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Autore: EcateC    25/08/2019    9 recensioni
Sul finire del diciottesimo secolo Crowley fa una scoperta terribile. Scopre che Aziraphale, il SUO Aziraphale, si frequenta in modo decisamente equivoco con un umano, un tal Oscar Wilde.
Per ripicca, il demone decide di trovarsi anche lui un umano famoso con cui farlo ingelosire, ma lo troverà solo un centinaio di anni dopo, in un palcoscenico…
 
Con la straordinaria partecipazione di Oscar Wilde e Freddie Mercury
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra, ultima metà dell’ottocento.





 
Aziraphale amava passeggiare con un sorriso gioviale stampato in volto. Sorrideva ai bambini, salutava con un cenno i passanti e dava sempre una moneta o due ai mendicanti.
O, almeno, così si sforzava di fare. Era dura essere un angelo e sorridere anche quando un poppante decideva di rigurgitarti tutta la minestrina sul panciotto. Era dura essere un angelo e sorridere quando sai per certo che quel violento e improvviso nubifragio ha imperversato davvero per farti un dispetto. 
Ma Aziraphale era superiore agli scherzetti del suo Dipartimento: miracolava un ombrello e camminava impettito col suo bastone da passeggio, lucido e in rigoroso pendant col farfallino…
 
-Ma guarda che checca-
L’angelo si voltò e guardò con occhi offesi un rozzo omaccione, che stava seduto scomposto in una panchina del St. James's Park. Era tutto sudicio, probabilmente era uno scaricatore di porto o un minatore. Di certo era grosso, muscoloso e ottuso come un mattone.
-Cos’hai da guardare, finocchietto?- sbraitò l’uomo, aggressivo.
L’angelo gonfiò il petto -Lei è proprio un gran villano!-
-Che hai detto!?- ringhiò costui, alzandosi in piedi e sputando al contempo -Cos'hai detto, signorina?-
L’angelo indietreggiò, facendosi piccolo piccolo -Io… Ecco…-
Ma come fece per agguantargli il soprabito, l’uomo iniziò a strillare dal dolore e ad agitarsi come un pazzo. Il suo sedere infatti si era incendiato come una fiaccola, tanto che costui dovette tuffarsi nel laghetto delle anatre per spegnere le fiamme. Aziraphale rimase a bocca aperta e poi sorrise, divertito. Sapeva già cos'era successo, non ci voleva un genio per capirlo.
-Crowley?- chiamò infatti, per poi voltarsi -Avanti, fatti vedere, so che ci sei-
-Non dovresti permettere agli umani di parlarti così- gli rispose alle spalle, facendolo trasalire.
Aziraphale si voltò di nuovo, fronteggiando finalmente il suo amico.
-Sai bene che non posso fare del male agli umani e poi non sono avvezzo alla violenza. Io porgo l'altra guancia, come è giusto che sia-
Crowley borbottò un "ma smettila" e colse una mela da un albero, che non era un melo bensì un castagno, ma questi sono dettagli.
-E poi tanto ci sei tu che vieni a salvarmi!- continuò Aziraphale, prendendolo a braccetto -Perché destreggiarmi in zuffe, se ho il mio cavalier servente!-
Crowley scansò il bracciò come se si fosse scottato.
-Hm! Non... mpf...fa…- deglutì -Non farlo mai più!-
-Oh, andiamo. Siamo o non siamo amici?-
-No!- lo contraddisse il demone, polemico -Io non sono tuo amico. Ogni tanto ti salvo il didietro, ma non sono tuo amico!-
-Va bene, come non detto- gli disse per farlo stare tranquillo -Ma, Crowley, cosa hai fatto lì?- gli domandò, indicandogli la spalla sinistra. Crowley si voltò subito a sinistra e Aziraphale lo baciò subito sulla guancia destra.
Il demone arrossì come un pomodoro e iniziò a sbraitare, mentre l’altro riprese a passeggiare con aria soddisfatta.
Crowley continuò a lamentarsi per dieci minuti buoni, finché Aziraphale non si bloccò di scatto, tanto che il demone gli finì addosso.
-Oh, Cielo! Ma quella è la carrozza di Oscar!- esclamò l’angelo, con occhi sognanti per l’entusiasmo.
-Oscar? E chi è Oscar?!- domandò Crowley, solo che Aziraphale aveva già osato una corsetta fino all’altro lato della strada -Angelo! Non correre che ti fai male!-
Crowley lo raggiunse ma poi si trattenne dal proseguire, tenendosi a debita distanza. Aziraphale si era fermato a salutare un uomo molto alto e robusto, vestito con abiti eccentrici ma allo stesso tempo eleganti, non certo volgari. I due avevano iniziato a chiacchierare amabilmente come se si conoscessero da una vita. Il demone aggrottò le sopracciglia sottili e li osservò con attenzione, mentre una rabbia leonina aveva iniziato a ruggirgli nel petto.
Chi diavolo era quel tizio e cosa voleva dal suo angelo!?
Crowley si preparò a colpire, avrebbe incendiato i sederi di tutta Londra, se fosse stato necessario. Solo che Aziraphale non sembrava preoccupato, anzi, sorrideva in modo dolce e naturale. 
Appena notò Crowley, l'arguto gentiluomo gli accennò un sorriso.
-Perdonami se ti interrompo, Zira, ma c’è un gentile signore che credo voglia unirsi alla conversazione- gli disse con un tono di voce affettato, l’accento irlandese.
-Io non sono gentile e non voglio unirmi alla conversazione- sibilò subito il demone, in automatico.
Aziraphale si voltò -Oh, Crowley! Lascia che ti presenti Lord Oscar Wilde, il mio nuovo scrittore preferito- esclamò, guardando il dandy con un sorriso pieno di ammirazione -Oscar, lui è Crowley, un caro amico di vecchia data-
-Oscar Wilde, lieto di fare la vostra conoscenza- esclamò il suddetto scrittore, togliendosi il guanto di pelle per stringergli la mano.
-Crowley- rispose l’altro, spiccio.
-Zira è davvero un amabile conversatore, sembra quasi che abbia vissuto cent’anni-
-Zira!?- sussurrò il demone, iniziando ad arroventarsi dalla gelosia.
Ma quello che rispose Aziraphale fu ancora peggio. L’angelo infatti arrossì e si toccò una guancia con fare svenevole -Oh, caro! Sei sempre troppo gentile!-
Fermi tutti! CARO!?
Il demone sgranò gli occhi. L'angelo lo aveva chiamato caro? Il nomignolo che aveva da sempre riservato a lui?? Crowley si sentì mancare la terra sotto i piedi. Li guardò camminare, entrambi con il bastone da passeggio, entrambi eccentrici e vistosi, seppur in maniera diversa. Sembravano una perfetta coppia di amici o, peggio, di amanti. Crowley li raggiunse con le mani strette a pugno.
-Come procede il manoscritto?- sentì domandargli Aziraphale.
-Fa i capricci, ci bisticcio. E poi la calura estiva riesce a rendere insopportabile anche una tazza di tè, figuriamoci la stesura di un romanzo. Sono quasi tentato di buttarmi nel fiume-
-Il modo migliore per resistere alle tentazioni, è cedervi- sibilò il demone, acido.
Aziraphale lo guardò male, Wilde invece sgranò gli occhi e sorrise, deliziato.
-Brillante!- disse infatti, profondamente colpito.
-Non starlo a sentire, Oscar. Crowley ama scherzare- esclamò duramente Aziraphale, fulminando il demone con lo sguardo.
-Lui ama scherzare e io amo non prendermi sul serio. Direi che io e il signor Crowley possiamo andare d’accordo- esclamò Wilde rivolto anche al demone, ma costui aveva già allungato il passo per sorpassarli.
Crowley infatti non poteva sopportare quel teatrino un minuto di più. Si sentiva fuori posto come un terzo in comodo, escluso dal suo stesso migliore amico.
Guardò quei due salutarsi da dietro un muro, percependo sempre più chiaramente che c’era del feeling. L’umano poi guardava Aziraphale con malcelato desiderio, ma i suoi occhi blu e spioventi non erano solo incredibilmente espressivi, ma anche molto perspicaci.
“Ora vai, prima che il tuo fidanzato mi tiri un colpo di baionetta” sussurrò infatti all’angelo, senza farsi sentire da Crowley.
“Oh Cielo, Oscar! Lui non è…”
Ma l’altro lo fece tacere con un occhiolino.
 
 
-Devi stargli lontano!-
-Ma perché?-
-Perché sì!- ringhiò Crowley, pestando furiosamente i piedi -Non capisci che quell’Oscar Wilde è un umano!? Vuole solo metterti le mani addosso, nient’altro!-
-Shh, parla piano, per carità!- lo sgridò Aziraphale, guardandosi intorno con circospezione -Oscar è sotto inchiesta per questo-
-E guarda un po’! È un lussurioso!-
-Non è un lussurioso, ti sbagli di grosso!- gli sussurrò l’angelo tra i denti -È un gentiluomo, e poi dovresti sentirlo parlare, ha un modo di conversare che è idilliaco. Io non so come faccia, ma riesce sempre a rispettare le buone maniere anche quando fa dell’umorismo pungente. È formale ma non imbalsamato, classico e moderno al contempo, proprio come i suoi libri-
-Ti sei preso una cotta per lui?- concluse Crowley, sempre più geloso. Aziraphale arrossì -Ma no, caro… Ho solo molta stima, tutto qui-
-Stai mentendo. I miei sensi da demone mi dicono che stai mentendo-
L’angelo, ironia della sorte, alzò gli occhi al cielo. -Oh, santa pazienza, Crowley! E se anche fosse?- lo provocò, guardandolo nelle lenti scure -Cosa c’è di male? E, soprattutto, cosa c’entri tu? Non sei mica il mio capo, e nemmeno mio marito, se è per questo-
-Hai ragione, fai come ti pare-
-Bene, allora- esclamò Aziraphale, riprendendo a camminare. Crowley lo seguì, ma non si sentiva affatto tranquillo. Avrebbe voluto prendere quell’umano e lanciarlo sulla Luna, da quanto era geloso e arrabbiato.
Aziraphale intuì il suo malessere, dopotutto era pur sempre un angelo, aveva una sensibilità e un’empatia ben più sviluppate della media.
-Guarda che lui non esclude te. Tu continuerai a essere mio amico, non devi essere geloso-
-Io non sono geloso!- ribatté subito Crowley, imbarazzato.
Aziraphale gli sorrise, pazientemente -Mh, va bene. Allora non ti scoccia se stanotte non sarò in libreria, vero?-
Crowley sgranò gli occhi e si tolse gli occhiali -Perché non sarai in libreria questa notte, Aziraphale?-
-Perché Oscar mi ha invitato a casa sua-
-Cosa!? Cioè… Dove?- domandò Crowley, profondamente sconvolto
-Nella sua villa, qui in centro a Londra. Devi vederla, ha un gusto nell’arredamento che è qualcosa di squisito- esclamò, di nuovo con occhi sognanti -E che nottate meravigliose, non le dimenticherò mai-
Al demone ormai fumavano le orecchie. Non poteva credere a quello che aveva sentito.
-Crowley?-
-Vorresti dire che ci sei già andato?- gli domandò, incredulo e leggermente minaccioso.
-Eccome! E sai cosa mi ha detto l’ultima volta? Ha detto che Dorian Gray ha gli occhi color cielo, proprio come i miei!- Aziraphale sorrise e arrossì come un pomodoro -Ti rendi conto? Color cielo. Non è una cosa meravigliosa da dire?-
-Oh, sì. Talmente tanto che tra un po’ mi metto a vomitare arcobaleni- brontolò come una pentola di fagioli.
-Ma smettila, brontolone- lo rimproverò l’angelo, prendendolo a braccetto. Questa volta l’ingelosito Crowley non lo allontanò. Lo guardò nel viso niveo, arrabbiato e ferito come non si era mai sentito in vita sua.
-Vi siete baciati?- gli domandò, sempre sul piede di guerra.
Aziraphale sorrise, stringendo forte le labbra -Ma no…-
-Stai di nuovo mentendo!-
L’angelo sbuffò -Forse Oscar mi ha chiesto se poteva darmi un bacio e forse, sottolineo forse, io gli ho risposto di sì-
-COSA!?-
-Ho detto forse!-
-Bell’amico- esclamò il demone, mollandogli bruscamente il braccio -Complimenti, Aziraphale-
Il demone tentatore iniziò a camminare a passo svelto, a quel punto non riusciva più a fingere che la cosa non gli importasse.
-Crowley!- esclamò prontamente il biondo, inseguendolo -Ma dico, sei impazzito?-
-Perché non me lo hai detto?- gli domandò di scatto, offeso e risentito -Se non ero io a chiedertelo, tu neanche me lo dicevi!-
-Perché, tu per caso mi racconti tutte le nefandezze che fai con gli umani!?-
Crowley inorridì -Nefandezze!? Ma di quali nefandezze stai parlando? Io non faccio niente con gli umani, razza di idiota che non sei altro!-
Questa volta fu Aziraphale ad arrossire -Pff, non ti credo. Sei un demone, tu vivi nel peccato-
-Induco in tentazione gli umani fra di loro, non con me, cretino!-
-Oh, adesso non è il caso di essere volgari-
-Deficiente!- rimarcò il demone, iniziando a camminare a passo molto svelto.
-Crowley! Crowley, aspettami!-
Aziraphale si sfilò dalla tasca un fazzoletto di seta e si asciugò la fronte, inseguendo a tutta velocità il suo amico dalle gambe lunghe e snelle.
-Aspettami, Crowley! Non correre, sai che non sono portato per l’attività sportiva…-
Il demone si fermò, ancora indignato -Beh, dovresti iniziare, perché sei grasso!-
L’angelo spalancò la bocca -Ma senti che lingua impunita! Io non sarò un figurino, ma tu sei… Sei….-
Lo guardò dall’alto in basso, alla ricerca disperata di un difetto fisico. Il demone alzò un sopracciglio.
-Tu sei…- Aziraphale sospirò, rassegnato -Tu sei uno schianto. E non ti credo quando dici che non hai mai fatto niente con gli umani. Non ci credo nemmeno se lo vedo, sono peggio di San Tommaso-
-Fa’ come ti pare- concluse, dandogli le spalle.
Aziraphale ci pensò su e poi realizzò in un baleno la portata di quell'affermazione. Un sorriso tenero sbucò dal nulla sulle sue labbra, lo guardò con sagacia e gli si avvicinò per fiancheggiarlo, sempre con quel sorriso dolce ma eloquente stampato in viso.
-Che c’è?- gli domandò Crowley tra i denti, percependo un po’ troppa tenerezza nell’aria.
-Niente, tesoro. Sono solo molto contento che tu ti sia preservato-
Crowley si voltò di scatto, allarmato -Cosa intendi per preservato!?-
-Beh, intendo verg…-
Ma Aziraphale non fece in tempo a terminare la frase, perché Crowley sgranò gli occhi, lo afferrò per il bavero e lo sbatté con tutta la sua forza contro il muro, inferocito.
-NON OSARE DIRE QUELLA PAROLA RIFERITA A ME!- gli ringhiò in faccia, furente, talmente vicino che i loro nasi quasi si scontrarono -Io ho solo detto che non ho fatto niente con gli umani, ciò non significa che non abbia fatto niente con gli altri demoni! È chiaro!?-
Aziraphale non rispose, tanto era sorpreso dalla quella reazione spropositata.
-È CHIARO!?- ripeté Crowley con fervore, più indemoniato del solito.
-È chiaro, è chiaro, stai tranquillo!- esclamò subito il biondo, alzando le mani in segno di resa.
-Hm- grugnì, mettendolo giù -Sarà meglio-
L’angelo si ricompose, raddrizzandosi il farfallino. Lo guardò alle spalle e sorrise, di nuovo.

 
***
 

Crowley non era il tipo di demone che si piangeva addosso.
Doveva solo trovare un umano con cui fare sesso, fine. Ed era facile, il mondo era pieno di umani, ce n'erano per tutti i gusti. Alti, bassi, neri, bianchi, giovani, vecchi, maschi, femmine… Aveva davvero l’imbarazzo della scelta.
Pertanto iniziò a guardarsi intorno, girovagando per il mercato.
Vide un uomo in sovrappeso, con dei baffoni e una pelata perfettamente rotonda: no.
Vide una donna con un’alta parrucca rossa e il viso incipriato come quello di un giullare: no, nel modo più assoluto.
Una ragazza tutta sudicia che chiedeva l’elemosina, al terzo mese di gravidanza: no.
Il pescivendolo: no, puzzava.
lo stalliere: no, puzzava ancora di più del pescivendolo.
Il barbiere: no, non dopo aver visto Sweeney Todd a teatro.
Il cavallo era sicuramente il più bello del mercato, ma era un animale e quindi no, non valeva.
Non era così facile trovare un umano che gli piacesse, figuriamoci trovare un umano che fosse all’altezza di Oscar Wilde. Forse, più che al mercato sarebbe dovuto andare in qualche salotto dandy della Londra bene.
E lo fece, la sera stessa. Purtroppo il ragazzo più affascinante che trovò, un bel biondino che sembrava la versione snella di Aziraphale, era niente meno che l’innamorato preferito di Oscar Wilde, un certo Lord Alfred Douglas, per cui il demone lasciò prontamente perdere. Distruggere le coppie felici era uno dei suoi compiti, ma in quel determinato caso si sarebbe trasformato anche in Cupido, pur di vedere Wilde felicemente accasato con un biondino che non fosse il proprio.
Comunque, quella stessa notte Crowley dimise l’idea.
Gli umani non gli piacevano. O meglio, gli piacevano solo un certo tipo di umani, quelli in gamba, quelli che spiccavano in mezzo alla folla e che avevano il potere di trasmettergli delle emozioni, un po’ come faceva Oscar Wilde con Aziraphale.
Era solo questione di tempo, prima o poi ne avrebbe trovato uno.
Il tempo passò, e Crowley iniziò gradualmente a non pensarci più.
Certo, continuava a guardarsi intorno ma trovare un umano interessante, famoso e riconoscibile con cui poter flirtare e far ingelosire Aziraphale non era facile. All’inizio pensò di averne trovato uno in Italia: costui era infatti un letterato ardito e gagliardo, provocatorio e deliziosamente lussurioso. Peccato solo che il vate, così veniva chiamato dagli italiani, era un incallito amante delle donne e non aveva particolari inclinazioni omosessuali. Per cui Crowley dovette ripiegare in altri scrittori, meno celebri e certo nemmeno lontanamente paragonabili all’illustre Oscar Wilde che, dannazione, più passava il tempo più diventava famoso e apprezzato.
E poi c’era anche un problema di fondo: Crowley non era mai stato un gran appassionato di letteratura. A differenza dell’angelo, egli non amava passare le serate seduto a leggere con un panno sulle gambe. Era un demone dinamico, amava muoversi, correre, ballare, scatenarsi e incontrare gente.
Era più un tipo da musica che da lettura, insomma. Ma non da musica lirica, perché le tragedie gli facevano venire il latte alle ginocchia. E nemmeno da musica classica, le cui melodie soavi e ricercate si addicevano meglio all’animo delicato e intellettuale di Aziraphale.
No, Crowley necessitava di un altro genere di musica, un genere più libertino, ribelle e vivace, giovanile. Un genere di musica che lui stesso si prodigò di inventare, attraverso la mescolanza di diverse tradizioni musicali in voga negli Stati Uniti degli anni quaranta. Il rock’n’roll fu una delle sue invenzioni preferite, una scoperta che lui stesso definì fottutamente geniale e rivoluzionaria, molto più degli Smartphone e di Facebook.
E c’erano molti artisti che ammirava. I Rolling Stones, ad esempio, erano forti e anche i Beatles gli piacevano, seppur non in maniera travolgente.
L’amore travolgente scattò infatti pochi anni dopo, con i Velvet Underground.
Crowley iniziò a seguirli fin da subito, andò a vederli in concerto e li fece ascoltare ad Aziraphale, seppur con scarsi risultati, ma il suo interesse per loro era prettamente musicale, come poi era normale. Gli piaceva la musica, non i musicisti.
Presto comunque il gruppo si sciolse e Crowley continuò ad ascoltare la musica rock, ma senza appassionarsi realmente a nessuno. Gli piacquero molto Jimi Hendrix, gli ACϟDC e i Pink Floyd, ma nessuno di loro riuscì ad accendere la scintilla della meraviglia e dell'entusiasmo nel suo cuore.
Nessuno di loro, eccetto i Queen.
Crowley li scoprì quasi per caso, sul finire degli anni settanta. Aveva deciso di ascoltare dalla sua nuovissima autoradio (altra invenzione di cui andava fiero) dei brani nuovi, che non appartenessero ai suoi soliti tape, e fu quel giorno che Bohemian Rhapsody lo catturò, lasciandolo a dir poco senza fiato per la sua melodia e l'incredibile originalità. Si documentò, ascoltò tutti i loro album e ne rimase meravigliato, sembrava quasi che quei quattro non fossero capaci di fare una brutta canzone.
E poi il frontman gli parve subito un tipo interessante. Non era un adone, era molto magro e aveva una dentatura peculiare, ma nel complesso non era male, poteva piacere… E molto, anche. Crowley si rese conto che stava iniziando a farsi un po' troppe fantasie su di lui, ancora poco e il celebre Freddie Mercury avrebbe spodestato Aziraphale dal ruolo di primadonna indiscussa dei suoi filmini mentali.
E questo voleva solo dire un cosa: il demone aveva finalmente trovato il proprio umano perfetto.
Dopotutto, la vendetta è un piatto che va servito freddo...

 
***

 
 
Era domenica e come tutte le domeniche l’angelo era particolarmente di buon umore. La libreria dopotutto era chiusa, c’erano le funzioni religiose e in generale si mangiava più del dovuto. Sì, Aziraphale adorava la domenica e spesso la trascorreva nell’appartamento mezzo gotico e mezzo barocco di Crowley. Dopotutto, anche i loro dipartimenti si riposavano e smettevano temporaneamente di controllarli, soprattutto quello di Aziraphale, che stravedeva per la domenica.
Per cui i due nemici/amici potevano anche passare l’intera giornata insieme senza preoccuparsi troppo di essere visti.
-Ci ordiniamo una pizza stasera?- propose l’angelo, sedendosi sul divano di pelle nera del demone.
Crowley fece un ghigno diabolico.
-No, sono impegnato- esclamò con nonchalance, spruzzando acqua sulle foglie del suo povero ficus. L’angelo si rabbuiò.
-Oh, non dirmi che lavori anche stasera. Insomma è domenica anche per te, caro, e poi non è meglio tentare gli umani al lunedì mattina, quando sono più irritabili?-
-No, non è per il lavoro. Ho deciso di dare una chance a un umano che si è innamorato perdutamente di me-
Aziraphale per poco non si strozzò con il suo tè zuccherato -C-cosa!? Una chance? E chi sarebbe costui!? Lo conosco?-
Il sorriso di Crowley si ingrandì. Si guardò le unghie smaltate e alzò le spalle, come se la cosa fosse di poco conto -Direi che lo conoscono tutti. È lui- indicò con un cenno del viso di fronte a sé.
Aziraphale si voltò e si guardò intorno. Nella stanza c’era solo la tv accesa e una pianta terrorizzata.
-Crowley, A parte il ficus, io non vedo nessuno-
-Guarda meglio, lo hai di fronte-
L’angelo si rivoltò, confuso, ma in quella stanza non c’era anima viva.
-Mi stai forse prendendo per il naso!?- gli chiese, mettendosi le mani sui fianchi in segno di rimprovero.
-Si dice per il culo. E comunque la tv, angelo! Guarda la tv! È in tv- gli indicò il demone con ovvietà.
L’angelo guardò lo schermo della televisione, sintonizzata in un canale musicale dove era inquadrato un giovanotto moro che cantava e correva per il palcoscenico, e poi guardò Crowley con occhi sbarrati.
-Hai capito bene- rispose orgogliosamente il demone alla sua tacita domanda.
-Ma…? È uno scherzo, vero?-
Crowley scosse la testa.
-Ma se non ti conosce nemmeno!- esclamò l’angelo, stravolto.
-Certo che mi conosce. Mi adora e mi telefona in continuazione, se proprio lo vuoi sapere, ma io non gli rispondo- mentì il demone -Sai, se dovessi rispondere a tutti gli ammiratori che mi chiamano, uff! Non mi basterebbero due orecchie-
-Quando ti chiamo io, mi rispondi sempre però- gli fece notare l’angelo.
Crowley smise di sorridere e si pietrificò, dandosi silenziosamente dell’idiota.
-Beh, certo, è ovvio che ti rispondo- replicò, imbarazzato -Ti cacci sempre nei guai, devo farlo per accertarmi che il tuo perlaceo didietro sia ancora intatto-
Aziraphale gli rivolse un sorriso gongolante -Aw, è molto dolce da parte tua preoccuparti per me, caro. Sei proprio il mio demone custode-
-Non mi preoccupo per te e non sono dolce! Idiota!- sibilò Crowley, nervoso -E comunque non è questo il punto. Il punto è che stasera esco con un umano famoso, e tu non potrai fare niente per fermarmi-
L’angelo lo studiò con lo sguardo, nel suo viso c’era sempre l’ombra del dubbio -E quando vi sareste conosciuti, tu e l’umano famoso?-
-Di notte- mentì Crowley, con una faccia di bronzo proprio degna di un demone -Perché sai, mentre tu dormi con la tua calzamaglia di lana, io esco, vado ai concerti e mi diverto. Sono giovane, a differenza tua-
-Hai ragione. Peccato solo che hai quattrocento anni più di me- soggiunse Aziraphale, pungente.
-Sai una cosa? Invece di leggere quei tomi polverosi, faresti bene a comprarti qualche rivista e a svecchiarti, perché il settecento è finito da un pezzo. Non guardi Oprah? Non leggi mai Vogue o Vanity Fair? Conta l’età che ti senti dentro, non quella che hai realmente!- esclamò Crowley con ovvietà, sedendosi sul proprio trono -Siamo negli anni 80, angelo! I quarant’anni sono i nuovi trenta-
-E i venti sono i nuovi dieci?- domandò Aziraphale, ironico -Sia come sia, tu faresti bene a stare a casa. Non dobbiamo fraternizzare con gli umani, soprattutto con quelli famosi come quel Freddie Mars o come si chiama-
-Cosa c’è? Sei geloso, per caso?- insinuò il demone, sporgendosi verso di lui.
-Geloso!? Io!? Non essere ridicolo, Crowley! Sono un angelo, non provo determinati tipi di sentimenti, a maggior ragione nei confronti di un peccatore come quello. È un lussurioso, si vede lontano un miglio!-
-Sei geloso- sorrise Crowley.
-Ti ho detto di no, caro. Tu con quell’umano puoi fare quello che vuoi- gli disse sostenuto, aprendo un vecchio Vogue e facendo finta di leggerlo.
Il demone ci rimase male, ma anche lui non lo diede a vedere.
-Bene. Non aspettarmi alzato, allora-
-E quando mai ti aspetto?- replicò il biondo -Mica dormiamo insieme-
Crowley alzò le spalle -Lo so, lo dicevo per dire-
Si voltò di schiena e allora Aziraphale alzò gli occhi dalla rivista, dispiaciuto e combattuto. Come il suo amico raggiunse la porta della “serra” del terrore, l’angelo non resistette più e lo fermò.
-Tesoro, aspetta!-
Il rosso si voltò, assumendo un’espressione fintamente scocciata.
-Che vuoi?-
-Non fare delle sciocchezze, va bene?- lo pregò, guardandolo intensamente negli occhi, fino ad arrivare a pungere la sua anima bruciacchiata.
L’altro si imbarazzò e borbottò qualcosa di incomprensibile.
-E comunque hai ragione- gli disse Aziraphale -Ti aspetterò alzato-
-A domani, angelo…- lo sentì dire, e la cosa gli fece letteralmente spezzare il cuore.

 
 
***

 
 
Non fu difficile rintracciare Freddie Mercury. I Queen erano in tour e avevano appena terminato di suonare a Budapest, dopo di che ci sarebbe stato un giorno di pausa e poi sarebbero ripartiti alla volta di Vienna per un’altra data. Il Frontman quella notte alloggiava insieme a Brian May in un Grand Hotel, che per ovvi motivi era stato riservato solo e interamente a loro due.
Crowley si smaterializzò dentro all’albergo attraverso la linea del telefono, per poi comparire proprio davanti alla camera del cantante. Dentro la camera sentì subito il vociare della televisione accesa, sintonizzata in un canale ungherese. Le possibilità allora erano due: o la rockstar parlava l’ungherese, o in quel momento si stava annoiando a morte. Crowley protese per la seconda.
E allora fece un bel respiro, saltò sul posto, si stiracchiò le braccia e fece scrocchiare i collo. “Si va in scena” disse a se stesso, bussando alla spessa porta della suite.
La risposta arrivò poco dopo.
-Sei tu, Terry?- rispose la voce al suo interno.
Una voce famigliare, famosa. Crowley sentì le gambe tremargli, era proprio lui!
-Terry?-
-Selvizio in camela, signole- improvvisò Crowley, cercando di apparire convincente.
La famosa rockstar attese prima di rispondere, sicuramente con un’espressione perplessa dipinta in volto.
-Non ho ordinato niente- rispose infatti dall’interno, sostenuto.
-Offle la casa, signol Queen- insistette il demone.
-Gentilissimi, ma ho già mangiato. Terry!?- chiamò di nuovo il suo bodyguard, ma costui non rispose. In compenso gli rispose Crowley.
-E chi ha palato di mangiale, signole?-
E di nuovo cadde il silenzio. Solo Crowley, che era un demone e che aveva un udito sovra sviluppato, poté sentire quell’oddio sussurrato a metà tra l’esasperato e il divertito.
Con sua immensa gioia, sentì il grosso chiavistello rumoreggiare dall’interno e vide la porta aprirsi in una fessura, quel tanto che la corta catena di sicurezza consentiva.
Appena il demone Crowley vide il volto del suo cantante preferito, un sorriso pieno d’entusiasmo gli illuminò lo sguardo.
Freddie Mercury era in vestaglia, era assonnato e certamente non voleva essere disturbato. Appena lo vide, il mondo parve crollargli addosso.
-Fammi indovinare, tu non sei del personale di servizio, non è vero?- constatò, cercando con lo sguardo gli addetti alla sorveglianza.
-In realtà sì, sono un regalo per vostra maestà- accennò un inchino -Potete scartarmi-
-Non sono interessato- gli rispose, molto serio.
-Un regalo con sorpresa… - gli ammiccò il demone.
Freddie allora fece per chiudere la porta, ma Crowley ci infilò un piede in mezzo.
-Ok, ok! La verità è io che io ti adoro e vorrei solo farti i complimenti di persona, tutto qui- sputò fuori, esagitato -Solo che non mi va di usare i miei poteri e di tentarti come faccio con gli altri umani, perché l’angelo col suo non l’ha fatto-
-Tentarmi? Ma che… SICUREZZA?!- chiamò il cantante, irritato.
-Aspetta, bellezza, senti qui- Crowley si schiarì la voce -She keeps her Moet et ChandÒn in her pretty cabineèet "Let them eat cake", she says, just like Marie Antoineeeette! A built-in remedy for Kruschev and Kennedy…-
-Va bene! Basta, per carità- lo bloccò il cantante, oltraggiato dalla sua stonatura più completa.
-Perdonami, in effetti sono settemila anni che non canto. Forse avrei dovuto portare Lucifer con me, lui canta molto bene, anche se all’inferno non si è mai degnato di farlo. Ma non preoccuparti- gli ammiccò -Lui è più un tipo da musica pop, puoi stare tranquillo-
Freddie era stordito -Ma di cosa stai parlando?-
-Sono un demone tentatore- gli spiegò Crowley, sorridendogli -Il diavolo è il mio capo-
L’altro scosse la testa ma almeno accennò un sorriso -Seriamente, come hai fatto salire fin qui? Ci sono almeno dieci addetti alla sicurezza che lavorano solo per me, non è possibile che tu sia riuscito a sorpassarli-
Freddie Mercury era infatti allarmato. D’altronde, quello che era tragicamente successo poco tempo fa a John Lennon, poteva altresì capitare anche a lui.
-Infatti non li ho sorpassati. Lavoro qui e conosco tutte le retrovie dedicate al personale- mentì Crowley per tranquillizzarlo, pettinandosi indietro i capelli con fare seducente -Sono uno dei tanti factotum di questo albergo. Sai, uno di quelli che sgobbano come dei muli e che non vengono notati da nessuno, specialmente dai ricconi miliardari come te-
-Guarda che non sono nato nella bambagia- gli rispose subito l’altro, proprio come Crowley si aspettava -So cosa vuol dire lavorare duramente e per pochi soldi-
-Sì, però scommetto che non sai cosa vuol dire avere una cotta per un cantante famoso e sapere che non lo incontrerai mai- gli disse Crowley, sorridendogli -Non sai cosa vuol dire scoprire che lui miracolosamente passerà una notte nell’albergo dove lavori tu, tu! E allora oddio! Pianifichi di incontrarlo ormai da mesi, impari a memoria quello che devi dire, ti fai dei discorsi intelligenti davanti allo specchio, pur sapendo che sarà tutto inutile, perché lui è Freddie Mercury e figurati se riuscirai a dire qualcosa di sensato di fronte a lui, non sai nemmeno se riuscirai a spiccicare una parola. Sicuramente farai una figura di merda e io l’ho già fatta, la sto facendo e tu sei libero di chiudermi la porta in faccia-
Crowley terminò il suo monologo e allontanò il piede che aveva infilato tra la porta e lo stipite, alzando le braccia in segno di resa. La posa di Freddie intanto si era rilassata, anche il suo viso era più disteso e meno guardingo. Aveva perfino accennato un altro sorriso.
-Però- esclamò -Sono colpito-
-È già qualcosa. Immagino che per te io sia solo una goccia nel grande oceano dei tuoi fan…-
-Che cosa vuoi?- gli domandò, con aria più amichevole.
-Un autografo- gli sorrise Crowley, passandogli un quaderno e una penna che aveva fatto materializzare dietro la schiena. L’altro annuì pazientemente e li afferrò.
-E poi vorrei spogliarti e baciarti ovunque tu voglia- continuò il demone a voce più bassa -Ma suppongo che questa non sia una richiesta lecita da proporre a un cantante famoso-
Il cantante in questione rimase fermo, con lo sguardo basso sul foglio e un sorriso a mezz’asta sotto i baffi.
-Spogliati- gli ordinò tranquillamente, sempre tenendo la porta aperta con la sicura -Togliti tutto e lascia fuori i vestiti-
Crowley gli sorrise in modo provocante.
-Agli ordini, vostra maestà- si inchinò, togliendosi la giacca nera e sollevandosi lentamente la maglia grigia. Se la tolse e la lasciò cadere a terra, rimanendo a torso nudo. Era conscio di avere un bel fisico e di essere molto affascinante. Tanti umani glielo avevano detto nei seimila anni che era stato sulla Terra, e anche Aziraphale gliel’aveva accennato.
Aziraphale.
Crowley cercò di scacciare dalla mente le guanciotte rosee e il sorriso dolce dell’angelo, non doveva pensare a lui, non adesso.
-Vai pure avanti- lo incoraggiò intanto Freddie, senza staccargli gli occhi di dosso -Non ti fermare-
-Non sono un giornalista e neanche un delinquente. Credi davvero che abbia una telecamera o un pugnale nascosti nei pantaloni?-
Il cantante famoso non fece una piega, continuando a fissarlo dallo stipite della porta. Crowley sospirò e si sbottonò anche i jeans neri, facendoli calare sulle gambe lunghe e atletiche.
Adesso, Freddie sorrideva.
-Ammetto che sei bello- gli disse, guardandolo con occhi rapiti.
-E non hai ancora visto la parte migliore- lo provocò il demone, abbassandosi vertiginosamente l’elastico delle mutande nere. In fondo non era pudico, avrebbe anche camminato nudo per tutta Trafalgar Square, se non fosse stato per Aziraphale.
-Sei molto sicuro di te stesso, vedo-
-I demoni lo sono. Ti basta così o vuoi controllare se ho una cimice infilata da qualche parte?-
-No, ma vorrei vedere i tuoi occhi, togliti le lenti a contatto-
-Le lenti…? Oh, certo- rimembrò -No, non posso. Dopo la mia bellezza potrebbe accecarti-
L’altro in risposta aprì finalmente la porta della suite e gli fece segno di entrare. Crowley entrò rapidamente, con l’adrenalina a mille e la temperatura corporea alle stelle. Si sentiva eccitato oltre misura e tutto quello che voleva era saltargli addosso.
Ma il suo compagno umano sembrava più tranquillo. Lo fronteggiò e gli sfiorò il viso col dorso delle dita, per poi scendere sul collo.
-Quanti anni hai, tesoro?-
-Non si chiede l’età a un signora- gli rispose Crowley, impaziente che agisse.
-Pardon, hai ragione- gli tenne il gioco -Mi puoi almeno dire come ti chiami?-
-Ehm, Crowley-
-Crowley?-
-Anthony, ma tutti mi chiamano Crowley- si corresse il demone.
-Senti una cosa, Crowley, ci sono un paio di regole che devi sapere…-
 
 
 
 
 
 
 
Aziraphale non era mai stato un gran corridore e in generale non amava fare le cose in fretta.
Eppure, quella sera stava proprio correndo, per le strade della Budapest notturna. E dire che l’ultima volta che era stato in Ungheria, vigeva ancora il Sacro Romano Impero. Bei tempi, quelli, quando le rockstar non esistevano.
Trovò l’albergo in pochi minuti e si miracolò dentro.
In fondo percepiva facilmente la presenza di Crowley e avrebbe potuto trovarlo anche su Giove, se era necessario. Egli si trovava all’ultimo piano, in quello che doveva essere l’attico più costoso.
Ma dato che era stanco morto, prese l’ascensore. Aziraphale amava gli ascensori tanto quanto odiava le scale, dopo tutto lui stesso aveva inventato sia gli ascensori che le simpatiche scale mobili.
L’ascensore comunque aprì le porte automatiche con un simpatico scampanellio e l’angelo si precipitò fuori.
La prima cosa che vide, con suo sommo orrore, furono dei vestiti scuri, abbandonati a terra di fronte a una porta chiusa. Il suo cuore iniziò a battere, anzi, a sbattere forsennatamente contro la cassa toracica del suo corpo in dotazione. Si precipitò sul posto, quasi inciampò dalla fretta, e afferrò con mani  tremanti la ben famigliare maglia grigia scura. L’angelo se la portò al naso, inspirando profondamente il profumo speziato e inconfondibile di Crowley. Poi afferrò i pantaloni jeans, con un terribile e angosciante presentimento.
-Oh, tesoro!-
Quel gemito osceno lo fece trasalire. 
Aziraphale guardò la porta, scandalizzato.
 
 
 
 
 
Crowley non sapeva bene cosa stava facendo.
Era abbracciato a lui, ignudo, e lo stava baciando con la bocca spalancata.
Era il suo primo vero bacio, ma fortunatamente il suo cantante preferito non parve farci caso. Rabbrividì quando sentì le sue mani afferrargli i fianchi.
Chissà se anche Aziraphale aveva rabbrividito così, chissà se anche lui aveva toccato i fianchi di Oscar Wilde…
Crowley prese le mani del cantante e se le condusse sopra al sedere.
Sicuramente, questo Aziraphale non lo aveva fatto, e non aveva nemmeno baciato Wilde facendo roteare la lingua come stava facendo lui adesso. E, ancor più sicuramente, non aveva iniziato a massaggiare il pacco del suo amante con la stessa enfasi con lui lo stava facendo lui.
-Oh, tesoro!- sentì gemere Freddie, che intanto si era liberato della vestaglia di seta. Crowley lo fece sdraiare sul primo posto vicino: una chaise-long dal taglio barocco e sfarzoso, sedendosi a cavalcioni su di lui e continuando a baciarlo ininterrottamente, lingua contro lingua, pacco contro pacco.
“Capito, Aziraphale? Tu ti sarai anche fatto uno scrittore famoso, ma io mi sono fatto una rockstar! Uno a uno, palla al centro”
-Di solito cosa preferisci?- lo sentì ansimare -Sopra o sotto?-
“Oh, porca...”
-Ehm… Sopra?- tentò il demone, a disagio -Anzi no, sotto, dai… Insomma, fai tu-
-Tutto bene?- gli sorrise dolcemente
-Certo, l’unica cosa è che io, come dire… -

E provvidenzialmente, quasi miracolosamentequalcuno bussò alla porta.
Crowley sgranò gli occhi e si voltò. Avrebbe potuto riconoscere Aziraphale anche dal semplice modo in cui bussava.
-Caro!?- sentì infatti la sua voce angosciata -Crowley, rispondimi, tanto so che sei lì dentro!-
-Oh, no-
-Ma chi è!?- gli sussurrò subito Freddie, incredulo -Il tuo ragazzo!?-
-È complicato…- ammise il demone, con lo sguardo rivolto verso la porta -Vattene via, angelo! Sono occupato!-
-Io non vado da nessuna parte! Non senza di te!- insistette Aziraphale, angosciato -Esci da lì e torniamo a casa! Ora!-
-Ma come diavolo ha fatto a salire fin qua?- gli domandò Freddie, certo che l’indomani mattina avrebbe licenziato tutti i suoi addetti alla sorveglianza, i quali, poveretti, erano ipnotizzati al piano terra a giocare a biliardo.
-Torno subito, bellezza, aspettami qui, non ti muovere- gli disse Crowley, alzandosi e uscendo dalla porta.
Appena Aziraphale vide il proprio demone mezzo nudo, con i capelli spettinati e le mutande oscenamente storte e abbassate, per poco non svenne.
-Oh, buon cielo!- esclamò, togliendosi subito il suo pesante soprabito per metterglielo addosso, ma Crowley allungò la mano per rifiutarlo.
-Che cosa sei venuto a fare qui?- gli domandò, bruscamente -Stavo pomiciando-
-Crowley, ora basta, hai superato il limite!- lo sgridò l’angelo, rosso in volto - Adesso ti vesti e andiamo a casa, subito!-
L’altro sbuffò e fece per rientrare in camera, ma l’angelo gli afferrò una mano.
-Ti scongiuro, caro- lo supplicò Aziraphale, col cuore in gola -Non fare delle cose di cui potresti pentirti, perché tu sei speciale, Crowley, e tanto! E… E temo di non avertelo mai detto-
Il demone chiuse gli occhi e scosse la testa.
-Ah, adesso sono speciale?- gli domandò Crowley, mettendosi le mani sui fianchi nudi -Ti sembra giusto che tu dica a me, a me, che vado troppo veloce quando neanche sessant’anni prima hai baciato un umano che conoscevi a stento?-
-Ancora con questa storia…- esclamò stancamente Aziraphale
-E poi- continuò Crowley, arrossendo -Tanto per la cronaca, io volevo solo farti fare un giro in macchina, e non portarti in un motel, IDIOTA!-
-Motel?! E chi mai ha parlato di motel? Quando ho detto che andavi troppo veloce, mi riferivo al tuo modo di guidare, perché guidi come un pazzo e mi fai venire le palpitazioni!-
-Andiamo Aziraphale, non mi hai nemmeno permesso di ringraziarti!-
-Ringraziarmi per aver rubato dell’acqua consacrata a santa madre chiesa!? No! Me ne vergogno tuttora! Ma per te, lo faccio! Faccio sempre cose di cui mi vergogno per te, Crowley-
-Sentite, forse è meglio che andate a discutere da un’altra parte-
I due esseri soprannaturali si voltarono di scatto e Crowley supplicò il suo nuovo amante con lo sguardo.
-Oh, buonasera- esclamò Aziraphale, sorridendo affabilmente come al solito.
-Cinque minuti, bellezza, cinque minuti e sono da te- disse rapidamente Crowley alla rockstar, poi guardò l’angelo -Azi, io voglio sentirmi libero! Voglio essere libero!- esclamò il demone con fare teatrale -E Dio solo sa quanto! Voglio sentirmi libero da te e dal modo che hai di… Di trattarmi-
-Di amarti, vorresti dire- suggerì Aziraphale, colpendo nel segno.
-Quello che è- borbottò Crowley, a disagio -È strano ma è vero. Non riesco più a sopportare il modo in cui mi fai sentire-
-Come vuoi, Crowley. Ma davvero credi che ti sentirai “libero”, quando solcherai quella porta?- gli indicò nervosamente la porta, dove c’era Freddie che li ascoltava attentamente -Davvero credi di risolvere i tuoi problemi in questo modo? La vita dopo andrà avanti e sai cosa avrai risolto tu? Niente-
-Non osare farmi la morale. Tu con lui lo hai fatto- gli sputò risentito
-Fatto cosa!?-
-Sai cosa!- esclamò il demone, ostinato.
I due si guardarono in viso e Aziraphale iniziò ad avere più chiara la situazione, iniziò a capire.

-Oh, caro- lo chiamò dolcemente, avvicinandosi -Posso dare un bacio anche a te, se lo vuoi-
Il demone arrossì violentemente e alzò le spalle, imbarazzato -Boh. Come ti pare- borbottò, facendolo sorridere.
E Freddie Mercury, intanto, scriveva. Aveva preso un depliant dal tavolino di cortesia e si era mentalmente eclissato, perché quando l’ispirazione colpisce, lo fa all’improvviso e con la rapidità di un fulmine.
“So, baby, can’t you see? I’ve got to break free. But life still goes on…”
Sentiva già il vago eco della melodia per la testa. Era talmente preso che non si era accorto che le due entità avevano iniziato a sbaciucchiarsi e che dalla schiena di Crowley erano comparse due ali nere come il carbone. Appena si girò e le vide, la penna e il volantino gli caddero dalle mani.
-MA CHE CA…!?-
-Caro, forse è il caso che gli togliamo la memoria- esclamò velocemente Aziraphale, staccandosi dalle sue labbra.
-Non ci pensare nemmeno, non vedi che è ispirato?- replicò subito Crowley, ancora un po’ stordito -Sta componendo una nuova canzone!-
-Se la ricorderà domani mattina- esclamò l’angelo, bonariamente.
-Aziraphale, ti proibisco di…-
Ma l’angelo schioccò le dita e fece il piccolo miracolo.
 
***

 
L’indomani mattina, sia Freddie Mercury che i suoi addetti alla sorveglianza si risvegliarono straniti, confusi e frastornati come dopo una nottata di bagordi.
Freddie si era ritrovato coricato a letto, con la tv ungherese ancora accesa e la spiacevole sensazione di essersi dimenticato qualcosa di importante.
Anche gli altri uomini si erano ritrovati a letto nelle loro camere, senza ricordarsi minimamente come ci fossero arrivati.
“Mi sarò addormentato” pensò il cantante, anche se c’era qualcosa che non lo convinceva. 
Scese per fare colazione, salutò Terry Giddings, che aveva la sua stessa smorfia perplessa e confusa, e poi si sedette pesantemente al tavolo in compagnia del suo riccioluto chitarrista.
-Ho fatto il sogno più strano della mia vita- esordì, mentre Brian May spalmava la marmellata sul pane tostato
-Ho sognato che ero a letto con un un ragazzo stupendo. Aveva i capelli rosso fuoco e il fisico dipinto. Cazzo, quant’era bello- esclamò, con un velo di malinconia.
-Buon per te, io non faccio mai questi sogni-
-Solo che poi è arrivato il suo fidanzato, un tipo biondo e più gay di me, vestito con un completo color crema-
-Il color crema fa molto gay, in effetti- soggiunse il chitarrista, sbadigliando, senza sapere nemmeno lui cosa stava dicendo.
-Abbastanza. Stavano parlando di… Un momento- si bloccò, sgranando gli occhi -Hai una penna!?-


 
 I have to be sure
When I walk out that door
How I want to be free, baby
How I want to break free!


 
-Brillante- esclamò Freddie, sorridendo.
D’altronde, Crowley e Aziraphale erano fonte di ispirazione dal 1594.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! :)
Sono tornata sui miei passi, solo che questa volta, oltre al mio cantante preferito, ho osato inserire anche uno dei miei scrittori preferiti: il mitico Oscar Wilde, una personalità prorompente e dall’intelligenza sopraffina. Spero di non averli mortificati troppo, sono consapevole che certi soggetti sono a dir poco inimitabili.
Comunque, qui ho voluto sperimentare un Crowley più fragile e un Aziraphale più sicuro e meno ingessato, e l’idea devo dire che mi è piaciuta. Crowley è molto innamorato di Aziraphale ma, pur non avendo avuto esperienze, è comunque un demone e non si fa troppi problemi con Freddie, col quale sarebbe andato fino in fondo. A questo proposito non so dove dormano i cantanti in tour o come si organizzino, so per certo che alcuni hanno dei “camper” di lusso, ma mi sembra verosimile che altri vadano in gran segreto negli alberghi, soprattutto quelli che fanno i tour mondiali o continentali, per i quali bisogna usare l'aereo per spostarsi.
Non ho molto da aggiungere, se non che il Vate, per chi non lo avesse riconosciuto, è Gabriele D’annunzio e Oprah è il famosissimo show di Oprah Winfrey, già presente negli anni 80.
C’è anche un riferimento a Lucifer perché, come ho detto più volte su Facebook, per me queste due serie sono un tutt’uno ;)
Niente, ammetto che è tutto un po' nonsense, ma spero che vi sia piaciuta, a presto!
   
 
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