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Autore: Duvrangrgata    23/08/2019    2 recensioni
Enea lavora come tatuatore a Milano, ma il suo cuore apparterrà sempre a Firenze, la città dove è nato e cresciuto e da cui è scappato a soli diciotto anni, lasciandosi alle spalle l’unica famiglia che conoscesse.
Una telefonata inaspettata lo metterà davanti a una scelta: restare a Milano a vivere la nuova vita che si è faticosamente costruito oppure tornare a casa, dove i fantasmi del suo passato non hanno mai smesso di aspettare il suo ritorno.
VERSIONE REVISIONATA E ALLUNGATA DI "CERTI TATUAGGI FANNO MALE ANNI DOPO CHE LI HAI FATTI, MA PER QUELLO CHE RICORDANO", pubblicata su EFP nel 2013.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
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INTERMEZZO

 

 

We keep this love in a photograph

We made these memories for ourselves

Where our eyes are never closing

Hearts are never broken

Times forever frozen still

 

Photograph - Ed Sheeran

 

 

 

«Sono incinta.»

Di tutte le cose che aveva pensato di dover dire al suo fidanzato, quella non era mai stata neanche contemplata - non ora, non così. Avrebbe voluto dire che era stata sorpresa quando lui se n'era andato, neanche dopo un mese da quando gli aveva dato la notizia, ma non era stato così. Nonostante ci avesse provato, Agata aveva letto nei suoi occhi fin da subito che non sarebbe rimasto, e una parte di lei non aveva potuto biasimarlo del tutto.

Avevano appena vent'anni e lavoravano entrambi da meno di un anno, Agata come parrucchiera e Marco come meccanico; due stipendi che coprivano alcune spese, ma che non erano abbastanza per mantenere due figli.

Dicevano che l'amore vinceva qualunque battaglia, ma sembrava che il loro non fosse in grado di sopravvivere neppure al suo stesso frutto.

Agata viveva ancora con i suoi genitori, a Firenze, che si erano dimostrati disposti ad aiutarla, nonostante lei riuscisse a sentire la loro disapprovazione sulla pelle. Erano una famiglia Cattolica, e per lungo tempo i suoi genitori avevano faticato ad accettare l'idea che i loro nipoti sarebbero stati illegittimi, preoccupati dalle malelingue della comunità, e Agata non aveva potuto biasimarli, ma quale altra scelta aveva? Anche se non avesse avuto fede, non sarebbe mai riuscita ad abortire, il suo cuore non glielo avrebbe mai permesso. Così aveva respinto la paura e aveva pregato di riuscire ad essere una buona madre, anche solo un pochino.

E poi erano nati.

Enea ed Elia. Era stato amore a prima vista, così puro e viscerale che aveva eclissato tutto il resto. Crescerli non era stato facile, eppure Agata non avrebbe cambiato neanche un istante, perché ognuno di essi li aveva aiutati a crescere, tutti e tre insieme. Erano passati dieci anni da quando quella nuova avventura era iniziata, e quell'amore non aveva fatto altro che crescere, ancora e ancora, così tanto che alle volte si aspettava che il cuore le esplodesse, proprio come in quel momento.

Erano gli ultimi giorni prima che le vacanze finissero e si stavano godendo una delle ultime giornate in spiaggia, con il rumore delle onde del mare che si infrangevano sugli scogli e il profumo di salsedine che facevano da cornice a una scena che la faceva sorridere come solo i suoi figli sapevano fare.

In equilibrio precario su una roccia, Enea teneva per mano il fratello, aiutandolo a non cadere mentre passavano da uno scoglio all'altro. Fin dalla nascita, il forte legame tra i due era stato visibile: si sostenevano e incoraggiavano a vicenda, amandosi incondizionatamente. Erano i due poli opposti: Enea, che vedeva il mondo con un occhio artistico evidente già a quell'età, era testardo e passionale, ma anche ferocemente leale e protettivo; Elia era invece silenzioso e gentile, con un'anima buona ed empatica che smussava gli angoli del gemello con dolcezza e comprensione. Agata aveva sempre pensato che fossero come le due metà di un intero, le due facce della stessa medaglia. Si appartenevano.

«Ehi, mamma, vieni a vedere!»

Risvegliata dai suoi pensieri, Agata chiuse il libro e li raggiunse, lasciando che Enea la trascinasse per una mano fino a uno scoglio che sembrava aver attirato l'attenzione di entrambi.

Elia sorrise eccitato. «Guarda, mamma, una stella marina!»

«Hai ragione, tesoro!»

Circondarono tutti e tre la stella, ammirandone il colore rosso scuro. «È così bella!»

La donna annuì, chinandosi a baciare la testa di entrambi. Alle volte, avrebbe voluto che restassero piccoli per sempre, in grado di gioire delle piccole cose e protetti dal dolore che crescere inevitabilmente comportava.

«Dovremmo farle una foto!», esclamò Elia, correndo a prendere la macchina fotografica della madre. Agata amava scattare foto dei suoi bambini, ne avevano interi album a casa, perché le piaceva documentare ogni istante, congelare il tempo, ancora per un poco, così che i bei momenti durassero per sempre. Sapeva che non era così che funzionava, ma non riusciva a farne a meno, quasi avesse paura che, se non lo avesse fatto, le sarebbero scivolati tra le dita.

Afferrò la macchina che Elia le porgeva, ordinando ai bambini di mettersi in posa. I due si inginocchiarono ai due lati della stella, prima sorridendo, poi facendo delle smorfie. In poco tempo, Agata aveva scattato una decina di foto, ognuna più buffa dell'altra, compreso un autoscatto di se stessa abbracciata ai figli, fatto mettendo la macchina fotografica in bilico su una roccia.

Restò nel cuore di tutti e tre per lungo tempo, quella giornata. Il calore del sole, il rumore e profumo del mare, le risate, la malinconia dell'ultimo giorno d'estate, le fotografie. Quattordici anni dopo, quest'ultime sarebbero state l'unica testimonianza di un'infanzia ormai dimenticata.


 

 

 

Note dell'Autrice

Ecco qui il secondo intermezzo, questa volta dal punto di vista di un personaggio misterioso: Agata. La donna è una contraddizione, e solo il tempo ci fornirà - forse - delle spiegazioni. Grazie a tutti per i voti/visualizzazione/commenti, li apprezzo molto!

Alla prossima,

Dru

 

 

 

 

   
 
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