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Autore: Chiaretta160311    23/08/2019    0 recensioni
Matteo ha sempre avuto qualche problema a gestire la sua rabbia e a causa di questa sarà costretto a intraprendere un duro percorso in cui scoprirà molti aspetti nascosti di sé, in questo percorso una persona rimarrà sempre tra i suoi pensieri, il ragazzo che lui ha sempre amato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Scolastico, Universitario
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Visto da fuori il collegio non aveva un’aria così spaventosa, era un edificio enorme con grandi arcate esterne, il colore che spiccava maggiormente era il bianco ma sulle pareti risaltavano dei piccoli dettagli neri, la pesantezza dovuta alla grandezza dell’edificio era alleggerita da maestose finestra in vetro opaco che gli conferivano un aspetto un po’ più moderno. La struttura aveva la forma di un quadrato, uno dei quattro lati era costituito da tre grandi cancelli ad arco, uno più grande al centro e due più piccoli ai lati, questi erano tenuti sempre chiusi ed erano sorvegliati notte e giorno da una guardia, gli altri tre lati rappresentavano il vero e proprio edificio; al centro del quadrato si trovava un sentiero a forma di croce realizzato in sampietrini, ogni braccio della croce conduceva ad un ingresso, agli angoli erano presenti delle zone verdi con una panchina ciascuno. L’interno era altrettanto ben arredato, le pareti bianche accentuavano l’ampiezza dell’ambiente e i grandi lampadari gli concedevano un aspetto classico; appena entrati era possibile scegliere tra quattro diversi corridoi, quelli laterali conducevano alle classi mentre quelli frontali erano diretti all’aula magna e alla mensa, perfettamente di fronte all’ingresso era presente una lunga scalinata che permetteva di accedere ai piani superiori in cui erano situate le classi, gli studenti erano organizzati per anno, al primo piano alloggiavano i ragazzi del primo anno, al secondo piano quelli del secondo anno e via dicendo, ogni piano aveva un’ulteriore spartizione, a destra erano presenti le camere per i ragazzi, a sinistra le camere per le ragazze mentre la parete che si trovava di fronte alle scale era utilizzata per appendere eventuali comunicazioni del preside. Nonostante l’aspetto accogliente del collegio Matteo non era particolarmente felice di dover passare interi anni in quel luogo, non conosceva nessuno ed era lontano da casa, inoltre sapeva che la maggior parte degli studenti era lì non era formata da ragazzi gentili e a modo ma da ragazzi ritenuti dai genitori troppo impegnativi tanto da aver preso la decisione di allontanarli da casa, un’ultima lacrima scese dagli occhi di Matteo prima di scendere dalla macchina pensando che questo era proprio il destino che era toccato a lui, lo avevo promesso a se stesso però, in quella scuola lui sarebbe stato forte, chi non lo era non sopravviveva, questo concetto vale in qualsiasi ambito ma in quella situazione più che mai, si asciugò quell’ultima miscela di acqua, sale e amarezza e scese dalla macchina seguendo il padre a passo svelto. Suonarono al campanello e il portone centrale si aprì, la cosa che colpì maggiormente tutti e tre fu la maestosità dell’edificio, una grandezza che incute un po’ di timore inizialmente, la seconda cosa che notarono fu un uomo alto e impostato davanti al portone d’entrata che rivolse un occhiataccia al ragazzo e poi un mezzo sorriso ai genitori chiedendogli di seguirlo, non sapevano dove erano diretti ma guardandosi intorno notarono un gran numero di ragazzi, chi sembrava un po’ spaesato e chi invece si destreggiava perfettamente tra i corridoi di quell’immensa struttura. Imboccarono il corridoio a destra e dopo aver superato numerose classi ancora vuote arrivarono ad una stanza molto più grande delle altre dove non era presente nessuno, sull’elegante scrivania si leggeva un cartellino con scritto “Preside”; quello sarebbe diventato uno dei luoghi più frequentati da Matteo negli anni a venire. Dopo qualche minuto di attesa, nella stanza si presentò un uomo sulla sessantina, bassino e con quei pochi capelli che ancora riusciva a garantirsi; sembrava una persona gentile e alla mano a prima vista anche se nei suoi occhi scuri si leggeva il suo rigore. Salutò i genitori di Matteo con un gran sorriso e rivolse uno sguardo intollerante al ragazzo, una di quelle occhiate che ti parlano chiaramente e la sua diceva << Ho visto tanti ragazzi come te, qui dentro ti conviene stare alle mie regole >>, quell’espressione fece subito capire al giovane che l’idea iniziale che si era fatto di quel simpatico vecchietto era totalmente sbagliata. << Prego, accomodatevi, sarò lieto di rispondere ad ogni vostra domanda e chiarire ogni vostro dubbio nei riguardi della scuola. >> aprì il discorso il preside non rivolgendo un secondo sguardo a Matteo ma concentrandosi esclusivamente sui due adulti che si stavano sedendo. Una volta che il preside si fu seduto l’uomo che li aveva accompagnati si congedò cordialmente e tornò alla sua postazione, le sedie disponibili erano soltanto due così Matteo fu costretto a rimanere in piedi dietro i genitori con le mani sudate e lo sguardo basso, non voleva rischiare di ricevere un’altra occhiata pietrificante dall’anziano signore. Dopo un’infinita conversazione Matteo aveva appreso molte cose interessanti sulla scuola, alla mensa servivano solo piatti genuini, i ragazzi organizzavano spesso dei ritrovi per distrarsi un po’ dall’ansia scolastica, le lezioni si tenevano di mattina e qualche giorno più tardi avrebbe dovuto compilare un suo piano di studi personalizzato per l’intero semestre. Tutto sommato quel luogo che per lui sembrava la cosa più simile ad un inferno terreste non si era rivelato poi così male e pensò che in fondo non sarebbe stato così terribile passare un po’ di tempo lì. Dopo una stretta di mano e un saluto arrivò il momento dell’addio tra Matteo e i suoi genitori, si stava separando dalle persone che fino a quel momento l’avevano cresciuto, nutrito e curato e il minimo che si potesse aspettare era un abbraccio, purtroppo il suo desiderio non fu esaudito, la madre lo salutò con un buffetto in testa e un mezzo sorriso, il padre mentre si dirigeva verso l’uscita gli disse << Ci vediamo Matteo, vedi di non far impazzire nessuno qui dentro >> e scomparvero oltre la porta. Matteo era devastato, davvero quelle persone in cui lui credeva tanto gli avevano voltato le spalle così senza un minimo di sentimento o colpa, davvero a loro non interessava niente di lui; quel giorno sparirono dalla sua vita per volontà loro e quello stesso giorno Matteo giurò a se stesso che per quanto sarebbe stata dura senza di loro non gli avrebbe mai più permesso di tornare indietro come se nulla fosse, per loro lui non contava nulla e da quel momento anche per lui i suoi genitori avrebbero perso ogni significato. Uscì dalla stanza con l’amaro in bocca, ricordava il primo giorno di liceo, uno dei ragazzi gli aveva fatto da guida ma in quel posto immenso lui era da solo, nessuno si sarebbe fermato a dargli una mano; iniziò a vagare per i corridoi dell’istituto senza sapere dove stesse andando, il preside aveva lasciato sul tavolo un bigliettino con il suo numero di stanza e questo era tutto ciò che aveva, in quella solitudine ripensò al suo migliore amico e al giorno in cui si erano conosciuti quasi un anno prima…
  
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