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Autore: masquerade930    29/08/2019    3 recensioni
E' il 1973. Due comunissime ragazze italiane - Cecilia e Rossella - riescono ad ottenere una borsa di studio per proseguire gli studi all'estero. Molto diverse tra loro ma amiche per la pelle, si ritrovano da un giorno all'altro catapultate a Londra, la patria della musica.
In che modo le loro vite si intrecceranno con quelle di Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon?
La storia è ambientata negli anni '70, poco dopo la pubblicazione del primo album dei Queen.
La fantasia si sovrappone alla realtà e, per esigenze letterarie, alcuni fatti realmente accaduti sono stati anticipati o posticipati di alcuni anni.
Spero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I ragazzi arrivarono a Londra che era quasi l’alba; la città era deserta e dai finestrini della macchina, leggermente aperti, entrava un’aria pungente.John aveva guidato per tutto il tragitto; Roger infatti, subito dopo la partenza da Oxford, si era addormentato come un bambino nel sedile posteriore, cullato dall’auto. Accanto a lui avevano preso posto Brian e Freddie; i due, per quanto si sforzassero di rimanere svegli e aiutare l’amico bassista a non sbagliare strada, a tratti sonnecchiavano. Rossella invece aveva tenuto compagnia al ragazzo dai lunghi capelli castani per tutto il viaggio e, ogni tanto, approfittando della stanchezza degli altri tre musicisti, aveva appoggiato la sua mano su quella di John.
- A che ora inizi il turno? - domandò quest’ultimo a bassa voce alla giovane infermiera
- Oggi attacco alle sei, sarò uno zombie - rispose Rossella stropicciandosi gli occhi con entrambe le mani
- Ascoltami - replicò dolcemente John - cerca di riposarti almeno due orette, io alle 5.30 sono sotto casa tua e ti accompagno al lavoro - concluse il ragazzo in un sussurro
- Ti ringrazio ma non se parla, è meglio se vai a riposarti anche tu. Non dimenticarti che al pomeriggio hai le prove del concerto! Io prendo l’autobus e mi riposerò poi nel pomeriggio, non appena rientro a casa - ribatté decisa la ragazza
- Tu hai a che fare con delle persone in difficoltà, con delle vite umane - replicò serio il bassista
- John davvero non preoccuparti, me la cavo benissimo da sola - rispose dolcemente Rossella
- Insisto - replicò con prontezza il ragazzo - e ti avverto, è inutile che tenti di dissuadermi, sono molto testardo - concluse il bassista con un sorriso malizioso
La ragazza scosse leggermente la testa
- Beh, allora grazie, lo apprezzo molto - rispose felice la giovane infermiera.
Alle 5.30 in punto John era parcheggiato sotto casa della ragazza e Rossella non tardò a scendere
- Sbaglio o stai usando la macchina di Roger? Non si arrabbierà? - chiese preoccupata la ragazza
- In questo momento è a letto che dorme come un angioletto, non se ne accorgerà nemmeno - rispose John ridacchiando, dando poi una bacio sulla tempia alla ragazza che nel frattempo era salita in macchina
- Allora mi dica signorina - proseguì il bassista - dove vuole che la porti? -
- John…- commentò teneramente la giovane infermiera
- Come sa il mio nome? Dovrebbe approfittarne, non le capiterà spesso di avere un autista tutto per sé - replicò sornione il bassista
Rossella si avvicinò al ragazzo e gli accarezzò dolcemente il viso
- Come fai ad essere così pimpante alle cinque di mattina? Qual è il tuo segreto? - sussurrò con tono scherzoso la giovane
- Solitamente sono molto più taciturno, ma da qualche ora il mio corpo è pervaso da una strana energia. Chissà perché? - rispose con finto fare ingenuo il musicista, guardando negli occhi l’infermiera
- Sono così felice - bisbigliò quest’ultima appoggiando la fronte contro quella del ragazzo
- Anche io, non immagini quanto - replicò il bassista stringendola stretta
John ricoprì il viso della ragazza di piccoli baci e, quando raggiunse le labbra, iniziò ad approfondire poco alla volta il bacio, che da innocente bacetto a stampo diventò sempre più appassionato.
Passarono diversi minuti finché John, quasi spaventato, si allontanò bruscamente dalla ragazza
- Che succede? - chiese preoccupata Rossella
- Nulla, ma se non mi muovo arriverai in ritardo a lavoro - replicò serio il bassista
- Ancora cinque minuti - mugugnò la giovane
- Avremo modo di rifarci più tardi, adesso dobbiamo correre - concluse il ragazzo, mettendo in moto l’auto.
John fece rombare il motore della macchina, pigiò il piede sull’acceleratore e partì velocissimo alla volta dell’ospedale. L’impavido bassista superò i limiti di velocità e non rispettò qualche semaforo; ma in questo modo riuscì ad arrivare nel parcheggio della struttura ospedaliera con ben dieci minuti di anticipo.
- Et voilà, siamo in perfetto orario - commentò soddisfatto
- Hai voglia di accompagnarmi all’ingresso? C’è un piccolo bar e potremmo fare una rapida colazione assieme - suggerì Rossella guardando l’orologio
- Non me lo faccio dire due volte - rispose sorridente John uscendo dalla macchina.
Il locale era praticamente deserto; un medico, seduto al bancone, stava leggendo un giornale, il Times, e nel frattempo sorseggiava una spremuta d’arancia mentre due infermiere chiacchieravano a bassa voce davanti a un piccolo vassoio di biscotti.
- Un cappuccino con panna - ordinò la ragazza rivolgendosi al barista
- Anche per me - aggiunse John -
- E due brioches - concluse Rossella
I due si sedettero ad un piccolo tavolino, in un angolo della sala
- Sai, non mi aspettavo proprio questo cambiamento - disse timidamente il bassista
- Nemmeno io - rispose felice l’infermiera - ma sono al settimo cielo - concluse sorridente
- Non dirlo a me - concluse John mentre beveva golosamente il suo cappuccino
- Ti va se organizziamo una cena non appena Ceci rientra? - domandò poi Rossella
- Mi piacerebbe molto - rispose sorridente il bassista
- Potremmo fare il 21, il giorno dopo il vostro concerto - suggerì la giovane e aggiunse - così da avere un momento condiviso per mettere tutti al corrente di… - Rossella si fermò a prendere fiato - si insomma…per annunciare di noi due, ecco - concluse balbettando la ragazza con le gote arrossate
- E’…perfetto - replicò John.
Ma il tono della voce del bassista sembrava esprimere tutt’altra emozione
- John… -  sussurrò Rossella prendendo una mano del ragazzo tra le sue - cosa c’è che ti preoccupa? -
- Io…nulla davvero. Sarà la stanchezza che sta iniziando ad avere il sopravvento - concluse imbarazzato il bassista
- Non mentirmi John - incalzò la giovane intrecciando le dita della sua mano con quelle del ragazzo
Quando quest’ultimo incontrò lo sguardo di Rossella, non riuscì più a fingere
- Ho paura della reazione che avranno i ragazzi - confessò tutto d’un fiato il musicista
- Sono tuoi amici e saranno sicuramente felici per te - lo incoraggiò la giovane infermiera
- Di quello ne sono certo, però… - il bassista si interruppe
- Però? - incalzò Rossella
- Preparati alle battute di Roger, non mancheranno sicuramente - concluse affannato John
- Lo sistemo io quel biondino, non preoccuparti! - rispose decisa la ragazza
Il giovane musicista le sorrise di cuore
- Però non voglio insistere, solo se te la senti - proseguì sincera l’infermiera
- E’ la cosa giusta da fare. Appena rientro li avviso - disse John, che sembrava aver riacquistato fiducia in se stesso
- Comunque penseranno che vogliamo annunciare che ci sposiamo - aggiunse poi il ragazzo dopo una breve pausa
- Per quello è ancora un po’ presto, ma chissà… - ammiccò Rossella
La ragazza lasciò volutamente la frase in sospeso, si alzò, diede un tenero bacio al ragazzo assaporando la panna che gli era rimasta goffamente sulle labbra e lo salutò
- Ora devo scappare, ci sentiamo questa sera? - domandò sorridente l’infermiera
- Magari anche prima. Anzi, perché quando finisci il turno non passi in studio? - chiese il ragazzo
- Oggi sono davvero stanca John, ho dormito poco più di un’ora e non stacco prima delle 14 - rispose mortificata Rossella
- Certo, hai ragione…non ci avevo pensato - rispose deluso il bassista
- Però un’altra volta molto volentieri, sono davvero curiosa di vedervi in azione! E sabato sera non andrò alla Royal Academy a sentire Ceci ma verrò al Marquee Club a fare il tifo per voi - concluse euforica la giovane
- Sei sicura? - domandò stupito il ragazzo sgranando i suoi dolci occhi grigio verdi
- Certo, Ceci capirà sicuramente - concluse l’infermiera facendogli l’occhiolino
John si alzò, si avvicinò a Rossella e le strinse dolcemente una mano
- Ora vai, altrimenti farai tardi. Noi ci sentiamo quando finisci - le bisbigliò all’orecchio il bassista.
Rossella, per tutta risposta, gli diede un ultimo rapido bacio a fior di labbra, per poi scomparire nei labirintici corridoi dell’ospedale.

Erano oramai le 11 quando Roger aprì gli occhi e si voltò verso Brian.
- Bri? Bri, dove sei? - pigolò il biondo vedendo il letto dell’amico vuoto
Nessuna risposta.
Il batterista si alzò faticosamente e raggiunse la cucina, che fungeva anche da salotto.
Brian gli dava le spalle, seduto al vecchio pianoforte a muro, e stava componendo.
- Quando mi sono alzato, alle 9, era già in piedi che scriveva - disse Freddie, accovacciato sul piccolo divano di tessuto rosso, mentre sorseggiava una tazza del suo adorato Earl Grey
- Ma non dovrebbe affaticarsi così…è uscito da poco dall’ospedale - fece notare con tono preoccupato il batterista
- Dovrebbe…è vero. Ma tu sai come fermare il dottor May quando è nel pieno della sua fase creativa? - concluse il cantante alzando le spalle
Roger si avvicino all'amico
- Brimi, cosa stai scrivendo? - domandò teneramente il biondo, con la voce ancora assonnata
Il ricciolo sollevò le mani dalla tastiera del pianoforte e alzò lo sguardo dal foglio pentagrammato, che era pieno zeppo di incomprensibili scarabocchi e annotazioni
- Una nuova canzone. Mi piacerebbe se riuscissimo a suonarla già dopodomani - rispose con voce ferma il ragazzo
- Che cosa? - strillò Freddie rovesciando, in parte, anche il the che aveva in mano
- Magari una versione semplificata dal punto di vista strumentale, ma vorrei davvero provarci - proseguì serio il chitarrista
Il cantante aggrottò perplesso la fronte
- Sei sicuro di farcela Brian? - domandò preoccupato il ragazzo dai capelli corvini - non voglio mettere in dubbio le tue doti, ma il tempo è davvero poco…e tu non dovresti mettere sotto pressione in questo modo il tuo fisico - concluse sincero il cantante
- Lo so, ma il grosso oramai è fatto - rispose soddisfatto il ricciolo - l’unica cosa è che avrei bisogno che la cantassi tu - aggiunse pacato il chitarrista voltandosi verso l’amico
- Non vuoi provare a fare il solista? - domandò teneramente Freddie - ti vedo particolarmente preso con questa tua nuova composizione - concluse il cantante
- La mia voce non è espressiva come la tua, e poi… - il ragazzo arrossì
Freddie notò l’imbarazzo e incalzò
- Di cosa parla la canzone? - aggiunse quindi il cantante alzando un sopracciglio
- Si intitola White Queen - rispose il ricciolo nel tentativo di eludere la domanda
Roger, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, sgranò i suoi grandi occhi azzurri
- White Queen? - ripeté sorpreso il biondo con un fil di voce
- E’ un omaggio al nostro gruppo? - chiese meravigliato Freddie
- Ecco veramente… - il chitarrista si interruppe
- Da un artista come te Freddie, non mi sarei mai aspettato un’ingenuità simile. Come hai fatto a non capire al volo che si tratta di una canzone per Cecilia? - disse sghignazzando Roger
- Per Cecilia? - domandò stupito il cantante
- La cui anima, citando in maniera letterale il qui presente Brian Harold May, è “bianca, candida e pura” - concluse il batterista con un risolino
- Roger! - esclamò il chitarrista
- Non ho forse ragione? - replicò prontamente il biondino con un sorriso malizioso
Brian sospirò rumorosamente
- Te l’ho detto io, per forza che hai ragione. Ma potresti esprimerti in maniera più comprensiva, senza sfottermi? - concluse infastidito il chitarrista
- E va bene, ci sto! Poi se è per Cecilia, la canto più che volentieri! - disse energicamente Freddie
- Come comincia? Hai già un’idea del testo? - incalzò il cantante
Brian iniziò a far scorrere sui tasti del pianoforte le sue dita affusolate e, dopo una breve introduzione strumentale, iniziò timidamente ad accennare con la voce la melodia

So sad her eyes
Smiling dark eyes
So sad her eyes
As it began

- Questo è il prologo - disse il ricciolo
- Wow, allegro - commentò Roger alzando gli occhi al cielo e trattenendo una risatina malefica
- Smettila Roger! - intervenne Freddie - a me piace! Non ne conosco il motivo ma questo riferimento agli occhi, agli occhi sorridenti in particolare, mi fa pensare alle stelle - concluse il ragazzo dai capelli corvini
- Le stelle e le persone, o più in generale l’astronomia e la vita, non sono poi così distanti. Se ci pensi bene… - il chitarrista stava rispondendo al cantante quando fu interrotto da Roger
- Bri fermati! - strillò il batterista - i pipponi filosofici alla fine, ti prego. Piuttosto, come prosegue la canzone? - domandò il biondo con impazienza
Il ricciolo si voltò nuovamente verso il pianoforte e riprese a suonare

On such a breathless night as this
Upon my brow the lightest kiss
I walked alone

- Ti riferisci a ieri? - domandò Roger
- Anche a ieri, sì - rispose impacciato Brian
- E ti ha dato un bacio sulla fronte? - chiese il biondo inclinando leggermente la testa da un lato
- Beh ecco…no, ma mi ha dato due piccoli baci sulla guancia e io le ho dato un rapido bacio sui capelli - rispose il chitarrista in un sussurro
Freddie aggrottò la fronte e si strofinò il viso con il palmo della mano
- Brian Harold May, sarai anche un geniaccio in astrofisica e un altrettanto pazzesco chitarrista, ma nei rapporti umani sei proprio un impiastro - mugugnò il cantante con voce rassegnata
- Grazie Freddie per ricordarmelo - rispose il riccio scuotendo la testa
- Dai, non te la prendere Bri - tentò di scusarsi il ragazzo dai capelli corvini e aggiunse - adesso c’è il ritornello? -
- Quasi. Prima ci sono ancora alcuni brevi versi - disse il chitarrista appoggiando le mani sulla tastiera d’avorio e riprendendo a suonare

And all around the air did say
My lady soon will stir this way
In sorrow known

- Sempre più allegra - commentò ironicamente Roger - se va avanti così nel ritornello moriremo tutti - proseguì il biondo rivolgendosi a Freddie che però, per tutta risposta, si appoggiò l’indice sulle labbra facendo segno al batterista di tacere
- Mi piace molto Bri, è veramente toccante - disse sincero il cantante e incitò il ragazzo a proseguire

The White Queen walks and the night grows pale
Stars of lovingness in her hair

- E qui c’è il climax - spiegò rapidamente il ragazzo al pianoforte prima di ricominciare a suonare

Needing - unheard
Pleading - one word
So sad my eyes
She cannot see

- Figata! - intervenne euforico Roger - questa parte la trovo davvero molto efficace, soprattutto il grido, angosciato, sulle parole needing e pleading. Sembra una richiesta di aiuto disperata; molto commovente, davvero - concluse il batterista
Freddie annuì con la testa
- Alcuni parti cantate dovrebbero creare delle armonie, come per imitare un coro angelico. Freddie, potremmo provare a registrarti in multitraccia. Che ne pensi? Se realizzate dalla stessa voce le armonie risultano più efficaci, in quanto acquistano una sonorità e un timbro particolari - spiegò il chitarrista
- Quello che amo di te, Brian, è che non pensi solo al testo, o soltanto alla melodia. Tu ha già in testa i suoni, le armonie…e soprattutto sai già come realizzare tutto questo. Ti invidio molto, hai avuto un’altra delle tue idee geniali - concluse Freddie sorridendogli dal più profondo del cuore

How did thee fare, what have thee seen
The mother of the willow green
I call her name
And 'neath her window have I stayed
I loved the footsteps that she made
And when she came

- Brimi, negli ultimi tre versi ti riferisci a quando eravamo seduti nel cortile del Christ Church? - domandò dolcemente Roger
Brian annuì con la testa
- Io invece pensavo che la frase I loved the footsteps that she made si riferisse all’altra sera, quando Cecilia ti ha rincorso per restituirti la collana - intervenne il cantante
Il ragazzo seduto al pianoforte, colto alla sprovvista, spalancò gli occhi
- Come…come facevi a sapere che le avevo imprestato la collana? - domandò poi timidamente, dopo alcuni, istanti il ricciolo
- Non sono mica cieco, sai - rispose il cantante, sorridendogli teneramente
- In verità ho sempre amato il rumore dei suoi passi, perché precedevano il suo arrivo - bisbigliò Brian
- Come siamo romantici oggi! - ridacchiò dolcemente Roger - vedo che la mia sorpresa ha avuto l’effetto desiderato - concluse soddisfatto il batterista
Il chitarrista si voltò nuovamente verso il pianoforte, pronto a smentire quello che l’amico aveva appena detto

White Queen how my heart did ache
And dry my lips no word would make
So still I wait

- Come non detto. Ecco che ritorna il pessimismo cosmico - commentò il biondino - Leopardi in confronto a te era un festaiolo - aggiunse sghignazzando
Brian questa volta non si interruppe per rispondere all’amico, e proseguì

My Goddess, hear my darkest fear
I speak too late
It's for evermore that I wait

Dear friend goodbye
No tears in my eyes
So sad it ends
As it began

- Gli ultimi versi sono una sorta di epilogo, e musicalmente questa sezione si rifà all’inizio, a quello che prima ho definito prologo - disse poi il ricciolo alzando le mani dalla tastiera del pianoforte e voltandosi verso i due amici, che lo stavano guardando esterrefatti.
- In sintesi la canzone parla di un amore non confessato - proseguì il ragazzo
- Di un amore non ancora dichiarato, semmai -  intervenne Freddie correggendo l’amico
Brian lo guardò triste
- Parla dell’amore provato nei confronti di una ragazza; un amore segreto, in quanto il protagonista non riesce a trovare il coraggio di dar libera voce ai propri sentimenti - concluse il ricciolo abbassando lo sguardo
- Ci riuscirai - lo incoraggiò Roger
Freddie si alzò, prese una sedia e si sedette accanto al chitarrista
- Brian, sei una persona eccezionale. Perché devi struggerti in questo modo? Non puoi avere dubbi sulle tue capacità. Cecilia è una ragazza splendida che… - il cantante stava cercando di confortare l’amico quando quest’ultimo lo interruppe
- Proprio per quello. E’ sempre sorridente, circondata da persone… io invece sono solitario, fatico a rapportarmi con la gente, quando le persone mi parlano spesso mi annoio o, se la ragazza in questione mi interessa, vado in panico e non riesco mai a dire o a fare quello che vorrei. Però con lei… - il ragazzo fece una pausa  - con lei è diverso; quando sono con lei mi sento a mio agio e il tempo sembra scorre così rapidamente…insomma, sto bene - concluse il ricciolo con gli occhi sognanti
- Tuttavia non sei un bravo osservatore - commentò Freddie
Brian scosse leggermente la testa, guardando l’amico con aria interrogativa
- Cecilia apparentemente è così come l’hai descritta tu, è una sorta di frontman, un po’ come me - disse sincero il cantante - sai, in pubblico devi essere carismatico, sorridente, sempre pronto a rispondere alle domande…in ogni gruppo ci deve essere una persona così e, vedendo in azione i ragazzi a Oxford, credo che Cecilia e Stuart si siano accollati questo onere. Ma ti posso assicurare che Cecilia, nel suo intimo, quando è sola, è una ragazza molto sensibile, timida, insicura…un po’ come me quando non ho i riflettori puntati addosso - spiegò il cantante
- Come fai a dire questo, Freddie? - domandò Brian
- La vedo all’Ealing Art College; passa ore e ore a disegnare da sola, su di un cavalletto un po’ appartato, nell'aula di disegno dal vero. E i suoi lavori sono molto introspettivi, molto personali. Comunque - il ragazzo si interruppe alcuni istanti per schiarirsi la voce - è questione di ore, forse di giorni…ma sono sicuro che tra poco sarà tua - concluse Freddie
- E se non fosse interessata a me? O se mi vedesse solo come un amico? - domandò preoccupato il chitarrista
- Credo anch’io che oramai sia solamente più una questione di ore - intervenne Roger, che fino a quel momento era rimasto in disparte ad ascoltare
- Anzi - proseguì il biondo - ne sono certo. Ma sappi solo una cosa, Brian Harold May - il tono di voce del batterista si incupì e si fece serio - io voglio molto bene a quella ragazza, è la mia migliore amica, è l’unica ragazza con cui riesco a parlare con sincerità, senza finirci a letto. E sarei un ipocrita se ti dicessi che non mi piace. Trattala bene Brian, con i guanti, come se fosse la cosa più preziosa che hai, come il Piccolo Principe ha fatto con la sua rosa -
- Perché mi dici questo Roggie? - domandò timidamente Brian sbattendo ripetutamente le palpebre, come era solito fare quando qualcosa lo preoccupava
- Non interrompermi. Io credo sinceramente che tu sia la persona giusta per lei. Ma ricorda: se mai la dovessi ferire, far piangere o far soffrire…se ciò dovesse accadere non te lo perdonerei, e sarei il primo a tentare di consolarla - concluse con voce fredda il biondo
- Roger, che stai dicendo? - intervenne Freddie
Il batterista non rispose, si accese una sigaretta, voltò le spalle agli amici e si avviò verso la porta d’ingresso dell’appartamento.
- Invitala, Brian. Invitala ad uscire con te, voi due soli. Magari in un luogo leggermente appartato in cui tu ti senti a tuo agio -  suggerì il biondo, senza voltarsi, mentre con una mano tentava di aprire la porta
- Roger… - sussurrò Brian
- La risposta a parer mio è scontata - disse poi il batterista voltandosi verso gli amici e cercando di sfoderare, suo malgrado, il sorriso migliore
- A proposito di inviti - intervenne John uscendo dalla stanza stropicciandosi gli occhi
- Alla buon’ora! - esclamarono in coro i tre amici
- Buongiorno anche a voi - bofonchiò il ragazzo dai lunghi capelli castani
- A proposito di inviti…? - incalzò Roger
- Siamo invitati a casa delle ragazze domenica sera - rispose pacato il bassista
- Dopodomani? Ottimo - replicò con voce squillante Roger - non vedo l’ora - e così discendo uscì a prendere una boccata d’aria.
Freddie appoggiò una mano sul ginocchio dell’amico
- Non farci caso Bri, Roger ogni tanto esagera ma lo fa per spronarti - tentò di rincuorarlo il cantante
- Pensi davvero che non abbia rinunciato a Cecilia solo per gentilezza nei miei confronti? Forse dovrei rinunciarci anch’io - rispose tristemente il chitarrista
- L’amore non è a senso unico Brian, e un’apparente rinuncia non può cambiare quello che provi per lei - replicò dolcemente il ragazzo dai capelli corvini
- Lo so bene - rispose il ricciolo sospirando profondamente
- Sarà Cecilia, nel caso, a scegliere; ma sono certo che tu e lei siate due anime gemelle, non ci sono Roger o Stuart che tengano. Le vostre anime sono profondamente legate - concluse il cantante
- Grazie Freddie, lo spero tanto - bisbigliò Brian abbracciando l’amico.

  
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