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Autore: fleacartasi    07/05/2005    16 recensioni
Riuscire a far piangere Argus Gazza, custode di Hogwarts, in un'ora esatta di tempo? Una vera missione impossibile! Ma a Fred e George Weasley, due giovani Gryffindor del primo anno, piacciono le sfide...
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Ma dai, è impossibile

Salve a tutti! Questa è una one-shot senza molte pretese, comica [almeno spero! ^^"], e che ha come protagonisti i meravigliosi gemelli Weasley [me adora Fred e George!! *_*] e Gazza...o meglio, il povero Gazza...mi fa quasi pena in questa storia! :P

La fic è ambientata al primo anno di Fred e George, quando cioè Percy era al terzo anno, Charlie al quinto e Bill al settimo...Ad un certo punto c'è un piccolo riferimento ad una punizione data da Gazza a uno dei fratelli maggiori dei due gemelli, ed  in questo caso è Charlie, perchè me lo immagino, insieme a Bill, come una sorta di Malandrino...o come un naturale predecessore degli stessi gemelli, se vogliamo ^___^

Ah, la Rowling non ha mai parlato di un fratello di Lee Jordan , ma in questa one-shot l'ho inserito io...non so perchè, ma secondo me ci stava bene ^_^

Ora vi posso lasciare alla lettura...vi prego di lasciare un piccolo commento, mi farebbe veramente tanto piacere e a voi non costerebbe molto...dovete solo cliccare sulla scrittina blu in basso! :) 

Grazie mille!

~Flea~

***

 

 

*Mission: impossible*

 

"Ma dai, è impossibile! Quelli del settimo anno lo chiamano "Doppia T", Terribile e Temibile…"

"Nulla è impossibile…vero fratello?"

"Verissimo! Secondo me riusciremmo a farlo piangere nel giro di…diciamo un'ora? Magari anche meno!"

Lee Jordan si allentò il nodo della cravatta rossa e oro, mentre un'espressione scettica si dipingeva sul suo viso. "Farlo piangere? Voi siete pazzi"

"Vuoi dire che non sei dei nostri?!"

"Mi dispiace, ma stavolta me ne tiro fuori…non voglio finire appeso per i piedi al soffitto del suo ufficio!"

"Che delusione, compare…siamo davvero amareggiati!"

"Ma finitela!"

In quel momento, un bel ragazzo dalla carnagione scura, con grandi occhi color caffè e folti dreadlocks si avvicinò a loro. "Allora, cosa state combinando? I giovani flagelli di Gryffindor sono di nuovo all'opera?"

"Ehilà, Andy! Stavamo giusto dicendo a tuo fratello che ci ha dato un grande dolore…"

Andrew Jordan, settimo anno, alzò un sopracciglio, perplesso. "E sarebbe?"

"Oh, si rifiuta di partecipare alla nostra nuova missione…qualcosa che entrerà nella storia di Hogwarts!"

"Cioè?"

"Far piangere Gazza!"

Il ragazzo sgranò gli occhi, prima di scoppiare a ridere. "Voi siete pazzi"

"Non si capisce proprio che siete fratelli tu e Lee, non ti preoccupare…non solo siete uguali, ma parlate anche allo stesso modo!"

Andrew lanciò un'occhiata rassegnata al fratello minore. Doveva ammetterlo, somigliava davvero molto all'undicenne che in quel momento gli stava di fronte. "So che vi sembrerà strano, ragazzi, ma questa volta devo dare ragione a Lee. È una follia, Doppia T non vi farà tornare interi al vostro dormitorio!"

"Gente di poca fede…"

"Ma lo sapete cos'ha fatto a quel ragazzo di Ravenclaw che ha lanciato un fuoco d'artificio del dottor Filibuster davanti all'ufficio della McGrannitt? E non potete esservi dimenticati della punizione che ha dato a vostro fratello l'ultima volta!" Esclamò Lee, infervorato.

"Che ha minacciato di dare, siamo precisi! Via, sono tutte leggende metropolitane…Gazza vive grazie a quelle, altrimenti nessuno gli darebbe più retta già da un pezzo…quell'uomo è un agnellino in fondo!"

"Leggende metropolitane o no, vi conviene cercare un'altra vittima per far parlare di voi" Intervenne Andrew.

"Ma noi vogliamo il caro Argus! Nessuna vittima sarà mai perfetta come lui…"

"Ve lo dico per l'ultima volta, non riuscirete mai a farlo piangere dalla disperazione, è assurdo!" Insistette il maggiore dei due fratelli Jordan.

"Scommettiamo?"

Lee spalancò la bocca per la sorpresa, subito seguito da Andrew. "Cosa?"

"Avete capito bene, scommettiamo di riuscire a farlo piangere, in un'ora di tempo. Ci state?"

"Mh, la cosa si fa appassionante…vi state fregando con le vostre mani, lo sapete vero?" Domandò Andrew, che stava iniziando ad interessarsi seriamente alla scommessa.

"Tu non ti preoccupare, Andy, sappiamo quello che facciamo! Allora, quanto volete puntare?"

"Non saprei…vanno bene dieci galeoni?" Azzardò Lee.

"Solo dieci galeoni? Ragazzi siete un po' tirchi! Almeno una ventina…dobbiamo procurarci un po' di rifornimenti da Zonko!"

"D'accordo, io ci sto…Lee?" Chiese Andrew.

Lee annuì. "Preparatevi a sborsare venti galeoni, non avete scampo!"

"Mai cantare vittoria prima del tempo, Jordan, mai! Ora se volete scusarci…abbiamo un piano di guerra da mettere a punto!"

Andrew e Lee rimasero in silenzio, scambiandosi un'occhiata interrogativa.

"Bene, allora io vado in infermeria" Disse dopo qualche istante Andrew, alzandosi.

"In infermeria?" Ripeté Lee, sorpreso. "Ma non stai bene?"

L'altro scosse la testa. "Io sto benissimo…ma quei due presto avranno bisogno di un letto, ed è meglio avvertire Madama Chips per tempo!"

Lee annuì, temendo che il fratello avesse ragione.

*

"Ragazzi, siete sicuri di volerlo fare? Siete ancora in tempo per cambiare idea!" Bisbigliò Lee, incurante dell'occhiataccia che il professor RÜf gli aveva rivolto.

"Lee, Lee…ormai dovresti conoscerci, e sapere che non cambiamo idea tanto facilmente!"

Il ragazzo scrollò le spalle. Ormai, si era arreso. "Allora è per la fine delle lezioni di stamattina? Manca un'ora e mezza esatta…"

"Perfetto! Sarà pieno di poveri studenti affamati che affolleranno ogni corridoio per andare a pranzo, sarà fantastico! Immagina la scena…il povero Doppia T che esce di corsa dal suo ufficio, disperato, in lacrime, senza una direzione precisa…e tutta Hogwarts che assiste al nostro trionfo! Diventeremo degli eroi…"

Lee alzò un sopracciglio, poco convinto. "Lo ripeto: voi siete pazzi! Pazzi e megalomani…"

"Tu assicurati solo di trovarti fuori dal suo ufficio, appena finisce l'ora di Storia della Magia. Non vorrai perderti questa visione in anteprima, non sappiamo dirti con precisione quando finiremo con il caro Argus!"

"D'accordo, ci sarò…" Assentì Lee.

"Perfetto! Direi che è ora di entrare in azione…sei pronto fratello?"

"Prontissimo"

"Abbiamo gli strumenti?"

"Tutto il necessario!"

"RÜf è abbastanza rincoglionito per non guardarci nemmeno in faccia?"

"Se non vedessi con i miei occhi che sta parlando direi che è in stato catatonico!"

"Siamo in orario?"

"Spacchiamo il minuto!"

"Bene, possiamo cominciare allora"

"Buona fortuna ragazzi…nel caso non vi rivedessi più sappiate che è stato bello dividere la stanza con voi!" Disse Lee, non senza una punta di ironia.

"A te l'onore, fratello. Tre, due, uno…"

"Mi scusi professor RÜf! Io e mio fratello non ci sentiamo molto bene, potremmo uscire un attimo?"

Lo spettro, troppo occupato a recitare la sua cantilena monotona sulle guerre dei goblin, non alzò nemmeno lo sguardo verso il suo interlocutore, e si limitò a fare uno sbrigativo cenno d'assenso con la mano.

*

"Giuro che non ho mai trovato due alunni del primo anno più pestiferi di voi! Riempire l'ingresso della scuola di Caccabombe…come avete osato! Se fosse entrato qualche membro importante del Ministero per andare da Silente…non voglio nemmeno pensarci! E la colpa sarebbe ricaduta su di me! Che figura ci avrei fatto? Oh, ma adesso ve la farò vedere io…una sana punizione, ecco quello che ci va! Una di quelle belle punizioni di una volta, il preside non me la potrà negare! Aspettavo da anni questo momento…finalmente potrò usare il mio buon vecchio frustino!"

La voce roca e a dir poco infuriata di Argus Gazza gracchiò nel corridoio deserto. Il custode iniziò a scendere le scale che conducevano al suo ufficio, trascinandosi dietro due ragazzini, che teneva per le orecchie.

"Avreste dovuto essere a lezione…e invece eravate in giro per il castello a combinare guai! Questa gioventù d'oggi…sono solo degli impertinenti, pensano di avere il diritto di fare tutto! Potrei addirittura riuscire a farvi espellere…me parlerò alla signora McGrannitt, è l'unica che a volte mi dà ancora ragione qua dentro! Quella brava donna…"

"Ehi amico, che ne dici di lasciar stare il mio padiglione auricolare? Scommetto che te ne sarà grato…" Disse uno dei due ragazzini, che non sembrava per nulla intimorito dalle minacce di Gazza, tentando di divincolarsi dalla sua presa. Era piuttosto alto per la sua età, smilzo, con scompigliati capelli fulvi, vispi occhi blu e un viso grazioso, spruzzato di lentiggini. Una perfetta faccia da schiaffi, insomma.

"Non chiamarmi amico!" Ringhiò l'uomo, spalancando la porta di una stanza che si affacciava su uno stretto corridoio polveroso e spingendovi dentro i due alunni senza molta delicatezza.

"Non mi è mai piaciuto molto questo posto, amico, devo ammetterlo…" Esclamò l'altro ragazzino. Era piuttosto alto per la sua età, smilzo, con scompigliati capelli fulvi, vispi occhi blu e un viso grazioso, spruzzato di lentiggini. Una perfetta faccia da schiaffi, insomma, come quella del suo gemello.

Gazza li sbattè letteralmente contro gli schienali di due sedie di legno dall'aria scomoda, poi fece il giro attorno ad una scrivania ingombra di carte, e si sedette a sua volta su una poltrona consunta, rivestita di velluto grigiastro. Poi, si sporse verso di loro, con il naso che quasi toccava quelli dei due gemelli, gli occhi iniettati di sangue e un falso sorriso cordiale sulle labbra.

"Per favore, ragazzi, non chiamatemi amico…" Iniziò, con un tono di voce basso che doveva risultare gentile e carezzevole. "AVETE CAPITO??!" Urlò poi all'improvviso, con quanto fiato aveva in gola.

La gatta del custode, Mrs Purr, miagolò indignata per quello scatto d'ira, e scese dal davanzale su cui era appollaiata, sparendo dietro una catasta di oggetti sequestrati agli studenti, ammucchiati in un angolo.

Uno dei gemelli, che non si era scomposto minimamente, annusò per un istante l'aria, con una smorfia. "Ehi amico, hai un alito davvero terribile! Dovresti curare di più la tua igiene orale, non è vero Fred?"

L'altro annuì, con un'espressione innocente. "Verissimo George! A proposito…" Aggiunse poi, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni una caramella avvolta in una sgargiante carta verde acido. "Ne vuoi una? Bon Bon Soffio Glaciale alla menta piperita di Mielandia…un vero toccasana per i problemi come i tuoi, amico!"

"Come osate insultarmi così, piccole pesti? Non ho bisogno di nessuna caramella per l'alito, io!…E non chiamatemi amico!"

Fred scrollò le spalle, del tutto indifferente alle reazioni violente di Gazza. "Accidenti, sei davvero brutto quando ti arrabbi, lo sai?" Esclamò, con molta nonchalance.

L'uomo spalancò gli occhi infossati color grigio topo, e si passò istintivamente una mano fra i radi capelli castani e stopposi, più lunghi del normale, che gli ricadevano ai lati del volto smunto in ciocche irregolari. "Io…io non sono brutto!" Protestò poi, spiazzato.

"Oh, secondo me lo sei eccome, invece…" Rincarò la dose George, scambiandosi una breve occhiata complice con il fratello.

"State zitte, canagliette! Ora vi punisco io, piccoli insolenti…" Gazza spalancò un armadietto colmo di fruste, bastoni, e altri strumenti di tortura più o meno inquietanti.

"Eh…la verità fa male, non è vero Fred?" Disse George, ignorando il custode.

"Infatti George…meglio urlare e minacciare, piuttosto che sentire cose spiacevoli…"

Gazza, intento a cercare un'arma abbastanza efficace per punire i due Gryffindor, si fermò di colpo, reggendo a mezz'aria un'accetta con la mano destra. "Non è vero che non voglio accettare la verità!" Urlò, piccato, voltandosi di scatto verso di loro.

Fred e George sollevarono all'unisono il sopracciglio sinistro, con un'espressione scettica. "Mh…non siamo molto convinti…non ne vuoi parlare, eviti l'argomento! È un indizio più che sufficiente…"

Gazza si sedette a peso morto sulla sua poltrona polverosa, scrutando torvo i gemelli.

"Coraggio amico, confidati con noi!" Lo esortò Fred, sporgendosi e dandogli una pacca sulla spalla.

Lui si ritrasse subito, come se avesse preso la scossa. "Fermo ragazzino!"

"Ahi ahi George…ecco un altro sintomo!" Dichiarò Fred, assumendo un'aria professionale.

"Un altro sintomo di che cosa?" Sbraitò il custode, che sembrava iniziare a preoccuparsi.

"Della S.D.S, è ovvio!"

"S.D.S??"

"Sindrome Da Specchio!" Spiegò George. "Tu non riesci a piacerti, e sfoghi la tua frustrazione sugli altri…è lampante!"

"Io non sono frustrato! La mia vita…è una vita felice, ecco!" Gridò Gazza, indignato.

I gemelli lo guardarono entrambi con aria severa.

"Ne sei proprio sicuro, amico?" Gli chiese poi Fred, in tono provocatorio. "Da quant'è che non esci dal castello?"

L'uomo si portò una mano al mento, come per soppesare la questione. "Ma cosa state dicendo?! Io esco tutti i giorni!"

"Fuori dal parco?" Precisò George, con un sorrisetto malvagio.

Gazza spalancò la bocca, rivelando due file di denti non proprio candidi. "Oh…quello" Disse semplicemente, in imbarazzo.

"Sono mesi, vero? Magari anni! Da quant'è che non vai a berti un bicchiere di Firewhisky con gli amici ai Tre Manici di Scopa?" Lo incalzò Fred, spietato. "Avanti amico, confessa e starai meglio!"

Il custode rimase in silenzio per qualche istante, fissando il vuoto. "E va bene!" Sbottò infine. "Lo confesso! Sono anni che non vado al pub, anni che non esco dai confini di Hogwarts!"

"LO SAPEVO!" Strepitò Fred, sbattendo il pugno con forza sulla scrivania e facendo sobbalzare il custode. "Non ti piaci, e ti isoli perché hai paura di non essere accettato…"

"Voi dite?" Chiese lui, che all'improvviso aveva dimenticato il motivo per cui i due gemelli si trovavano nel suo ufficio.

"Proprio così!"

"E magari non li hai nemmeno più, gli amici con cui uscire…" Sibilò George, come un rettile.

Negli occhi di Gazza lampeggiò una scintilla di paura. "N-non è vero!"

"A-ah!" Sbraitò Fred, facendolo di nuovo sobbalzare. "Hai balbettato, è chiaro che menti…"

Gazza sembrava davvero mortificato. "D'accordo, lo ammetto! Non ho più nemmeno un amico…" Disse, con il labbro inferiore che tremava.

"Coraggio vecchio Argus! Non fare così! Gli amici non sono poi così importanti…" Lo consolò con falsa premura George, dandogli una forte pacca sulla spalla e facendolo quasi sbattere con il viso sulla scrivania.

"…quando c'è la donna della propria vita!" Continuò Fred, facendo l'occhiolino al fratello.

L'uomo li guardò con aria smarrita. "La…la donna della mia vita?"

"Ovvio! Tutti ne troviamo una…io ad esempio l'ho già trovata! Sai, Angelina Johnson è davvero fantastica…peccato che non sappia ancora di essere la mia anima gemella, ma questo è un particolare irrilevante!"

"E tu marmocchio? Tu l'hai trovata la donna della tua vita?" Chiese Gazza puntando un dito ossuto in direzione di George.

"Ma che domande sono?! Certo…si chiama Alicia, Alicia Spinnett…anche lei non sa che sono l'uomo della sua vita, ma non è importante, come ha già detto mio fratello!"

"Ah…io…beh…" Gazza afferrò la caramella che i gemelli avevano lasciato sulla scrivania, e la mise in bocca, ignorando i due Gryffindor.

"E tu amico?" Domandò Fred, intuendo la tattica del custode.

"Già…come si chiama la donna della tua vita?" Proseguì George.

Gazza quasi si strozzò con il Bon Bon Soffio Glaciale di Mielandia, e le sue guance diventarono paonazze. "La donna della mia vita? Non…non lo verrò di certo a dire a voi, ecco! E non chiamatemi amico!"

"O forse non ce l'hai?"

"…Forse ti sei messo in bocca quella caramella per non parlare, e speravi che non ti chiedessimo nulla…"

"E ora dici che non ce lo vuoi confessare…"

"Magari ti comporti così solo perché non c'è nulla da confessare…"

Fred e George si scambiarono di nascosto un gesto di intesa, osservando la reazione del custode, che aveva sgranato gli occhi e continuava a tergiversare, sollevando pezzi di pergamena e fingendo di impilarli sul piano della scrivania disordinata.

"Allora?"

"Sei diventato muto?"

"Eh…quindi è vero che non hai la fidanzata…"

"Forse l'hai trattata così male che lei ti ha lasciato…"

"E ora ti odia…"

"O magari è caduta in depressione per colpa tua…"

"O peggio…forse ha tentato il suicidio per te…"

"E alla fine è riuscita ad ammazzarsi…"

"E adesso ti perseguiterà sotto forma di fantasma…"

"Verrà nella tua stanza di notte…"

"E ti sussurrerà all'orecchio frasi inquietanti…"

"E ti farà diventare pazzo…"

"Sì, ti farà perdere la ragione…"

"E la sua terribile vendetta si compirà…"

"BASTA!" Urlò Gazza, alzandosi in piedi di scatto. "Non è vero niente!"

"Mh…è difficile crederti, amico…Chi ci garantisce che tu non stia mentendo?"

"…Potresti avere solo paura che andiamo a parlare con Silente di quello che hai fatto…"

"…E che ti facciamo cacciare da Hogwarts perché ti sei comportato da insensibile con una povera donna innocente…"

"Non sono stato io! È stata lei!" Gridò ancora l'uomo, con quanto fiato aveva in gola, interrompendo i due gemelli.

George inarcò un sopracciglio, trattenendo a fatica un sorriso di trionfo. "Prego?"

Gazza si avvicinò di nuovo alla sedia, le gambe tremanti, e rischiò di rovinare a terra prima di riuscire a sistemarsi. "E' stata lei a trattarmi male…è stata lei ad abbandonarmi!" Disse poi, in un tono di voce piagnucoloso che di solito non gli apparteneva affatto.

Fred e George si scambiarono un'occhiata, fingendo di essere mortificati, due identiche espressioni tristi e compassionevoli sui volti cosparsi di efelidi. "Oh amico, ci dispiace…"

"Noi non volevamo…"

"Chissà come stai male al suo ricordo…"

"E chissà come stai male quando pensi che lei ti ha lasciato per un altro…"

"Già, un ragazzo migliore di te…"

"Più bello…"

"Più simpatico…"

"Più affascinante…"

"Più ricco…"

Gazza afferrò la carta verde acido della caramella, e la strappò in piccoli pezzi con gesti nervosi. "Fermatevi!" Li supplicò quasi. "Per favore…e poi…chi ha detto che mi ha lasciato per un altro?" Domandò, senza risultare particolarmente convincente.

Fred rise, con aria saccente. "Ma insomma, caro Argus…è assolutamente ovvio!"

"Sai…le donne sono così prevedibili…" Aggiunse George, osservando le unghie della sua mano con atteggiamento indifferente. "Succede sempre così, ti giurano amore eterno, finché non incontrano uno migliore di te!"

Il custode aveva gli occhi sbarrati, e le mani strette a pugno. "E' vero…avete ragione…è proprio così!" Esclamò, in un improvviso moto di complicità maschile, per quanto bizzarra in quel contesto.

"Parlaci di lei…com'era?" Gli chiese Fred.

"Era di Tassorosso, come me, eravamo coetanei…si chiamava Louise…" Esordì l'uomo, con aria sognante.

"Era carina?" Indagò George.

Lui annuì. "Sì, era così bella…aveva i capelli lunghi e biondi, e degli occhi così azzurri!"

"E allora perché stava con un bruttone come te?!"

Gazza, troppo intento a rievocare la figura di quella studentessa, non prestò molta attenzione a quella *gentile* frase, né allo sguardo omicida che Fred lanciò a suo fratello. "Studiavamo sempre insieme, e io l'aiutavo…Ero bravo a scuola, mentre lei aveva molti problemi…spesso le scrivevo i temi di Storia della Magia, o le compilavo le mappe per Astronomia"

"Ma allora eri proprio un fesso!" Urlarono all'unisono i gemelli Weasley, sconcertati.

"Perché?" Si informò l'altro, con l'aria di chi era appena caduto dalle nuvole…e da una considerevole altezza.

"Stava con te solo per farsi passare i compiti!"

"E' lampante!"

"Come hai fatto a non accorgertene?"

"Insomma!"

"Che scandalo!"

"Io….io l'amavo!" Si giustificò Gazza, imbarazzato.

"Ah, povero Argus…" Lo compianse Fred.

"Così giovane ed ingenuo…"

"Poi cos'è successo?" Domandò George.

Il custode sospirò. "Un giorno dovevamo incontrarci in biblioteca, ma lei non è venuta…Sono andato a cercarla, e mentre passavo per un corridoio al terzo piano l'ho vista…stava baciando quel…quel bamboccio!"

"Bamboccio?"

"Che bamboccio?"

"Edward Stendford!" Esclamò Gazza. "Il ragazzo più popolare di Tassorosso, il capitano della squadra di Quidditch, il fondatore del Club di non so più che cosa, l'alunno più bravo del mio anno in Trasfigurazione!"

I due gemelli annuirono, compassati. "Gran brutta storia, amico…"

Le labbra dell'uomo continuavano a tremare pericolosamente, mentre la sua pelle rugosa impallidiva a vista d'occhio. "Louise……da allora non mi ha più rivolto la parola…"

"Ha trovato qualcuno che le potesse fare i compiti…"

"Migliore di te…"

"Più bello…"

"Più simpatico…"

"Più affascinante…"

"Più ricco…"

Gazza si mise le mani sulla fronte, disperato. "Povero me! Non avevo fatto nulla di male!"

Fred inarcò un sopracciglio. "Coraggio amico…devi ammettere però di essere stato davvero ingenuo!"

"Senza contare che…in fondo…" Disse George.

"…Non si può dare torto nemmeno alla *simpatica* ragazzina!"

Il custode si abbandonò contro lo schienale della sedia, distrutto. "Cosa volete dire?" Chiese, in tono scoraggiato.

"Beh…"

"Dopotutto…"

"Non ti arrabbiare, caro Argus…"

"Ma…"

"Mettiti nei suoi panni…"

"Tu cosa avresti fatto?"

Gazza sembrò soppesare la questione per qualche istante. "Penso…penso che avrei scelto il ragazzo bravo a scuola ma anche bello!" Subito dopo aver pronunciato quella frase, si portò le mani alla bocca, e la sua espressione divenne più affranta che mai.

"Appunto, amico…" Dissero i fratelli Weasley.

Gazza emise un verso simile al ringhio di un cane bastonato.

"Dai amico, non ti abbattere!" Esclamò Fred.

"Mio fratello ha ragione…avrai perso la donna della tua vita ma sicuramente ne avrai trovata un'altra!"

Il custode li fissò con occhi vacui, senza rispondere.

"Ne hai trovata un'altra, vero?" Gli domandarono ancora i Gryffindor.

Lui iniziò a piagnucolare. "Io…io…"

"Avanti, Argus, non essere timido!"

"Dicci come si chiama…"

"Quanti anni ha…"

"Che lavoro fa…"

"Quando vi vedete…"

"Cosa fate insieme…"

L'uomo continuava a guardarli con uno sguardo smarrito.

"Non mi dire che è una donna di questa scuola…"

"E' vero! E bravo amico…così vi potete incontrare spesso!"

"Ecco perché a volte quando usciamo di notte non sei in giro a pattugliare i corridoi…"

"Fred!"

"Ops, questo non dovevo dirlo!"

Gazza aprì la bocca, ma da essa fuoriuscì solamente una sorta di rantolo affranto.

George incrociò le braccia, gli occhi blu che brillavano, sadici e divertiti. "Ho capito, vuoi fare il difficile…vorrà dire che dovremo indovinare!"

"Per me è la McGrannitt…l'ho notato come la guardi quando pensi che nessuno ti veda, sai?" Disse Fred, trattenendosi dallo scoppiare a ridere.

Gazza si alzò in piedi di scatto, rovesciando la pesante poltrona, che finì a terra producendo un rumore assordante. Il labbro inferiore gli tremava sempre di più, e gli occhi sgranati e iniettati di sangue sembravano sul punto di scoppiare. L'uomo si portò le mani ai capelli, e le ginocchia gli cedettero, facendolo rovinare sul pavimento.

*

Lee Jordan scese di corsa la stretta scalinata che portava all'ufficio di Gazza, e si appoggiò alla parete di pietra, nascondendosi dietro ad una vecchia armatura coperta di ruggine. Quando il custode sarebbe uscito da quella stanza, molto probabilmente sarebbe stato a dir poco furioso, ed era sicuramente meglio non farsi trovare sulla sua traiettoria. Il ragazzo sorrise fra sé e sé, pensando che riuscire a saltare gli ultimi dieci minuti di lezione con una banale scusa come quella di andare in bagno fosse meglio di niente. Soprattutto quando la lezione in questione era quella di Storia della Magia. Lee si tolse la cravatta rossa e oro, che gli dava sempre fastidio, e la ripose nella borsa di tela, già tutta rotta nonostante la sua ancora breve permanenza a Hogwarts. Poi, si preparò ad aspettare ancora, sperando che Fred e George non fossero già stati seviziati, squartati o dissolti nell'acido da quel vecchio pazzo. L'assenza di grida o rumori vari proveniente dall'ufficio, in effetti, erano già un segnale preoccupante, che non gli piaceva affatto.

Ma dopo cinque minuti, un grido disumano risuonò nel corridoio, proprio in concomitanza con la campanella che segnalava la fine delle lezioni mattutine. Lee sobbalzò dallo spavento, e si appiattì di più contro la parete, iniziando a pensare ad un elogio funebre in onore dei due temerari gemelli di Gryffindor morti nel corso di una missione onorevole come quella. Poi la porta dell'ufficio si spalancò, sbattendo con violenza. I cardini quasi si staccarono dalla parte, e cigolarono sinistramente. Il ragazzo si arrischiò ad allungare il collo per capire cosa stesse succedendo, e la scena che si presentò davanti ai suoi occhi gli gelò il sangue nelle vene.

Gazza era fermo in mezzo al corridoio, le braccia abbandonate lungo i fianchi, le nocche delle mani bianche, il viso cosparso di macchie color cremisi, i capelli più arruffati che mai. Sembrava vittima di una qualche trance mistica, ma qualche secondo dopo parve risvegliarsi, e iniziò a camminare velocemente. O meglio, a barcollare velocemente, come se fosse cieco, pronunciando mezze frasi sconnesse ad alta voce.

"Louise…"

"Io non sapevo…"

"I compiti…"

"Io l'amavo…"

"Le mappe di Astronomia…"

"Andrew…"

"I temi di Storia della Magia…"

"Il più bravo in Trasfigurazione…"

"LA DONNA DELLA MIA VITA!!"

"La donna della sua vita??!"

Lee si portò subito le mani alla bocca, quando si accorse di aver detto quella frase ad alta voce, e proprio mentre il vecchio pazzo stava passando accanto al suo *nascondiglio*. Come previsto, la sua buona stella lo abbandonò proprio nel momento del bisogno, e Gazza si fermò, voltandosi alla sua destra e notandolo immediatamente. Non che ci volesse molto, in effetti, visto che i suoi dreadlocks spuntavano da ogni parte dietro all'armatura, e la sua borsa era abbandonata in bella vista. Lee considerò che avrebbe potuto tranquillamente smettere di pensare all'elogio funebre per i suoi amici, dato che sarebbe stato polverizzato come loro da quella furia ultrasessantenne.

Il custode si avvicinò sempre di più a lui, osservandolo come se fosse una bestia rara…o forse un orribile scarafaggio. Da schiacciare.

"Ti prego Doppia T, non appendermi al soffitto del tuo ufficio per i piedi!" Lo supplicò il Gryffindor, portandosi istintivamente le mani davanti al viso.

Il viso di Gazza era a pochi centimetri dal suo, e Lee sentiva un forte odore di menta. Forse era già morto, e quello era il profumo dell'adilà…

"Perché è dovuto succedere proprio a me?? Perché??!"

Lee aprì gli occhi, a dir poco sorpreso, quando si rese conto che Gazza l'aveva letteralmente abbracciato, e stava gridando disperato.

"Ehi…ehi, signor…ehm…Argus…stia calmo! Non si disperi così!" Balbettò il ragazzo, impacciato.

L'altro si sollevò di nuovo, e lo fissò con gli occhi lucidi. "Io…io…" Farfugliò, prima di allontanarsi, sempre barcollando, senza una direzione precisa.

Lee tirò un sospiro di sollievo, prima di rialzarsi e recuperare la sua borsa. Forse, la sua buona stella era stata davvero buona quella volta. Prima di rendersi del tutto conto di quanto era appena successo, delle risate soffocate lo fecero voltare. "Voi!" Esclamò subito dopo.

Fred e George lo stavano osservando, appoggiati allo stipite della porta, con due identici ghigni divertiti sul volto, le cravatte della divisa un po' storte e i capelli spettinati.

"Non siete due fantasmi, vero?" Domandò loro l'amico, che si sentiva stordito.

I due scossero la testa. "Siamo proprio noi, Jordan, in carne e ossa…Come puoi vedere, il caro Argus è innocuo…E ora sgancia i galeoni!" Fred gli andò incontro, trionfante, con la mano tesa.

Lee inarcò un sopracciglio. "Veramente…"

"Osi insinuare che la nostra missione non è andata a buon fine? Ma hai visto in che stato era Doppia T?!" Protestò George, indignato per la reticenza del suo compagno di Casa.

"L'ho visto, ma…Insomma, non stava piangendo!" Obiettò l'altro. "Era in uno stato pietoso, ma non stava piangendo…"

Fred e George si scambiarono un'occhiata complice.

"D'accordo, uomo di poca fede, d'accordo" Disse Fred, incrociando le braccia. "Rispettiamo i patti fino in fondo…Proporrei di andare in Sala Grande, a goderci la fine dello spettacolo. Ormai dovrebbe essere abbastanza piena di studenti…e anche Gazza dovrebbe quasi esserci arrivato"

"Se lo dite voi…" Lee si limitò a seguire i due gemelli con aria perplessa.

I tre Gryffindor si accodarono ad un numeroso gruppo di Ravenclaw del terzo anno, diretti in Sala Grande.

*

Minerva McGrannitt si era appena seduta al tavolo dei professori, fra Snape e Silente, quando nella Sala Grande entrò un numeroso gruppo di studenti, che continuavano a ridere senza sosta e ad alta voce.

"Si può sapere cosa sta succedendo?" Disse Snape, in tono irritato, corrugando le sopracciglia corvine, mentre il suo viso pallido si tingeva di una vaghissima tonalità rosata.

Silente arricciò le labbra in un piccolo sorriso divertito. "Penso che quel gruppetto di Ravenclaw e di Gryffindor sia divertito per qualche motivo, Severus, non vedo altre spiegazioni possibili" Rispose poi il preside, mentre gli occhi turchini scintillavano di ironia.

Il professore di Pozioni si limitò ad emettere un grugnito infastidito, prima di concentrarsi sul suo piatto decorato dal blasone di Hogwarts, ancora inesorabilmente vuoto.

All'improvviso, nella grande stanza il trambusto e le risa si moltiplicarono ancora, mentre faceva il suo ingresso Gazza.

"Ma cosa…?" Esclamò la McGrannitt perplessa.

Il custode avanzò fra i lunghi tavoli delle Case, con gli occhi sempre più dilatati ed iniettati di sangue, e l'aria smarrita e a dir poco affranta. Mentre camminava, teneva le braccia davanti a sé, aperte, come se stesse brancolando nel buio, e pronunciava a voce altissima parole frammentate.

"Gazza, cos'è successo?" Gli domandò Silente, con gentilezza.

Proprio in quell'istante, Lee Jordan e i gemelli arrivarono nella Sala Grande, e si sedettero vicino a Charlie e Bill, e ai loro amici del quinto e settimo anno di Gryffindor.

"Si può sapere cos'è preso al vecchio Doppia T?" Chiese loro Bill, divertito.

Loro scrollarono le spalle.

"Non sapremmo proprio dirti, fratello…" Ribatté poi Fred, cercando di assumere un'aria innocente.

Nel frattempo, Gazza era arrivato in fondo alla sala, ed era quasi crollato in ginocchio, come se stesse pregando.

"Argus, sta bene?!" La McGrannitt si alzò, fece il giro del tavolo e piegò il busto in avanti, per sincerarsi delle condizioni dell'uomo, che non accennava a muoversi.

Non appena lei si sporse, Gazza emise una sorta di ululato disumano, che la fece sobbalzare e provocò un autentico boato di ilarità fra gli studenti.

"Silenzio per favore! Silenzio!" Sbraitò la donna, cercando di riportare la calma. "E lei non urli così!" Sbottò poi, rivolta a Gazza.

"Minerva!" Gridò quest'ultimo in risposta, aggrappandosi alla veste color prugna della professoressa.

"Argus, è impazzito per caso?" Esclamò lei, sconvolta, cercando di tirarsi indietro e sbattendo contro il tavolo alle sue spalle.

La Burrobirra bollente del professor Vitious si rovesciò sulla tovaglia di lino pregiato, e finì rovinosamente sulle gambe di Snape, che non riuscì a trattenere un'esclamazione ben poco fine, e si alzò in fretta, saltellando da un piede all'altro per il bruciore.

"Minerva, perché??!" Continuò imperterrito Gazza, tirando ancora la gonna di velluto. "Perché non hai voluto rendermi felice, perché?!"

"Io…io…"

Le risate erano sempre più forti, e qualche ragazzo aveva iniziato a fischiare.

"Tu eri la donna della mia vita! Ti ho amata dal primo momento in cui ti ho vista! Perché mi hai rifiutato? DIMMELO!"

La McGrannitt diventò paonazza, e quella fu la prima e l'ultima volta in cui tantissimi studenti ebbero l'occasione di vederla così. "Argus, non è il momento…non è la sede…"

"Non me ne andrò di qui finchè non me lo dirai…Minerva, parlami!" Urlò ancora Gazza, senza arrendersi.

Lei sospirò, imbarazzata. "Argus, è inutile! Io non ti amo, non ti ho mai amato…mettitelo in testa e finiamo questa sceneggiata!"

Un silenzio attonito, carico di tensione, accolse quelle parole, che rimbombarono nella stanza. La donna abbassò il viso, e si sistemò meglio gli occhiali dalle lenti quadrate.

Gazza si sollevò, con una lentezza innaturale, il viso che tornava a riempirsi di sgradevoli macchie di un rosso intenso. "Minerva…Minerva…perché?"

Subito dopo, il custode scoppiò a piangere, mentre dalle quattro tavolate si levò un dispiaciuto "Oh…", unito a risate di soddisfazione, da parte di chi, in quegli anni, era stato punito ingiustamente ed ora poteva godersi una dolce vendetta.

Il rumore nella Sala Grande cresceva sempre di più, ma il pianto di Gazza lo sovrastava abbondantemente.

*

"Sono impressionato, devo ammetterlo…" Andrew Jordan stava uscendo in quel momento dalla Sala Grande, insieme ad un gruppetto di amici.

Gazza era stato trasportato in infermeria circa mezz'ora prima, in stato semi catatonico dopo che aveva continuato a sbraitare e a piangere ininterrottamente per un quarto d'ora, senza che nessuno riuscisse a calmarlo. Anche Severus Snape era nelle grinfie di Madama Chips, che stava cercando di curare la reazione allergica che la Burrobirra gli aveva provocato, e qualcuno giurava di aver sentito le sue urla di dolore anche dal quinto piano. Quanto a Minerva McGrannitt, già fiorivano le leggende che la volevano emigrata per almeno dieci anni alle Hawaii, o al Polo Nord.

"Povero Doppia T, mi fa quasi pena" Aggiunse Bill Weasley, senza riuscire però a rimanere serio.

"Beh, non esageriamo…dopo tutto quello che ci ha fatto passare! Non si poteva mai scappare di notte in pace…almeno per qualche tempo saremo liberi!"

"Ben detto, Andy…e quindi dovresti ringraziare chi ti permetterà di trascorrere piacevoli serate in dolce compagnia senza doverti preoccupare di Gazza…"

Il ragazzo si passò una mano fra i dreadlocks, mordendosi il labbro inferiore. "Mi avete beccato…speravo di passarla liscia, devo ammetterlo!"

Fred e George Weasley, seduti sul primo gradino della scala che portava ai piani superiori, gli sorrisero sornioni.

"Devi ancora imparare che noi Weasley non ci facciamo fregare tanto facilmente, Jordan" Disse George, trionfante.

Charlie, che aveva ascoltato la conversazione, scambiò un'occhiata perplessa con Bill, ed inarcò un sopracciglio. "Non mi dite che in questa storia c'entrate voi…"

I gemelli annuirono, soddisfatti.

"Proprio così, fratello" Ribatté Fred.

"Siete davvero perfidi voi due…" Esclamò Bill, cercando di assumere un'aria contrariata da bravo fratello maggiore, che però non gli si addiceva affatto.

"Allora, Andy?"

"Noi stiamo aspettando…"

"Anzi…Zonko ci aspetta, ad essere precisi!"

Andrew sospirò, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni della divisa alcune monete.

"Lee ci ha già dato la sua parte, non vogliamo umiliarti più di tanto" Disse George, sardonico.

"Vi odio, ve l'ho già detto?" Sentenziò Andy, mettendo nella mano aperta di Fred dieci galeoni.

"Come volevasi dimostrare…mai cantare vittoria prima del tempo, Jordan!" Esclamò Fred, deliziato.

"E ora se volete scusarci…andiamo in Sala Comune a farci osannare un po' dalle folle!" Aggiunse suo fratello, iniziando a salire la lunga scala. "Hogwarts ricorderà la nostra impresa per secoli, ci costruiranno anche un monumento…abbiamo fatto piangere Doppia T in un'ora, ancora non ci credo!"

Andrew sospirò ancora. "Mi hanno fregato…"

Charlie ridacchiò. "Fred e George hanno solo undici anni, ma sono molto più furbi di tutti noi messi insieme temo…"

"La vostra è una famiglia diabolica, siete…assurdi!" Sbottò l'altro, con un sorrisetto rassegnato.

"Che ti serva da lezione, Jordan…mai fare scommesse con uno qualunque dei Weasley! Soprattutto con i gemelli…"

"Lo terrò a mente…spero per i miei parenti che non abbiate altri fratelli!"

Bill scosse il capo. "Mi dispiace deluderti, Andy, ma abbiamo un altro fratello di nove anni, Ron…"

"…E una sorella di otto, Ginevra"

Il ragazzo finse di sbattere la testa contro un muro. "Non è possibile, dev'essere un incubo!"

"Se vuoi possiamo svegliarti…"

"…Se ci dai cinque galeoni, ovviamente…Noi Weasley non ci smentiamo mai!"

Andrew scoppiò a ridere, subito seguito da Bill e Charlie.

*

The end

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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