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Autore: ArrowVI    20/08/2019    0 recensioni
L'Arcadia, un luogo idilliaco dove chiunque vive in tranquillità ed armonia, la nazione con meno criminalità e la qualità di vita migliore fra tutte...
Fino a quando rimani all'interno delle mura della sua capitale.
Dietro la facciata di "Nazione perfetta", si cela un lugubre teatro dove chi non è considerato utile alla nazione viene rapidamente allontanato, un mondo dove coloro che sviluppano abilità speciali sono considerati demoni e prontamente eliminati.
Si dice che la luce della speranza possa nascere anche nei luoghi più bui... Sarà veramente così?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 6-6: Veri Colori [1-2]





Sfortunatamente per me, ancora non avevo la benché minima idea di cosa sarebbe accaduto, quel giorno... Di quanto rapidamente le mie convinzioni e ideali avrebbero cominciato a vacillare come le foglie di un albero che cercano disperatamente di non venir strappate via da una intensa folata di vento.

E' divertente come la realtà possa essere, a volte, piuttosto deludente e crudele.


Credetti sinceramente che sarei riuscito a raggiungerla con le mie parole e, per qualche minuto, pensai anche di esserci riuscito.
Forse... Forse non fui in grado di vedere la verità che si nascondeva dietro quei suoi occhi infuocati.


Continuai a parlarle, insieme a Blake, per almeno una decina di minuti, cercando nel mentre di strapparle informazioni che avessero potuto mettere in dubbio le sue stesse affermazioni, parole che avrebbero potuto collegarla ai ribelli.
Diana fu furba, però: non fece trapelare nulla di anomalo. 

Sia io, che Blake, credemmo a ogni sua singola parola.
Levyathan, invece, probabilmente sapeva già chi lei fosse in realtà... E ciò spiega perché avesse voluto continuare a fare controlli e interrogatori su di lei.


Ad un certo punto, senza malizia, accennammo involontariamente alla morte di suo padre.
Realizzando l'errore commesso, ci voltammo verso Diana, notando ben presto l'espressione furiosa che era improvvisamente apparsa nel suo volto e con cui ci stesse fissando.

Digrignò i denti in silenzio, con uno sguardo feroce e minaccioso.


<< Mi dispiace tu abbia dovuto assistere a una scena del genere. Posso solo immaginare cosa si possa provare in una situazione del genere. >>
Fu l'unica cosa che riuscii a dirle, evitando d'incrociare il suo sguardo.

<< I vostri "mi dispiace" non riporteranno indietro mio padre, spero tu lo sappia. >>
Le sentii rispondere, con tono frustrato.
Non le risposi nulla.

<< Inoltre non sopporto che voi fingiate di provare pietà per me. >>
Aggiunse subito dopo.
In quell'istante sollevai di nuovo lo sguardo nella sua direzione.

<< Non puoi capire cosa si prova... Nessuno di voi può. Ho perso tutto fin da quando ero piccola, ogni singola cosa. Mi sono fatta i calli, ormai: ho imparato ad affrontare e sopportare tutto perché era l'unico modo che mi rimaneva per andare avanti senza venir schiacciata. >>
Continuò, ringhiando verso di noi come un leone in gabbia.

<< Quindi risparmiatevi tutte le stronzate che state cercando di farmi ingoiare, perché non me le bevo. Se non foste stati coinvolti direttamente, a nessuno di voi sarebbe importato nulla di cosa avrebbero fatto a me o a mio padre. Siete tutti uguali, nessuna differenza. Mostrate dei sorrisi falsi e provate a far sentire le persone a loro agio per guadagnarvi la loro fiducia, per far abbassare loro la guardia e poi pugnalarle alle spalle...! E ne ho avuto abbastanza. >>
Quelle parole mi colpirono come un fulmine a ciel sereno.


Capii all'istante che il motivo per cui stesse così tanto sulla difensiva, fosse qualcosa accaduto in passato... Qualcosa che ancora io non conoscevo.
Che io concordassi, o meno, con quella sua visione, era un discorso completamente differente.
Il motivo che la spinse a rimanere sempre sull'attenti, a dubitare delle altre persone, a non accettare le loro offerte di aiuto...

All'improvviso, il suo comportamento mi fu molto più chiaro.


<< Non puoi semplicemente lasciare che questi eventi ti scivolino addosso. Non puoi ignorarli per sempre, o alla fine ti schiacceranno. >>
Le disse Blake, togliendomi le parole di bocca prima che potessi dirle io stesso.
Quelle parole sembrarono infastidirla.

<< Di cosa diavolo stai parlando? >>
Ringhiò Diana.

<< Tutti quegli eventi mi hanno reso più forte; mi hanno fatto capire che non potevo restare così debole per sempre. Non li sto ignorando, è l'esatto opposto in realtà: riesco a farmeli scivolare addosso proprio perché sono diventata abbastanza forte da potermelo permettere. >>
Gli rispose subito dopo.
Quelle parole non sembrarono convincere Blake, il quale non ci mise molto a controbattere.

<< Stai solo fingendo di essere riuscita a superarli, proprio perché hai paura che possano ancora ferirti. >>
Sembrò quasi che, in quell'istante, qualcosa dentro Diana andò in frantumi.

Non so cosa le passò per la testa, in quei secondi, ma per un attimo non mosse neanche un muscolo, quantomeno disse nulla. 
Poi sembrò quasi tornare in se stessa, e in quell'istante il suo sguardo sembrò infiammarsi. Cominciò a ruggire dalla rabbia, e si alzò con uno scatto fulmineo da dove era seduta, per poi muoversi con passo pesante e rabbioso nella nostra direzione.


<< Chiudi quella cazzo di fogna! >>
Urlò, bloccandosi a pochi centimetri dalle sbarre di ferro, 
indicando Blake con un dito.
Quella reazione improvvisa non sembrò cogliere Blake alla sprovvista, che, con mio stupore, continuò a mantenere il contatto visivo con Diana, senza perdere il suo autocontrollo.


Non credo che Blake lo notò, ma potei sentire uno strano e intenso calore intorno a me, in quell'istante.


<< Non hai la benché minima idea di cosa ho dovuto affrontare fin'ora, quantomeno potrai mai capire le mie ragioni! >>
Aggiunse, senza aspettare alcuna risposta.

<< Sono dovuta diventare più forte esattamente per poter affrontare quelle situazioni, per assicurarmi che non avessero mai potuto ripetersi una seconda volta! >>
Continuò, senza mai distogliere lo sguardo dal ragazzo.

<< Non riuscirai mai a capire cosa si prova a sentirsi intrappolati, deboli... A gridare aiuto, per poi cominciare lentamente a realizzare che quella persona non potrà mai correre in tuo soccorso! >>
In quell'istante la sua voce cominciò a tremare, ma credo che lei non se ne rese conto.

<< Quella rabbia... Quella paura... Quel dolore, quell'odio... Dovevo diventare più forte per poterli affrontare... E così è stato. Sono diventata più forte di chiunque altro, forte abbastanza per schiacciarli tutti. Quindi non venirmi a dire che ho "paura"... Perché non è vero! >>
Concluse, finalmente, quello sfogo.


Per un istante incrociai lo sguardo di Blake, il quale mi rispose con un semplice cenno del capo.

Poi si indicò con un dito, quasi come se stesse cercando di dirmi di lasciar fare a lui.



<< Sai, Diana... >>
Sentii dire da Blake, ad un certo punto.

<< Tu... Mi ricordi molto una persona che conosco da tanto tempo, fin da quando ero piccolo. >>
Quelle parole attirarono sia la mia che l'attenzione di Diana.

<< Di chi staresti parlando e che cosa dovrebbe importarmi? >>
Gli domandò.

<< Un mio amico... Una testa calda. Qualcuno che ha un punto di vista parecchio simile al tuo. >>
Non appena disse quelle parole, Diana lo fissò in silenzio senza aprire bocca, quasi come se fosse incuriosita da quelle sue parole.
Rimase a guardarlo in silenzio con occhi impazienti, braccia conserte davanti al petto.

<< Il suo nome è Yuushi Hikari, ma noi l'abbiamo sempre chiamato "Yuu" >>
Non appena Blake disse quelle parole, mi tornò improvvisamente in mente il ragazzo che vidi non molto tempo addietro, il giorno che sia Blake che Mirajane accettarono di diventare soldati.

<< "Yuushi"? Che razza di nome sarebbe? >>
Domandò Diana, con un tono divertito, ma ancora visibilmente infastidita da quella discussione.

<< Fu il nostro Maestro a dargli quel nome. Vedi, Yuu abbandonò la sua famiglia quando scoprì la sua abilità, e decise di abbandonare anche il suo vecchio nome insieme a loro. Quando lo trovò, il nostro maestro gli diede quel nome: "Yuushi" dovrebbe significare qualcosa come "Eroe", mentre "Hikari", "Luce". >>
Le rispose Blake.
Quelle parole sembrarono divertirla.

<< E' ridicolo. >>
Ridacchiò.

<< Il suo vero nome è "Gilles Leroy". Ma a lui non piace essere chiamato in quel modo, ormai. >>
Continuò Blake, senza far troppo caso alle risatine di Diana.

<< Il motivo per cui mi hai ricordato lui è semplice... Anche lui, come te, è quasi ossessionato dall'essere forte. >>
Non appena disse quelle parole, però, Diana si bloccò di colpo.
Rimase in silenzio a fissarlo intensamente con uno sguardo confuso e sorpreso stampato in volto, senza muovere neanche un muscolo.

<< Per qualche motivo, Yuu associò la debolezza al pericolo di "restare da solo". Ci misi anni a capirne il motivo, mettendo insieme gli indizi che riuscii a ottenere dalle sue parole e dalle sue azioni. >>
Spiegò Blake.

<< Ci misi un po' di tempo a capirlo, ma quando ci riuscii tutto divenne improvvisamente più chiaro: la sua ossessione per diventare il più forte del villaggio, gli allenamenti talmente pesanti che lo portarono addirittura a ferirsi da solo e quel suo carattere aggressivo. Di colpo, le parole del Maestro acquisirono tutt'altro significato... Quando mi disse che Yuu fosse "debole"  non riuscii a capire cosa volesse dire, pensai mi stesse prendendo in giro. Quando, invece, lo capii, quello fu uno dei motivi per cui decisi di non abbandonarlo. Sapevamo necessitasse di aiuto, e insieme a Mirajane riuscimmo in parte a rattoppare quello strappo. >>
Non appena disse quelle parole, Diana sbuffò.
Sembrò infastidita e annoiata dalle sue parole.

<< Non ho davvero la benché minima idea del perché tu mi stia dicendo queste cose. Non m'interessano neanche lontanamente. >>
Gli disse.

<< Ciò che sto cercando di dirti è che, esattamente come te, Yuu crede fermamente di essere riuscito a lasciarsi alle spalle quel suo trauma, quando in realtà sta vivendo in funzione di esso. Ogni cosa che fa, che dice o che pensa, sono collegate a quell'evento in un modo o in un altro. >>
Quelle parole sembrarono mandare Diana in bestia.

<< Non farmi ridere...! >>
Ringhiò.
In quell'istante sentii quell'intenso calore per la seconda volta.

<< Non paragonarmi a un idiota che ha troppa paura di affrontare le sue paure! Quel tipo non era in grado di affrontarle, quindi ha fatto la scelta più facile: ha deciso d'ignorarle e fingere di averle superate. Io non sono così... >>
Continuò.

<< Io li ho affrontati. Li ho ridotti in cenere. >>


Quelle parole, per qualche motivo, mi rimasero impresse.


<< Perché non la smetti di parlarmi di queste cazzate, e mi lasciate in pace? Voglio stare da sola, sono stanca. Sparite. >>
Ruggì subito dopo, dandoci le spalle per poi distendersi sul letto all'interno della cella.
Dopo quelle sue parole, non ottenemmo più nulla da lei.


Lasciai quella stanza poco dopo, accompagnato da Blake, con il quale ebbi una breve discussione.
Annotai ogni cosa di cui parlammo in quei minuti su un foglio di carta che poi avrei consegnato a Levyathan. Quello sarebbe stato il rapporto che gli avrei consegnato, dopotutto.
Le parole di Diana però continuarono a riecheggiarmi in testa.

Non credo che Blake ci fece caso, ma quel "Li ho ridotti in cenere" mi sembrò strano.
Gli chiesi, infatti, cosa pensasse di quelle parole e lui mi rispose semplicemente che fosse il suo modo di evidenziare di come fosse stata in grado di sopraffare le sue paure.


Eppure, per qualche motivo, mi sembrò quasi che quelle parole non nascondessero alcun secondo significato.
Forse, il vero significato di quelle parole non era nascosto.



"PTSD". 
"Disturbo da Stress Post-Traumatico". Furono queste le parole che Blake mi disse, non appena fummo da soli. 

Continuai a ripensare a quel suo comportamento, e alle parole di Blake, anche dopo che ci separammo.
Al nostro posto, due guardie rimasero a controllare Diana.

Non credo che quello le piacque molto, ma non potei fare altrimenti.

Ripensai a come Diana andò su tutte le furie quando Blake le disse quelle parole, e a come decise semplicemente d'interrompere la discussione senza più darci alcuna risposta concreta successivamente.
Anche Blake mi confermò che, nonostante non fosse esperto in quel campo, quel comportamento gli ricordò molto il disturbo di cui soffriva quel suo amico, anche se Diana gli sembrò essere, per lo meno in parte, riuscita a superare quel trauma.

"Ma credo comunque che abbia lasciato una cicatrice profonda. Il suo comportamento sembra essere più deciso di Yuu, ma sono convinto che si tratti dello stesso disturbo. "
Aggiunse, però.

Ci lasciammo per quei corridoi poco dopo.
Io mi diressi agli uffici di Levyathan, per consegnare il rapporto, mentre Blake si diresse ai suoi alloggi.


Anche dopo aver consegnato il rapporto, quei pensieri non lasciarono la mia testa.
"Li ho ridotti in cenere."

Perché quelle parole continuarono a tornarmi alla mente?

In quell'istante un brivido mi attraversò la schiena.
Improvvisamente mi tornò alla mente quella strana e apparentemente insensata sensazione di calore che provai quando Diana urlò contro Blake.


"Non può essere..."
Pensai, non riuscendo a credere nemmeno io al dubbio che mi assalì.

C'era un solo modo per scoprire se quel mio dubbio fosse fondato, o meno, e sapevo perfettamente come ottenere le mie risposte.

Quindi decisi di cercarle.


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Fine del capitolo 6-6, grazie di avermi seguito e alla prossima!

 
   
 
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