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Autore: DiamanteLightMoon    21/08/2019    2 recensioni
-FANFICTION INTERATTIVA- ISCRIZIONI CHIUSE-
Vi siete mai chiesti come sia possibile che un'intera civiltà scompaia da un giorno all'altro? Vi siete mai chiesti che fine hanno fatto i Cretesi? Vi siete mai chiesti che cosa li avesse travolti di così tanto violento da farli estinguere? Io sì ed era una di quelle domande a cui pensavo di non trovare mai risposta, almeno finché non ho scoperto questo.
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Hermia è figlia di Poseidone ed è la principessa di Atene. Enea è suo fratello, ma è figlio di Zeus. E il loro destino sarà deciso dalla volontà di un pazzo.
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Enea correva nei corridoi del Palazzo, i piedi scalzi e il petto ancora sudato dall'allenamento. Non riusciva a comprendere le parole del messaggero.
-Padre- urlò attraversando l'imponente porta aperta. Con passo veloce si avvicinò alle sorelle in piedi accanto al re e alla regina.
- Akakios non può fare una cosa del genere. È un suicidio per il suo popolo-
-No- disse il padre- Non se fa questo-
E gli mostrò la condanna a morte di due anime innocenti.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Semidei Fanfiction Interattive, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XIV

 

 

 

Arcadia – giorno 46, ore 3.00

 

Ariadne non riusciva a dormire. O meglio, c'era riuscita benissimo fino a quando si era svegliata per un motivo a lei sconosciuto e non aveva più chiuso occhio da allora. Non avendo modo di misurare il tempo senza vedere il cielo Ariadne avrebbe detto che era sveglia da circa un'ora. Il che la irritava non poco. Soprattutto perchè sapeva il perchè della sua insonnia improvvisa. E le piaceva ancora meno di rimanere sveglia. Le parole di Enea l'avevano colpita, nonostante si sforzasse con tutta se stessa di evitare di pensarci. Lei non si faceva controllare da nessuno. Dei, aveva persino deciso di diventare una sacerdotessa di Era per sfuggire al desiderio di controllo che suo padre aveva sulla sua vita. Non si era mai pentita della sua decisione, ma forse ora iniziava a dubitarne l'efficacia. Eppure, l'apparente sicurezza con cui Enea ed Epeo avevano discusso i possibili sacrifici successivi l'aveva messa in allarme. Lei doveva vivere. Doveva dimostrare a suo padre e a tutti coloro che avevano cercato di sopraffarla che era lei ad avere il coltello dalla parte del manico. Solo lei poteva controllare il suo destino. Ma se moriva, tutti i suoi sforzi sarebbero stati vani. E la consapevolezza che nessuno l'avrebbe pianta quando la notizia della sua morte sarebbe arrivata a Tebe le faceva bollire il sangue nelle vene. Per questo doveva sopravvivere. Nel caso in cui fosse stata scelta avrebbe trovato un modo per fuggire, ne era praticamente certa. Quel piccolo dubbio sulla riuscita del suo piano, un secondo piano formulato nel momento in cui il primo era fallito per via di mancanza di tempo, le rendeva la bocca amara ogni volta che le passava per la testa.

 

Arcadia – giorno 46, ore 3.34

 

Glykeria era tra le Cacciatrici da anni ormai, aveva visto morire le sue stesse compagne e aveva ucciso nel caso di bisogno. Non era estranea alla morte, nemmeno a quella riguardante lei stessa. Era sempre al suo fianco, il tempo non la sfiorava da quando aveva pronunciato il suo giuramento ma poteva cadere in battaglia come la mortale che un tempo era stata. Per questo non era la morte a spaventarla. Era il fatto che con la sua morte avrebbe reso un uomo pronto a tutto per il potere più vicino al suo scopo. Non era portata per la guerra e aborriva la violenza. Perciò quello che stava facendo Akakios non le piaceva minimamente, andava contro tutti i suoi principi. E lei non voleva avere un posto nei suoi piani. Sapere che avrebbe aiutato qualcuno di così malvagio a diventare più potente la faceva stare male. Eppure la sua indole sensibile le aveva impedito di provare anche il minimo senso di sollievo quando il suo nome non era stato chiamato con Ilektra, sapeva che la cosa non sarebbe cambiata per il nome seguente. Era spaccata a metà dal desiderio di non avere un ruolo negli scopi di un pazzo e da quello di evitare di vedere i suoi compagni avviarsi verso la fine che lei aveva appena scampato. La confusione dei suoi sentimenti non l'aiutava a riposare. Si girò a pancia in giù schiacciando la faccia sul cuscino. Sarebbe andata nell'Elisio una volta morta? Oppure l'avrebbero mandata nel Campo degli Asfodeli? O peggio nei Campi delle Pene? E sarebbe stato possibile chiedere perdono alla sua signora Artemide una volta negli Inferi? Su questi cupi pensieri Glykeria si addormentò.

 

Arcadia – giorno 46, ore 5.45

 

Melissa sapeva che mancava poco all'arrivo del consigliere del re. E alla conseguente scelta del semidio. Melissa desiderava poter tornare a Salonicco, al tempio in cima alla scogliera. Desiderava rivedere il meraviglioso panorama della baia in una giornata limpida quando era possibile vedere le coste che la circondavano fino all'orizzonte. Melissa amava quei giorni. Ma le piaceva anche quando le onde erano così alte che gli schizzi arrivavano fin sopra il promontorio quando si schiantavano sulle rocce sottostanti. Nessuno veniva al tempio con le mareggiate e Melissa insieme alle altre apprendiste e sacerdotesse più anziane potevano godersi lo spettacolo del mare in tempesta senza essere interrotte. E spettacolare lo era senz'altro. Chiudendo gli occhi Melissa poteva rivedere alti cavalloni rompersi a metà strada e tingersi del bianco della schiuma, per poi infrangersi contro la scogliera. Sognava di rivederlo, il mare della baia, con le sue acque limpide e i pesci che nuotavano sereni. Le probabilità di farlo erano basse, quasi inesistenti, Melissa non era abbastanza stupida da credere di poterlo veramente rivedere, ma ripensare al mare e al tempio le impediva di impazzire definitivamente. E preferiva di gran lunga rimanere sana di mente. Aveva detto addio alla sua maestra, ma solo a lei. Aphia, Kyriake e Sotiria erano già andate a dormire quando era partita e non aveva avuto tempo di salutarle dopo la notizia che Anthi le aveva dato. Le tre apprendiste erano sue amiche da quando era entrata al tempio, non erano venute a sapere della volontà di Akakios perchè avevano altre sacerdotesse come maestre. Sperava che Anthi avesse detto loro addio in sua vece. Con l'immagine dei visi delle amiche in mente Melissa chiuse gli occhi cercando di trovare un minimo di riposo prima di sapere quale nome il consigliere avrebbe chiamato.

 

 

Strada collegante l'Arcadia al palazzo reale – giorno 46, ore 7,21

 

 

Orion era il tipo di persone sbagliato per il genere di ruolo che gli era stato imposto. Era libero, senza pensieri e privo di preoccupazioni. Non pensava mai al suo futuro e se lo faceva era in relazione ai possibili giochi da svolgere. Per questo quando il consigliere del re aveva chiamato il suo nome aveva rivolto un sorriso agli altri, gli occhi liberi dall'ombra che incupiva i loro volti, per questo quando gli avevano legato mani e piedi per impedirgli di scappare il suo primo pensiero era stato quando divertente sarebbe stato provare a liberarsi- per questo non aveva smesso un attimo di parlare da quando le porte di pietra si erano chiuse alle sue spalle. La verità era che Orion aveva capito molto bene cosa lo stava aspettando alla fine della camminata e ne aveva paura. E il suo modo per combattere tale paura era parlare. Non importava di cosa e nemmeno se c'era un orecchio che ascoltava. Lo trovava rilassante, parlare senza filtri di termini e argomenti, a ruota libera passando dalla spiegazione su come arrampicarsi sugli alberi dal tronco privo di rami al modo migliore per cucinare alcune verdure altrimenti amarissime per poi passare a parlare di teatro facendo un interruzione per infilarci dentro una sfilza di curiosità riguardo i cuccioli di leone. Se perdeva il filo non era un problema, bastava iniziare dall'ultimo argomento di cui aveva memoria e poi ricominciare da lì. Per Orion era un passatempo rilassante, per tutte le persone costrette ad ascoltarlo non proprio.

 

 

Palazzo reale di Creta, stanza di Orion – giorno 46, ore 9.21

 

Orion era stato buttato di peso nella stanza. Non perchè cercasse di scappare, ma perchè non aveva smesso un momento di fare domande. Voleva sapere chi erano le persone ritratte sui muri, se poteva abbracciare le tozze colonne rosse del porticato, quanto era alto il palazzo, la comodità di ogni singolo divanetto, poltroncina o panca che avevano incontrato. Ogni cosa che catturava il suo sguardo era degna di una domanda. Alle guardie stava per venire un esaurimento nervoso. Almeno il semidio di prima era stato in silenzio per praticamente tutto il viaggio. Una volta che la porta fu chiusa alle spalle del ragazzino, gli uomini tirarono un sospiro di sollievo e per poco non si accasciarono per terra. Il consigliere li aveva abbandonati appena erano entrati a palazzo, desideroso di andarsene appena possibile. Le quattro guardie si guardarono, un pensiero comune aleggiava nell'aria: speriamo che non parli da solo.

 

Come per Ilektra anche ad Orion era stata assegnata Tetisheri, il re era fiducioso che la stessa tattica avrebbe funzionato su tutti i semidei ignorando che molti non trovavano attraenti le sue forme curve e morbide. Orion faceva parte di uno di quei molti. Non aveva mai pensato a nessuno in quella sfera. L'intimità e il sesso non gli erano per nulla sconosciuti, dato il lavoro di sua madre. Aveva una mente attiva e conosceva il corpo nudo di una donna. Lo sapeva solo perchè spesso Nimphadora girava nuda per casa. Non aveva mai distolto lo sguardo quando questo succedeva. Eppure non aveva mai pensato a qualcun'altro oltre la nudità. Sapeva cosa succedeva dietro le porte della camera da letto della madre, sapeva anche che non sempre i suoi clienti erano maschi. E aveva capito come usare il suo corpo. E proprio perchè capiva, si era reso conto che fare ciò che sua madre faceva quasi tutti i giorni era qualcosa che avrebbe segnato la fine della sua infanzia e l'inizio di una vita adulta piena di aspettative e responsabilità. Esattamente ciò che cercava di ritardare il più possibile.

 

Così quando il ragazzino vide la giovane schiava nell'angolo in cui era la sua prima reazione fu quello da salutarla con entusiasmo, scegliendo di ignorare il motivo per cui lei era lì. Si guardò intorno. La stanza era spaziosa, con una finestra che prendeva tutta la parete di fronte alla porta. In un angolo Orion intravide un vasca fumante. Con gli occhi che brillavano ci si fiondò. L'acqua calda e trasparente appariva come oro agli occhi del semidio. Dopo mesi di bagni con panni immersi nella poca acqua gelida che avevano a disposizione, un'intera vasca colma era un sogno. Non pensò al fatto che c'era un'altra persone nella stanza, si spogliò velocemente e si infilò nell'acqua invitante. Sospirò deliziato prima che Tetisheri si schiarisse delicatamente la voce. A quel punto Orion si voltò a guardarla.

-Sì?- chiese, come se fosse lui a dover servire lei.

-Avete bisogno di qualcosa?- rispose Tetisheri portandosi un ciuffo sfuggito alle trecce dell'acconciatura dietro all'orecchio. Orion scosse la testa, felice di sguazzare nella vasca, più simile ad un giovane figlio di Poseidone anziché ad uno di Dioniso.

 

 

Arcadia – giorno 46, ore 10.00

 

 

Il fatto che fosse stato scelto Orion causava sia sconcerto che sollievo. Sconcerto perchè era uno dei più piccoli tra di loro, se non il più piccolo (non avevano mai chiesto il compleanno di nessuno di loro, per cui non ne erano sicuri); era sempre sorridente e una piccola pallina di energia. Tra tutti loro era quello che sembrava più estraneo alla morte. Sollievo perchè voleva dire che Akakios stava seguendo lo schema che avevano ipotizzato Epeo ed Enea. E che quindi potevano prevedere chi di loro sarebbe stato il prossimo. E magari sarebbero anche riusciti a trovare un modo per comunicare con suddetto prossimo per capire come uscire di lì. Possibilmente vivi.

Erano ognuno nella propria camera, tranne Hermia che era in insieme ad Enea nella stanza di quest'ultimo. Aspettavano con ansia, di quella cattiva che ti divora l'anima piano piano, il momento in cui avrebbero avvertito la vita di Orion andarsene mentre la sua essenza veniva divorata a poco a poco. Non la migliore delle attese.

 

Palazzo reale di Creta, sala del trono – giorno 46, ore 12.00

 

Era arrivato il momento di sperimentare di nuovo quella meravigliosa eruzione di potere che lo aveva fatto sentire invincibile. Non era stupido, sapeva che Ade lasciava un'impronta profonda nei suoi figli, più profonda di quella che il figlio di Dioniso aveva ereditato da suo padre, ma Dioniso era pur sempre un dio e come tale era potente. Ad Akakios piaceva giocare con il fuoco. E avrebbe continuato finchè il dolore delle ustioni non sarebbe diventato insopportabile. Contava che quel giorno fosse molto lontano.

 

 

Palazzo reale di Creta, stanza di Orion – giorno 46, ore 15.00

 

A mezzogiorno gli era stato portato un pasto, migliore di tutti quelli che aveva mai mangiato in vita sua. Non si era soffermato molto sul perchè ci fosse carne della miglior qualità e verdure fresche. Due ore prima dell'arrivo del pranzo, Tetisheri era uscita per recarsi chissà dove, ad Orion proprio non interessava ed era tornata con il vassoio del cibo. La ragazza era sempre stata zitta, ma Orion non si era scomposto e aveva provveduto a riempire il silenzio.

-Non posso proprio uscire dalla stanza?- chiese con voce petulante per la settantacinquesima volta nell'ultima ora e mezza. Lo spazio era grande e spazioso, pieno di cose brillanti e con un meraviglioso panorama. Orion si era stancato di stare dentro lì circa venticinque minuti dopo che era uscito dalla vasca. Non poteva correre, ne arrampicarsi (aveva provato a farlo sulle colonne della finestra, ma Tetisheri lo aveva fermato e gli aveva proibito di provarci di nuovo), non poteva nemmeno osservare la gente da lontano. Per l'iperattività di Orion era una tortura.

-No, non avete il permesso di uscire finchè non verrete chiamato dal re- fortunatamente Tetisheri era una persona paziente, altrimenti avrebbe volentieri ucciso lei stessa il figlio di Dioniso.

-Se vi siete già annoiato di saltare sul letto, nei primo cassetti del mobile ci sono delle trottole e degli astragali. Credo ci siano anche delle biglie- disse Tetisheri. Aveva messo tutto lei lì, prima ancora che venisse Ilektra, nella speranza di distrarre il semidio o la semidea dal destino che presto gli o le sarebbe toccato.

 

A quelle parole Orion si illuminò e con il salto successivo atterrò sul pavimento.

-Le trottole, le trottole!! Sono così belle quando girano, magari sono anche colorate. Hanno anche i colori? C'è il rosso? Voglio il rosso. O forse il nero? No, il nero non mi piace tanto. Magari c'è il giallo. Che bello, che bello. E le biglie? Sono di legno o di vetro? Magari anche le trottole sono di vetro? Le voglio di tutti i colori!- l'entusiasmo del ragazzino fece sorridere Tetisheri. Le trottole e le biglie non erano niente di troppo pregiato, Akakios non si sarebbe mai sognato di dare qualcosa di prezioso come vetro colorato con gli ossidi o legno dipinto a qualcuno che vedeva solo come un sacrificio. Orion trovò nel cassetto due trottole di legno, una di tiglio e l'altra di cipresso, insieme a cinque biglie di vetro non trattato, oltre ad un sacchettino contenente degli astragali d'osso. Con quelli Tetisheri riuscì a tenerlo occupato peri il resto della giornata, inventandosi giochi, parlando poco e ascoltando molto.

 

 

Palazzo di Creta, stanza di Orion – giorno 47, ore 9.05

 

Orion fu svegliato da due forti colpi alla porta. Alzò di scatto la testa e per poco non prese in pieno il bordo del letto. Apparentemente si era addormentato sul pavimento mentre guardava le trottole girare. Si stropicciò gli occhi prima di gattonare fino alla bacinella d'acqua appoggiata sul comodino. Una volta lavatosi la faccia la testa gli si schiarì un po'. Guardandosi intorno notò che Tetisheri era sparita, ma il letto era sfatto. Quest'ultima informazione gli fece rivalutare il perchè si trovasse sul pavimento. Probabilmente era caduto dal letto e lì era rimasto. Un altro colpo alla porta lo fece sobbalzare. Aveva ancora addosso i vestiti del giorno prima altrimenti le guardi avrebbero visto il suo magrissimo didietro in prima fila dato che poco dopo aver preso a pungi la porta l'avevano spalancata. Gli fu intimato di stare zitto e di collaborare. Orion non fece nessuna nelle due cose. Rimase in silenzio per approssimativamente due minuti e quindici secondi prima di fare la prima domanda e non smettere più. Fortunatamente per le guardie la stanza in cui si trovava il re era più vicina del tragitto della mattina precedente.

 

Il re si trovava di nuovo nella stanza che aveva visto la morte di Ilektra, ma che non ne conservava le prove. I tappeti erano stati puliti dalla polvere che il corpo della figlia di Ade aveva lasciato. Orion non era al corrente di questa informazione per cui una volta che le pesanti porte vennero chiuse alle sue spalle si guardò intorno estasiato. C'erano così tanti colori, così tanta luce. Ad Orion proprio non sembrava una stanza adatta allo scopo del re. Ma chi era lui per lamentarsi? Almeno sarebbe morto dentro a qualcosa che rispecchiava il colore della sua anima. Il suo sguardo fu attirato da un forte luccichio. Si voltò cercandone la fonte. La trovò in Akakios, seduto su un trono pomposo e colmo di gioielli. Orion lo trovò abbastanza ridicolo. Si astenne dal commentare.

-Benvenuto, semidio- Akakios aprì le braccia mentre si alzava.

-Sento la benevolenza fino a qui- mormorò Orion sarcastico. Di solito il sarcasmo non era il suo stile, a quanto pare essere vicini alla morte incupisce il carattere.

-Ti starai chiedendo come mai ti trovi qui- continuò Akakios- vedi, devi esserne grato, sai, fai parte di un progetto molto più grande che avrà molta rilevan-

-Veramente non mi stavo chiedendo proprio niente- lo interruppe Orion con un tono insolitamente secco. Ed era vero. Non poteva importargliene di meno del perchè Akakios stesse facendo tutto quello che stava facendo. Doveva morire comunque, tanto valeva farla finita subito. Non lo avevano legato come avevano fatto quando era arrivato a palazzo. Forse perchè era talmente smilzo da perdere perfino contro il vento.

-Ascolta, re pazzoide, potresti anche spiegarmi la storia della tua vita, ma smetterei di ascoltare prima che arrivi al primo anno di età. O magari ti ascolterei perchè qui c'è davvero poco da fare. Se devi proprio almeno fallo con un minimo di teatralità, sarai più facile da seguire. E se potessi avere del cibo sarebbe fantastico- Orion si era seduto a gambe incrociate su uno dei tappeti. Aveva deciso di ignorate ogni forma di cortesia, dopotutto sarebbe morto uguale tanto valeva godersi le espressioni del re. Come se lo avesse evocato un vassoio gli comparve di fronte alla faccia, sorretto dalle mani di Tetisheri. La ragazza gli sorrise leggermente prima di poggiare il vassoio per terra e ritirarsi. Orion si abbuffò sul cibo senza prestare molta attenzione a ciò che faceva il re. Non alzò lo sguardo finchè anche l'ultima briciola non fu nel suo stomaco. Trovò Akakios che lo fissava con le sopracciglia aggrottare e le labbra posate sulle dita.

-Benissimo, ragazzino, sarei stato abbastanza gentile da farti ascoltare i miei grandiosi piani e farti vivere un po' più a lungo, ma a quanto pare il mio progetto non è apprezzato quindi direi di incominciare-

 

Prima ancora che Orion si rendesse conto di quello che stava succedendo si ritrovò immobilizzato, sdraiato sul pavimento. Il suo respiro accelerò e il rumore del sangue che gli pompava nelle orecchie coprì la voce del re. Per questo non era preparato quando il dolore arrivò. Urlò, ma il grido gli rimase intrappolato in gola. Sentì l'intero braccio bruciare come se stesse andando a fuoco. Si rannicchiò in posizione fetale, con le braccia legate dietro la schiena e le ginocchia tirate fino al petto. Era un dolore lancinante, come mai ne aveva provati prima d'ora. Piangeva e il suo corpo tremava nel bisogno di trovare sollievo. Contrasse i muscoli quando un'altra ondata lo invase. E insieme al dolore apparvero le immagini.

 

Vide una stanza addobbata a festa e un tavolo ricoperto di cibo. Le persone presenti ballavano e chiacchieravano sotto la luce delle candele. Un bambino rideva tra le braccia di una bellissima donna. La donna lo faceva volteggiare nell'aria, incurante degli sguardi che riceveva. Orion non sapeva dove fosse. La scena cambiò quando alla donna e al bambino si unirono un uomo e bimbo di qualche anno più grande. Ora la festa era nei giardini che Orion riconobbe, poiché li aveva visto il giorno prima. E da quei giardini capì di trovarsi nel passato. Era un mondo di ricordi. Vide di nuovo il bambino che stava in braccio alla donna, questa volta in compagnia del bambino che era venuto con l'uomo. Stavano giocando a qualcosa che Orion non era in grado di vedere, ma stavano ridendo tra di loro. Una voce femminile chiamò per nome i bambini e Orion fu travolto da un'altra scena. Questa volta non c'erano musica e risate ma solo un assordante silenzio. C'erano i due bambini, i volti segnati dalle lacrime. L'uomo che aveva visto nei ricordi precedenti li stringeva a sé. Era una scena di lutto. Piangevano qualcuno che amavano e a cui avevano dovuto dire addio. Non ci furono più risate e abbracci pieni di amore nei ricordi di Akakios dopo quell'evento. In altre circostanze Orion sarebbe stato empatico e avrebbe condiviso il suo dolore, ma il motivo per cui stava guardando quelle immagini gli impedivano di sentire anche un minimo di compassione. C'era qualcosa che gli premeva nella mente, la vera ragione per cui gli erano stati mostrati quei ricordi. Decise che il ricordo della vera felicità sarebbe stato uno scambio se non equo almeno conveniente. E fu quello ciò che prese un secondo prima che la sua anima si spegnesse per sempre.

 

 

 

 

 

Angolo autrice

FUN FACT: Il vetro è stato diffuso dai Fenici ed era conosciuto da tutti i popoli antichi. Tuttavia non era trasparente, poiché non possedevano le attrezzature per scaldare la sabbia a temperature così alte. Il colore naturale del vetro era azzurrino verdastro, ma più sull'opaco che sul trasparente. Il colore poteva essere modificato con l'aggiunta di ossidi, l'ossido di rame produceva un blu molto brillante, l'ossido di ferro invece colorava di giallo o di rosso.

FUN FACT N.2: Per molto tempo è stato creduto che gli Antichi Greci avessero una percezione dei colori diversa dalla nostra, più rudimentale. Questo è un pensiero indotto dal fatto che i vocaboli dei colori erano pochi e spesso indicavano quelle che per noi sono più sfumature. Ad esempio il termine porphyreos, traducibile con porpora, indicava sia il rosso, ma anche il violetto e a volte il blu o il verde. Questo perchè il processo di ricavo del colore era lo stesso per ogni sfumatura (si estraeva dai molluschi). Gli Antichi Greci davano più importanza alla luminosità rispetto alla tinta, i loro vocaboli principali erano relativi al bianco, al nero, al rosso e al giallo, colori che hanno un maggior impatto visivo, mentre il verde e il blu, colori con meno impatto visivo, erano classificati in base alla loro luminosità. Per spiegare meglio l'apparente cecità degli Antichi Greci verso i colori basta osservare come utilizzassero lo stesso termine per indicare i capelli bruni e il mare o il cielo, la pelle umana e l'erba... Ho cercato di essere fedele a questo fatto il più possibile anche nei capitoli precedenti.

 

Nel caso in cui vi stesse chiedendo il colore, la musica e il profumo dell'anima di Orion:

Colore: brillante rosso vinaccia

Musica: Spanish Dances op.12 no.1 Moszkowski

Profumo: foglie secche, uva e noci

 

Vi piacerebbe sapere le varie informazioni sulle anime di tutti i semidei?

 

Bene, siamo giunti alla fine di Orion, con solo pochi giorni di ritardo. Perdonatemi se il capitolo non è il mio massimo, ma l'ho scritto velocemente perchè sono stata senza computer per tre settimane al posto che una come avevo previsto.

Spero che il capitolo sia di vostro gradimento,

Un bacio

Dia

 

P.S. Il 22 settembre parto per la Cina dove rimarrò fino al 5 luglio 2020. Questo non vuol dire che non aggiornerò, ma semplicemente che sarò qualche ora avanti e gli orari potrebbero essere sballati, quindi potrei dire buonasera e da voi è mezzogiorno.

  
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