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Autore: Kymera    28/07/2009    3 recensioni
Dieci anni sono passati dalla sconfitta di Lord Voldemort. La tranquillità è tornata nel mondo magico, ma i residui del più grande mago oscuro di tutti i tempi, non sembrano essere stati sconfitti. Dalla misteriosa ricomparsa del Marchio Nero sopra il Big Ben di Londra fino ad una lotta nuovamente crudele, gli antichi fantasmi del mondo magico torneranno a terrorizzare tutta la popolazione. Di nuovo Harry Potter dovrà lottare, ma questa volta, la brutalità del suo avversario sarà più sanguinaria di persino di quella di Lord Voldemort.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ritorno del Marchio Nero.

 

Voldemort era stato sconfitto. Nessuna verità era più assoluta ed accettata in tutto il regno della magia. Harry Potter, quella notte di Maggio di undici anni prima, aveva senza dubbio ucciso l’uomo, se così si può definirlo, che per anni ed anni ha terrorizzato tutta quanta la Gran Bretagna. Ogni riferimento a lui, ogni suo simbolo è stato bandito, ma l’ orrore ed il ricordo di quella tragedia ancora scuotevano fortemente tutti quanti coloro che quella guerra l’ avevano vissuta, combattuta e sofferta. Le ferite non si erano richiuse e le cicatrici non sarebbero mai potuto sparire.

E’ facilmente immaginabile allora lo scalpore che fece la notizia del trentuno Luglio di quell’ anno, quando sui cieli di Londra comparve il Marchio Nero. I Babbani, nella loro beata inconsapevolezza, pensarono che fu tutto uno scherzo organizzato da qualche esibizionista di cattivo gusto: persino a loro quella visione così raccapricciante non piaceva per niente. Per i maghi invece fu il terrore: che una nuova setta di Mangiamorte si stesse riunendo per ripercorrere le orme dell’ Oscuro Signore?

E perché era comparso proprio il giorno del compleanno del salvatore del mondo? Sembrava uno scherzo oppure un avvertimento: tutti quelli che svegliandosi videro quel teschio con in bocca un serpente tuttavia pensarono che una bufera stava pera abbattersi sul Ministero della Magia, con maggior precisione, nel Dipartimento degli Auror, nell’ ufficio di un certo Harry Potter.

Il giorno del suo compleanno Harry lo stava passando in casa, con la sua famiglia. Aveva voglia di fuggire, prendere il piccolo James e Ginny ed andare in un posto molto lontano, magari al mare. Il lavoro in quell’ ultimo periodo era stressante: c’era stato un aumento sconsiderato delle aggressioni per le strade di Diagon Alley ed Hosgemade. Niente di riconducibile a Maghi Oscuri, piuttosto a bande di teppisti che sembravano andare molto di voga negli ultimi tempi. Giovani appena diplomati senza un lavoro che per ingannare il tempo assalivano coppiette, rubavano soldi e facevano esplodere vetrine di negozi.

I danni non era né gravi né irreparabili, ma la scocciatura per gli Auror, le indagini semplici e noiose seguite da lunghi rapporti scritti si archiviavano dopo poco tempo tutte quante per mancanza di prove, in quanto sembrava che i ladruncoli agissero invisibili magari grazie ai Mantelli che vendeva Gorge. L’ unica cosa che il Dipartimento aveva potuto fare era sorvegliare il negozio e chi comprava quelle diavolerie, ma fin’ora erano tutti bambinetti o ragazzi che andavano ancora a scuola.

Quindi il colonnello Potter, il giorno prima, aveva lasciato una lettere dove avvisava delle sue ferie ed il trentuno Luglio dormiva beatamente nel suo letto. Sentì qualcuno muoversi accanto a lui ed allungò una mano in cerca del corpo di sua moglie, trovandovi solamente lenzuola calde e sgualcite che stavano ad indicare che Ginny si era alzata da poco. Harry sbadigliò e si tirò su, passandosi una mano tra i capelli come al solito disordinati e poi sugli occhi, per cercare si riprendersi dal sonno. Si rialzò a fatica e traballante entrò in cucina. Non vide il volto di Ginny, ma puntò dritto verso i fornelli per farsi un caffè: ne aveva un bisogno urgente.

« ‘Giorno amore. » disse Harry con uno sbadiglio.

« Harry vieni a vedere… » la voce di Ginny era preoccupata, ma Harry era troppo assonnato per accorgersene. « Oggi andiamo al mare? C’è un così bel sole fuori… » rispose lui, cercando la caffettiera senza successo.

« Harry è una cosa seria! » il tono assassino della moglie fece rinvenire parzialmente l’ Auror che si trascinò lentamente verso la moglie, che nervosa, stava guardando la televisione. Una cronista parlava in fretta, indicando il cielo sopra il Big Ben: vi era uno strano accumulo di nubi che non aveva un’aria amichevole ma soprattutto era paurosamente famigliare.

« Quello strano accumulo di nuvole dalla forma strana è comparso stamane all’alba. Si crede che sia uno scherzo di qualche buontempone. Presto, un aereo della RAF provvederà ad eliminarlo disperdendo la sostanza di cui è composto … »

La voce della cronista divenne un ronzio inspiegabile, le mani di Harry tremarono abbastanza violentemente. Si sedette sul divano vicino sua moglie, che guardava con apprensione il televisore.

« Che ci fa il Marchio Nero sopra Londra? » disse Ginny con un tono a metà tra lo spaventato ed il disgustato. Harry restò qualche attimo in silenzio, cercando di ragionare sul da farsi. Era in ferie eppure la voglia di andare al mare era svanita subito quando il suo sguardo si era fermato sul simbolo del suo storico e peggior nemico.

« Non te lo so proprio dire, ma sta di fatto che al ministero succederà un gran macello. » mormorò Harry alzando un attimo lo sguardo verso una delle finestre, puntando gli occhi verso il cielo azzurro, limpido e terso.

« Ginny… » iniziò Harry incerto. Da quando era incinta Ginny era sottoposta a sbalzi di umore che la rendevano dolce un istante ed isterica quello dopo.

« Ho capito Harry. Va in Dipartimento, non preoccuparti. Vorrà dire che andremo in vacanza un altro giorno. » il suo tono non sembrava seccato, eppure Harry aveva il dubbio che stesse pensando “semmai il tuo lavoro te lo permetterà.” Lui, in tutta risposta, le baciò le labbra e si alzò. Stava per andare a cambiarsi quando un Jack Russell Terrier argentato entrò come un meteorite passando attraverso il soffitto, fino dinanzi ad Harry.

« Andrai in vacanza un altro giorno Potter, se sai cosa è successo, corri in dipartimento, altrimenti affacciati fuori dalla finestra e corri lo stesso. » il patronus parlò con la voce del suo migliore amico e cognato Ron, il che gli fece pensare che a quanto pare giù al Ministero c’era un gran fermento.

Ci mise un attimo a prepararsi e quando fu pronto tornò da Ginny, che era stesa pigramente sul divano. Non poteva allenarsi in alcun modo, faceva caldo e si annoiava. Sapeva che erano questi i problemi che in quel momento facevano sorgere sulle sue labbra un broncio che nonostante indicasse un certo nervosismo Harry trovava assolutamente adorabile.

« Mi raccomando a che combini Weasly. » disse lui, baciandole le labbra. Era un po’ ironico ed un po’ serio, ma preoccuparsi per lei era abbastanza giusto e normale per evitare stupide paranoie.

« Non sono io l’ Auror che va in missione mortale Potter. » rispose lei con un sorriso sarcastico sulle labbra. Le missioni mortali sembravano morte con Voldemort. James dormiva ancora, forse svegliarlo non sarebbe stato opportuno per i nervi di Ginny.

« Io scappo, salutami James. » disse lui prima di alzarsi in piedi e volteggiare sul posto. Prima di smaterializzarsi riuscì solamente a captare le risposta di Ginny, diversa da quella che attendeva.

« Buon compleanno Harry! »

Si ritrovò a sorridere da solo dinanzi alla porta del Dipartimento degli Auror, era il suo compleanno e nemmeno lo sapeva. Sospirò e posò le mani sulla maniglia. Avvertì la classica sensazione di calore prodotta dall’ incantesimo che lo riconosceva come autorizzato ad entrare ed i pesanti battenti di legno di aprirono. Camminò a grandi passi verso la sala delle riunioni dove di sicuro Ron era li con Parker, Davis e quel rompiscatole di Moore.

Entrò nella stanza, appurando che la sua profezia era corretta. La voce di Moore giunse dura alle sue orecchie e per un istante desiderò estrarre la bacchetta e fulminarlo all’ istante.

« Siamo comodi, eh, Potter? Muoviti e siediti, Bambino, non sei autorizzato ad arrivare tardi. » Moore, il Generale, il boss, il capo degli Auror, tanto per intenderci, sputò velenose quelle parole verso Harry, il quale si voltò verso di lui con lo sguardo in fiamme.

« Io sarei dovuto essere in ferie. Non ho fatto tardi per mia volontà, generale. » disse Harry sedendosi poi su una delle sedie poste disordinatamente dinanzi ad una lavagna. Moore scosse la testa e con un gesto della bacchetta una cartina del centro di Londra si attaccò sulla lavagna. Altri gesti della bacchetta fecero si che si disegnasse un cerchio rosso attorno ad un punto, anch’esso rosso, al centro della cartina.

« Mentre qualcuno era in ferie, stamattina sul presto qualche buontempone ha avuto la geniale idea di sparare il Marchio Nero sulle strade di Londra. Ammetto che non è stato un bel risveglio, anche se sembravano essere tornati i vecchi tempi. » un lampo di luce attraversò gli occhi di Moore quando sembrò ricordare i tempi andati delle battaglie contro i Mangiamorte. Non l’ avrebbe mai ammesso, così come nessuno avrebbe osato dirglielo, ma li rimpiangeva fortemente ed odiava Harry Potter proprio perché glie li aveva strappati via. Prima gli Auror erano i punti di riferimenti per i maghi, vere colonne portanti della sicurezza per la comunità, dopo la caduta di Lord Voldemort si erano ridotti a stupidi sbirri di quartiere, che altro non facevano che arrestare ladruncoli o multare chi correva troppo veloce con la sua scopa.

« Ma a quanto pare è stata una stupida montatura. Uno scherzo, qualcosa che tuttavia è perseguibile con la legge. Purtroppo ci manca qualcosa di essenziale chiamata certezza e di conseguenza voi quattro, miei cari colonnelli, dovete andare ad indagare con le vostre divisioni sul luogo del misfatto. Non sembrano ci siano state aggressioni o omicidi in loco, ma sono rapporti della polizia babbana. » in tono pratico e professionale Moore snocciolava tutte le informazioni che erano utili al caso. Era un despota ma, inutile cercare di nasconderlo, il suo lavoro lo sapeva fare davvero bene.

« Dov’è stato lanciato esattamente? » chiese Tim Parker, un uomo sulla trentina con i capelli cortissimi che aveva il viso segnato da numerose battaglie: era già negli Auror quando la guerra contro Voldemort arrivò al suo culmine.

« Esattamente può dircelo solamente il cielo, Parker. E’ stato lanciato nel raggio di cinquecento metri, questo è poco ma sicuro. » disse Moore, indicando con la bacchetta la circonferenza che aveva tracciato sulla cartina.

« Quindi se c’è qualcosa che non va, c’è entro cinquecento metri. » iniziò Harry. Affianco a lui Ron sorrise, Parker aguzzò le orecchie e Davis, il biondo colonnello snob, chiamato affettuosamente la “puttanella”, alzò lo sguardo al cielo. Se Harry Potter alla “tenera” età di ventisette anni era già Colonnello degli Auror un motivo c’era.

« I Babbani, e mi ci gioco la casa, hanno controllato solo nelle immediate vicinanze. Dubito fortemente che siano andati oltre alla chiesa di Saint Margarets. Chiediamo un rapporto di tutti i crimini avvenuti nel raggio ci cinquecento metri, questa volta però sarebbe meglio se andassimo a controllare anche di persona, Generale. »

Moore fissò Harry con odio, ma dovette convenire che aveva ragione. Sospirò e si abbandonò malamente sulla sua sedia, indicando Davis.

« Senti Puttanella, va e cerca informazioni su tutti quanti i crimini avvenuti dalla stazione della metropolitana di Saint James’s Park fino a quella di Lamberth North. » Davis, che odiava quell’ appellativo, scosse la testa e la sua voce acuta squittì qualcosa di chiaramente indefinito. Ron, Parker ed Harry erano ancora seduti, tutti e tre fissavano Davis che usciva nervosamente dalla porta, sbattendola poco delicatamente.

« Potter, Weasly, andate sul posto a controllare con i vostri occhi che diamine è successo. Parker, va a rimuovere quel coso, prima che i Babbani facciano danno. » ordinò secco Moore. Harry e Ron si alzarono dopo essersi scambiato un’occhiata: quella mattina Moore era di pessimo umore. Più del solito, a dire il vero.

Fuori dal ministero Ron ed Harry si smaterializzarono proprio sotto il Big Ben, sopra il quale ancora il Marchio Nero galleggiava come un orrido pesce palla rinchiuso in un acquario sbagliato per lui. La gente era ferma a guardarlo, incuriosita. Harry e Ron invece non se ne importarono minimamente, andarono verso ovest, iniziando a pattugliare le stradine secondarie: se c’era stato un delitto, era stato commesso sicuramente laddove i Babbani non avrebbero potuto ritrovare subito il corpo.

« Come sta Hermione? » chiese dopo un po’ Harry, tanto per distrarsi dagli occhi cavi del Marchio Nero che sembravano scrutarlo attentamente. L’ amica era incinta da otto mesi ormai e la cosa a volte sembrava quasi spaventare Ron.

« Insopportabile come sempre. La conosci, tutti quegli ormoni poi devono averle fatto aumentare la sua pignoleria di qualche centinaio di volte. » disse sarcastico il rosso.

« Non oso sapere! Eppure avantieri sera stava così bene. » rispose pensieroso Harry, che di contro, stava passando qualcosa del genere per la seconda volta in due anni.

« Con te e Ginny cerca di trattenersi, fidati, oppure la rilassate. Con me da sfogo a tutti i suoi più bassi istinti materni. » disse Ron con tono tetro. Harry rise: definire “bassi” gli istinti materni era qualcosa di esilarante, soprattutto se si conoscevano i soggetti.

« E mia sorella? » chiese a sua volta Ron, come di abitudine: premuroso come al solito verso Ginny, sicuramente di più da quando era – di nuovo – incinta.

« Sta bene, annoiata, ma capiscila, fino ad un anno fa giocava a Quidditch ed aveva un futuro radioso… » disse pensieroso Harry. A volte sembrava orribile, ma si sentiva in colpa per aver contribuito ad interrompere la sua brillante carriera nel Quidditch, anche se a volte si sforzava di ricordare che i figli si fanno in due, il rimorso c’era.

« Poi c’ha pensato Harry Stallone Potter ad ingravidarla per tenerla a casa, dillo dai, che eri geloso di tutti quei fan! » disse Ron sforzandosi di rimanere serio. Harry rise e scosse la testa, dando una sonora pacca all’ amico. Svoltarono a destra, in un piccolo vicolo cieco abbastanza putrido, cosa strana visto che eravamo nel pieno centro di Londra.

Bastò uno sguardo d’intesa tra Harry e Ron ed entrambi sollevarono le bacchette, puntandole contro il vuoto dinanzi a loro. Non sembrava esserci nessuno eppure entrambi i maghi sembravano avvertire la stessa sensazione di energia flebile e continua che scorreva nelle vene insieme al sangue ed annebbiava per un istante il cervello, la stessa sensazione di caldo potere che ogni mago prova quando usa la magia. Harry alzò la bacchetta al cielo e fece un nuovo cenno a Ron, che abbassò la sua.

« Incanto Revelio. » l’ incantesimo pronunciato da Harry si espanse, invisibile, muovendo appena l’aria. Quindi la sua bacchetta si staccò dalla sua mano, iniziando a roteare in aria a circa un metro e mezzi da terra, finché non puntò la parete infondo al vicolo. Con un cenno della sua mano Harry richiamò l’ attenzione di Ron, che alzò la sua bacchetta. Harry riprese la sua ed entrambi avanzarono lentamente verso il muro scalcinato che si ergeva dinanzi a loro.

« Finite Incantate. » dissero insieme. L’ aria si spostò nuovamente e quasi divenne un vento che riuscii a spostare gli occhiali di Harry dal suo naso. Entrambi si ripararono voltandosi e chiudendo gli occhi, ma li riaprirono subito, puntando nuovamente minacciose le loro bacchette davanti a loro.

Non erano più nel sudicio vicoletto, ma era nuovamente una strada che aveva una fine: si riusciva a vedere il Big Ban da li. Harry sentì chiaramente Ron posargli una mano sulla spalla e voltarlo senza alcuna difficoltà contro il muro. Harry spalancò gli occhi e le sue dita tremarono per un istante dinanzi al secondo scherzo di pessimo gusto di quel giorno. La scritta, rossa, che sembrava scritta con il sangue, occupava tutta quanta la parete sinistra del vicolo.

IL SIGNORE OSCURO RISORGERA’

TREMATE SEGUACI DELLA FENICE.

 

Il Signore Oscuro risorgerà … che cosa ridicola, che cosa impossibile. Ancora ricordava Silente che gli diceva che non esisteva magia in grado di far tornare i morti in vita. Solamente la Pietra della Resurrezione poteva, ma i suoi poteri erano fortemente limitati e di certo, né duraturi e né benefici. Che voleva dire? Forse qualcuno aveva avuto la malsana idea di ripercorrere le sue folli gesta? Forse qualche altro Mago Oscuro stava ricominciando a cercare adepti per una nuova setta pari a quella dei Mangiamorte?

Non c’erano risposte a questo interrogativo e non ne avrebbero trovare restando in silenzio a contemplare quella scritta. Harry, automaticamente, portò il suo polso alle labbra e toccò un piccolo tatuaggio a forma di sole che aveva sul polso. Questo si animò e dal tatuaggio uscì la voce severa di Moore.

« Trovato qualcosa Potter? » gracchiò Moore.

« Si boss, Old Queen street. Se viene, capirà. » disse secco Harry con, una voce atona. Quella storia stava iniziando a puzzargli, se era tutto uno stupido scherzo quello che l’ aveva fatto sapeva che se fosse stato beccato avrebbe passato abbastanza guai da pentirsene amaramente. Ma un sesto senso gli diceva che nessuno sarebbe stato così sciocco da allertare mezzo Ministero, gli Auror e tutto il mondo magico per scherzo.

 

 

 

 

Dopo circa due o tre anni di assenza dalle scende delle FF ritorno. Si tratta di un missing-moment, un avvenimento successo nei diciannove anni di buco che la Rowling non descrive con chiarezza tra la fine della Guerra e l’ ultimo capitolo.

Ho preferito lavorare su questo, sperando di avere abbastanza ispirazione e voglia di proseguire questa ed altre FanFict.

 

Aspetto recensioni =P.

 

  
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