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Autore: Cossiopea    24/08/2019    1 recensioni
Strinsi le chiavi nella mano e l'emozione che provai fu più che soddisfacente.
Alzai gli occhi su Tony, che mi squadrava attraverso gli occhiali da sole con il tipico fare sospettoso e per niente convinto.
-Ti sto affidando una grossa responsabilità, Parker- mi fece, gli occhi che sembravano volermi scavare nell'animo per farne emergere i segreti più cupi della mia vita -Non mi deludere.
Deglutii.
-Tenterò di non farlo, signore- gli dissi mentre le chiavi che stringevo nel pugno sembravano diventare incredibilmente roventi.
Il signor Stark alzò un dito.
-È qui che sbagli, ragazzo- mi disse, serio -Non devi TENTARE di non farlo, tu devi proprio NON FARLO.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Morgan Stark, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6. Un salto sul furgone
 

Il trasporto che avevo trovato non si poteva definire il top del top...

Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta sembrava più una topaia che qualcosa di vagamente classificabile come top.

Un camioncino che trasportava balle di fieno.

Ecco, l'ho detto.

Un mezzo arrugginito e guidato da un contadino talmente svampito da non essersi accorto della presenza mia e di Morgan proprio alle sue spalle.

Non appena l'avevo visto entrare in Vermont e dirigersi nella direzione indicata dagli occhiali (Avevo dimenticato un sacco di altre cose ma almeno quelli avevo avuto la decenza di portarli) gli occhi mi si erano illuminati.

Con il favore delle tenebre mi ero calato con la piccola Stark dentro quel giaciglio relativamente comodo per poi accoccolarmi accanto a lei. Mi ero quindi lasciato trasportare, nella speranza che il destino mi prendesse sotto la sua ala almeno fino all'alba.

Il vento mi soffiava comunque nelle orecchie e il gelo della notte non mancava di irrigidirmi i muscoli, ma almeno avevo raccattato un passaggio gratuito.

Sorrisi guardando la bambina dormirmi accanto. Poi lentamente il sonno mi avviluppò la mente.

E con l'odore di fieno nelle narici e il freddo che si infilava nei vestiti mi addormentai, sprofondando in sogni astratti mescolati a frammenti di realtà persi nel fiume della memoria.

 

Cosa?

Aprii gli occhi, nelle orecchie un motivetto famigliare che aveva bruscamente interrotto il mio riposo.

Mi girava la testa e malgrado avessi dormito per qualche ora la stanchezza non ne voleva sapere di lasciarmi in pace, continuando a rimanermi cocciutamente ancorata addosso.

Restando sdraiato sulla superficie sudicia di quel camion scassato allungai di malavoglia il braccio verso lo zaino, appoggiato a pochi centimetri dalla mia testa.

Dalla luce che ora mi sovrastava dedussi che dovevano essere circa le nove del mattino.

Morgan dormiva ancora accanto a me, immobile. Sembrava una bambola di porcellana vestita da ladra, con quel cappuccio blu scuro sopra agli occhi e i pantaloni larghi evidentemente pensati per un bambino maschio.

Immersi la mano nella tasca anteriore dello zaino e ne estrassi il cellulare vibrante, la cui suoneria mi stava trapanando i timpani.

Mi portai lo schermo davanti al naso e appena lessi il nome sopra scritto scattai a sedere come una molla, gli occhi sgranati.

Non gli piaceva aspettare, lo sapevo.

Immaginai quali domande si stesse ponendo sul perché non rispondevo, mandandomi insulti silenziosi attraverso l'Atlantico con le parole che ormai premevano dietro alle labbra, desiderose di essere sputate nella mia direzione.

Deglutii, lanciai un'occhiata a Morgan e risposi, reclamando a me tutto il sapere che avevo assimilato da quello schifo di corso di teatro che ci avevano rifilato a scuola.

-Pronto?- dissi dopo aver premuto il bottone verde, sperando che il rumore del camion non si sentisse troppo attraverso il telefono.

-Ah, Parker- fece Tony, nella voce sempre quella leggera nota di disprezzo -Credevo stessi ancora dormendo.

-No, no- tossicchiai -Sono in piedi da un po'...

-Bene, vedo che stai prendendo sul serio questo compito, allora.

-Sì...

-Volevo solo sapere come procedevano le cose dato che ieri non mi hai neanche telefonato per aggiornarmi- continuò il signor Stark, interrompendomi.

-Qui va tutto benissimo- mentii abbozzando un sorriso forzato -Alla grande...

-Meglio così- commentò Tony -Ah, volevo solo avvisarti di una cosa. Non è niente di importante ma ci tenevo a fartelo sapere.

Mi accigliai.

-Nell'armadio in camera mia tengo degli occhiali con cui non vorrei che Morgan giocasse- disse lui -Non hanno nulla di pericoloso ma preferisco che mia figlia ci stia alla larga.

E non poteva dirmelo prima? Riflettei tra me, frustrato.

-Ah- feci -Un'informazione davvero utile- aggiunsi senza riuscire a trattenere il mio disappunto.

-Lo so. Tende sempre a volerli usare- disse Tony -Sono certo che probabilmente te li abbia già chiesti ma ho fiducia in te, ragazzo. Spero sinceramente che tu sia al livello del compito.

Oh, ma certo, come no...

-Beh, ti devo lasciare. Ho della roba da sbrigare e non voglio interrompere le tue faccende.

-Sì, già...

-Salutami Morgan, appena si sveglia... e non fare niente di stupido.

-Ovvio...

-Buona giornata, Parker.

-Anche a lei, signore.

Chiuse lui, come al solito, lasciandomi con un cellulare attaccato all'orecchio e i sensi di colpa che mi vorticavano per l'intero corpo, impedendomi di pensare ad altro se non al fatto che ero un imbecille scala 1:25.

Mi inumidii le labbra screpolate e rimisi il cellulare nello zaino dopo almeno un minuto di staticità generale.

L'autostrada adesso si stava riempiendo e il vecchio camioncino che usavamo come trasporto non era neanche lontanamente paragonabile a quelle macchine scintillanti e calde che ci sfrecciavano accanto a velocità sonica, lasciandomi un'amara invidia e un colpo di tosse dovuto allo smog che i miei polmoni si stavano bevendo.

Nessun autista di voltava verso di noi.

Erano tutti anonimi uomini d'ufficio, o perlomeno operai con una buona paga, in viaggio verso il proprio posto di lavoro. Soli in auto e con i pensieri ben lontani dal dare una sbirciata oltre il finestrino e vedere un ragazzino seduto sopra un ammasso di fieno.

Con uno sbuffo frustrato mi sdraiai nuovamente, sistemando le mani dietro la testa.

Ore: 09:12.

 

-Quanto manca?- chiese Morgan con uno sbadiglio, strofinandosi un occhio con il pugno.

Le lanciai un'occhiata e immersi le mani nello zaino, tirando fuori gli occhiali, che inforcai con un movimento istantaneo.

-Distanza percorsa: 354 chilometri. Distanza mancante: 216 chilometri- avvisò una gentile voce robotizzata mentre io davo uno sguardo all'intera visuale di numeri e coordinate.

Feci una smorfia.

-Ancora un po'- risposi togliendomi gli occhiali di Tony e rimettendoli delicatamente nello zaino.

La bimba aggrottò la fronte e il cappuccio le scivolò giù dalla testa.

-E questo pezzo di ferraglia va verso dove dobbiamo arrivare?- chiese.

Alzai le sopracciglia, pensoso.

-Ho paura che forse dovremmo cambiare mezzo a breve- feci, consapevole del fatto di non avere più soldi e che il treno era ormai escluso -Ma non te ne devi preoccupare adesso...

Fintanto che il furgone viaggiava verso Newport (che era più o meno il punto indicato da Tony) non credevo ci fossero problemi.

Sorrisi alla piccola per rassicurarla.

-Tranquilla, ce la faremo.

Quella batté le palpebre.

-A me non frega niente anche se falliamo. Tanto sei tu a dover subire mio padre- sorrise malignamente -Io sono solo stata trascinata.

-Mi sembra giusto...- borbottai con un sospiro, mentre spostavo lo sguardo da quella minuscola dittatrice in erba alla strada compresa delle macchine che ci correvano sopra.

Mi massaggiai la fronte quasi distrattamente, sentendo la mente implorare il sonno e percependo le palpebre che lentamente si abbassavano sugli occhi, la stanchezza che nuovamente si faceva sentire...

 

Mi ero addormentato. Di nuovo.

Lo capii troppo tardi, aprendo gli occhi e rendendomi conto del fatto che il camioncino era fermo, l'autostrada ormai un lontano ricordo.

Mi misi a sedere massaggiandomi la fronte dolorante e guardai Morgan, accanto a me, uno dei panini che mi ero portato dietro tra le manine e un boccone che creava un buffo rigonfiamento sulle guance.

-Il tizio del furgone se ne è andato- mi disse con la bocca piena di briciole -Non ci ha visto, però.

Il mio sguardo scattò al paesaggio circostante, mentre la mente riprendeva a correre.

Il camioncino era parcheggiato a lato di una strada quasi deserta. Casette multicolore ricoprivano il terreno di un piccolo paesino che non aveva l'aria di essere la nostra meta.

Senza aspettare oltre e con il cuore che batteva ad un ritmo ansioso scesi dal furgone con un balzo, sotto lo sguardo confuso di Morgan.

Corsi per un breve tratto fino ad un cartello a poca distanza e alzai lo sguardo su ciò che era lì scritto mentre il respiro mi si mozzava e la voglia di urlare mi riempiva il corpo.

Benvenuti a Saint Albans!

recitava a caratteri cubitali.

-No...- mormorai, scuotendo la testa -Non è possibile...- il cuore a pezzi, la mente distrutta...

Cento chilometri dalla destinazione. Nessuna possibilità di raggiungerla.

Era finita...

Ore: 12:34.

   
 
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