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Autore: reggina    24/08/2019    3 recensioni
Non è tutto oro quello che luccica. All’apparenza i Ross vivono una vita da sogno ma, sotto la superficie perfetta, in realtà non c’è dialogo ma solo incomprensioni e muto rancore.
Nell’arco di un pomeriggio tutto si sgretola. Julian e la sua famiglia si ritroveranno con una realtà tutta da reinventare.
Alla paura iniziale si sostituirà, poco alla volta, la meraviglia di ritrovare dentro di sé le risorse per fare il mestiere più difficile del mondo: il genitore.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuori dallo stadio regna un’atmosfera di immobile sospensione. Dalle montagne sopra Tokyo arrivano nuvole scure che schermano il sole.

Oggi, per la prima volta dopo molto tempo, i caldi raggi del sole estivo sono stati ingoiati dalle nuvole. In radio hanno annunciato forti temporali.

È davvero una bella giornata di sport e di amicizia.

Andy e Gregory entrano sulle gradinate proprio mentre lo speaker sta annunciando le formazioni.

Julian giocherà titolare .

Sono andati raramente allo stadio per veder giocare il figlio, anche per non creargli maggiore stress, ma oggi è diverso.

Erano convinti che lui fosse in panchina, che non dicesse sul serio al telefono, e mai avrebbero pensato di trovarlo in campo dal primo minuto.

“Ma da dove viene? Dove l’hanno tenuto questo ragazzo fino ad oggi? Quello è un fenomeno!”

Esclama qualcuno al loro fianco.

Quando lo vede giocare, anche gli occhi di Gregory si riempiono di orgoglio.

Il suo ragazzo è una spanna superiore alla media: ha personalità, stile, senso della posizione, eleganza nei movimenti…

Oggi Julian è ispirato. Sta dando il centodieci per cento, quasi che fosse la sua ultima partita.

“Caro non si starà strapazzando un po' troppo?”

La consapevolezza di quello che potrebbe accadere tormenta Andy già dopo la prima mezz’ora di gioco.

“Se Julian dovesse avere problemi…”

Gregory la prende per mano. Diviso tra l’amore e il desiderio che suo figlio sia in grado di vivere una vita piena e normale, è difficile agire nel modo migliore.

“In quel caso chiederemo all’allenatore di sostituirlo. Ma non ci saranno problemi, te lo prometto!”


La New Team sembra una mosca nella tela del ragno.

La trappola del fuorigioco, orchestrata magistralmente da Ross, si rivela dura da evitare. I calciatori in maglia gialla recuperano la palla di continuo e se la passano con una precisione strabiliante.

Agli avversari riesce appena un tiro che si schianta sul palo.

Julian, invece, dà spettacolo non soltanto palla al piede ma è spesso incisivo ed illumina ogni azione della Mambo.

È la dimostrazione che il calcio si gioca con la testa. Le gambe, da sole, non bastano.

Da un suo ennesimo recupero parte l’azione combinata degli attaccanti che sfocia nel gol di Mellory, che tira al volo.

Il risultato è 3 a 1 in favore della Mambo.


È da oltre un’ora che Julian sta andando oltre i suoi limiti.

Ha corso per tutto il campo, è scattato a calciare e all’improvviso gli sembra di aver esaurito ogni energia.

In realtà ha soltanto esaurito quello che Mister Keegan chiama primo fiato .

Sente il cuore che batte vertiginosamente, sembra che debba scoppiargli nel petto: deve riuscire a ricondurlo al suo ritmo normale in meno di due minuti, altrimenti saranno guai.

Si sforza per superare la piccola crisi che sembra bloccarlo. Dopo qualche minuto di sofferenza arriva al secondo fiato .

Gregory si accorge che Julian risente del terreno appesantito dalla pioggia. Lo fissa con attenzione: si è spostato a centrocampo per gestire da lì la squadra; i suoi occhi corrono instancabilmente su e giù per il campo e non gli sfugge niente.

Vede anche quello che ancora deve succedere e riesce ad anticipare le mosse della New Team in modo sorprendente.


Il cielo continua a tremare, scosso dal fragore dei tuoni, ancora una volta il braccio del numero quattordici si alza ordinando ai suoi di spostarsi per lasciare gli avversari in offside.

Stavolta Tom Becker, con una scivolata mozzafiato, riesce ad aggirare l’ostacolo.

La partita è agli sgoccioli e il risultato è sul 3 a 3.

Julian riprende la sua posizione con movimenti molto lenti, stringendosi la maglietta all’altezza del petto con la mano destra.

Poi la situazione precipita.

La scena si immerge in una nebbia irreale che rende confusi i contorni.

Il ragazzo crolla in ginocchio, i suoi polmoni si contraggono così tanto che non riesce nemmeno a pensare di prendere un respiro.

Riesce solo ad appallottolarsi su sé stesso, con la mano premuta forte contro il petto come a voler fermare quel dolore sordo.

“È il momento di entrare al suo posto, Larson. Signor arbitro vogliamo effettuare un cambio!”

La voce di Mister Keegan, in preda al panico, gli da finalmente la forza di prendere un respiro.

L’aria brucia appena raggiunge i polmoni ma i muscoli si rilassano per il rinnovato afflusso di ossigeno.

Si gode un attimo di sollievo.

“Un momento. Aspettate ancora un momento!”


“Figliolo!”

I bei lineamenti del volto di Andy sono contratti dal terrore puro. C’è qualcosa di caldo e umido sulle sue guance.

Attorno a Julian si è formato un capannello d’allarme.

Fa caldo, nonostante la pioggia fitta, ma sullo stadio è sceso il gelo.

“Capitano che succede?”

È Stephen a porre a voce alta quella domanda scomoda, quella che finalmente permetterà di fare chiarezza.

È così difficile mettere a nudo la propria anima, sfilarsi lentamente quella maschera di finta superbia e mostrare le proprie cicatrici, infatti Julian non riesce a sostenere lo sguardo di nessuno di loro mentre risponde.

“Sono stato un egoista. Perdonatemi tutti per non averlo detto prima. La verità è che soffro di una grave malattia cardiaca!”

Quelle parole colpiscono la squadra come un fulmine a ciel sereno.

Una tempesta emotiva, un terremoto di sentimenti e di sensi di colpa si manifestano all’improvviso sul terreno di gioco.

Gli occhi del Capitano ardono di collera e di determinazione, ed è forse questo a tenerlo ancora in piedi.

“Dai il meglio di te, figliolo. Dobbiamo vincere! Gioca come sai e fatti onore fino alla fine.”

Poi arriva quell’incitamento inaspettato, sincero e fuori dagli schemi.


La voce di Gregory è calma e gli occhi di Julian vengono attirati da quelli di suo padre. Sono colmi di quella luce intensa ed elettrica che sembra brillare dall’interno.

Quelle parole sono un dono così grande che il ragazzo deve ricacciare indietro le lacrime. È il primo sorriso d’intesa che scambia con il suo papà.

Le preoccupazioni di Andy, tuttavia, non sono infondate.

Quello che succede nei minuti successivi gela il sangue nelle vene ai due genitori.

Ad un minuto dalla fine, la Mambo è di nuovo in vantaggio: un’esitazione di Alan dà occasione a Julian di risorgere ancora una volta. Da fermo, con un lancio portentoso, piazza un tiro angolato.

Subito dopo il suo sguardo si spegne, come uno schermo a cui viene staccata la spina con uno strattone.

È un vuoto che dura una manciata di secondi.

Ormai è allo stremo delle forze e, in una manciata di secondi, tutti i suoi sogni finiscono.

Vince la New Team all’ultimo respiro.

Julian cerca di muoversi ma, appena si stacca dal palo, le gambe si piegano facendolo cadere in ginocchio come una marionetta a cui sono stati tagliato i fili.

Poi si affloscia al suolo, come se stesse facendo un profondo inchino.


È un incubo in una dimora del tempo sospeso.

Andy si porta le mani alla testa e singhiozza istericamente in quei momenti frenetici, cercando di divincolarsi dalla stretta salda con cui Gregory cerca di calmarla.

Lui è più lucido.

“È in fibrillazione ventricolare!”

Assimila la diagnosi dei soccorritori a bordocampo e si muove con sollecitudine. Si china sul corpo esamine di suo figlio mentre qualcuno è già di ritorno con il defibrillatore.

Libera il più possibile il torace dalla maglietta bagnata e preme saldamente gli elettrodi sulla pelle nuda.

“Non ti lasciamo andare, Julian.”

Dice deciso.

“Tieni duro!”

Guarda la squadra della Mambo alle sue spalle. Nessuno dei ragazzi osa aprire bocca, il fiato sospeso, intrappolati tra incredulità e ansia.

Alla fine cede anche Gregory.

“Non ti perderò, hai capito? Io non ti perderò!”

   
 
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