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Autore: evil 65    24/08/2019    15 recensioni
La guerra contro Thanos si è conclusa da cinque anni, e la Terra sta ormai uscendo dal difficile periodo antecedente allo schiocco che cancellò metà della vita nell’universo.
Dal profondo dello spazio, tuttavia, sta per giungere una nuova e antica minaccia.
L’uso delle Gemme dell’Infinito ha causato il risveglio di una creatura che dormiva negli abissi del cosmo, e che ora, dopo aver provocato carestie e devastazioni su vari pianeti, si dirige minacciosa verso la Terra.
Una furia immensa e bestiale, una divinità antidiluviana e una maledizione, che il mondo imparerà a temere col nome di King Ghidorah…
( Crossover Avengers x Godzilla )
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Thor, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Eccomi qui, con un nuovissimo aggiornamento!
Questo è forse il capitolo che più mi sono divertito a scrivere. Realizzare uno scontro del genere, con così tanti personaggi, è stata un’esperienza davvero unica, e spero con tutto il cuore che il risultato saprà soddisfarvi.
La battaglia sarà divisa in due parti : in questo capitolo assisteremo al combattimento tra gli Avengers, Ghidorah e il suo esercito di pulci, mentre nel prossimo ( che si svolgerà in contemporanea ) ci concentreremo su Wanda e l’avversario scelto per contrastarla.
Vi auguro una buona lettura, e spero che troverete il tempo per lasciare una recensione!
 


Capitolo 13
 

( Track 14 : https://www.youtube.com/watch?v=jlJCZnjlFS4 )
Una ad una, le quattro file della flotta wakandiana spararono i propri attacchi di pura energia con uno stacco di un secondo l’una rispetto all’altra, tuffandosi poi in picchiata per riassemblarsi col plotone di caccia, in attesa di constatare gli effetti della manovra.
I colpi si conficcarono nello sterno di Ghidorah, esattamente nel punto in cui Thor era riuscito a ferirlo maggiormente.
Il titano incassò gli attacchi, emettendo un lamento sommesso.
Si fermò sul posto e la testa di sinistra si curvò per analizzare la zona colpita. Piccole gocce di liquido rosso tracimarono dai contorni delle ferite, ricadendo a terra.
Poco più in là, a capo dello squadrone di caccia, il comandante del plotone cominciò a guidare i suoi cadetti sul fronte del mostro.
La “punta di freccia”, composta da una formazione di dieci aviatori, leader compreso, volò sul fianco sinistro della bestia, mantenendosi a una debita distanza di sicurezza.
Si allontanarono di circa duecento metri, quanto bastava per accumulare un sufficiente quantitativo di tempo per preparare l’ingaggio.
A quel punto, il capo-squadrone fece virare lo Sky-Arrow in modo che i caccia si ponessero dinanzi al prospetto del titano, in linea d’aria con il bersaglio.
Il generale dei wakandiani dette ordine ai suoi di ritirarsi, liberando così il loro campo visivo.
I caccia volarono al secondo round contro l’idra, che tentò di sbarazzarsi subito di loro con un fascio di gravitoni.
Gli aerei lo evitarono, disperdendosi nell’aria, facendo sì che l’attacco finisse la sua corsa contro un edificio inerme.
Il piccolo contingente sfruttò l’attimo per coordinare una rapida manovra alla testa centrale del mostro, colpendo il muso con una raffica di proiettili.
Ghidorah ruggì per il fastidio, mentre sotto di lui imperversava la battaglia via terra.
Il resto dei Guardiani e degli Avengers, con il sostegno degli adepti di Strange e dei Defenders, stavano combattendo incessantemente contro l’orda di fameliche pulci.
Poco più in là, ai confini dell’arena improvvisata, lo stesso Strange era impegnato in un devastante duello contro Wanda, scontro che aveva già raso al suolo uno dei pochi quartieri scampati alla devastazione perpetrata da Ghidorah.
Sulla cima di un grattacielo, Carol, Thor, Quake e Hulk avevano gli occhi puntati in direzione del drago, ancora impegnato a respingere i tentativi di attacco da parte delle forze U.S.A e wakandiane.
<< Voi avete notato niente, durante le vostre battaglie? Qualcosa che possiamo usare contro di lui? Un punto debole magari? >> chiese Carol, scrutando con attenzione i movimenti dell’idra.
A Quake le ci volle poco per pensarci e rispondere.
<< Beh, le sue teste sembrano la nostra migliore opzione >> disse con tono incerto.
Guardarono per qualche secondo lo squadrone di navette e aerei che svolazzavano intorno alla bestia.
<< È l’unico punto che sembra fargli del male se viene colpito, specialmente gli occhi e la bocca >> continuò la donna, ricevendo un cenno del capo ad opera di Thor.
<< Io e il Capitano potremo attaccarlo alle spalle, se riuscissimo ad evitare che si protegga… >>
<< Sono qui per questo, no? >> disse ironicamente Daisy, stringendosi nelle spalle. << Ah, in più vi suggerisco di prendere di mira anche il collo: non ha alcuna corazza in quel punto. Chissà, magari riuscite a inventarvi qualcosa >>
Carol sembrò prendere in considerazione le parole della supereroina.
<< Potremmo provare a lanciargli i nostri attacchi più forti in contemporanea >> suggerì la donna.
<< Sarebbe molto rischioso >> osservò Thor. << Dovremmo approssimarci a lui per compiere una simile mossa, o rischieremmo di colpire anche i nostri alleati >>
Dopo di questo, i quattro rimasero fermi a fissarsi in silenzio. Un silenzio illusorio, rotto dai rumori che si avvertivano in giro, tutt’altro che quieti.
Quake alzò un pugno. << Si direbbe che abbiamo un piano, no? Portiamolo a termine allora! Io e Hulk faremo del nostro meglio per tenerlo occupato >>
Affianco a lei, il golia verde grugnì in accordo.
<< Sei sicura che quel mostro si concentrerà su di voi? >> chiese ancora Carol, bloccata dal dubbio.
<< Ho lottato con lui abbastanza da capire che è un tipetto che serba i rancori, e io ho un conto in sospeso con lui >> rispose Daisy. << Non vi attaccherà, a patto che ve la giochiate bene. Tenetevi a distanza fino ad allora, e appena abbasserà la guardia…bhe, trasformatelo in beacon!>>
La bionda e Thor si consultarono a vicenda.
<< Te la senti di provare? >> domandò incerta, notando quanto il corpo dell’asgardiano fosse stato martoriato nello scontro precedente.
Il tonante annuì risolutamente.
<< Mi sento molto meglio adesso. Sono pronto a sostenere lo sforzo >>
<< Andiamo, allora. Quel figlio di puttana ha vissuto anche troppo per i miei gusti >> ringhiò l’altra, puntando in direzione dell’idra.
Nel mentre, l’enorme bestia aveva tirato indietro i lungi colli, piegando le zampe e drizzando la coda biforcuta come un serpente in posizione di difesa.
Quando uno degli aerei si avvicinò troppo, la testa di sinistra scattò in avanti con un movimento fulmineo.
Il pilota del mezzo sembrava spacciato. Tuttavia, poco prima che le fauci del mostro potessero chiudersi sul velivolo, un muro di roccia si frappose tra la flotta e Ghidorah.
Era alto quanto il titano e spesso qualcosa come quindici metri. La testa, che invece era destinato allo squadrone, penetrò negli spessi strati d’argilla, dove si arrestò, rimanendovi incastrata.
Mentre i piloti e gli spettatori cercavano di comprendere le ragioni del perché un immenso muro si fosse materializzato nella stessa linea di tiro del loro assalitore, il drago tentava inutilmente di liberarsi dalla stretta argillosa che si stava avviluppando sempre di più come una morsa viva, rimestandosi intorno al cranio e costringendolo in una trappola da cui era ormai impossibile liberarsi.
Nello sforzo di divincolarsi, il suo piede inciampò nel fiume Hudson e la bestia cadde sulle ginocchia, ritrovandosi ancora una volta immerso in quell’acqua sempre più lercia.
La testa centrale si mosse di lato, trovandosi di fronte ad una scena che lo sorprese non poco.
I vari discepoli di Strange si trovavano tutti raggruppati in unico punto, le mani sollevate a mezz’aria e illuminate da un debole bagliore dorato.
All’ora l’idra capì…erano loro i responsabili di quella diavoleria!
Spalancò le fauci, pronto a riversare su di loro scariche di gravitoni. Tuttavia, sentì qualcosa muoversi all’interno del muro, come un rigonfiamento che poco per volta stava espellendo la testa di sinistra dalla trappola di rocce, e riuscì solo a pensare che da un momento all’altro nessuno gli avrebbe più impedito di schiacciare quelle misere creature. Quello che invece avvenne, fu che dai blocchi d’argilla emerse un grande pugno fatto di roccia, rosso scarlatto, che lo picchiò in pieno petto, scagliandolo via dal campo di battaglia, e poi giù verso i livelli inferiori di Times Square, dove si districavano i resti diroccati della città.
Quake sopraggiunse sulla zona poco dopo, osservando l’intera scena con un piccolo sorriso.
Il muro evaporò sotto i suoi piedi in una nube di colore e, sospesa a mezz’aria, la donna cominciò a scendere giù, fino a fermarsi di fronte al titano.
Questi raccolse le forze necessarie a risollevare le migliaia di tonnellate che componevano il suo corpo, e tornò in carreggiata.
Irruppe con una serie di ruggiti spaventosi, che non sortirono alcun effetto se non di divertire ancora di più l’impavida eroina.
Ghidorah era visibilmente distrutto da tutti gli scontri che aveva combattuto durante la giornata, ferito e spossato, ma con la rabbia ancora abbastanza forte per sostenerlo in quell’ultima e feroce battaglia.
Internamente, anche Quake era furente ed esausta. Rabbiosa per tutto il male che quel mostro aveva fatto, stanca di vederlo rialzarsi dopo ogni tentativo di toglierlo di mezzo.
Contro di lui avevano usato ogni genere di arma a loro disposizione, senza che nessuna di queste bastasse a fermarlo.
<< Ehi, bastardo, ti ricordi di me?!>> lo prese in giro, volando davanti alla testa centrale.
Ghidorah si accorse che tra i piccoli moscerini che erano tornati a infastidirlo vi era la stessa donna che qualche ora prima aveva creduto di aver sconfitto.
Immediatamente si dimenticò di tutti gli altri assalitori, concentrandosi solo su di lei, come se fosse appena diventata il suo nuovo obbiettivo.
Sprigionò delle scariche rapide e incontrollate, che buttarono giù ogni cosa, ma anche troppo imprecise per incutere timore all’eroina.
La flotta e lo squadrone si allontanarono, lasciando solo lei in prima linea.
Uno degli aerei pagò il prezzo di una distrazione di troppo, cadendo vittima di un fascio di gravitoni. I suoi compagni lo lasciarono precipitare, consapevoli che per lui la giornata finiva lì.
Quake, con i riflessi in pieno fermento, fece in modo che il drago focalizzasse tutta la sua attenzione su di lei. Virava in risposta ad ogni suo tentativo di colpirla, destreggiandosi con fulminei riflessi tra le voluminose fauci che occasionalmente tentavano di afferrarla in una morsa. Avrebbe anche voluto provare a scoccare un attacco alle teste del mostro, non fosse che questo lo avrebbe messo sulle difensive, minando così le loro speranze di fermarlo una volta per tutte.
E poi, la figura di Hulk atterrò con un balzo ai piedi del titano.
Prese un’utilitaria di colore blu che era parcheggiata vicino al marciapiede e affondò le dita fra la corazza e lo sportello. Sollevò in aria la macchina facendola roteare proprio mentre Ghidorah si apprestava a colpire Quake. Le testa centrale del mostro venne colpita all’altezza del cofano, e il drago fu costretto a interrompere l’attacco.
Poi, Thor scese dal cielo e colpì l’idra alla schiena, facendola cadere a terra.
<< Se vuoi fare una pausa, alza la mano o fa qualche cenno! >> urlò l’asgardiano, calando il Mjolnir tra le ali della creatura.
Prima che l’attacco potesse andare a segno, tuttavia, Ghidorah fece scattare in alto la coda. Thor si scansò appena in tempo.
Fece una virata per evitare anche il colpo successivo, mentre Stormbreaker volava tra le sue mani.
Hulk si sollevò in aria con un salto e afferrò con entrambe le braccia il collo centrale della bestia, che cominciò ad agitarsi come se impazzito. A quel punto, Thor alzò l’ascia e si preparò a decapitare ancora una volta la creatura.
La testa di destra se ne accorse. Piegò la lunga ala all’indietro, afferrando Thor e ricacciandolo sul marciapiede. Allo stesso tempo, la testa di sinistra afferrò Hulk tra le fauci e lo lanciò come una palla da baseball. Il corpo del golia verde rotolò più volte nell’orda di pulci, e gli insetti caracollarono su di lui.
Ghidorah spalancò le fauci, pronto a rigettare un altro fascio di scariche verso l’avversario in difficoltà.
<< Hey! >>
Il drago si voltò…e un palo del telefono gli colpì il muso, facendolo indietreggiare.
<< Ti sei dimenticato di me?! >> urlò Carol, mentre caricava in direzione dell’idra.
Questi sibilò e il palò colpì ancora una volta la testa centrale del mostro, che cadde contro un grattacielo. La supereroina provò a ripetere l’azione, che però venne interrotta da un poderoso colpo di coda ad opera dell’avversario.
Si schiantò a terra, sollevando uno schizzo di detriti e pezzi di manto stradale.
La rabbia della donna divenne fuoco, e il fuoco si trasformò in un incendio. I capelli biondi assunsero una colorazione rossastra, come una tempesta di plasma solare che si distende nel vuoto cosmico. Le maniche della tuta si arroventarono, cominciando a fumare dai bordi.
Carol spalancò le braccia, liberando un getto di calore che deformò l’aria tutt’intorno. Dagli occhi s’irradio una luce candida e intensa.
Allora urlò, scaricando addosso al mostro una vampata di pura energia cosmica, che lo fece arretrare.
Poi, la donna strinse le mani a pugno e le usò per colpire il ventre del drago con due potenti diretti. Il titano si piegò in avanti e rigurgitò del liquido scuro, probabilmente sangue.
Carol continuò con un montante a braccio teso, che fece sollevare da terra la bestia, e alcuni denti della testa centrale saltarono via, lasciandosi dietro solo un inquietante sorriso crivellato di buchi.
Per concludere, Carol prese un respiro profondo.
Tornò a rivolgersi al mostro, che si sforzava di reggersi in piedi e continuare a combattere, ma che in quel momento dava più l’idea di un ebbro che c’era andato giù pesante con la bottiglia.
Carol strinse i denti, mentre riversava nelle mani un’enorme quantità di potere cosmico.
<< Muori! >> urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Un rombo di tuono deflagrò sulla città, e il drago fu spazzato via dall’ondata che si generò dall’attacco.
Cadde di schiena, con le ali bruciate, abbattendo altri due palazzi.
 
                                                                                                                                          * * *  

Il resto dei supereroi non vide Ghidorah cadere a terra, impegnati com’erano a contrastare l’assalto delle pulci, ma udirono comunque il rimbombo generato dal corpo del titano che si schiantava sugli edifici.
Per poco, alcuni di loro non persero l’equilibrio.
Nel complesso, la situazione non era delle migliori : Jessica, Matt e Luke erano impegnati in un combattimento spalla contro spalla, limitati dal fatto che non usassero alcun tipo di arma per abbattere gli avversari. Lo stesso non si poteva certo dire dei Guardiani, la maggior parte dei quali era intenta a bersagliare gli insetti con raffiche ininterrotte di armi da fuoco, Jane compresa.
Rhodey, Bucky e Frank non erano da meno, mentre Sam offriva copertura dall’alto.
Gamora e Drax erano gli unici ad utilizzare le spade, mentre Spiderman stava offrendo aiuto dove poteva, facendo uso alternato di combattimento corpo a corpo e lancio di ragnatele occasionali. Era in casi come questi che si pentiva di non aver mantenuto la modalità “uccisione istantanea” presente nella tuta originale.
Ad affiancarlo vi era T’Challa, la cui navetta era atterrata pochi minuti prima, attualmente coinvolto in un duello all’ultimo sangue contro una coppia di grosse pulci.
Sì, la situazione non era certo delle più auspicabili. “ Ma potrebbe essere peggio” pensò Rocket, dopo aver crivellato di proiettili un insetto che per poco non era riuscito a staccargli la testa.
Volse a Nebula un’occhiata laterale.
<< Quindi, tu e Thor… >>
<< È importante per il tuo futuro che tu non finisca quella frase >> lo interruppe freddamente la cyborg.
Il procione si limitò a roteare gli occhi.
<< Oh, andiamo, non fare la vergine. Penso che fosse ora che tu ti trovassi un fidanzato, sei sempre così rigida >>
<< Thor non è il mio fidanzato >> ribattè l’altra, afferrando una delle pulci con il braccio meccanico e ficcandogli il blaster tra le fauci. Aprì il fuoco, facendo esplodere la testa dell’insetto in centinaia di piccoli pezzi.
Rocket sorrise in modo consapevole.
<< Ma vorresti che lo fosse >>
<< Non ho intenzione di avere questa conversazione con te! >> urlò la donna, lanciando il cadavere contro una coppia di insetti. Sorpresi dall’attacco, i due animali vennero rapidamente annientati da una raffica di colpi ad opera del procione.
<< Potrei darti qualche consiglio, sai? Sono esperto in molte tecniche di seduzione >>
<< Mi chiedo quante volte abbiano funzionato >> borbottò Nebula, lanciando un coltello tra gli occhi di una delle bestie.
Rocket si strinse nelle spalle.
 << Bhe, con Mantis lo hanno fatto >>
 << Aspetta…tu e Mantis state insieme?! >> domandò la cyborg, il volto adornato da un’espressione scioccata.
L’esperimento genetico la fissò stranamente.
<< Sì, da più di un mese >>
<< Ma come…quando… >>
<< Pensavo che fosse ovvio >>
<< Non era ovvio per niente! >>
<< Smettetela di parlare e continuate a sparare! >> urlò Frank, alle spalle del duo, mentre utilizzava un paio di piccole mitragliatrici per fare piazza pulita delle pulci che aveva di fronte a sé.
Le suddette creature avevano cominciato ad aggredirli con maggiore foga, come se la rabbia che Ghidorah stava provando in quel preciso istante si fosse proiettata anche nei loro minuscoli cervelli.
Ringhiavano, stridevano e balzavano come se impazzite, senza dare agli eroi un attimo di tregua.
<< Ce ne sono troppi! >> urlò Matt, evitando per un soffio che uno degli insetti lo mordesse alle caviglie.
Affianco a lui, Jessica gli lanciò un’occhiata stizzita.
<< Ma non mi dire! >> ringhiò la donna, afferrando l’animale e usandolo come mazza per allontanarne uno che stava tentando di colpire Luke alla schiena.
E mentre le creature avanzavano, costringendo gli eroi a fare marcia indietro, il canale di comunicazione degli Avengers cominciò a crepitare.
<< Awww, ragazzi, non ditemi che avete fatto “Avengers Uniti” senza di noi! >> esclamò una voce maschile che i suddetti eroi riconobbero all’istante.
I vari combattenti alzarono lo sguardo verso il cielo, mentre una navetta simile al Queen-Jet li sorpassava con un rombo, facendo incespicare alcune delle pulci.
<< Questo perché eravate in ritardo! >> esclamò Rhodey con aria stizzita, benché ora avesse un grosso sorriso stampato in faccia.
All’interno del velivolo, Scott Lang alzò gli occhi al cielo.
<< Non eravamo in ritardo. Solo…impegnati con qualcosa d’importante >> disse con un ghigno cospiratorio rivolto alla moglie, seduta al posto di guida della navetta.
<< Più importante di questo? >> domandò Bucky, il cui tono di voce traspariva una lieve punta di incredulità.
<< Credimi, tra poco ci ringrazierai >> rispose Scott, con fare disinvolto.<< Consiglio a tutti di tapparsi gli occhi e il naso >>
Sotto di loro, i vari Avengers si scrutarono perplessi.
<< Perché? >>  chiese Spiderman, atterrando affianco al gruppo.
<< Fate come dice! >> esclamò Hope, facendo trasalire l’arrampica muri.
Scott non era certo la persona più affidabile, ma né lui né i suoi compagni avrebbero mai avuto il coraggio di contestare un ordine diretto di quella donna. A volte poteva essere davvero terrificante.
Si portarono le mani al naso e chiusero gli occhi, intimando i Guardiani e i Defenders a fare lo stesso.
All’interno della navetta, Hope lanciò un’occhiata significativa verso il marito.
<< Sgancialo >>
<< Agli ordini! >> esclamò Scott, pigiando un pulsante rosso che spiccava sui comandi del mezzo.
Il ventre del velivolo si aprì in due, rivelando un compartimento nascosto.
Poi, una strana sostanza gialla, simile a fertilizzante da campo, cominciò a piovere sull’intera zona, seguendo la traiettoria della navetta.
Gli eroi percepirono un distinto odore di uova marce misto ad aceto, mentre un liquido appiccicoso ricopriva i loro corpi e quelli delle pulci. Ma, a parte l’aroma sgradevole, rimasero completamente inalterati.
Aprirono gli occhi, trovandosi di fronte ad una scena inaspettata.
Di colpo, i movimenti delle pulci ebbero un improvviso tentennamento. Inciamparono tra un passo e l’altro, cadendo a terra e girando su se stesse come trottole .
Sam inarcò un sopracciglio.
<< Ma che diavolo succede? >> sussurrò l’eroe, osservando lo strano comportamento degli insetti.
Pochi secondi dopo, la navetta di Scott e Hope atterrò affianco al gruppo.
I coniugi fuoriuscirono dal velivolo, vestiti con le loro tute da Ant-Man e Wasp, e camminarono fino a loro.
<< Penso che siamo riusciti a ottenere quello che volevamo >> disse Hope, osservano lo sciame d’insetti con evidente soddisfazione. << La sostanza che abbiamo gettato è stata sintetizzata dallo spruzzo nocivo di un Coleottero Bombardiere, e agisce come un repellente per insetti, attaccando il sistema nervoso centrale del bersaglio. Sugli umani non ha alcun effetto, a parte un odore sgradevole, mentre per animali come loro…bhe, per farla breve, qualunque fosse il collegamento mentale tra queste creature e il drago, ora non c’è più >>
Jessica la fissò di sottecchi. << Ed è un bene? >>
<< Una specie >> le rispose Scott. << Fino a un paio di minuti fa eravate circondati dal circa mille pulci assassine che rispondevano ai comandi di un’idra spaziale >>
<< E adesso? >>
<< Adesso siamo soltanto circondati da mille pulci assassine abbandonate a sé stesse dopo chissà quanti anni passati a servirla. Saranno molto più facili da eliminare >> spiegò Hope, suscitando sorrisi d’anticipazione ad opera dei presenti.
Era ora della rivincita.
 
                                                                                                                                            * * *  

Quando il collegamento mentale tra Ghidorah e le pulci venne troncato, le teste della creatura percepirono una dolorosa fitta alla tempia, una sensazione mai provata nell’intera durata della loro lunga vita.
Spalancarono gli occhi, consapevoli di aver appena perso il loro esercito per qualche assurda e misteriosa ragione.
La rabbia inondò il corpo del titano, mentre questi allargava le ali e ruggiva in direzione della volta celeste.
<< Brucerete! >> esclamò la testa centrale.
Al contempo, dense masse di nubi nere e purpuree cominciarono a concentrarsi sopra la bestia, e il vento crebbe d’intensità.
Carol, Thor, Hulk e Daisy si misero in posizione di guardia, anticipando un attacco imminente. Gli adepti di Strange non furono da meno, ed evocarono dal nulla scudi dorati per proteggersi. Tale azione salvò la vita a molti di loro.
L’enorme concentrato di nuvole si riversò a terra come una cascata, intrappolando l’intera zona in una gigantesca sfera color pece.
Molti degli stregoni vennero sbalzati dalla potenza dei venti, mentre fulmini e saette costrinsero gli Avengers a separarsi.                                                                                                        
La massa incandescente di Carol cercò di avanzare, sollevandosi ancora più in alto nella buia atomsfera. Si sforzò di essere ancora più luminosa, spingendosi contro le tenebre. Ma le ombre si opposero, come se avessero vita propria, facendo resistenza.
Spingevano dall’alto verso il basso, nel tentativo di schiacciarla.
Carol volò sopra Ghidorah, al centro di quel ciclone. Si mosse nell’aria e lanciò un altro spruzzo di energia, illuminando le nubi color pece. Sotto i suoi piedi le tenebre si aprirono, rivelando centinaia di pulci frastornate che si muovevano come viandanti ubriachi.
Un’altra resistenza la guidò verso terra. Qui la notte intensa sembrava essere ancora più pesante. Le tenebre premevano contro di lei, indebolendo la sua luce come un oceano di inchiostro.
Carol sprigionò abbastanza energia da fondere il metallo, e per pochi istanti le ombre si allontanarono.
Nel cuore dell’oscurità…vide l’immensa figura di Ghidorah.
Quando gli occhi della bestia si concentrarono su di lei, le ondate di nubi e saette si propagarono in un ultimo attacco. Le ombre tremarono, mentre l’aria iniziava a surriscaldarsi.
Carol non perse tempo. Mise le mani davanti a sé e sprigionò un intenso getto di energia cosmica.
L’esplosione fu molto vicina e creò una voragine nelle palazzine che stavano dietro la creatura, propagandosi per altri due isolati fino a svanire, lasciando parte del marciapiede fuso.
Il corpo di Ghidorah venne avvolto dalle fiamme e la pelle della bestia cominciò a bruciare.
Con un sibilo, il vento attorno a Carol si alzò, riempiendo il buco vuoto formato da quella gabbia di nubi. Nel cielo tornò la luna e i lampioni della strada si riaccesero .
Con la visuale libera, Thor si affiancò alla figura della donna, sollevando sia Stormbreaker che Mjolnir e caricandole con i tuoni della tempesta. Carol fece lo stesso con le mani, richiamando tutta l’energia cosmica che aveva a disposizione.
<< Pronto? >> chiese al tonante, che in tutta risposta si limitò ad annuire.
Il mostro tricefalo avvertì l’ondata di energia che stava per investirlo. La sentì bruciare ancor prima di arrivargli contro, attraverso le sue ferite, negli occhi, ovunque, e sapeva che questa volta per lui sarebbe stato impossibile evitarla.
Poté solamente contrattaccare con un fascio di gravitoni, sperando di avere ancora abbastanza potere in corpo da contrastare l’offensiva degli avversari.
L’onda di energia incontrò l’ostacolo, rallentando di botto. Le saette si strinsero sul fascio di energia cosmica e luce, affondandovi dentro come una mano artigliata, prima di finire sbriciolate dall’enorme potere di quell’attacco combinato.
Ghidorah venne colpito in pieno petto. Le squame si consumarono poco per volta, poi toccò alla carne, e quando anche questa finì liquefatta, avanzò su tutto il resto del corpo, consumandolo lentamente, metro per metro.
L’idra urlò, piantando i piedi sul terreno. Grugnì e si lamentò, sbavando.
Il raggio s’indeboliva via via, ma il corpo del mostro continuava a evaporare un pezzo alla volta.
Sia Thor che Carol strinsero i denti, attingendo alle loro ultime riserve di energie per donare all’attacco la forza necessaria a distruggerlo.
Il raggio si potenziò, disancorando il drago e spingendolo a urtare contro l’ennesimo palazzo.
Ancora poco e ce l’avrebbero fatta, ancora poco e…
Il palazzo crollò, e su di esso Ghidorah, sprigionando un’esplosione che investi tutta l’area circostante, sollevano una nube alta diversi chilometri.
Si udirono grida di gioia e sollievo per tutta la città, mentre il corpo carbonizzato e fumante della bestia si stagliava man mano che la nube si riversava sulla metropoli in rovina.
Carol e Thor volarono in basso, tenendo le gambe a penzoloni, e disegnarono una scia di fulmini ed energia attraverso le pulci sopravvissute, facendone fuori le ultime rimaste, prima di riapparire di fronte al resto degli Avengers.
Questi li accolsero con sguardi che andavano dal sollievo, al rispetto, fino ad arrivare alla gioia più pura.
<< Porca puttana, che roba incredibile! >>  urlò Spiderman, il cui sorriso era palpabile nonostante la presenza della maschera. << Pensate di averlo preso? >>
<< L’unico modo per esserne più certi… >> cominciò Carol, lanciando una rapida occhiata al corpo di Ghidorah, << ...sarebbe stato bombardarlo con una decina di bombe atomiche >>
Peter alzò il pugno, lanciandosi in avanti e abbracciando la donna.
Quest’ultima arrossì scarlatta, cercando di ignorare lo strano odore di uova marce che permeava la tuta del vigilante.
<< P-Peter, lo sai che non mi piace essere abbracciata in pubblico >> balbettò imbarazzata, suscitando una sonora risata ad opera dei presenti. Persino Frank si concesse un piccolo sorriso, di fronte ad una simile scena.
Nel mentre, il vigilante si staccò dall’eroina, per nulla pentito da ciò che aveva appena fatto.
La donna rilasciò un sospiro rassegnato, prima di volgere a Thor un’espressione risoluta.
<< Finiamolo >> disse freddamente, puntando ambe le mani in direzione di Ghidorah.
Il tonante fece un sorriso feroce, preparandosi a dargli il colpo di grazia, consapevole che il mostro non sarebbe mai potuto sopravvivere ad un secondo attacco, nemmeno con le sue capacità di rigenerazione avanzate.
Cominciarono a incamminarsi verso la creatura ormai inerme.
Nel mentre, Ghidorah era rimasto ad ascoltare la conversazione del gruppo, filtrando il suono delle voci tra i tanti rumori di fondo e i fischi di dolore che gli strillavano da dentro.
La vista gli era oscurata, da quella posizione poteva scrutare soltanto la pavimentazione crepata sotto il peso del suo corpo, e i resti di quello che erano gli edifici sui quali era caduto.
Respirava a fatica, schiacciato dalla sua stessa massa, si sentiva i muscoli indolenziti, con gli avambracci che divampavano di bruciore per tutti gli attacchi contro i quali si era difeso. Non si era sentito così stanco e debole dal suo scontro con Odino.
Gli sembrava che ogni metro cubo del suo corpo stesse evocando richieste d’aiuto, ma forse era l’effetto dell’energia cosmica, che aveva superato le sue difese corporee, penetrando nei tessuti e corrodendoli da dentro.
Provò rabbia, un’ardente ira, frenata dalle ferite e dallo stato attuale delle cose. Se in quel momento si fosse alzato per tentare di attaccarli ancora, con ogni probabilità il figlio di Odino e l’autoproclamata Protettrice dell’Universo lo avrebbero nuovamente rispedito al tappeto, negandogli così ogni possibilità di riprovarci di nuovo.
Come sempre, se davvero voleva vincere contro questi nemici, così pieno di risorse, doveva servirsi dell’astuzia, l’arma più potente che ancora gli restava nell’arsenale.
Se soltanto avesse potuto ricaricarsi, l’esito sarebbe stato sicuramente diverso: attualmente, non aveva il tempo a disposizione per farlo.
Se anche ci avesse riprovato, l’esito non avrebbe prodotto gli effetti sperati, poiché non vi erano fonti di energia in tutta l’area devastata…
“Oppure sì?” si chiese d’improvviso la testa centrale.
Ponderando attentamente il pensiero, si rese conto che nel fremito della battaglia non aveva mai avuto l’occasione di concedersi del tempo per soffermarsi su qualcosa di insolito, ma adesso che era lì, disteso lungo a terra, si disse che l’opportunità era propizia e invitante.
Evitando di muoversi, per non destare l’allerta nei confronti dei suoi avversari, contrasse i muscoli e si concentrò sulla strada.
In effetti, poteva sentirlo. Centinaia di onde elettriche…no, migliaia di fasci che percorrevano l’intera città come una sorta di autostrada. Forse era la fonte di energia che alimentava questa metropoli.
Poteva usare la cosa a suo vantaggio? Dopotutto, sembrava energia elettrica, molto simile a quella che usava come forma d’attacco. Non sapeva se avrebbe funzionato…ma non era certo il momento per fare gli schizzinosi.
Con un movimento fulmineo, affondò il muso nel manto stradale, trapassandolo da parte a parte e chiudendo i denti su un grosso cavo.
La reazione fu istantanea.
Il mostro dilatò le pupille come piatti, mentre miliardi di volt cominciarono a riversarsi sul suo corpo, illuminandolo come una lampadina. La pelle carbonizzata, i muscoli e le ali cominciarono a rigenerarsi ad un ritmo allarmante.
Gli Avengers si drizzarono di colpo, mentre in tutta l’America avveniva il black-out più grande che gli Stati Uniti avessero mai affrontato. Tutte le città rimasero al buio nella frazione di pochi secondi.
E poi, la bestia spalancò le ali, alzandosi da terra e riversando fasci di energia abbastanza grandi da avvolgere l’intera New York in una gabbia dorata.
Tutti gli aerei e le navette wakandiane che si trovarono in cielo vennero polverizzate all’istante, con un unico e semplice attacco. Lo stesso destino toccò agli stregoni che non riuscirono ad evitare i fulmini.
Quando l’onda di scariche attraversò la metropoli, travolgendo chiunque vi si trovasse nei pressi, fu come la detonazione di cento missili terra aria sparati in contemporanea, concentrati tutti nel raggio di poco più di cento metri.
Molti spettatori vennero uccisi dal contraccolpo. Le ossa dei più anziani si polverizzarono, mentre i più robusti dovettero comunque fare i conti con una forza fuori da ogni misura.
I grattacieli superstiti, per ovvie ragioni, non ressero alle sollecitazioni, sgretolandosi in una frana di macerie che andò a riversarsi un po’ dappertutto lungo l’intera città.
I sopravvissuti rintanati nella metropolitana risentirono dell’onda d’urto in entità minore rispetto a chi era ancora all’aperto, ma non per questo poterono sentirsi più al sicuro: la risonanza fece vibrare la strada, che crollò sulle loro teste.
L’intera storia di New York fu spazzata via in quel preciso istante, tramutandosi ora nell’ennesimo pericolo per i sopravvissuti, che si videro costretti ad accucciarsi per non restare uccisi dalla pioggia di detriti.
La risonanza vibrò anche lungo tutto lo stato, propagando un acuto stridio che ricordò il suono di un dito umido che passa sul bordo di un bicchiere, arrivando fino a Washington.
 
                                                                                                                                             * * *  

( Track 15 : https://www.youtube.com/watch?v=O4ofDWjufgI )
Carol Danvers si risvegliò con gli occhi puntati al cielo.
La prima cosa che vide furono i resti della flotta wakandia, i cui pezzi fumanti si erano riversati per tutta la zona. Ma dov’erano gli atri?
Thor era lì di fianco, con lo sguardo sperduto come le sue emozioni, sostenuto da Jane e Nebula, entrambe visibilmente mal messe.
E c’era anche Peter, che invece si stava curando di lei. Aveva forse subito delle ferite? O la stava semplicemente aiutando a riprendere i sensi?
E poi chi altri?
Più la sua coscienza riemergeva dall’oceano dell’illogico e più le presenze che intorno a lei posavano immobili come statue di bronzo assumevano identità concrete.
Riconobbe Sam, a pochi passi dal corpo di Bucky Burnes. Il primo aveva il volto chiuso in uno sguardo truce, mentre l’altro…l’altro non si muoveva. Era quasi completamente nudo, con la pelle bruciata, sui cui lampeggiavano scariche occasionali. E i suoi occhi…Carol non li avrebbe mai dimenticati. Erano rivolti verso il cielo, sbarrati e senz’anima…morti. Una consapevolezza che arrivò pure a Sam, il quale lanciò verso la volta nebulosa un grido disperato, pieno di rabbia e tristezza.
Allora la donna capì : Bucky si era messo di fronte al compagno di squadra, per proteggerlo dall’attacco di Ghidorah. Si era sacrificato per salvarlo.
Continuò a guardarsi intorno, il respiro pesante, inconsapevole del fatto che Peter stesse cercando di parlarle.
Riconobbe Mantis, che piangeva sulla figura di Drax assieme a Rocket e Groot. L’umanoide aveva gli occhi chiusi e il petto squarciato da un buco rosso e fumante.
Riconobbe Gamora, e con lei Quill, che giaceva tra le sue braccia, ansimante, visibilmente ferito, ma ancora vivo.
Vagamente, riuscì a sentire gli scorci di una conversazione.
<< Perché l’hai fatto?>> sussurrò la Zen Whobery, accarezzando il volto dell’uomo che si era buttato addosso a lei per salvarla.  La sua pelle verde era bagnata da lacrime amare, miste a liquido scarlatto e polvere. << Saresti potuto morire… >>
<< Perché tu ne vali la pena >> borbottò l’ex Ravager, prima di tossire un denso fiotto di sangue.
Carol suppose che l’unico motivo per cui fosse ancora vivo era a causa della sua biologia di mezzo Celestiale.
E poi c’era Hulk, ora nelle vesti di Bruce Banner, con il corpo leggermente bruciato, seduto al di sopra di una catasta di macerie e circondato dagli stregoni sopravvissuti. Erano meno di una decina.
A pochi metri da loro vi era Jessica Jones, la quale stava aiutando Daredevil ad alzarsi.
Infine, Carol riconobbe un ‘ultima figura distesa a terra : James Rhodes, alias War Machine. Immobile, in mezzo ai detriti, con la tuta metallica ancora illuminata dai fulmini che lo avevano colpito in pieno, uccidendolo sul colpo.
T’Challa, Daisy Johnson, Frank Castle, Luke Cage, Hope e Scott Lang gli erano affianco, con espressioni cupe e pesanti, coperti di cenere, fuliggine e bruciature.
“ No...perchè…noi…avevamo vinto…noi…”
Qualcuno la prese per la spalla, chiamandola per nome, ma per lungo tempo lei non riuscì a sentir niente, a parte un acuto fischio dentro le orecchie. Per fortuna i suoi organi erano molto più resistenti di quelli di un normale essere umano, altrimenti a quel punto si sarebbe ritrovata cronicamente sorda. Dopotutto, lei e Thor erano stati i più vicini all’epicentro dell’attacco.
Peter le parlava, incitandola a reagire. Frasi del tipo << Ti prego, guardami! >> che lei coglieva solo a sprazzi.
La sostenne, fino a quando non fu sicuro che si potesse reggere da sé.
<< Come stai? C’è qualcosa che non va? Carol?! >>
La schiaffeggiò un paio di volte.
Alla terza, la mano della donna lo fermò.
<< S-sì… sto bene ora… sto bene… >>
Ma non era certa di poterlo ripetere tra cinque minuti: tutti i supereroi si voltarono, attratti dai passi di colui che era responsabile di tutto questo.
Ghidorah stava avanzando verso di loro, gli occhi rossi adornati da un luccichio impassibile.
Questa volta, se avesse deciso di attaccarli…per loro sarebbe stata la fine. E anche se Carol si fosse sollevata in volo per allontanarsi dalla zona, non avrebbe mai volato abbastanza in fretta da riuscire ad evitare la traiettoria della bestia. Era troppo stanca.
In quel preciso istante, un’ombra le si parò davanti.
Carol trattenne un sussulto di sorpresa. Vide la figura di Peter frapporsi tra lei e il mostro, i piedi piantati a terra e il corpo retto come quello di un soldato diretto al patibolo.
Sentì il cuore mancarle un battito, mentre quel ragazzo coraggioso si offriva come ultimo baluardo di difesa per proteggerla.
<< Non osare toccarla >> sibilò il vigilante, gli occhi fissi in direzione del drago.
Questi si fermò di colpo.
La testa centrale inarcò un sopracciglio, apparentemente presa in contropiede dall’azione dell’Avenger.
 << Anche adesso, di fronte all’inevitabile…tu osi sfidarmi >> disse la bestia, il volto adornato da un’espressione impassibile.
Quando l’arrampica-muri non rispose, il drago rilasciò un sospiro.
 << Devo ammetterlo, ragazzo. Questo pianeta e i suoi campioni si sono guadagnati il mio rispetto >> dichiarò in tono quasi riluttante. << Ho riconosciuto il vostro spirito combattivo e la vostra forza, degna dei più rinomati guerrieri del cosmo. Per tale motivo, con la mente lucida e il cuore pesante, mi inchino davanti ai vostri tentativi di sconfiggermi e vi elogio >>
E, con grande sorpresa degli eroi raccolti, la bestia fece proprio questo.
Tutte e tre le teste chinarono il capo verso il basso, all’unisono. Non in maniera beffarda o malevola…ma rispettosa, quasi solenne.
Una volta compiuto l’atto, tornarono fissare il gruppo con sguardi decisamente più intensi.
 << Tuttavia, la nostra battaglia finirà qui. Ma non temete, mi assicurerò che venga narrata per gli eoni avvenire! >> esclamò a gran voce la testa centrale. << Diffonderò la canzone di come gli Avengers riuscirono a mettere in difficoltà Ghidorah, come solo gli dei di Asgard erano riusciti a fare. E questa è la mia promessa, finchè avrò fiato in corpo >>
Un silenzio inesorabile sembrò calare sull’intera città, come se la tempesta che imperversava sopra la metropoli si fosse fermata di colpo. Quasi a voler testimoniare la realizzazione a cui erano arrivati anche gli eroi : avevano perso…e la Terra era spacciata.
Tale quiete, tuttavia, venne interrotta appena un minuto dopo da un'unica e semplice domanda.
<< Perché? >> sussurrò Peter, attirando l’attenzione dell’idra.
<< Perché cosa? >> chiese il mostro, inclinando leggermente la testa.
Il vigilante prese un respiro profondo.
<< Con tutto il potere che hai…con tutta la tua forza e la tua presunta saggezza…potresti fare così tanto, salvare così tante vite…e invece li usi per distruggere. Perché? >> ripetè a voce più alta.
Ghidorah strinse ambe le palpebre degli occhi.
 << Perché è ciò che sono, ragazzo. Niente di più niente di meno >>
<< No, non è vero! >> esclamò Peter, sorprendendo l’alieno. << Una volta, qualcuno molto importante per me…mi disse qualcosa che cambiò la mia vita per sempre: da un grande potere derivano grandi responsabilità! Ogni persona…ogni individuo…è semplicemente il risultato delle proprie scelte. Tu sei ciò che scegli di essere, non hai alcun bisogno di distruggere! >>
Compì un passo in avanti.
 << Ti prego, lascia in pace questo mondo. Abbiamo già perso così tanto…per favore >> disse con tono disperato.
Ghidorah si limitò a scrutarlo per quello che parve un tempo interminabile.
Poi, arricciò ambe le labbra in un sorriso agghiacciante, cosa che fece affondare il cuore dell’Avenger.
<< Voglio confessarti un piccolo segreto : conosco ogni cosa, sai? Il principio, il presente…i mille volti della fine. Tutto. Ora tu vedi il passato e il presente, come le altre creature inferiori: non hai facoltà più elevate della memoria e della percezione >> sibilò la bestia, facendo schioccare la lingua. << Ma la mia specie, ragazzo mio, ha una mente assai diversa. Vediamo come se ci trovassimo in vetta a una montagna: tutto il tempo, tutto lo spazio. In un istante scorgiamo la visione appassionata e il tumulto >>
Detto questo, l’idra sembrò scrollare le spalle.
<< Non che le cose falliscano per colpa nostra. I draghi non s'immischiano nel vostro insignificante libero arbitrio. Puah! Dammi retta, ragazzo. Se tu, con la tua conoscenza del presente e del passato, ricordi che un certo uomo scivolò, mettiamo giù da una sedia, o affogò in un fiume, il ricordo non significa che sia scivolato per colpa tua, o annegato >> spiegò con tono quasi paziente, come se stesse tentando di insegnare qualcosa ad un alunno piuttosto lento di comprendonio. << Esatto? Certo che è esatto! È successo e tu lo sai, ma il saperlo non né è la causa. È ovvio! Bene, lo stesso vale per me. La mia conoscenza del futuro non causa il futuro. Si limita a vederlo, esattamente come le creature al tuo infimo livello ricordano le cose passate. E anche se interferisco, anche allora non altero il futuro, mi limito a fare ciò che ho visto sin dal principio >>
Tornò a fissare il vigilante.
<< Io faccio quello che sono destinato a fare, perché tanto non avrei modo di evitarlo. E se traggo piacere dal farlo…bhe, tanto meglio! Diciamo allora che la questione è risolta. E basta con la storia del libero arbitrio e l'intercessione >> disse con fare sprezzante.
Nello stesso momento, i lunghi colli della creatura cominciarono a illuminarsi di un familiare bagliore dorato.
<< Spero che l’universo si ricorderà di voi >> terminò, mentre i vari eroi raccolti si preparavano al colpo di grazia imminente.
L’aria attorno alla zona cominciò a vibrare di elettricità statica, seguita dall’immancabile crepitio della morte. Niente avrebbe potuto frenare quell’attacco.
Avengers, Guardiani, Defenders…tutti loro erano consapevoli di un’unica e semplice verità : stavano per morire, e il resto dell’umanità li avrebbe seguiti poco dopo. Questa era davvero la fine.
Peter abbracciò la figura di Carol, stringendola a sè…e chiuse gli occhi.
“ Signor Stark…zio Ben…mi dispiace. Non sono stato abbastanza forte”.
 
 

Già…ehm…sorpresa? Lo so, lo so, ammetto che uccidere Rhodey, Bucky e Drax potrebbe sembrare crudele, ma…ok, sì, è abbastanza da infami, ma suppongo che questo sia il compito di un autore. La guerra contro Thanos portò alla morte permanente di ben tre personaggi principali, era inevitabile che Ghidorah si sarebbe portato dietro qualche anima. E vi dico già che non è finita, ci sono altri personaggi che ci lasceranno la pelle.
Nel prossimo capitolo assisteremo allo scontro tra Strange ( aiutato da Wong ) e Wanda, esploreremo il passato di Ghidorah e avremo anche il ritorno di un personaggio molto famoso dell’MCU, sotto forma di flashback.
Oggi niente Omake, considerando il contenuto del capitolo penso che sarebbe stato di cattivo gusto.
Alla prossima!
  
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