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Autore: KwamiHunters    23/08/2019    1 recensioni
Dopo anni di lotte contro Papillon e Mayura, l'arrivo improvviso di una persona legata al passato di Fu aiuterà Ladybug e Chat Noir nella lotta contro il male. Riuscirà Gabriel ad ottenere i Miraculous per salvare la vita di Emilie?
Genere: Commedia, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Blind Hearts Saga'
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Capitolo 11 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 11
 

 

Adrien aveva pensato che arrivare a mani vuote a casa di Marinette sarebbe stato maleducato, così aveva fatto comprare a Nathalie delle candele per la casa da regalare a madame Cheng. Avevano la forma di diversi fiori e ognuna profumava dell’essenza corrispondente.

Giocherellò nervoso con la scatola per tutto il tragitto in auto. L’assistente di suo padre non era con lui, le aveva espressamente chiesto di essere lasciato in pace per quel pomeriggio, così si sarebbe ritrovato solo il Gorilla alle costole. 

Si era vestito diversamente dal solito, sperava con tutto il cuore che nessuno lo riconoscesse e lo disturbasse mentre era in compagnia di Marinette.

Aveva indossato una felpa bianca senza maniche e dei jeans neri, aderenti e strappati all’altezza delle ginocchia. Quando aveva deciso che maglietta indossare, Plagg aveva risposto con una smorfia per poi mangiarsi l’ennesimo pezzo di camembert. Appena l’aveva vista online aveva aggiunto la t-shirt al suo carrello. Vi era disegnata una scatola gialla con la scritta “Schrodinger’s cat” e dentro c’era un gattino bianco dal musino allegro che pronunciava “I’m alive”.

«Potrebbe essere vagamente divertente solo per chi conosce la tua doppia identità» lo informò Plagg «E a me non fa ridere».

Adrien a quel punto gli aveva tirato addosso un cuscino e con un click rumoroso aveva premuto il tasto acquista.

Il giovane scese dall'auto lasciandovi un cappellino nero e bianco che avrebbe indossato una volta arrivato ai "Jardin d'Acclimatation". Sistemò meglio gli occhiali da sole sulla testa e si avviò verso la porta di casa di Marinette. Una leggera euforia gli faceva formicolare le mani e solo dopo aver respirato a pieni polmoni un paio di volte si decise a suonare il campanello.

Era già stato in quella casa sia come Adrien che come Chat Noir, quindi che cos’era la strana elettricità che sentiva nell’aria?

Un basso ronzio lo informò che la porta era stata aperta per permettergli di entrare, così avanzò stando ben attento a non farla sbattere nel richiuderla.

Percorse la prima rampa di scale felice di essere riuscito a convincerla ad uscire, ma appena affrontò la curva trovandosi la ragazza davanti in tutto il suo splendore, qualcosa in lui si incrinò.

Le sembrò quasi una visione mistica: tranquilla, posata e con un sorriso che avrebbe fatto sciogliere all’istante un intero ghiacciaio. Si impose di continuare a salire le scale, ma non era sicuro che il suo corpo avrebbe retto. La vide muovere la bocca, ma non percepì alcun suono, troppo distratto a guardare le calze con sopra due splendidi gattini. Lo sguardo di lei era limpido ed innocente, non poteva immaginare quale profondo turbamento emotivo lui stesse attraversando.

«Adrien?» lo richiamò la giovane, decisamente preoccupata per il suo comportamento.

Si impose di mantenere la calma, respirò e sorrise cercando di apparire naturale.

“Quando sei Chat Noir non ti fai tutti questi problemi. Riprenditi per la miseria!” pensò deciso.

«Ciao Marinette».

Appoggiò una mano sul suo fianco sentendola irrigidirsi per il contatto improvviso. Le diede un bacio sulla guancia sfiorandola appena e nonostante questo la sentì tendersi come una corda di violino. «Sei bellissima» confessò a bassa voce mentre era ancora vicino al suo orecchio. Poi, per non peggiorare la situazione la lasciò sul pianerottolo insieme al suo rossore, dirigendosi verso la madre della ragazza per porgerle i suoi saluti.

«Non dovevi disturbarti tanto» esclamò quest’ultima accettando con gioia il pacchetto di cui le aveva appena fatto dono.

«Nessun disturbo, madame Cheng».

«Ti ho già detto di chiamarmi Sabine» gli disse lasciandogli una carezza materna sulla guancia.

«Nessun disturbo, Sabine» sorrise contento «Meglio se andiamo subito o rischieremo di trovare traffico» aggiunse poi rivolto alla ragazza.

La giovane annuì senza riuscire a celare un certo imbarazzo e vide la madre ridacchiare allegra.

«Io e Tom abbiamo pensato alla vostra merenda» disse quest’ultima al giovane «Vaniglia e passion fruit per te e crema pasticcera e fragole per Marinette: i vostri preferiti» concluse facendogli l’occhiolino.

«Troppo gentili» affermò il biondino «Grazie, grazie davvero».

Non era abituato a così tanto calore e affetto famigliare. In un certo senso gli faceva quasi male e dentro di sé questo lo mandava in bestia, perché doveva essere la normalità.

Prese il sacchetto che la donna gli stava porgendo e poi tornò verso Marinette.

«Hai tutto? Possiamo andare?» chiese.

«Sì, io… credo di sì».

«Bene, allora andiamo!»

Adrien aveva posato la mano sul gomito della ragazza, poi invitandola a seguirlo l’aveva fatta scivolare lungo l’avambraccio, giù verso il polso. Non aveva fatto in tempo ad intrecciare le dita alle sue, ma era certo che il tempo a disposizione quel giorno non sarebbe stato poco, così con un gesto elegante le aprì la portiera facendola accomodare. Poi fece il giro della vettura e salì dalla parte opposta. Diede ordine alla sua guardia del corpo di partire e subito il Gorilla eseguì.

Il silenzio fra loro era palpabile, ma il modello se ne rallegrò trovandovi un lato positivo: se davvero fosse stato indifferente a Marinette come lei continuava a sostenere, non si sarebbe imbarazzata per un complimento e un bacio sulla guancia.

«Impiegheremo circa mezz’ora» la informò «Vogliamo decidere il brano di Romeo e Giulietta nel frattempo?»

«Sì, certo!» esclamò lei felice di potersi concentrare su qualcosa di diverso che non fosse il ragazzo al suo fianco.

Aprì la borsa estraendo il piccolo libricino e iniziò a sfogliarne le pagine rivelandone sottolineature e appunti.

«Ho pensato che tutti faranno un brano in cui saranno presenti Romeo e Giulietta» spiegò pratica una volta trovata la pagina che cercava «Perciò credo sia interessante variare». Pensare anche solo di dover fingere di essere innamorata di lui la metteva a disagio ed aveva passato ore con l’aiuto di Tikki a cercare la soluzione migliore. 

«Cosa proponi?» chiese accondiscendente, anche se personalmente non gli sarebbe dispiaciuto provare con lei una scena fra i due giovani amanti.

«Prima scena del quarto atto. Frate Lorenzo e Paride parlano delle nozze che vorrebbero Giulietta come sposa di quest’ultimo. Noi siamo in due, perciò direi di cominciare da qui» spiegò indicando il punto in cui il personaggio usciva di scena.

«Quindi vorresti portare il dialogo tra Frate Lorenzo e Giulietta?» 

«Esattamente» disse più sicura di sé, riuscendo a riprendere il controllo delle proprie emozioni.

«Sarò il tuo confessore» annuì il ragazzo iniziando a leggere mentalmente la parte.

«Oh no, scusa» lo fermò con un sorriso divertito in volto «Credo di essermi spiegata male. Io sarò Frate Lorenzo, mentre tu interpreterai Giulietta. Lo hai detto tu che saresti stato più credibile di Kim, ebbene Agreste, questa è la tua grande occasione».

Alla guida il Gorilla non riuscì a celare con un colpo di tosse la sana risata a cui avrebbe voluto lasciarsi andare.

Anche Marinette si nascose dietro il libricino per evitare di scoppiare a ridergli in faccia ed Adrien incrociò le braccia al petto indispettito.

La vide sbirciare di sottecchi da dietro il piccolo volume, non riuscendo a sostenere il suo sguardo senza lasciarsi sfuggire una risatina soffocata.

«Va bene» disse sporgendosi verso di lei. Nel farlo appoggiò volutamente lasciva una mano sul suo ginocchio, proprio sopra le orecchie di uno dei due gattini, mentre con l’altra abbassò lentamente il libro che li separava «Sarò la tua Giulietta» esclamò sorridendo mentre la vedeva passare in rassegna ogni gamma possibile di rosso.

Quanto poteva essere dolce e tenera la vendetta?

 

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Marinette impiegò il resto del viaggio per tornare alla sua tonalità di rosa naturale, mentre a turno leggevano le battute cercando di aiutarsi per la pronuncia. Erano dei brani piuttosto lunghi, ma entrambi sapevano che con un po’ di impegno ci sarebbero riusciti.

La macchina si fermò per permettere loro di scendere e Adrien si giocò l’ultima carta a disposizione dal suo mazzo per quella giornata. Prese da sotto il sedile una scatola contenente un action figure da collezione di Majestia. La ragazza lo guardò perplessa, ma lui non se ne curò.

«Come pattuito» esclamò il biondino allungando la confezione verso l’autista «Goditi il pomeriggio libero».

Appena le portiere si chiusero Marinette non riuscì a trattenersi «Hai davvero corrotto la tua guardia del corpo con una bambola?»

«È un collezionista» rispose allegro sistemandosi meglio gli occhiali da sole sul naso e il cappellino in testa «E quella è un’edizione limitata».

La ragazza scoppiò ridere e lui fu contento di vederla decisamente più tranquilla e rilassata.

«Andiamo!» la esortò «Dobbiamo provare tutte le attrazioni per trovare le più adatte per il festival».

«Sei serio?» chiese divertita «Sono più di trenta giostre, non ce la faremo mai».

«Allora dobbiamo sbrigarci! Il primo che arriva al “The flying chairs” decide l’attrazione!»

Il ragazzo iniziò a correre verificando che la giovane lo seguisse. Marinette inizialmente rimase spiazzata, ma era contenta per il tono scanzonato che aveva preso quel pomeriggio, così iniziò ad inseguire il ragazzo. Lo superò poco prima dell’arrivo, mentre le persone intorno a loro li guardavano dandosi di gomito. Si rese conto che potevano risultare due bambini che si rincorrevano, ma non le importò. Si stava divertendo con Adrien e questa era l’unica cosa che le importava. Niente più imbarazzi, meno Marinette e più Ladybug. Poteva farcela!

A pochi passi dall’attrazione si sentì afferrare per la vita e alzare da terra «Non esiste che ti lasci vincere» esclamò il ragazzo ridendo ed ignorando le sue deboli proteste.

«Sei sleale! Mettimi giù» rise a sua volta, portando le mani sopra quelle di Adrien per tentare di fargli allentare la presa «Avrei vinto se tu non avessi barato».

Lui la lasciò andare a malincuore, contento però che non si fosse ritratta bruscamente o lo avesse allontanato con la forza.

«Hai ragione» concordò «Vorrà dire che per questa volta decidi tu»

«Siamo qui» disse lei guardando l’enorme giostra «Direi che è un buon punto di partenza».

«Non soffri di vertigini o altro?» le chiese.

«Per fortuna no» esclamò pensando che sarebbe stato davvero un grosso problema per lei. Volare da un tetto all’altro per tutta la città con la paura dell’altezza sarebbe stato improponibile «Tu?» 

«Mi piace un po’ di adrenalina».

Si misero in fila e riuscirono ad entrare poco dopo. Si sedettero su due sedie vicine ed allacciarono le protezioni. Adrien aveva scelto di stare verso l’esterno e con i piedi sospesi a mezz’aria sembrava impaziente di partire.

La giostra iniziò a girare con un cigolio coperto dalla musica che gli altoparlanti facevano risuonare in tutta la zona. Appena le sedie iniziarono a prendere velocità si allontanarono e la forza centrifuga li spinse verso l’esterno facendoli piegare verso sinistra. 

Il modello lasciò le catene a cui era ancorato il suo seggiolino godendosi l’aria che gli sferzava le mani.

«Alza le braccia!» gridò all’amica nella confusione. Lei obbedì sentendosi molto più libera e godendo appieno di quella sensazione. 

A quel punto Adrien le sfiorò il dorso con il suo, la vide guardare nella sua direzione sorridendo, così si fece coraggio e intrecciò la mano alla sua. Quando la giostra rallentò ne approfittò per far ondeggiare maggiormente le loro sedie. La tirò verso di sé per poi lasciarla allontanare e si beccò un richiamo dell’addetto perché a suo parere ciò che faceva era “troppo pericoloso”.

«Che ragazzaccio!» lo prese in giro Marinette una volta usciti dall’attrazione «Non mi sento al sicuro andando in giro con un criminale!»

«Hey!» ribatté l’altro fintamente piccato «Devono essere gli occhiali da sole» constatò spingendoli piano fino alla radice del naso «Mi fanno sembrare un bad-boy».

La ragazza rise, anche solo immaginare Adrien Agreste sotto quella luce era esilarante.

«Mi spiace, non sei credibile» constatò scrollando la testa.

«Come se tu non fossi una brava ragazza» esclamò l’altro.

«Non hai idea di quanto oscura possa essere la mia anima» rispose seria guardandolo negli occhi.

Adrien si sentì attraversare da un fremito e deglutì a vuoto.

«Una volta ho rubato un biscotto» gli confessò «e quando mio padre mi chiese se l’avessi preso io, mentii spudoratamente».

Il biondino rimase spiazzato e sul suo viso nacque una smorfia che mal celava il fatto che volesse scoppiare a ridere.

«Quanti anni avevi?» le chiese.

«Tre» rispose lei «E non me ne pento!»

«Sei una criminale della peggior specie» constatò lui alzando un sopracciglio «Vorrà dire che ti consegnerò personalmente alla giustizia!»

Marinette non riuscì a dire alcunché o a fermare il modello e in un attimo si ritrovò a guardare la schiena del ragazzo mentre lui la teneva ferma sulla sua spalla.

«Che stai...» la ragazza arrossì, ma fu contenta che il suo viso non potesse essere visto dal giovane «Adrien!»

«Shhhh» la zittì lui «Non dire il mio nome ad alta voce».

«Per favore!» ribatté lei «Ci guardano tutti».

«I tuoi giorni di sole sono finiti» rise «Ti porto dritta in gattabuia. Sei anche vestita a tema».

La giovane rimase interdetta «Doveva essere una battuta?»

«Non ti è piaciuta?» chiese perplesso fermandosi. 

«L'apprezzerei di più se mi facessi scendere.» 

«Tenterai di scappare?» chiese serio.

«No!» promise scrollando la testa.

Le fece toccare di nuovo i piedi per terra e la guardò divertito da dietro gli occhiali da sole.  «Prossima tappa?» chiese Marinette ignorando quanto era appena accaduto per evitare di sprofondare nell'imbarazzo. 

«Andiamo agli stand dei giochi?» propose lui «Così vediamo come funzionano?»

La giovane annuì, iniziarono a camminare verso la loro meta seguendo le indicazioni dei segnali. Era un pomeriggio soleggiato e doveva ammettere che si sentiva davvero bene. Aveva accantonato tutti i problemi e i pensieri in un angolo della sua testa e lì era decisa a tenerli. Famiglie e giovani intorno a loro creavano un vociare omogeneo ma allegro. Le risa e gli schiamazzi sollevavano il suo morale, sarebbe stato bello se tutti fossero stati felici come in quel momento. Niente più sentimenti negativi per Papillon e Mayura. Niente più battaglie con Chat Noir e gli altri.

Si bloccò, realizzando forse per la prima volta che  sconfitti i loro nemici, non ci sarebbe più stata la necessità di essere Ladybug. Non avrebbe più rivisto Chat Noir probabilmente e chissà se il Maestro le avrebbe permesso di tenere Tikki e Mullo con sé, oppure se sarebbe stata costretta a riconsegnare i due Miraculous.

«Stai bene?» si sentì chiedere. Adrien le stava parlando, quando si rese conto che non era più a fianco a lui. Aveva guardato indietro e l’aveva trovata ferma e rigida, con lo sguardo perso nel vuoto e un’espressione contrita.

Lei socchiuse gli occhi e prese un respiro profondo. 

«Sì, è solo che...» scacciò il pensiero scrollando la testa, non avrebbe potuto comunque dire nulla di quello che stava pensando «Scusami, io non… andiamo».

Riprese a camminare come se niente fosse e all’improvviso si sentì prendere la mano. Osservò l’arto proseguendo con lo sguardo fino ad arrivare al viso di Adrien «Ho rischiato di perderti prima» si giustificò innocentemente «E credo che se ti lasciassi andare tutti i biscotti di Parigi sarebbero in pericolo».

Marinette sorrise per nascondere il suo imbarazzo «Non me ne pento!»

 

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Seduta su una panchina la giovane stava aspettando che il modello tornasse da lei. Si era offerto di andare a prendere qualcosa da bere per entrambi, così avrebbero potuto mangiare le sublimi brioches che Sabine gli aveva dato. 

Marinette teneva le mani sopra le ginocchia, i due gattini la guardavano da sotto in su e lei giocherellò con la stoffa disegnandovi sopra piccoli cerchi immaginari. 

«Lasciala! È mia!» sentì dire poco più in là. Rivolse la sua attenzione verso il punto da cui provenivano le voci e si rese conto che una bambina stava litigando con il fratello per una mascherina giocattolo di Ladybug. 

«Io sono più bravo di te ad imitarla!» esclamò il ragazzino «Lucky Charm!» disse ad alta voce facendo srotolare completamente uno yo-yo rosso a pallini neri. Quest'ultimo però non si avvolse e finì per cadere in testa alla ragazzina facendola piangere. 

Marinette non riuscì a trattenersi e corse dalla bambina per consolarla. 

«Ti sei fatta male piccola?» le chiese accarezzandole la testa. 

La bimba tirò su rumorosamente con il naso e lei la strinse a sé consolandola. 

«Non è successo niente» la rassicurò «Non voleva farti male». 

Il fratello stava cercando di far riavvolgere su se stesso il filo dello yo-yo, ma spazientito per la situazione si trovò in difficoltà. 

«Posso?» gli chiese lei allungando una mano. 

Infilò l'anello nell'indice destro e iniziò ad avvolgere il filo su se stesso. Poi con un colpo deciso verificò che il giocattolo funzionasse ancora. Qualcosa andò storto però, perché non solo lo spago non eseguì il suo ordine, ma con un’oscillazione imprevista si avvolse sulle sue caviglie facendola cadere rovinosamente. 

I due bambini scoppiarono a ridere e lei si ritrovó ingarbugliata nel filamento. Per fortuna che il suo era uno yo-yo magico, altrimenti avrebbe passato la maggior parte del suo tempo a terra invece che a combattere le Akuma. 

«Saresti perfetta per Chat Noir» sentì dire ad Adrien alle sue spalle «Distruggeresti tutto anche senza il Cataclisma». 

«Siamo in vena di battute oggi?» lo rimproverò per nascondere il suo imbarazzo «Non stare lì a guardare, aiutami!»

«Nope!» esclamò ridendo mentre teneva le bibite in mano. 

«Adr… per favore» sibilò ricordandosi in extremis di non pronunciare il suo nome. 

Ridendosela sotto i baffi si avvicinò a lei e posò a terra le due bottigliette fresche. 

Afferrò il giocattolo ed iniziò a seguire il percorso del filo al contrario. Continuò a toccarla per liberarla dalla matassa che si era formata e Marinette avrebbe voluto sprofondare. Era troppo vicino e non poteva fare a meno di respirare il profumo della sua pelle mista ad un dolce aroma di agrumi.

«Ecco» esclamò Adrien con un ultimo giro vicino alle caviglie dell'amica «Sei libera». Poi si rivolse ai bambini «Ladybug non vorrebbe vedervi litigare» sorrise loro mentre riconsegnava il giocattolo. I due si guardarono un po' perplessi e subito fuggirono via tornando probabilmente dalla loro mamma.

Il giovane si rialzò e porse la mano alla ragazza per aiutarla a tornare in piedi. Aveva una sensazione strana addosso. Pronunciare quel nome gli aveva lasciato l'amaro in bocca, così guardò Marinette intenzionato a scacciare i tormenti della sua anima.

Si sedettero su una panchina lì vicino e la ragazza gli porse il sacchetto con i croissant. 

Il volto di Adrien si illuminò alla vista del cibo e lei gli sorrise di cuore. Lo vide godersi i raggi di sole mentre osservava il cielo e sbocconcellava la sua merenda. Il braccio abbandonato sullo schienale della panchina, proprio dietro di lei. Da quando era arrivato a casa sua, sembrava che ogni scusa fosse buona per cercare un contatto. 

Le aveva preso la mano diverse volte quel pomeriggio e non poteva fare a meno di pensare che tutto questo esulasse dalla semplice amicizia che avevano sempre avuto. La guardava con occhi diversi da qualche giorno e Marinette era sicura di non aver fatto niente per meritarlo. Il ricordo dell'abbraccio rassicurante con cui l'aveva consolata era scolpito a fuoco nella sua memoria ed era sicura che difficilmente avrebbe dimenticato quella sensazione. 

«Un penny per i tuoi pensieri» la riportò alla realtà lui premendo leggermente il polpastrello contro il suo naso. 

«Dove lo trovi un penny?» chiese dubbiosa. 

«Ok, non dirmelo se non ti va...» sospirò «Solo… stai meglio?» si preoccupò per lei. 

«Avevi ragione» gli sorrise «Avevo bisogno di staccare un po’ e tu?»

«Lo stesso» rispose «Ed è quasi tutto perfetto».

«Quasi?» chiese lei curiosa di capire a cosa si riferisse.

«Non ti ho ancora battuto al tiro al bersaglio» le sorrise ammiccante.

«Oh» esclamò Marinette divertita «Poverino… pensi davvero di poter vincere?»

Adrien saltò in piedi scrollandosi di dosso le briciole della brioche e poi le porse la mano «Ti sfido!».

 

Il giovane modello quasi si stupì di quanto fosse riuscito a divertirsi quel pomeriggio. Avrebbe voluto cogliere le allusioni di Plagg sulla sua compagna di classe molto prima, perché ora se ne rendeva conto, il piccolo kwami aveva fatto di tutto per spingerlo verso di lei. Adrien sapeva bene che alla base ci fosse anche un moto egoistico da parte del gatto: era sicuro che il fine ultimo fosse quello di fare razzia di baguette e soufflé dalla panetteria dei Dupain-Cheng. Nonostante questo, non poteva che essergli molto grato.

«Secondo me dovresti alzare un po’ il tiro» esclamò il giovane mentre guardava la sua amica che, concentrata come se da questo dipendesse la sorte dell’intero pianeta, prendeva la mira per il suo ultimo lancio.

«Non ci provare nemmeno» lo redarguì lei senza scomporsi «Mi bastano cinque punti per batterti, non riuscirai a farmi sbagliare».

«Lo dicevo per te» sorrise sornione alzando le spalle, poi si avvicinò fingendo di capire meglio se la traiettoria decisa dalla ragazza fosse corretta e quando la vide decidersi a lanciare le soffiò piano sul collo.

Marinette si lasciò sfuggire un gridolino sorpreso saltando come una molla. Arrossì vistosamente per poi guardarlo minacciosa. 

«Ti sei battuta bene» continuò serio complimentandosi con lei «Hai perso solo per un “soffio”».

«D-davvero Adrien?» balbettò lei in un misto di imbarazzo e divertimento «Hai addirittura il coraggio di fare una freddura dopo aver vinto in maniera sleale?»

«Tutto per il premio!» sorrise indicando ciò che voleva all’addetto dello stand, mentre lei gli dava le spalle, non potendo quindi vedere che cosa avesse scelto «Chiudi gli occhi per favore».

«Non se ne parla» rispose lei incrociando le braccia sotto al seno, continuando a guardarlo con sospetto.

«Ok, vorrà dire che sarà solo un po’ più imbarazzante…» rispose prendendo ciò che l’uomo dietro di lei gli stava porgendo.

Sorrise, cercando di sembrare rilassato e padrone della situazione. Allungò il braccio verso Marinette e delicatamente catturò la sua mano portandola verso di sé. Abbassò lo sguardo su ciò che stava facendo, spiando di sottecchi le reazioni della ragazza che, era sicuro, stava andando completamente nel panico.

Appena la ragazza vide ciò che aveva scelto si irrigidì guardandolo quasi spaventata, così Adrien si fece coraggio «Vuoi essere la mia… Lady Noir?» concluse infilandole all’anulare la riproduzione giocattolo dell’anello di Chat Noir.

La vide boccheggiare non riuscendo a dire niente.

«Sai… visto il tuo abbigliamento di oggi» iniziò a spiegarsi lui «e le tue doti naturali nel distruggere ciò che ti circonda» ridacchiò per farle capire che stava scherzando «Mi sembrava… divertente».

La sentì prendere un respiro profondo, sbattendo più volte le palpebre mentre continuava a fissare l’anello per evitare di alzare lo sguardo su di lui.

«Divertente, sì» confermò lei annuendo piano per poi lasciarsi andare ad un sorriso timido.

«Tutto bene?» si preoccupò. Sembrava quasi che l’atmosfera che si era creata fra loro durante tutto il pomeriggio fosse stata spezzata.

«Sì» annuì lei «Proviamo il prossimo stand?» chiese iniziando ad allontanarsi.

«Marinette» la richiamò trattenendola per un polso, deciso capire che cosa fosse appena accaduto.

Lei alzò appena lo sguardo, non riuscendo a sostenere il suo.

«Stavamo passando un bel pomeriggio» si decise a dire «Non capisco quale sia il problema».

«Nessun problema» mentì spudoratamente «Volevi provare tutte le attrazioni, no? Non ce la faremo mai se non ci sbrighiamo».

«Non me ne frega niente dello stand, del Festival o di questo Luna Park» rispose leggermente infervorato «Mi importa di te!» esclamò con una tale intensità da stupire persino se stesso «Cosa ho fatto di sbagliato?».

«Niente» si affrettò a dire lei «Non hai fatto niente di male».

Adrien percepì uno strano movimento alle sue spalle, si voltò appena in tempo dal vedere un enorme aeroplanino giocattolo dal colore rosso a pois neri rischiare di travolgerli. L’istinto fu più rapido di qualunque altra cosa e gettandosi su Marinette la scansò facendo ruzzolare entrambi di lato.

L’aveva protetta tenendo ben saldo un braccio dietro la sua testa per evitare che la sbattesse a terra. Cercò il suo sguardo e seppur preoccupata, gli sembrò stare bene.

«Andiamo» la esortò aiutandola ad alzarsi per poi rifugiarsi dietro un piccolo chioschetto. Intorno a loro era scoppiato il caos e le persone stavano fuggendo urlando.

«Un’akuma?» la sentì chiedere alta voce.

«Probabile» rispose il giovane deglutendo a vuoto.

Dall’alto videro spuntare Ladybug inseguita da un'altra Portatrice della coccinella. Le videro evocare nuovamente i "Lucky Charm" e scagliarseli addosso, proseguendo con calci e pugni mentre saltavano da una giostra all'altra. 

"Questo è un incubo" si ritrovò a pensare Adrien. Non solo le cose con Marinette gli erano sembrate precipitare, ma ora non una, bensì due Ladybug erano davanti a lui e con tutta onestà avrebbe preferito non incontrarne nessuna. Vederla riaprì una ferita ancora viva e pulsante e si chiese se tutto quello che aveva provato per Marinette dopo il rifiuto dell'eroina, non fosse solo un placebo. L'unica cosa di cui era sicuro, era che non poteva aggiungere altro dolore all'amica.

«Adrien!»

L'urlo di Marinette lo riscosse dai suoi pensieri e prima che un altro oggetto piombasse su di loro, fu il turno della ragazza di salvarlo portandolo via appena in tempo. Gli aveva stretto forte la mano e lo aveva trascinato verso due attrazioni in riparazione. All'improvviso si sentì trascinare verso il basso e si ritrovò sulla giovane. Aveva evidentemente perso l'equilibrio ed ora si teneva una caviglia con sguardo sofferente. 

«Credo di essermela slogata» pronunciò esitante socchiudendo gli occhi per il dolore. 

«Non possiamo stare qui» si preoccupò immediatamente lui «Riesci a camminare?»

Marinette tentò di alzarsi, ma appena fece forza sull'arto una smorfia di dolore le fece stringere i denti e scrollare la testa. 

«Vai a cercare aiuto, per favore» Adrien non se lo fece ripetere: era la perfetta occasione per poter diventare Chat Noir e metterla in salvo senza creare sospetti.

 
 
 

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Note dell'autrice 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.

 

Ed ecco che sul più bello arriva Papillon a rompere le scatole... come sempre del resto.
Cosa si inventerà Marinette questa volta?

 

Ancora grazie a tutti!
A presto! KwamiHunters

 

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