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Autore: lisi_beth99    20/08/2019    0 recensioni
Ragazze di diverse nazionalità vengono trovate drogate fuori dal night club più famoso di Chicago, tutte vittime di violenza sessuale. La squadra dell'Intelligence dovrà capire chi è il responsabile. Per farlo potrebbero aver bisogno di Alex.
AVVERTIMENTO! Questa storia è il continuo di "Nothing will drag you down - Una ragazza complicata".
Buona lettura
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay Halstead, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

Alex si era seduta sulla scrivania di Jay, il più vicino possibile alla lavagna su cui avevano affisso le informazioni raccolte fino a quel momento. Con una rapida occhiata, si focalizzò su alcuni punti – Che effetti ha la scopolamina? – chiese a nessuno in particolare. Se doveva fingere di aver assunto quella droga, avrebbe dovuto sapere come comportarsi. Antonio estrasse un foglio da una cartellina e glielo porse – La scopolamina è una delle droghe più usate nei casi di stupro. – cominciò a spiegare Dawson – è incolore e inodore, la somministrano nel drink ed è la più amata per la sua capacità di rendere la vittima particolarmente accondiscendente e obbediente. Altro effetto molto apprezzato dai criminali è l'amnesia che ne segue. – la ragazza, mentre il detective spiegava, si era data una veloce letta al foglio che teneva in mano: le informazioni erano pressappoco le stesse. – Quindi seguirò chiunque sia l’aggressore, senza opporre resistenza. Giusto? – Alex prese un pezzo di carta dalla scrivania ed una penna. Si mise a scrivere qualche appunto rapido, giusto perché scrivere l’aiutava sempre a memorizzare le cose.

-Com’erano vestite le vittime? – domandò dopo un paio di secondi, giusto il tempo di finire l’appunto. – Come? – Adam guardò accigliato la giovane. Questa si focalizzò sull’agente – Non saranno mica state le uniche turiste in quel locale; dev’esserci qualcosa che spinge l’uomo a scegliere proprio loro. No? –. Forse era proprio vero: crescere con i gialli l’avevano resa una sorta di Nancy Drew mancata…

Fu Kim ad intromettersi – Abbiamo già cercato dei collegamenti fra le varie vittime ma non è risultato nulla se non che sono straniere, hanno ordinato qualcosa da bere allontanandosi dall’amica o dal paio di amiche con cui erano andate al Vertigo e qui finiscono le similitudini – spiegò con un sospiro di esasperazione. – Ma dev’esserci una sorta di tecnica per sceglierle… - Alex passò in rassegna le informazioni sulla lavagna mentre ad Hailey veniva un’illuminazione. Si mise a frugare fra le carte sulla sua scrivania fino a trovare quello che cercava – Queste – cominciò porgendo alla castana ciò che teneva in mano – Sono le foto scattate nelle sere in cui sono state aggredite le ragazze. Io e Adam abbiamo trovato quelle in cui sono più o meno visibili le vittime. -.

Le tre donne si misero ad osservare più attentamente le foto mentre il resto della squadra attendeva. In tutte le foto si vedevano ragazze di varie età indossare abiti succinti, appariscenti o comunque adatti ad un club con quella fama. Le vittime invece indossavano abiti più semplici, più sobri. Quando Alex si rese conto della cosa, non facilmente visto che tutte e sei le vittime erano state immortalate di sfuggita, saltò giù dalla scrivania ed estrasse il cellulare dalla tasca nella borsa. – Ho capito! – esclamò solo mentre scorreva la rubrica per cercare il numero che le interessava.

Madison rispose al secondo squillo – Ciao tesoro! – squillò la sua voce all’altro capo – Ho bisogno del tuo guardaroba fornito! – tagliò corto l’altra – Ci vediamo al caffè sulla Woodlaw, quello che fa quella crostata alle ciliege che adori, fra venti minuti. Porta pantaloni in ecopelle neri e quel corsetto che hai comprato ed è lì nel tuo armadio da quel giorno, mai messo. – chiuse la chiamata e tornò dal resto dei presenti.

-Sono tutte troppo vestite. – constatò Burgess posando le foto. Di fatti tutte indossavano pantaloni o gonne lunghe fino almeno al ginocchio, cosa assai strana per un night club, però poteva concordare con quello che le aveva detto Fleur: Gisèle non voleva andare al Vertigo, non voleva far festa. Probabilmente la cosa valeva anche per le altre.

-Dovrai avere qualcuno con te. – Jay sembrò uscire dal suo isolamento momentaneo, aveva deciso di rimandare a quando quella storia sarebbe finita per discutere seriamente con Alex, nel frattempo avrebbe fatto qualunque cosa per impedirle di farsi ammazzare. – Nessuna di loro era lì da sola, tutte avevano almeno un’amica. – Voight fissò il suo subalterno – Ma sono andate al bar da sole. Non abbiamo tempo per trovare un’agente che abbia le caratteristiche richieste. È già tardi, altrimenti non manderei lei – e dicendo ciò indicò vagamente Alex – se avessi altra scelta. – la diretta interessata non sembrava preoccupata – Andrà bene. – disse mentre prendeva la borsa e si dirigeva al bar dell’appuntamento con Mady.

-*-

-La parola di sicurezza è: tramezzino. Tu dillo e noi sapremo che è il momento di intervenire. – le stava spiegando Atwater mentre Upton finiva di sistemare la collana contente una microcamera al collo di Alex. –Tramezzino?! – ripeté senza cogliere il senso. Hailey sorrise rincuorante – è la parola che meno ti verrebbe da dire in un night club. Così non rischi di dirla involontariamente. – disse continuando ad armeggiare con la microcamera. – Ah certo. – rispose ironicamente l’altra.

La giovane aveva recuperato gli abiti da Madison ed era subito tornata al distretto per cambiarsi. Il corsetto che aveva voluto era sui toni del rosso con una sorta di coda di seta che scendeva svolazzante sul retro, perfetta per coprire il fondoschiena. Mady le aveva portato anche un paio di stivaletti con un leggero tacco per completare il look. Stranamente non aveva insistito per sapere a cosa le servissero i suoi vestiti ma Alex era abbastanza convinta che, appena si fosse presentata l’occasione, l’avrebbe tartassata di domande.

-A posto. – disse calma Hailey – Controlliamo che la microcamera sia collegata e abbiamo finito. – aprì il portatile e vide la sua immagine sul monitor – Ottimo! – lasciò la stanza lanciando un’occhiata al suo partner. Jay si avvicinò alla ragazza – Sei sicura di volerlo fare? Sei ancora in tempo per tirarti indietro. – provò a convincerla. Lei però si alzò determinata – Non mi tiro mai indietro, Jay! Non l’ho fatto quando si trattava di mandare in prigione mio padre e non lo farò ora che ci sono le vite di diverse donne in ballo. – guardò con fermezza il detective – Ma qui rischi la tua vita, Alex! – alzò la voce in preda ad un attacco di collera – E credi che sfidare la Mafia irlandese non fosse peggio? L’ho fatto comunque! Anche sapendo i rischi… e lo farò tutte le volte che mi sarà richiesto. – concluse lasciando la stanza.

-*-

Arrivata al Vertigo si diresse subito nella sala principale. Il volume della musica faceva rimbombare le note nella sua cassa toracica. Si muoveva rapidamente tra la folla per cercare un posto al bordo pista dove stare in pace. Avrebbe atteso qualche minuto poi si sarebbe indirizzata al bar. La squadra poteva vedere e sentire quello che succedeva all’interno del club ma Alex non aveva la stessa possibilità. Cominciava a sentire l’agitazione montarle nel petto, le mani sudarle e lo stomaco chiudersi. Continuava a ripetersi la parola chiave nella mente, cercando di trovare una frase in cui inserirla per non rendere evidente che era un segnale per la polizia.

Dopo un po’ decise di cominciare il teatrino. Si avvicinò con una faccia da funerale al bancone del bar. Tutte le vittime erano andate lì per ordinarsi qualcosa dato che non avevano la minima voglia di stare in quel night. Alex avrebbe dovuto recitare allo stesso modo.

Quando finalmente il barista si voltò dalla sua parte lei gli sorrise appena – Un rum et cola, s’il te plait!1 – ordinò in francese. Staccò gli occhi dall’uomo, sulla trentina, capelli neri e piccoli occhi ravvicinati, per passare la folla con un rapido sguardo: fra tutta quella gente c’era sicuramente l’uomo che aveva drogato e violentato sei donne. Quella consapevolezza iniziava ad adombrarle ogni altro pensiero. Fece un paio di sorsi di Rum e Cola prima di allontanarsi dal bancone e tronare nella folla.

Il primo passo era stato fatto, ora le restava stare all’erta senza dare nell’occhio ed attendere che qualcuno venisse a prenderla dopo averle versato la droga nel drink. Per quel motivo non avrebbe più toccato il bicchiere, anche se così facendo avrebbe rischiato di attirare l’attenzione. Decise così di spostarsi nella sala adiacente alla pista principale, aveva notato entrando che sui lati c’erano delle fioriere, un luogo perfetto dove rovesciare parte del contenuto del suo bicchiere.

-*-

Jay tamburellava in modo nervoso le dita sul cruscotto dell’auto. La squadra era appostata fuori dal Vertigo, a pochi metri dall’entrata principale. Per quell’azione il sergente Voight aveva preteso che Halstead restasse in auto con lui, non voleva rischiare che uno dei suoi uomini migliori mandasse all’aria l’operazione per una donna.

-Sta’ calmo! – gli ordinò indicando con gli occhi le dita che smisero di muoversi. Rimasero in silenzio per alcuni secondi poi Jay esternò la sua preoccupazione – Non ne ha passate già tante? – cominciò tenendo lo sguardo sullo schermo che mandava le immagini della collana di Alex – Suo padre, l’incendio, la morte di sua madre e di suo fratello… Andiamo capo! Era proprio necessario coinvolgerla in questa faccenda? –

Voight sorrise al suo sottoposto – Ma è stata lei a proporsi, non io. E non sono stato nemmeno io a costringerla. Sai Jay? Forsa la stai vedendo in un modo un po’ sbagliato. Quella ragazza è più forte di quanto ci si possa aspettare. Non ne ho fatto parola, ma Alvin mi aveva parlato di lei; non conoscevo il suo nome, però sapevo che aveva colpito il nostro amico. Una volta mi raccontò di questa ragazzina che era arrivata al distretto con una precisa richiesta. Nessuno era stato in grado di farle cambiare idea: lei voleva a tutti i costi denunciare suo padre e fare in modo che non uscisse di galera. – rise al ricordo di quella conversazione col suo più caro amico davanti ad una birra – Se la osservi bene, noterai quel fuoco anche oggi. -. Lasciò Halstead a riflettere sulle sue parole e si richiuse nel suo mutismo.
-*-

Qualcosa non andava. Non aveva perso di vista il suo bicchiere nemmeno per un attimo, sempre guardandolo solo con la coda dell’occhio, ma nessuno le si era avvicinato, neanche per un istante.

Nonostante ciò, cominciava a sentirsi la testa più pesante, la vista si era fatta leggermente annebbiata e i rumori erano ovattati. – Ragazzi – disse sperando che qualcuno dell’Intelligence la stesse ascoltando – Credo mi abbiano già drogata. – poi collegò due pensieri nella sua testa ed ebbe la risposta – Il barista. È lui il complice. – in quel momento si avvicinò un uomo sulla trentina. Le sorrise mentre lei fingeva di essere totalmente smarrita, cercando di ricordare tutti i sintomi causati dalla scopolamina.

Quando sentì quelle parole, Jay fece per scattare fuori dalla vettura ma il sergente fu rapido a bloccarlo – Aspettiamo il segnale. – disse mentre prendeva la radio e controllava la situazione sul monitor – State pronti. Appena Alex dà il segnale, interveniamo! – ordinò al resto della squadra appostato lì nei dintorni.

Intanto, nel club, Alex veniva condotta tra la folla dall’uomo che continuava a ripeterle parole quasi di conforto. – Sta’ tranquilla. Vedrai che andrà tutto bene. Non ricorderai nulla domani, come non fosse successo. –. Se solo avesse potuto, lei gli avrebbe rifilato un calcio lì dove non batte il sole e avrebbe goduto nel vederlo sbattere in cella. Ma quello ancora non bastava. Le avevano spiegato che ci voleva una confessione o che la portassero nel luogo in cui avveniva la violenza e, sinceramente, non le andava la seconda idea.

La condusse, poco gentilmente, lungo un corridoio desolato del Vertigo poi, d’un tratto, si bloccò e la costrinse a voltarsi facendole aderire la schiena al muro. Con una mano le accarezzò una guancia – Però, quasi quasi, ti terrei tutta per me. Sei davvero carina… Sarebbe un peccato se ti lasciassi a quei quattro vecchiardi. – e mentre lo diceva, si faceva sempre più vicino alle labbra di Alex.

Lei si trovò bloccata, con le spalle al muro e un senso di nausea che si faceva sempre più strada nel suo stomaco. – Tramezzino! – esclamò senza riflettere. Voleva uscire da quella situazione! E voleva farlo alla svelta!
 


1 Un rum e cola, per piacere!
   
 
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