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Autore: Padme_90    28/08/2019    3 recensioni
Tratto dal capitolo VII: “ fate tante storie per la mia barba? Sembrate due idioti, dico sul serio!”
Vegeta sbuffò e con la solita aria strafottente gli diede le spalle; sparì nella sua tenda dove prese un coltello e si sedette poi in riva al fiume con l’intento di liberarsi della fonte di turbamento dei suoi amici. A malincuore tagliò la peluria scura che in quei mesi di combattimento aveva riempito il suo viso e le mani si bloccarono improvvisamente quando il pizzetto sul suo mento gli rimandò per un istante l’immagine di un uomo il cui ricordo era quasi sparito dalla sua mente.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bardack, Bulma, Radish, Re Vegeta, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cinque anni dopo…
 
“ Broly dove sei?”
La regina iniziò a spazientirsi nell’ispezionare tutti i posticini dove suo figlio era solito nascondersi e si mise a sedere su una delle poltrone sbuffando.
Non che le dispiacesse che il principino stesse da qualche parte in giro a giocare, ma dare spiegazioni a Paragas sarebbe stato assai seccante ed in quegli anni aveva imparato a evitare di contrariarlo affinchè lui non le stesse troppo con il fiato sul collo.
Addirittura non ebbe più nulla da ridire  riguardo Seripa e anzi, tirava un sospiro di sollievo ogni qual volta il re non le faceva visita la notte per starsene con la sua amante.
Non avrebbe mai tollerato un atteggiamento del genere se si fosse trattato di Veldock, nonostante un sovrano potesse giacere con qualsiasi donna desiderasse per assicurarsi una prole abbondante, ma a quel punto, gli anni e l’indifferenza per Paragas la spinsero solo a preoccuparsi del bene di Broly e nient’altro.
Spesso era costretta a lasciarlo sfogare come moglie, ma si limitava a starsene immobile nell’attesa che terminasse.
Non che i maschi della sua razza fossero teneri o avvezzi a romanticherie nel momento del desiderio, ma Paragas era per lei ripugnante al punto da dover trattenere i conati quando le era sopra e ne annusava l’odore.
Guardò distrattamente lo speciale scouter con cui localizzava lei e Broly servendosi delle gemme dei rispettivi controller e maledisse il marito per aver messo al collo suo e del piccino due guinzagli come fossero delle bestie.
 
Un anno prima…
“ e così il re coraggioso salvò suo figlio dai cattivi e gli insegnò tutto quello che sapeva affinchè diventasse un principe forte…”
Padme teneva tra le braccia il piccolo Broly in attesa che il sonno lo prendesse, ma quel giorno era stato particolarmente eccitante ed il bambino non sembrava avere intenzione di chiudere gli occhi. Si divertiva a tentare di afferrare la coda di sua madre, che di risposta la sventolava svogliatamente a destra e sinistra.
“ sono forte come lui mamma?” chiese con gli occhietti vispi ed un sorriso dolcissimo.
“ ogni principe coraggioso può identificarsi con lui, lo era molto…” lo sguardo della regina si intristì e lo volse altrove per evitare che la vedesse piangere.
Il ricordo del piccolo Vegeta era ancora vivo ed il dolore particolarmente forte; tuttavia si era ripromessa che non avrebbe influenzato Broly, un innocente tirato in ballo in qualcosa che di certo non aveva voluto.
“ lo so che non sono io; papà non mi salverebbe mai e tu diventi sempre triste quando è di Vegeta che parli!”
“ che dici Broly? Tuo padre darebbe la vita per te e anche io!”
“ non è vero! Papà dice che non sono degno di lui e che non valgo la metà di Vegeta!”
“ ascolta piccolo mio” lo prese in braccio e lo strinse, mentre lui, da orgoglioso, tentò di divincolarsi storcendo il naso, ma inutilmente; l’odore e la dolcezza della sua mamma lo calmavano sempre, come se ne fosse stregato “tuo padre ti sprona per farti diventare un guerriero valoroso e a volte è duro. Vegeta mi manca molto, ma tu sei mio figlio come lo era lui e per me siete uguali!”
Il bambino ammorbidì lo sguardo e si perse nel verde rassicurante degli occhi della regina; l’unica capace di domare quella rabbia incontrollabile e temibile che giorno dopo giorno gli cresceva dentro.
Broly non era un saiyan comune, e sua madre lo aveva capito dal primo momento che il suo cuoricino aveva preso a battere dentro il suo ventre. Non era malvagio, non era quello il sentimentoche percepiva, tuttavia c’era qualcosa di terrificante che spesso la spaventava.
La porta si spalancò rumorosamente ed il primo gesto istintivo fu mettersi in piedi innanzi a suo figlio, come una leonessa infuriata che protegge il cucciolo dal leone invadente e spavaldo nel suo territorio.
“ vieni qui donna, manco dal tuo letto da settimane!”
Il re afferrò la moglie e la tirò a se evitandole di emettere un fiato con un ripugnante bacio.
Le strappò la veste lungo la coscia e sul petto, la cui visione lo eccitò ancora di più.
La spinse sul letto e le divaricò le gambe, pronto a prendersi quello che credeva gli spettasse di diritto e per cui non doveva nemmeno chiedere.
“ c’è Broly, lasciami!” tentò di divincolarsi ottenendo una maggiore irruenza.
“ che mi importa, il moccioso imparerà prima come si trattano le cagne ribelli!” la schiaffeggiò e tirò via la stoffa.
“ lascia stare la mia mamma!”
Il principino saltò sulla schiena del padre e la colpì ripetutamente, ottenendo solo di infuriarlo maggiormente.
Seccato, ubriaco ed eccitato, lo afferrò e strinse la coda, per poi lanciarlo via e farlo sbattere contro una parete.
“ Broly, piccolo mio!”
“ e sta zitta! Sono il tuo re, devi darmi attenzioni stupida sgualdrina!”
“ và dalla tua prostituta e levati di dosso. Mi ripugni Paragas!”
“ con mio fratello non eri schizzinosa…cosa c’è Padme, non sono affascinante come lui?”
“ non vali nemmeno la metà di Veldock razza di vile carogna!”
“ io valgo dieci volte più di Veldock!”
La colpì più forte e colto da un’incontrollabile rabbia, fece si che il controller al suo collo mandasse scariche ancora più forti, tanto che urla disumane riempirono la stanza.
Quelle grida di dolore, unite a lacrime soffocate, arrivarono a colpire il corpicino svenuto di Broly i cui battiti si fecero accellerati.
Aprì gli occhi, ma le iridi sembrarono essere scomparse.
L’aura aumentò vertigionosamente ed i suoi arruffati capelli neri presero a svolazzare mossi da un’immensa luce fiammeggiante di colore verde.
Fu un secondo; un instante in cui ogni forma di  ragione venne meno ed il piccolo saiyan, con una potenza inaudita per un bambino così piccolo e pacato, scaraventò suo padre dal lato opposto della stanza con tale violenza e forza, da aprirgli una ferita sanguinante sulla fronte.
Non contento, avanzò verso di lui e poggiò un piedino sulla sua testa fino a farlo impazzire di dolore.
La regina si mise velocemente in piedi nel tentativo di fare qualcosa; odiava Paragas, ma non avrebbe mai permesso che un animo innocente si macchiasse le mani con il sangue del padre.
“ Broly, lasto beth nîn, tolo dan nan galad” ( Broly, ascolta la mia voce, torna alla luce!).
Fu necessario pronunciare l’antica lingua della Dea a cui era devota, colei a cui le madri saiyan si rivolgevano per le loro preghiere e sapeva che l’aver osato servirsi del suo potere, avrebbe comportato un futuro sacrificio, ma non le importava: doveva salvare il suo bambino.
Il principe si bloccò prima di infierire in maniera irreversibile sul padre e tornò in se; guardò le sue manine sporche di sangue, le ferite di Paragas e svenne.
“ che diavoleria è questa?” Il sovrano si mise in piedi rancoroso; ma altrettanto spaventato  osservò inerme la moglie precipitarsi ai piedi del piccolo.
“ vattene via Paragas,oppure giuro sulle divinità che ti ucciderò con le mie mani; dovesse costarmi la vita!”
“ che tu sia dannata, tu e il tuo sangue di strega! Non ti permetterò di rendere mio figlio un pupazzo. Sono stato fin troppo paziente con te, ma ora mi costringi a farti calare la testa!”
Le strappò il bambino dalle braccia e sparì senza degnarla di uno sguardo.
Padme provò a inseguirlo, ma il controller prese a mandare scariche che la costrinsero a rimanere in ginocchio, senza le forze necessarie per muoversi.
Svenne e si risvegliò il mattino seguente con il figlio accanto a lei che dormiva ancora.
“ Broly, piccolo mio!” gli baciò la fronte e spostò terrorizzata la coperta “ no…cosa ti ha fatto quel mostro!”
Gli mise un braccio intorno al corpicino e lo strinse al suo petto  cullandolo; gli baciò la fronte e trattenne le lacrime.
Lei era una donna adulta, una guerriera elite di altissimo livello ed aveva la forza di tener testa  alle torture di Paragas, ma Broly era solo un bambino.
“ Veldock ti prego dai la forza a questo piccolo figlio di Vegeta 6 di sopportare il meledetto affare che suo padre gli ha messo al collo…”
 
Ricordava bene quel momento e constatò ,giorno dopo giorno, che suo figlio era un validissimo elemento ed infatti con fierezza aveva dimostrato di poter sopportare qualunque tipo di dolore.
Si avvicinò lo scouter all’occhio e attese che i ticchettii del computer cessassero per indicarle la posizione di Broly.
Spalancò il finestrone e spiccò il volo verso le pianure di Vampa, un luogo a sud del pianeta; inospitale, arido e disabitato, nelle vicinanze dei villaggi delle Terze Classi.
 
***
Broly si sedette sul ciglio di un’altura con le gambette penzoloni; poggiò la testa sui pugni chiusi e fissò insistentemente un’anomala distesa d’erba sotto di lui.
“ Ba vieni a giocare?”
Ripetè spesso la frase fino a quando il morbido ciuffo di vegetazione prese vita e venne fuori una strana bestia apparentemente terrificante e aggressiva con dei grandi occhi rossi ed orecchie pelose.
Saltellò euforico sul posto e spiccò il volo muovendosi intorno a lui che tentava di acchiapparlo.
Nonostante la mole, la creatura era particolarmente veloce ed il gioco si era trasformato in un validissimo allenamento per il principino.
Quel giorno in particolare, un secondo piccolo spettatore se ne stava nascosto dietro un albero ad osservare curioso la scena e non uscì fino a quando si sentì in dovere di intervenire a causa di una distrazione che di sicuro avrebbe causato qualche ferita al piccolo Broly.
“ ehi sta attento!” gli porse la mano regalandogli un dolce sorriso e lo aiutò a mettersi in piedi “ non devi far innervosire troppo questi esseri; diventano aggressivi!”
“ e tu che ne sai? Chi sei?” il principe si mise sulla difensiva serrando i pugni.
“ io mi chiamo Kakaroth e vivo poco lontano!” indicò con il dito il villaggio delle Terze Classi “ conosco bene le bestie verdi; ci gioco anche io a volte! Tu come ti chiami?”
“ io mi chiamo Broly e vivo…beh non qui!”
“ lo so io dove vivi; in quel bel palazzo delle elite: tu sei il principe. Ti ho visto una volta; io e la mia mamma eravamo stati convocati e ti stavi allenando con il re. Dimmi, è bello combattere con il proprio papà?”
“ beh si, anche se preferisco mia madre!”
“ che fortunato sei…”
“ e perchè? Tu con ti alleni con tuo padre?”
“ io non lo conosco il mio papà!” Kakaroth  fece spallucce e si mise comodo a sedere sotto un albero. Raccolse un frutto e ne porse uno all’altro“ è sempre in missione con mio fratello maggiore Radish e quando torna, tocca a me e la mia mamma. Ci hanno detto che siamo troppo deboli per stare nella sua squadra e ci mandano con gli uomini di Freezer!”
“ a me non sembri debole Kakaroth, sei stato abile e veloce. Vuoi combattere con me?”
“ davvero me lo stai chiedendo? Tu sei un’elite ed io un infimo…non dovremmo nemmeno parlare a dire il vero!”
“ qui non ci vede nessuno e non dobbiamo dirlo no? Ti va?” allungò la manina affinchè l’altro la stringesse.
“ vorresti davvero essere mio amico?”
“ io non ce l’ho un amico e tu mi sei simpatico…”
“ nemmeno io ne ho e non mi sembri male Broly! Va bene allora, mi allenerò con te!”
Non servirono altre parole, formalitá o  inchini; la semplicitá di due bambini, appartenenti a classi e rango completamente differenti, abbattè l'enorme ed impenetrabile muro che Paragas, con la sua tirannia e smania di potere, aveva costruito  dividendo il suo popolo.
Una scena che riempiva il cuore di gioia, o almeno lo faceva per coloro che ancora credevano che quella dei saiyan fosse un'unica, grande e meravigliosa realtá, troppo bella per essere spaccata.
Infatti Padme rimase in silenzio a guardare dal basso suo figlio che giocava con un buffo bambino dai capelli a palma insieme dalla bestia verde ,ed incroció le braccia al petto osservandone i movimenti in silenzio, pronta ad intervenire se fosse stato necessario.
Si ricordó dei suoi anni di fanciulla; quando lei e Leytus, una nobile ed una semplice orfanella dagli occhi vermigli, rincorrevano strane creature, rimproverate da Bardack, il loro maestro, perché trascuravano gli allenamenti.
Tantissimi anni erano trascorsi, molte cose cambiate; tuttavia, rivedere tanta purezza in una scena di vita quitidiana, fu un balsamo per il suo cuore ferito.
Colpito un pó piú forte da Broly, Kakaroth perse la concentrazione nel volo e cadde in direzione della regina che istintivamente fece un salto e lo afferró per evitargli un brutto colpo.
Il bambino giró la testa ed incroció lo sguardo con i dolci occhi verdi di Padme.
Si spaventó e si mise immediatamente sulla difensiva; aveva riconosciuto l'uniforme da elite ed ebbe paura di esser punito per aver osato giocare con sua maestá il principe.
Serró i pugni e si dvincoló, pronto a combattere se fosse servito, ma non fu necessario.
" hai fegato, proprio come tuo padre! Ti batteresti con me?" La regina piegó ironicamente i gomiti lungo i fianchi e avanzò verso Kakaroth che dovette sollevare parecchio la testa per guardarla in faccia.
" mamma, che ci fai qui?"
" questa è tua madre?"
" si, è la mia mamma!"
Kakaroth si prostró in un  profondo quanto goffo inchino; abbassó la testa fino a terra e mangiò addirittura qualche granello di polvere, cosa che lo fece tossire.
" perdonatemi maestá...non punitemi vi prego. Io ed il principe Broly stavamo solo combattendo un pò!"
La regina si abbassó e gli accarezzó la testa cosí delicatamente che Il giovane saiyan rimase basito: non si aspettava tanta dolcezza da una nobile elite per lui che era solo un infimo.
" non voglio punirti e non devi inchinarti così. Ti ho visto nascere e la tua mamma é una delle mie migliori amiche. Tu sei il figlio di Leytus e Bardack vero? Sei  Kakaroth?"
" si, ma come avete fatto a riconoscermi?"
" sei la copia di tuo padre piccolo mio, ma quegli occhi dolci, quelli sono di tua madre. Lei è sul pianeta?"
" si maestá, è a casa! Siamo in riposo prima di ripartire per la prossima missione!"
" mi porteresti da lei?" Gli porse la mano e lui la strinse iniziando a camminare; Broly si avvicinó alla madre e le diede l'altra.
Arrivati alla porticina aperta della modesta abitazione a cupola, Padme ebbe un tuffo al cuore nel constatare le condizioni misere in cui le terze classi erano costrette a vivere e non riuscí a sopportare la vista di colei che un tempo era stata la sua dama di compagnia, evidentemente stanca e trascurata a causa degli estenuanti ritmi da sostenere.
Era invecchiata, il  fisico aveva perso molta della femminilitá e le sue curve, piene quando viveva comodamente a corte come dama della regina, erano state sistituite da una muscolatura piú evidente, venuta fuori per i continui combattimenti.
" Kakaroth, quante volte ti ho detto di..."
Nel voltarsi, Leytus si lasciò cadere il pesante coltello che stringeva e si portò le mani alla bocca per la sorpresa di chi si era ritrovata avanti dopo cinque anni.
" oh mia regina, maestá" si prostrò con gli occhi lucidi e si vergognó del suo aspetto umile, paragonato al solito elegante e austero dell'altra.
Padme si piegò su un ginocchio e sollevó il mento della sua storica amica.
Si guardarono negli occhi per un tempo che parve a entrambe un'eternitá, fino a quando la regina non la tiró a se per stringerla in un abbraccio.
" Leytus, mia dolce Leytus...mi sei mancata da morire. Perché ti inchini? Perché mi chiami maestá? Voglio solo essere la tua Padme e basta, come quando eravamo due bambine."
" che ci fai qui? Se il re lo sapesse..."
" che mi importa di lui, ora mi importa solo di te. Sei sciupata, hai un aspetto trascurato e sei evidentemente stanca. Bardack e Radish dove sono?"
" non li vedo da anni e mio figlio Kakaroth non ha mai consociuto suo padre..."
" che dici? Come é possibile?"
" non sai nulla? Noi terze classi viviamo una vita d'inferno! É impossibile tenere il passo per poter pagare tuo marito e Freezer ed anche quelli di noi non abituati a combattere sono stati gettati sui campi di battaglia. Hanno separato me e Kakatorh da Bardack e Radish a causa del nostro livello combattivo e ci guadagnamo da vivere assistendo le truppe di Freezer!"
" io sono all'oscuro di tutto...Paragas mi tiene confinata a palazzo e non mi lascia immischiare nelle faccende amministrative. Spesso ho visto Bardack e Radish a corte, ma   non era concesso a me e loro di avvicinarci. Ho tentato innumerevoli volte, ma vedi..." Padme abbassó lo sguardo e si vergognó profondamente " questo affare intorno al  collo permette a mio marito di controllarmi infliggendomi le peggiori sofferenze. Non mi importa del dolore e potrebbe anche uccidermi se volesse, ma se io morissi, chi si occuperebbe del mio bambino? Broly ha bisogno di me e non voglio diventi crudele come suo padre...Paragas é malvagio al punto di minacciare di fargli del male se oso ribellarmi!"
Leytus le prese la mano e le accarezzò una guancia, come tanti anni prima, quando bastava uno di quei caldi contatti a lenire le pene del cuore della sua amata regina.
" li vedi i nostri figli? Guardali, giocano e non gli importa delle conseguenze; eppure, uno di loro é un principe, l'altro una semplice terza classe. Broly non é come suo padre; ha il cuore buono come te, anche se temi tuo figlio..."
" lo percepisci anche tu Leytus? C'é qualcosa di strano in lui! Una rabbia incontrollabile e devastante ed io ho paura. Perde il controllo e diventa pericoloso. Ora é solo un bambino, ma quando diventerá un uomo adulto come faró? Quel maledetto collare almeno, e detesto ammetterlo, lo tiene a bada!"
" non sento energia malvagia in lui Padme, se non tanta rabbia. Tuo figlio é stato concepito con la violenza ed é come se si punisse per questo!"
" ma io amo il mio bambino a prescindere da suo padre, lui é innocente ed é l'unica cosa bella che mi è rimasta...cosa posso fare?"
" continua ad amarlo come stai facendo e aiutalo a rimanere nella luce. La Dea ti aiuterà"
 
***
15 anni dopo…
 
“ quando tornerà quel ragazzino Michelle?”
“ chi? Ah Vegeta…non è più un bambino, ha quasi venticinque anni e devi smettere di trattarlo come tale!”
“ è che…” il grosso saiyan dagli occhi vermigli si mise a sedere sconsolato su una roccia e si passò una mano tra i folti capelli neri mutando espressione “… lascia perdere stupida donna petulante!”
“ sei preoccupato per lui paparino?” la donna gli si sedette sulle gambe; sciolse la coda dalla vita e con essa gli accarezzò un braccio, mentre le mani si strinsero al suo viso per un dolce bacio.
“ non chiamarmi così” Kanba arrossì e distolse lo sguardo, ancora imbarazzato quando la sua bella Michelle si lasciava andare in effusioni “ dico sul serio, non dovrebbe andarsene in giro da solo per lo spazio, sono mesi che non abbiamo sue notize!”
“ e perchè mai? Vegeta è grande e grosso; l’hai allenato bene e sa difendersi da solo! Oramai è un uomo, devi lasciargli fare come crede!”
“ non temo per lui, ma temo gli altri! Vegeta è aggressivo; attaccabrighe e non si tira mai indietro se si tratta di creare problemi. Non voglio si esponga!”
“ sembri proprio un padre paranoico Kanba, sei noioso!”
“ a proposito di padri, è proprio questo il problema Michelle. Tu lo hai guardato bene in faccia quel ragazzo?”
Nello stesso istante si sentì un tonfo accompagnato dall’urto di una capsula astronave sferica, atterrata a qualche metro dai due saiyan.
Il portello si aprì e fece capolino nella scura coltre di fumo, una nera chioma a fiamma.
Il prestante giovanotto lasciò andare un grosso sacco pieno di ogni ben di dio e salutò gli altri con un sorriso beffardo.
“ avete visto un fantasma?” Chiese piegando i gomiti sui fianchi, mentre la grossa coda prese a sferzare l’aria come una frusta.
Michelle e Kanba non proferirono parola e fecero saltare lo sguardo dalla battle suite semi logora, al dettaglio che più li inquietò e che li fece deglutire con terrore, come se effettivamente avessero visto un morto dall’al di là.
“ V-vegeta…” balbettò Michelle in preda ad una imminente crisi isterica e puntò l’indice verso il mento del ragazzo.
“ che hai?” si avvicinò e lei si aggrappò al collo di Kanba affondando le unghie nella sua carne, tanto da fargli male.
“ la smetti razza di psicopatica?” la rimproverò il compagno tentando di scrollarsela di dosso, ma in effetti, iniziò a capire il terrore della sua donna.
“ non mi vedete da tre mesi e questo è il modo di accogliermi? Vi ho portato leccornie di ogni genere ed un sacchetto di monete d’oro che ci farà vivere decentemente per un pò…e per la cronaca, Yardrat è stato raso al suolo e venduto ad un ufficiale di Freezer. Farà passare la conquista per sua, ma a noi non importa. Ci interessano solo i guadagni!”
“ c-cos’è quella?”
“ eh?” Vegeta si toccò il viso e osservò il suo riflesso nel fiumiciattolo che scorreva lì vicino “ non ho avuto il tempo di radermi, ma non mi dispiace sapete. Potrei tenerla che dite?”
“ NO!” urlarono gli altri due all’unisono.
“ fate tante storie per la mia barba? Sembrate due idioti, dico sul serio!”
Vegeta sbuffò e con la solita aria strafottente gli diede le spalle; sparì nella sua tenda dove prese un coltello e si sedette poi in riva al fiume con l’intento di liberarsi della fonte di turbamento dei suoi amici. A malincuore tagliò la peluria scura che in quei mesi di combattimento aveva riempito il suo viso e le mani si bloccarono improvvisamente quando il pizzetto sul suo mento gli rimandò per un istante l’immagine di un uomo il cui ricordo era quasi sparito dalla sua mente.
Michelle notò il turbamento del ragazzo e si mise in piedi per andare da lui, ma Kanba la bloccò tenendole il polso.
“ lascialo stare!” la rimproverò con aria severa.
“ ma…”
“ capisci perchè non voglio che si esponga? Vegeta è diventato uguale a suo padre ed io non voglio che qualcuno lo riconosca. Ci sono tante voci in giro e tutte dipingono Paragas come un tiranno crudele.”
“ ma è suo zio…andiamo Kanba, non credi di essere esagerato con il tuo istinto di protezione?”
“ Cosa credi che farebbe sapendo che il legittimo re dei Saiyan è ancora vivo?”
 
***
“ tua sorella dov’è?” chiese Paragas a sua moglie, intenta a rileggere degli schedari.
“ a te che importa? è dove l’hai mandata vostra maestà. Nessuno di noi può emettere un fiato senza che quei viscidi di Nappa e Turles non vengano a farti la spia come due mocciosi!”
“ ah mia cara Padme, sei così focosa e ribelle. Mi fai venire voglia di ucciderti e di possederti allo stesso momento. Nonostante siano trascorsi vent’anni, sei ancora appetente!” si avvicinò e le prese il mento tra l’indice ed il pollice nel tentativo di baciarla, ma lei si scansò e volse lo sguardo altrove.
“ e tu, nonostante siano trascorsi vent’anni, non hai ancora capito che la tua vicinanza mi repelle!”
“ fà la brava sciocca donna, lo sai che ti succede se mi fai arrabbiare?” strinse la mano intorno controller  al collo della regina e la guardò lisciandosi i folti baffi scuri.
“ lo so maestà. Quindi ora cosa volete da me? Che alzi la veste per darvi quei due minuti di piacere? Se vi basta, fate pure” lo provocò per beffeggiarsi di lui, sicura che alle sue parole sarebbe seguito qualche ceffone, ma inaspettatamente, il sovrano si limitò a unire i pugni dietro la schiena e guardare fuori l’enorme finestrone della sala del trono.
“ è giunto il momento di allargare la nostra famiglia mia adorata regina!”
“ puoi con i bastardi che riuscirà a darti la tua prostituta, anche se in vent’anni la poverina non è stata buona nemmeno in quello Paragas!”
“ ci saresti tu mia cara, ma sei diventata inutile quanto lei. Celery invece…è bella, giovane e non è stata morsa da nessuno. Abbiamo la prova che il sangue della tua famiglia e la mia generi progenie valida e perciò, visto che la mia vicinanza ti repelle, tua sorella potrebbe invece trovarla piacevole. Sono il re e posso prendermi tutte le femmine che voglio a scaldare il mio letto!”
“ non oserai Paragas, sta lontano da lei!”
 
***
Radish uscì di corsa dalla navicella appena questa si schiantò sul suolo di Vegeta 6. Non si curò delle ferite ancora sanguinanti, dei capelli arruffati e dell’armatura logora.
La spedizione era durata anche più del dovuto e questo gli aveva fatto perdere giorni preziosi; giorni che avrebbe voluto trascorrere solo con una persona.
Sperò che i suoi impegni non l’avessero già messa in viaggio e volò con il cuore in gola fino ai remoti boschi dove si ergeva secoli prima il tempio della dea e che all’attuale era solo un posto abbandonato.
Si fermò alla riva del fiume che attraversava quella landa desolata ed in punta di piedi si avvicinò ad un grosso salice dove giaceva addormentata una bellissima fanciulla dai lunghi e ribelli capelli neri raccolti in una coda.
Si inginocchiò e le accarezzò la testa con premura di non svegliarla, ma i suoi meravigliosi occhi scuri da cerbiatta si aprirono e le sue labbra rosse si dischiusero in un dolce sorriso.
“ sei venuto finalmente” gli disse ricambiando il gesto e gli prese la mano invitandolo a sedere accanto a lei.
“ ho solo ritardato a causa di alcune complicazioni per la mia ultima spedizione! Mi sei mancata da morire e temevo che non ti avrei trovata Celery!”
“ mi troverai sempre qui ad aspettarti sciocco zuccone!” gli pizzicò una guancia e si strinse al suo petto “ facciamo un bagno, ti va?”
Radish acconsentì con un cenno e lei si mise in piedi liberandosi di battle suite e armatura.
Senza vergogna lasciò che il saiyan si beasse delle sue grazie; erano amanti da molti anni, ma ogni volta, la visione di quelle candide carni era per lui fonte si smarrimento ed incontrollata passione.
La vide tuffarsi tra le cristalline acque e la seguì immergendo lo statutario e ambrato corpo che, nonostante i quarant’anni, era ancora come quello di un ragazzo.
Le cinse i fianchi e la tirò a se; le rispettive code si intrecciarono mentre le labbra si cercarono vogliose.
I boschi; ogni roccia del fiume; il fondale pietroso e l’erbetta che cresceva rigogliosa, si trasformarono nell’alcova di un uomo ed una donna che presero a darsi l’uno all’altra guidati dal desiderio e dal sentimento, cosa assai insolita per il fiero popolo dei saiyan.
Esausti ed appagati, presero fiato nudi e baciati dal sole sulla riva tenendosi per mano, senza smettere di guardarsi negli occhi.
“ devo parlarti Radish!”
“ cosa ti turba?”
“ faresti qualunque cosa per noi?”
“ tutto quello che sarà necessario!”
“ mordimi ti prego, fallo adesso!” Gli occhi della saiyan si riempirono di lacrime e si strinse maggiormente a lui come fosse una bambina impaurita.
“ che stai dicendo Cel? Sei impazzita? Non possiamo. Io sono una Terza classe e tu un’elite, anzi, la sorella della nostra regina!”
“ Paragas vuole…” la fanciulla abbassò lo sguardo per vergogna e nascose il rossore delle sue guance tra i capelli “ vuole giacere con me; vuole che gli dia un figlio perchè mia sorella non può!”
“Otre divina, se osa farti del male giuro che vado ucciderlo con le mie mani!”
“ portami via Radish, andiamo lontano. Non voglio diventare la sua concubina, non voglio stare un giorno di più in quel dannato palazzo!”
“ se ti morderò, tu sarai mia per sempre e nemmeno il re potrà spezzare la nostra unione. Avrei voluto farlo dal primo momento che ti ho vista, tuttavia, io sono un semplice soldato e tu una principessa. Sai a cosa andrai in contro? Non vivrai negli agi ed io non potrò darti nulla di quello a cui sei abituata e cosa assai più temibile, tuo cognato potrebbe ucciderti per il piacere di farmi del male e ci riuscirebbe!”
“ non mi imprta Radish, preferirei che Paragas mi uccidesse con il tuo marchio al collo piuttosto che vivere ogni singolo giorno che mi resta, chiusa in quel dannato palazzo a scaldargli il letto!”
Celery spostò di lato i lunghi capelli neri e lasciò in bella vista la candida pelle del collo. Strinse il saiyan e lo tirò a lei percependone il respiro caldo e affannato per l’emozione.
Egli dal canto suo, le poggiò i palmi sulle spalle e sfiorò più volte con le dita la giugulare pulsante.
“ Sei sicura?”
“ fallo ora! Voglio essere tua per sempre!”
Ed un gemito di dolore chiuse le sue parole.
I canini di Radish affondarono le sue tenere carni e la lingua  succhiò avidamente il sangue dei due fori.
Una lacrima rigò la guancia della ragazza ,che si strinse a lui tanto forte da farlo soffocare.
Istintivamente, il saiyan si coricò su di lei e , divaricatele le gambe con un ginocchio, concluse facendola sua in un modo diverso, nuovo; in quel modo che i maschi della sua razza facevano quando sceglievano la donna che avrebbero avuto accanto per tutta la vita come compagna e come madre dei loro figli.
 
***
“ eppure sono sicura che il segnale provenisse proprio da qui! Se scovassi i fautori di queste anomalie e dimostrassi che c’è qualcuno dietro le compravendite illegali di alcuni pianeti, di sicuro il re mi ricompenserebbe come merito e la smetterei di stare dietro a quegli idioti dei suoi scienziati che non sono nemmeno in grado di eseguire una semplice operazione algebrica!”
Bulma si mise comoda nella sua capsula e prese a manovrare lo scouter alla ricerca di un flebile segnale che aveva rilevato qualche giorno prima e che le era sembrato anomalo. Quel giorno la fortuna girò dalla sua parte ed inserì velocemente le cifre delle cordinate che vide prima che sparissero di nuovo.
“ qualcuno non è stato celere ed io ho beccato la localizzazione. A noi due razza di imbroglioni, avete finito di speculare alle spalle di chi deve faticare per conquistare un pianeta!”
Il viaggio durò tre giorni e finalmente alla luce del quarto, il contatto con il suolo le fece tirare un sospiro di sollievo, infatti baciò la terra come se fosse la cosa più bella che potesse capitarle. C’era stata qualche turbolenza e l’anestetico che li faceva addormentare durante i viaggi lunghi non aveva sortito effetto, perciò la traversata che la mezza saiyan dai capelli turchini dovette fare fu particolarmente spiacevole.
Azionó lo scouter e si guardó intorno in modo curioso; quel pianeta era ospitale e rigoglioso e si chiese come mai Freezer o Paragas non avessero tentato di metterci su le proprie grinfie. In effetti non era stato facile trovarlo e perció arrivó alla conclusione che potesse essere il luogo adatto per dei contrabbandieri di gestire i loro loschi traffici di pianeti.
Vide poco lontano tre capsule  e tre tende ben nascoste dietro gli alberi.
Sgattaioló in una delle tende e schioccó soddisfatta le dita per ció che vide : dei vecchissimi sistemi di localizzazione, i cui chip non erano più riconosciuti dalle avanzate tecnologie offerte da Freezer e di cui il suo popolo oramai si serviva.
Li mise in funzione ed abilmente analizzó codici e coordinate: Bulma era un genio in maniera informatica e quei rozzi sistemi li conosceva perfettamente.
" e tu chi diamine sei!"
Una voce femminile alle sue spalle le fece gelare il sangue nelle vene e lasció rumorosamente cadere lo scouter stretto tra i guanti bianchi. Dal riflesso della coda sventolante dalla sua ombra, capì di trattasse di una saiyan e pregò tutte le divinitá di non doversi battere: non era un'abile guerriera nonostante le sue origini.
Michelle si mise in posizione d'attacco e digrignó i denti alla vista dei computer accesi e delle coordinate sullo schermo, tuttavia la ragazzina avanti a lei non le incuteva alcun timote, le sembrò addirittura piuttosto buffa.
Aveva come lei un'appendice pelosa stretta in vita, ma il corpo esile con pochi moscoli ed i capelli insolitamente turchini e non neri, non le trasmisero un senso di pericolo.
" non hai la lingua mocciosa?" Insisté muovendo i piedi uno avanti all'altro e a quel punto Bulma inizió a sentirsi in trappola. Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che le permettesse di sfuggire dalle grinfie di Michelle, evidentemente piú corpulenta, forte e pericolosa. Notò un attizzatoio leggermente inclinato tra la brace quasi spenta e vi piantó un piede sopra facendolo scattare come una molla.
Qualche carboncino ancora ardente colpí la saiyan sul braccio e la distrasse dall'attacco.
" piccola maledetta!" Urló in preda al dolore e tentò invano di afferrarla.
Bulma fuggí col cuore in gola, ma  nella corsa lungo il pendio della collina urtó qualcosa, per meglio dire qualcuno ed entrambi rotolarono giú.
Arrivati alla fine della discesa, percepì un uomo su di lei; chiuse gli occhi e tentó di divincolarsi con dei calci.
" dannazione, che vuoi stupida donna! Mi sei finita addosso e ti agiti come una gallina!" La sua voce era profonda, molto virile, ma anche piacevole da sentire e la turchina sollevò le palpebre nonostante la paura tremenda che aveva di guardarlo.
Lui si bloccó e rimase a fissarla in silenzio, mentre l'azzurro delle sue iridi riaccendeva dei ricordi oramai quasi perduti.
 
<< “ vieni, dobbiamo andare in un posto da sballo!”
“ Vegeta che modi sono! Non vedi che sto facendo il bagno!” la bambina arrossì e si portò le braccine a coprirsi, nonostane avesse la medesima età del principe e quindi era ben lontana dalle tipiche forme femminili.
“ dai sbrigati!” la rimproverò e non si accorse di sua madre che si era messa in piedi dietro di lui. >>
 
" Bulma..." riuscí a dire con un filo di voce e le porse la mano per aiutarla a mettersi in piedi.
La ragazza lo fissó timorosa ed indietreggiò per paura che le facesse del male, tuttavia, quelle ossidiane profonde sul suo viso iniziarono ad essere ipnotiche e le sembró di averle giá viste da qualche parte.
" chi sei tu? Perché conosci il mio nome?"
" non ti ricordi di me? Sono io!"
" Vegeta...."
   
 
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