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Autore: MaryFangirl    23/08/2019    5 recensioni
Ryo e Kaori devono portare a termine una nuova missione per Saeko, dalle conseguenze impreviste...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba, Saeko Nogami
Note: Lemon, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: City Hunter
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Gelato e inzuppato, Ryo trovò con gratitudine la stanza dove dormiva sua moglie. La giornata stava per levarsi e, dopo una notte trascorsa a rintracciare i membri della Fenice, voleva solo due cose: ritrovare il calore delle sue braccia e dormire. Si infilò sotto la doccia per scaldarsi ed eliminare l'odore di polvere da sparo e di sudore che aveva addosso. Quando uscì dal bagno, incontrò Kazue che andava a visitare Kaori.
"Come sta?" domandò ansiosamente.
"La febbre è diminuita un po' ma rimane alta. Al suo corpo manca la forza per lottare e, con la gravidanza, non possiamo darle medicine più forti" informò l'infermiera, nervosa.
Ryo guardò Kaori, sorpreso e preoccupato per il suo pallore. Erano passati dieci giorni da quando erano tornati. Lui era stato dichiarato ufficialmente guarito dalla dipendenza dopo due giorni, ma le condizioni della giovane donna erano peggiorate. La febbre si era impossessata del suo corpo. I piccoli tagli sulla parte del suo corpo si erano infettati e, a causa della mancanza di cure, l'infezione si era diffusa. Per via delle sue escursioni nella natura selvaggia, aveva anche contratto una bronchite. Era debole, dormiva molto ma male. Ryo si sentiva in colpa perché era stato lui a infliggerle quelle ferite, portandola ad uscire con quel tempo orrendo. Si incolpava anche di non aver potuto stare con lei tutto il tempo: di notte, si era rimpossessato del suo quartiere e allo stesso tempo dava la caccia ai membri della Fenice. Doveva rendere il luogo sicuro per lei e il loro bambino.
Come d'abitudine, si sdraiò accanto a lei, le posò un bacio sulla fronte e si addormentò per qualche ora al suo fianco. Fu svegliato da un attacco di tosse di Kaori. Si raddrizzò e la sostenne, vedendo le lacrime di dolore scendere lungo le sue guance, causate dagli spasmi dei bronchi. La tenne tra le braccia quando lei si lasciò andare, cercando di riprendere a respirare normalmente. Sentiva la sua magrezza sotto le dita e si arrabbiò, sentendosi impotente. Il Professore arrivò poco dopo e la visitò. Una volta terminato, si sedette sul letto.
"Kaori, non ci girerò intorno. Le tue condizioni mi preoccupano molto. Hai perso più di cinque chili da quando sei arrivata, quasi non mangi più..."
"Non riesco" mormorò lei esausta.
"Lo so, ma dovrai sforzarti. Altrimenti metterai in pericolo la tua gravidanza. Se non mangi entro domani, ti metterò una sonda. Sarà molto spiacevole ma è la nostra ultima risorsa" disse con voce ferma e intransigente.
"Doc..." disse Ryo, contrariato nel vedere sua moglie ferita dal tono del dottore.
"Ryo, non ho scelta se volete avere questo bambino. Altrimenti, mettiamo fine alla gravidanza e tiro fuori le armi pesanti per combattere la malattia" finì, ignorando lo sguardo furioso del giovane uomo.
Kaori cominciò a piangere, incapace di contenere la sua angoscia ed essendo sfinita. Ryo le prese la mano per calmarla. Il Professore posò la mano su quella libera della giovane donna.
"Kaori, so che sono duro con te. Faccio quello che posso come medico, ma tu devi fare ciò che è necessario in quanto madre. Questo bambino non è nato ma tu sei sua madre, ha bisogno di te, che tu ti prenda cura di te e dunque di lui. Ryo si prende cura della vostra sicurezza. Non lasciare che faccia tutto questo invano. So che sei stanca ma andrà meglio quando avrai ripreso le forze. Va bene?" chiese con voce più dolce.
Lei annuì, cercando di calmarsi e di riprendersi. Aveva ragione: Ryo usciva tutte le sere da una settimana per rendere Shinjuku per loro e per i suoi abitanti, per cacciare la Fenice dalla loro città, dal loro paese. Aveva paura per lui, ma lui aveva ripreso il corso della sua vita. Lei doveva fare lo stesso, essere degna di lui.
"Farò il massimo..." mormorò, stendendosi di nuovo, la stanchezza aveva la precedenza sul resto. Il Professore si alzò e lasciò la stanza, facendo cenno a Ryo di seguirlo. Lo condusse alla sua scrivania e si sedette, togliendosi gli occhiali per massaggiare la radice del naso e sfogare la fatica degli ultimi giorni.
"Ryo, ho delle cose da dirti che non ti piaceranno" iniziò con voce tesa.
"Per la salute di Kaori?" chiese il giovane preoccupato.
"Indirettamente. Ho ricevuto una chiamata da una delle mie infermiere ieri sera. Era in panico: era stata avvicinata da degli uomini che l'hanno costretta attraverso suo figlio a dare informazioni su voi due. Ha detto loro della gravidanza di Kaori"
"Dov'è?" chiese duramente Ryo, non apprezzando l'idea che qualcuno nella clinica potesse rimanere ferito, ancora meno se per prendere informazioni sul suo angelo.
"Sono stati trovati morti questa mattina" sospirò il Professore, la voce rotta.
Ryo rimase in silenzio. Ribolliva di rabbia. Doveva davvero sbarazzarsi di quei parassiti, spedirli all'inferno prima che facessero del male ad altre persone.
"La clinica è sempre al sicuro?"
"Sì. Lei non sapeva niente del sistema di sicurezza. Lavorava sempre di giorno"
"Allora questo è il posto più sicuro per Kaori e, se sei d'accordo, finché potrai, la terrai qui"
"Mi sta bene. Cos'hai intenzione di fare, Baby face?"
"Il mio lavoro. Approfitterò di oggi per aiutare Kao, dopo, potrei stare via per diversi giorni. Se lei è qui e si rimette, io potrò concentrarmi su quello che devo fare. Chiederò a Miki o a Eriko di venire se necessario. Devo fare delle telefonate. Posso utilizzare il tuo telefono?"
"Fai pure. Torno alle mie ricerche" disse Doc lasciando la stanza.
Ryo passò più di un'ora al telefono con Saeko, Mick e Umi. Unì le informazioni ricevute dai suoi informatori durante la notte con quello che i suoi amici gli dissero. Ne aveva abbastanza per formulare il suo piano d'attacco e prepararsi. Una volta fatto ciò, raggiunse sua moglie. Era sveglia. Stava fissando il soffitto, pensierosa. Quando entrò, lei posò su di lui i suoi occhi nocciola. Lui si sedette sul letto al suo fianco, abbracciandola e dandole calore.
"Devi rimetterti, Kao. Ho bisogno di te"
"Farò del mio meglio. Te lo prometto" disse, guardandolo negli occhi. Ciò che Kaori lesse nel suo sguardo le fece torcere lo stomaco. Sentì un grande freddo invaderla e la paura circondarle il cuore.
"Quando parti?"
"Domani" rispose lui, quasi sorpreso che lei avesse capito senza una parola.
"Fai attenzione. Non voglio crescere nostro figlio da sola"
"Te lo prometto se mi prometti di fare quello che serve per rimetterti in piedi"
"Promesso. Quando tornerai, sarò pronta a tornare a casa"
"Allora ti prometto che ci sarò in quel momento. Non dimenticare che sei forte, Sugar. So che questi ultimi due mesi sono stati duri e sei stanca ma sei forte, angelo mio, abbastanza da superare tutto questo. Altrimenti, io non sarei qui adesso"
"Voglio che tutto questo finisca, Ryo" mormorò.
"Anch'io" rispose, ricordando le informazioni che il Professore gli aveva comunicato.
Quando giunse l'ora del pasto, Ryo vide sua moglie costringersi a mangiare. Anche se interpretava bene la commedia, lui vedeva bene che non era genuina. Mangiò un po' più rispetto agli ultimi giorni ed era già qualcosa. Le sorrise e la prese tra le braccia quando soffocò uno sbadiglio.
"Ho mal di pancia, Ryo. Dimmi perché sto facendo tutto questo..." chiese, chiudendo gli occhi.
"Per il nostro bambino" disse lui sorridendo, non preoccupato. Lei annuì prima di addormentarsi contro la sua spalla. All'improvviso qualcuno bussò alla porta e la testa di Mick sbucò.
"Posso svegliare la bella addormentata come fa il principe azzurro?" chiese, la bocca a cuore.
"Prova solo a svegliarla e ti massacro" rispose Ryo, in parte serio.
"Ok. Allora mi devi un favore"
"Perché?"
"Sai, Umi e io abbiamo lavorato per te per due settimane..."
"Sì. Che cosa vuoi?" rispose lo sweeper, sospettoso.
"Che mi porti con te"
Mick sostenne lo sguardo di Ryo. Quest'ultimo non sapeva cosa pensare: era grato al suo amico per l'aiuto che voleva dare ma, allo stesso tempo, non voleva metterlo in una situazione pericolosa. Mick aveva Kazue. La Fenice era un suo problema.
"Non credevi di andare a divertirti senza di noi. Non stupirti: credevi che Umi sarebbe stato qui ad aspettare tranquillamente? Manca un po' di azione al momento"
"Voi avete Kazue e Miki. Avete delle persone che tengono a voi. È un rischio troppo grande"
"E tu? Non hai una donna da proteggere? Ascolta, siamo una famiglia. A volte si può agire da solo e altre volte ci si appoggia su tutti quanti"
"Mick..."
Ryo fu interrotto perché qualcuno bussò ancora alla porta. Arrivarono Umi e Miki, seguiti da Kazue.
"Anche Saeko sta arrivando. Qualche problema?" chiese Miki, vedendo tutti quanti nella stanza.
"No. Più pazzi ci sono..." scherzò lui, vedendo entrare l'ispettrice.
"Ryo, tieni. Queste sono le informazioni che mi hai chiesto stamattina"
Ryo prese il fascicolo, ringraziando Saeko. Kaori si svegliò in quel momento.
"Buongiorno a tutti" mormorò, ancora assonata.
"Buongiorno, mia cara Kaori!" gridò Mick, gettandosi sul letto.
"Un minuto, cocco" disse lei, puntando la Magnum di Ryo sulla sua testa.
I due uomini la guardarono attoniti, mentre Mick si chiedeva perché non avesse tirato fuori un martello e Ryo si chiedeva come avesse fatto a tirare fuori la sua Magnum così velocemente da non farlo reagire. Lei gli fece l'occhiolino.
"Mi adatto alla situazione" disse, posando una mano sul ventre.
"Non è vero!" gridò Miki, estasiata.
"Cosa?" disse Mick, sorpreso dall'urlo di Miki.
"È incinta!" affermò l'ex mercenaria, gioiosa, indicando Kaori.
Mick la guardò, poi Kaori, poi Ryo, poi Kaori, poi Ryo, poi Kaori, poi Ryo, poi Kaori, poi Ryo, poi Kazue che gli prese il viso tra le mani per farlo girare verso di lei, fermando il suo vai e vieni.
"Stai bene, Mick?" domandò, sorridendo. "Sei impazzito?"
"Ho avuto un'allucinazione uditiva" disse a bassa voce.
"Mick" disse Ryo con un sorriso. L'interpellato si rivolse al suo amico di lunga data. Ryo lo guardava con una luce speciale negli occhi. Mick sentì il calore che circondava l'uomo, dovuto solo all'amore che gli inondava il cuore.
"Diventerò padre, Mick" lo informò Ryo, un sorriso felice sul volto.
"Non è vero. Avete fatto il servizio completo!" disse, felice per entrambi, poi tornò serio. "Ragione in più: non andrai da solo domani. Hai due ragioni per rientrare vivo dalla missione e noi ci saremo per esserne sicuri. Non è vero, Umi!"
"Sì. Non ti divertirai da solo"
"Accetta, Ryo. Per favore, accetta per me, per noi tre. Mi tranquillizzerà sapere che hai le spalle coperte" lo implorò Kaori. Ryo guardò i suoi amici, poi sua moglie, e capitolò. Annuì.
"Chiuderò il locale e verrò a tenere compagnia a Kaori mentre voi sarete via. Quindi potrai concentrarti su quello che devi fare" disse Miki a Ryo, che la ringraziò, grazie per aver rimosso il senso di colpa del lasciare sua moglie da sola.
"Allora ci vediamo domani mattina alle otto al Cat's Eye. Passerò la notte con mia moglie e cominciamo l'operazione domani mattina" informò Ryo. "Saeko, sappi che avrete molto lavoro, persino una volta terminata la faccenda..."
"Ryo?" chiese Kaori, preoccupata dal bagliore omicida nei suoi occhi.
"Va tutto bene, Sugar. Ma dopo quello che hanno fatto, non chiedermi di essere clemente con loro" rispose, col viso ermetico, rifiutandosi di dirle che anche il loro bambino poteva essere in pericolo.
"Va bene..." mormorò lei ansiosa. Sentiva la stanchezza pizzicarla agli occhi e appoggiò la testa sulla sua spalla, addormentandosi quasi immediatamente. I loro amici li lasciarono ad approfittare della giornata che rimaneva. Ryo si godette la presenza della moglie tra le sue braccia anche se dormiva. Immagazzinava il suo calore, il benessere che sentiva tenendola. Ne avrebbe avuto bisogno. Quando si svegliò, parlarono di tutto e di niente, evitando l'argomento Fenice.
La mattina dopo, Ryo lasciò Kaori, svegliandola all'ultimo momento per baciarla e salutarla. Lei si costrinse a sorridere e a non piangere: lui aveva bisogno che lei fosse forte e lo sarebbe stata. Rinnovò la promessa di riuscire a rientrare a casa al suo ritorno. Lui le sorrise e la lasciò, col cuore pesante. Incrociò Miki mentre se ne andava. Lei lo abbracciò, augurandogli buona fortuna.
Quando arrivò al Cat's Eye, Mick e Falcon lo aspettavano. Spiegò loro il piano. Notarono, sorpresi, che si trattava effettivamente di un piano per distruggere completamente l'organizzazione. Ryo non aveva programmato di lasciare alcun sopravvissuto e voleva fare il possibile per convincerli a non ricominciare da capo né a rimanere sul suolo giapponese.
"Ryo, possiamo sapere cosa giustifica una tale violenza?" domandò Mick.
Avendo sperimentato di persona la Polvere degli Angeli, solo quella motivazione sarebbe stata sufficiente, ma sentiva, proprio come Umibozu, che c'era qualcos'altro dietro tale furia omicida. Ryo li fissò entrambi e, riconoscendo la fiducia che loro gli davano, decise di dire tutti.
"Non è solo perché mi hanno drogato di nuovo e che per questo motivo ho quasi ucciso la donna che amo. Ora sanno che Kaori è rimasta incinta mentre io ero sotto l'effetto della droga. Circola la voce che la stiano cercando per fare esperimenti sul nostro bambino e, conoscendoli, se ne fregheranno di preservarli. Non lascerò che uccidano mia moglie e nostro figlio. Se vi dà fastidio, non vi biasimo se vi tirerete fuori" disse senza sfidarli.
"Non toccheranno neanche un loro capello" disse Mick.
"Sì, non si avvicineranno a lei" ringhiò Umibozu.
"Lei lo sa, Ryo?" chiese Mick.
"No, non gliel'ho detto. È già esausta. Volevo preservarla un po'" disse Ryo a bassa voce, non gli piaceva di averla tenuta all'oscuro.
Tutti e tre si misero in strada. Ryo aveva programmato di far saltare in aria tutti i magazzini noti alla stessa ora del giorno seguente, di notte. Ognuno partì con il suo lotto di posti in cui sistemare le trappole. La sera, nello stesso luogo, venne precisata la seconda fase. Questa consisteva nell'informare i bersagli che la loro preda sarebbe stata presente la sera seguente in un determinato luogo, col fine di ottenere il massimo danno. I tre uomini fecero dunque il giro dei loro informatori durante la notte per trasmettere la notizia che il duo City Hunter sarebbe stato presente al magazzino sul porto la sera successiva a mezzanotte per la loro ultima missione congiunta prima di diversi mesi. Era un bluff rischioso, ma da provare.
L'ultima fase del piano fu messa in opera nella seconda parte della notte. Ryo era stato informato che la sera successiva sarebbero arrivate al porto due barche contenenti droga e armi. Le barche dovevano arrivare il pomeriggio seguente al limite delle acque territoriali giapponesi, dove avrebbero interrotto l'avanzamento fino alle 18, avrebbero portato a compimento le loro faccende per poi ormeggiare al porto in serata. Andarono a sistemare le trappole anche per le barche in modo che rimanessero bloccate al molo e gli uomini non sarebbero potuti uscire. La loro esperienza consentì loro di adottare un approccio furtivo per completare la fase tre. Rientrarono all'alba e andarono a dormire per un po'. Le ultime ventiquattro ore erano state lunghe.
La giornata passò rapidamente e, quando giunse il momento, dopo essersi assicurati che Saeko fosse a sua volta pronta, si recarono al porto. Spiarono il magazzino di destinazione e videro, soddisfatti, che il piano aveva funzionato. A mezzanotte, sentirono gli allarmi sui loro orologi e a seguire una serie di esplosioni in diverse parti della città. Anche le barche attraccate erano esplose all'interno della sala macchine, allagandola completamente, e in diversi punti, compresa la scala per poter scendere. Quando il magazzino esplose davanti a loro, i tre uomini si prepararono a sparare a vista, ma non uscì nessuno. Asprttarono l'arrivo dei pompieri e della polizia e, quando questi intervennero senza che ci fosse un contrattacco, se ne andarono.
Più tardi quella notte, Saeko chiamò Ryo. Malgrado la stanchezza, lui non dormiva, preoccupato per l'esito dell'operazione. Aveva programmato di aspettare qualche giorno per conoscere le ricadute prima di correre il rischio di tornare da Kaori.
"Ti ascolto"
"Tutti i magazzini sono stati devastati dal fuoco, non ci sono sopravvissuti. Per le barche, gli uomini sono vivi: principalmente marinai stranieri, la maggior parte dei quali non sapeva nemmeno cosa trasportava...abbiamo recuperato la merce. Verrà fatto l'inventario domani mattina e verrà distrutta immediatamente sotto la supervisione e la sorveglianza della polizia e dei magistrati. Non vogliamo rischiare di vederla riapparire per strada" informò l'ispettrice.
"Missione compiuta per me"
"Anche per me, Ryo. Questa schifezza è fuori circolo, la rete è completamente distrutta. Forse torneranno o forse no, lo sapremo più in là"
"Spero di no. Non voglio più fare una tale carneficina. Avevo diverse ragioni che ritenevo sufficienti ma..."
"Avrai un figlio e vuoi una vita migliore per lui" finì lei.
"Sì" sospirò.
Terminarono la conversazione e Saeko lo lasciò. Ryo riuscì ad addormentarsi in qualche modo. Aspettò un'intera settimana prima di tornare da Kaori. Non ricevette alcuna informazione sulla Fenice che era scomparsa dai radar dopo gli eventi della settimana precedente. La ripercussioni erano state molteplici per Ryo: aveva ripreso completamente il suo ruolo di guardiano di Shinjuku. I piccoli criminali che avevano tentato la fortuna in sua assenza erano fuggiti nei giorni seguenti. La vita aveva ripreso il suo corso. Potevano rientrare a casa.
Quando Ryo arrivò alla clinica, era nervoso. Aveva paura della reazione della sua metà, ritenendo magari il tutto eccessivo rispetto a quello che era successo. Entrò nella sua stanza pronto a ricevere la sentenza del suo angelo. Quando lo vide entrare, Kaori sentì un'ondata di gioia e calore invadere il suo corpo. Fu sollevata di vederlo finalmente davanti a lei e voleva solo ritrovare il calore delle sue braccia. Non capiva perché fosse immobile alla porta, guardandola come se si aspettasse di essere rimproverato.
"Ryo..." lo chiamò piano, allungando la mano. Lo sweeper avrebbe quasi pianto per quell'invito e quella dolcezza. La raggiunse e la strinse forte. Seppellì il viso nel suo collo cercando il conforto al quale aveva aspirato per una settimana.
"Mi sei mancato, Ryo. Più di una settimana senza notizie, è stata dura" sussurrò Kaori baciandolo.
"Ho fatto delle cose brutte, Kao" disse, abbassando gli occhi, vergognandosi.
"Perché le hai fatte?" chiese senza alcuna traccia di giudizio nella voce.
"Minacciavano il nostro bambino, e anche te. Non potevo permetterglielo"
Lei gli accarezzò la guancia e lo attirò a sé. Lui si sedette e la prese tra le braccia. Lei gli prese la mano e se la mise sul ventre, leggermente arrotondato. All'inizio sorpreso, accarezzò quella lieve protuberanza con amore.
"Quegli uomini non si sarebbero fatti tante domande, Ryo. Ci hai protetti. Tienilo a mente. Hai protetto la tua famiglia e migliaia di persone. È ciò che conta"
Quelle parole spazzarono via i suoi dubbi. Lei lo aveva assolto dai suoi peccati. Lo amava e avrebbero avuto un figlio. La vita aveva la precedenza. Ritrovò il sorriso e le baciò gentilmente i capelli per ringraziarla. La mano ancora appoggiata sulla sua pancia, la guardò. Era molto più in forma. Aveva ripreso colore, era meno stanca.
"Come ti senti, Sugar?"
"Meglio. Non tossisco più. Sono ancora in cura per qualche giorno per evitare una ricaduta e ho messo su un po' di peso"
"Pensi di poter rientrare a casa?"
"Lo spero ma il Professore resta evasivo sull'argomento. Che nervi" disse, con aria infastidita. Lui rise un po' immaginando il Professore che aveva dovuto avere a che fare con il caratterino della sua 'dolce' metà. Si alzò dal letto sotto lo sguardo interrogativo della giovane donna.
"Vedo se riesco a ridurre le tue sofferenze" disse, baciandola.
"Ok, fai del tuo meglio"
Ryo incontrò il Professore e, dopo una breve discussione, poté portare a casa sua moglie. Dopotutto, il medico attendeva solo il semaforo verde del suo protetto per liberarla.
"Ti senti abbastanza in forma per fare shopping?" le chiese Ryo con un sorriso.
"Di cosa hai bisogno?" ribatté lei incuriosita"
"Io, di niente. Ma conosco qualcuno che presto non entrerà nei soliti vestiti" le disse facendole l'occhiolino.
"È vero. Sto già cominciando" disse, indicando i jeans che teneva su con la cintura, un bottone e la cerniera non chiusi, arrossendo.
"Non devi vergognarti, Kao. Troveremo dei vestiti comodi"
Felici di ritrovarsi, liberi di poter camminare sani e salvi nella città che amavano tanto, si godettero il pomeriggio come una coppia normale.
  
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