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Autore: Red Saintia    28/08/2019    7 recensioni
Un viaggio improvvisato nella città eterna per consolidare un amore finalmente vissuto alla luce del sole. Tra diversità caratteriali, meraviglie monumentali e sperimentazioni gastronomiche. Vi farò scoprire il lato leggero, piccante e nascosto di Nadia ed Eric.
"Questa raccolta partecipa alla Fast Challenge: Cibo, indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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# PROMPT 17 – Rimedio post-sbornia


 
Fu un pranzetto delizioso, anche se era pomeriggio inoltrato. Eravamo lì insieme in una delle più belle città del mondo e poco importava se il nostro non era un hotel di lusso o un posto raffinato. Chiacchierammo tantissimo, progettando l’itinerario di quella che era la nostra prima, vera vacanza.
Ci fu solo un piccolo inconveniente a dire il vero, causato da me per dirla tutta. Eric insieme alle pizze aveva preso anche delle birre, ed io non ho certo la nomea di quella che regge bene l’alcol. Infatti le conseguenze non tardarono ad arrivare.

“Eric… hai notato com’è grande questa stanza, è enorme potrebbe viverci un’intera squadra di calcio qui dentro.”

“Eh? Che dici?”

“No…no anzi, io ci metterei una di quelle giostre del luna park, proprio qui in mezzo. Quelle che girano… girano, sì ci starebbe proprio bene.”

Il fatto era, che invece quella a girare in quel momento ero io per l’intera stanza, e la cosa assurda era che volevo continuare a sistemare i bagagli pur non avendo le capacità cognitive per farlo.

“Nadia ti senti bene?”

“Certo che sto bene. Lasciami finire di sistemare così usciamo.”

“Ehm… amore, non per contraddirti, ma stai cercando di mettere i calzini nel mini frigo.”

A quel punto fu chiaro che la mia lucidità era partita. Cercai per lo meno di smorzare la cosa… ero troppo imbarazzata.

“Ok… il fuso orario comincia a farsi sentire temo” e dopo pochi secondi le gambe cedettero. Fortuna che Eric mi sostenne all’istante senza farmi pesare la cosa.

“Facciamo così, io sistemo un po’ qui in giro, compreso gli avanzi del nostro pranzo, e tu ti riposi un attimo. Ti va bene?”

Non provai nemmeno a replicare. Mi lasciai adagiare sulla poltrona come una bambina e nel giro di dieci minuti chiusi gli occhi. Il resto rimase avvolto da una coltre di nebbia, che si diradò molto tempo dopo non appena un’affettuosa carezza tra i capelli mi svegliò con dolcezza.

“Nadia… ehi Nadia svegliati.”

“Sono… sì sono sveglia, ma che ore sono? E’ mattina?”

“Veramente è sera inoltrata. Tieni ti ho preso una cioccolata, un po’ di dolce è quello che ci vuole per tirarti sù.

“Ho un gran mal di testa…” risposi, tenendomi la fronte e strofinandomi gli occhi.

“Ci credo, dormire su di una poltrona non è l’ideale.”

A quel punto lo guardai con un misto di incredulità e tenerezza.

“Che c’è? Che ho detto?”

“La smetti di prendermi per una credulona? So bene che l’alcol mi ha mandato ko, non c’è bisogno che cerchi di indorarmi la pillola.”

“Non volevo che te la prendessi, tutto qui. Bevi adesso, senti che buona… a un profumo, ti rimetterà in sesto.”

Mi diede un bacio sulla guancia, ed io sorseggiai lentamente quella cioccolata che aveva il doppio della dolcezza… quella del cacao e quella del suo amore.
   
 
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