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Autore: Namielly    29/08/2019    3 recensioni
Volevo sorprenderlo. I miei abiti erano impeccabili, tutto perfettamente su misura. Volevo spiccare per diversità, volevo essere ancora una volta la pecora nera in mezzo a tante piccole, insulse pecorelle bianche. Volevo essere di nuovo l'eccezione, come lo ero stato nella sua vita. In realtà sapevo già cosa avrei messo da mesi: mi ero preparato mentalmente a tutto questo, solo che sembrava non fosse bastato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Note: sono in viaggio su un pullman stracolmo di gente, super scomodo e mi sono intrattenuta un po' di ore stando su cellulare a scrivere questa storia. Segnalatemi tranquillamente gli errori e ciò che non piace (e piace magari *_*), serve sempre per migliorare. Buona lettura!




Quel mattino mi sentivo diverso: sin dal risveglio, un vago senso di pesantezza m'aveva attanagliato il petto, rendendomi difficoltoso il respiro. Seduto stancamente sul bordo del letto inspirai profondamente e, altrettanto profondamente, espirai, cercando di incanalare quanta più aria potessi. Sentivo distrattamente il cinguettare soavemente fastidioso degli uccellini, totalmente ignari del mio silenzioso tumulto interiore.
C'era una lotta intensa tra la mia ragione e il mio cuore; quel dannato cuore, chi gli aveva dato il permesso di risvegliarsi? Risvegliatosi dal suo sonno, rinvigorito, pompava a manetta nella mia gola, ignorando le ringhianti minacce della mia povera ragione. Deglutii a vuoto, abbassando poi lo sguardo sulle mie dita tremanti. Disgustato da me stesso a quest'ultima constatazione, mi alzai di scatto, cercando di riprendere il controllo del mio corpo improvvisamente fremente.

Mai, mai, avrei immaginato che io, Sasuke Uchiha, sarei stato sopraffatto da QUESTE emozioni. Erano così potenti che non riuscivo a reprimerle così come avevo sempre fatto, così prepotenti che ad ogni mio tentativo di repressione loro scatenavano un putiferio nel mio stomaco. Mi sentivo così male che, non poi così ironicamente, mi dissi che non sarei arrivato vivo alla fine di quella giornata.

Tentando di darmi un contegno e facendo ancora morbosamente a pugni con i miei sentimenti, a passo svelto andai in bagno e mi soffermai qualche secondo a guardare sprezzante quel viso pallido e le occhiaie profonde e nerastre che lo specchio crudelmente rifletteva.

Povero Diavolo.

Frustrato, incapace di gestirmi, mi svestii con rabbia e frettolosamente, rimandando a dopo l'incombenza del disordine che stavo propagando. Sotto il getto d'acqua calda e immerso nei fumi piacevoli del vapore, tentai di intraprendere una costruttiva conversazione con la mia razionalità.

Era solo il matrimonio del mio ex migliore amico. Perché starci così male?

La parola ex, solo pensata, fu come un pugno dritto al cuore, che perse qualche altro battito prima di tornare a pulsare in gola.

Ci eravamo persi, pensavo, mentre con dita tremanti passavo il doccino sul mio corpo. Ci eravamo persi, forse non eravamo più affini, ipotizzai. Forse eravamo cresciuti, com'era giusto che fosse. Forse le nostre strade si erano naturalmente divise.
Io e Naruto non ci vedevamo e sentivamo da anni ormai. E non so quale stupida, irrazionale, parte di me si era ostinata a credere che Naruto mi avrebbe sempre aspettato. Ero così fiducioso da non rispondere nemmeno ad una delle sue accorate lettere, neanche una volta avevo dato soddisfazione a quel mio povero amico.
Impegnato com'ero nella ricerca di me stesso, avevo perso lui; e non mi ero reso conto che il nostro allontanamento facesse così male… sino ad oggi.

In ritardo ma… eccomi lì. Senza fiato, senza battiti… senza aver ancora capito nulla di me stesso. Naruto aveva smesso, dopo mesi di tentativi, di scrivermi; anche la sua testardaggine, alla fine, aveva alzato bandiera bianca. E così… fui invitato al suo matrimonio. Un semplice invitato. Come un amico qualsiasi, o forse un conoscente qualsiasi? Ricordo che, prima che partissi, mi aveva detto che sarei sempre stato la persona più importante della sua vita. Stupidamente, mi sentivo geloso.

Volevo sorprenderlo. I miei abiti erano impeccabili, tutto perfettamente su misura. Volevo spiccare per diversità, volevo essere ancora una volta la pecora nera in mezzo a tante piccole, insulse pecorelle bianche. Volevo essere di nuovo l'eccezione, come lo ero stato nella sua vita. In realtà sapevo già cosa avrei messo da mesi: mi ero preparato mentalmente a tutto questo, solo che sembrava non fosse bastato.

Uno smoking. Tutti si sarebbe messi le tipiche vesti giapponesi e io, invece, sarei uscito fuori dagli schemi e mi sarei vestito come un occidentale. Mentre mi abbottonavo soddisfatto la camicia perfettamente stirata, pensavo sogghignando alle facce che tutti avrebbero fatto. Trovavo dell'ironia negli sguardi sgomenti e sprezzanti degli abitanti di Konoha; li sentivo su di me prima ancora di essere lì. Sapevo ci sarebbero stati, in realtà avevo immaginato così nel dettaglio ogni persona e ogni reazione che io SAPEVO, con un'assoluta certezza, che sarebbe stato tutto così come me lo ero figurato. L'unico volto nebuloso, nelle mie fantasticherie, era quello di Naruto. La sua espressione quale sarebbe stata? Come avrebbe reagito?... E perché mi stavo facendo tutti questi problemi?

Sbattei la porta dell'appartamento in cui temporaneamente soggiornavo con violenza, facendola tremare sui cardini. Con passo quasi marziale, vagamente minaccioso, con uno sguardo già pronto a fulminare chiunque, mi diressi verso la tana dei leoni.

Vidi i volti dei cittadini di Konoha cambiare alla mia vista: alcuni si rabbuiarono, altri ancora manifestarono una teatrale indignazione, altri una malcelata sorpresa. Io, dal mio canto, ghignavo pieno di soddisfazione. Avrei voluto distinguermi e trattenere anche le mie negatività… ma evidentemente non era quello il giorno.

Il mio ghigno sparì quando lo vidi. In fondo alla sala. Di schiena. Era quasi irriconoscibile. Anche se nascosto dalla lunga e ampia tunica bianca, le spalle larghe il busto ampio colpivano subito l'occhio e, con indignazione, notai che era addirittura più alto di me.

Al suo fianco, sempre di schiena, c'era Hinata.
Infine, entrambi si girarono di profilo, l'uno di fronte all'altra, a scambiarsi dei sorrisi radiosi e sguardi commossi. Io, ignorando gli occhi perplessi degli invitati, percorsi rasendo il muro la sala, avvicinandomi quel tanto che bastava per poter distinguere ogni variazione d'espressione.
Non ascoltai neppure la cerimonia, aspettai solo che Naruto si accorgesse di me. Tenni gli occhi puntati sul suo profilo, sui suoi occhi brillanti, sentendo sgretolare sotto di me ogni mia fantasticheria e qualcosa nel mio petto rompersi.

Peggio di così… Non potevo stare. I loro sguardi… i loro gesti. Naruto era felice. Piano, lentamente, presi a indietreggiare quasi inconsapevolmente. Presa poi coscienza di ciò, mi girai e me ne andai.

Non notai il silenzio pesante e i bisbigli che s'erano alzati dietro di me. Non ci feci caso, non mi interessava; volevo solo andarmene.

Ormai fuori, presi l'ennesimo lungo respiro. Sopraffatto dal mal di stomaco e con un vago senso di nausea, mi incamminai verso il mio alloggio. Mi sentii prendere per il braccio. Forte.
"Sasuke.”
La verità... È che siamo due bugiardi. Mentiamo, ogni singolo giorno, a noi stessi. Continuiamo a professarci amici, a urlarlo ai quattro venti con passione, ma la verità è che la parola passione non rientra nella definizione di amicizia. La verità… è che non ti accetti.

Perché non cominciamo ad accettarci, insieme?

"Sto partendo.” rigido, gli diedi le spalle.

"Sas’ke…” girai piano il capo verso di lui e la mia espressione dura si sciolse un po' alla vista del suo dolore e della sua mano protesa verso di me. “Ti prego.”

A passo svelto, mi allontanai da lui. Quel passo, svoltato l'angolo, divenne una corsa.
   
 
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