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Autore: Crudelia 2_0    28/08/2019    5 recensioni
[Seguito di Closer to you]
"Dovremmo cambiare casa."
"Pensi a questo in piedi in mezzo ad un corridoio al buio?"
"C'è solo una camera qui, ne serve almeno un'altra."
"Almeno?"
"Non farti strane idee."
Ormai capisci le sue mezze frasi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Buongiorno, un paio di note prima di iniziare:
-questa one-shot è il seguito di un'altra, Closer to you, ed è necessario leggerla per capire questa;
-è probabile che ci siano delle incongruenze con le età, se le trovate sappiate che è voluto. Non me ne vogliate;
-la storia è piuttosto lunga, ho pensato di divederla, ma ho scelto di non farlo, quindi mettetevi comodi;
-come sempre, se notete errori non esitate a fermeli notare, qualsiasi parere è accolto come manna dal cielo.

Buona lettura,
Crudelia





Non è facile fare l'amore in un letto in cui ci sono due gatti.
Esordisici così quella domenica mattina.
Domenica, il tuo giorno preferito. Non solo perché siete attesi per il pranzo alla Tana, il tuo compagno (puoi chiamarlo così, ora) ti ha stupito più di una volta con le sue doti culinarie. No, quello che ti piace è poter stare tutta la mattina a subire il calore delle coperte appoggiata al suo petto, le sue lunghe dita che ti accarezzano i capelli e la schiena e le fusa dei vostri gatti.
"Una soluzione ci sarebbe." Senti che sta ghignando. "Basta eliminarne uno."
Ti alzi di scatto incurante del lenzuolo che scivola a scoprirti il seno.
Gli tiri un pugno sulle costole.
"Non provare a toccare Grattastinchi!"
Ti ributta sul materasso sbuffando una risata. Sa come farsi perdonare, il maledetto.
 
 

"Albus Severus." Sussurri accarezzando la guancia vellutata del bimbo che ti dorme tra le braccia.
"Prendilo, si chiama come te." Ignori le sue proteste e gli metti il bambino in braccio. Lo vedi subito irriggidirsi. Ridi.
Quando Harry entra nella stanza potrebbe scambiare il vostro ex professore per una statua. Tu e Ginny l'avete lasciato a soffrire in una crudele combutta femminile.
"Potter." Ringhia. "Riprenditi immediatamente il marmocchio, se non vuoi che l'affatturi. E ti assicuro che la tentazione è forte."
Questa volta siete in tre a ridere.
 
 

Entri in casa e lo vedi seduto a leggere in poltrona. Con una mano accarezza Ginger Ale acciambellato sulle sue ginocchia.
Sorridi, gli scatti una foto.
 

 
Maledici la sveglia quando suona.
Ti volti e lo vedi al tuo fianco. Di solito si alza prima, ti prepara la colazione, ma sai che non ha dormito. Gli incubi l'hanno tenuto sveglio facendolo gemere tutta la notte.
Cerchi di alzarti in silenzio, non vuoi disturbarlo.
Sai che hai fallito quando senti un braccio stringerti la vita e ti ritrovi con il petto nudo contro il materasso e il suo peso sulla schiena.
"Dove pensi di andare?" Ti accarezza una spalla con la punta del naso, la sua voce, ancora più roca dopo la notte, ti fa rabbrividire.
"Devo lavorare." Ti ha bloccato i polsi sopra la testa, ti dimeni per liberarti e senti il suo corpo reagire. Ti agiti ancora di più.
"Non penso proprio." Quasi ringhia sul tuo collo, si schiaccia contro di te per farti sapere che effetto gli fai.
Ma lo sai bene, oh se lo sai.
Inizia a baciarti lentamente.
"Severus." Gemi, un pallido tentativo per convincerlo a desistere. Odi la facilità con cui riesce a farti capitolare.
Fate l'amore in modo violento, sai che il modo per esorcizzare i suoi demoni.
 
 

Hai comprato delle palline che trovi assolutamente deliziose. Le hai definite proprio così. E non perché sono rosse e oro.
O forse sì.
Ne hai comprate anche di verdi e argento, cosicché l'albero potrà rappresentare tutti e due. Gliele darai dopo.
Forse.
Senti la porta aprirsi e ti alzi di scatto.
"Severus!" Trilli come una bambina, quasi gli corri incontro.
Sta aprendo i bottoni del cappotto, gli passi le mani sulle spalle per aiutarlo a toglierlo.
"Cosa fai?" Si scosta, ti sibila contro, con cattiveria.
"Ti- ti volevo aiutare..." Lasci cadere le mani lungo i fianchi.
"Non ho bisogno di una serva." Se ne va.
 
 

Senti la porta aprirsi e non alzi nemmeno lo sguardo. Continui a leggere.
Ti correggi, continui a fissare le pagine.
Senti il divano abbassarsi al tuo fianco e Grattastinchi scendere dalle tue gambe. Inizia a fare le fusa, probabilmente lo sta accarezzando.
Gatto ingrato.
"Hermione?"
Non rispondi. Non lo guardi.
Lo senti sospirare. Si alza.
Tutto qui il suo tentativo di riappacificazione?
Chiudi il libro di scatto, vai a dormire.
 

 
Bussa.
"Hermione, mi apri, per favore?"
Fa l'educato, adesso.
Abbassa la maniglia, la porta resta chiusa.
"Hermione?"
Prova di nuovo, un po' più forte questa volta.
"Hermione, mi hai chiuso fuori?"
Puoi sentire lo sconcerto nella sua voce.
"Hermione, mi hai chiuso fuori dalla mia camera?"
Si è arrabbiato. Abbassa nuovamente la maniglia, con forza.
Sa bene che potrebbe togliere l'incantesimo con la bacchetta, sai bene che non lo farà.
Senti che si allontana, asciughi le lacrime.
 

 
"Hermione, possiamo parlare?"
"Non ho niente da dirti."
"Allora ascoltami."
"Devo lavorare."
"Hermione, è da una settimana che non dormiamo insieme."
"Ah! È perché non hai nessuno a scaldarti il letto che vuoi parlare?"
Sbatti quello che hai tra le mani sul tavolo e te ne vai.
 

 
"Pensa al sesso, lui, hai capito?" Dici con rabbia seduta al tavolo del tuo migliore amico. Ginny davanti a te allatta Albus con un sorriso sulle labbra. E sai che è rivolto a te.
"E tu non ridere!" Tiri il cucchiaio sperando di colpire Harry in testa, fallisci. Non sai se sei più arrabbiata per il lancio patetico o la sfumatura isterica nella tua voce.
"Papà, cos'è sesso?"
"Te lo spiego quando sei più grande, James."
Abbassi lo sguardo sul the che non hai toccato e sospiri. Severus avrebbe saputo rispondere a quella domanda.
"Hermione, secondo me non pensa solo al sesso."
Benissimo, se Ron difende il vostro ex professore la prossima cosa che ti capiterà sarà il ritorno di Voldemort.
"Non lo difendere, sei un uomo come lui, tu!" Patetica, ecco cosa sei.
Ron affoga il suo commento nella tazza, Ginny continua a fingere di sorridere con benevolenza al bambino che ormai si è addormentato.
Senti il campanello suonare e alzi la testa di scatto.
Harry si alza e ti ritrovi a guardare James, la sua copia in miniatura senza occhiali.
Vedi un'ombra nera al margine del tuo campo visivo e ritorni a fissare il the. Ron e Ginny lasciano la stanza inventando scuse ridicole.
Sospiri.
"Posso disturbarti o vuoi guardare nei fondi di the finché non diventi come Sibilla?"
Oh, colpo basso.
"Non ti lancio una fattura solo perché non è casa mia e non voglio rompere niente."
Brava. Acida, come lui.
"Ovviamente, non perché sai che non avresti speranze."
Stringi i denti. Lo odi, lo odi.
Ti alzi e vai verso la porta. Se non si sposta lo maledici veramente.
"Hermione, lasciami spiegare." Sospira quando sei davanti a lui.
Ti prende il mento tra le dita e incroci il suo sguardo.
"Per favore."
 

 
Non sai cosa dire.
Quante ferite, quante crepe nasconde, quante volte si è spezzato il suo cuore?
Quando ti ha parlato di un'infanzia infelice non immaginavi questo. Adolescenzialmente hai pensato si riferisse a Lily, come se tutta la sua vita ruotasse intorno a lei.
Non pensavi un padre violento e una madre sottomessa. Non immaginavi le urla, le percosse, l'alcool, gli insulti.
Quanto di quell'orrore si è riversato su di lui?
"Mi è sembrato di rivedere lei, quello che faceva per non farlo arrabbiare." Si passa una mano tra i capelli, segno di quanto sia nervoso. "E sa Merlino quanto io abbia somigliato a mio padre nell'ultimo periodo." Deglutisce.
Lo abbracci.
 

 
"Ci vediamo domenica, allora?"
Apri la bocca, ma non hai il tempo di risponde.
"Aspettate, aspettate!" James vi corre incontro, in una mano un modellino di una macchina babbana. "Zio Severus, che cos'è sesso?"
Ridi, alla fine ha la sua giusta punizione.
 

 
Lo guardi mentre appunta la stella in cima all'albero e ti senti il cuore stringere tanta è la felicità che provi.
Fa un passo indietro ed è al tuo fianco. Osservate in silenzio il vostro lavoro. L'albero ricambia il vostro sguardo ammiccando con le luci e le palline.
Il vostro primo Natale insieme.
Appoggi la testa sulla sua spalla e senti le sue labbra sfiorarti la fronte in un bacio fugace.
 

 
Avete spento tutte le luci. Nel buio le scintille rosse e verdi sembrano più luminose.
Sentite le campane suonare mezzanotte, sorridi mentre immagini i tuoi genitori uscire dalla chiesa e scambiarsi nel freddo i primi auguri.
Stringi di più la tazza di cioccolata tra le mani e ti avvicini al petto di Severus, seduto dietro di te.
Senti i suoi capelli sfiorati una guancia.
"Buon Natale, Hermione." Ti sussurra all'orecchio, un brivido ti corre per la schiena.
Ricambi con un lungo bacio.
 

 
"Non hai mai freddo?"
"I sotterrai mi hanno temprato."
"Mh."
Peccato che tu stia gelando. Anche con la sua camicia e la coperta, mentre lui è nudo e rilassato.
Ti stringe un po' più tra le braccia e pensi di chiedergli di spostarvi nel letto.
Non fai più che un pensiero che un rumore squarcia il silenzio, drizzi appena la schiena e Severus è già in piedi con la bacchetta in mano.
Accende la luce e non appena individua la fonte di disturbo puoi vedere la tensione abbandonare le sue spalle. Lo raggiungi e capisci il perché.
I vostri gatti, entrambi i vostri gatti, si agitano cercando di uscire dal groviglio di aghi di pino e fili di luce.
Scoppi a ridere.
"Te l'avevo detto che la soluzione era eliminarne uno."
 

 
Ti stiracchi sbadigliando un augurio. Fare l'amore sul divano ti ha lasciata piacevolmente indolenzita.
Ti stupisci di vedere un regalo sotto l'albero, ti aveva detto che non dovevi fargliene uno, hai dato per scontato fosse lo stesso per lui.
"Severus?"
"Buongiorno." Spunta dalla cucina con due tazze in mano. Caffè per lui, latte per te.
"È tuo?" Chiedi alludendo al regalo.
"No, è passato Babbo Natale." L'occhiata che gli lanci avrebbe fatto impallidire Ron, lui si limita a ghignare.
 

 
Ron si butta accanto a te massaggiandosi lo stomaco.
Siete a Grimmauld Place da due giorni, Molly vi ha convinti a rimanere fino a Capodanno.
In realtà ha convinto te, Severus non dorme. Nel paio d'ore che si stende al tuo fianco lo senti rigirarsi in preda agli incubi.
Sai che lo fa per te, per questo non gli dici nulla. Comunque, a vederlo adesso non sembrerebbe una persona che ha dormito il numero di ore medio giornaliero in una settimana, seduto in poltrona a leggere la Gazzetta del Profeta.
Lo vedi inarcare un sopracciglio e capisci che ha percepito il tuo sguardo. Sorridi, ritorni a leggere.
"È vero che hai conosciuto il mio papà?"
Percepisci Ron irriggidirsi al tuo fianco.
Alzi lo sguardo e vedi Teddy, guance e capelli rossi d'imbarazzo, in piedi davanti a Severus. Si sta tormentando le mani, ma regge il suo sguardo. È evidente abbia ereditato il coraggio dei genitori.
Severus lo guarda in silenzio, anche la casa sembra trattenere il respiro, in attesa.
"Sì, l'ho conosciuto." Finalmente risponde.
Il bambino sgrana gli occhi. Forse non se l'aspettava nemmeno lui, una risposta.
"E com'era?"
Vedi Severus dedicargli una lunga occhiata, valutativa, di quelle che riservava agli studenti prima di decidere la punizione adatta. Ti chiedi come il bambino faccia a stare ancora in piedi, sotto quegli occhi. Tu alla sua età saresti già scappata da un pezzo.
Lo guarda ancora un attimo, poi scompare di nuovo dietro le pagine.
"Chiedimelo quando sarai abbastanza grande da capire, forse ti darò una risposta."

 
 
"Ti stai ammorbidendo."
"Cosa?"
"Ti stai ammorbidendo, con i bambini."
"Non dire assurdità."
"Sei quasi stato gentile con Teddy."
"Mh."
"Se continui così ti vedrò coccolare James."
"Vieni qui, ti faccio sentire come mi sono ammorbidito."
 

 
"Ron si sposa."
Stai appendendo il cappotto, sei appena arrivata, e non hai saputo trattenerti. Non sei mai stata brava a rimandare, se ci sono buone notizie.
Alza lo sguardo dal libro che sta leggendo con un sopracciglio inclinato. "Scusa?"
"Ron si sposa." Ripeti.
"Weasley?"
"Quanti altri Ron conosciamo?" Harry ha ragione, stare con lui ti fa peggiorare.
Ti dirigi in cucina lasciandolo al suo silenzio attonito. Dopo due minuti lo senti scoppiare a ridere, ancora nell'altra stanza.
Alzi gli occhi al cielo, ma sorridi.
 

 
"E chi sarebbe?" Sta sminuzzando una cipolla in piccoli quadratini che farebbero invidia ad uno chef. Sei appoggiata al marmo affianco a lui, stavi raccontando la tua giornata, ma capisci subito a chi si riferisce.
"Una babbana."
"Una babbana?" Non distoglie lo sguardo dal suo lavoro, le sopracciglia sollevate. Ti basta quel piccolo movimento per capire quant'è sorpreso.
"Ha accompagnato Arthur in un negozio di fai da te e l'ha conosciuta lì. Faceva la commessa." Spieghi. "Ci ha inviato a conoscerla venerdì prossimo."
"Ci ha inviato."
"Certo, lo sa che dove vado io vieni anche tu."
Si blocca. Lentamente posa la lama e si sporge.
Il bacio che ti da ha il sapore della gratitudine.
 

 
Prima di conoscerla eri dubbiosa sul loro matrimonio. Adesso, camminando sottobraccio a Severus verso la vostra casa, non puoi che sentirti un po' in colpa. Avevi capito che Ron nascondeva qualcosa, ma non immaginavi una relazione.
Quando vi ha spiegato che voleva aspettare di essere sicuro, per parlare a lei del vostro mondo e presentarvi, l'hai capito e abbracciato.  Poi li hai visti insieme, come si cercavano con lo sguardo e con le mani, come si sorridevano. Ti chiedi se anche tu e Severus ad occhi esterni date la stessa idea di amore.
Lo guardi di sottecchi, probabilmente no.
"Cosa c'è?"
"Pensavo."
Si gira a guardarti. "A cosa?"
"A noi." Vi fermate davanti al portone, ha già le chiavi in mano. Ti guarda attentamente, ti studia.
Ricambi il suo sguardo, aperto. Non usa mai la legilimanzia con te, non ne ha bisogno. Ti legge i sentimenti sulla faccia, negli occhi e sulle labbra.
Allunga una mano e ti sistema un riccio dietro l'orecchio, poi ti accarezza.
Invece, forse sì.
 

 
"Ho comprato un vestito che ti farà impazzire!" Corri in camera e lo metti al sicuro nell'armadio, protetto da un sottile telo bianco.
"Non hai bisogno di un vestito, per farmi impazzire."
Lo vedi appoggiato allo stipite con le braccia incrociate al petto, sorride.
"Non vedo l'ora che arrivi quel giorno!" Sei eccitata come una bambina.
"Vuoi rifilarmi il conto alla rovescia tutti i giorni?" Alza un sopracciglio, il sorriso ancora ben saldo sulle labbra.
"Sì!" Gli passi fiera accanto, facendo dondolare i ricci con baldanza.
 

 
"Grazie dell'invito, Severus, mi ha fatto piacere riceverlo."
Minerva è seduta al vostro salotto, Ginger Ale annusa allegramente l'orlo della sua gonna. Sapete tutti e tre che sei stata tu a costringerlo a spedire il gufo, ma l'estate sta per finire e non sai se potrete rivedere la preside prima di Natale, assorbita dagli impegni scolastici.
"Mi avete invitata per dirmi che è anche il vostro turno?" Vi chiede, un luccichio negli occhi.
Blocchi la tazza a metà strada per la bocca e aggrotti le sopracciglia, perplessa. Vorresti chiedere a cosa si riferisce, ma Severus ti precede.
"Non dire assurdità."
"Pensavo che dopo il giovane Weasley..." Non finisce la frase, ma adesso hai capito. Ti senti arrossire.
Neghi sentendoti ridere in modo un po' stridulo, come una donnetta che passa i suoi pomeriggi a scambiare pettegolezzi con le amiche.
"Dovresti pensarci," torna a rivolgersi a Severus "un matrimonio, dei figli. Ormai vivete insieme da un po'."
"Abbiamo due gatti, non vedo differenze." Sbuffa.
"Sciocchezze, Severus, dei gatti non sono dei bambini." Il tono è ancora leggero, gli occhi brillano di una scintilla che ricorda quella di Silente.
"Potremmo adottare te, Minerva, così i gatti sarebbero tre."
Rischi di soffocare con il the quando ridi.
 

 
Sistemi l'ultimo ricciolo con un colpo di bacchetta e osservi la tua acconciatura. È quella che hai sfoggiato al Ballo del Ceppo e al matrimonio di Harry. E a quello di Neville, di George, di Luna e di Percy.
Guardi la tua immagine riflessa e approvi con un cenno del capo l'abito lungo a toccare terra, le spalline sottili e la delicata scollatura.
Esci dalla stanza e vai da Severus che ti sta aspettando, impeccabile nel sue smoking nero.
Fai una piroetta per farti ammirare e incroci il suo sguardo. Ti guarda con occhi di fuoco che ti fanno rabbrividire, fino allo stomaco e un po' più giù. Non arriverai a fine serata se continua a guardarti così.
Si avvicina e ti prende il palmo per un beffardo baciamano, non distoglie mai gli occhi dai tuoi.
Dovrebbe essere innocente, ma quello sfiorarsi di pelle sa di perdizione.
"Vogliamo andare, signorina Granger?" Chiede, la voce roca.
"Certo, professor Piton." Ti accosti e lo prendi per un braccio, ricambi l'occhiata maliziosa.
 

 
Guardi gli sposi ballare in mezzo alla sala, bellissimi ed eleganti, l'abito bianco riflette le luci delle mille candele. Non parlano, ma sorridono, guardandosi negli occhi.
Non hai mai visto Ron così felice.
"Lo chiederà anche a te." Non hai sentito Minerva arrivare, ti stupisci di vederla affianco a te, appoggiata ad un elegante bastone da passeggio. Segui il suo sguardo e capisci che sta guardando Severus dall'altra parte della sala, intento a parlare con Shacklebolt.
La osservi, un lieve sorriso sulle labbra. Sembra stanca, il peso delle fatiche di tutti quegli anni inizia a pesare.
"Non penso." Rispondi, quasi sovrappensiero tornando a guardare il tuo uomo. Non che abbia mai tenuta nascosta la vostra relazione, pensi. Da quando ti sei trasferita da lui risponde alle domande di chi osa chiedere in modo orgoglioso, quasi sfidando a mettere in discussione le vostre scelte. Un matrimonio, però...
Severus ama in modo assoluto, per sempre. Lo sai, non hai bisogno di una cerimonia per confermarlo.
Come se avesse sentito il tuo sguardo si volta e incroci i suoi occhi, anche con una sala piena tra voi senti i brividi correre sulla pelle. Alza leggermente il calice nella tua direzione. Sorridi, ricambiando il gesto.
"Vedrai." continua Minerva al tuo fianco. "A Severus piace ufficializzare. Quando era a Hogwarts scriveva rapporti per ogni inezia." Ti sorride. "E ora, se permetti," inizia porgendoti il bicchiere vuoto "andrò a controllare se sa ancora far ballare bene queste vecchie ossa come ricordo."
 

 
Hai controllato anche tu, e sei sorpresa di quanto sia bravo. Ti chiedi dove abbia imparato, poi ricordi le lezioni di Minerva prima del Ballo al tuo quarto anno e provi un po' di invidia per le Serpeverdi che hanno potuto prendere lezioni da lui.
Alzi la testa dalla sua spalla e lo guardi. Con i tacchi alti sei molto più vicina alle sue labbra.
"Sai perché ho preso questo vestito?"
"Mh?" Alza un sopracciglio.
"Prova ad indovinare." Senti il sorriso allargarsi mentre sbuffa.
"Volevi farmi soffrire tutto il giorno facendomi pensare al momento in cui te lo toglierò?"
"No." Ridi, mentre gli tiri un colpetto sulla spalla. "Riprova."
"È rosso."
"Quasi."
"Grifondoro." Finge disgusto, ormai non ci credi più.
"No, lo sai che il colore di Grifondoro non è questo." Replichi.
Ghigna, perché lo sai che l'ha detto per darti fastidio.
"Prova di nuovo."
"Hermione."
"Va bene, va bene, te lo dico." Ti fingi esasperata. "Come siamo suscettibili."
Alza gli occhi al cielo.
"È rosso arancio."
Inarca un sopracciglio, non cogliendo la tua allusione.
"È Ginger Ale!" Ridi, mentre le ultime note della canzone sfumano nell'aria.
 

 
"Oh Merlino." Gemi.
Ormai l'hai invocato in tutti i modi.
Prima sconcerto. Poi incredulità. Poi incertezza, paura, rabbia, tristezza, confusione, angoscia, felicità, euforia e spavento.
Adesso non puoi che ripeterlo mentre la piccola asticella ti guarda con le sue verticali pupille rosa.
Bussano.
"Occupato!" Strilli. La tua voce è così acuta che sembri Dolores Umbridge.
"Oh Merlino." Chiudi gli occhi e reclini la testa, incontrando le fredde piastrelle azzurre. Non potevi farlo a casa, Severus avrebbe subito capito.
Già, lui capirebbe subito, a te invece è venuto il dubbio quando Ginny ti ha offerto un caffè e hai dovuto rifiutare perché l'odore ti faceva venire la nausea.
La nausea, Merlino, quella che sentivi tutte le mattine ed evidentemente non a causa di una tipica influenza autunnale. La strega più brillante della tua età e non riconosci i sintomi di una gravidanza quando ce li hai sotto il naso, ti meriti dei complimenti.
Non sai come sia potuto succedere, sei sempre stata attenta a prendere la pozione contraccettiva, Severus ne tiene sempre una scorta nel comodino.
Certo, forse l'hai dimenticata quella volta che avete bevuto più del solito e vi siete amati sul divano. O quando vi siete chiusi nel capanno della Tana perché non riuscivate ad aspettare di tornare a casa. O quando ti ha raggiunta sotto la doccia, o ancora sul ripiano della cucina, mentre la torta cuoceva in forno e spandeva il suo profumo in mezzo ai vostri gemiti. O quando...
Effettivamente devi ammettere che è successo diverse volte.
Merlino benedetto, come lo dirai a Severus?
Stringi la stecca di plastica e ti alzi, dopo quindici minuti che stai occupato il bagno del piccolo bar babbano è ora di tornare a lavoro.
Riponi il test nella scatolina e poi in borsa.
Mentre ti lavi le mani scorgi il tuo riflesso allo specchio e, nonostante l'ansia, stai sorridendo.
"Oh Merlino!".
 

 
"Hermione, stai bene?"
"Sono solo stanca."
"Non hai mangiato nulla."
"Io... ho avuto una giornata pesante."
"Vuoi un the?"
"È una buona idea, scaldo dell'acqua."
"Lo faccio io, vai a stenderti."
"Grazie, Severus."
 

 
Chiudi gli occhi e ti massaggi le tempie con una mano. Ti concedi un piccolo momento di debolezza. Hai davvero a cuore i diritti dei centauri dell'Irlanda del Nord, ma al momento vorresti soltanto una doccia, cenare e farti coccolare sul divano da Severus.
In quest'ordine.
Cerchi di concentrarti sulle parole dell'impiegato, ma le luci soffuse della sala riunioni non aiutano.
Dovresti preparare un altro discorso, non scrivere un rapporto. È da una settimana che stai rimandando, fingendo ogni volta una scusa diversa. Ti ha anche preparato una pozione per l'influenza, credendoti malata.
Quando l'impiegato smette di parlare alzi la testa leggermente allarmata, speri che non sia in silenzio perché ti ha posto una domanda e aspetta una risposta. Chiedere di ripetere perché eri distratta sarebbe imbarazzante.
Poi capisci.
Oltre le pesanti porte di legno si sentono delle voci, non fatichi a riconoscere quella della ragazza seduta alla scrivania d'ingresso.
"C'è una riunione, signore, non può-" La frase è bloccata a metà, interrotta dalle porte che si aprono con violenza sbattendo sui muri.
Prima che te ne possa accorgere le tue gambe sono scattate e sei in piedi, gli occhi sgranati.
Severus cammina verso di te nello stesso modo in cui attraversava l'aula quando il calderone di Neville esplodeva.
"Quando pensavi di dirmelo?" Ti sibila a pochi centimetri dal tuo viso, gli occhi assottigliati, due fessure nere che bruciano di rabbia.
Deglutisci. Neanche una parola ti sfiora la mente. Tu, che di parole ne hai sempre avute tante, troppe.
"Signore, questa è una riunione, dovrebbe uscire e aspettare la signorina Granger fuori."
Lo vedi lentamente girare la testa e portare lo sguardo al collega seduto di fronte a te. Non ricordi chi è, ma sei matematicamente sicura che deve aver fatto parte della tua Casa. Solo un Grifondoro sarebbe tanto pazzo da rischiare di rivolgere la parola a Severus in quei momenti.
"Ho ucciso Albus Silente, pensi che mi fermerei davanti ad un ragazzetto pomposo come te?" La voce lenta e melliflua lascia che si depositi la minaccia come polvere sui mobili.
Nel silenzio immobile che segue si volta verso di te e ti prende per un gomito.
 
 

Avresti voluto andare a casa, ma vi fermate alla prima panchina davanti al Ministero.
La notte è già calata, il vento ti fa rabbrividire.
"Quando pensavi di dirmelo, Hermione, quando?" Cammina davanti a te, incapace di star fermo.
"Come l'hai saputo?" Dici con un filo di voce.
Dovresti dare delle risposte, dovresti essere tu a spiegare, invece ti ritrovi seduta e tremante di fronte all'uomo che è tornato ad essere il tuo professore più temibile.
Si ferma e finalmente ti guarda, le braccia incrociate sul petto. "Minerva mi ha mandato una Strillettera in cui si premurava di dirmi che sono un incosciente e irresponsabile e farti lavorare così tanto quando tutti sanno che i primi mesi di una gravidanza sono i più delicati." Alza un sopracciglio.
Apri la bocca, vuoi dire qualcosa, ma non un suono decide di uscire.
Ti limiti a guardarlo, senti gli occhi farsi sempre più grandi e iniziare a pizzicare. Ti dici che l'aria fredda. Non lacrime, assolutamente. Una nuova vita non può far piangere.
"Da quanto lo sai?" La sua voce è ghiaccio.
"Una..." devi fermarti e deglutire "una settimana."
Non trovi più il coraggio di guardarlo, abbassi lo sguardo.
"E pensavi di aspettare ancora molto?" Riporti gli occhi su di lui, apri la bocca e di nuovo non esce niente.
"Cristo, Hermione." Si passa entrambe le mani tra i capelli, accasciandosi sulla panchina al tuo fianco. Rimane così, la testa tra le mani.
Allunghi una mano verso la sua spalla. Vuoi parlargli, chiedergli se è felice perché tu lo sei, tu lo vuoi tenere questo bambino che senti già parte di te.
Sfiori appena il pesante mantello nero e scatta in piedi. Ti rivolge un ultimo sguardo furente e scompare.
 

 
Appoggi la fronte sulle mani e chiudi gli occhi. Senti un gemito nascerti in gola e non riesci a ingoiarlo, non più.
Ti sei materializzata sul pianerottolo di Ginny con le lacrime agli occhi, le hai spiegato tutto.
L'hai cercato ovunque: a Hogwarts, alla  Stamberga Strillante, a Godric's Hollow, a Spinner's End. Persino a Grimmauld Place.
Non c'era.
Ginny ti ha tranquillizzata e portata alla Tana. Ringrazi Molly e le sue cure materne mentre senti che ti accarezza le spalle e ti poggia una tazza di the davanti, sul tavolo di legno tinto della luce arancione del sole che albeggia.
Senti Harry e Ron parlare dal salotto, e sai che stanno apostrofando Severus come mai farebbero davanti a te.
Il campanello suona e gemi nuovamente, chiedendoti quante altre persone sono venute. Ora capisci perché Harry voleva stare solo dopo le incursioni nella mente di Voldemort.
"Hermione."
Alzi la testa di scatto e lo vedi, sulla porta della cucina, le braccia lungo i fianchi.
Voli tra le sue braccia e ti stringi al suo collo. Senti che ricambia la stretta, forte, la fronte sulla tua spalla, incurante di tutta la gente attorno che vi osserva.
Senti la gola farsi stretta in quell'abbraccio che sa di ritrovo e disperazione. Eri davvero preoccupata, spariresti nel calore del suo petto che ti fa sentire a casa, nonostante una notte di ricerca e veglia sulle spalle.
"Sono stato da mio padre." Ti dice mentre ti prende per le spalle per scostarti. Gli permetti di allontanarti giusto lo spazio necessario per guardarlo negli occhi, poi ti aggrappi alla sua casacca.
La forza di quella rivelazione ti colpisce allo stomaco, unendosi alle emozioni che leggi nel suo sguardo. Amore, preoccupazione, sorpresa, rabbia, paura, ansia, felicità. Sei quasi sopraffatta, appoggi la testa sul suo petto per non crollare.
Senti il battito del suo cuore sotto la stoffa. Lento, regolare e tranquillo.
"Non so se ne sono capace, Hermione."
Alzi lo sguardo. Siete talmente vicini che per guardarti deve appoggiare il mento sullo sterno.
"Neanche io." Sussurri, mentre gli accarezzi una guancia ruvida.
Gira la testa a baciarti il palmo. "Ma tu sei già perfetta."
Quasi lo fai cadere tanta è la forza con cui lo abbracci.
 

 
"Secondo me è maschio." Esordisci mentre accarezzi la pancia leggermente arrotondata.
"Le ecografie babbane ti saprebbero dire il sesso." Dice come se stesse commentando il tempo, neanche alza lo sguardo dalla Gazzetta che sta leggendo.
"Come fai a saperlo?" Non pensavi si informasse sulla medicina babbana, tanto meno il ramo della maternità.
Si limita a stringersi nelle spalle.
"Comunque voglio che sia una sorpresa" continui "ma dovremmo iniziare a pensare al nome."
"Consultami prima, la tua capacità di dare nomi è quasi come quella di Potter."
"Scusa?"
"Grattastinchi, Crepa, Ginger Ale."
Gli tiri un cuscino in testa.
 

 
"Albus."
Alza un sopracciglio, scettico.
"Remus."
Sbuffa.
"Sirius."
"Mi hai preso per Potter?"
"Tobias."
"Non scherzare."
Ghigni. "Tom."
Gli cade il libro dalle mani.
 

 
"Ti ho preso una cosa."
Alzi la testa dal libro, incuriosita. Severus non fa mai regali, se non è Natale.
Si siede accanto a te e ti porge una scatola. La carta blu ti ricorda il primo regalo che gli hai fatto, ancora adesso occupa una posizione di prestigio in mezzo alla vostra grande libreria.
Sollevi il coperchio e scopri un piccolo lettore MP3 e delle cuffie. Lo guardi, sei così perplessa che non sai cosa dire.
"Prego." Sbuffa mentre ti prende il lettore dalle mani e lo accende. "Hai detto che parlargli lo fa diventare intelligente" inizia sistemandoti le cuffie sulla pancia già prominente "così non ti lamenti più che hai la gola secca."
Lo guardi allontanarsi ancora incapace di parlare. Mentre senti la musica arrivare a causa del volume troppo alto una lacrima ti bagna la guancia.
 

 
Guardi Molly abbracciare Ron tra le lacrime. Anche lui diventerà papà, l'ha annunciato appena aperta la porta con un sorriso così ampio che potrebbe rompersi.
"Lui è felice." Dici a Harry accanto a te. Anche dopo tutti quegli anni continuate a sentirvi di troppo in quella grande famiglia, a volte.
"Anche Severus lo è." Ha capito, lui capisce sempre.
"Non lo so, Harry." Ti passi una mano tra i capelli, frustrata. Ti tratta sempre bene, quasi come se avesse paura di romperti. Ti aiuta e ti riserva tutte le attenzioni, ma non ti sfiora mai la pancia, come Harry faceva e Ron sta facendo, nonostante quella della sua compagna sia ancora piatta. Non ti guarda con quello scintillio negli occhi tipico di chi sta diventando genitore, non partecipa ai tuoi progetti con entusiasmo. "Sembra che non gli importi." Inizi voltandoti verso il tuo amico. "Non di me, non dico questo. Con me è premuroso come sempre, se non di più. Ma del bambino. È come se fosse un peso." Finisci in un sussurro.
"Devi dargli tempo."
"Cinque mesi non sono abbastanza?" I suoi occhi verdissimi ti guardano dietro le lenti rotonde,  sotto le sopracciglia aggrottate. Harry è sempre stato felice di diventare padre, sai che nei suoi piani non si è fermato a due, forse non immagina nemmeno che al mondo ci sia qualcuno che non vuole figli.
"Cosa dirò al bambino se mi chiederà perché suo padre non lo ama?" Ti trema la voce, sei già vicina alle lacrime.
"Hermione, stai iniziando a farti troppi problemi. Non succederà."
Tiri su con il naso e ti asciughi una guancia.
"Hai ragione, che stupida che sono." Cerchi di sorridere.
"Sono gli ormoni, Ginny lo diceva sempre." Dice mentre allunga un braccio sulle tue spalle.
 

 
Fissi il buio sopra di te, la conversione con Harry ancora di echeggia nella mente.
Con un indice batti colpetti sulla pancia, seguendo il ritmo di una musica che senti solo tu. Hai preso questa abitudine mente leggevi, come se volessi chiamarlo. Sta sempre tranquillo, figlio di suo padre fin da subito. Sorridi al pensiero.
Poi lo senti. Un colpetto.
Ti immobilizzi, trattieni il fiato.
"Severus." È appena un sussurro nella notte, ma è già seduto con una mano protesa alla bacchetta. Un retaggio dei suoi anni da spia, basta un sibilo per svegliarlo.
"Non è successo niente." Lo rassicuri accendendo la luce della piccola lampada sul comodino.
"Vieni qui." Ti allunghi cercando la sua mano e te la porti alla pancia. Picchietti di nuovo con l'indice, un po' più forte questa volta.
Per un attimo non succede nulla, poi lo senti di nuovo. E colpisce proprio la mano di Severus, aperta sul tuo fianco. Una volta, poi due consecutive.
Lo senti trattenere il fiato, come te. Resta immobile qualche attimo, quando la mano viene colpita una terza volta ti guarda, gli occhi sgranati e la bocca aperta in una muta sorpresa.
"Si è mosso." Sussurra.
Annuisci, sorridendo, coprendo la sua mano con la tua.
Abbassa lo sguardo e intreccia le vostre dita, un altro colpetto arriva lì, proprio dove le vostre mani si incontrano.
Quando ti guarda è commosso, una solitaria lacrima sottile gli bagna la guancia.
 

 
"Eileen."
"Cosa?"
"Eileen Hermione."
"Sì, Eileen. Ho capito, non c'è bisogno che ti arrabbi."
"No, non hai capito."
"Sì, inv-"
"Eileen Hermione Piton. Vorrei chiamarla così, se fosse femmina."
 

 
"Dov'è?"
"Chi?" Alzi lo sguardo dal libro, Grattastinchi è appoggiato ad una tua gamba. Ormai non riesce più ad acciambellarsi sulle ginocchia, ti rimprovera con i suoi occhi gialli ogni giorno.
"Ginger Ale."
Ti guardi attorno, notando per la prima volta che non lo vedi da quella mattina.
"Vado a cercarlo." Poggia il giornale sul basso tavolino e si alza.
 

 
Lo vedi tornare quasi due ore dopo. Ti allarmi, vedendolo leggermente spettinato.
Severus non è mai spettinato.
Appoggi le mani per puntellarti sul divano, saresti già in piedi, ma la pancia ti impedisce i movimenti. Ti raggiunge e si siede pesantemente, solo allora noti che ha le mani e la maniche sporche di terriccio.
Stai per chiedergli cosa è successo, mentre alzi lo sguardo ai suoi occhi vedi che la camicia ha numerose chiazze rosse.
Capisci.
"Oh." Dici soltanto, ammutolita dalla sorpresa e dalle lacrime che senti accumularsi dietro le palpebre.
"Non era un bello spettacolo." Deglutisce.
"Vado a farmi una doccia." Si alza e ti bacia la fronte.
 

 
Alla fine sei andata a fare quell'ecografia. L'hai fatto per placare la tua curiosità, da un lato, e per rassicurare tua madre, che nonostante tutto non si fida della medicina magica e ritiene che a poco più di due mesi dal parto una visita "come si deve" va fatta.
Mentre ti togli il gel fresco e appiccicaticcio dalla pancia con una sottile salvietta pensi che quelle visite non ti piacciono per niente. Condividi uno sguardo disgustato con Severus, l'hai trascinato lì quasi a forza.
 Ti alzi e butti il fazzoletto nel cestino quasi traboccante. Ti avvii verso la porta che Severus ti sta tenendo aperta quando la voce del dottore vi ferma.
"Signora Piton, i fogli." Sei così sorpresa di essere chiamata in quel modo che lo fissi stupita finché non fa schioccare la lingua scocciato.
 

 
Da quando ti sei trasferita, ogni Natale e ogni compleanno ti regala un libro. Potrebbe sembrare noioso, per te non lo è.
Adesso guardi la vostra libreria, molto più rifornita della prima volta su cui ci hai posato gli occhi, e per la prima volta sei felice di trovare ancora degli spazi vuoti.
Sposti i libri in modo tale che resti un spazio proprio al centro, all'altezza degli occhi, e posi la foto di Severus con Ginger Ale sulle ginocchia.
L'hai scattata tanto tempo prima, quasi per dispetto. Adesso Ginger Ale muove la testa sotto le dita esperte di Severus, poi apre gli occhi e miagola verso di te.
Non lo sentirai più, ma lo potrai sempre vedere, vicino al primo regalo che Severus ti ha fatto.
 

 
"Non capisco perché lo fai." Rompe il silenzio con quella frase, osservando la coperta che ormai tocca terra.
Sei tornata a fare creazioni con i ferri come durante i tuoi anni a Hogwarts, hai migliorato molto la tecnica pensi con soddisfazione.
"È una coperta, Severus, a tutti i bambini serve una coperta."
"Nasce ad agosto, Hermione." Ti fa notare.
"È arancione." Commenti dopo un po', osservando i ferri muoversi da soli.
Incroci il suo sguardo, ha capito.
 

 
"Sarebbe un problema per te?" Ron odiava quando facevi così, esporre una conclusione senza renderne noto il ragionamento.
"Cosa?" Non ti arrabbi, lo capisci. Sai che le parole non tengono il ritmo dei pensieri.
"Se avessi la pancia in ogni foto." Lo guardi. Grattastinchi è sulle sue ginocchia, lo sta rimproverando con i grandi occhi gialli da quando gli ha poggiato il giornale sopra senza alcun riguardo.
Passano cinque minuti di silenzio in cui capisci cosa implica quella frase.
"Mi stai chiedendo di sposarti, Severus?" Chiedi lentamente, misurando le parole.
Ti guarda attentamente, lo vedi perdere colore.
Impallidire, Severus.
"Lascia stare." Borbotta riportando lo sguardo al giornale.
Ti alzi a fatica e gli strappi la carta dalle mani. "Scherzi?"
"Potrei, Hermione, su questo?" Si alza e lo trovi di fronte, meno vicino di quanto entrambi vorreste a causa della rotondità del tuo ventre.
"Non ho un anello da darti." Ti prende le mani. "Non ho nulla da darti, tutto ciò che avevo l'ho perso.  Ho perso me stesso, e non mi sarei ritrovato se non ci fossi stata tu. Ti offro questo: me stesso." Ti bacia la fronte.
"La mia vita." Ti bacia una mano.
"Il mio cuore." Bacia l'altra mano.
"La mia eternità." Si ferma ad un soffio dalle tue labbra.
"Dimmi che puoi accettarlo, Hermione." Una supplica. Ti guarda negli occhi, ti stupisci di vederli arrossati.
"Sì." Hai la voce strozzata, gracchiante.
Ti asciuga una lacrima, poi finalmente ti bacia.
 

 
Apri la porta e quasi ti spaventi. Severus è in mezzo al corridoio, le braccia incrociate e lo sguardo perso.
"Severus?" Chiudi la porta e posi le borse mentre aspetti una risposta. Sei andata a fare compere con Ginny, ti serviva tutto il necessario per la vita di un neonato.
Ti porti davanti a lui e imiti la sua posizione. Finalmente abbassa lo sguardo su di te e alzi le sopracciglia.
"Dovremmo cambiare casa." Dice.
"Pensi a questo in piedi in mezzo ad un corridoio al buio?"
Ti ignora. "C'è solo una camera qui, ne serve almeno un'altra."
"Almeno?"
Alza un sopracciglio. "Non farti strane idee."
Sorridi. Non ti fai strane idee, ma ormai capisci le sue mezze frasi.
 

 
Socchiudi gli occhi e la luce ti ferisce le pupille.
"Oh, si è svegliata."
"Cara, come stai?" Riprovi ad alzare le palpebre, più piano, e vedi Molly china su di te. Al suo fianco, tua madre.
"Severus..." Biascichi, sbattendo le palpebre e cercando di alzarti. Punti le mani e ti metti a sedere con facilità.
Abbassi lo sguardo.
"Il bambino..."' C'è una sfumatura di panico nella tua voce.
"La bambina, vorrai dire." Tua madre ti accarezza una mano, sorride dietro un velo di lacrime. "Severus è con lei, non le ha staccato gli occhi di dosso."
La porta si apre e una guaritrice entra spingendo una carrozzina. Dietro di lei Severus incantena il suo sguardo con il tuo, si avvicina in silenzio e ti bacia la fronte. Davanti a tua madre, a Molly e alle persone che senti parlare attraverso la porta. Riconosci Ron tra quelle voci.
Si sposta subito e permette alla medimaga di metterti la bambina in braccio. Appena la guardi senti il cuore colmarsi di gioia.
Può esplodere, si può morire di tanta felicità?
Cerchi gli occhi di Severus e lo vedi sorriderti, sei sicura che sia nuovo, quel sorriso.
"Ti assomiglia." Sorridi.
Al suono della tua voce la bimba apre gli occhi. Gli occhi che tanto ami, le gallerie profondissime, l'iride tanto scura da confondersi con la pupilla: gli occhi di tuo marito ti guardano sulla faccia di vostra figlia.
"Ciao, Eileen." Sussurri,  accarezzandole una guancia morbida e vellutata come una pesca. Ti afferra il dito con forza nel pugnetto e apre la bocca, sorride.


 
Guardi la villa dal vialetto di ghiaia bianca che porta alla porta rossa, sembra una cartolina.
"È bellissima." Dici alzando lo sguardo al tetto. "Come l'hai trovata?"
"Ho avuto tempo, senza di te." Ti sorride di sbieco, iniziando a spingere la carrozzina.
"Sono stata in ospedale solo quattro giorni."
"Sono bastati."
Entri nella nuova casa per la prima volta e ti guardi attorno sorpresa. Una tipica villetta inglese, la vostra libreria ti saluta da un angolo: alla foto di Ginger Ale se n'è aggiunta una del vostro matrimonio.
"È luminosa." Constati.
"Lo so."
Ti avvicini e vi fermate a guardare Eileen che dorme.
"Ron ha ragione, è proprio tua figlia." Sorridi carezzandole una guancia. Non hai mai visto un neonato così tranquillo: quando non dorme si guarda intorno con gli occhi neri curiosi sul mondo.
Lo senti sbuffare. "E ci mancherebbe."
Ti volti e allacci le braccia al suo collo, fai aderire i vostri corpi.
"È così che dai il benvenuto a tua moglie nella nuova casa?" Soffi maliziosa sulle sue labbra.
Ti sfiora le labbra. "Ho anche un'altra signora di cui occuparmi, adesso." Mormora.
Gli tiri una leggera pacca sulla spalla, sgranando gli occhi. "Devo iniziare ad essere gelosa?"
Ride, prendendoti per i fianchi per riportarti dove devi stare, contro il suo corpo.
"Mai, amore mio." Ti cattura le labbra in un bacio di fuoco.
 

 
"Dorme?"
Annuisce, iniziando a sbottonarsi la camicia.
Eileen si addormenta solo se Severus le legge una storia, con la sua voce lenta e profonda è un narratore perfetto. All'inizio era l'unico modo in cui stavano insieme, Severus non la prendeva in braccio, sfiorandola come se fosse di cristallo. Ora, due anni dopo, riesce a cullarla senza il timore che si spezzi tra le sue dita.
"Sono stanchissima." Sbadigli, appoggiandoti alla sua spalla.
"Lavori troppo." Risponde, chiudi gli occhi sotto le sue carezze.
"Mh."
"Severus?" Lo chiami.
"Sì?"
"Racconti una storia anche a me?"
Inizia a raccontare. Ti sistemi meglio, dormi.
 

 
"Mamma?"
"Sì?" Cerchi tua figlia con lo sguardo, l'avevi lasciata sdraiata sul tappeto a colorare. Severus le ha trasmesso la passione per i libri e i colori, pensi sia l'unica bambina che a tre anni sa distinguere il viola dal malva.
"È tornato papà."
Ti affacci al salotto e lo vedi. È ancora sporco della fuliggine della Metropolvere, ma ha già preso Eileen in braccio, le teste nere vicinissime a sussurrare.
Ti avvicini e gli sfiori le labbra in un bacio. "Come sta Minerva?"
Sospira, mettendo a terra la bambina. "Meglio, ma dovrebbe smettere di lavorare."
"Non lo farà."
"No." Appende il mantello e ti abbraccia. Tornare a Hogwarts, anche solo per una breve visita, lo lascia sempre spossato.
Gli accarezzi la nuca, le spalle forti. "Devo dirti una cosa." Si allontana per guardarti.
Senti freddo quando si allontana dalla tua pelle. Ancora adesso, dopo anni.
Inarca un sopracciglio. "Mi hanno offerto di partecipare ad una conferenza, dovrei stare via un paio di giorni. Sarebbe una grande opportunità." Dici tutto d'un fiato.
Incrocia le braccia al petto. "Mi stai chiedendo il permesso?"
"No." Scuoti la testa. "No." Ripeti. Aggrotti le sopracciglia, suona finto anche alle tue orecchie. "Volevo solo dirtelo."
Ti guarda scettico, senza dire niente.
"Va bene." Sospiri. "Non voglio lasciarti proprio adesso. Con la bambina, e Minerva..."
"Ho badato a ragazzini pestiferi per anni, pensi che nostra figlia sia un problema?"
Ti passi una mano tra i capelli e sorridi, ti senti sciocca anche solo ad averlo pensato. Scuoti la testa.
"Hermione." Ti accarezza una guancia, ti prende il mento per incontrare i tuoi occhi. Non ha bisogno di aggiungere altro.
 

 
"Mi mancherai, piccolina." Stringi forte tua figlia e la senti ricambiare, i pugni a stringerti i capelli.
"Ci sentiamo stasera, d'accordo?" Le accarezzi una guancia e la lunga treccia nera.
Ti guarda seria e annuisce. Ti alzi e abbracci Severus. Non vi dite niente, ti accarezza una guancia passandoti il pollice sul labbro.
Sali sul treno e li guardi dal finestrino. Agiti la mano e loro ricambiano il gesto, al bordo del binario.
 

 
Agiti un asciugamano sui capelli e prendi il telefono, impaziente. Tre squilli, poi senti la voce di tua figlia. Sentirla così felice è un toccasana.
"Mamma, ho dato fuoco alla cucina!"
"Cosa?!"
"La cucina! C'erano i biscotti, ma erano lenti e allora-"
"Eileen, stai bene?"
"Sì, mamma. Papà l'ha spento."
"Puoi passarmi tuo padre, per favore?"
Senti fruscii, la voce di tua figlia e la risposta di tuo marito.
"Hermione."
"Severus, cosa state facendo?"
"Ha avuto uno scoppio di magia accidentale."
"È troppo presto, non ha neanche quattro anni!"
"È tua figlia, Hermione."
"Io non ho mai dato fuoco alla cucina! E non ridere!"
"Voleva farti dei biscotti, ci mettevano troppo a cuocere, secondo il suo parere."
"L'impazienza non l'ha presa da me."
"Forse no."
"Mi mancate, Severus."
"Ti aspettiamo, Hermione."
 

 
Il treno sta ancora rallentando e sei già davanti la porta, in attesa che si apra.
Ti precipiti fuori e ti fermi un attimo sul binario, a guardarti intorno.
"Mamma! Mamma!" Ti volti verso la voce e la vedi. Seduta tra le braccia di Severus, si dimena per scendere. Inizia a correre non appena tocca terra, i capelli neri svolazzanti alle sue spalle. Ti eri dimenticata che Severus non li sa legare.
Lasci la valigia a terra, quasi la butti, per accogliere tua figlia tra le braccia. La stringi forte, sprofondando il naso nei suoi capelli profumati. Vedi Severus avvicinarsi sopra la sua spalla, raccoglie la valigia e si avvicina per baciarti.
Alzi la testa per incontrare le sue labbra, ma ti sfiora la fronte.
Rimanete un attimo immobili, a stringervi: tua figlia tra le braccia e il calore della sua bocca.
 

 
Fare l'amore con Severus è sempre bello, ma questa volta si è superato.
Ti fai un appunto mentale di andare via più spesso, se questo è il modo in cui ti accoglie. Ti ha amata con la devozione per una dea, la passione di un innamorato che non riesce a trattenersi, la disperazione di giorni di lontananza.
"Severus?"
"Mh?"
"Voglio un altro figlio." Le dita tra i tuoi capelli hanno un'esitazione impercettibile, qualcuno meno attento di te non se ne accorgerebbe.
"Sono troppo vecchio."
"A me non sembra." Dici allusiva, accarezzando languidamente lo stomaco e continuando a far scendere la mano.
"Sono serio, Hermione." La sua voce ti ferma.
Ti alzi su un gomito per ricambiare il suo sguardo. Serio, attento. "Potresti vivere quanto Silente."
"Nagini mi ha morso e avvelenato, non vivrò così a lungo." Ti soffermi a osservare il suo volto: qualche ruga in più intorno agli occhi, i capelli ancora nerissimi.
"Un motivo in più, non rimarrò sola." Quando te ne andrai, pensi. Non lo dici.
"C'è Eileen."
"Sarà sola anche lei, quando me ne andrò anch'io." Lo guardi ancora un attimo, sai che non riceverai risposta, lo capisci dal suo sguardo assorto.
Ti adagi nuovamente sulla sua spalla e senti le dita riprendere la loro abituale carezza.
"Severus?"
"Sì?"
"Se dovessi morire prima di te-"
"Non dire assurdità, Hermione!"
"Se dovesse capitare-"
"Non voglio pensarci!"
"Severus!"
Silenzio.
"Se dovesse capitare" riprendi "devi farmi una promessa."
Sta in silenzio, aspetta.
"Promettimi che non ricomincerai a fumare."
Alzi la testa e incontri i suoi occhi, l'intensità del suo sguardo ti fa male.
"Te lo prometto." La sua voce roca ti mette i brividi.
Lo baci lentamente, assaporando le sue labbra.
 
 

Non l'hai mai visto piangere, non pensavi sarebbe mai successo.
Ora, mentre stringi le sue spalle scosse da singhiozzi silenziosi, non puoi che sentirti impotente.
Minerva è stata per lui un'insegnante, una collega e un'amica.
Si aggrappa alla tua schiena e senti le lacrime bagnarti la spalla e le guance.
Lo stringi mentre versa le lacrime che ha trattenuto per tutti quegli anni. Piange per Minerva, per Albus, per tutte le sue vittime.
Lo stringi, puoi offrirgli solo il tuo amore.
 

 
Il sole splende nonostante il giorno triste. Senti le parole del cerimoniere scorrerti addosso, attraversarti senza fermarsi.
È venuta più gente di quanta potessi immaginare. Ex alunni, studenti, colleghi, tutti si stringono in un triste cordoglio.
Fai vagare lo sguardo sui presenti: vedi Neville stringere la moglie, Ginny si tampona gli occhi al tuo fianco, poi ti soffermi sull'uomo accanto a te. Le braccia incrociate al petto, lo sguardo fisso sulla bara che sta calando. Eileen è ancorata alla sua gamba, nascosta e intimorita, i pugni stretti lasciano ogni tanto i pantaloni del padre per asciugarsi gli occhi. Voleva bene a Minerva, come ad una nonna.
 

 
Saluti Harry e raggiungi Severus. Si è attardato davanti alla lapide, la terra smossa.
Eileen al tuo fianco ti stringe la mano, è sempre stata una bimba silenziosa, oggi non ha quasi aperto bocca.
Con la mano libera intrecci le dita con quelle di tuo marito, la fede brilla catturando un raggio di sole.
"Sapevo non avrebbe scelto Hogwarts."
"Voleva stare vicino a suo marito." Leggi l'unica frase dorata.
Coraggiosa nella vita e nella morte.
Mancherà a tutti.
 
 

Apri la porta nel sole arancione di fine agosto, vieni accolta dalla risata di tua figlia.
In silenzio ti avvicini al salotto e li vedi, seduti sul morbido tappeto, Severus ha la schiena appoggiata al divano e la bambina tra le ginocchia.
Sorridi.
Alza lo sguardo e ricambia.
"Mamma! Guarda cos'ho imparato." Eileen ti corre incontro. Tra le mani a coppa stringe un girasole, i petali troppo grandi per le sue dita sottili.
"Guarda." Fissa il fiore e aggrotta le sopracciglia, la stessa espressione di Severus. Lentamente, i petali si alzano, iniziando a chiudersi e aprirsi sempre più in fretta.
La bimba ride, alzando gli occhi su di te.
"Brava!"
Incroci gli occhi di Severus, vi guarda seduto e sorridente.
"Me l'ha insegnato papà." Torni a guardare vostra figlia, l'orgoglio ti stringe il cuore.
"Lo sai che non devi farlo a scuola?"
"Sì, sì, papà me l'ha detto già un sacco di volte." Allunga le vocali quando spiega un concetto che le sta particolarmente a cuore. "Se mi impegno riesco a farlo girare." Guarda di nuovo il fiore concentrata, la fronte aggrottata. Non smetterà finché non sarà riuscita.
Testarda, figlia di suo padre.
 

 
"Ginny, se chiami Severus me ne vado."
"Sei malata, Hermione."
"Per niente. Ieri ho giocato con Eileen sotto la pioggia e ho preso freddo, tutto qui."
"Ti porterà una Pozione Pepata, allora."
"Ginny, davvero, non ce n'è bisogno."
Ti alzi per fermarla, vedi tutto nero.
 

 
Senti un lamento e ci metti un po' a capire che proviene dalla tua gola. Apri gli occhi e riconosci un salotto che non è il tuo, il divano duro che hai sotto la schiena è scomodo. Volti la faccia e vedi Severus seduto in poltrona, ha un libro aperto tra le mani, ma ti sta guardando.
"Dov'è Eileen?" Dovevi passare a prenderla all'asilo.
"Di là, sta colorando con Albus."
Cerchi di alzarti. "Chi..."
"Io." Alza un sopracciglio, come se fosse ovvio. "Dovresti stare giù."
"Sto bene." Provi di nuovo a sederti.
"Sei una pessima attrice, Hermione."
Ti rimetti giù, gli lanci comunque un'occhiataccia.
"Vuoi dirmi che succede?"
"Nulla."
"Sei una pessima bugiarda."
Se possibile, lo guardi ancora peggio.
"Ginny mi ha detto che sei svenuta."
"È stato un malore passeggero."
"Devo fingere di crederti?" Apri la bocca per rispondere, la richiudi.
"Nella mia vita ho imparato a non farmi cogliere impreparato, Hermione. Con te è successo, molte volte, ma non in questo caso." Posa il libro e si sporge verso di te, i gomiti sulle ginocchia. "Non nascondermelo. Non farmi questo, non di nuovo."
"Severus, cosa-"
"Sei incinta, Hermione."
Ti alzi di scatto, boccheggi. Senti la testa girare, ma non te ne curi. Lo guardi sconvolta, è così tranquillo.
"Da quando lo sai?" Deja vu, forte e potente.
"Da quando non fai più colazione con me." Il suo sguardo si addolcisce, ti accarezza.
Copri la mano con la tua. "Non ne sono ancora sicura."
"Lo so io." Si alza e ti bacia la fronte, chiudi gli occhi.
 

 
"Anche per me la pancia era così grossa?"
"Sì, amore."
"Io vorrei un fratellino."
"Lo scopriremo presto."
"E come lo chiamiamo?"
"Ti piace Tom?"
"Tom? È brutto."
"Dillo a tuo padre, sarà felice di sentirlo."
 

 
"Perché dorme?"
"È stanca." Senti la voce di Severus arrivare da lontano.
"Ma dorme da stamattina."
"Partorire è faticoso, Eileen."
"Perché?"
"Perché deve nascere il bambino."
"Ecco perché non c'è più la pancia. E dov'è adesso?"
"Con tutti gli altri bambini."
"Perché?"
"Devono controllarla."
"E perché?"
"Per vedere se sta bene."
"Ma puoi farlo tu, con me lo fai sempre."
"Non sono un dottore, fanno dei controlli speciali."
"Perché?"
"Eileen." Ringhia un avvertimento. Sorridi, tra i fumi del sonno.
 

 
"Ecco, mamma." Si arrampica accanto a te sul divano, un foglio stretto in mano.
"Che cos'è?"
"Guarda." Ti spiega il disegno davanti, si scosta i capelli dalla fronte come fai sempre tu. "Ci sei tu, papà, io e Minnie."
"È bellissimo, tesoro."
"Mamma, anche lei sarà una strega?"
"È probabile, ma bisogna aspettare un po' per scoprirlo."
"Papà mi ha detto che Minerva è il nome di una dea."
"E lo è." Le accarezzi i capelli. Sei fortunata ad avere Severus, Eileen ha tante domande, troppe.
"E poi è come Minerva che veniva sempre qui."
"Sì, è proprio per lei che l'abbiamo chiamata così."
Annuisce. "Lo so."
Salta giù e torna a giocare.
 

 
"Sono un po' gelosa."
"Mh?"
Severus sta cucinando, accanto a lui guardi le bambine nel prato. Minerva ha appena imparato a camminare, Eileen la porta in giro parlandole incessantemente. Le racconta tutto quello che sa, da quando ha iniziato la scuola le sue conoscenze sono aumentate.
"Sono uguali a te."
Senti la lama fermarsi. "Minerva ha i tuoi occhi."
"Sì, ma hanno i tuoi capelli."
"Hermione," senti la sua mano accarezzarti il collo "sono bellissime come te."
 

 
"Mamma, papà, Minerva è sul tetto!"
"Come?" Ti precipiti fuori. Tua figlia è sul corncione, le braccia aperte e gli occhi chiusi. "Minerva, scendi da lì!" Strizza il naso, ignorandoti.
"Minerva, cosa stai facendo?" Sia benedetto il tono da professore, a quello reagiscono subito.
Apre gli occhi e vi guarda. "Faccio pensieri felici per volare, papà, come nel libro che mi hai letto."
"Severus, che libri le leggi?"
"Peter Pan." Sta sorridendo.
Vostra figlia rischia di morire e lui sorride.
"Peter Pan." Ripeti, una storia adatta ad una bambina di quattro anni.
Si stringe nelle spalle. Maledetto lui e la sua passione per la letteratura babbana.
"Stai ferma." Prende la bacchetta e la fa lievitare. La bimba ride e batte le mani quando è tra le sue braccia.
"Fallo ancora una volta e ti lascio lì a dormire." La posa a terra, il sorriso sparisce.
 

 
"Mamma, quindi non la vedremo più?" Guardi la tua figlia più piccola negli occhi, grandi e nocciola come i tuoi. È diversa dalla sorella, ma sono molto legate. Sai che soffrirà quando Eileen sarà ad Hogwarts.
"Tornerà a casa per Natale e le vacanze."
"Mi manca già, mamma, e non è ancora partita."
La stringi forte tra le braccia.
 

 
Sistemi la tunica nel baule controllando che non ci sia neanche una piega. È la terza volta che controlli, ma sei emozionata.
Eileen partirà per Hogwarts, non siete mai state lontane così tanto tempo.
"È normale che faccia così male?" Severus ti abbraccia, senti il calore del suo petto sulla schiena.
"Non sarebbe normale il contrario." Reclini il capo per appoggiarlo alla sua spalla.
"Mi mancherà." Ti soffia in un orecchio.
"Anche a me." Ti stringi di più a lui. "L'avresti mai creduto possibile?"
"Mh?"
"Tutto questo, la nostra vita." Ti volti per guardarlo. Gli passi una mano tra i capelli, gli stessi capelli delle tue bambine. Chiude gli occhi al tuo tocco.
"Ti ho mai detto quanto ti amo?"
Sorridi. "Qualche volta."
"Vedi di ricordarlo, allora." Affonda il viso nel tuo collo.
"Sempre."
  
 
 
 
   
 
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