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Autore: seavsalt    28/08/2019    0 recensioni
"Quando il mondo collasserΰ su sι stesso, bruciando in alte fiamme, saranno le piccole braci rimaste, portate dal vento, a tramandare storie mai narrate, parole mai dette, eventi mai visti, con il loro debole ardere, testimonianza di falς ormai scomparsi."
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Raccolta di oneshot su Dark Souls I, II e III incentrate su pairing, personaggi o eventi, sia narrati che non.
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Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Personaggi: Creighton di Mirrah, Pate

Setting: Drangleic, Cava Pietralucente di Tseldora (Dark Souls II)

Pairing: Creighton/Pate (one sided, accennata)

Rating: Arancione

Ogni volta che si accampava, in fuga da Mirrah, Creighton si sentiva terribilmente solo. Una sensazione che agiva lentamente, pian piano gli lacerava il cuore e lo rendeva ancora piω vulnerabile all’avanzare della maledizione che si portava sulle spalle, opprimendolo. Viaggiava, in terre lontane e sconosciute, vagando come un pellegrino in cerca di aiuto. Eppure, nessuna mano gli sarebbe stata amica: desiderava molto che qualcuno, almeno uno di tutti i viaggiatori che avevano incrociato la sua strada, gli porgesse la propria mano, piuttosto che avvolgerla saldamente attorno all’elsa di una spada, o al bastone di una mazza. Invece era quasi costretto a fare stragi, massacri, senza un briciolo di pietΰ. Avrebbe pagato cara la minima esitazione. Non c’era spazio per i sentimenti, nella vita Creighton, e come poteva essere altrimenti? Chi si sarebbe fidato di uno come lui, uno sporco assassino, il cui viso era anche coperto da una maschera che nascondeva ogni dettaglio, eccetto gli occhi? Creighton aveva imparato a convivere con tutto questo, o almeno cosμ pensava. Tuttavia, ogniqualvolta si sedesse davanti a un falς, solo con sι stesso, si sentiva corrodere all’interno da qualcosa che, piω che una sensazione, era una vera e propria malattia, per lui incurabile. Camminava, senza una meta, con i piedi doloranti e la mente da tutt’altra parte. Era vicino al nulla assoluto, alla perdita di ogni facoltΰ mentale gli fosse ancora rimasta: adesso un non-morto, presto sarebbe diventato vuoto. Eppure lμ, sotto il sole cocente, qualcuno gli porse la mano, pronto ad aiutarlo, a salvarlo dall’ormai prossima follia. I raggi del sole lo illuminavano troppo, la sua figura era quasi indistinguibile. Creighton lo fissς dalla maschera, con le sue pupille di un azzurro quasi trasparente, e afferrς la mano guantata che gli veniva tesa. Il falς, quella notte, bruciava piω intensamente del solito. Una fiamma alta, di un rosso vivo, ardeva vivace, riscaldava le membra del non-morto seduto davanti ad essa. La buia notte di un cielo senza stelle veniva illuminata da quel singolo fuoco, in mezzo a una distesa di erba alta. Un fruscio bastς a fargli capire che qualcuno si stava avvicinando a lui. < Come pensavo, siamo molto vicini a Tseldora. Ci aspettano una montagna di minerali preziosi, Creighton >. Il non-morto si voltς, lentamente, facendo ondeggiare alcune ciocche degli argentei capelli, e guardς verso l’alto. < Pate >, lo chiamς, con voce flebile, quasi inaudibile. Il compagno cambiς improvvisamente espressione, facendosi piω severo. < Togliti la maschera, per favore >. Una richiesta tanto improvvisa quanto prevedibile. Creighton eseguμ l’ordine senza proferir parola, portando lentamente le dita a contatto con il metallo della maschera, che, nonostante fosse rimasta a contatto con il calore del fuoco per un gran lasso di tempo, risultava sempre fredda al tatto. Lasciς che scivolasse via, scoprendo il suo volto: un volto emaciato, di un colorito verdognolo. Le orbite, contornate da un paio di occhiaie nere come la pece, erano cosμ incavate che si faceva fatica a distinguere i bulbi oculari, una volta ornati dall’iride di un azzurro splendente, adesso spenti, vuoti, bianchi. < Perchι… Perchι non me lo hai detto prima? >, Pate sembrava piω arrabbiato che preoccupato. Creighton non lo guardava negli occhi, teneva la testa bassa, perso nel vuoto. < Ho finito le effigi >. Il compagno appoggiς a terra la lancia con cui era armato, poi si inginocchiς accanto a lui, scrutandolo con le pupille nere. Fece schioccare la lingua, mentre le sue mani andavano a tastare all’interno della sacca che teneva a tracolla, cercando qualcosa di indefinito, fino a che non tirς fuori da essa un ninnolo familiare, a prima vista un semplice intreccio di fili neri a formare una sagoma curiosa, ma quando la si guardava piω a lungo era possibile vedersi rispecchiati in essa, ritrovare il proprio aspetto perduto a causa della maledizione. Pate la teneva sicuro nel palmo della mano destra, mentre sospirava. < Non devi buttarne una per me > si affrettς a fermarlo Creighton, senza successo. Pate scosse la testa. < Ho bisogno di te >, parole dette con una semplicitΰ disarmante, che perforarono il cuore senza battiti di Creighton. Ormai era da un bel po’ di tempo che si ritrovavano a viaggiare insieme per le terre di Drangleic come soci, compagni di furti dei piω noti tesori del regno. Aveva bisogno di lui per continuare a rubare oggetti preziosi senza rischiare di venire ucciso nel processo. Lo sapeva, ma non poteva fare a meno di pensare diversamente. Pate avvicinς la mano con l’effige al suo petto e la sagoma cominciς ad emettere una soffusa luce biancastra, sgretolandosi pian piano, mentre Creighton sentiva qualcosa di caldo fluire dentro di lui, avvolgendogli il cuore. La pelle tornς al suo pallido colorito originario, gli occhi erano di nuovo splendidamente azzurri. Persino i capelli, che prima assomigliavano piω a paglia bianca, assunsero una consistenza morbida e soffice al tocco, e il loro colore argenteo fu piω brillante. Il palmo della mano destra di Pate, che adesso non teneva piω nulla, era completamente appoggiato sul petto del compagno, che riprese ad alzarsi e ad abbassarsi conformemente al suo respiro. Per un momento i due rimasero in silenzio, a guardarsi vicendevolmente, mentre Pate poteva percepire il battito cardiaco di Creighton. Il volto di quest’ultimo si fece improvvisamente di un colorito piω roseo, mentre l’altro sollevava piano la mano dalla sua cassa toracica. Entrambi tornarono a guardare da un’altra parte, come se nulla fosse accaduto. < Grazie, Pate > furono le ultime parole di Creighton per quella notte, soffocate in una mano che aveva posto sulla propria bocca. Tuttavia, Pate le udμ lo stesso. < Cerca di non diventare vuoto > disse, con le mani sui fianchi, senza guardarlo negli occhi. Creighton aveva desiderato quel tocco per molto tempo. Il tocco di una mano amica, che lo avrebbe consolato nei momenti piω difficili e salvato dai pericoli. Era tutto ciς che aveva sempre sognato ed era tutto ciς che Pate gli aveva sempre dato, dissipando la sensazione di solitudine che gli sfiancava l’anima. Avrebbe voluto fare lo stesso con lui, tenere quella mano nella propria, ripagarlo per il bene che gli aveva fatto. Non ci riusciva, c’era sempre qualcosa a bloccarlo, qualcosa di misterioso, mai provato prima. E quando credeva che tutto il suo dolore fosse scomparso, che nulla lo avrebbe piω fermato da quel momento in poi, la mano che fino ad allora lo aveva sollevato quel giorno stringeva una lancia contro di lui, alle sue spalle, mentre era impegnato ad aprire il pesante coperchio di un baule pieno di minerali preziosi. < Perchι? Perchι, Pate? > continuava a chiedere, senza ricevere risposta, con voce spezzata. < Ti do la possibilitΰ di combattere, invece di conferirti la morte di un bastardo, ma la scelta θ tua >, parole colme di veleno dalla bocca di Pate, scagliate con forza addosso a Creighton. < Morirai qui senza opporre resistenza, o avrai il coraggio di impugnare le armi contro un compagno? >. Creighton non si accorse neanche di cosa fosse accaduto fin quando non si ritrovς a piantare la propria ascia dritta nel cranio di Pate, dividendolo a metΰ. Estrasse con forza l’arma, provocando uno spruzzo di sangue che piovve addosso a lui, mentre ansimava rumorosamente, guardando un punto non ben definito nello spazio. Lentamente e a grandi passi si diresse barcollando fuori dall’edificio in cui avevano trovato il tesoro, che neanche si ricordς di raccogliere dalla cassa. Un nuovo dolore si faceva strada in lui, una nuova malattia, stavolta veramente incurabile. La disperazione lo consumς completamente, prendendo il controllo su di lui. Vagava per le terre di Drangleic, senza meta e senza provare piω nulla, continuando a uccidere chi gli bloccava la strada senza un briciolo di rimorso, senza piω alcuna speranza. Camminava in eterno, vuoto.

   
 
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