, credendo che questo mandasse in crisi Valentine. Ma il bambino la stupì, mettendosi a ridere a crepapelle. “Ho dei fratelli, quindi?”.

Demelza gli accarezzò i ricciolini neri e in questo Ross scorse in lei la grandezza d’animo, la ricchezza interiore e la sua grande maturità. La vedeva felice di vedere Valentine felice e non c’era altro sentimento in lei. Non doveva essere facile per Demelza, non lo era stato in passato e di certo aveva lottato contro se stessa per raggiungere quell’equilibrio. Ma ci era riuscita, rendendo possibile l’impossibile. “Mettiamola così, bambini. Ci siamo noi, una mamma e un papà. E ci siete voi che anche se in maniera un po’ diversa dalle altre famiglie, siete fratelli o con l’uno o con l’altra. Insieme si può essere una grande ed unica famiglia, di certo diversa dal resto del mondo ma per questo più ricca. Vuoi accoglierci Valentine? Anche se siamo numerosi e rumorosi?”.

Rosso dall’emozione e con la voce ridotta a un sibilo, il piccolo annuì. “Una famiglia grande con un papà e anche una mamma? Anche per me?”.

Certo”.

Valentine la abbracciò, tremando. Era sempre stato solo e forse si era rassegnato ad esserlo e di certo questo per lui era un grande cambiamento ma soprattutto, una grande emozione. Pian piano avrebbe preso confidenza con lei, si sarebbe aperto e con gli altri bambini avrebbe dimenticato la solitudine e appreso cosa si prova a non essere più da soli. “Mamma-Demelza” – sussurrò, quasi incredulo.


Lei gli sorrise. “Sì, se vuoi”.

E a quel punto, Demian intervenne. “Sì, va bene! Ma tu dove vai a dormire?” – chiese, a Valentine.

Lui alzò le spalle. “Nel mio letto”.

Tuo-tuo? SOLO tuo?” – insistette Demian con sguardo indagatore.

Valentine guardò Demelza in cerca di aiuto, non capendo dove si trovasse il problema. “Certo, solo suo” – disse la donna, mentre Ross si trovò a pensare a come risolvere quella faccenda per il bene suo, di Demelza, di Demian e della bimba in arrivo.

Poi Ross guardò i figli maggiori, appena ritrovati e che ora dovevano condividerlo con altri bambini. “Per voi va bene?”.

Jeremy e Clowance si guardarono, poi annuirono. “Sì, ma ho un problema, adesso!” – disse il ragazzino, osservando Daisy. “Devo restituire i soldi a lei, con gli interessi. E se adesso siamo una grande famiglia con una mamma e un papà…”.

Daisy, silenziosa e attenta alla discussione fino a quel momento, lo guardò assorta. “Devi darmi i soldini e i soldini in più. Gli interessi… Ci sono pure quelli per avermi fatto venire il mal di pancia”.

Jeremy ci pensò su, poi il suo viso si illuminò di un’espressione furba. “Se tu non mi fai pagare gli interessi, io ti do il permesso di chiamare il mio papà ‘papà’. Ci stai?”.

E a quel punto, Demelza intervenne. “JEREMY!”.

Ma mamma!” – obiettò il ragazzino – “Mi fa diventare povero per tutta la vita, DEVO difendermi”.

Ross lo guardò, mascherando un sorriso. La maledizione dei Poldark, sempre senza soldi. E il potere dei Boscawen, che ci guadagnavano sempre… Sarebbe stato divertente far convivere quei due mondi.

Ma Demelza sembrava meno divertita di lui. Si mise fra i due bambini, dividendoli. “Tu Jeremy, restituirai i soldi a Daisy SENZA interessi. Tu Daisy non chiederai nulla in più a tuo fratello”.

La gemellina però, più che alla madre, sembrava interessata al fratello. “Davvero?”.

Cosa?” – chiese Jeremy.

Davvero mi dai il permesso?”.

Jeremy annuì. “Sì…”.

E a quel punto la bimba si voltò verso Ross. “Posso?”.

Ross allungò la mano sana, prendendola per il polso ed attirandola a se. “Hai fatto la domanda sbagliata. Quella giusta è se lo vuoi”.

Lei prese un profondo respiro, poi si appoggiò coi gomiti al letto. “Non so se sono capace, non ho mai chiamato papà nessuno. Papà-Ross… Così? Va bene?”.

Ross le scompigliò i capelli, era forte ed indomabile ma allo stesso tempo piccola, sensibile e fragile. “Togli il nome, solo ‘papà’ andrà benissimo”.

E Daisy sorrise, finalmente in modo disteso. “Va bene. Se posso farlo, allora non voglio nemmeno i soldi”.

Jeremy prese la palla al balzo. “L’avete sentita tutti? Lo ha detto!”.

Ross rise, chiedendosi quante scene di famiglia così si era perso in tutti quegli anni, ma deciso a non farsi sopraffare dal dolore ma di concentrarsi sul futuro. Il passato era passato, irrecuperabile. Ma per il resto, c’era sempre speranza. Guardò Demelza, più brava di lui a sbrigliare le faccende dei bambini e lei, sospirando, guardò Jeremy e poi Daisy.

Da dove arriva tutta questa bontà, orsetta?”.

Lei, con la sua faccia da monella, alzò le spalle con noncuranza. “Tanto lo zio ha detto che da grande, di soldini me ne da tanti. E me li darà ancora anche Mary, quando mangio tutto. O li troverò per terra nel parco”.

Demelza, sospirando vistosamente e ricredendosi sull’improvviso moto di altruismo della figlia, scosse la testa. “Jeremy ti ridarà comunque le tue monete e tu potrai chiamare Ross papà. Avere un papà sarà una cosa bellissima, avrai un’altra persona grande che ti starà vicino, ti amerà e ti proteggerà da tutto”.

Daisy, a quelle parole, guardò Demian. E il piccolo, come in un muto dialogo fra loro, si accodò a lei. “Daisy dice che va bene, quindi va bene! Papà-Ross” – concluse, trionfalmente.

E Daisy guardò Ross, sorridendo come spesso faceva quando stringeva con lui un patto segreto fatto di soli sguardi.

Clowance si sedette sul letto, lasciando che Ross le cingesse la vita. “Ma così in tanti, che siamo nati in modi diversi, così diversi, come si fa?”.

Demelza guardò Ross, gli sorrise, poi cinse a se, in un abbraccio, i bambini, perché stessero stretti fra lei e il padre. “In fondo non è difficile farla funzionare. Se si sceglie di far vincere l’amore, niente è impossibile”.

E noi abbiamo scelto?” – chiese Valentine.

Sì, noi abbiamo scelto. E ci sarà dato un aiuto che ci renderà tutti uniti ed inseparabili”. Demelza guardò Ross, annuì e lui capì che era arrivato il momento.

Bambini, io e la mamma dobbiamo dirvi una cosa”.

Cosa?”.

Prese la mano di Demelza, la strinse e la portò alle labbra per baciarla. “Presto arriverà qualcuno che unirà tutti in modo che possa essere per sempre”.

Un prete che vi sposa ancora?” – chiese Jeremy. “La Cornovaglia?”.

Demelza e Ross si guardarono negli occhi e lei prese la parola. "La Cornovaglia... Vorremmo tornarci per qualche tempo con tutti voi, per vedere da dove veniamo e scoprire le vostre origini, per andare a trovare vostra sorella Julia e farvi scoprire il mare. Vi piacerà e lo zio e la nonna – ci parlerò io – spero si uniranno a noi dimenticando l'idea del castello in Scozia. Tutti insieme, come la famiglia che siamo sempre stati! Londra sarà ancora la nostra casa, ora ne avremo una in più. Ma io e papà non stavamo parlando di questo, la Cornovaglia ci unirà ma c'è qualcosa che lo farà ancor meglio".

"Cosa?" - chiesero i bimbi, in coro.

"Una sorellina che arriverà ad inizio anno e che per ora sta qua nella mia pancia" – disse, senza girarci troppo attorno.

Ross e Demelza guardarono i piccoli, spaventati da una loro reazione magari negativa. Per un attimo i bambini rimasero attoniti ma poi scoppiarono a ridere e tutti si lanciarono verso di lei a toccarle il ventre, investendola di mille domande. C'erano Clowance e Daisy contente di ristabilire la parità col numero di maschi, momentaneamente in vantaggio per l'arrivo di Valentine, i maschietti più grandi che già temevano l'invasione di bambole e infine...

Con le mani sui fianchi, Demian si parò davanti a loro. "E dove dorme?" - chiese, serio e imbronciato.

Ross lo prese, attirandolo a se. "Nella sua culla, ovviamente".

"Sua, solo SUA?" - chiese il piccolo, con le stesse modalità con cui aveva chiesto di Valentine poco prima.

Demelza lo baciò sulla fronte. "Solo sua... Ognuno avrà un suo letto" – disse, vaga ma andando a segno della questione.

"Allora se LEI dorme nella SUA culla, va bene" – borbottò il piccolo, a cui era andata a genio solo una parte del discorso.

Ross e Demelza si guardarono negli occhi, felici che tutto fosse andato tanto bene e che la notizia fosse stata appresa con gioia.

Fu Jeremy a spezzare il loro entusiasmo. "Ma lo zio, lo sa?".

"No..." - risposero, tornando alla realtà.

Il ragazzino allora sorrise, malizioso. "E allora siete nei guai!".



  
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