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Autore: lmpaoli94    24/08/2019    0 recensioni
Cinque sorelle vivevano imprigionati in un sontuoso castello che si affacciava sulle rive di un lago.
Cinque sorelle accomunate da un triste destino dove non potevano uscirne.
Ma cosa sarebbe successo se la forza dell’amore li avrebbe lasciate libere di vivere la loro vita che avevano sempre voluto?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Bunny non poteva sopportare un simile affronto da sua madre.
Doveva cercare di combatterla con tutti i mezzi possibili.
< Bunny, che succede? Perché stai piangendo? > domandò Marta incontrandola fuori dal castello.
< Nostra madre… vuole togliermi la libertà per pensare alla nostra famiglia… Ma non si rende conto che io sono ancora giovane e troppo immatura per riuscire ad esaudire i suoi desideri? >
< Lo sai com’è fatta. Ogni suo desiderio deve essere esaudito all’istante. >
< Ma non questa volta… Questa volta non mi appoggerò mai al suo volere. Fosse l’ultima cosa che faccio. >
< Bunny, così non farai altro che peggiorare una situazione già compromessa. >
< Non m’interessa. Preferisco fuggire da qui senza un soldo in tasca piuttosto che rimanere sotto il suo stesso tetto. >
< Allora perché non lo fai? >
Sentendo che la sua primogenita stava parlando di lei, la Signora di Chillon si avvicinò con fare minaccioso squadrandola malamente.
< Allora Bunny? Perché non mi rispondi? Hai paura di quello che potresti trovare fuori da queste mura? >
< Sì. Ho paura che voi mi rendiate la vita impossibile anche fuori da questo castello… >
< Tranquilla, non lo farei. Non sono così cattiva come tu pensi. >
< Su questo ho i miei dubbi. >
< Adesso ne ho abbastanza della tua insolenza! Hai un giorno per decidere che cosa fare… Subito dopo prenderò le dovute precauzioni. >
< D’accordo. Deciderò… Con permesso > disse infine Bunny rientrando nel castello sotto lo sguardo attento di sua sorella Amy e di sua madre.
< E’ una vera scocciatrice quella ragazza… Ancora non riesco a capire come sia possibile che sia cresciuta in questa maniera… Forse è stata tutta colpa mia per non esserle stata troppo vicino… Ma poi vedo te e le altre ragazze e penso che in questa vita ho fatto qualcosa di giusto… >
< Bunny ha solo bisogno di stare nei suoi spazi, madre. Le responsabilità la spaventano. >
< Io posso anche capirla, ma non è colpa mia se lei è la primogenita. Ha dei doveri fin dalla nascita… Ma lei non vuole o non riesce a capire. >
< Forse se ci parlate con tranquillità e calma vedrete che sarà più accondiscendente. >
< Tu credi? >
< Provare non costa niente, madre. >
< Sarebbe una vera sconfitta vederla andarsene via da questo castello… E se dovesse davvero succedere, io non farò nulla per fermarla. >
Nel mentre madre e figlia stavano parlando in giardino, videro una carrozza entrare dritta nel piazzale del castello.
< Chi potrebbe essere? > domandò incuriosita la Signora del Castello.
Nel vedere chi fosse, la donna rimase allibita.
< Conte Marzio! È un vero piacere vedervi arrivare nella mia umile dimora. >
< Il piacere è tutto mio, Signora > replicò il giovane uomo inchinandosi e baciando la mano della Signora < E questa ragazza? È una delle vostre figlie? >
< Sì. Lei è Amy. >
< Piacere di conoscervi, Conte. >
< Ci siamo già conosciute quando voi e le vostre sorelle eravate molto piccole, non ricordate? Io ero quel ragazzo che non faceva altro che farvi i dispetti quando eravamo tutti riuniti in giardino. >
< Ah, giusto! Adesso ricordo! Non facevate altro che dare fastidio a Bunny. Ricordo ancora quando si arrabbiava. >
< Quelli sì che erano bei tempi… Ma adesso siamo cresciuti e dobbiamo comportarci come adulti. >
< Già, avete ragione. >
< Conte Marzio, sarete stanco per il viaggio… Vi faccio strada per accompagnarmi nella più prestigiosa stanza degli ospiti. >
< Non sarà necessario, mia Signora. Mi fermerò solo questo pomeriggio. >
< Perché? Dovete assolutamente ripartire per la Francia? >
< Purtroppo sì. I doveri di conte mi aspettano. >
< Non rimanete nemmeno a cena? >
< No, mi dispiace. Sono solo venuto a salutare le vostre figlie. Sapete dove posso trovarle? >
< Eccole qua che stanno arrivando. >
Incuriosite da chi potesse essere il giovane uomo arrivato nel loro castello, Rea, Morea e Marta si avvicinarono con fare circospetto.
< Buon pomeriggio, mie care. Il Conte Marzio non stava più nella pelle nel rivedervi. >
< Il Conte Marzio? >
< Sì, Morea. Non te lo ricordi? >
< Ah! È quel ragazzino che veniva spesso qui per giocare a nascondino, giusto? >
< Ahahah vedo che avete una buona memoria > replicò il Conte sorridente < Permettete? >
< Oh certo > rispose Morea allungando la mano per farsela baciare.
< A cosa dobbiamo questa visita? > domandò invece Rea con il suo solito tono freddo.
< Sono venuto fin qua perché avevo una riunione importante con un mio caro amico… E visto che mi trovavo nelle vicinanze, ho deciso di venirvi a salutare. >
< E’ stato un pensiero molto carino da parte vostra > disse Marta.
< Grazie… Ma Bunny? Non è qui con noi? >
< Sicuramente la mia primogenita starà scorrazzando e combinando qualche disastro che mi farà alquanto imbestialire… >
< Madre! Che cos’è successo ai miei disegni?! > gridò Bunny dall’ingresso del castello facendosi sentire da tutti i presenti.
Vergognandosi per le grida della propria figlia, la Signora del castello si limitò a non ascoltarla.
< Madre! Mi dovete una spiegazione! >
< Io non ti devo un bel niente… E poi abbassa il tuo tono di voce. Abbiamo un ospite. >
< Non m’interessa! Niente è più importante dei miei disegni. >
< Guai a come parli, ragazzina! >
< Siete stata voi, non è vero? >
< Può darsi… >
< Come potete essere così vile e meschina? Era da un sacco di tempo che ci lavoravo. >
< Tempo sprecato a fare degli orrendi scarabocchi! Quando imparerai a comportarti come una signorina di alto rango? >
Sentendosi profondamente offesa e imbarazzata dalle parole delle madre, Bunny cominciò a piangere dalla disperazione rintanandosi nel castello.
< Mi dispiace per questa scena poco rispettosa nei vostri confronti, Conte. Ma purtroppo non sono riuscita ad educare mia figlia come avrei voluto. >
< Non c’è nessun problema… Anzi, potrei andare un attimo in bagno se per voi non è un problema? >
< Fate pure. Un mio servitore vi farà vedere dove si trovano. >
< Non ce né bisogno. Ricordo dove sono. >
< D’accordo. Io vi aspetterò qui. >
Cercando di capire dove poteva essere andata la primogenita di Chillon, il Conte Marzio si fece guidare dal suo pianto straziante.
< Scusatemi tanto, Bunny. >
Una volta che aveva visto che l’aveva disturbata, Bunny non ci fece minimamente caso.
< Lasciatemi in pace, vi prego. >
< Non posso vedere una ragazza fiera e solare come voi soffrire in questa maniera. >
< Non ci posso fare nulla… Mia madre è tremendamente cattiva e non appoggia i miei sentimenti. >
< Conosco vostra madre da prima che voi e le vostre sorelle veniste al mondo. Lei vuole essere sempre al centro dell’attenzione e non ha pietà per chi gli rema contro. >
< A me non interessa niente. Deve smetterla di comportarsi così, altrimenti rimarrà sola per il resto della sua vita… Infatti io non vedo l’ora di potermene andare da qui. >
< Le dareste un grandissimo dispiacere. >
< Vorrei vedervi voi al mio posto. >
< Bisogna solo stare al suo gioco. >
< La state forse difendendo? >
< Non ho detto questo… >
< Se non sono troppo invadente, che cosa ci fate qui? > domandò Bunny asciugandosi la fronte.
< Volevo solo salutarvi… E rimembrare vecchi ricordi di quando giocavamo insieme. >
< Non mi sembra il momento adatto, sapete? >
< Sì, ho notato… Comunque sono molto felice di riavervi rivisto tutte. Siete delle splendide ragazze. >
< Grazie. Voi siete il primo che ci fa’ un simile complimento > replicò la ragazza ritrovando il sorriso.
< Con la vostra bellezza avrete un sacco di spasimanti. >
< Magari… Nostra madre non ci permette di uscire da queste mura. Io, come penso le mie sorelle, ci sentiamo profondamente segregate. >
< Questo è molto orribile da sentir dire. >
< Ma è la pura verità. >
< Forse dovrei parlare io con vostra madre. Magari potrei riuscire a farla ragionare. >
< Accomodatevi pure. >
< Venite con me. >
Dopo averla presa per mano, il Conte Marzio trascinò Bunny verso l’ingresso del castello dove ad aspettarlo c’era sempre la Signora del castello e le sue figlie.
< Eccovi arrivato, conte. Credevo che vi sareste perso. >
< Nel mentre stavo ammirando le bellezze spropositate di questo posto, ho incontrato la vostra primogenita. >
< Spero che non vi abbia disturbato con i suoi piagnistei e i suoi meschini modi di essere libera e quant’altro… >
< Assolutamente no. È una ragazza di una gentilezza come ce ne sono di poche al mondo. >
< Un grande complimento detto da voi. >
< A questo proposito, vorrei farvi una proposta. >
< Di cosa si tratta? >
< Che ne dite se portassi le vostre cinque figlie ad ammirare le bellezze di questo stupendo paese? Sono sicuro che ne rimarrebbero affascinate. >
Nel sentire quelle parole, la Signora di Chillon rimase in silenzio alcuni secondi.
< Purtroppo devo declinare questa offerta. >
< Per quale motivo? >
In quel momento gli avrebbe voluto volentieri confessare del perché del suo rifiuto, ma il suo segreto oscuro era troppo importante da venire alla luce proprio in quel momento.
< Abbiamo molte cose da fare. Magari sarà per un’altra volta. >
< Spero che il vero motivo sia che non volete lasciarle a me. >
< Come potete pensare una cosa del genere? Io mi fido di voi. >
< Andiamo mamma, è solo per qualche giorno. >
< Silenzio, Marta. Abbiamo molte cose da fare e molti riunioni da tenere con i più grandi nobili di Svizzera, quindi non se ne parla. >
< Voi non cambierete mai > replicò Bunny stizzita.
< Mi dispiace andarmene via con un no. Sarebbe stato molto bello. >
< Vi prometto che la prossima volta che tornerete, accetterò di buon grado la vostra offerta. Sempre se sarà valida. >
< Purtroppo non lo so nemmeno io quando tornerò… ma fa lo stesso. È stato un piacere rivedere tutte voi.>
< Il piacere è stato nostro. Arrivederci e fate buon viaggio. >
< Arrivederci, ragazze > li salutò cordialmente il Conte Marzio prima di soffermarsi su di Bunny.
< Arrivederci, Bunny>  disse infine l’uomo facendola arrossire visibilmente prima di rimontare sulla sua carrozza.
   
 
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