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Autore: padme83    27/08/2019    24 recensioni
Mio blu – dicevi –
mio blu.
Lo sono.
E anche più del cielo.
Ovunque tu sia
io ti circondo.

(Ghiannis Ritsos - Mio blu)
***
1. Mio blu
2. Miraggi
3. Promesse
***
Una mattina, siccome uno di noi era rimasto senza nero, si servì del blu: era nato l'Impressionismo.
(Pierre-Auguste Renoir)
Quanto più il blu è profondo, tanto più fortemente richiama l’uomo verso l’infinito, suscita in lui la nostalgia della purezza e infine del sovrasensibile.
(Wassily Kandinsky)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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Mio blu – dicevi –
mio blu.
Lo sono.
E anche più del cielo.
Ovunque tu sia
io ti circondo.


(Ghiannis Ritsos - Mio blu)[1]
 
 
 
 
 
 
~ Mio blu ~
 
 
 
 
 
 
 
Oh you're in my veins
and I cannot get you out.
Oh you're all I taste,
at night inside of my mouth.

 
 
 
 

 
 
Godric’s Hollow, estate 1899
 
 
Il flebile bagliore delle candele ti sfiora i capelli, mentre l’eco dei nostri sospiri ancora aleggia nell’aria. Il tuo sguardo pare assorbire dentro sé la luce dell’intero universo, e nel momento in cui ti volti e, finalmente, lo fissi su di me, tutto ciò che mi sta intorno si riduce ad una massa sfocata e inutile; il mio orizzonte si tinge col blu di infiniti cieli stellati – un blu incredibile, impossibile, che mi circonda e mi abbaglia, mi avvolge e mi penetra, mi culla con malinconica dolcezza e allo stesso tempo mi toglie il fiato, impudico, ardente, crudele, come tu, soltanto tu, sai essere.
Oggi siamo rimasti lontani per ore – oppure sono trascorsi giorni, anni, secoli, millenni, dal nostro ultimo incontro? Non lo so, non lo so, lo giuro, forse sto delirando, forse sono ad un passo dalla follia, ma che importa? Che importa? Noi, in fondo, siamo già oltre, siamo al di là del bene e del male. Il confine tra giusto e sbagliato, tra normalità e pazzia per noi non esiste. Noi, uniti, creiamo un'entità nuova, completa, perfetta, in grado di superare qualsiasi ostacolo, di valicare ogni limite  umano o divino, non c'è differenza. Noi, insieme, siamo eroi invincibili e fieri, siamo dei all’alba del mondo[2], siamo comete luminose che squarciano l’oscurità, astri pulsanti che trafiggono il nero delle notti più cupe e spaventose.
Hai chiesto il mio perdono stringendomi fra le braccia e rubandomi l’anima, ancora una volta. Gellert, Gellert hai mormorato piano, le labbra incollate alle mie, mentre disegnavi arabeschi roventi sulla mia pelle – sentieri immaginari tracciati da carezze di fuoco e velluto, solchi scavati con mani dal tocco leggero e delicato, sì, sempre, e tuttavia decise, virili, impavide, rapaci, persino.
Ho lasciato che conquistassi il mio corpo con il vigore impetuoso di un’onda che si infrange contro gli scogli – al crepuscolo, nel caldo rosseggiare della sera, quando l’acqua è punteggiata da scintillanti barbagli dorati; ti sei insinuato in me generoso e potente, senza esitare, e io, in un istante di cruda, sfolgorante consapevolezza, mi sono fatto terra accogliente e solida roccia – per te, che porti negli occhi gli abissi e i misteri di tutti gli oceani del mondo.
Mi hai catturato e vinto sorridendo appena – oh, tu non hai pietà, non hai alcuna pietà di me, perché il tuo sorriso, dimmi, il tuo meraviglioso sorriso, in che modo potrò mai estirparlo dalla mente, mondare le vene, il sangue, il cuore dalla sua presenza ostinata 
– eppure necessaria, ineluttabile?
Non posso, non voglio.
Non dimenticherò, non cancellerò nulla, nulla, nemmeno la più piccola traccia di noi, il più impalpabile e dimesso ricordo.
Le tue dita riprendono a scivolare sui respiri accelerati del mio petto, percorrono quiete la curva delle mie spalle e poi scendono languide verso l’incavo dei gomiti, fino a raggiungere i polsi, che lambiscono e imprigionano in una morsa ferrea, irresistibile.
«Non pensare» sussurri, la bocca di nuovo premuta sulla mia, affamata e feroce. «Senti e basta. Senti me e nient’altro
«Mio blu» soffio allora fra le tue labbra «mio blu. Ti sento, ti sento. Sento tutto di te».
Ci arrendiamo l’uno all’altro, e il calore della tua gola, simile a miele, si riversa morbido nella mia. Ti attiro a me e tremo – tremo e tremo e tremo – mentre mi tendo 
– mi sciolgo – sotto di te e sollevo i fianchi in risposta ai tuoi baci sfrontati, febbrili, implacabili.
Mio blu, mio blu.
Ti sento tanto forte che mi sembra di morire.
 
 
 
 
 
 

Oh you run away,
'cause I am not what you found.
Oh you're in my veins
and I cannot get you out.









Nurmengard, autunno 1927
 
 
Abbasso il capo, lentamente; inspiro ed espiro a lungo, osservando distratto le ceneri grige, ormai fredde, che riempiono il vano profondo e scuro del camino. Fuori, il cielo è limpido e azzurro – troppo, troppo, troppo azzurro, non riesco a sopportarlo.
Chiudo gli occhi, trattenendo a stento un ringhio ferino, spezzato.
Dietro il buio delle palpebre serrate, un unico volto mi appare, splendente e magnifico, glorioso e terribile 
– un volto coronato di fiamme, vestito di Sole  l'estasi e il tormento dei miei sogni furiosi.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.[3]
 
Mio blu – così ti chiamavo – mio blu.
Lo farei anche adesso, lo farei in eterno, lo farei 


Per quanto tempo ancora illuderai te stesso, Grindelwald?
 

 
 

 
“Everything is dark.
It's more than you can take.

But you catch a glimpse of sun light,
shinin’, shinin’ down on your face,

your face, oh your face.”
 
 
 
 
 
 
{Words Count: 715}
 
 
 


 
 
[1] non scherziamo, questo è chiaramente uno pseudonimo: solo un egomaniaco esaltato come Albus Silente avrebbe potuto scrivere una poesia del genere. ^^ 
[2] ho finalmente letto “La canzone di Achille”, di Madeline Miller. Ahi, quanto dolore T.T
[3] da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Oggi è il sessantanovesimo anniversario della morte di Cesare Pavese. Questo forse non sarà il modo più consono per omaggiarlo, ma ad un certo punto citarlo è diventato inevitabile.



 
 
 
 


Nota:

 
Buonasera a tutt*!

Per la serie, a volte ritornano, ma non è detto che sia un bene. ^^’
 
Cosa posso dire a mia discolpa? Niente, mi mancavano terribilmente e, giusto per farmi ancora più male, nell’ultimo periodo ho cominciato a seguire pagine di poesia; quando ho letto quella citata sopra non sono più riuscita a smettere di pensarci. Si adatta così tanto bene alla mia idea di questi due disgraziati…
 
La flash è breve, in perfetto stile padme, ma spero comunque che sia riuscita a emozionarvi, in qualche modo. Se vi va, fatemelo sapere. 😊
 
Non so ancora se partirò con una nuova raccolta, non è una possibilità da escludere ma non me la sento di fare promesse, per cui adesso posto il racconto come completo, poi si vedrà. Tanto lo stato di una storia si può cambiare in qualsiasi momento.
 
SoundtrackAndrew Belle, In my veins.
 
Grazie a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi recensirà o inserirà questo breve raccontino in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
A presto! E ricordate che la mia pagina fb, Lost Fantasy, è sempre aperta e attivissima (beh, più o meno, compatibilmente con la real life, che attualmente è più invasiva che mai)
 
Bacioni :****
 
 
padme
 
 
P.S: da qui in avanti per me “mio blu” diventa canon e Gellert chiamerà quindi Albus esclusivamente in questo modo (sarebbe un ulteriore omaggio alla bellezza dei suoi occhi, cosa che tra l’altro io non ho mai sottolineato, neh? No no). Verrebbe bene anche in tedesco, mein blau, anche se ammetto di non essere sicura sulla pronuncia XD
   
 
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