Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: pelham    28/08/2019    0 recensioni
Febbraio 1999. Dopo la battaglia di Hogwarts e la definitiva sconfitta di Lord Voldemort, molti Mangiamorte o simpatizzanti del Lato Oscuro si sono dati alla fuga. Un discreto numero di civili è disposto a dare loro la caccia per un prezzo onesto e gli Auror sono felici di chiudere un occhio quando un ricercato viene portato alla loro porta.
[Personaggi Originali || Il rating potrebbe subire leggeri cambiamenti]
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO TERZO
Informatori

“Leopold, non è che abbia qualcosa contro di te, anzi, però sei il mio concorrente, non posso dirti cosa ho scoperto…”
“Okay, quindi non hai trovato nulla”.
“Sai bene che non è quello che ho detto”.
“D’accordo” disse Crankshaw. “Suppongo che tu non voglia sapere cosa ho scoperto io”.
Pickering lo guardò stupito. Negli otto mesi e mezzo in cui si era dato alla caccia ai Mangiamorte aveva scoperto che trovare criminali era una cosa che, per qualche motivo, gli veniva bene. Nessuno l’avrebbe mai detto, guardandolo. Sarebbe stato più credibile dire che era particolarmente bravo a scacchi o che aveva un talento segreto per il pianoforte. Per dire di più, dare la caccia ai Mangiamorte era l’unica cosa che gli riusciva particolarmente bene. Era il migliore in tutto il paese, e poiché la maggior parte dei cacciatori di Mangiamorte erano britannici era probabilmente il migliore al mondo. 
Se lui non aveva scoperto nulla, dubitava che Leopold Crankshaw, per quanto potesse essergli affezionato, potesse aver trovato qualcosa. D’altra parte, non era impossibile. E se Crankshaw aveva già una marcia in più, non sarebbe stato difficile per lui trovare la Larcombe per primo, portarla dagli Auror ed essere riempito di complimenti. 
Non che Pickering desse la caccia ai Mangiamorte solo per i complimenti. Lo faceva per la giustizia, o almeno così sosteneva. Ma i complimenti non gli dispiacevano.
“Stai bluffando” disse.
“No”.
“Ti conosco. Stai bluffando”.
“Okay, allora. Io vado, non ho tempo da perdere”.
“Certo”.
“Non vorrei che la Larcombe mi scappasse via”.
Pickering sospirò. Nonostante le sue parole, Crankshaw non sembrava avere molta fretta. 
“Sei sicuro di non volermi dire cos’hai trovato?”
“Non ho trovato niente” sbottò Pickering.
“Immaginavo.”
“Ma forse ho una pista” aggiunse. “Quindi qualcosa ho trovato.”
“Io non ho trovato niente”.
“Pensavo…”
“Stavo bluffando”.
“Ah, dicevo io”.
“Sì” mormorò Crankshaw. “Però ho parlato con una vecchia, mi ha detto che cercherà di vedere nelle carte o nelle foglie di tè se trova qualche indizio”.
Pickering aggrottò le sopracciglia. “Nelle carte?” domandò incredulo. “Leopold, non ti riconosco più”.
I due si conoscevano dai tempi di Hogwarts. Più precisamente, si conoscevano da quando si erano ritrovati sulla stessa barca per arrivare al castello il loro primo anno. A scuola non erano mai stati particolarmente amici e a dire il vero non si erano parlati più di tre o quattro volte in sette anni. Al secondo anno, erano finiti come compagni di banco durante le lezioni di Incantesimi ed erano riusciti ad ignorarsi per un anno intero, cosa che a Crankshaw era venuta molto facile e a Pickering molto difficile (alla fine dell’anno, il professor Vitious gli aveva fatto i complimenti per essere riuscito a non chiacchierare mai con il suo vicino di banco).
L’unica volta in tutto l’anno in cui Crankshaw gli aveva parlato era stato per dirgli che gli sembrava assurdo che Hogwarts avesse ben due materie facoltative dedicate alla divinazione e che sicuramente solo i creduloni e i ciarlatani potevano pensare di predirre il futuro. Pickering aveva evitato di dirgli che aveva indicato come materie da seguire a partire dal terzo anno Divinazione e Aritmanzia.
Forse era per quello che, dal terzo anno, Crankshaw non gli aveva più parlato.
“Non gliel’ho chiesto io, ha insistito lei” assicurò Crankshaw. “Nel tempo in cui ero lì ha fatto tre o quattro predizioni, tutte sbagliate, quindi pensavo che qualunque cosa mi dice, possiamo escluderla”.
“Non essere così sprezzante, Leopold” ribatté Pickering. “Ci sono delle persone che hanno veramente il dono”.
Lui non era una di quelle. Appena passati i G.U.F.O., si era lasciato sia la Divinazione che l’Aritmanzia alle spalle. 
“Ti posso assicurare che Gladys Fisher non ha nessun dono”. Crankshaw non l’avrebbe mai ammesso, ma sembrava quasi divertito. “Però è molto cordiale. Dovresti andare a trovarla. Te invece, dicevi di avere una pista?”
“Sì, Leopold, e ti ho anche già detto che non posso condividerla con la competizione”.
“‘La competizione’, suvvia” sbuffò Crankshaw. “Senti, Pickering, a me interessa solo trovare questa pazza bigotta e farla sbattere ad Azkaban. Puoi prenderti tutti i meriti che vuoi, ma se lavoriamo insieme, lavoriamo più in fretta”.
“Sei sicuro?”
“Sì e…” Si interruppe. 
“E?”
“Non ha importanza. Ti va bene o no?”
“D’accordo”.
Crankshaw sembrò quasi sorpreso. “Pensavo sarebbe stato più difficile” ammise. “Ti fidi così facilmente?”
Pickering si strinse nelle spalle. “Hai molti difetti, Leopold, ma sei sicuramente una persona affidabile”.
“Molto gentile”.
“Allora, ho appuntamento tra quindici minuti al parco con due informatori. Vieni?”

 

Gli informatori di Pickering erano due ragazzini. Crankshaw era un tipo di ampie vedute e non disse nulla. Certo, anche i ragazzini potevano sapere delle cose.
Per la precisione, erano un ragazzino e una ragazzina. La ragazzina era più vecchia ma il ragazzino era più alto. Era così alto, in effetti, che era più corretto definirlo ragazzone, ma la sua statura non era particolarmente imponente perché era un tipo tutto pelle e ossa che dava l’impressione di non avere un grande senso dell’equilibrio.
“Io sono Sheila” si presentò la ragazzina. “Lui è Audie”.
“Posso parlare per me stesso, grazie”.
“Beh, non lo stavi facendo”.
“State davvero cercando un Mangiamorte?”
La ragazzina tirò una gomitata a suo fratello. “Scusatelo” disse, “non sa cosa siano le buone maniere”.
“Violenta”.
Sheila sbuffò. “Nostra madre ci ha detto che uno di voi sta cercando un Mangiamorte”.
“Lo stiamo cercando entrambi, in realtà. E sarebbe più corretto dire che la stiamo cercando”.
“Siete venuti dalle persone giuste”.
“Avete spesso a che fare con dei Mangiamorte?”
Un breve momento di silenzio. Sheila e Audie si guardarono vicendevolmente dubbiosi. 
“Non era quello che mia sorella stava cercando di implicare” disse infine Audie. “Non credo, almeno. Non ci sono Mangiamorte qui a Pennfroe”.
“Allora non siamo venuti dalle persone giuste”.
“O se ci sono, noi possiamo sicuramente trovarli. Siamo dei maghi esperti.”
Nonostante le proprie ampie vedute, Crankshaw iniziava ad avere alcuni dubbi riguardo ai ragazzini ma non disse nulla. Tra i tarocchi della signora Fisher e due adolescenti che parlavano troppo, i secondi avevano più probabilità di portare a risultati veri e propri. 
“Ci credo, bambini, ma non credo che possiate usare la magia fuori da Hogwarts, giusto?” 
“Non siamo dei bambini”.
“Io ho diciassette anni”.
“Io diciotto… seriamente, se fossimo ancora a Hogwarts non saremmo qua adesso. Non ci sono vacanze a febbraio”.
“Ah” si limitò a rispondere Pickering. Più invecchiava, più gli adolescenti gli sembravano giovani. Avrebbe giurato che i due ragazzini non avessero più di quindici o quattordici anni, anche se il maschio era più alto di lui di almeno dieci centimetri. Avevano volti giovani e innocenti, ancora da bambini.
“E anche fosse, non è sempre necessario usare la magia”.
“No, certo” ammise Pickering, “ma è sempre comodo”. 
Crankshaw tirò fuori la foto di Lavinia Larcombe. Era una normale foto, sorridente. Molti Mangiamorte avevano passato del tempo ad Azkaban e avevano delle foto segnaletiche in cui si dimenavano e urlavano verso il fotografo. Lavinia Larcombe non era una di quelle. Nella sua foto, sorrideva e salutava. Era una normale foto domestica, non era mai stata arrestata. Crankshaw la detestava.
“Avete visto questa donna?”
I due ragazzi guardarono la fotografia attentamente. Confabularono per un po’. “Non credo, signor…?”
“Crankshaw”.
“Non crediamo, però potrebbe aver usato una Polisucco, giusto?”
“Ne dubito”.
“O potrebbe essersi cambiata l’aspetto in un modo o nell’altro. Perché se lo vuole davvero sapere, noi abbiamo un’idea di chi possa essere questa vostra Mangiamorte”.
“Davvero?”
“Sì, signor…”
“Ah, Pickering. Moses Pickering”.
“Parente di Aaron Pickering?”
“Mio malgrado”.
I due fratelli, Audie e Sheila, conoscevano Aaron Pickering personalmente perché veniva spesso a visitare per contribuire alla causa ed avevano di lui un’opinione pressoché positiva. In più di un’occasione, Aaron Pickering aveva condiviso sto del whisky incendiario con loro, quindi lo tenevano in alta considerazione. Nonostante ciò, non dissero nulla. Avevano già capito che Moses Pickering non era il tipo da bere whisky incendiario con dei ragazzi appena maggiorenni.
“Beh, c’è questa tipa, Philomena Pfeiffer, si è trasferita qui di recente. Non c’entra niente con la causa, si è trasferita qui è basta”.
“La causa?”
Pickering aveva evitato di dire al suo collega che aveva ottenuto la sua pista dalla Libera Associazione di Maghi e Streghe alla Ricerca del Sacro Graal perché se ne vergognava. Temeva che Crankshaw si sarebbe messo a ridergli in faccia.
“La ricerca del Graal”.
“Oh, siete… quelli”.
I due ragazzi ignorarono il tono di Crankshaw e continuarono: “beh, comunque, si è trasferita qua e subito è stata al centro di tutti i pettegolezzi perché beh…”
“-perché è la nuova arrivata e questo è un paese piccolo”.
“Sì, ma sto parlando io. Dicevo, è stata al centro di tutti i pettegolezzi perché era la nuova arrivata e questo è solo un piccolo villaggio, ma non siamo chiusi di mente o niente del genere quindi l’abbiamo invitata da tutte le parti, e a un certo punto l’hanno invitata anche i Roberts…”
“Sì, solo che non appena ha scoperto che il signor Roberts è nato babbano, si è rifiutata di andare a casa loro e l’ha chiamato San-”
“Non dirlo, Sheila”.
“Insomma, capite come l’ha chiamato”.
Pickering annuì. “Beh, grazie, ragazzi” disse, “vi sapremo dire se siete stati d’aiuto”.
Pickering e Crankshaw si allontanarono dal parco in silenzio. 
Era un’esperienza catartica, risolvere un caso. Non che l’avessero risolto, ma Pickering iniziava a credere di essere vicino. Naturalmente una Mangiamorte sarebbe stata bigotta. Erano fatti così, i Mangiamorte. Sembrava una soluzione appropriata. 
E ancora una volta, aveva risolto un problema. Gli piaceva avere ragione.
Crankshaw gli sembrava meno convinto, ma Crankshaw non sembrava mai convinto di nulla. Era un tipo scettico.
“Mi sembra un po’ tardi per andare a parlare con questa Pfeiffer” osservò Pickering.
“Direi di sì”.
“Possiamo andarci domani”.
“Sì”.
“Ora possiamo tornare dalla signora Jones”.
Crankshaw annuì.
A Pickering non piaceva passare lunghi momenti senza conversazioni. Quando era a disagio parlava e quando non era a disagio parlava lo stesso. Quando parlava e qualcuno non gli rispondeva, si ritrovava a disagio e quindi a parlare. Era un circolo vizioso. D’altra parte, Crankshaw aveva una tendenza a rispondere a monosillabi che non aiutava la conversazione.
Il parco (così gli abitanti di Pennfroe chiamavano una distesa di erba con un pinco panco e due panchine) si trovava a lato di Church Street. Per tornare dalla Signora Jones ci misero circa cinque minuti a piedi e Crankshaw disse circa dieci parole, Pickering almeno cento. La maggior parte delle cose che disse, come quasi tutte le cose che diceva, non aveva importanza.
Quando si trovarono davanti alla porta della Signora Jones, si trovò quasi deluso di non poter continuare la conversazione, se la si poteva chiamare così.
“Ti va di venire nella mia stanza per un tè?”
Crankshaw aggrottò le sopracciglia. “Sei un uomo sposato”.
“Non intendevo quello… spero davvero che tu non ti sia fatto l’idea sbagliata, sai che non tradirei mai Francine e…”
“Stavo scherzando”.
“Ah. Certo. Uno scherzo. Molto divertente. Sei un tipo divertente, Leopold”.
“Non c’è bisogno di mentire. Prenderei volentieri un tè”.
Il Bed and Breakfast della Signora Jones aveva solo due stanze che in genere erano entrambe vuote. Ogni tanto, qualcuno ne occupava una, ma molto di rado. Così raramente, in effetti, che gli abitanti di Pennfroe speculavano su come la Signora Jones potesse permettersi di vivere quando non guadagnava denaro. Molti credevano che vivesse segretamente una vita criminale. 
Avere entrambe le stanze occupate contemporaneamente era un evento più unico che raro. Sarebbe stato unico, in effetti, se Crankshaw e Pickering non fossero mai arrivati a Pennfroe. Tre anni prima, una famiglia inglese con cinque figli era arrivata nel villaggio con l’impressione che fosse una perla segreta che il Galles stava nascondendo al resto del mondo. Si resero immediatamente conto di essersi sbagliati ma erano troppo orgogliosi per ammetterlo e pernottarono nelle stanze della signora Jones.
Le due stanze erano uguali identiche e lo erano sempre state. Non erano cambiate da quando la Signora Jones le aveva aperte al pubblico nel 1972. Si affacciavano sullo stesso corridoio, una di fronte all’altra.
Pickering aveva insistito per prendere quella a destra perché la Signora Jones sosteneva avesse una vista particolarmente bella. Naturalmente, una persona che non lascia Pennfroe da più di dieci anni non può sapere che cosa sia una bella vista, ma Pickering si era lasciato facilmente abbindolare.
“Non mi ricordo come prendi il tè, Leopold” disse Pickering aprendo la porta. “Senza zucchero, giusto?”
“Sì. Con il latte”.
“English Breakfast?”
“Sì, va bene”.
Pickering non aveva mai dovuto bollire dell’acqua in vita sua. Quando era un bambino, lo facevano gli adulti per lui e da quando era un adulto, si limitava a usare qualche incantesimo. 
Riempì il bollitore elettrico che gli aveva dato la signora Jones, si assicurò che non fosse collegato alla presa e fece scaldare l’acqua con un colpo di bacchetta. Preparò il tè.
Quando era in compagnia, Pickering prendeva il tè con due cucchiai di zucchero, quando era da solo ne prendeva quattro. Davanti a Crankshaw cercò di fare buona figura e lo prese senza zucchero. Se ne pentì presto.
Andò a sedersi sul letto. La stanza aveva una sedia e una poltrona e Pickering si era immediatamente affezionato alla poltrona. Anche se non c’erano altre poltrone nella stanza, era la sua poltrona preferita. Senza dire nulla, Crankshaw ci si era seduto.
Il letto era meglio della sedia.
“Allora, Leopold” disse.
“Mh?”
Davvero non vuoi prenderti nessun merito?”
“Davvero… sai che non lo faccio per quello”.
“Lo so. Neanche io”.
“Certo”. Il tono di Crankshaw lasciava intuire quanto poco gli credesse. Normalmente, Pickering avrebbe cercato di difendersi ma sapeva che non ne valeva la pena. “In ogni caso, questa è l’ultima volta. Poi smetto”.
“Come scusa?” Pickering non gli lasciò il tempo di rispondere. “Hai detto che poi smetti? Con… con i Mangiamorte?”
“Sì”.
Pickering non poteva negare di essere stato irritato quando aveva visto Crankshaw su quel binario, quella mattina. Non poteva negare di essere stato irritato quando Crankshaw aveva insistito per continuare la sua investigazione ma, nonostante tutto, era ancora più irritato all’idea che Crankshaw avesse deciso di smettere. Nonostante tutto, gli piaceva la competizione. Essere il migliore non significa molto se sei l’unico a fare qualcosa. Certo, Crankshaw non era l’unico cacciatore di Mangiamorte oltre a lui. Ma, anche se non avevano mai parlato molto, era quello che conosceva meglio.
Non disse nulla di tutto questo. Sapeva che Crankshaw non l’avrebbe presa bene.
“Torni a scrivere?” chiese, invece.
“No… io… non lo so cosa vado a fare”. Per un po’ nessuno dei due disse nulla. “Potrei andare a lavorare da mio padre… lui ormai sta invecchiando”.
“Non puoi andare a fare il barbiere, Leopold!” Pickering si rese conto di aver alzato troppo la voce. Si schiarì la gola. “Scusa. Ma, sei un mago, non puoi metterti a vivere come un babbano” aggiunse a voce più bassa.
Crankshaw sbuffò. “Ti saprò dire” mormorò. “Ora… ora, devo andare. Sono stanco”.
Si alzò in piedi e uscì dalla porta prima ancora che Pickering potesse salutarlo. La sua tazza di tè era ancora piena.


Nota post-capitolo: Scusate per il leggero ritardo nella pubblicazione, mi ero completamente dimenticato di postare il capitolo nonostante l'avessi già pronto. Grazie per chi ha recensito e/o messo la storia tra le seguite e anche ai lettori silenziosi. Spero continui a piacervi.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: pelham