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Autore: Old Fashioned    31/08/2019    14 recensioni
Un’arma segreta del Reich, il dispositivo ombra, viene recuperata quasi casualmente dallo scanzonato pilota di un idrovolante ricognitore.
L’ufficiale inglese che si è visto sottrarre l’oggetto, però, giura vendetta al tedesco, anche perché nello scontro che c’è stato fra i due, egli ha perso una mano e ora è costretto a portare un uncino al posto dell’arto perduto.
I due si incontreranno nuovamente in una misteriosa e sconosciuta isola al centro del Mar dei Caraibi: Ypa'u Oiyva, l’isola che non c’è. Tra indigeni ostili, foreste impenetrabili e luoghi misteriosi, si contenderanno di nuovo il dispositivo ombra e il capitano inglese approfitterà dell’occasione per cercare di saldare vecchi conti rimasti in sospeso.
Seconda classificata al contest Villains against Heroes indetto da missredlights sul forum di EFP. Vincitrice del premio speciale "Miglior Hero"
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti, eccomi qui con una nuova puntata delle demenziali avventure del nostro Peter Pan(kow). Come sempre un grandissimo ringraziamento a tutti quelli che passano a dare un’occhiata al mappazzone, particolarmente sentito se nel frattempo mi lasciano anche un parere^^






VI – Si ritrovano vecchie conoscenze



Perfetto,” ringhiò Schelle, fermo a distanza di sicurezza dal rogo dell’aereo. “Perfetto, davvero. Siamo di nuovo in una zona occupata dagli inglesi, senza mezzo per rientrare né possibilità di comunicare con la Schütze.”
Lungi dal sentirsi chiamato in causa, il tenente gli restituì uno sguardo serafico e disse: “Il tuo problema, Till, è che fai fatica a vedere il lato positivo delle cose. In primo luogo, siamo tutti più o meno incolumi, e poi gli inglesi penseranno che siamo morti nel rogo e non ci cercheranno nemmeno.” Fece una pausa e compiaciuto soggiunse: “Potremo trovarci un posticino tranquillo e mangiare cocchi e banane in pace. Nessuno ci disturberà”
E come torneremo indietro, signore?”
Pankow alzò le spalle. “Ci inventeremo qualcosa, anche Robinson Crusoe alla fine riuscì a tornarsene a casa. Intanto però possiamo divertirci un po’.” Si guardò intorno e si chiese: “Chissà da che parte è la spiaggia?”
Schelle si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
Il tenente nel frattempo stava continuando a guardarsi intorno. Dappertutto c’era una giungla intricata e inospitale, con rampicanti, liane che pendevano dagli alberi e un fondo di foglie marce nel quale si affondava fino alle caviglie. Salì su un albero con la velocità di una bertuccia che ha visto arrivare un leone, rimase per qualche tempo ad agitarsi fra i rami con gran frusciare di foglie, poi tornò giù deluso. “Non si vede niente,” brontolò.
I tre fratelli Liefke gli gettarono un’occhiata, quindi si strinsero l’uno all’altro a disagio. Schelle era pronto a scommettere che stessero alquanto ridimensionando le proporzioni della loro ammirazione per Pankow.
Di qua,” concluse infine il tenente. Si incamminò con fare risoluto, inoltrandosi fra gli arbusti come un bufalo di palude, e in breve scomparve alla vista, lasciandosi dietro solo una scia di frasche calpestate.
Till si mise a sua volta in movimento – il tenente sarebbe stato capace di scomparire chissà dove, se faceva tanto di perderlo di vista per troppo tempo – e i ragazzi gli si accodarono in fila indiana, immersi in un silenzio greve di preoccupazione.

§

Il capitano Hook batté un paio di volte l’uncino sul sottomano della scrivania, quindi andò all’oblò e rimase per un po’ a contemplare il cielo azzurro tagliato verticalmente da una densa colonna di fumo nero.
Si rivolse al nostromo e lo squadrò con l’aria di considerare la faccenda una sua precisa responsabilità.
Un altro aereo tedesco, signor Soak?” domandò tagliente.
Il sottufficiale ritirò appena la testa fra le spalle. “Sì, comandante.”
Abbattuto mentre curiosava?” Lo sguardo del comandante prese una sfumatura ferina. “Mentre, novella Niobe, cercava i suoi figli perduti?”
Con fare volenteroso, Soak rispose: “Mi risulta che la Niobe sia attualmente nel Mare del Nord, signore, però se vuole posso informarmi.”
Hook alzò gli occhi al cielo. “Era un paragone mitologico, nostromo.”
Mi scusi, signore.”
La tendenza al mito è innata nella razza umana. È la protesta romantica contro la banalità della vita quotidiana.”
Soak fissò lo sguardo all’infinito. “Come dice lei, signore.”
È una frase di William Somerset Maugham, nostromo.”
Sissignore,” rispose il sottufficiale, chiedendosi frattanto su quale accidenti di unità prestasse servizio quel dannato Maugham. E chi accidenti fosse, soprattutto.
Hook tornò a sedersi alla scrivania e riprese: “In ogni caso, nostromo, sembra che nella foresta giaccia il relitto di un aereo del Reich, non è così?”
Soak si sentì pervadere dal sollievo per il ritorno ad argomenti nuovamente di ambito militare. “Sissignore,” rispose con entusiasmo, “è stato abbattuto da una delle batterie costiere.”
Ci sono superstiti?”
È bruciato tutto, signore,” rispose il nostromo, con l’aria di voler chiudere con quella frase l’argomento.
Peccato,” disse invece il capitano. Sollevò l’uncino, che sotto la luce della lampada da tavolo mandò un sinistro brillio metallico. Aggrottò appena le sopracciglia e proseguì: “Io prego tutti i giorni, nostromo.” Fissò lo sguardo sul lucido gancio d’acciaio e gli occhi gli divennero due fessure. “Vuole sapere per cosa prego?” soggiunse in un basso ringhio.
Soak non poté impedirsi di deglutire. “Ho quasi paura di chiederlo, signore,” confessò.
La voce di Hook si abbassò ancora, diventando un sibilo carico di minaccia: “Ebbene, a Dio o al Diavolo, chi dei due sarà disposto ad ascoltarmi, io chiedo che quell’ignobile moccioso, quel maledetto, disgustoso ragazzino che mi ha fatto questo mi capiti ancora una volta davanti. Non desidero altro da questa vita.” Strinse a pugno la mano superstite con tale forza che le giunture scricchiolarono.
Detto questo, recuperò l’abituale compostezza e chiese: “Ancora nulla sugli occupanti della lancia?”
Le ricerche continuano, ma sembra che abbiano fatto perdere le loro tracce, signore.”
In un’isola grande a malapena quanto un fazzoletto e per metà controllata da noi? Senza dubbio sono stati nascosti dagli indigeni. La ragazza ha detto qualcosa?”
Finora perlopiù parolacce, signore.”
Un comportamento decisamente inadatto a una giovane donna,” sentenziò Hook. Poi, in tono più duro: “Continuate a tenerla prigioniera, prima o poi o lei o suo padre si decideranno a parlare.”
Sissignore,” rispose Soak.
Nella cabina calò un silenzio rotto solo dalla fioca eco di qualche ordine gridato all’esterno.
Hook aprì un cassetto e ne trasse alcuni messaggi cifrati, li sparse sul sottomano e picchiettandoli con l’uncino disse: “Non è mio costume infierire sule fanciulle, signor Soak, ma in guerra e in amore tutto è lecito.” Scrutò l’espressione del nostromo, impenetrabile e fissa all’infinito. “Qui siamo in guerra,” si sentì in dovere di specificare. Raccolse uno dei documenti, lo scorse brevemente, quindi proseguì: “Oltre ad avermi reso un triste simulacro dell’uomo affascinante e mondano che ero un tempo, oltre ad avermi privato per sempre della gioia di suonare il pianoforte, quella specie di sottoprodotto di un postribolo in fallimento si è anche appropriato di un’arma segreta di proprietà della Corona britannica.”
Signore, ma non era un’arma del Reich?” interloquì zelante il nostromo.
Hook aggrottò le sopracciglia e in tono tagliente replicò: “Nel momento in cui la Corona britannica ne è venuta in possesso, ha cessato di appartenere al Reich ed è diventata nostra. Primum tollo, nominor quoniam leo.”
Disorientato dalla massima in latino, Soak preferì mantenere un cauto silenzio.
Il capitano abbandonò allora la scrivania, fece qualche passo, di nuovo si fermò presso l’oblò e guardò fuori. La colonna di fumo continuava imperterrita a innalzarsi verso il cielo. “Sa perché la Jolly Roger è stata inviata qui a Ypa'u Oiyva, signor Soak?” chiese, con tono apparentemente svagato ma in realtà carico di oscura minaccia. “Siamo in missione segreta. Sappiamo che la squadra di tecnici inviata dalla nave tedesca è in possesso del nostro dispositivo ombra e ha il compito di installarlo e collaudarlo.” Batté l’uncino sul tavolo, facendo sussultare il nostromo. “Noi dobbiamo recuperarlo a qualsiasi costo. La Corona conta su di noi per tornare in possesso del dispositivo ombra, ma soprattutto per impedire che esso venga messo in opera dal Reich.”
Sissignore.”
E io pregherò che quel maledetto Peter Pankow, quel luetico ereditario, quel trovatello di una meretrice da cinque marchi, sia in qualche modo coinvolto nella missione, così che io possa finalmente restituirgli con gli interessi quello che mi ha fatto.”
Intende tagliargli una mano, signore?” s’informò cauto il nostromo, disorientato da quel momento di ferocia.
Sul volto liscio di Hook si dipinse un ghigno ferino. “Non mi interessa la sua mano,” dichiarò minaccioso. “Io voglio la sua testa.”

§

Peter Pankow si fermò di fronte a un groviglio di rampicanti così fitto che non si vedeva al di là, saldamente avvinto ai rami delle piante più grosse, ma soprattutto pieno di ragni larghi come il palmo di una mano. “Accidenti,” borbottò grattandosi la testa. Di nuovo cercò di scrutare al di là dell’intrico di rami, ma il contatto ravvicinato con un aracnide lo spinse ad arretrare. “Eppure avrei giurato che il mare fosse da quella parte,” protestò. Si girò verso gli altri con l’aria di considerare tutta la faccenda uno scherzo di pessimo gusto fatto specificamente a lui. “Beh, possiamo almeno approfittarne per riposarci un po’,” disse alla fine, di nuovo col suo sorrisetto noncurante sul volto. Cercò un posto approssimativamente libero alla base di un albero e si sedette.
Wendel strappò via qualche arbusto per creare un po’ di posto, poi chiamò i fratelli: “Hans, Michael, venite a sedervi qui.”
Fa caldo,” protestò Hans.
Fammi vedere quel graffio che hai sulla fronte,” ordinò il più grande per tutta risposta. “L’hai pulito bene?”
L’altro non poté trattenersi da ridere: “ Wendel, siamo in mezzo alla giungla. Con cosa vuoi che lo pulisca, con le foglie?”
Potresti usare il tuo fazzoletto.”
E dai, è solo un graffietto.”
Con questo clima, anche un graffietto può infettarsi,” sentenziò l’altro.
Hans emise un sospiro di esasperazione, quindi replicò: “Senti, perché non vai da Michael? Scommetto che si è fatto più male di me nell’atterraggio.”
Non è vero!” esclamò il chiamato.
Sì, invece,” replicò Hans, “giri zoppo come Long John Silver. Per me ti sei come minimo rotto una gamba.”
E tu invece ti sei rotto il...”
Michael!” intervenne Wendel in tono tagliente. “Non si dicono le parolacce.”
Che palle.”
Che cosa ti ho detto?”
Mi hai detto che non si dicono le parolacce, e io ti ho risposto che palle.”
L’altro, che stava per ribattere, si appoggiò una mano sulla coscia e subito assunse un’espressione preoccupata. Si palpò allora con più urgenza, spostando la mano verso la tasca della combinazione di volo, e l’espressione da preoccupata si fece sgomenta. “Oh no!” esclamò.
Tutti si voltarono nella sua direzione. “Cosa c’è?” chiese Pankow.
Le carte! Ero convinto di averle messe qui...” si interruppe.
A quel punto, Till fu pervaso da un orribile presentimento. “E invece…?” lo incoraggiò.
Ecco...”
Gli occhi di Schelle divennero due fessure. “Ecco, cosa?”
Non ho fatto apposta,” si affrettò ad assicurare Wendel, “non ci ho pensato, e poi c’è stato l’atterraggio fuori campo… il fuoco...”
Sì, poi le inondazioni, le cavallette e il terremoto,” lo interruppe il caporale con l’aria di volergli saltare addosso da un momento all’altro. “Dove sono le mie carte?”
Io… nell’aereo,” si decise a dire Wendel.
A quel punto però si intromise Pankow, che col suo solito tono svagato disse: “Eh, capirai! Ne comprerai delle altre, no?”
Till gli rivolse uno sguardo omicida.
Comprerai delle carte nuove, più belle. E se devo dirti la mia opinione, quelle vecchie avevano proprio bisogno di una bella rinnovata.”
Le avevo comprate con la mia prima decade,” ringhiò Schelle pallido di rabbia, “ci ho studiato sopra giorno e notte, quando ho preso la qualifica di radiotelegrafista. Perché io ho studiato per andare in missione operativa, non mi ci sono trovato solo perché qualche pilota era un po’ stanco della solita routine e voleva volare con una persona nuova.”
Andò a sedersi a qualche metro di distanza, avendo cura di dare le spalle al gruppo.

§

Nello stesso momento, il capitano di fregata James Hook stava passeggiando lentamente sul ponte di coperta. Fedeli alle secolari tradizioni della Royal Navy, marinai e ufficiali si tenevano scrupolosamente sul lato sottovento rispetto a lui ed egli camminava, immerso nei suoi pensieri, in una perfetta solitudine.
Sollevò lo sguardo sulla colonna scura che si alzava dalla macchia. Il fumo non era più denso e nero come all’inizio, ormai aveva una tonalità grigio-biancastra, segno che non erano più gomma e olio – o magari grasso organico – a bruciare, ma legno. Si augurò che il fuoco non si estendesse troppo, perché pur non disprezzando l’eventualità di contemplare un incendio e frattanto comporre carmi, cosa che prima di lui poteva vantarsi di aver fatto solo Nerone, nondimeno riteneva che la foresta avesse una sua selvaggia, primigenia bellezza, e avrebbe trovato disdicevole che finisse in cenere.
Mentre stava passeggiando assorto, lo raggiunse il nostromo, unica persona, in virtù della loro lunga consuetudine, che avesse il permesso di avvicinarlo in simili frangenti.
Hook interruppe il suo lento camminare e assunse una posa che ricordava vagamente quella del re Sole. Si lisciò i baffetti neri, quindi chiese: “Che cosa c’è, signor Soak?”
Signore, volevo solo riferirle che i sommozzatori non hanno ancora trovato nulla.”
Hook assunse uno sguardo di disappunto. “Eppure sono certo che il dispositivo ombra sia sott’acqua. Sulla lancia hanno trovato una mappa delle grotte subacquee che ci sono verso la scogliera. Questo vorrà dire qualcosa, no?”
Sissignore.”
E comunque,” replicò con sussiego Hook, “sott’acqua o sottoterra, il dispositivo ombra è su quest’isola e non può andarsene, quindi è solo questione di tempo, poi lo troveremo.”
In quel momento cominciò a farsi udire un ticchettio. I due si scambiarono un’occhiata perplessa e presero a guardarsi intorno per scoprire la provenienza del rumore.
Infine il nostromo disse: “Sembra che venga dall’acqua, signore.”
Hook andò ad affacciarsi all’impavesata: poco lontano dalla murata della nave galleggiava una sfera del diametro di circa mezzo metro, nera e lucida, irta di aculei. Il ticchettio proveniva da lì.
Istintivamente, il comandante si fece indietro come se la sfera avesse potuto improvvisamente saltargli addosso. “Oh mio Dio,” disse.
Che cosa c’è, signore?” chiese Soak. “Cosa succede?”
Quell’affare,” rispose Hook, indicando genericamente la direzione in cui si trovava l’ordigno. “La Crocodile.”
Vuole dire quella roba sperimentale, signore?”
La mina continuava a ticchettare inesorabilmente.
Proprio lei,” rispose rapido Hook. “Prenda una gaffa, dobbiamo tenerla lontana.”
Una gaffa?” Soak diede un’occhiata alla Crocodile, che continuava a flottare con aria sorniona, emettendo il gaio rumore di una vecchia sveglia. “Non c’è una gaffa così lunga su tutta la Jolly Roger, signore.”
Beh, trovi il modo di tenerla lontana,” fu la concitata replica, “si ricorda quello che una Crocodile è stata in grado di fare al laboratorio, vero?”
La mina continuava a ticchettare placida, andava lentamente su e giù per effetto del moto ondoso, ogni tanto si avvicinava un po’ alla murata, ma pigramente, come se in realtà non ne avesse tutta quella voglia, poi si allontanava di nuovo.
Mentre il comandante seguiva i suoi movimenti col fiato sospeso, arrivò di corsa il signor Soak reggendo una lunga asta graduata. “Ecco qui, signore!” esclamò facendolo sussultare. “È quella che usiamo per vedere quanta nafta c’è nei serbatoi, può andare bene?”
In quel momento, la mina smise di ticchettare. Hook trattenne il fiato mentre gli episodi salienti della sua vita gli passavano davanti agli occhi, ma non successe niente. Lui e il nostromo si scambiarono un’occhiata, poi di comune accordo andarono a vedere: la Crocodile non c’era più.


   
 
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