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Autore: IsAry    24/08/2019    0 recensioni
Maxime è una ragazza particolare con una passione per la fotografia. Da quando ha dieci anni ha sulla spalla destra il nome della sua anima gemella come è successo a tanti altri prima di lei, ma la sua particolarità è che il giovane in questione è morto da piu di settant'anni. Ma uno strano incidente legato al suo potere la porterà faccia a faccia con il suo destino...
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao! Eccomi qui con il primo capitolo e spero vi sia piaciuto il prologo!

Avverto che i miei aggiornamenti non saranno regolari perché scrivo ogni capitolo prima in inglese (come sorta di esercizio, diciamo) e quindi per non fare errori lo ricontrollo centinaia di volte. E’ la prima storia che scrivo completamente in inglese quindi siate pazienti per favore.

Bene, torniamo alla storia! Primo giorno per Maxime insieme alla sua anima gemella e...

 

Primo Capitolo – L’anima gemella

Quando la mia mano toccò la sua, sentii una strana energia sprigionarsi dalle mie dita, risalire il mio braccio per poi diffondersi in tutto il mio corpo con un formicolio. Era una strana sensazione, ma non brutta e, come una reazione a catena, i nostri occhi si incontrarono, nessuno dei due era capace di distogliere lo sguardo anche se lo avesse voluto.

Sapevo bene perché mi sentivo tanto strana, riconobbi subito il nome perché ce lo avevo tatuato sulla pelle della mia spalla da quando avevo dieci anni, ma era impossibile che quel ragazzo fosse LUI. Era morto nel 1945 in un incidente aereo nel Artico, inoltre avevo visto delle foto di lui e il ragazzo che avevo davanti era troppo magro e troppo basso per essere lo stesso uomo.

“Cosa...” balbettò lui senza distogliere lo sguardo dal mio: “Come hai detto che ti chiami?”

“Maxime.” risposi prima di prendere un profondo respiro per poter continuare, sapevo cosa voleva sapere: “Maxime Maria Stark.”

I suoi occhi si spalancarono ancora di piu quando sentì il mio nome completo, sembravano delle palle da baseball, e in quel momento sapevo che lui era veramente Steve Rogers, la mia anima gemella.

“Non ho mai pensato che ti avrei incontrata veramente.” mormorò studiandomi dalla testa ai piedi con meraviglia: “Non ho mai pensato che tu potessi essere così...”

“Strana?” suggerii quando sembrò incapace di trovare la parola adatta. Non sarebbe stata la prima volta che un ragazzo mi definiva in tal modo e non lo avrei di certo biasimato.

“Bellissima.” finì lui arrossendo violentemente.

Mi sorprese molto la sua scelta di parole, ma non riuscii ad evitare di scoppiare a ridere senza controllo. Nessuno mi aveva mai detto qualcosa di simile ed ero certa che il giovane avesse bisogno di farsi controllare la vista. Mi fermai quando notai che la mia reazione era stata malinterpretata da Steve perché aveva cominciato a spostare il peso da un piede al altro nervosamente.

“Mi dispiace, non volevo essere maleducata, ma sei il primo a dirmi una cosa simile.” dissi asciugandomi le lacrime causate dalle risa con il dorso della mia mano sinistra: “E’ difficile per me prenderti sul serio.”

“Be, credo che molte persone avrebbero bisogno di farsi vedere da un bravo oculista allora.” disse Steve con voce forte e determinata, ma le sue guance erano sempre rosse e il suo sguardo cercò di evitare il mio.

Un sorriso apparve sulle mie labbra alle sue parole. Se quel ragazzo era veramente la mia anima gemella, ero veramente fortunata perché era veramente dolce, ma avevo bisogno di certezze quindi chiesi: “Posso vedere il tuo marchio?”

Si immobilizzò alla mia richiesta e esitò, ma alla fine iniziò a sbottonarsi la camicia e rivelò la sua spalla destra: il suo marchio era li, il mio nome tatuato sulla sua pelle con la mia disordinata grafia.

Quando non mi chiese di vedere il mio in cambio, fui confusa perché ero convinta che lui fosse curioso tanto quanto me: “Vuoi vedere il mio?”

I suoi occhi si spalancarono ancora per la sorpresa, ma non disse nulla così presi l’iniziativa e glielo mostrai comunque capendo finalmente che era sia molto timido sia un vero gentiluomo. Non mi avrebbe mai chiesto di spogliarmi in un luogo pubblico come quello in cui ci trovavamo.

Solo in quel momento mi ero resa conto che ci trovavamo nel mezzo di Time Square, ma era molto diversa da quella che conoscevo io perché apparteneva a un tempo differente che potevo collocare all’incirca tra gli anni ‘30 e gli anni ‘40 anche se non ero sicura del anno esatto, ma era chiaro che in qualche modo avevo viaggiato nel tempo anche se mai ero andata tanto indietro.

Sentii il suo sguardo bruciare sulla mia pelle quando i suoi occhi si posarono sulla spalla e lentamente seguirono ogni lettera. La sua mano ebbe un guizzo al suo fianco come se avesse voluto toccare il mio marchio, ma poi dovette cambiare idea pensando che sarebbe stata una cosa inappropriata da fare nei confronti di una donna.

“Ti andrebbe...” cominciò prima di prendere un respiro profondo, probabilmente per trovare il coraggio di chiedermi qualcosa: “Ti andrebbe di andare a mangiare qualcosa insieme? Possiamo sederci e… conoscerci meglio.”

“Non hai degli impegni?” chiesi perplessa.

“Nulla è piu importante che passare del tempo con la mia anima gemella.

“Mi piacerebbe molto.” dissi con un sorriso e insieme cominciammo a camminare sul marciapiede in silenzio senza toccarci.

Entrammo in un piccolo edificio che quasi scompariva tra gli alti grattacieli che già esistevano, ma era accogliente e trovammo un tavolo privato nel lato sinitro della stanza. Doveva essere mattina presto perché c’era molta gente intenta a consumare la propria colazione.

In qualche modo, avevo veramente viaggiato nel tempo, tutto intorno era chiaramente vecchio stile, e probabilmente il mio potere era andato fuori controllo. Doveva essere stata la mia macchina fotografica che aveva preso un po' del mio dono quando l’avevo riparata riavvolgendo il mio presente e lo aveva incanalato attraverso l’obiettivo usandolo per portarmi in quel tempo. Ma… perché? Solo per incontrare la mia anima gemella?

“Posso sentire i tuoi pensieri da quanto sono forti.” La sua voce si infilò nella mia mente e sollevai lo sguardo dalle mie mani intrecciate sul tavolo notando che mi stava osservando incuriosito.

“Veramente? Be, devo dire che non mi sarei mai aspettata di incontrarti.” dissi sinceramente ripetendo le sue stesse parole.

“Mi dispiace se non sono come mi avevi immaginato.”

Lo fissai confusa appoggiando la schiena allo schienale morbido della panca su cui sedevo e incrociando le braccia al petto: “E come pensi che ti abbia immaginato?”

“Sicuramente non come sono veramente.” replicò scrollando le spalle senza incontrare i miei occhi indagatori.

“E cosa c’è di male in te?”

Mi guardò come se fossi pazza, ma attesi la sua spiegazione che arrivò poco dopo: “Be, non sono esattamente ciò che molte donne definirebbero… attraente.”

“Non sono come le altre donne.” dissi risoluta.

“No.” concesse osservando la mia figura con uno strano luccichio negli occhi: “Decisamente non lo sei.”

“Quindi perché sminuirti tanto di fronte alla tua anima gemella?”

“Perche...”

“Senti.” lo bloccai piegandomi in avanti e posando le mie braccia incrociate sul tavolo senza interrompere il nostro contatto visivo: “Sembra che le donne non abbiano molto cervello negli anni ‘40. Da dove vengo io, solitamente le donne cercano di conoscere qualcuno senza prima giudicare il loro aspetto o almeno lo spero per il bene del futuro dell’umanità perché se no siamo condannati. Ho sempre sperato di poterti incontrare e ora che ti ho di fronte voglio conoscerti meglio.”

“Voglio la stessa cosa.” disse con un enorme sorriso e potei finalmente vedere quando fosse veramente affascinante anche se non era lo stesso Steve Rogers delle storie con cui ero cresciuta. Magari era basso e magro, ma dentro di lui c’era un intero mondo da scoprire e io non avevo bisogno e non volevo altro che lui.

Iniziammo a chiacchierare di cose frivole come il nostro cibo preferito, la bevanda che consumavamo di piu, gli hobby e fu così che scoprii che era un artista. Studiava a una scuola d’arte, era li che era diretto prima di incontrarmi, e lavorava part time per poter pagare le bollette con l’aiuto del suo migliore amico.

Fummo interrotti solo due volte dalla cameriera. La prima volta quando prese i nostri ordini, entrambi scegliemmo una cioccolata calda con una fetta di torta di mele che era il dessert preferito di Steve, e la seconda fu quando ci portò i piatti.

“Vivi con Bucky quindi?” chiesi prima di assaggiare la mia torta rilasciando poi un verso di piacere al fantastico sapore.”

“Si, condividiamo un piccolo appartamento a Brooklyn dalla morte di mia madre.” disse mangiando la sua fetta lentamente.

“Oh.” mormorai sentendomi in colpa per aver toccato un argomento tanto delicato: “Scusa, non lo sapevo.”

“Non ti preoccupare. Sono gia passati due anni.” disse con uno sguardo triste negli occhi: “Era un’infermiera e lavorava nel reparto infettivo. Si ammalò durante il lavoro e la sua salute peggiorò in fretta. Non avevamo i soldi in quei giorni… non che oggi io e Bucky ne abbiamo molti di piu… ma allora non potemmo permetterci le medicine e morì in una settimana.”

“Mi dispiace.”

“Almeno ho ancora Bucky e anche se è un idiota che cerca di combinarmi un appuntamento ogni settimana con una donna diversa che non vuole spendere la serata insieme a un uomo basso come me, gli voglio bene come se fosse mio fratello.”

“Sono felice che tu abbia Bucky, sembra un bravo ragazzo.”

“Lo è e sono sicuro che quando lo incontrerai, non mi guarderai una seconda volta.”

“Ti ho già detto che ti sminuisci troppo per i miei gusti e pensi veramente che io sia così superficiale? Potrei offendermi.” dissi con serietà nel tono della mia voce.

“No, io non intendevo...” iniziò a scusarsi, ma le mie risa lo fermarono e mi guardò confuso.

“Sto scherzando, non preoccuparti.” lo rassicurai prima di iniziare a raccontare la mia triste storia: “Io sono figlia unica. Sono nata da una notte di passione tra i miei genitori e mia madre mi ha abbandonata sulla soglia della casa di mio padre con una sola lettera per spiegare che ero solo un peso e che aveva portato a termine la gravidanza perché costretta dai genitori, ma non voleva avere nulla a che fare con me.”

“Mi dispiace.”

“Come hai detto tu, non devi. Tu hai Bucky e io ho mio padre che amo immensamente. Lavora spesso, ma c’è sempre per me quando ne ho bisogno.” dissi con un sorriso sulle labbra.

“Dove vivi?” mi chiese improvvisamente, i nostri piatti già vuoti.

“Malibù.” risposi senza pensare.

“E’ un lungo viaggio dalla costa ovest. Per questo sei caduta dal cielo?”

Mi congelai alle sue parole. Quella era una conversazione che non ero pronta ad avere e un diner non era decisamente il luogo adatto.

“Non so di cosa tu stia parlando.” provai a mentire, ma i suoi occhi erano seri e immediatamente seppi che mi sarebbe stato impossibile cambiare argomento.

“Sai esattamente di cosa sto parlando. Stavo camminando da solo per la strada quando sei caduta dal cielo ai miei piedi e sono stato l’unico ad accorgermene. Non lo dirò a nessuno, lo prometto, ma ho bisogno di capire.” mi disse prendendomi la mano nella sua con un rapido movimento sorridendomi.

Presi un respiro profondo e decisi di essere sincera con la mia anima gemella. Se non mi avesse creduto lui, nessuno lo avrebbe fatto.

“Non sono di queste parti.” dissi con un sospiro.

“Si, lo avevo intuito. Hai detto che vivi a Malibù.”

“Non è quello che intendevo.”

“Ha a che fare con i tuoi strani vestiti?” chiese indicandomi con un rapido gesto.

Guardai i miei jeans blu, la mia t-shirt rosa pallido e la mia felpa grigia con le sopracciglia corrugate: “Pensi che i miei vestiti siano strani? Per me lo sono i tuoi.”

“Ma perché?”

Mi guardai intorno per essere sicura che nessuno ci stesse ascoltando prima di sussurrare: “Vengo da un altro tempo.”

Steve si immobilizzò alle mie parole e semplicemente mi fissò perso nei suoi pensieri.

Ecco. Stava per ridermi in faccia, per dire che ero pazza e poi mi avrebbe abbandonata per non tornare indietro.

“Tu vieni...”

“Dal futuro.” conclusi la sua frase: “2 Novembre 2011.”

“Wow!” fu tutto ciò che disse e cominciai ad agitarmi sotto il suo sguardo.

“Per favore, dì qualcosa.” lo supplicai, non potevo sopportare un altro secondo di silenzio.

“E’ incredibile.”

“Ma è vero, devi credermi.”

“Ti credo.” disse sorprendendomi: “Non ho mai pensato che fosse possibile viaggiare nel tempo, ma non vedo perché la mia anima gemella dovrebbe mentirmi.”

Troppo felice per pensare chiaramente, saltai dalla panca e lo abbracciati da sopra il tavolo con tutta la mia forza ringraziandolo continuamente.

“Max, per favore, non riesco a respirare.” rise divertito.

“Oh! Mi dispiace!” esclamai rilasciandolo e arrossendo violentemente mentre mi rimettevo seduta.

“Suppongo ci sia una grande storia dietro a questa faccenda del viaggio nel tempo.”

“Si, ma un diner non è il posto adatto per parlarne.”

“Magari una passeggiata nel parco sarebbe un’opzione migliore?” chiese ed entrambi ci alzammo. Lui mise i soldi per il nostro cibo sul tavolo e insieme lasciammo l’edificio.

Avevamo appena cominciato a camminare verso il parco quando una strana sensazione cominciò a svegliarsi dentro di me, mi sentii la testa leggera come ogni volta che usavo il mio potere troppo a lungo e subito capii che il mio tempo era quasi giunto al termine.

“Devo andare.” mormorai fissando le piastrelle del marciapiede. Non volevo andarmene.

“Perchè?” chiese infelice lui fermando la nostra camminata e afferrando la mia mano.

“Non lo so, ma posso sentire che è arrivato per me il momento di tornare a casa.”

“Ti rivedrò?”

Lo guardai nei suoi occhi supplicanti: “Lo spero. Ti ho appena trovato e…”

“E’ lo stesso per me, Max.” disse e prendendo coraggio mi baciò sul angolo della bocca facendoci arrossire entrambi.

Quella fu l’ultima cosa che provai nel passato perché il momento successivo ero sdraiata sull’erba nello stesso parco dove ero andata con Chloe e Rachel dopo la scuola. Le mie migliori amiche erano accucciate sorpa di me e avevno delle espressioni preoccupate sui volti.

“Max! Stai bene?” chiese la mia amica dai capelli blu aiutandomi a mettermi in piedi.

“Si, cosa è successo?” chiesi. Cosa era accaduto mentre ero con Steve? Ero scomparsa?

“Non lo sappiamo. Dopo che hai guardato dentro l’obiettivo, sei crollata a terra e sei stata priva di sensi per quasi quindici minuti.” spiegò Rachel: “Stavamo per chiamare tuo padre quando hai ripreso conoscenza.”

Solo quindici minuti? Ero stata via molto piu a lungo!

“Stai bene? Hai battuto la testa o qualcosa di simile nella vecchia linea temporale?” chiese Chloe preoccupata studiandomi attentamente.

“No, sto bene. E’… complicato.” risposi controllando la mia macchina fotografica e guardando nuovamente dentro l’obiettivo sperando di tornare dal mio Steve in un tempo dove era ancora vivo.

“Complicato come?”

“E questo cos’è?” chiese Rachel piegandosi per raccogliere qualcosa dal terreno. Io e Chloe ci voltammo a guardarla notando quello che stringeva in mano.

Era una foto istantanea, ma ero sicura di non essere stata io a scattarla prima del mio viaggio. Lei me la porse e io la studiai sorpresa.

“Chi è?” chiese Chloe guardando la foto da sopra la mia spalla.

Nella foto c’era Steve seduto sulla panca del diner che rideva e la prospettiva era identica a quella che avevo io mentre ero seduta di fronte a lui.

“E’ Steve.”

“E’ carino.” disse Rachel con un sorriso: “L’hai incontrato a scuola?”

“No, ce lo ricorderemmo qualcuno come lui.” le disse Chloe scuotendo la testa: “E guarda, i suoi vestiti sono strani.”

“Non sono strani, sono vecchio stile.” replicai mettendo via la foto. Era un vero tesoro per me.

“Perchè è vestito in quel modo?” mi chiese la mia amica dai capelli blu perplessa e la sua ragazza cercò di colpirla al fianco per farla star zitta, ma lei fu piu veloce e la schivò.

“Perchè vive in un’altra epoca.” dissi semplicemente: “Lui è Steve Rogers, la mia anima gemella.”

   
 
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