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Autore: LorasWeasley    31/08/2019    1 recensioni
AU [Spamano|FrUK|PruCan| Accenni Gerita]
"-Va bene, sei ufficialmente il nostro nuovo coinquilino, finché non ci tiri brutti scherzi.
Antonio non poté fare a meno di sorridere –Ho 25 anni, direi che sono abbastanza grande per gli scherzi.
...
-Quindi sei uno spagnolo che sta andando ad abitare con un tedesco, un inglese e un italiano, sembra l’inizio di una barzelletta."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Bad Friends Trio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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28.Arthur

-… ed è per questo che anche negli anni ‘80 c’è stato un incremento de…
Il professore interruppe il suo lungo monologo parlandogli sopra.
-Va bene signor Kirkland, ho potuto appurare che lei è abbastanza preparato, che ne pensa del 28? Accetta?
Arthur sorrise soddisfatto annuendo subito.
Aspettò che il professore registrasse il voto al pc mentre lui recuperava i suoi libri sparsi per il tavolo, poi si alzò, gli strinse la mano e uscì dall’aula con un sorriso soddisfatto in volto.
Trovò Francis diversi metri più avanti, sempre lungo il corridoio che portava all’aula dove continuavano a svolgersi gli esami, non appena lo vide gli si illuminarono gli occhi.
-Allora? Com’è andata?
Arthur mise le mani sui fianchi e lo fissò con aria di superiorità -28.
Francis sorrise felice per lui, poi lo punzecchiò mentre iniziavano a camminare fuori dalla struttura –Potevi fare di meglio.
Arthur sbuffò andandogli dietro dopo avergli dato una gomitata –Ma stai zitto, sono stato fantastico!
Francis ghignò –Ma non è comunque 30.
-Voglio proprio vedere te con quanto ti laurei.
Il francese gli fece un occhiolino –Se prenderò un voto basso sarà colpa del mio modello, io sono perfetto.
-Mi hai scelto tu, non hai nulla di cui lamentarti.
Francis stava per rispondere a tono, ma erano arrivati quasi fuori dall’università e una figura si piazzò davanti a loro.
Arthur trattenne il fiato e Francis gli si mise davanti, come a proteggerlo.
-Sparisci- disse all’americano con tono duro.
Alfred gli lanciò un’occhiata annoiata, poi guardò lui –Ti volevo parlare.
-Io non voglio parlare con te- rispose Arthur in fretta.
-Va bene, tanto sono io quello che voleva parlare.
Francis lo afferrò per un braccio, forse voleva portarlo via di li, ma Arthur rimase fermo, voleva ascoltare quello che l’altro aveva da dirgli.
-Sto partendo- continuò l’americano non staccando lo sguardo dai suoi occhi –Vado in Giappone per un anno con Kiku, voglio provare a cambiare vita, voglio ricominciare e non posso farlo qui, non con tutte le persone che mi conoscono.
-E Ivan?
Alfred rimase per qualche secondo in silenzio, poi rispose –Capisco che pensi il peggio di me, ma non avevo intenzione di continuare a stare con lui dopo che ha tentato di stuprare mio fratello.
Arthur trattenne il fiato, Francis invece non si mosse, non cambiò espressione, da questo l’inglese capì che era una cosa che già sapeva, che gliel’aveva di sicuro raccontata Gilbert.
Arthur poi annuì –Sei venuto a dirmi solo questo?
Alfred alzò le spalle –Mi sembrava giusto dirtelo di persona.
Arthur annuì di nuovo, poi domandò –Toglimi una curiosità… Di Kiku sei innamorato?
Alfred distolse lo sguardo e si morse un labbro –Non lo so- rispose sinceramente –Non sono sicuro di poter amare davvero, ma se c’è qualcuno che potrebbe farmi cambiare idea, quello sarebbe sicuramente lui.
Arthur sentì un peso sullo stomaco, strinse le labbra e passò a uno sguardo impassibile, semplicemente annuì per la terza volta.
-Mi dispiace, ma non avrei mai potuto darti quello che volevi- lanciò un breve sguardo a Francis prima di tornare su di lui e dirgli –Spero tu sia felice, addio Arthur.
Si girò e si allontanò così come era arrivato.
Francis lasciò andare lentamente il braccio dell’inglese che aveva afferrato pochi istanti prima, sospirò mettendo le mani in tasca e distogliendo lo sguardo.
-Pensavo che non fossi più innamorato di lui- lo disse con un tono quasi rassegnato.
Arthur portò di scatto lo sguardo su di lui –Infatti non lo sono!
Francis sbuffò –Guarda che la tua faccia era abbastanza evidente quando ha detto che poteva innamorarsi di quell’altro.
-Non è per quello che credi tu- sussurrò Arthur.
-Non c’è bisogno che ti giustifichi ogni volta Arthur, hai messo ben in chiaro le cose abbastanza spesso.
Arthur strinse i pugni –Non è una giustificazione, sono serio, non ci sono rimasto male perché ama un altro, ci sono rimasto male perché non riesco proprio a capire…
-Cosa, Arthur, cosa!?- Francis ormai era esasperato.
-Perché chiunque altro venga sempre prima di me? Perché non sono mai la prima scelta di nessuno? Perché alla gente non piaccio? Cosa devo fare per farmi amare da qualcuno?
Era diventato un fiume in piena, tutto quello che si teneva dentro da anni gli era uscito fuori, e non gli importava che fosse ancora dentro l’università e che stesse dando spettacolo a quelle poche persone che si trovavano intorno a loro, tutto era scomparso per lasciare  spazio alla sua disperazione e ai suoi pensieri cupi.
-Perché sei così stupido da non renderti conto che io ti amo!
Francis rispose di getto, era infuriato e non si rese conto di aver detto quelle parole fino a quando non concluse l’ultima sillaba.
Si fissarono, entrambi con gli occhi sgranati, l’uno non sicuro di aver davvero detto quello e l’altro non certo di aver sentito bene.
Le guancie di Francis divennero rosse e Arthur boccheggiò qualcosa di incomprensibile.
Nessuno dei due sapeva cosa altro dire e fu proprio il cellulare di Arthur a toglierli dall’impaccio quando iniziò a suonare avvertendoli di una chiamata.
Quando l’inglese si apprestò a prenderlo dalla propria tasca si accorse di star tremando, lesse il nome di Romano nel display e si morse un labbro.
Non avrebbe voluto rispondere per cercare di capire quello che era appena successo, ma non poteva ignorare una chiamata di Romano, non dopo che il ragazzo era uscito dall’ospedale solo il giorno prima con un braccio ingessato per il polso rotto e mezza faccia bendata.
-È Romano- disse come scusa, poi rispose.
-Roma, tutto bene?- chiese come prima cosa allontanandosi leggermente dal francese e cercando di ignorare il suo sguardo che sentiva fisso su di sé.
-Si può sapere dove sono i miei cazzo di antidolorifici?- urlò l’altro ragazzo nella cornetta così forte che l’inglese dovette scostarsi leggermente il telefono dall’orecchio per non rimanere sordo.
Sospirò, ma cerco di restare calmo e non urlargli contro come facevano di solito, non gli sembrava il caso viste le sue condizioni.
-Dovrei saperlo io?- chiese gentilmente.
-Non lo so se lo sai tu! Ma qui sono da solo! Mi fa male tutto e non ho idea di dove ieri mio fratello o Antonio abbiano messo gli antidolorifici quando siamo tornati a casa.
-Uhm… Non puoi chiedere a loro?
-Eh, grazie! Mio fratello è a lezione e non risponde, Antonio sta lavorando al ristorante dai suoi zii e non risponde neanche lui…
-Va bene Romano, ora vado da Antonio e mi faccio dire dove sono, torno presto, il tempo della strada dall’università al ristorante e poi quella per tornare a casa.
Romano rimase in silenzio.
Dopo diversi secondi Arthur domandò –Ci sei ancora?
-Si…- Romano aveva smesso di urlare –Scusa, mi ero scordato del tuo esame…
Arthur sorrise –Tranquillo, già fatto, è andato tutto bene.
-Bè- Romano alzò di nuovo la voce per mascherare il suo imbarazzo –Allora muoviti!- e gli chiuse la chiamata in faccia.
Posò il telefono e si girò verso Francis, non poté fare a meno di arrossire non appena incontrò il suo sguardo –D… Devo andare da Antonio, ha gli antidolorifici di Romano e poi tornare subito a casa- inizialmente stava quasi balbettando –Tu sai dove lavora con i suoi zii, vero?
Francis annuì e si mise al suo fianco mentre si avviarono finalmente fuori dall’università e verso la macchina del francese.
Quando erano quasi arrivati alla vettura Francis decise di parlare mantenendo lo sguardo fisso di fronte a sé –Potresti dimenticare quello che ho detto? Possiamo far finta di nulla?
Arthur annuì all’istante mentre apriva lo sportello e si sedeva nel posto del passeggere.
Non sapeva se sentirsi sollevato per quella richiesta o se rimanerci completamente male, decise così di spegnere il cervello e fare come l’altro gli aveva chiesto.
Avrebbero continuato come sempre, perché i sentimenti erano un qualcosa di troppo complesso da gestire e nessuno dei due ne era davvero pronto.
  
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