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Autore: ChrisAndreini    24/08/2019    0 recensioni
Misaki pensava che quello sarebbe stato l'inizio del più bel capitolo della sua vita, invece si trova catapultata in un incubo dal quale non vede via d'uscita.
Un hotel a 5 stelle isolato dal mondo, 16 studenti di enorme talento, un orso pazzo telecomandato da non si sa chi, tantissime regole che possono farti ammazzare e una sola che è davvero importante: Se vuoi uscire devi uccidere. E attento a non farti beccare.
Tra eventi con gli amici, freetime, omicidi, class-trial e moventi sempre più pericolosi, Misaki dovrà fare del suo meglio per restare in vita e proteggere le persone più care.
Ma attenzione, le apparenze raramente si rivelano realtà.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Monobear, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Chapter 1: Drink, dance and forget your despair

Hotel Death

 

Nowell la raggiunse immediatamente, preoccupato.

-Misaki co…- ma si interruppe di scatto alla vista del corpo senza vita della botanica e leader del gruppo.

Misaki lo abbracciò di riflesso, seppellendo il volto nella sua giacca, come a cercare di togliersi dalla vista quell’immagine rivoltante.

-No! Non è possibile. È un incubo!- esclamò, senza riuscire a credere che quello che aveva visto fosse reale, che Janine fosse davvero morta.

Lui la strinse, e sospirò, senza dare segno di essere scosso. Il suo volto era una maschera impassibile.

-Non è giusto che sia stata lei la prima. Non lo meritava- sussurrò tra sé, pieno di rammarico.

Misaki lo guardò sorpresa dalla sua compostezza, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, una voce proveniente dalla porta che dava sulla mensa la anticipò.

-È uno scherzo? Cosa… OH PER L’AMOR DI SPARKLING JUSTICE!- a parlare e arrivare nella stanza fu Winona, che non appena vide il corpo fece un salto di tre metri all’indietro, andando a sbattere contro le casse audio.

-Va a chiamare gli altri, tutti quanti. Anche Naomi e Godwin- la incoraggiò Nowell, con voce ferma. La giornalista annuì e scomparve nuovamente attraverso la porta.

-Vado a chiamare i ragazzi nei dormitori…- si offrì Misaki, cercando una scusa per allontanarsi da lì, ma Nowell la tenne ferma per un braccio.

-No, dobbiamo essere entrambi qui. Se io fossi il killer potrei approfittare di essere solo per cancellare qualche prova- cercò di farla ragionare.

Misaki lo guardò ad occhi sgranati, e si liberò con uno strattone dalla sua presa.

-Se tu fossi… non c’è nessun killer! Pensi davvero che qualcuno… stai forse confessando?!- iniziò a chiedere, balbettando, la voce molto più acuta del normale.

-Non possiamo escludere la possibilità, tutto qui- alzò le spalle Nowell.

I loro compagni non ci misero molto ad arrivare.

-Oh mio dio!-

-Ma quindi era vero?- Chap

-Moriremo tutti! Moriremo tutti!!- Midge

-Ma da dove salta fuori la pistola?!- Leland

-No! L’amore della mia vita!- Brett

-Sapevo che con quell’atteggiamento avrebbe presto tirato le cuoia- Naomi

Misaki non provò neanche ad associare le parole alle persone, anche se non era difficile visti i caratteri. Il chiacchiericcio della sala, pieno di ansia e preoccupazione, si fece sempre più fitto, finché Alan sovrastò tutti.

-Vado a fare della camomilla per calmare gli animi- propose, ma venne fermato sul posto da una vocetta stridula che fece sobbalzare tutti quanti.

-Eh no! Finalmente siete tutti riuniti, quindi vi devo spiegare per bene le regole, e darvi il primo Monokuma File dell’edizione!- Monokuma era comparso dal nulla, come suo solito, proprio vicino a Midge, che si era allontanata in tutta fretta fino a finire quasi tra le braccia di Ogden.

-Il monokuma file?- chiese quest’ultimo, inarcando un sopracciglio, e rimettendo in piedi l’orafa.

-Certo, siete pur sempre delle mezze calzette del liceo, perciò vi darò un aiuto. Un file dove saranno elencati: identità della vittima, ora del decesso, causa del decesso, stato del corpo, ed eventuali ulteriori informazioni. Ma prima, vi spiego alcune regole. Dopo il ritrovamento di un corpo avrete un po’ di tempo per investigare in santa pace. Potete usarlo come volete, ma vi consiglierei di andare in cerca di prove. Poi parteciperete ad un processo di classe, dove discuterete animatamente per scoprire il colpevole. Una volta scoperto, o almeno, se pensate di averlo scoperto, ci sarà una votazione, e se il colpevole ottiene la maggior parte dei voti, sarà lui e lui solamente ad essere giustiziato. Se lui la fa franca, e date la colpa ad un altro, sarà lui e lui solamente a lasciare l’edificio, e tutti gli altri saranno giustiziati. Perciò, se non volete morire, vi conviene iniziare a lavorare.

Che abbia inizio il periodo investigativo!- annunciò Monokuma, giubilante.

 

-Investigazione-

In quel preciso momento gli e-Handbook di tutti emisero un suono di avviso, e Misaki prese il suo, un po’ tremante.

Il monokuma file le era stato scaricato direttamente lì.

Sollevò lo sguardo sull’orso di peluche, indecisa se fargli una domanda che le premeva in fondo alla gola.

Ci pensò però qualcun altro a farla al posto suo.

-Monokuma, un suicidio è considerato come un omicidio?- chiese Nowell, analizzando il monokuma file.

-Ma certo! Suicidarsi è togliere una delle vite più importanti di tutte: la propria! Pensate poi che divertimento se uno si suicidasse e nessuno lo scoprisse, condannando in questo modo tutti quanti. Ahhh, quanta disperazione- e con occhi a cuore, Monokuma sparì, con un ultimo -Buona fortuna, ragazzi, ne avrete bisogno-

-Io vado a fare quella camomilla- si offrì Alan, adocchiando in particolare Midge, che tremava come una foglia, e a Godwin, che era pallido come un fantasma e non sembrava in forma.

Misaki doveva ammettere che era un’ottima idea.

-Dovremmo dividerci e racimolare indizi. Due persone dovrebbero controllare il corpo in modo che l’assassino non tenti di intaccare la scena del crimine, e poi dividerci in gruppi di almeno due persone. Potete anche non fare niente, ma non dovete stare da soli. A proposito, Midge, vai da Alan- indicò l’orafa, che annuì in fretta, e corse in cucina.

-Uhhh, credi che il colpevole sia il maggiordomo?! Sarebbe un meme!- esclamò Sophie, con una nota di divertimento.

-Scusate… ma non è ovvio?- si intromise Leland, con tono da saputello, avvicinandosi a Nowell e indicando il cadavere -È un suicidio! Anche un idiota lo capirebbe. Era in una stanza chiusa a chiave, con una pistola. E dalle macchie di sangue è ovvio che è stata lei a premere il grilletto- cercò di farli ragionare, indicando la mano destra di Janine.

-Sì, ma dove ha preso la…- provò ad obiettare Winona, ma Nowell li interruppe.

-Avremo tempo di fare teorie quando saremo al processo. Ora come ora dobbiamo investigare, e trattare la scena del crimine come fosse un omicidio. Perciò due persone devono restare sulla scena del crimine e controllarla-.

-Mi offro io- disse Brett, che osservava il corpo senza vita di Janine con le lacrime agli occhi -Voglio giustizia!- disse con determinazione. Misaki si dispiacque di averlo giudicato così aspramente, nei giorni passati -…e bearmi della sua bellezza ancora per un altro po’- aggiunse poi, facendo ritirare alla ragazza la precedente affermazione.

-Mi unisco a te. Non credo che sarei d’aiuto nelle indagini. Sono piuttosto tarda- ammise Kismet, avvicinandosi e prendendo posto.

Non sembrava del tutto toccata dalla presenza di un cadavere, ma Misaki notò che si stava sforzando per restare forte.

-Bene, dividetevi in gruppi. Io sto con Misaki- Nowell consigliò gli altri, ma Misaki aveva da ridire.

-E se io non volessi stare con te?- chiese. Non si fidava molto del ladro, in quel momento.

Nowell non le rispose, si limitò a lanciarle un’occhiata penetrante.

E Misaki non seppe perché, ma sentì che doveva indagare con lui. Era l’unico modo per arrivare alla verità.

-Va bene, mi unisco a te- cedette, prendendo l’e-Handbook per controllare il monokuma file.

-Allora mi unisco a voi. Non la lascio sola con te!- si intromise Leland, lanciando un’occhiata sospettosa al ladro, che gli rispose con un sorriso beffardo.

-Ma come? Non eri convinto fosse un suicidio? Non ho bisogno di qualcuno che ci rallenti, quindi trovati un altro gruppetto- lo cacciò in malo modo, iniziando a far trasparire la sua irritazione. Essendo un caro amico, o comunque un importante alleato di Janine, Misaki riuscì a capirlo, e intervenne.

-Ha ragione, Leland, indagheremo da soli. Almeno se dovremo spostarci da questa sala- prese le parti di Nowell, che con un sorriso soddisfatto, ma turbato dalla preoccupazione per quel momento, abbandonò la conversazione per avvicinarsi al corpo di Janine.

La replica seccata di Leland venne stroncata sul nascere da Misaki, che era decisa a farsi forza e concentrarsi sul capire cosa fosse successo, e soprattutto escludere l’idea che ci fosse un assassino in mezzo a loro. Non credeva di riuscire a sopportarlo.

-Ora basta discutere! Mettiamoci a lavoro- Misaki incoraggiò tutti quanti, e incominciarono a disperdersi.

Leland sbuffò e fece coppia con Naomi, allontanandosi in fretta dalla scena del crimine.

Misaki prese il Monokuma file.

“La vittima è conosciuta come Janine Edwards. L’ora della morte è tra mezzanotte e l’una di notte. Presenta una ferita d’arma da fuoco alla testa. Nessun’altra ferita degna di nota, ma del sangue è uscito dagli occhi e dalla bocca. Il corpo è stato ritrovato nella sala da ballo” lesse velocemente.

Alcune informazioni la colpirono più di altre, ma qualcosa non le sembrava del tutto corretta.

Decise di accantonare i dubbi in un angolo, e si avvicinò a Nowell per controllarlo, e per controllare il corpo, anche se era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare.

Soppresse l’istinto di vomitare, e si inginocchiò vicino a Janine, stando ben attenta a non calpestare il sangue ancora fresco.

Nowell stava controllando con attenzione gli occhi, concentrato e con una luce vorace nello sguardo.

-Il monokuma file non mentiva, è uscito sangue dagli occhi e dalla bocca, anche se non eccessivamente- la informò, sentendola vicino.

Misaki non riusciva a parlare, perciò si limitò ad osservare il corpo.

Ok, un passo alla volta.

Controllando il proprio respiro, Misaki iniziò dalla ferita.

Il proiettile le aveva attraversato il cranio andandosi ad infilare nel muro lì vicino.

Era entrato dal lato destro e uscito da quello sinistro, come mostrava la pistola tenuta con la mano destra.

Come Nowell aveva notato, del sangue usciva dagli occhi chiusi e dalla bocca semiaperta, e il rigor mortis rendeva difficile muovere quelle parti del corpo per indagare meglio. Non che Misaki volesse farlo.

Per non escludere nulla, Misaki controllò le tasche, cercando un qualche biglietto, o degli appunti che potessero dare degli indizi.

La pistola era sua, come aveva constatato due sere prima, ma che compisse un gesto del genere non se lo sarebbe mai aspettata. Forse Misaki sarebbe dovuta essere più attenta. Parlarle. Avrebbe dovuto capire che iniziava ad essere disperata. Eppure non c’erano segnali evidenti. E Misaki aveva avuto la sua dose di amici con tendenze suicide, lo avrebbe capito se Janine fosse stata tra loro. Probabilmente non la conosceva abbastanza bene.

Nelle tasche trovò una bottiglietta d’acqua aperta e il blocco per appunti con una penna. Sfogliò velocemente il blocco per appunti, dove trovò solo qualche annotazione risalente ai giorni precedenti, e tante pagine strappate che aveva messo nella grande mappa nel salottino delle ragazze. L’ultima scritta risaliva al pomeriggio prima.

“Sophie sta lavorando sodo. Alan e Cheyenne cucineranno mentre Ogden si occuperà del bar. Mancano poche ore al party. Devo tenere gli occhi aperti anche più del solito, sono molto preoccupata visto il…” ma la frase si interrompeva di scatto per via di due pagine strappate. Forse le aveva messe nella grande mappa, anche se erano strappate in modo più irregolare rispetto alle altre.

Per sicurezza controllò tutte le pagine, e nell’ultima pagina, in un angolo quasi nascosto Misaki lesse uno strano codice: “As, C, O, P, S, Mg”. As, C e O erano cerchiati.

Non capì il significato, ma decise di tenersi a mente l’informazione.

Posò il quaderno dove lo aveva lasciato in modo che lo trovassero gli altri che indagavano, e passò al resto del corpo, in particolare le mani.

La mano destra teneva la pistola, la sua presa si era allentata, mentre la sinistra era inerte, il palmo era sporco di sangue.

Non trovò niente di rilevante nella sua investigazione, ma doveva ammettere che le sembrava incompleta. E Nowell sembrava pensarla allo stesso modo, dato che, nonostante avesse controllato per più tempo, continuava ad essere inginocchiato accanto a lei, concentrato e pensieroso, come se non riuscisse a capire qualcosa.

Misaki decise di indagare nel resto della stanza, e chiedere informazioni ai suoi compagni di avventura.

-Ragazzi, voi avete notato niente di strano in Janine?- chiese a Kismet e Brett, che erano ai due lati del corpo e lo controllavano.

Kismet scosse la testa. 

-Assolutamente nulla. Sembrava normale ieri quando mi ha allontanato da Chapman. Non riesco davvero a credere che si sia suicidata. È terribile e mi sento così in colpa per essermi comportata così con lei- rispose Kismet, lanciando un’occhiata sconvolta verso il cadavere.

-Secondo me non è stato un suicidio- obiettò Brett, scuotendo la testa.

-È vero che io non sono un genio, ma credo che il critico abbia ragione. Era in una stanza chiusa, ha una pistola in mano, non può essere altro che un suicidio- obiettò Kismet, alzando le spalle.

-Per me qualcuno si è intrufolato nella stanza e l’ha uccisa, e ha avuto tutta la notte per disfarsi delle prove- insistette Brett.

-Come fai ad esserne così certo?- indagò Misaki, incuriosita dalla sua certezza.

-Ieri notte, sul tardi, una ragazza è uscita dal dormitorio. Non ho visto chi, ma è scesa nella hall. Sospetto, no?- rivelò, in tono cospiratore.

-Ne sei sicuro?- chiese Misaki, segnando l’informazione.

-Certo, cercavo di intrufolarmi nel salottino delle ragazze- spiegò lui, orgoglioso di sé.

-Scusa, e cosa diamine volevi fare nel salottino delle ragazze?!- chiese Kismet, con uno sguardo di fuoco.

-Oh… ehm…- Brett iniziò a balbettare scuse poco credibili, e Misaki decise di indagare altrove.

La sala era ormai quasi vuota, ad eccezione del cadavere, di Nowell, dei due guardiani e del gruppo di Ogden e Pierce, che stavano controllando il bar. Ogden osservava preoccupato gli scaffali, Pierce aveva gli occhi come due fessure, ed era serio e concentrato, evento mai successo che metteva in chiaro la gravità della situazione.

La ragazza si avvicinò.

-Trovato qualche indizio utile?- chiese, piegandosi per controllare il bar.

-Ogden ha messo parecchio in disordine ieri- lo prese in giro Pierce, il solito tono rilassato stonava parecchio con il volto concentrato.

-Non sono stato io. Ho lasciato il bar perfettamente in ordine, non ho idea di cosa sia successo- si lamentò lui, punto sul vivo.

Misaki capì a cosa si riferissero. Il bar era completamente sottosopra, e alcune bottiglie erano cadute a terra, rompendosi e macchiando il pavimento di marmo con i loro liquidi colorati.

Il set da piccolo chimico era mezzo rotto, e in generale sembrava proprio che un cieco si fosse messo ad armeggiare con i liquidi.

-Sei sicuro di non averlo lasciato così?- chiese Misaki, incredula.

-Parola d’onore di barman. Sono un tipo ordinato. Quando ho finito di lavorare ieri sera ho messo tutto in ordine e sono tornato in camera poco prima che chiudessero le porte, con il resto di voi. Forse è stata Janine, prima di… insomma…- Ogden non sapeva come continuare, e lanciò alla botanica uno sguardo triste. Era chiaro che fosse convinto che fosse un suicidio.

-Forse ha provato prima a crearsi un veleno e poi, non riuscendoci, ha deciso di usare la pistola che sarebbe stata decisamente la soluzione più ovvia- provò a consigliare Pierce, alzando gli occhi al cielo per far capire quanto l’idea fosse assurda.

-Non era quello che stavo suggerendo, so che non avrebbe senso- alzò le mani Ogden, scuotendo la testa.

-Infatti, e poi Janine ha la chiave dello scaffale in cucina. Basterebbe andare lì per crearsi un…- Misaki si interruppe nel mezzo della sua osservazione, rimanendo di sasso.

La chiave… la chiave non c’era. Janine la indossava sempre come collana, anche quando dormiva da quello che diceva, eppure Misaki non l’aveva vista.

Si impose di controllare meglio il corpo e dare uno sguardo in cucina dopo aver finito con la sala da ballo.

-Tutto bene, Misaki?- Ogden le agitò una mano davanti al viso, e lei si sbloccò.

-Scusate, stavo riflettendo sulla cosa- si spiegò, un po’ imbarazzata.

-Io credo che abbia semplicemente cercato di prendere da bere qualcosa ma dato che era buio non abbia trovato quello che cercava. O magari lo ha trovato e poi lo ha rimesso a posto o lo ha rotto per sbaglio- provò a suggerire Ogden -Una specie di… non so… ultimo brindisi- sussurrò poi, lanciando un’altra occhiata triste verso Janine.

-È possibile, anche se i neon sono sempre accesi in sala da ballo- Misaki osservò le luci, sicuramente non così luminose da essere chiare, ma abbastanza per illuminare tutta la stanza. Da fuori si poteva vedere abbastanza bene la sala da ballo, anche durante l’orario notturno.

Con questi pensieri si diresse da Nowell per chiedergli se avesse per caso visto la chiave.

Nowell la guardò per qualche secondo prima di rispondere.

-Giusto, la chiave. Ecco la seconda cosa- sussurrò poi tra sé.

-Come?- chiese Misaki, senza capire.

-Non credi che manchi qualcosa?- iniziò a spiegarsi lui, indicando il corpo senza vita di Janine.

-In che senso, scusa?- Misaki però continuò a non capire.

-Non ha quasi nulla addosso. Solo un quaderno con molte pagine mancanti e una bottiglietta d’acqua. Dov’è il suo e-Handbook? Dov’è la chiave e come ha fatto a strappare le ultime pagine del quaderno se è probabile che le abbia scritte qui dentro? È c’è qualcos’altro che non torna, ma non mi viene in mente cosa. Questo caso è pieno di buchi- si spiegò meglio lui, irritato.

Misaki provò a riflettere.

-Forse li ha nascosti in luoghi privati- provò a suggerire, senza però la minima intenzione di indagare nelle zone private di una ragazza morta.

-No, ho controllato, non sono addosso a lei- la tagliò subito lui, guadagnandosi un’occhiata scandalizzata dalla compagna di indagine.

-È una questione di vita o di morte, Misaki. Non abbiamo tempo di fare gli schizzinosi- lui rispose in fretta allo sguardo, arrossendo leggermente ma cercando di non darlo a vedere.

-Forse le è caduto in una delle sue indagini. Lo cerco nella sala- si propose lei, allontanandosi nuovamente dal corpo per controllare al meglio la sala da ballo.

Controllò i divani, il pavimento e le casse, cercando in ogni anfratto, ma non trovò tracce né della chiave, né dell’e-Handbook.

L’unico indizio degno di nota, e parecchio preoccupante, fu sul divano che dava sulla porta a vetri.

Sulla superficie dello schienale, infatti, trovò una leggera macchia di sangue, quasi impercettibile da notare ma chiaramente presente.

Misaki segnò l’informazione, anche se stonava parecchio con la situazione.

Tornò da Nowell per dargli la brutta notizia. Il ladro nel frattempo aveva raggiunto Pierce con la bottiglietta d’acqua.

-Riesci ad analizzarla?- gli stava chiedendo, determinato.

-Analizzarla in che senso?- il dentista era leggermente confuso.

-Per controllare la presenza di qualche veleno. Non possiamo escludere nulla, e hai il set da piccolo chimico- si spiegò meglio Nowell, impaziente.

-Ti è possibile farlo?- gli diede man forte Ogden, sorpreso.

Pierce roteò gli occhi.

-Sì, potrei farlo. Ma credo che sprechi il tuo tempo, a dire il vero. Non escludo l’ipotesi di un bell’omicidio, ma chi potrebbe mai essere così abile da avvelenare la persona più paranoica dell’hotel?- cercò di rompere le sue supposizioni.

-In effetti era attentissima. Si cucinava tutto da sola, prendeva solo cibi ben chiusi e ieri non mi ha neanche permesso di farle un drink, ha insistito per prepararselo- ammise Ogden, scuotendo la testa.

-Puoi farlo o no?- insistette Nowell, iniziando a perdere la pazienza.

-Certo. Il set è un po’ rotto, ma posso dimostrare che non è avvelenato se ci tieni. Essendo liquido è facile. Se fosse stato solido non ce l’avrei fatta- Pierce prese la bottiglietta d’acqua e si avviò nuovamente al bar, per prendere il set del piccolo chimico. Ogden lo raggiunse per controllarlo.

-Trovato l’e-Handbook, amicona?- chiese Nowell a Misaki, girandosi verso di lei.

La ragazza scosse la testa.

-Niente fuori posto, tranne una piccola macchia di sangue- spiegò, Nowell annuì, per niente sorpreso -Credo che dovremmo controllare la cucina per vedere se la chiave è lì o se il cassetto è aperto- propose poi, indicando la porta che dava alla mensa.

Nowell annuì nuovamente, pensieroso, e la precedette in mensa, dove trovò Chap, Sophie, Winona, Godwin e River. 

Misaki fu colta da un’illuminazione e incoraggiò Nowell ad entrare in cucina prima di lei. C’erano Alan e Midge, quindi non avrebbe in ogni caso potuto nascondere qualche prova. Nowell annuì e basta, sempre immerso nei suoi pensieri.

-Sophie, posso farti una domanda?- chiese Misaki avvicinandosi al gruppetto.

-Certo, sull’attenti. Di cosa hai bisogno, Misa Misa?- chiese la fangirl, pronta all’azione.

La situazione era troppo tragica, perciò Misaki non obiettò sul soprannome che, ormai l’aveva capito, l’avrebbe accompagnata per tutto il tempo.

-Stamattina tu da quanto eri alla hall?- chiese, riflettendo sull’idea di Brett che qualcuno potesse essere nella sala da ballo con Janine.

Sophie ci pensò qualche secondo.

-Non saprei di preciso, ma parecchio tempo. Sono scesa verso le tre di notte a prendere una rivista, sono anche passata davanti alla sala da ballo, e ho visto Janine dormire sul divano. Non riesco a credere che poi abbia fatto quello che ha fatto- abbassò la testa, la voce quasi spezzata da un groppo alla gola, ma si riprese quasi subito -Comunque sono nella hall da allora. Perché lo chiedi?- indagò, confusa dalla domanda.

-Quindi sei lì da prima della fine dell’orario notturno- fece il punto della situazione Misaki, riflettendo.

-Sì- confermò Sophie.

Winona si interessò parecchio alla conversazione, e si mise ad ascoltare.

Chap, Godwin e River, invece, erano in un angolo e l’ultimo cercava di rassicurare i primi due.

-Mi sapresti dire l’ordine con cui sono arrivati tutti in mensa?- chiese poi Misaki alla fangirl, cercando di avere chiaro un punto della situazione.

Winona sembrò capire il suo ragionamento, perché prese un foglio e iniziò a scrivere.

-Oh, sì, credo di poterlo fare. Allora, il primo è stato Boe.

-Boe?- chiese Misaki, confusa.

-Ogden- si spiegò Sophie -È arrivato poco prima dell’annuncio di Monokuma, un po’ stanco. È sembrato sorpreso di vedermi lì, credo di avergli fatto prendere un colpo dato che ero nell’ombra a leggere. La scena mi ha ricordato quando…- 

-Puoi stringere? Abbiamo poco tempo- le mise fretta Misaki.

Sophie alzò le mani, e continuò ad elencare senza troppe storie.

-Ok, poi è sceso Godwin, un po’ dopo Ogden, ma è ritornato in camera qualche minuto dopo affermando di non sentirsi troppo bene. Poi Alan, tu e Nowell…- 

-Ohhhhh, erano insieme? Avete fatto le ore piccole?- indagò Winona, guardando Misaki maliziosa.

-Non è il momento Skeeter- si lamentò Misaki, irritata, per poi incoraggiare Sophie a continuare.

-Mi hai chiamata con il soprannome che usa lui, interessante- commentò tra sé Winona, prima di ricominciare a prendere appunti.

-Dopo di voi è arrivata Midge, con cui ho parlato un po’, e si è aggiunta Chap poco dopo.

Winona e Pierce sono venuti insieme e non mi hanno degnata di uno sguardo. Poi River, Leland, Brett e Kismet. E poi Nowell è venuto nella hall con faccia da funerale. Pensavo che volesse chiamarmi ma poi si è guardato indietro ed è tornato nel corridoio. E ti ho sentito urlare. E a proposito di suoni, non credo sia importante, ma ho sentito un rumore infernale di pentole cadute tra l’arrivo di Godwin e la sua uscita. Ah, e alla fine è venuta Winona a chiamarmi- finì il racconto Sophie, concentrata.

-E posso confermare che Naomi era in camera- aggiunse Winona, sicura di sé.

-Non ti è sembrato strano non aver visto Janine tutto il tempo?- chiese Misaki a Sophie, confusa.

-No, pensavo fosse già in mensa. Era già lì dopotutto- spiegò Sophie, alzando le spalle.

-Allora, ricapitolando, l’ordine di passaggio: Ogden, Godwin, Godwin se ne va, Alan, Misaki e Nowell, Midge, Chap, Winona e Pierce, River, Leland, Brett e Kismet. Naomi era in camera così come Godwin. Tutto torna. Non c’era sicuramente nessuno in sala da ballo con Janine, durante la notte- concluse Winona, ricapitolando gli appunti.

-Bene, abbiamo escluso questa pista. Grazie mille, ragazze- le salutò Misaki, prima di avviarsi in cucina, dove Nowell aveva aperto il cassetto e stava controllando il quaderno dove erano segnati tutti i prestiti.

-Hai scassinato il cassetto?- chiese Misaki sorpresa, accorrendo verso di lui per controllare che non morisse da un momento all’altro per colpa della prima regola di Monokuma.

Lui le lanciò un’occhiata divertita, e scosse la testa.

-No, il cassetto era aperto. Anche se messo in modo che sembrasse chiuso, con la chiave dentro. Curioso, non è vero?- la rassicurò lui -Anche se non credo che Monokuma mi avrebbe punito per averlo scassinato, in ogni caso. Comunque ti consiglio di dare un’occhiata al registro con i nomi. Sono certo che sia importante- Nowell le diede il registro, e Misaki si appoggiò in un angolo per leggerlo con calma.

-Signorina Ikeda, vuoi un po’ di camomilla?- l’approcciò Alan, servile, porgendole una tazza.

-Ci sono anche bastoncini di cioccolato- aggiunse Midge, seguendolo, con voce tremante.

MIsaki sobbalzò sentendo nominare i bastoncini di cioccolato, e guardò persa i due ragazzi.

-Dici è che è stata una cattiva idea? Di cattivo gusto? Volevo onorare Janine perché lei li adorava, ma forse non avrei dovuto proporlo, scusa, li tolgo subito, mi dispiace tanto- Midge iniziò a farsi prendere dal panico, ma Misaki si affrettò a rassicurarla.

-No, Midge, è stata una buona idea, mi ha solo preso un attimo alla sprovvista. È carino che tu voglia ricordarla così. Alla fine sono i dettagli la parte più importante- affermò, prendendo la camomilla e un paio di bastoncini di cioccolata.

-Beh, era un dettaglio piuttosto evidente. Aveva sempre un pacchetto di bastoncini di cioccolato con sé.- commentò Alan, nostalgico, prima di allontanarsi per offrire la camomilla ad altre persone, seguito da Midge.

Nowell, che stava armeggiando con il materiale contenuto nel cassetto, si bloccò di scatto. Misaki lo sentì sussurrare “la terza cosa!” e corse dietro Alan.

Misaki decise di non seguirlo e lesse i nomi di chi aveva preso del materiale: 

Alan Smith era quello con più ingredienti e alcool preso, principalmente utilizzati per pulire o per cucinare qualcosa di specifico. 

Cheyenne Chapman aveva preso una rivista per fare uno scherzo a Brett.

Ogden Gutierrez aveva preso degli ingredienti per pulire una brutta macchia in camera sua. 

Pierce Ellis aveva preso degli ingredienti per migliorare il suo dentifricio.

Sophie Wilkinson aveva preso una rivista perché l’aveva adocchiata e un articolo le interessava, niente di scandaloso. Poi aveva usato la stessa rivista per fare uno scherzo a Brett.

Midge Lewis aveva chiesto un disinfettante per pulire gli orecchini.

Misaki trovò qualcosa di familiare, ma non seppe cosa. Per certo però sapeva che approvava l’uso che Chap aveva fatto della rivista.

Mentre rimetteva il registro a posto, Nowell rientrò, e le fece cenno di seguirlo.

-Qualche pista?- chiese Misaki, sull’attenti.

-Alan ha detto di aver preso due scatole di bastoncini di cioccolato da accompagnare alla camomilla, e Midge gli da corda. Vediamo quanti ce ne sono- la prese per il polso e la trascinò verso la dispensa, deciso a controllare i rifiuti. 

Misaki trovò la sua veemenza parecchio scombussolante.

Non era abituata a vedere il ladro così, e lentamente la sua facciata tranquilla e disinteressata stava lasciando posto ad una determinazione con tracce di disgusto evidenti.

Una volta nella dispensa, Misaki iniziò a guardarsi intorno, anche se non credeva che avrebbe trovato indizi utili, mentre Nowell controllava meticolosamente la spazzatura.

-Non credi di esagerare?- provò a scoraggiarlo, ma lui non l’ascoltò, e due minuti dopo riemerse trionfante con tre scatole di bastoncini di cioccolato, tutte vuote.

-Ah! Ecco qui. Sono tre scatole. Midge e Alan ne hanno usate due, la terza dev’essere di Janine- annunciò, orgoglioso.

-È vuota, forse l’ha buttata prima di… morire. Mi sembra più che ragionevole. È morta dopo mezzanotte, magari i rifiuti erano già stati tolti da Monokuma- suggerì Misaki, mite.

-Perché buttarla?-

-Nowell…-

-Forse qualcuno l’ha preso e l’ha buttato perché c’erano degli indizi- continuò a proporre lui, aprendo tutte e tre le scatole per cercare qualcosa.

-Nowell…-

-Dobbiamo considerare tutto quanto, io sono convinto che c’è qualcosa sotto- insistette lui, senza però trovare nulla. Erano tre scatole vuote, completamente.

-Nowell!- l’ultimo richiamo sembrò attirare l’attenzione del ladro, che sollevò lo sguardo su Misaki come se la sentisse per la prima volta.

-Non credi di stare esagerando? Neanche io voglio credere che sia morta, ma quella è una scatola di bastoncini di cioccolato, che probabilmente Janine ha buttato appena è finita. Non devi cercare significati in tutto. A volte per vedere quello che vogliamo finiamo per ignorare la verità- cercò di farlo ragionare, mettendogli una mano sulla spalla in modo confortante.

Nowell sospirò.

-Lo so, Misaki, ma non si è suicidata. Io la conoscevo, ed era la più decisa ad andarsene. Sai, temevo quasi che sarebbe stata lei ad uccidere qualcuno pur di uscire, ma sapevo che non ne era capace. Ed ora…- si interruppe, stringendo i denti. I suoi occhi erano lucidi, per la prima volta sembrava davvero toccato dalla morte di Janine.

Misaki lo abbracciò senza pensare, e lui la strinse, cercando di calmarsi.

Rimasero così qualche secondo, e Misaki dovette ammettere che era confortante restare così tra le braccia del ladro. La differenza di altezza di certo la aiutava a sentirsi protetta. 

-Oh, eccoti qui, ti stavo…- l’arrivo di due figure nella stanza li interruppe, e li fece allontanare di scatto.

-Winona adorerà lo scoop- commentò Pierce, ridacchiando. Ad entrare erano stati lui e Ogden.

-Scusate, non volevamo disturbarvi- si scusò Ogden.

-Allora, hai i risultati?- chiese Nowell cambiando argomento, leggermente rosso in volto.

-Yep. Tutto negativo. Nessun veleno nell’acqua. Vicolo cieco, dead end, cul-de-sac- smontò la teoria il dentista, facendo sospirare Nowell.

-Non che mi aspettassi risultati. Grazie lo stesso- fece un cenno ai due e incoraggiò Misaki a seguirlo mentre usciva dalla stanza.

Misaki salutò i due studenti e gli zompettò dietro.

-Allora, dove si va?- chiese, senza molte idee su cosa fare ancora.

Nowell non riuscì a rispondere, perché mentre passavano Misaki aveva inavvertitamente urtato la sbarra con le padelle killer, che si smontò come sempre causando una baraonda immensa.

Misaki rischiò quasi di diventare la seconda vittima per colpa di una padella gigante, ma con riflessi degni di Alan e Ogden messi insieme, Nowell la prese di peso portandola fuori dal raggio di azione.

-Sta più attenta, non voglio un altro cadavere!- la sgridò lui, allarmato.

-Scusa, scusa, non è colpa mia. Quella scopa è pericolosa! Sembra quasi messa apposta perché cadendo urti le padelle killer!- cercò di giustificarsi, iniziando a mettere in ordine e parecchio innervosita.

Nowell rimase qualche istante immobile, come riflettendo su qualcosa, poi scosse la testa e la aiutò a rimettere tutto in ordine.

-Tutto bene?- chiese Ogden tornando nella stanza, probabilmente allertato dal rumore.

-Solite padelle killer- spiegò Misaki alzando le spalle.

-Ti capisco benissimo, stamattina mi sono cadute e mi hanno quasi colpito e rallentato un sacco- commentò Ogden, scuotendo la testa e affrettandosi ad aiutarli.

Pierce entrò nella stanza e li guardò senza fare niente, mangiando qualche biscotto preso dalla dispensa.

Una volta finito di sistemare, Misaki e Nowell si allontanarono nuovamente dal gruppo.

-Allora, dove si va?- chiese nuovamente Misaki al compagno di indagini, che questa volta riesce a rispondergli.

-In camera di Janine, potrebbero esserci degli indizi. E poi volevo controllare la mappa nella stanza delle ragazze- la informò il ladro, iniziando a salire le scale.

Misaki annuì, poi, mentre raggiungevano il corridoio delle ragazze, le venne un’illuminazione.

-Aspetta, non possiamo entrare in camera di Janine. È chiusa e non abbiamo trovato il suo e-Handbook- gli fece notare.

-Lo so, chiediamo a Monokuma- surclassò Nowell, con la faccia di chi aveva un piano.

Misaki decise di fidarsi e seguirlo.

Per prima cosa controllarono la mappa, ma non c’era assolutamente nulla che potesse essere utile, tranne forse la lista delle persone che avevano avuto problemi con il riscaldamento: 

Misaki, Janine, Godwin, Ogden, Winona e Brett.

Forse ce n’erano altri, ma Janine non li aveva trascritti.

Misaki aggiunse il nome di Chap, che ricordava aver sentito l’altra sera.

Poi si avviarono in camera di Janine.

-Monokuma- chiamò Nowell, con sicurezza. 

L’orso comparve dal nulla come sempre, tranquillo e divertito.

-Robin Hood mi ha chiamato?- si mise a disposizione, prendendo in giro il ladro.

-Puoi aprirci la porta di Janine per le indagini?- chiese Nowell tranquillamente, senza scomporsi.

-Una richiesta molto interessante. In effetti dovrei aprirvi le porte delle camere per le indagini, ma in questo caso non mi sembra giusto farlo. Arrangiatevi- negò l’aiuto Monokuma, prima di sparire nuovamente nel nulla.

Misaki sospirò.

-Grandioso!- esclamò sarcastica -Non abbiamo l’e-Handbook e non possiamo aprire porte chiuse a chiave senza trasgredire alle regole, quindi siamo finiti- si lamentò, incrociando le braccia e cercando una soluzione.

Ci mise qualche secondo a notare che Nowell si era messo in ginocchio e armeggiava con la serratura.

-Nowell, che stai facendo?- chiese confusa una volta che se ne fu accorta.

-Scassino la serratura- rispose lui, ovvio.

Misaki rimase qualche secondo immobile, poi si precipitò sopra di lui per cercare di fermarlo.

-Non farlo! Monokuma ti punirà. Non voglio che muoia anche tu!- tentò di scoraggiarlo, isterica.

-Tranquilla, non è contro le regole- la rassicurò lui, scansandola con facilità, sinceramente divertito dalla sua preoccupazione.

-È vietato scassinare qualsiasi serratura- gli fece notare Misaki, prendendo il suo e-Handbook.

-…chiusa a chiave dal preside- concluse lui, con tono furbetto, sbloccando poi subito dopo la porta con un sonoro click.

Misaki si preparò a vederlo esplodere, ma non accadde niente, segno che aveva ragione sulla regola.

Tirò un sospiro di sollievo, poi lanciò un’occhiata di chi la sapeva lunga a Nowell.

-Tu lo sospettavi dall’inizio, vero?- chiese al ladro, che annuì.

-E lo sapeva anche Janine- continuò a supporre Misaki.

Nowell annuì nuovamente.

-Ma era molto meglio che il resto degli studenti non lo capisse, era più sicuro per evitare omicidi e paranoia- aggiunse poi, entrando lentamente nella stanza.

Misaki dovette ammettere che non aveva tutti i torti.

Accanto alla porta, c’era un elastico di gomma lungo e sottile.

La camera di Janine era piena di foglietti, appunti e fascicoli vari. Sembrava essere lì da mesi, e non da pochi giorni.

Il letto, gli addobbi e anche la carta da parati era completamente diversa da quella di Misaki. Forse Monokuma aveva personalizzato le loro stanze. Anche se aveva detto che era tutto così quando il gioco era iniziato.

Strano, ma non rilevante per il momento.

Nowell iniziò a controllare ovunque, e Misaki fece lo stesso.

Dopo qualche minuto di ricerca, la ragazza notò una strana lettera, nascosta bene dentro un libro su erbe medicinali che sembrava piuttosto noioso.

-Nowell, vieni qui- incoraggiò il ladro, che la raggiunse, e insieme lessero la lettera, assemblata con tanti pezzetti di giornale, come si vedeva nei film e nelle serie TV.

“Stanotte verrai uccisa” 

Nowell e Misaki si scambiarono un’occhiata.

No, quello non poteva assolutamente essere un suicidio.

Ma chi era stato, e come?

-Ding Dong Dong Ding. Il periodo di indagine è finito, siete pregati tutti di raggiungere il salottino privato vicino alla hall- la voce di Monokuma attirò l’attenzione dei due ragazzi. Era arrivata l’ora del processo.

 

 

(A.A.)

Bene, allora, questo capitolo è molto più breve dei precedenti e il prossimo sarà solo un po’ più lungo.

Il motivo è che se negli hotel life il mio approccio di scrittura è narrativa, descrittiva e introspettiva, nel periodo investigativo e nei class trial lascio molto più spazio ai dialoghi e ai fatti nudi e crudi, cercando anche di strutturare la cosa come nel gioco, e quindi dando spazio principalmente agli indizi e alle discussioni.

Spero che il metodo sia di vostro gradimento, e per eventuali consigli, dubbi o altro non esitate a scrivermi.

Ora che ci sono tutti gli indizi (anche se qualcosa potrebbe comparire anche durante il Class Trial) credo che si possano fare teorie.

Non so se ho detto troppo, o troppo poco, o altro, quindi spero davvero di ricevere un feedback per migliorarmi nel prossimo chapter.

Se avete teorie, sono curiosa di saperle. Potete anche rispondere al sondaggio: Chi è il primo assassino?

Per il resto spero davvero che la storia sia interessante per i pochi che la leggono, mi auguro che continuerete a farlo, un bacione e alla prossima settimana :-*

   
 
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