No wrong no right
I’m gonna tell you there’s no black and no white
No blood no stain
All we need is one world wide vision
One
vision, Queen,1986
Mesopotamia, 3004 b.C.
Ogni
uomo, donna, bambino e anziano interruppe ciò che stava facendo per
alzare lo sguardo verso il cielo spaventosamente scuro e rombante di
tuoni. Un rumoreggiare intimorito iniziò a serpeggiare tra la folla,
come se i loro cuori umani presagissero la catastrofe che di lì a
poco si sarebbe abbattuta su di loro.
Crawly
e Aziraphale si scambiarono un'occhiata preoccupata, nessuno di quei
poveracci aveva la minima idea di cosa stesse per scatenarsi sopra le
proprie teste, ma loro sapevano. Quella che si stava
rapidamente avvicinando da est non sarebbe stata una tempesta come
quelle che il mondo, ancora giovane, aveva conosciuto fino ad allora.
Non lo sarebbe stata affatto.
Crawly
rivolse all'angelo uno sguardo indignato. - Non posso credere che tu
sia davvero disposto ad accettare ciò che sta per succedere. -
Aziraphale
abbassò gli occhi, incapace di sostenere quell'espressione severa e
accusatoria che lo costringeva a fare i conti con la propria
coscienza, la quale, purtroppo per lui, aveva ben chiaro da che parte
schierarsi in quella tragica circostanza.
-
Si tratta del volere dell'Onnipotente, Crawly. Anche se
disapprovassi, e non sto dicendo che sia così, non potrei fare
proprio niente. -
-
Ma tu hai ceduto agli umani la tua spada di fuoco! Non puoi
semplicemente voltar loro le spalle e far finta di non vedere mentre
migliaia di persone vengono spazzate via dall'acqua solo perché Dio
ha deciso così. Tu tieni a questa gente, Aziraphale. Non provare a
negarlo. -
L'angelo
si morse forte il labbro e strinse i pugni, ostinandosi a tenere lo
sguardo fisso al suolo.
-
E non startene lì impalato a testa china. Dì qualcosa, maledizione!
-
Allora
Aziraphale sollevò il capo e guardò Crawly dritto in quegli occhi
da serpente. - E che cosa dovrei dire, eh? Che sono in disaccordo con
quanto stabilito dall'Onnipotente? Che, se dipendesse da me, porterei
in salvo queste persone senza pensarci due volte? Mi stai chiedendo
di sollevarmi contro Dio e contro la mia fazione? È questo che
pretendi da me, Crawly? -
Il
demone rimase attonito davanti a quell'accesso di rabbia che,
tuttavia, non sembrava rivolto direttamente a lui ma pareva anzi
molto più vicino ad esprimere frustrazione, senso di impotenza e
colpevolezza.
In
quel momento, Crawly comprese i veri sentimenti dell'angelo e si rese
conto della dolorosa battaglia interiore che infuriava nel suo animo,
combattuto tra il dovere verso il Cielo e la pietà per gli umani che
sarebbero morti in quel cataclisma che, almeno a suo parere, era del
tutto ingiustificato e ingiustificabile.
Il
fuoco di poco prima si estinse nelle iridi chiare di Aziraphale, che
emise un sospiro sofferente e scosse la testa. - Mi dispiace, Crawly.
Ma io sono un angelo e non posso contrastare la volontà
dell'Onnipotente o ribellarmi alle Sue disposizioni. Davvero, non
posso. -
Il
demone mimò un cenno d'assenso e, nonostante il moto di comprensione
che provava nei confronti di Aziraphale, non poté impedirsi di usare
un tono aspro, che suonò più duro di quanto volesse. - Capisco.
Be', in tal caso, stammi bene, angelo. -
Così
dicendo, Crawly si allontanò, lasciando l'altro triste e sconsolato
in piedi in mezzo alla moltitudine di umani affaccendati a radunare
le coppie di animali per farle salire sull'immensa arca costruita da
Noè.
Il
demone camminava nel deserto, tirando calci rabbiosi ai sassi che gli
capitavano a tiro. Aveva una tale voglia di sfogare il malcontento
che sentiva crescergli in corpo! Come ex-angelo ormai esiliato
all'Inferno, Crawly non era soggetto alle limitazioni imposte ad
Aziraphale quanto a biasimo verso l'Onnipotente e, a suo parere, Egli
dimostrava davvero un'abnorme ipocrisia. Davvero riteneva che la
migliore soluzione all'insoddisfacente condotta dei mortali fosse uno
sterminio di massa? Non Gli importava che, in quel disastro,
sarebbero morti anche dei poveri disgraziati senza colpa? Sul serio
era pronto a elargire una punizione tanto orribile anche a dei
bambini innocenti?
Si
sentiva tradito, Crawly. Deluso.
Un
conto era condannare all'eterno esilio nel pozzo infernale un
manipolo di angeli che avevano osato ribellarsi alla Sua autorità,
un altro decidere di punto in bianco di commettere un genocidio per
poter ricominciare da zero, come un bambino che traccia un disegno
sulla sabbia per poi cancellarlo con una sola passata di mano perché
scontento del risultato.
Quando
Crawly fu certo di essere solo, allargò le braccia, gettò la testa
all'indietro e si rivolse al cielo atro e minaccioso sopra di sé. -
Devo riconoscerlo! Mi hai davvero sorpreso, vecchio mio! Questa
proprio non me la sarei mai aspettata da Te! Ma complimenti per aver
battuto l'Inferno nella gara a chi è più crudele! Complimenti
davvero! -
Il
demone si esibì nella parodia irriverente di un applauso. A quel
punto, si sarebbe aspettato di essere colpito da una saetta, di
ricevere un segno qualunque dell'ira dell'Onnipotente dinanzi a
quella provocazione, invece non accadde nulla, e quel nulla fu quasi
peggio che essere folgorato sul posto.
Crawly
si lasciò cadere su un masso lì accanto prendendosi la testa tra le
mani.
Naturalmente
sapeva per esperienza personale che i metodi divini potevano, a
volte, rivelarsi un po' drastici, ma quel piano assurdo rasentava il
delirio di un pazzo omicida! Era dunque quella la tanto declamata
Giustizia Divina? Se tu o i tuoi simili vi comportate male, allora
tutta la razza umana (ok, la razza umana locale) merita
l'annegamento?
Se
essere un angelo comportava appoggiare una tale follia, allora Crawly
era felice di non esserlo più. Quantomeno, poteva dirsi apertamente
contrario a quel disegno vaneggiante; un privilegio che ad Aziraphale
non era concesso, nonostante la sua opinione discordante fosse
piuttosto palese.
Il
filo dei suoi pensieri venne interrotto da un movimento poco distante
che il demone colse con la coda dell'occhio.
Alzò
il capo e incrociò due occhioni neri che lo scrutavano con un misto
di timore e curiosità. Essi appartenevano ad una bambina che, valutò
Crawly, non poteva avere più di sei o sette anni. Era molto graziosa
e teneva in braccio un cagnolino dal folto pelo marroncino.
-
Si può sapere che cos'hai da guardare, ragazzina? -
Per
la seconda volta nel giro di pochi minuti, le parole sfuggirono dalle
sue labbra più rudi di quanto intendesse.
La
bambina si ritrasse un poco e Crawly sospirò profondamente, cercando
di controllarsi.
Non
ce l'aveva con quella bimba, ovvio. L'unico destinatario del suo
astio in quel momento era Dio, che però sembrava troppo occupato a
organizzare la Sua tempesta killer nell'alto dei Cieli per curarsi di
lui.
Sfoderò
quello che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto essere un sorriso
rassicurante.
-
Scusa, non volevo spaventarti. È solo che sono un po' arrabbiato
con, ehm... una persona. -
La
piccola lo studiò diffidente, indecisa se filarsela il più lontano
possibile da quello sconosciuto dai lunghi capelli color delle fiamme
o avvicinarglisi.
-
Ehm, ti serve qualcosa? - domandò il demone, incerto su come
comportarsi.
-
Da che parte è l'arca del signor Noè? - chiese lei con una vocina
sottile ma decisa.
Crawly
alzò un sopracciglio e le indicò un punto indistinto alle sue
spalle.
La
bambina annuì sia per dimostrare che aveva capito sia per
ringraziarlo dell'informazione e s'incamminò dritta per la strada
che lui le aveva mostrato, il passo svelto e risoluto.
-
Ehi, aspetta! - la chiamò Crawly, alzandosi in piedi e
raggiungendola.
La
bimba si arrestò e gli piantò addosso uno sguardo sospettosamente
interrogativo.
-
Dove sono i tuoi genitori? -
Lei
rimase in silenzio ma abbassò gli occhi a terra mestamente.
-
Oh. - fece Crawly, dandosi dell'idiota per non aver capito subito che
la piccola fosse un'orfana. Avrebbe dovuto intuirlo dall'eccessiva
magrezza, dalle vesti lacere e dalla polvere che la ricopriva da capo
a piedi. Inoltre quella diffidenza, quella cautela mista a coraggio e
fierezza denotavano che ella, nonostante la giovanissima età, fosse
già abituata a badare a se stessa.
Nel
frattempo, la fanciulla aveva ripreso a camminare rapida verso
l'imponente battello.
Crawly
le corse dietro e l'affiancò, adeguandosi al suo passo. - Perché
vuoi andare all'arca? -
Lei
gli rispose senza staccare gli occhi dall'orizzonte. - Hanno detto di
portare gli animali e io ho Toto* -
Il
demone immaginò che si stesse riferendo allo scodinzolante sacco di
pulci che reggeva tra le braccine.
-
E perché vorresti farlo salire sull'arca? - chiese Crawly,
inspiegabilmente affascinato da quella bambina.
-
Perché Toto è un maschio e magari lì ci sarà qualcuno con una
compagna per lui, così non sarà più solo. Avrà una famiglia. -
Suo
malgrado, il demone si sentì assalire da un fastidioso moto di
compassione e tenerezza per quella piccola umana.
-
E tu? - indagò. - Che farai dopo che Toto sarà partito? -
Solo
allora la bambina si fermò per voltarsi verso Crawly.
-
Io andrò con lui. - rispose, come se fosse la cosa più naturale del
mondo e la domanda che lui le aveva posto suonasse oltremodo stupida.
-
Ehm... -
Crawly
fece per obiettare, ricordando alla bimba che solo a Noè e ai membri
della sua famiglia sarebbe stato permesso di salire a bordo, ma
qualcosa nel suo sguardo determinato lo indusse a tacere.
Forse
il suo cagnolino si sarebbe salvato, ma quella bambina innocente e
del tutto ignara del funesto destino che l'attendeva, sarebbe presto
annegata.
Quella
consapevolezza lo trafisse come una stilettata e, a un tratto, Crawly
prese una decisione: l'avrebbe tratta in salvo. Se non poteva fare
nulla per impedire che il discutibile piano divino si compisse,
almeno avrebbe provato a salvare quell'unica giovane vita,
sottraendola al fato che Dio aveva decretato per lei. Si sarebbe
preso quella rivincita, anche se minima. Strappando alla morte quella
bambina, avrebbe espresso all'Onnipotente tutto il suo dissenso,
sarebbe valso come un atto dimostrativo.
Mentre
le camminava a fianco, il suo cervello iniziò ad elaborare un piano
per farla salire di nascosto sull'arca. Forse c'era una possibilità,
ma avrebbe avuto bisogno di aiuto...
Quando
arrivarono in vista della folla radunata attorno al battello, Crawly
fu sollevato di scorgere Aziraphale tra i presenti. Temeva che
l'angelo se ne fosse andato per evitare di assistere agli eventi
drammatici che sarebbero seguiti di lì a poco, invece sembrava che
intendesse restare a fianco di quegli umani sventurati fino alla
fine, pur sapendo di non poter fare nulla per loro.
Un
mezzo sorriso si disegnò sulle labbra del demone: quell'angelo gli
era piaciuto fin dall'inizio ed era felice che quella prima positiva
impressione venisse ora confermata.
Prima
che i due arrivassero troppo vicino alla calca, Crawly allungò un
braccio per fermare la bambina, poi le si inginocchiò di fronte e la
prese per le spalle, rivolgendole un'occhiata seria.
-
Ascoltami bene, non ti permetteranno di salire a bordo. È concesso
solo a Noè e alla sua famiglia. Vedi quei due grossi uomini con le
lance? Sono guardie che hanno il compito di assicurarsi che nessuno
salga sull'arca. -
La
piccola umana gli restituì uno sguardo allarmato. - Ma... ma io devo
andare. Non posso lasciare Toto! -
Crawly
annuì. - Lo so. Ascolta, credo di riuscire a farti imbarcare senza
che nessuno se ne accorga, ma mi servirà l'aiuto di un, ehm... una
specie di amico. Andiamo a parlarci, ti va? -
La
bimba annuì vigorosamente e Crawly le sorrise. - Bene, allora. Vieni
con me. -
Le
tese una mano e la piccola l'afferrò, non senza una lieve
esitazione, e si lasciò condurre tra la moltitudine di persone, fino
a quando non furono arrivati in prossimità di un uomo biondo vestito
di bianco e con gli occhi chiari che si guardava intorno con aria
sconfortata.
-
Aziraphale! - gridò Crawly, levando un braccio per attirare
l'attenzione dell'angelo che, in effetti, lo riconobbe subito e gli
si fece incontro.
-
Crawly, che ci fai ancora qui? Tra poco si scatenerà il caos! -
-
Potrei farti la stessa domanda, angelo. E comunque devo chiederti un
favore. -
Aziraphale
alzò gli occhi con espressione stanca. - Te l'ho già detto, non
posso fare niente per fermare la tempesta. -
-
Non è per questo che sono qui. - ribatté il demone. - Devi fare una
cosa per me, e per lei. -
Crawly
abbassò lo sguardo e solo allora Aziraphale notò la bambina che
stringeva la sua mano.
-
Crawly, ma che cosa... -
Il
demone abbassò la voce e si accostò all'angelo con atteggiamento
confabulatorio. - Intendo farla salire su quella dannata barca, costi
quel che costi. Una vita innocente risparmiata, la salvezza di
un'unica piccola umana senza colpe. Ti chiedo solo questo. -
-
Lo sai che ci sono guardie armate per evitare che i non autorizzati
mettano piede sull'arca. - obiettò Aziraphale.
-
Ecco perché mi serve il tuo aiuto. - replicò Crawly. - Tu creerai
un diversivo e distrarrai quegli energumeni mentre io farò salire la
bambina di nascosto. Sarà facile, non sembrano molto svegli. -
-
Ma Crawly, io... -
Aziraphale
stava per opporsi fermamente alla richiesta, poi commise l'errore
fatale di guardare in basso, verso la piccola. Incrociò quei grandi
occhi neri e profondi, colmi di domande, di suppliche, di aspettativa
e sentì le proprie resistenze sciogliersi come neve al sole. In
fondo, si trattava di una povera creatura che certamente non meritava
l'amaro castigo che l'Onnipotente stava per infliggere.
Emise
un sospiro rassegnato e, prima ancora che potesse comprendere la
portata delle sue parole, udì se stesso acconsentire.
-
Va bene, Crawly. Tu va', portala al sicuro. Mi occupo io delle
guardie. -
Il
sorriso luminoso con il quale lo ricompensò il demone gli fece
provare un bizzarro fremito lungo la schiena, dopodiché si fece
largo tra la folla per raggiungere le guardie, che lo osservarono con
piglio severo e circospetto.
-
Da qui non si passa. - decretò solennemente uno dei due uomini.
-
Oh, lo so. - fece Aziraphale, alzando le mani in segno di resa. - Ma
io sono solo venuto a dare un'occhiatina. Sapete, sono un
appassionato di ingegneria nautica e mi sarebbe piaciuto poter vedere
questo gioiellino con i miei occhi. Certo che è fatto davvero molto
bene, non trovate? È la barca più grande che abbia mai visto! Voi
ne avete mai viste di più grandi? -
-
Sparisci. - gli intimò l'altra guardia. - Abbiamo un compito da
svolgere e tu ci stai disturbando. -
-
Disturbando? - esclamò Aziraphale, portandosi teatralmente una mano
al petto. - Oh, ma io non avevo nessunissima intenzione di
distogliervi dal vostro dovere, anzi mi piacerebbe saperne di più.
Come mai state sorvegliando l'arca? Perché nessuno può salire? Vi
pagano molto per stare qui ad allontanare i curiosi? -
L'angelo
straparlò a raffica finché, con la coda dell'occhio, non vide
Crawly e la bambina sgattaiolare oltre il presidio e sparire dietro
lo scafo dell'enorme imbarcazione. Missione compiuta, e appena in
tempo dato che la pazienza delle guardie si stava esaurendo.
Aziraphale
decise di porre fine a quella farsa. - Ehm, sapete che vi dico, cari
signori? Ora me ne vado e vi lascio lavorare in pace, eh? -
Indietreggiò
di qualche passo sorridendo giovialmente ai due energumeni, poi si
dileguò tra la folla, confondendosi in mezzo alla gente.
“E
bravo l'angelo” pensò Crawly con un sogghigno mentre conduceva
furtivamente la bimba oltre le guardie.
Un
tuono formidabile squarciò la volta violacea del cielo e il demone
sentì le dita della piccola stringersi più forte attorno alle sue.
Toto lanciò un guaito spaventato, fiutando l'aria satura di
elettricità.
-
Sta' buono, Toto. Non è niente. - gli sussurrò la padroncina in un
orecchio, ma Crawly poté cogliere la paura che vibrava nella sua
voce.
Girarono
per un po' attorno all'arca e, finalmente, il demone scovò un
passaggio chiuso da una semplice asse di legno appoggiata allo scafo.
Crawly la scostò e sbirciò all'interno. Si trattava della stiva,
dove era stata già sistemata un'esorbitante quantità di fieno e
provviste di ogni genere. Una botola conduceva sopra coperta.
Il
demone condusse la bambina oltre quel varco, sollevò cautamente la
botola e si accorse di essere finito in una specie di stalla dove una
mucca dall'aria mite riposava placidamente ruminando fieno con aria
beata.
Crawly
fece nascondere bimba e cagnolino in una nicchia lì accanto. Nessuno
li avrebbe notati se non dopo la partenza. Erano tutti troppo
indaffarati a occuparsi degli ultimi preparativi. Noè e la sua
famiglia non avrebbero avuto cuore di gettarla fuori bordo una volta
che la Terra fosse stata sommersa dall'acqua, o almeno lo sperava.
-
Resta qui. Non ti troveranno. - raccomandò alla bambina, la quale si
era rannicchiata con le ginocchia al petto e il cagnolino stretto a
sé come a volerne trarre conforto e, nello stesso tempo, donarne a
lui, altrettanto spaventato.
Lei
annuì ed esibì di nuovo il piglio fiero e caparbio che tanto aveva
colpito il demone.
-
Be', allora buona fortuna, piccola. -
Crawly
fece per andarsene quando si sentì chiamare da quella voce sommessa.
-
Aspetta... -
Il
demone si voltò di tre quarti verso la bimba.
-
Grazie. - sussurrò lei, l'ombra di un sorriso a incresparle le
labbra.
Crawly
annuì piano. - Abbi cura di te, - disse in tono amaro. - perché
puoi star certa che Dio non ne avrà. -
L'espressione
sul volto della piccola si fece perplessa ma il demone si era già
avviato verso il passaggio dal quale erano arrivati, sparendo oltre
la botola.
Quando
si riunì ad Aziraphale, il cielo si era ormai tramutato in un
tripudio di fulmini. I boati dei tuoni si susseguivano quasi
ininterrottamente e i primi goccioloni avevano iniziato a cadere sul
deserto.
La
gente si disperse, correndo alla ricerca di un riparo dalla tempesta.
-
Meglio andarcene da qui. - consigliò l'angelo, più mortificato che
mai.
-
Sì, non sono molto attratto dall'idea di farmi una nuotata. -
convenne Crawly, sarcastico, il viso rabbuiato.
-
Ma prima di salutarci, - riprese Aziraphale. - dimmi, perché hai
voluto salvare quella bambina? -
Il
demone si strinse nelle spalle. - Se vuoi, puoi considerarlo un atto
di disobbedienza civile. Un piccolo dispetto per l'Onnipotente,
diciamo. -
-
Crawly! - fece Aziraphale, scandalizzato.
-
Che c'è? Io sono un demone, non sono vincolato alle Sue leggi
ineffabili. Sono già stato bandito all'Inferno, cos'altro può
farmi? -
-
Vuoi dire che mi hai reso complice del tuo... com'è che l'hai
chiamato? -
-
Atto di disobbedienza civile? - suggerì il demone, serafico.
-
Sì, esattamente! Hai idea di che guai passerei se si venisse a
sapere?! Nel mio caso si tratterebbe di un'insubordinazione bella e
buona! -
Crawly
si accigliò. - Dunque trovi che salvare la vita a una bambina sia
stato sbagliato? Pensi che sarebbe stato più giusto lasciarla
annegare? -
-
Be', io non... -
-
La verità, angelo, è che niente è mai del tutto giusto o del tutto
sbagliato e ciò che tu vedi bianco dalla tua prospettiva, può
diventare nero se visto dalla mia, non trovi? -
Aziraphale
aggrottò la fronte. - Suppongo di sì. - concesse. - Ma la nostra
comprensione è limitata. Non possiamo permetterci di giudicare le
decisioni dell'Onnipotente. Non siamo in grado di vedere il quadro
d'insieme. Forse, anzi, sicuramente, Egli agisce a fin di
bene, anche se non ci è dato sapere per quali vie. -
Crawly
lo trafisse con uno sguardo tanto gelido e penetrante da provocargli
un brivido. - Sai com'è il quadro d'insieme che vedo io, angelo?
Migliaia di corpi senza vita che galleggiano nel mare in cui questa
parte della Terra si trasformerà tra poche ore. Ma se a te sta bene
così... -
Aziraphale
prese fiato per replicare, ma il demone schioccò le dita e svanì
prima che potesse farlo. Che poi, cosa mai avrebbe potuto ribattere a
parole tanto dure che però sapeva essere impietosamente vere?
L'angelo
sospirò di nuovo e lanciò un ultimo sguardo amareggiato verso le
persone in fuga dal temporale.
-
Mi dispiace. - mormorò con un filo di voce. - Mi dispiace tanto. -
dopodiché schioccò a sua volta le dita, scomparendo e lasciandosi
dietro un'unica piccola lacrima che andò a confondersi con la
pioggia.
*Toto
è il nome del cagnolino di Dorothy ne Il Mago di Oz. Sì, in
questo caso, lo sforzo creativo da parte mia è stato praticamente
nullo.