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Autore: Esca_    27/08/2019    2 recensioni
Hermione vide Joyce, se stessa, e un nuovo risvolto della sua vita, positivo o negativo che fosse. Holden.
Era pericoloso, lo sapeva, ma avrebbe potuto aiutarla ad andare avanti.
Andare oltre Ron e Michael, oltre tutto ciò che aveva scritto e che si portava dentro. Oltre tutto ciò che nemmeno lei sapeva di avere dentro di sé.
Nonostante tutto, però, era pur sempre Malfoy, serpe o furetto che fosse.
E lei, poi, era una Grifondoro come mai lo era stata prima. Fiera e testarda come sempre, mai disposta ad abbassare la testa.
Forse, però, questa volta sarebbe stata costretta a farlo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO XI - INCUBI E DELIRI

 

Draco camminava mano nella mano con lei, incurante di tutto e di tutti.
Loro due, insieme, andavano verso l’ingresso di Hogwarts.
Lei sorrideva, gli occhi che brillavano.
Incredibilmente, sorrideva anche lui.
Non pensava lo avrebbe mai detto, ma era felice. In ogni cellula del suo corpo sembrava esplodere qualcosa di unico e raro, che gli faceva venir voglia di correre per i corridoi e urlarlo a tutti.
Sempre con le mani intrecciate, varcarono la soglia del castello.
Draco continuava a guardarla, sperando di poterla ammirare per sempre.
Come se qualcuno lo avesse sentito, il sorriso di Hermione morì all’improvviso, quando fu sbalzata all’indietro. Draco sentì il rumore della sua testa che sbatteva al muro e la vide accasciarsi a terra inerme, mentre una pozza di sangue si allargava lentamente sul pavimento.
Una risata da lontano gli fece gelare il sangue nelle vene.
Bellatrix rideva e lo indicava, mentre lui era troppo sconvolto per reagire.
«Draco, davvero, dovresti vedere la tua faccia. Vedi cosa succede, quando ti metti in situazioni del genere? Lei ha già pagato, adesso tocca a te.»
Draco si voltò nuovamente verso Hermione. Pensò che, nonostante tutto, morire gli andava bene, se poteva farlo guardandola.
Una scarica di energia lo avvolse e Draco urlò.
Era finita.

Draco si svegliò di soprassalto, stringendo le lenzuola convulsamente.
No, non era successo nulla.
Non ancora, almeno.
Lui era ancora lì, al sicuro fra le mura della sua camera ad Hogwarts.
Ma lei? Hermione dov’era?
Qualche minuto dopo, Draco correva già per i corridoi con il cuore a mille, incurante del suo aspetto stravolto. Flash della notte precedente gli
balenarono in mente. Il ricordo di lei accanto a lui gli sembrava lontano chilometri.

Correndo e incespicando, si rimproverò per quell’ultimo bacio che non le aveva dato prima di lasciarla davanti alla torre, o per quel complimento che aveva pensato e tenuto per sé, semplicemente perché lui aveva una reputazione da Serpeverde da difendere.
Sapeva che era stato solo un incubo, ma sapeva anche che non sarebbe riuscito a tranquillizzarsi, non finché non l’avesse vista con i suoi occhi.
Doveva vederla, stringerla a sé, sussurarle ancora una volta che lei era diventata sua e di nessun altro, che lo era sempre stata e che lo sarebbe stata per sempre, anche se non si sarebbero più rivisti dopo la scuola.
Il panico di dover rinunciare a lei ancor prima di averla avuta per davvero lo attanagliava come una morsa al petto.
Ancora una volta, Hermione lo sorprese.
Mentre raggiungeva il ritratto della Signora Grassa, la vide uscire dal dormitorio, in tutta la grazia che solo lei sembrava avere, come se lo avesse sentito arrivare.
Senza fermare la sua marcia, la raggiunse di fretta e le prese un braccio, trascinandola con sé, senza farle nemmeno rendere conto di cosa stesse
succedendo.

Mai come in quel momento gli fregava degli occhi indiscreti degli altri. Gli interessava solo di quelli di Hermione, dorati e fissi nei suoi.
Al riparo da tutti, soli in un corridoio deserto, si fermarono l’uno di fronte all’altro, guardandosi negli occhi.
Draco la osservò intensamente, sperando di scovare la sua anima in quelle iridi, sperando di convincersi che stesse bene e che non l’avesse ancora messa in pericolo.
«Draco, ma che…»
Draco si sbloccò al suono della sua voce. Si slanciò verso di lei e le afferrò il viso, baciandola con foga.
Le sue mani vagavano su e giù per il suo corpo, stringendola il più possibile.
Lei era ancora lì con lui, stretta fra le sue braccia e stringendolo a sua volta.
Tutto il resto era sparito.
«Stai bene, Granger. È questo che conta.»
Senza aggiungere altro, si girò e andò via, lasciandola sola a chiedersi tutto e niente.

Camminando solo senza sapere dove andare, Draco pensava un po’ a tutto. Un po’ a sé, un po’ alla Mezzosangue e un po’ a loro due insieme.
Quanto ci sarebbe voluto, prima che la mettesse in pericolo nella realtà e non solo nei suoi sogni?
Ma soprattutto, quanto tempo mancava perché Bellatrix riuscisse a prenderlo?
Quasi per caso, si ritrovò sulla Torre di Astronomia.
Con la spalla appoggiata alla finestra, volse lo sguardo verso la Foresta Proibita, forse aspettandosi che tutti i Mangiamorte sopravvissuti tornassero alla carica in quel momento.
Infilando le mani in tasca, sentì le sue dita scontrasi contro un foglio e si ricordò della notte precedente.
«Mezzosangue, il mio libro. Sei quasi riuscita a farmelo dimenticare.»
«Chiariamo due cose: è il mio libro e devi seriamente smetterla di chiamarmi Mezzosangue.»
«Che c’è? È la verità. E poi, non sei solo una Mezzosangue, ma sei la mia Mezzosangue.»
Sorridendo al ricordo, rilesse le ultime righe, pensando a quante altre ne avrebbe lette in futuro.

Joyce aveva perso un’altra giornata a fantasticare su un ritorno di fiamma impossibile, qualcosa che li riportasse alla vita e che evitasse quella
separazione così drastica, che non avrebbe rovinato solo loro due, ma anche James.

Con il tempo, aveva scoperto di essersi convinta di meritare di più dell’amicizia mascherata da amore che Michael le stava dando. Si era ritrovata a pensare ad altri, persino ad Holden, che non le aveva mai rivolto altro che sguardi di odio e di rabbia.
E lui, aveva mai pensato a lei?

«Sì, Joyce -sussurrò Draco- eccome se ci ho pensato.»
Il problema, in fondo, non era proprio quello?
Il guaio era che, dentro di sé e senza saperlo, ci aveva pensato quasi ininterrottamente.
Aveva cominciato per scherzo, tanto tempo prima, con lo stesso odio di sempre ad avvolgere tutto. Ormai ci era così abituato da essersi convinto di
avere davvero tutto quella rabbia dentro di sé.

Quando si era reso finalmente conto che non era così, qualcosa dentro di lui si era aperto ed era ricomparsa lei, con i capelli scompigliati e lo sguardo di sfida.
Dopo quel momento era venuto naturale notarla nei corridoi, deridere a mente -e a voce alta- la sua combriccola, che sembrava non rendersi conto dell’immensità che aveva davanti ogni giorno, e riservava una particolare dose di insulti per quello scimmione del suo ragazzo, come lo aveva chiamato lei.
Draco si era reso conto all’improvviso della possibilità che Hermione facesse già parte di lui, ancora prima che iniziasse quella strana avventura.
Ancora una volta, grazie a quelle pagine.
Leggendole, si era accorto di ricordare del suo incontro con lei, o di quando si era vestita più scollata per Weasley.
Leggendo lei, poi, aveva scoperto di conoscerla già.
Per un secondo, senza un perché, l’immagine di sua madre gli fece capolino in mente.
Fermo in mezzo ad un corridoio, Draco la immaginò con la solita espressione di superiorità e fierezza a dirgli che aveva preso da lei solo i lati migliori. Tipo l’intuito.
Un senso di stranezza iniziò a farsi strada dentro di lui. L’intuito di sua madre gli suggerì che qualcosa non andava.
Un urlo lo richiamò da fuori.
Corse alla finestra, sentendo il panico montargli dentro. Aveva paura a dirlo, ma conosceva quella voce.
No, si accorse dopo, non era un urlo, ma una risata.
Una risata da pazza.
Sua zia si avvicinava lentamente alla scuola in una danza macabra. Camminava senza fretta, come se fosse una bambina ad un saggio di danza.
«Draco, non può essere davvero lei.»
Draco si voltò giusto il tempo di vedere lo sguardo smarrito di Hermione diventare quello determinato da paladina che conoscevano tutti.
Un attimo dopo, la rincorreva per le scale cercando di fermarla.
«Granger! Mezzosangue, dannazione, fermati! Non avvicinarti a lei, devo spiegarti delle cose prima!»
Nonostante tutto, Hermione continuava a correre imperterrita verso Bellatrix.
Nel cortile della scuola, tutti guardavano impauriti quella mezza fuga amorosa, senza avere il coraggio di muovere un muscolo.
Draco, che non era mai stato tanto un Black come in quel momento, immaginava già cosa stesse per fare sua zia e aveva paura.
Tremava all’idea di incontrare suo padre.
Ormai avevano raggiunto il cortile ed erano ad una decina di metri da Bellatrix, che sorrideva estasiata alla loro vista.
Mentre afferrava finalmente la mano di Hermione, Draco vide sua zia estrarre la bacchetta.
In un ultimo gesto di protezione, la tirò indietro, abbracciandola e offrendo la sua schiena come scudo.
Un dolore lancinante lo colpì e lui strinse più forte Hermione.
All’improvviso, si sentì sparire nel vuoto, diventando leggero come una piuma, la Mezzosangue sempre stretta a lui.
Intanto, Harry e Ron raggiunsero il cortile, appena in tempo per vederli cadere a terra l’uno nelle braccia dell’altro, mentre la risata di Bellatrix spariva nel bosco.

  
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