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Autore: The_shipper_number1    01/09/2019    3 recensioni
A quanto pare Hajime ha dei tratti masochisti, perché, mentre guarda la maglia dell’AREA51 fra le sue mani, pensa: “Sono completamente innamorato di questo stronzo, vero?”
[IwaizumixOikawa]
[SawamuraxSugawara]
[Questa è la traduzione della famosissima fanfiction di kittebasu (chanyeol).]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daichi Sawamura, Hajime Iwaizumi, Koushi Sugawara, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una traduzione della fanfiction di kittebasu (chanyeol), questo è il link alla storia originale. 
https://archiveofourown.org/collections/InterHigh_2014/works/2547755

 

***
 

“Spiegamelo un'altra volta" dice Hajime, massaggiandosi le tempie. Gli inizi di quella che potrebbe rivelarsi una grave emicrania indotta da Oikawa pulsano dietro ai suoi occhi mentre è sdraiato sul pavimento, guardando in alto verso il suo amico di infanzia, che sembra veramente troppo compiaciuto della situazione.

"Ma Iwa-chan~" replica Oikawa, gli occhi spalancati e innocenti mentre guarda giù, come se non fosse il vero figlio di satana. "L'ho già spiegato tre volte!"dell’altro. "Ma ho bisogno che tu me lo racconti un'altra volta." Si siede, così da essere un po' più vicino all'altezza degli occhi di Oikawa, e appoggia il peso sulle sue mani. "Quindi parliamone."

 "Va bene, va bene." Appoggiandosi sul divano di Hajime, Oikawa sporca con ancora più cioccolato sciolto il cuscino dello schienale. È su tutte le braccia, il viso e i vestiti di Oikawa, colato sul collo fin sotto l’orlo della sua felpa preferita di 'Incontri Ravvicinati', e non se ne andrà mai via dalla federa. Hajime rabbrividisce pensando a cosa dirà sua madre. "Stavo provando a fare i dolcetti di Natale per qualcuno di speciale e ho fatto saltare in aria il mio appartamento."

 Ci sono così tante cose sbagliate in quell'affermazione. Prima di tutto, c'è il fatto che Oikawa stesse provando a fare qualcosa per qualcun altro e poi, secondariamente, che non fosse riuscito in qualsiasi cosa stesse tentando di fare. Come terza cosa, e la più importante, forse-

 "Hai fatto saltare in aria il tuo appartamento" ripete Hajime, piatto. Anche dopo quattro ripetizioni, ha ancora problemi a capire come Oikawa sia riuscito a causare un tale danno semplicemente facendo dolcetti di Natale. Ha il vago sospetto che lo abbia  provocato volontariamente, in qualche modo, probabilmente per qualche motivo ridicolo e melodrammatico che ha senso solo in quella sua mente contorta. Ma sarebbe un po' troppo, perfino per lui. "Hai fatto saltare in aria il tuo appartamento." 

"Be', solo la cucina in realtà" si corregge Oikawa, alzando le braccia per incrociarle dietro la testa, sembrando tranquillo ora, non come quando si è presentato alla sua porta con aria da cucciolo bastonato. È un cambiamento gradito, crede Hajime, dato che Oikawa è orribile mentre piange e lui non se la cava molto bene con le sue lacrime, o con l'impulso violento che sembra arrivare mano nella mano insieme a loro. "Ma è arrivato il camion dei pompieri," aggiunge con disinvoltura, come se non fosse spaventoso da morire. "È stato assolutamente terribile. Però la guidatrice era davvero carina, e dopo essersi assicurata che tutti stessero bene continuava a sorridermi, il che è naturale, ovviamente, dato che sono affascinante e adorabile." 

"Per favore, dimmi che non hai rimorchiato una ragazza dei vigili del fuoco con quell'aspetto, subito dopo aver incendiato la tua cucina, mentre stavi facendo dolcetti di Natale per qualcun altro" dice Hajime. "Mentimi per favore, Trashykawa."

Oikawa gli fa l'occhiolino ed esibisce il suo braccio, rivelando su una parte non-cioccolatosa del suo avambraccio un'ordinata serie di cifre che sono chiaramente il numero del pompiere. "Che posso dire? Sono irresistibile." 

"Ti detesto" dice Hajime. È praticamente un rito, dopo tutti questi anni. Oikawa dice qualcosa di arrogante ed esagerato, e lui gli risponde a tono come gli sembra giusto. 

"Non è vero" replica Oikawa. "Tu mi ami." 

Hajime continua come se l’altro non avesse detto nulla. "E pagherai tu per far pulire il mio divano." 

"Credo volessi dire il nostro divano" cinguetta l’amico, una scintilla machiavellica nei suoi occhi e l’altro si ricorda cos'altro era venuto a dirgli. Pesa sul suo stomaco come una sconfitta sul campo. "Dato che-" 

"Mi rifiuto" La strategia di Oikawa viene attuata facilmente e, come la maggior parte dei suoi rivali, Hajime è bloccato sotto quello sguardo consapevole e compiaciuto. "Mi rifiuto completamente." 

"Dato che i miei genitori hanno deciso che non posso vivere da solo e che mi trasferirò con te." I capelli di Oikawa sono appiccicosi, raggrumati in punti strani dove il cioccolato si è solidificato. Quando inclina la testa di lato, sempre guardando giocosamente in basso verso Hajime, segnano la sua fronte come un pennarello. 

"Vedi, Oikawa, questa è la parte con cui sto avendo più problemi," dice l’altro, deglutendo, con la voglia di serrare i pugni. Invece, le sue dita spingono sul parquet. "Perché non ricordo di averti invitato a vivere con me." Prova a mantenere la sua voce calma e ragionevole, ma, mentre contrae la mascella, può sentire pulsare quella vena sulla sua tempia, che sembra collegata alle stronzate di Oikawa. "Infatti, sono sicuro al centocinquanta per cento che non mi condannerei mai a qualcosa del genere." 

"Ma Iwa-chan, non mi vuoi bene?" Sta battendo le ciglia verso Hajime, come se lui fosse una delle sue piccole grupies che vanno ad adorarlo dagli spalti durante una partita e le sue mani hanno uno spasmo per il bisogno di strangolare Oikawa. "Inoltre tu non mi hai invitato, ma i tuoi genitori sì." Hajime è abbastanza sicuro di non immaginarsi un sorrisetto. 

"Cosa." Hajime ora riesce a figurarselo, le sue mani strette attorno alla gola di Oikawa che fa quel suono di capitolazione da astore spaventato- 

"Be', i miei genitori hanno chiamato i tuoi," dice l’amico, sistemandosi per bene e spargendo cioccolato su tutto il bracciolo sinistro. "E tua mamma ha detto a mia mamma che dovrei trasferirmi qui." Gli rivolge un ampio sorriso e Hajime odia quanto sia carino quando sorride così. Oikawa è sempre stato carino, anche quando erano ragazzini con le ginocchia piene di ferite e Hajime attende da anni che quel sorriso sia meno efficace, invano. "Sarà così divertente, Iwa-chan~ Due migliori amici che condividono un appartamento. Come in un college movie." Canticchia, stonato, e l’altro continua a fissarlo. 

Oikawa inizia a ridere, e l’altro si chiede se sia per il misto di orrore e disperazione sul suo viso, o per i fumi che deve aver inalato mentre incendiava la sua stessa cucina. "Sono una brava persona" dice tra sé e sé Hajime debolmente, mettendo le mani in grembo e curvandosi in avanti, mentre l’altro continua a ridere sonoramente. "Non mi merito tutto questo." 

"Vado a usare la nostra doccia!" Oikawa si alza con quella grazia disinvolta di cui Hajime è sempre stato un po' geloso. Al centro del divano è rimasta l'impronta di cioccolato del suo corpo. "E per di più prendo in prestito i tuoi vestiti senza permesso, perché siamo così intimi~" 

Hajime geme, nascondendo il volto fra le mani quando Oikawa inizia a rovistare rumorosamente fra i suoi cassetti. 

"Iwa-chan il cassetto in alto è bloccato- Oh, non importa, ce l'ho fatta!" 

Ad Hajime viene in mente che l'unica cosa che tiene nel cassetto in alto è la sua biancheria. "Tu non prenderai in prestito la mia biancheria, Oikawa!" Scatta in piedi e si muove velocemente verso la sua camera. 

"Queste sono mutandine?" Urla Oikawa divertito. "Cattivo Iwa-chan!" 

“Sono solo slip, pezzo di merda!” ruggisce, con l’emicrania che si fa sentire mentre Oikawa ride. 

Solo più tardi Hajime pensa di chiedere dei dolcetti. Sono sdraiati sul suo letto, perché l’inverno è decisamente troppo inoltrato per far dormire Oikawa a terra sul futon degli ospiti, e inoltre, Hajime preferisce vedersela con le sue ginocchia che gli perforano le cosce, piuttosto che tutta la notte con i piagnistei su quanto lui sia cattivo. 

Oikawa si è già sistemato troppo vicino per stare comodi, una delle mani sotto la maglietta dell’altro, calda contro il suo fianco freddo. Hajime si lamenta ma dopo tante notti del genere da bambini e poi da adolescenti, non è nulla a cui non sia abituato. Per di più, l’amico è sempre stato caldo, e a lui piace approfittarne. 

“Per chi stavi facendo i cioccolatini?” chiede, mentre Oikawa si stringe fermamente a lui. “Hai una ragazza o cosa?” Sembra sempre che l’amico abbia solo “ragazze con cui si sta sentendo” al plurale: mai qualcuno di fisso, mai qualcuno a cui darebbe cioccolatini, o cose del genere. Hajime lo saprebbe se ci fosse qualcuno, giusto? Non chiede mai, però…

“Stavo solo facendo pratica,” Gli risponde Oikawa, bloccando quel flusso di pensieri, le labbra che solleticano la clavicola di Hajime. “Non ti preoccupare, Iwa-chan, non ti sto rimpiazzando.” 

“Sei fortunato che io sia troppo stanco per colpirti in testa con un pallone.” replica Hajime. “Non mandare a puttane la mia cucina, Oikawa, ti giuro.”

 “Credo tu intenda la nostra cucina.” 

“Muori.” 

“Ti mancherei.”  Mormora Oikawa, divincolandosi e fin troppo sveglio. “Dopotutto Iwa-chan, non sei venuto con me all’università?” C’è qualcosa. È quel filo di insicurezza che Hajime a volte coglie, come se non fosse esattamente sicuro di credere a quel che sta dicendo, anche quando vorrebbe crederci. 

“Forse.” Gli concede, perchè odia quando Oikawa è insicuro su qualcosa, e poi chiude gli occhi, deciso a ignorare la sua risata silenziosa e soddisfatta. 

 

***

 

Lui e Oikawa sono migliori amici da quando Hajime può ricordare con chiarezza. 

È il tipo di amicizia nato grazie alla vicinanza, case sulla stessa strada, e cresciuta perché hanno sviluppato e condiviso le stesse passioni, iscrivendosi a pallavolo perchè Oikawa era entusiasta dopo aver visto una partita in televisione. Hajime si era iscritto solo perchè non sapeva in quale club entrare e per lui aveva senso seguire nella sua nuova ossessione il suo amico più stretto. 

È stata una fortuna che anche lui se ne sia innamorato, perchè questo ha permesso loro di continuare a essere migliori amici durante le scuole superiori e quando era arrivato il momento di fare i test d’ingresso per l’università, Hajime non ci aveva pensato due volte a seguire Oikawa anche lì. 

Ma in realtà non sono mai stati molto simili. Da bambini erano più che altro completi opposti: Hajime era sempre stato il tipo da sentirsi in colpa per aver calpestato i vermi che strisciavano sul marciapiede, mormorando scuse mentre camminava, e Oikawa in quarta elementare si trovava spesso a mettere a fuoco la luce del sole con una lente per bruciare vivi i porcellini di terra. (“Gli insetti fanno schifo.” Aveva detto convinto ad Hajime e lui aveva replicato: “A me sembrano piccoli alieni.” Oikawa gli aveva rivolto un lungo sguardo pensieroso e, poi, in quinta elementare aveva iniziato a tenerli dentro dei barattoli di vetro.)

Oikawa è fatto di arrogante spavalderia e terribile insicurezza unite in un guscio garbato e composto, mentre Hajime è forte e tenace sotto l’impazienza e il caratteraccio. 

Oikawa è un alzatore che brama i riflettori e Hajime un asso a cui non dispiace lasciarglieli. 

Oikawa Tooru è sempre, sempre stato strano per lui: complesso e abbastanza difficile da accontentare. Hajime non è neanche sicuro, la metà del tempo, se sia possibile riuscire a grattare la superficie dei suoi processi mentali contorti, oppure se sia impossibile capire cosa pensi veramente sotto il caos dei suoi dubbi e delle stronzate che tira fuori per nasconderli. Nonostante questo ad Hajime piacerebbe pensare di conoscerlo meglio di quasi chiunque altro e non riesce ad immaginare come sarebbe stata la sua vita senza Oikawa accanto a lui, che flirta spudoratamente con ogni ragazza che incontra, che si infila nel suo spazio personale e che è insopportabilmente subdolo tutto il tempo. Lui è una costante nella sua vita, come gellarsi i capelli ogni mattina prima di uscire, o prendere il suo succo preferito dalla macchinetta che usa sempre alla stazione dei treni. 

Nonostante tutto ciò, invitare Oikawa a vivere nel suo appartamento non era qualcosa che aveva mai pensato potesse accadere, perché non si odia

“Come hai potuto farmi questo?” sibila Hajime al telefono. Oikawa sta cantando nella doccia, abbastanza forte da farsi probabilmente sentire da sua madre all’altro capo del telefono, e lei ride. 

“Oh, Hajime, hai sempre adorato Tooru, e sua madre si sente più sicura ora che ci sei tu a prenderti cura di lui.” 

“E la mia privacy?”

 “Hai bisogno di privacy per qualche motivo particolare, Hajime?” chiede sua madre maliziosamente, e lui borbotta un debole no. 

“Lo sai che è un uomo adulto, vero?” dice Hajime, evitando deliberatamente di pensare al cioccolato che non riesce a levare dalla fodera. Avrebbe dovuto comprarne una di tessuto lavabile come prevenzione contro l’idiozia innata di Oikawa, perchè adulto o meno, è un pericolo. “Adulto quanto me. So che ha incendiato la cucina, ma tutti fanno errori. Non è un ragazzino.” 

“Lo so” dice sua madre, e la sua voce si abbassa un poco. “Ma Tooru tende a sentirsi solo, credo. In realtà è questo il motivo per cui concordo con sua madre sul dividere l’appartamento, e poi tu… tu sei sempre stato bravo con lui.” 

Appena l’acqua smette di scorrere Oikawa tocca una nota particolarmente alta e Hajime fa una smorfia, ma riesce a sentire una risata ribollire nel petto. “Sì, okay.” dice mentre Oikawa entra in camera, indossando soltanto un asciugamano. 

“Vestiti” Gli dice Hajime, ma l’altro si muove subito verso di lui, strappandogli il telefono dalle mani e portandoselo alla guancia rossa e appena lavata. 

“Mamma Iwaizumi? Sei tu?” L’acqua scivola sulle sue clavicole, e Hajime non si era reso conto che fosse diventato così magro. Si chiede se il moccioso mangi abbastanza da compensare tutte le ore extra che passa in palestra, quando non è nei nightclub grazie alla sua carta d’identità appena legale, o a dar fastidio a lui. “Sto benissimo, tu come stai?” 

“Smettila di flirtare con mia mamma.” dice Hajime, di riflesso, anche mentre i suoi occhi seguono una scia d’acqua che scende sulla pancia di Oikawa fino ad immergersi nell’ombelico. Poi il suo sguardo si sposta su, per vedere l’amico che lo guarda con questo sguardo complesso e incomprensibile. Poi sorride, incorregibile, e con la mano libera stringe il suo asciugamano un po’ più forte. 

“Però Iwa-chan è così scontroso ultimamente,” dice Oikawa e Hajime può sentire la risatina divertita di sua madre. “Penso abbia sviluppato una dipendenza dal caffè, il che lo rende lunatico.” 

“Poi vedrai quanto sono scontroso.” ringhia Hajime, scrocchiandosi le mani per avvisarlo. 

“Oh, sembra che io debba andare!”  dice Oikawa, afferrando un paio di mutande dalla valigia ancora mezza piena, facendo cadere dei calzini sul pavimento, e lanciando il telefono ad Hajime con l’altra mano. Mentre scatta per prendere il telefono, pensa distrattamente all’impressionante coordinazione che l’amico ha dimostrato in quella fuga complessa. 

“Mamma?” riporta il telefono al proprio orecchio. È umido e odora un po’ di shampoo alla frutta. 

“Tooru è un ragazzo così dolce.” dice sua madre, con affetto, mentre Hajime guarda storto nella direzione in cui lui è appena sparito. 

“Se lo dici tu,” replica dubbioso Hajime, raccogliendo alcuni dei calzini e rimettendoli nella valigia. “Sta facendo un casino in casa, non c’è niente di dolce nei suoi vestiti sporchi sparsi ovunque.” 

“Sembri più vivace.”

“Più vivace o afflitto?” tuttavia il cipiglio di Hajime sta svanendo, principalmente perchè raccogliendo i calzini ha notato che alcuni hanno un motivo a galassia. È così da Oikawa. Le labbra si contraggono. “La giuria deve ancora deliberare.” 

“Anche tu ti senti solo,” dice lei. “Non ti ricordi quando in terza elementare siamo andati in vacanza e tu hai pianto perché non poteva venire anche Tooru?” 

“No,” dice Hajime. “Non me lo ricordo totalmente.”  Fa una pausa e, giusto per essere sicuro, aggiunge: “E sarà meglio che Oikawa non se ne ricordi improvvisamente, mamma.”

“Va bene, va bene” dice. “Stammi bene, Hajime.”

Oikawa sta disteso in cucina con nulla indosso se non la biancheria, i piedi sul tavolo. Ha sempre avuto gambe molto lunghe, ma non dovrebbero stare sul tavolo. 

“Piedi” dice Hajime, distogliendo lo sguardo dall’amico quasi nudo, la gola stranamente chiusa. “Via.”

“Sei il mio baby-sitter, Iwa-chan?”

“No” dice Hajime. “Ma ti do comunque da mangiare.” Oikawa fa le fusa, gli occhi brillanti e felici. Il petto di Hajime si stringe e lui distoglie lo sguardo. 

“Puoi dormire fuori.” Impassibile in risposta. 

Oikawa ride rumorosamente e orribilmente e Hajime deve reprimere una risata da parte sua. 

 

*** 

 

È un fatto riconosciuto universalmente che un giorno, Iwaizumi Hajime aggredirà e soffocherà Oikawa Tooru nel sonno.

Hajime pensa debolmente che sia sempre stato un reale pericolo, osservando il disastro che è il suo salone dopo due settimane di convivenza con lui. Peluche di ET hanno trovato casa sul suo divano e una pila di palle da pallavolo stranamente pesanti bloccano l’entrata e cadendoci sopra Hajime ha ottenuto dei lividi sugli stinchi. Per non parlare del fatto che Oikawa rimane sveglio fino a tardi a guardare film che lasciano Hajime pietrificato e poi si addormenta nel mezzo del suo letto, così che non c’è praticamente spazio per lui. Almeno questo dovrebbe essere risolto presto -la roba di Oikawa dovrebbe arrivare durante il weekend. “È difficile trovare una ditta di traslochi con poco preavviso, Iwa-chan~” gli aveva detto, quando lui si era lamentato e aveva minacciato di dargli un calcio in testa se non avesse dormito sul pavimento. “Non vorrai che il mio servizio risenta del dolore alla schiena!”

Poi ci sono le solite cose da Oikawa- Il costante autocompiacimento e gli orari irregolari dei pasti e il tornare a casa alle 4 del mattino il sabato notte puzzando di tequila scadente. L’ultima cosa è piuttosto nuova, ma Hajime l’ha già schedata nella sua testa nella cartella gonfia con il nome di Oikawa stampato sopra: una raccolta apparentemente infinita delle idiosincrasie del suo migliore amico. 

Inoltre, Oikawa sembra covare vendetta per ogni volta che Hajime fa qualcosa di produttivo, il fottuto moccioso. 

“Levati” dice Hajime, senza vera convinzione, quando Oikawa lo cattura nel salone più o meno trenta secondi dopo essere entrato e aver lasciato nell’ingresso lo zaino e le scarpe da ginnastica. Dopotutto, Oikawa non lo ascolterà comunque. Non ascolta mai, mai qualcosa che suoni come un ordine, perfino quando Hajime sta solo provando a non fare infortunare l’alzatore per il troppo allenamento. Per la maggior parte del tempo sente solo quello che vuole sentire. Nonostante questo, Hajime mette in atto una protesta simbolica. “Ti infilzo con questa matita, Oikawa.”

“Iwa-chan, non sembri nemmeno arrabbiato,” dice, le braccia strette attorno al collo dell’amico in un abbraccio stranamente simile ad uno strangolamento. “Stai perdendo il tuo tocco.” Il suo petto preme sulla schiena di Hajime, che, suo malgrado, si ritrova ad inclinarsi indietro per l’improvviso calore. Odia l’inverno e dietro di lui Oikawa è alto e caldo. “Andiamo al cinema.”

“Sto studiando.” Hajime stringe la matita in rifiuto. Non lascerà che questo accada di nuovo. Non oggi. “Sai, perché sono venuto all’università per fare qualcosa di più di flirtare con le professoresse e giocare a pallavolo.”

Il mento di Oikawa sta scavando sulla sua spalla. “È per questo che non hai una ragazza” Dice. “Lavorare sempre e non divertirsi mai ti rende un ragazzo noioso.” Le sue labbra solleticano l’orecchio di Hajime, che sussulta. “Gioca con me.”

 “Sei una seccatura,” dice Hajime. “Perché non chiami Ushijima o che so io? Siete BFF ora, no?” Lui non chiamerebbe mai Ushijima, ma Oikawa sembra elettrizzarsi per il pericolo, ridacchiando con cattiveria ogni volta che riesce a provocargli un’emozione che non sia superiorità, anche se questa è rabbia totale. Hajime non comprende il brivido, ma l’amico è sempre stato strano da morire, e lui è almeno abituato a questo. 

“Ushiwaka-chan è il mio rivale,” si lamenta Oikawa puerilmente, proprio nel timpano dell’altro. Facendo una smorfia Hajime prova a spostarsi, ma ottiene solo che l’amico lo tenga ancora più stretto. La sua spina dorsale che spinge contro lo sterno di Oikawa. “Non sarò mai suo amico.”

“Non sono sicuro che Ushijima abbia amici, ma sono sicuro che specialmente tu non sia nella lista.” dice Hajime e lo sbuffo indignato di Oikawa lo fa quasi sorridere prima di ricordarsi del lavoro che ha da fare. “Sono occupato, Oikawa.”

“Sono tutti occupati. Ma non è divertente guardare film sci-fi da solo. Metà del divertimento è guardare le altre persone spaventarsi.”

“C’è qualcosa di sbagliato in te,” borbotta Hajime. “Chiedi a una delle centinaia di ragazze nel tuo telefono o che so io.”

“Ho chiamato la ragazza tenera della mia classe di chimica-” Hajime non ha idea di chi lei sia e non è sicuro se dovrebbe saperlo o no. “-ma era troppo impegnata anche lei.” 

“Quindi io sarei il tuo piano di riserva?” Hajime poggia la sua matita, un preludio di sconfitta davanti all’entusiasmo genuino sul viso dell’altro. “Oikawa…” 

“No che non sei il mio piano di riserva” dice Oikawa, allentando la presa sul suo collo. Immediatamente Hajjime sente la mancanza del calore e, quando si inclina indietro per reclamarlo, Oikawa fa un respiro sorpreso, come se non si fosse aspettato che gli piacesse il tocco o che lo incoraggiasse. “Ho solo pensato avresti detto di no, quindi ho chiesto a qualcuno che era più probabile dicesse di sì.” 

“Ti dico mai veramente di no?” chiede Hajime, abbandonando completamente i suoi compiti, e girando la testa abbastanza da guardarlo con la coda dell’occhio. “Onestamente, Oikawa.” 

Oikawa si morde un labbro.

“No” dice, prendendosi un momento di più per rispondere di quanto Hajime si aspetterebbe. “Ma alcune volte vorresti.” Le sopracciglia di Hajime si aggrottano sentendo il tono di Oikawa, perché è quasi… poi l’amico ride, una risata leggera, e si stacca, solo per buttarsi accanto a lui sul pavimento dove sono sparsi i suoi compiti di economia come su un tavolo da gioco del casinò. I fogli si alzano e mischiano e il muscolo della mascella di Hajime si contrae. “Però lo so che la cosa preferita di Iwa-chan è passare il tempo con me~” Ritorna il suo sorriso affascinante, curvando gli angoli della sua bocca, gli occhi luminosi, come se Hajime avesse appena letto una sua alzata e colpito la schiacciata della vittoria attraverso un muro a due. 

“In quale pianeta?” brontola Hajime, sistemando aggressivamente i suoi fogli mentre Oikawa ride. 

“Magari su Marte” Oikawa si tuffa di nuovo nel suo spazio personale, le mani sulla coscia di Hajime mentre le sue labbra si contraggono per il divertimento. “Che è dove si ambienta quel nuovo film sci-fi che voglio vedere. Che incredibile coincidenza che stanotte diano la prima al Movix.” 

Film di alieni. Hajime sospira e sa di aver già perso questa battaglia. E probabilmente la guerra. Si perde sempre la guerra contro Oikawa, fuori o sul campo. “Se mi lasci finire questo e la lettura, possiamo andare.” 

“Affare fatto.” dice Oikawa e Hajime si aspetta di combattere con denti e unghie per riuscire a finire i suoi esercizi, ma l’altro si allontana e non torna finchè non ha messo in ordine i suoi appunti e si è rannicchiato sul divano con la sua lettura, che in realtà sono solo 10 pagine di PDF su come cercare fonti in lingua straniera che ha stampato nella biblioteca scolastica. 

Oikawa si butta sul divano, scivolando finché la sua testa si appoggia sul grembo di Hajime e i piedi escono fuori dal bordo. “Svegliami quando hai finito.” Mormora, il viso premuto sulla sua pancia e Hajime sospira, spostandosi così che il suo grembo sia più comodo per Oikawa. Usa la sua mano libera, quella che non sta tenendo il plico di fogli, per accarezzare facilmente il casino che sono i capelli dell’amico. 

Riflette, per un momento, su quanto sia abituato alle stranezze di Oikawa. Su quanto si sia abituato alle violazioni dello spazio personale e alle richieste infinite di attenzioni e tempo. Qualcosa in lui ha sempre urlato notami, e per qualche motivo, ad Hajime non dispiace veramente, nonostante tutte le lamentele. 

“Più a sinistra, Iwa-chan” dice, la bocca appoggiata alla maglia di Hajime che lascia una macchia bagnata di saliva. “Mi prude lì.” 

“Cosa sei, un animale?” dice Hajime, ma muova la mano un poco a sinistra. Si appisola così, la mano seppellita nel caos castano e tiepido che sono i capelli di Oikawa e pensa che magari non tutte le parti del vivere insieme sono così male.

Realizza solo più tardi che è il giorno di San Valentino. 

 

*** 

 

Hajime ama gli allenamenti di pallavolo. È il suo momento preferito di ogni giorno, dove finalmente può scaricare tutto lo stress della sua vita quotidiana su dei poveri, ignari palloni e magari anche qualche ricevitore terza riserva egualmente ignaro e sfortunato che non ha ancora imparato a temere la forza delle sue schiacciate. 

Oggi tuttavia, non basta neanche la pallavolo a distrarlo dalla sua frustrazione. Principalmente perché la sua frustrazione può essere personificata in centoottantacinque centimetri di stronzo che si esercita a servire alla rete più vicina a lui. 

“Qualcuno sembra a cinque secondi dallo strangolare Oikawa” dice Sawamura, mentre Hajime si mette le ginocchiere. “L’allenamente non è neanche iniziato, Iwaizumi.” L’ex capitano della Karasuno infila le proprie ginocchiere e rivolge ad Hajime un sorriso storto. “Sembri Kageyama.” 

“Ti chiedi mai,” domanda Hajime. “Che cosa tu possa aver fatto in una vita passata per meritarti qualcosa di terribile adesso? 

Sawamura si ferma, inclinando la testa di lato mentre osserva Hajime in modo diverso. C’è qualcosa di molto penetrante nello sguardo di Sawamura- non è come quello di Sugawara, suo frequente compagno, il cui sguardo gentile lascia sempre ad Hajime la sensazione che qualcuno scruti i suoi pensieri a piacimento (e poi magari lo abbracci), ma è abbastanza meditativo da farlo accigliare in risposta. “So che non siamo nella stessa squadra da abbasta tempo per poterlo veramente dire, ma… ora che ha fatto Oikawa?” 

Hajime raccoglie un pallone vagante quando questo si ferma ai suoi piedi. Lo guarda e lo fa girare, prima di guardare nuovamente Oikawa, che sta ridendo e dando una pacca sulla schiena a uno dei titolari, un’espressione felice sul volto. In questo momento il suo sorriso è genuino, il viso arrossato e sudato e Hajime può vedere i suoi denti dritti e bianchi. Oikawa a volte è uno stupido-carino. Sa che questo è l’ottanta per cento dei motivi per cui le ragazze lo amano. Questo e il fatto che non sanno che Oikawa sia spazzatura, al contrario di Hajime. 

Guarda di nuovo verso il pallone fra le sue mani, e socchiude gli occhi. 

“Um” dice Sawamura e l’attenzione di Hajime torna a lui. “Per favore, non lanciargliela. Si sta avvicinando il torneo primaverile e sembri abbastanza arrabbiato da potergli causare una commozione cerebrale.” 

Hajime schiaccia la palla nelle sue mani. “Non gliela lancerò, farò finta che sia la sua testa e la schiaccerò finchè non scoppia.” 

“Okay allora,” dice Sawamura, chinandosi per controllare i lacci delle scarpe. È davvero calmo davanti alla sua rabbia repressa e Hajime immagina che capitanare una squadra come la Karasuno, con così tanti membri rumorosi e selvaggi, faccia questo ad un uomo. “Tiro a indovinare e chiedo se c’entra il trasloco di Oikawa nel tuo appartamento?” 

“Sapevi che finalmente Oikawa si è fatto consegnare un letto tre giorni fa?”

 “Dev’essere un sollievo.” Sawamura si alza per fare stretching. Hajime si alza immediatamente per unirsi a lui, a causa delle abitudini create avendo praticato per anni uno sport di squadra, spostandosi dalle strette tribune. “Lo fa spostare dal futon degli ospiti, no?” 

Hajime lancia uno sguardo piatto a Sawamura. “Fuori dal mio letto, vorrai dire.” Sawamura, con le mani intrecciate e i palmi sopra la testa, fa un suono di comprensione. “Mentre ci sono anch’io nel letto, come se avessimo dieci anni.” 

“Be’, all’occorrenza può funzionare, no?” Sawamura gli sorride e si piega a sinistra, poi a destra, il ritmo di un classico riscaldamento di gruppo. È qualcosa di diverso dalle scuole superiori. Alla Seijou, tutti la maggior parte delle volte iniziavano e finivano gli allenamenti insieme. Ora arrivano ad orari diversi, si scaldano e fanno allenamento individuale o in coppia e poi iniziano quelli di squadra alle sette. “Io e Suga…” Fa una pausa, poi si piega in avanti per toccare i piedi con le mani. Hajime nota che il retro del suo collo è rosso. “Be’, c’entriamo. All’occorrenza.” 

“Sì,” Dice Hajime. “Andava bene all’inizio. Ma-” Si piega in avanti anche lui, e quando si rialza, Sawamura gli sorride di traverso. 

Ma sei contento che il letto sia arrivato?” Sawamura afferra il suo braccio sinistro con la curva del gomito destro per l’esercizio successivo. Le sue sopracciglia sono aggrottate, come se non capisse dove la faccenda vuole andare a parare. 

“Lo sarei, se solo Oikawa ci dormisse.” Hajime stringe i pugni. “Ma non lo fa. Iwa-chan, fa freddo, dice, come se non avesse un milione di coperte. Sua nonna ne ha imbottite personalmente almeno quattro.” 

“Ah, capisco.” 

“Non è solo questo,” dice Hajime. “È…” si acciglia. “Ha in mente qualcosa.” 

“Qualcosa in mente?” L’espressione di Sawamura è passata da confusa a divertita. “Ma Oikawa non ha sempre in mente qualcosa?” 

“Qualcosa che riguarda me in particolare,” replica Hajime. “Quando abbiamo iniziato l’università non ci siamo più visti tutti i giorni. Non come alle superiori, no? Magari una o due volte a settimana, e poi nei weekend veniva a distrarmi dal lavoro. Ora invece, da tutto il casino cucina-fuoco-trasloco, è più…”Fisico? Appiccicoso? “Onnipresente.” 

“Non potrebbe essere solo perché vivete nello stesso posto?” 

“No” dice Hajime. “È qualcos’altro. Non è solo nell’appartamento. Anche in altri posti.” Si strofina le braccia per la frustrazione. “Si comporta in modo… strano.”

 Sawamura sembra un po’ scettico della possibilità che Oikawa possa diventare ancora più strano e normalmente Hajime sarebbe d’accordo, ma Sawamura non si è svegliato questa mattina con Oikawa che lo fissa, le mani che stringono le coperte e le labbra serrate in un broncio.

 Hajime è instabile e come al solito è tutta colpa di Oikawa. 

“Voglio dire, non glielo potresti chiedere?” Sawamura alza le spalle quando Hajime alza gli occhi al cielo. “È quello che farei io.” 

“Se Oikawa vuole che io sappia qualcosa, me lo dice. Se non vuole che lo sappia, ci gira intorno.” Hajime guarda indietro verso l’alzatore e si sorprende nel trovare Oikawa guardarlo a sua volta. Alza un’altra palla per una riserva bionda (Kamasaki, si ricorda Hajime, dalla Dateko.) ma tiene i suoi occhi su Hajime. “Oikawa è così inquietante.” 

“Voi due siete molto vicini.” Replica Sawamura, con la risata nella voce e Hajime alza gli occhi. 

“Vicini quanto può esserlo una persona normale ad una vipera, immagino.” 

Sawamura scoppia a ridere e Oikawa fa girare un pallone fra le sue mani mentre si avvicina per unirsi a loro. “Hai intenzione solo di parlare oggi, o colpirai anche qualche alzata, Iwa-chan?” 

“Sono qui solo da dieci minuti.” Replica Hajime. “E dovresti saperlo, dato che stavi guardando.” 

“Tengo d’occhio tutti i miei giocatori. In quale altro modo dovrei sapere che non ti sei riscaldato abbastanza, quindi non dovrei alzarti palle troppo alte se prima non ti faccio correre in giro?” 

“Non sei più il capitano.” Fa notare Hajime, ostinato. Sawamura sembra fin troppo divertito, ondeggiando dal tallone alla punta dei piedi per sciogliere il tendine del ginocchio, le braccia incrociate davanti a lui. 

“È solo questione di tempo.” Oikawa afferra la palla e la infila sotto un braccio, così da guardarsi le unghie con noncuranza, il bastardo presuntuoso. “E dov’è Freschezza-kun oggi?” Chiede a Sawamura, che batte le palpebre un paio di volte per la sorpresa. 

“Aah, Suga sta facendo il tutor oggi pomeriggio,” dice Sawamura. “Ha adottato uno del secondo anno in difficoltà.” 

“Quanto altruismo non necessario, eppure prevedibile.” Dice Oikawa sorridendo. Poi la sua espressione si fa più seria. “Però Freschezza-kun dovrebbe venire a tutti gli allenamenti, altrimenti è uno spreco di quegli occhi così buoni.” 

Sugawara non gioca nella loro squadra, ma viene comunque spesso agli allenamenti, guardando i loro movimenti e offrendo calme osservazioni ad alcune delle riserve. Sugawara è migliore di tutti i loro alzatori di riserva e Hajime ha chiesto più di una volta a Sawamura perchè Sugawara non giochi. Pensava potesse essere il fastidio di aver giocato come riserva di Kageyama durante le superiori. Tuttavia quando Hajime lo ha chiesto al diretto interessato, lui gli ha sorriso e gli ha detto che c’erano assolutamente alcune cose che come alzatore Kageyama doveva ancora imparare dal suo senpai e Hajime aveva lasciato morire quel filo di pensieri. In fondo, non tutti sono infantili come Oikawa ed è probabilmente la cosa migliore. 

“Riferirò a Suga dei complimenti del grande Oikawa.” Ora Sawamura sta ridendo apertamente. 

“Sugawara non è me, ovviamente, ma non è troppo male.” Le ciglia di Oikawa sbattono velocemente e Hajime si trattiene per un pelo dal dargli una gomitata nello stomaco. 

“Suga è molto meno stancante di te.” Concorda Sawamura e l’espressione di Oikawa si affila. 

“Oh, sono sicuro che Sugawara sia molto più che stancante.” dice Oikawa, sottovoce e alzando le sopracciglia, e Sawamura spalanca la bocca per la sorpresa, prima che tutto il suo corpo diventi di un rosso scuro. Hajime non capisce che cosa intenda Oikawa, ma Sawamura ovviamente sì e, qualsiasi cosa sia, lo mette in imbarazzo. Tipico dell’alzatore. 

“Okay, andiamo.” Dice Hajime, catturando Oikawa in una leggera stretta al collo e trascinandolo via, annuendo a Sawamura. 

Aspetta finchè Oikawa non si è riscaldato con alcune alzate leggere prima di fermarsi e mettersi le mani sui fianchi. “Perchè stavi punzecchiando Sawamura?” 

“Andate molto d’accordo.” Dice Oikawa. Non c’entra nulla.

“Direi di sì.” Dice Hajime. “A entrambi piace la pallavolo. Ed è calmo.” 

“Preferisci le persone calme, Iwa-chan?” Oikawa gli passa un’alzata alta, all’improvviso, e deve saltare per colpirla. 

“Un avviso la prossima volta, Oikawa!” La palla colpisce bene il centro del suo palmo. Le sue alzate sono belle, anche quelle bastarde. L’impatto della palla sul pavimento della palestra è rumoroso e secco come lo sono sempre le schiacciate di Hajime. 

“Non ne hai bisogno” Replica Oikawa. “Avvertimenti per le mie alzate. Colpisci tutto quello che ti mando. Sei l’unico che può farlo.” Un breve sorriso gli appare sul volto lucido per un sottile strato di sudore e i capelli bagnati si attaccano alle sue guance.

Le viscere di Hajime si stringono e lui si lecca le labbra. “Non solo persone calme.” dice, avendo la sensazione di essersi perso qualcosa. 

Oikawa gira la testa verso di lui. “Hmm?”

“A volte mi piacciono le persone calme.” Dice Hajime. “Ma a volte mi piacciono mocciosi egoisti con una pessima personalità.”

Poi distoglie lo sguardo dall’amico, perché si sente imbarazzato e nervoso e anche perché sa che che gli rivolgerà uno di quei sorrisi compiaciuti e arroganti che gli fanno brillare gli occhi. Quell’espressione sul viso di Oikawa lo lascia sempre con una strana sensazione nel petto e l’allenamento di squadra sta per iniziare.

“Allora va bene.” Dice Oikawa e Hajime sente il suono della palla sulle mani anche senza guardare e salta esattamente dove gli piace colpire. Non è una di quelle alzate millimetriche che usa così spesso la Karasuno sul campo, ma è comunque perfetta. Schiaccia con tutta la sua forza e sorride quando atterra esattamente dove voleva. 

“Cosa va bene, stramboide?” Dice, mentre il loro coach soffia nel fischietto, richiamando la loro attenzione. Le labbra di Oikawa si contraggono. È carino, lo stronzo. Hajime gli colpisce il braccio con la spalla. “Non c’è bisogno che tu sia geloso di me.” Sussurra dietro una mano,  andando a intuito, mentre il coach espone il piano per l’allenamento di gruppo di oggi.

“Iwa-chan, parlare mentre parla il coach? Così irresponsabile.” Gli occhi di Oikawa lo evitano, il che significa che probabilmente aveva ragione.

Hajime sta per rispondere, quando il coach lo blocca con quel suo sguardo perforante come fosse un appunto sulla bacheca. “Iwaizumi. Corsa.”

Oikawa ridacchia e Hajime sospira. “Sì, coach.” Dice e inizia a correre ricambiando il sorriso non-così-compassionevole di Sawamura. 

Dopo l’allenamento, Oikawa inizia a litigare con uno del secondo anno per il suo monociglio mentre Hajime aiuta gli altri a rimettere a posto i palloni. Sawamura aiuta, ridendo. “Sai, non lo facevo da anni.” 

“Neanch’io” Dice Hajime. “Penso di esser diventato un po’ viziato da senpai.” Guarda verso Oikawa, che ancora non ha raccolto un singolo pallone, e ora sta ridendo davanti al ragazzo del secondo anno che ha fatto agitare fino a fargli metaforicamente uscire fumo dalle orecchie. “Non viziato come quello, comunque.”

“Be’, i capitani alla Karasuno non vengono scelti per le abilità.” Dice Sawamura. “Ennoshita, il capitano della Karasuno, è diventato titolare solo quest’anno. Non è il giocatore più bravo della squadra, né il più ammirato. Ma ha leadership.” Raccoglie un’altra palla. “Quindi magari io non mi devo preoccupare dell’ego di Oikawa.” 

“Lui non è veramente…” Hajime esita. “Non è come credi, probabilmente.” 

Sawamura è nuovamente divertito. “Siate amici da tanto tempo, Iwaizumi. Sono sicuro che non saresti amico con qualcuno che non sia una brava persona.”

“Oikawa è spazzatura.” Dice Hajime pensieroso e Sawamura sgrana gli occhi. “Ma, voglio dire. Spazzatura buona. Probabilmente.” 

“Un sacco di ‘probabilmente’.” 

“È difficile sapere cosa pensi Oikawa. È molto bravo a nascondere le cose.” 

Oikawa arriva ad aiutare quando sono rimasti solo pochi palloni da prendere, dopo esser riuscito ad irritare il ragazzo del secondo anno a tal punto da essere ripreso dal vice capitano e Hajime gli lancia un’occhiataccia. “Così gentile da parte tua unirti a noi.” 

“Sembrava che voi ragazzi vi steste divertendo così tanto facendo lavoro da servi, che non volevo intromettermi.” Hajime grugnisce. “Oltretutto, la ragazza di quel secondo anno ha una cotta per me e dovevo rigirare il coltello nella piaga.”

“È terribile.” Dice Hajime. “Probabilmente la incoraggi anche, perchè sei uno stronzo.” 

“Pensa che non dovrei essere alzatore,” Dice Oikawa, abbassando il tono della voce. “Perchè teoricamente lui doveva essere il prossimo a diventare l’alzatore titolare, e che l’abilità non importa. Io penso che dovrebbe starsene zitto.” 

Hajime mette la mano sul retro del collo di Oikawa. “Quindi la tua soluzione è sedurgli la ragazza?” 

“Non ho bisogno di sedurla, è una donna adulta che può decidere da sola. Io posso solo ricordarle che io sono di gran lunga più attraente e talentuoso e migliore in tutto e che quindi dovrebbe fare un upgrade.” 

“I ragazzi non sono telefoni.” Replica Sawamura perplesso, le sopracciglia aggrottate. 

“E poi probabilmente non la vuoi neanche frequentare.” Aggiunge Hajime. 

“Può comunque fare di meglio.” Dice Oikawa. “Lui ha un solo sopracciglio.” 

“L’aspetto non è tutto.” 

Oikawa rivolge un sorriso gentile ad Hajime. “Qualcuno un giorno avrà una cotta per te, Iwa-chan, non preoccuparti.” 

“Ora che viviamo insieme è più facile ucciderti nel sonno.” Gli dice Hajime, stringendo la mano in pugno, lasciandolo e stringendo di nuovo. “Come promemoria.” 

“Spaventoso.” Dice Oikawa, senza suonare minimamente spaventato, incontrando il suo sguardo. 

Ma parlare di dormire ricorda ad Hajime della situazione letto e di tutto il resto che prima dell’allenamento lo infastidiva, quindi distoglie lo sguardo per primo.

“Ah, Sawamura, comunica a Freschezza-kun che lo aspetto all’allenamento di domani.” Dice dolcemente OIkawa, senza l’intento mirato che aveva colorato le sue parole poco prima e Sawamura arrossisce di nuovo, ma sorride. “Sawamura dovrebbe essere il mio alzatore di supporto.” 

“Lo farò sapere a Suga.” Dice e Hajime li guarda, ancora confuso, ma Sawamura non sembra arrabbiato e neanche Oikawa, quindi non è niente di cui si debba preoccupare. 

Finiscono velocemente e Hajime rimane indietro per scusarsi con il coach per aver parlato durante l’allenamento. Il coach lo congeda, senza sembrare poi molto arrabbiato. “Non lasciarti distrarre da Oikawa la prossima volta.” Dice e Hajime incespica dicendo: “Sì, coach.” prima di dirigersi verso lo spogliatoio. 

Oikawa lo sta aspettando davanti alla doppia porta dello spogliatoio. “Cosa?” 

“Mi assicuro che tu non sia nei guai.”

“Se lo fossi, non sarebbe colpa tua?” 

“Stavo tifando per te mentre correvi, Iwa-chan. Tifando silenziosamente.” 

Hajime gli offre uno sguardo piatto mentre entrano nello spogliatoio. La maggior parte della squadra ha già sloggiato, dato che è Martedì e sicuramente tutti hanno incarichi su cui lavorare, Hajime compreso. Sospira e lascia cadere la sua borsa, sprofondando su una panca per togliersi le ginocchiere.

Oikawa si siede accanto a lui, troppo vicino, e appoggia la testa sulla spalla di Hajime. La sua guancia è soffice e calda. “Che succede oggi, con tutti i sospiri e il broncio?” 

All’improvviso ti comporti in modo strano e non so neanche perchè, pensa Hajime, ma dice: “Ho finito l’allenamento, ma non significa che mi libererò di te.” Si alza, lasciando il nulla come appoggio alla testa di Oikawa, sbilanciandolo di conseguenza. Tuttavia ha ottimi riflessi e riesce a non cadere.

“Sai, un sacco di persone lottano per le mie attenzioni, Iwa-chan.” 

“E allora esci con qualcuna di loro.” Borbotta e Oikawa ride, capendo quello che Hajime ha detto, nonostante metà sia andato perso mente levava la maglia.

Hajime incontra uno dei suoi sorrisi più fastidiosi quando lancia la maglia verso la borsa e inizia a levarsi i pantaloncini sportivi. “Ma nessuna di loro si sta spogliando.” Gli occhi dell’amico brillano di malizia e le guance di Hajime iniziano a bruciare quando Oikawa lascia scivolare deliberatamente il suo sguardo sul petto di Hajime e poi sulla sua pancia. “Iwa-chan è così vergine, fa sentire speciale un uomo.”

“Fai schifo” Dice Hajime. “E poi chi ha detto qualcosa sull’essere vergine? Solo perchè non sono andato a letto con ogni ragazza che mi ha guardato durante il primo mese di università, come qualcuno che potrei nominare-” 

“Solo quelle che profumavano di fori.” Corregge Oikawa. “Mi faceva sentire come Casanova.”

Hajime resiste al bisogno di colpire in testa il suo amico. “Ti vuoi veramente comportare così da pervertito davanti alla squadra?” Chiede, ma quando si guarda intorno, realizza che sono gli ultimi due rimasti. “Per chi stavi dando spettacolo allora?”

“Non sono io quello che sta dando spettacolo.” Replica con leggerezza Oikawa, il sorriso angelico. Hajime non è mai stato ingannato da quella recita. 

“Mi faccio una doccia.” 

“Con le mutande?” Oikawa alza l’orlo della propria maglia. “Non ti preoccupare, sono sicuro che tua madre ci abbia scritto sopra il tuo nome.” 

“Era un solo paio!” Hajime fa del suo meglio per non reagire alle provocazioni di Oikawa, ma è praticamente un riflesso, non può farci niente. “E avevo tredici anni!” Fa una smorfia. “È per questo che stavi cercando nel mio cassetto della biancheria? Per vedere se ci fosse ancora il mio nome sopra?” Non direbbe che Oikawa non possa farlo. “O…”  Stringe gli occhi. “Stavi pianificando di scriverlo tu?” 

“Che vergogna!” Dice Oikawa. “Come potresti accusarmi di qualcosa del genere, Iwa-chan? Dovresti fidarti di me come io mi fido di te.” 

“Mi fido di te fin dove ti posso lanciare.” 

“E quanto è lontano?”

 “Vuoi scoprirlo?” Hajime contrae le labbra. 

“Non dovresti essere cattivo con me, Iwa-chan. Non sai che sono perfetto?” Oikawa sbatte le palpebre e Hajime si chiede se siano lunghe abbastanza per poterle prendere e staccare. 

“Hai una foto di Kageyama che si inchina davanti a te come sfondo del telefono.” Replica Hajime, prendendo asciugamano e sapone dalla borsa, dopo aver buttato di lato i vestiti sudati. “Chiaramente non hai alcun senso del pudore.” 

“Niente mi da più gioia di umiliare Tobio-chan.” Dice Oikawa, il sorriso che si affila. “Tranne forse umiliare Ushiwaka-chan.” 

“Penso che stiamo ancora aspettando per quest’ultima.” È la risposta asciutta di Hajime e Oikawa sbuffa, passandosi una mano fra i capelli. “Meglio che rimani sulle vittorie che sei in grado di avere su Kageyama.”

“Scriverei sicuramente il suo nome sulle mutande di Tobio-chan.”

“Questo è il motivo per cui tutti pensano che la tua personalità faccia schifo,” Dice Hajime. “Perché effettivamente lo fa.” 

“Non c’è spazio per scriverlo sulle tue, dato che sono così piccole-” 

“Sono solo slip, Oikawa!” Echeggia nello spogliatoio, insieme alla risata dell’altro ragazzo. 

“Preferisco in assoluto la tua faccia agitata.” Dice Oikawa, Hajime afferra l’asciugamano e lo mette sopra al collo per nascondere l’inspiegabile rossore che lo sta chiaramente scaldando. “È quando Iwa-chan è più carino. Piaceresti a tutte le ragazze se fossi sempre così.” 

“Stai zitto! Chiudi il becco!” 

Hajime si fa strada verso le docce, togliendosi le mutande mentre dà le spalle ad Oikawa e aprendo l’acqua al massimo. I piedi di Oikawa sbattono rumorosamente sulle mattonelle mentre si mette nella doccia accanto a quella di Hajime, canticchiando stonatamente. 

“Hey.” Dice Oikawa e Hajime lo guarda in risposta. Ha la testa buttata indietro, l’acqua che scorre sul petto, i capelli morbidi e bagnati. I suoi occhi sono chiusi. 

“Sì?” Chiede Hajime. 

Oikawa si allunga e gli toglie i capelli bagnati dagli occhi, le lunghe dita che si intrecciano nelle ciocche bagnate, poi posa la mano sulla sua guancia. Le viscere si ritraggono dalla pancia di Hajime. “Sei veramente carino quando sei agitato.” Dice Oikawa, con occhi fermi e seri. La mano si trascina più in basso, sul collo di Hajime, e poi si ferma sulla sua spalla. Lo solletica, forse, o almeno gli fa venire la pelle d’oca al suo passaggio. 

Hajime pensa che le sue mani siano ruvide e calde persino in confronto con l’acqua calda che lo colpisce. “Oikawa?” Si blocca sul nome dell’amico, le interiora tutte intrecciate, e lui continua a guardarlo, lo sguardo più strano negli occhi. Quando si è avvicinato così tanto? Il pollice disegna dei cerchi sulla sua clavicola e Hajime sembra non riuscire a respirare mentre sente il respiro dell’amico sulla sua fronte bagnata. “Che cosa stai…” 

Le mani di Oikawa si staccano e lui distoglie lo sguardo. “Anche se comunque non carino quanto me.” Dice, tornando sotto la propria doccia, e Hajime si era quasi dimenticato di cosa stessero parlando, distratto da qualunque sia la reazione che sta avendo all’altro. Hajime si dice che è soltanto Oikawa. 

“Ultimamente ti stai comportando in modo sbagliato.” Dice, lavando il sapone dal suo corpo, e Oikawa batte le palpebre, sorpreso. L’acqua si raccoglie sulle sue ciglia ed è una di quelle rare espressioni genuine sul suo volto, che lo fanno veramente sembrare carino piuttosto che finto.

“Sbagliato?” Oikawa alza un sopracciglio, la sorpresa scomparsa, e sostituita con qualcosa che Hajime non riesce proprio a capire. Il vapore sta iniziando ad annebbiare la doccia, quindi non può comunque vedere chiaramente il suo volto. “Che vuoi dire?”

“Non importa.” Dice Hajime, visto che non gli piace il tono di Oikawa. “Io sono solo…” Chiude l’acqua, il suo cuore che continua a battere veloce, la mano dell’altro ancora un fantasma sulla sua spalla. “Ho finito.”

 

“Non aspettarmi, Iwa-chan.” dice Oikawa e Hajime può sentire i suoi occhi penetranti di sulla schiena. “Farò tardi stanotte.”

“Va bene. Certo.” 

Hajime volutamente non pensa alle mani di Oikawa sulla sua pelle mentre si veste, o mentre sta camminando verso casa. Non pensa al respiro caldo di Oikawa sulla sua fronte mentre sta preparando il riso, e non pensa allo sguardo irriconoscibile e intenso sul viso di Oikawa mentre lavora sui suoi compiti. Hajime certamente non pensa a quanto Oikawa sembrasse serio, la voce bassa e pesante, mentre si lava i denti. 

“Fottuto Oikawa.” Mormora a se stesso Hajime mentre va a letto intorno a mezzanotte. “Che cosa sta facendo?” 

Oikawa non torna a casa fino alle quattro del mattino, togliendosi rumorosamente le scarpe e sbattendo su qualsiasi cosa mentre si fa strada verso la camera da letto, svegliando Hajime con il rumore. Apre la porta lentamente, sbrirciando dentro, e Hajime con gli occhi appannati lo guarda togliersi il maglione e i jeans, poi armeggia con il cinturino dell’orologio da polso. 

Oikawa guarda il proprio letto per un momento e Hajime pensa per un attimo che dormirà lì, ma poi si avvicina lentamente al suo letto, e Hajime sospira, spostando le coperte per lui senza lamentarsi.

L’odore di liquore segue Oikawa mentre si infila nel letto. Il cuore di Hajime sussulta al leggero sfiorarsi della pelle, il braccio dell’altro che scivola sul suo petto. I suoi capelli, più disordinati del solito, solleticano le labbra e il mento di Hajime. Lui è caldo, ed è ancora inverno, quindi non protesta quando si stringe ancora di più.

“Dove sei stato, Oikawa?” Chiede Hajime. “È martedì.”

Oikawa spinge la sua guancia su quella di Hajime. “Iwa-chan, sempre a far finta di essere mia madre.”

“Finiscila.” Dice Hajime. “Mi è permesso preoccuparmi per te, dato che sei un tale disastro. Non so neanche perché mi sforzo, dato che probabilmente stavi solo flirtando con delle ragazze.” 

“Solo una.” dice Oikawa. “Pompiere.”

 Hajime si strofina gli occhi. “Di nuovo lei?”

 “Yep.” Dice Oikawa, un biascichio ubriaco nella sua voce. “Di nuovo lei.”

 “Oh.” Dice Hajime e, per qualche motivo, trova difficile tornare a dormire. 

 

*** 

 

Vincono la partita successiva. Oikawa è in forma smagliante, distruggendo la difesa dell’altra squadra finché l’attacco non riesce più a colmare il divario. 

“È stato super divertente.” Dice Oikawa, quando Hajime menziona che non c’era bisogno di essere così brutali, offrendo comunque la mano per il loro solito cinque dopo partita. “Non mi divertivo così tanto da quando ho detto a Kunimi che il ripostiglio era infestato.” Hajime alza le spalle, perché effettivamente è stato divertente. 

Sta per lasciare la palestra e seguire il resto della squadra negli spogliatoi quando sente qualcuno chiamare il suo nome.

“Iwaizumi?” Hajime si gira e vede una donna che lo aspetta, le mani strette davanti a lei. I capelli in due code ai lati del suo viso molto carino. Lei sta fissando il suo collo, invece del volto. 

Hajime espira. Nota che ha una lettera d’amore, bianca con un cuore rosa attaccato per per chiuderla. Probabilmente vuole che lui la consegni ad Oikawa da parte sua.

Lei si morde il labbro. “Sono Kawasaki Mayumi” dice. “Siamo insieme nel corso di business.” Lo sono, realizza Hajime. Il nuovo semestre è appena iniziato e Hajime fa fatica a tenere traccia di tutte le nuove persone che vede nelle classi. “Mi stavo chiedendo se tu potessi…”

“Posso darla a Oikawa da parte tua, certo.” Interrompe Hajime, indicando la lettera. Lei non è proprio il tipo di Oikawa, il che è un peccato, perché è adorabile. Ad Hajime piace l’espressione delle sue labbra, perché sembra sorrida molto, e i suoi capelli sono un po’ selvaggi, come quelli di Oikawa, spessi e morbidi.

 Lei arrossisce come un pomodoro. “Non…” Deglutisce. “Non è per Oikawa, è per te.”

 Hajime rimane a bocca aperta. “Per me?”

 “Sì” Risponde, arrossendo ancora, e gli porge la lettera. “Per favore leggila.” 

“Okay.” dice lui, prendendola passivamente dalle sue mani. La ragazza gli rivolge un sorriso aperto, asimmetrico e grazioso e poi se ne va. Hajime si dirige stordito verso lo spogliatoio, la lettera in mano.

Oikawa lo guarda per primo e poi i suoi occhi cadono sulla busta, il sorriso che diventa uno da squalo.

“Una lettera d’amore? Iwa-chan, così popolare!”

“Senti chi parla.” replica Hajime, toccando con il pollice il sigillo a forma di cuore.

“Era carina?” chiede Sawamura e Hajime pensa alle due code e a quel sorriso stranamente familiare.

“Sì” dice Hajime. “Molto carina.”

Quando Hajime li guarda di nuovo, il sorriso di Oikawa è diventato più affilato. “Leggerai la lettera?”

“Dovrei” dice Hajime. “Abbiamo un corso in comune. Sarebbe scortese ignorarla.”

“Il bambino è cresciuto!” lo prende in giro Oikawa, mentre Sawamura ridacchia nella mano. “Persino i dinosauri possono avere ammiratori. Ti insegnerò come gestire la tua agenda sociale, Iwa-chan, anche se non sarà mai piena come la mia.” 

“La sua modestia è motivante.” mormora Sawamura, mentre Hajime lancia un’occhiataccia ad Oikawa. 

“Io ti uccido, Oikawa.” dice, pensando a tutte le lettere che l’amico ha ricevuto da quando avevano tredici anni. Questa però è per lui, ed è un evento così raro che non gli importa veramente delle prese in giro di Oikawa. 

Hajime aspetta finché non rimane solo per leggere la lettera. È roba abbastanza standard, su come a lei piacerebbe conoscerlo meglio e lo ammira come atleta e cose del genere. Alla fine ha scritto il suo numero di telefono, in una grafia regolare e carina con i kanji del suo nome scritti sotto. 

Hajime riesce a sentire Oikawa che traffica in cucina, sperando che non distrugga niente, e il forte rumore di una partita di pallavolo in televisione. Se Oikawa è occupato, probabilmente è sicuro chiamare. 

Prende il telefono e digita il numero di Kawasaki Mayumi.

Più tardi, Oikawa lo guarda mentre sono rannicchiati sul divano per vedere uno di terribili film di invasioni aliene che piacciono a lui. Durante una pausa pubblicitaria, compare il trailer per qualcos’altro e gli occhi di Oikawa si allargano per l’eccitazione. “Non sapevo che ne stavano facendo un film, dobbiamo andare a vederlo.”

Hajime, ancora confortato dal successo della conversazione con Kawasaki, sorride affettuosamente ad Oikawa, afferrandogli un dito del piede, che si stava muovendo avanti e indietro. “Certo.”

“Alla prima.” Dice Oikawa.

“Non andiamo sempre alla prima?” Chiede Hajime. “È la nostra cosa.”

“Sei terribilmente disponibile, Iwa-chan.” Oikawa rivolge ad Hajime un’occhiata dubbiosa. “Perché sei così di buon umore?”

“Ho un appuntamento” replica Hajime, passando distrattamente il pollice sul polpaccio di Oikawa. “Con la ragazza della lettera.”

“Un appuntamento?” Oikawa lo guarda all’improvviso, il film abbandonato mentre si raddrizza sul divano. È così alto quando si siede dritto e, con le gambe tese su di lui, Hajime si sente metà della sua altezza.

“Non sembrare così sorpreso.” borbotta Hajime.

“Non fissarlo per questo giovedì! Hai promesso di cucinare per me.” Oikawa gli mette il broncio e Hajime, sorpreso, annuisce.

“Non l’ho fatto.” dice Hajime. “Mi sono ricordato.”

“Iwa-chan, se ti trovi una ragazza, non sarò più la tua persona preferita. Sparirai.” Oikawa sembra sinceramente turbato per questo, nonostante i suoi tentativi di un tono noncurante e Hajime vuole dirgli che se lui è ancora qui, dopo tutto questo tempo, dopo tutti i capricci e le strane richieste e gli insulti per l’ego fragile di Oikawa, non c’è modo che una fidanzata lo faccia scomparire. 

Tuttavia Oikawa è sempre stato possessivo e Hajime lo sa. Sa che Oikawa ha sempre paura che le cose gli scivolino tra le dita: persone, vittorie, reputazione. Trama e complotta tutti questi modi per mantenerli e non sembra realizzare che non ci sia bisogno di essere così spaventato. 

Ma è la dolcezza di Oikawa, nascosta sotto le lingua tagliente e i sorrisetti, che lo ha reso qualcuno che Hajime vuole proteggere. 

“Chi dice che ora tu sia la mia persona preferita?” replica invece Hajime, dando un colpetto sulla fronte di Oikawa. 

“Chi altro dovrebbe essere?” dice Oikawa, di nuovo con quelle dannate ciglia che sbattono, e Hajime lo colpisce nello sterno.

 

 *** 

 

Hajime gioca con il bottone più alto della sua camicia, chiedendosi se dovrebbe chiuderlo. Deve uscire per incontrare Kawasaki entro cinque minuti, quindi non può veramente permettersi di essere così indeciso quando deve ancora prendere portafoglio e telefono.

“Aperta.” dice una voce dietro di lui, proprio mentre si era deciso a lasciarla abbottonata. 

“Cosa?”

Oikawa gli arriva davanti e si allunga per aprire il primo bottone della sua camicia. Le sue dita sfiorano la gola di Hajime e il suo cuore accelera per la vicinanza. “Dovresti lasciarla aperta. Sembra che ti ci sia impegnato di meno.”

Oikawa ha un buon odore, come riso per il sushi appena cotto e Hajime batte le palpebre per spazzare via il pensiero. “Io non-”

“Iwa-chan, sembrava dovessi andare ad incontrare la fidanzata di tuo padre, non la tua.” Oikawa scruta criticamente Hajime e allarga il colletto della camicia. “Ora stai bene.” 

“Che c’è sotto?” sussurra Hajime, posando le mani sui fianchi di Oikawa, mentre lui si ferma sulla spalla della camicia. I muscoli si contraggono sotto le sue mani e, quando Hajime lo guarda sorpreso, Oikawa lo sta guardando con un’espressione pensierosa che cambia velocemente in un sorriso non appena nota che Hajime ci ha fatto caso. 

“Cosa?”

“Non sei mai gentile senza un motivo.” lo informa Hajime.  Riesce a distinguere i pori sul naso dell’altro. Sono piccoli e puliti, perchè Oikawa è ingiusto. Non ha mai avuto i problemi che aveva Hajime durante le superiori. “Quindi?” 

“Non c’è niente sotto.” risponde spensieratamente, facendo un passo indietro e liberandosi dalle mani dell’amico. Hajime afferra il nulla e cerca di raggiungere di nuovo Oikawa prima di realizzare che sarebbe strano. “Sto solo facendo il buon amico. Hai bisogno di tutto l’aiuto possibile per far innamorare una ragazza di te.”

Hajime grugnisce, preparandosi a seguire l’amico, quando nota l’orario sulla sveglia accanto al letto. “Farò tardi!” 

“Invece no.” dice Oikawa, offrendogli telefono e portafoglio, con un sorriso strano e sottile. “Buona fortuna, Iwa-chan.” 

“Grazie.” mormora Hajime, prendendoli e correndo fuori con le scarpe slacciate, cercando ancora di capire quel sorriso. 

 

*** 

 

Si diverte molto con Kawasaki. Lei è simpatica, giocosa e a lui piace. Le piace la pallavolo, gioca in una squadra di softball e ama molto gli orsetti gommosi. 

Parlano delle loro squadre, delle superiori e Hajime non riesce a capire chi gli ricordi, ma lo attrae molto il modo in cui quasi brilla di malizia.

Quando è il momento di separarsi, lui dice: “Dovremmo… farlo di nuovo.” e lei gli rivolge un gran sorriso.

“Non mi ero mai dichiarata ad un ragazzo prima d’ora.” Ammette. “Non pensavo che questo tipo di cose funzionassero davvero.”

Hajime alza le spalle. “Sei una persona fantastica, probabilmente troppo fantastica per me, ma se ti piaccio…”

“Sì, mi piaci.”

“Okay.” dice Hajime, sentendosi ancora frastornato da tutto quanto. Questo è il genere di cose che capitano ad Oikawa, non a lui. “Quindi sì, potremmo…” Si incespica. “Potremmo… uscire di più. O qualcosa.” 

È sorpreso quando lei concorda entusiasta. 

Si separano alla stazione dei treni perché lei vive ancora con i suoi genitori e Hajime vicino al campus. La accompagna fino ai tornelli, prima di risalire per prendere l’autobus fino a casa. 

Oikawa non c’è quando arriva a casa e, quando Hajime si sveglia la mattina dopo, ancora non è rientrato. Quando finalmente torna a casa, intorno alle due del pomeriggio, solo un’ora prima di dover uscire per gli allenamenti, odora di profumo e sigarette e Hajime lo spinge nel bagno per farsi una doccia e chiude la porta senza dire una parola.

“Com’è stato l’appuntamento?” Chiede Oikawa, mentre escono di casa. Ha delle occhiaie nere sotto gli occhi e le labbra sono secche. Sembra stanco e, secondo Hajime, triste.

“Bene.” Risponde e Oikawa gli rivolge uno sguardo mezzo aperto, le folte ciglia che fanno ombra sulle sue guance sotto il sole del pomeriggio.

“Non che tu abbia molto con cui compararlo, no?” Dice Oikawa, le labbra contratte. Hajime lo colpisce sul braccio, non troppo forte perché sembra quasi possa rompersi se lo colpisce a piena forza. 

Sugawara è in palestra e Oikawa passa la maggior parte del tempo a fare passaggi con l’altro alzatore, mentre parlano a bassa voce. Durante l’allenamento individuale, Hajime si ritrova a sentire la mancanza dei suoi commenti beffardi e continua a guardare verso di lui, stupendosi del nodo che ha in gola.

“Sembri un uomo che è andato in vacanza senza il cane.” Gli dice Sawamura e, appena si trovano ai lati opposti della rete, Hajime gli manda una schiacciata troppo forte da poter ricevere. 

 

*** 

 

Kawasaki Mayumi entra molto facilmente nella vita di Hajime. È libera la sera solo nei weekend, quindi Hajime non si sente in colpa se tutte le sere rimane agli allenamenti fino a tardi con Oikawa, mentre si preparano per l’imminente stagione. Qualcuno deve assicurarsi che l’alzatore non si faccia male mentre cerca di eseguire alla perfezione una nuova modifica al suo servizio e, come al solito, quella persona è Hajime. 

Si incontra a pranzo con Mayumi due o tre volte a settimana e il mercoledì lei gli prepara il pranzo, un bento piccolo e carino, con i wurstel a polipo e le uova sode intagliate a forma di  pulcino, che lo fa sentire come fosse tornato alle scuole medie, ma in un modo che lo lascia nostalgico e non imbarazzato. 

“Sei veramente una brava cuoca.” le dice Hajime, lei inclina la testa e lo informa che è brava in molte cose, il che lo lascia davanti a lei stupito e con gli occhi sgranati, prima di scoppiare a ridere. 

“Mia madre mi dice sempre che dovrei essere più modesta o non piacerò mai ai ragazzi.” Gli confessa e Hajime le sorride.

“La sicurezza è importante.” Dice Hajime e lei gli dà una gomitata, facendogli quasi cadere il polipetto di wurstel. 

“Probabilmente dici così solo perché vivi con Oikawa Tooru, forse ora sei immune all’eccessiva sicurezza. Penso che metà delle ragazze del nostro anno abbiano una cotta per lui.” 

“Penso sia per il suo viso.” Replica Hajime e Mayumi gli rivolge uno sguardo interrogativo. “È molto bello, giusto?” Oikawa ha sempre avuto il tipo di viso che attira l'attenzione e che ha il carisma per mantenerla. Lui lo conosce troppo bene per esserne geloso, ma a volte lo guarda e si chiede come possa così tanto e tutto assieme. Arrossisce, sentendosi un po’ ridicolo. “Cioè, attraente?”

“Ehm… forse?” Mayumi tamburella sul labbro inferiore con l’indice. “Ma penso sia più perché è alto e tiene le spalle indietro. Sembra così sicuro di essere il migliore.” Storce il naso. “Per nulla il mio tipo. Mi piacciono i ragazzi che pensano io sia la migliore.” Gli fa l’occhiolino e ride di nuovo. 

“Non conoscono Oikawa molto bene allora.” Replica Hajime. “Tu sei sicura. Lui è diverso.” Hajime pensa che non sia per nulla sicuro di sé. Parla così bene di se stesso perché crede che tutti gli altri, in qualche modo, sappiano che non è un genio, che non è un talento naturale come Kageyama Tobio, il kohai che l’ha spaventato tanto da spingerlo a perfezionare il servizio. “Spavalderia e sicurezza non sono la stessa cosa.” 

“Lo conosci molto bene, huh?” Chiede Mayumi e Hajime annuisce.

“Meglio di chiunque altro.” Replica, infilandosi finalmente in bocca il polipo di wurstel. “Delizioso.” 

I venerdì sera, mentre Oikawa è solitamente fuori a fare qualsiasi cosa faccia fino alle cinque del mattino, Hajime e Mayumi vanno fuori a cena, oppure al cinema. Mayumi ha un gusto molto eclettico, quindi alcune volte finiscono a guardare film americani con un sacco di esplosioni e alcune volte, come stasera, un film francese con i sottotitoli che passano troppo veloci perché lui riesca a leggerli. Prova ad immaginare se Oikawa vedesse un film del genere e ride, perchè si annoierebbe dopo i primi cinque minuti e inizierebbe a lanciare cose alle persone, con un’angolazione tale da far pensare che sia stato Hajime a lanciarle. 

“Quindi no ai film francesi.” Dice Mayumi mentre escono. “Me lo ricorderò.” Sposta i capelli dietro all’orecchio mentre lo dice e gli sorride. Mette il braccio sotto il suo mentre escono dal cinema. 

“Non è la parte francese.” Dice Hajime in fretta. “È più la… parte dei dialoghi pesanti.”

“Non ti piace alzare un poco il livello di pensiero nei tuoi film, Hajime?” 

“Più che altro non sono abituato a guardare film che non coinvolgano alieni, zombie, o qualche combinazione dei due--” 

“Iwaizumi!” Lo chiama una voce spensierata e Hajime blocca la sua risposta a Mayumi per vedere Sugawara con una mano attorno alla vita di Sawamura, che cammina verso di loro.” 

“Compagni di squadra.” Dice Hajime a Mayumi, che annuisce e appoggia la mano sul suo braccio.

“Sugawara, Sawamura.” Li saluta. “Questa è la mia ragazza, Kawasaki.”

“Ragazza?” La voce molto stupita di Sugawara si alza alla fine della frase. Si gira verso Sawamura, che alza le spalle. 

“Piacere di conoscerti, Kawasaki.” Dice Sawamura, inchinandosi, e Sugawara lo imita velocemente, sorridendole prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione all’amico. 

Mayumi si scusa per andare al bagno e Hajime si mette le mani in tasca, guardando interrogativo Sugawara. 

“È solo che... non mi aspettavo avessi una ragazza.” Dice, esitante. “Io pensavo… Oikawa…” Sawamura tira l’orlo della maglia di Sugawara, che smette di parlare. 

“Cosa su Oikawa?” Chiede Hajime duramente. “Sarà meglio che non si lamenti che non mi alleno abbastanza o lo-”

“Non è niente.” Interviene Sawamura. “Suga intendeva solo che Oikawa non lo ha menzionato agli allenamenti.” 

“Non lo menziona neanche con me, in pratica.” Dice Hajime. “Probabilmente è così basso nel suo radar delle cose di cui preoccuparsi che l’argomento non esce mai fuori.” 

“Ne dubito.” Dice Sugawara. “Oikawa si preoccupa di tutto, non credi?”

“Sì” Ammette Hajime. “Ma a volte è difficile capire come si senta riguardo alle cose.” Scrolla le spalle. “Non li ho ancora neanche presentati.” 

“Hmm” Dice Sugawara e poi la conversazione viene accantonata quando ritorna Mayumi, sorridendo, i capelli sciolti raccolti in due code. 

“Dovremmo andare.” Dice Hajime. “Voglio essere sicuro che Mayumi prenda il treno prima che sia troppo tardi.” Si gira a guardarla per sorriderle, ma poi si ricorda che deve guardare in basso e non in alto. “No?” 

“È stato un piacere incontrare i compagni di squadra di Hajime.” Dice Mayumi, inchinandosi di nuovo, prima di sorridere a entrambi. Gli occhi di Sugawara si allargano davanti alla sua espressione e poi passa lo sguardo con curiosità da Hajime a Mayumi. 

“E tu,” Dice Sawamura, questa volta mettendo lui il braccio intorno alla vita dell’altro. “Il nostro film inizia tra poco, quindi dovremmo andare.” 

Hajime e Mayumi camminano nella notte, i lampioni proiettano ombre interessanti sul viso di lei. Degli uomini d’affari ubriachi si spostano in gruppo da un ristorante ad un bar dietro di loro e quindi Hajime tira più vicina la ragazza per essere sicuro che nessuno la urti.

“Sembravano sorpresi dal fatto che tu abbia una ragazza.” Dice Mayumi con leggerezza, in quel modo che Hajime ha compreso significhi che vuole veramente sapere qualcosa, ma vuole anche non sembri importante. Hajime guarda la sua testa. I suoi capelli sono ordinati, con una parte a zig zag. Non come i capelli di Oikawa, quando è stravaccato sul divano su di lui. Sono sempre volontariamente disordinati. Altro della teoria ‘non provarci troppo’, immagina. 

“Conoscono me e Oikawa dalle superiori.” Dice Hajime, grattandosi il retro del collo. “Non ho mai veramente frequentato qualcuno.” 

“Perché no?” Chiede Mayumi. 

Hajime scrolla le spalle. “Un sacco di motivi. Alle superiori le ragazze notavano principalmente Oikawa, onestamente. Ed ero molto impegnato.” Nonostante tutti gli appuntamenti che aveva, l’amico in qualche modo era riuscito ad occupare un’incredibile porzione del suo tempo libero. Probabilmente perché non ha bisogno di dormire, o almeno così pensa, l’idiota. Scrocchia le nocche mentre immagina Oikawa chiedergli se sua madre è così fastidiosa-- 

“Hajime?”

Distolto dai suoi pensieri, guarda Mayumi. “Scusa, stavo solo pensando- pensando alle superiori.”

“Siamo qui.” Dice divertita, ed effettivamente sono già arrivati alla stazione dei treni. Hajime si scusa, farfugliando e arrossendo e lei ride, alzandosi sulle punte per sfiorargli la guancia con le labbra. Lui alza la mano per toccare il punto, imbarazzato ma contento.

Finché non ha già percorso metà strada verso casa, non smette di chiedersi se le sue guance siano meno sensibili del collo, perchè la sensazione della bocca di Mayumi sulla sua guancia era come una forma più debole del formicolio che prova quando le labbra di Oikawa scivolano sulla pelle sotto la mascella. 

 

*** 

 

Quando la stagione entra nel vivo, con le qualificazioni per il torneo primaverile e partite frequenti, Oikawa inizia ad andare in pezzi, allenandosi troppe ore in palestra. Hajime lo trascina via quando può, ma ci sono Mayumi e lo studio e anche altra roba che deve gestire, quindi non riesce a fare il poliziotto con i suoi orari come quando erano alle superiori e avevano gli stessi programmi.

Hajime va in salone alle cinque del mattino e trova l’amico ancora nello stesso punto dove l’aveva lasciato prima di andare a dormire, le ginocchia incastrate sotto il mento e gli occhi ancora rivolti al portatile, a guardare la stessa partita. “Ma che cazzo?”

“Giochiamo contro di loro settimana prossima.” dice Oikawa. “Devo memorizzare le loro debolezze per poterle sfruttare, ovviamente.” 

“Ovviamente.” Ripete lui, neutro, prendendo in considerazione i vestiti disordinati e gli occhi stanchi dell’altro. “Potresti guardare il video un poco tutti i giorni, invece di farti del male, pazzo.”

Prende un pallone che è rotolato lì dalla pila vicino all’ingresso e manda un servizio leggero sulla testa di Oikawa. Rimbalza con un suono soddisfacente e l’amico emette un altrettanto soddisfacente urletto di malcontento.  

“La ripetizione costante mi aiuta a imparare” dice Oikawa e Hajime sta per annuire, quando continua con: “tutti i modi migliori con cui distruggere la volontà di giocare dei miei avversari.” 

“La tua personalità è così orribile.” Replica lui, andando in cucina per prepararsi la colazione, mentre l’altro borbotta ancora al computer mentre il servizio passa alla squadra contro cui giocheranno la settimana prossima.

“Ah, Iwa-chan, stai indossando il tuo maglione carino.” Urla Oikawa verso la cucina e lui tocca il materiale con le dita. Aveva pensato di mettersi una delle magliette della squadra, ma Mayumi lo vede così ogni volta e si sente un po’ in colpa, perchè quando si incontrano lei fa sempre lo sforzo per essere bella, mentre lui è un disastro dagli allenamenti. “Occasione speciale?”

“Sì.” Risponde. “Viene la mia ragazza.” Infila due pezzi di pane bianco nel tostapane prima di camminare fino alla porta della cucina. “Sentiti libero di andartene, così da non incontrarla mai.”

Oikawa alza lo sguardo dal portatile, tutta la sua attenzione improvvisamente su Hajime. Si massaggia ancora distrattamente la testa, dove aveva colpito il pallone, e i suoi occhi, con delle occhiaie nere sotto, si stringono un po’, mentre lo squadrano da testa a piedi. Hajime incrocia le braccia con disagio, mentre lo sguardo dell’amico esita sulle gambe prima di risalire al suo volto. 

“Hai comprato dei nuovi jeans?” 

“Um, sì. Perché? Ci sto male?”

“No.” Gli risponde, mentre Hajime cambia posizione, sentendosi nudo sotto lo sguardo penetrante di Oikawa. “Voglio dire, non stai peggio del solito.” 

“Grazie.” Risponde ironico, tirando per un attimo il collo del maglione. “Per il complimento raggiante.” 

Oikawa brilla e torna a guardare la partita di pallavolo sul portatile. Hajime lo guarda per un paio di secondi, chiedendosi se dovrebbe prendere l’uomo più grande e portarlo a letto, ma invece lo lascia lì, ritirandosi in cucina per prendere i suoi toast.

“Quando vuoi.” Dice Oikawa dolcemente. 

“Se rimani” Aggiunge l’altro. “Dovresti sederti sul divano e coprire la macchia di cioccolato.” 

“Penso che dia un poco di stile alla stampa orribile.” È la risposta noncurante dell’amico e, suo malgrado, Hajime ridacchia. 

“Ti piacerebbe.” Replica, un sorriso che spunta sulle labbra mentre dà un morso al toast. 

Ha appena finito la sua piccola colazione quando suonano alla porta. Mayumi è dall’altra parte, sorridendogli felice con una scatola in mano.

“Hey.” Dice Hajime, e la invita ad entrare. Si toglie le scarpe all'ingresso. “Il mio coinquilino è qui, comunque.” 

“Il famigerato Oikawa Tooru.” Dice lei, esagerando l'aggettivo e lui alza un sopracciglio. 

“Famigerato?”

“Sì.” Risponde Mayumi. “L’hai fatto sembrare un po’ come un animale selvatico che vive nel tuo appartamento.”

“Probabilmente perché le storie strane risaltano, tutto qui. Oikawa è veramente il mio migliore amico.” 

“È per questo che è così strano che ci stiamo frequentando da quasi un mese e ancora non l’ho incontrato.” 

Hajime si acciglia. “Sì.” Ammette. “È strano.” La verità è che entrambi sembra lo stessero evitando. Ha portato Mayumi a casa solo quando sapeva che Oikawa sarebbe stato fuori e, quando ha provato ad organizzare dei possibili incontri, l’altro doveva magicamente essere da qualche altra parte, gli occhi scuri e il sorriso superficiale. Stringe i pugni solo pensandoci, perché odia non capire l’amico, nonostante succeda sempre di più mano a mano che crescono. 

Quando entrano nel salone, Oikawa è ancora accoccolato fra coperte e cuscini. 

Passa lo sguardo fra lei e la scatola nelle sue mani, prima che il suo viso sia trasformato dal brillante e vuoto sorriso che solitamente riserva alle persone che odia, mentre i suoi occhi diventano calcolatori. 

Hajime corruccia il volto. “Mayumi, lui è Oikawa. Oikawa, lei è la mia ragazza, Kawasaki Mayumi.” 

“Scusa per il disordine.” Dice l’altro ragazzo, dopo averla studiata per un lungo momento. “È la stagione del torneo e sto passando le notti a guardare le partite delle altre squadre.” 

“Lo capisco.” Dice Mayumi. “Io gioco a softball, quindi capisco come può essere quando si è nel pieno di un torneo. Hajime mi aveva già avvisata che le cose sarebbero state movimentate.” 

Oikawa mima sorpreso Hajime con le labbra, poi il suo sguardo si sposta ed incontra i suoi occhi. “Ah, così premuroso da parte tua, Iwa-chan.”

“Non posso rimanere molto oggi, comunque.” Dice Mayumi, girandosi a guardare il suo ragazzo. “Questi sono per te, ovviamente.”

Gli offre la scatola, lui la apre e ci trova dei cioccolatini. Sono dei bei, piccoli vortici di cioccolato bianco sopra dei fiori di cioccolata fondente. “Ah” Dice Hajime imbarazzato. “Abbiamo mancato San Valentino, anche se di poco.” 

“Amo fare la cioccolata.” Ammette lei. “Quindi non è stato veramente uno sforzo.” Lo guarda in attesa, ed è così piccola, pensa Hajime. Così bassa e piccola, con polsi sottili, anche se sa che lei è in grado di lanciare per un’intera partita di softball. Ogni volta che le prende la mano, si aspetta che sia più grande.

“Grazie.” Farfuglia. Oikawa li sta solo guardando e questo lo fa sentire a disagio. Prende un cioccolatino dalla scatola e lo assaggia, mordendone metà e masticando lentamente. C’è il caramello dentro. “Wow.” 

“Ti avevo detto che so fare un sacco di cose.” Dice Mayumi, sorridendo come prima e Hajime ricambia, leccandosi il cioccolato dalle labbra. 

Oikawa si alza e si avvicina a loro. Sta indossando la sua maglietta preferita dell’AREA 51, quella tinta a nodi con il collo allargato fino a mostrare le clavicole sporgenti, e un paio di pantaloncini sportivi delle superiori che hanno visto giorni migliori. In qualche modo, riesce comunque a sembrare bello, alto e slanciato e Hajime si chiede se lo sbalzo di calore nel suo stomaco sia gelosia. 

“Fammi assaggiare.” Dice, con quello che Hajime chiama il suo tono da moccioso, si sporge avanti e mette l’altra metà del cioccolatino nella sua bocca, la lingua che raccoglie la cioccolata sciolta dalle dita dell’altro ragazzo, che storce il naso. Il calore nella sua pancia diventa più forte, tra il solleticare della lingua e il modo in cui lui guarda Mayumi mentre ruba il dolce di Hajime.

Oikawa è così fastidioso.

“Kawasaki, è veramente molto buono!” È troppo rumoroso, ma mentre si lecca le labbra, il petto di Hajime si stringe e questa volta sa che è rabbia. 

“Avresti potuto prenderne un altro.” Borbotta Hajime, pulendosi la mano sui jeans e poi colpendo Oikawa sulla spalla. Lui continua a guardare Mayumi.

“Un uomo potrebbe innamorarsi di te se ne mangia troppi.” Dice, ancora concentrato su di lei, in un modo che fa stringere la gola di Hajime e lei gli sorride in risposta.

“Be’.” Dice, guardando il suo ragazzo e poi spostando di nuovo la sua attenzione su Oikawa. “Allora dovresti provare le mie torte, sono ancora meglio.” 

“Mayumi fa delle grandi torte.” Hajime stringe l’orlo del maglione. 

“Poi mi dovrai dare la ricetta.” Dice l’altro ragazzo.

“Decisamente non dovresti.” Interviene Hajime velocemente. “Oikawa ha bruciato la cucina del suo appartamento provando a preparare della cioccolata, non ci proverà qui.” 

“Iwa-chan pensa di essere mia madre.” Mayumi lo fissa di rimando e Hajime si sente stranamente lasciato fuori dalla loro comunicazione silenziosa. Finalmente Oikawa gli rivolge lo sguardo e gli mette un braccio sulle spalle. Però è diverso dal solito, come se lo stesse facendo per lei e non per dargli fastidio. “Ho già una mamma, Iwa-chan.”

“Hai bisogno di sei mamme.” Replica lui, togliendo il braccio dell’amico. La pelle di Oikawa è calda, probabilmente perché era sotto le coperte, ma sente comunque il bisogno di misurargli la febbre, per essere sicuro che non si stia ammalando a causa del sonno assente e degli allenamenti esagerati. Ma Mayumi è qui, e lui pensa che magari non darebbe la migliore delle impressioni. “Un’intera squadra di mamme.”

“Allora Kawasaki dovrebbe preparare la cioccolata per me, qualche volta.” Dice Oikawa allusivamente, inchinandosi leggermente. 

“Assolutamente no.” Dice Hajime immediatamente. Mayumi ride, coprendo la bocca con la mano e lui le sorride apertamente. 

Quando smette di scambiare occhiate con la ragazza per guardarlo, il viso di Oikawa è triste e scuro. Sorride non appena nota l’attenzione dell’altro ragazzo, ma lui sente di nuovo il bisogno di misurargli la febbre e assicurarsi che stia bene. 

“Ah, Iwa-chan, vado a dormire un po’.” Dice Oikawa all’improvviso, sorride dolcemente a Mayumi e non lo guarda completamente mentre si sposta per lasciare la stanza e dirigersi nella loro camera da letto. Sorride da sopra la spalla. “Devo lasciare soli i due piccioncini~” Se non lo conoscesse meglio, Hajime crederebbe a quel sorriso. “Magari la mia signorina pompiere mi preparerà la cioccolata.” Aggiunge allegramente e Hajime rimane stupito.

“Ma l’hai conosciuta a dicembre. La stai ancora vedendo?” Dice d’impulso, guardando il pavimento. 

“Devo fare rapporto sulla mia vita sociale, Mamma?” Oikawa ride e rivolge a Mayumi un ultimo sguardo. “È stato un piacere Kawasaki.”

“Anche per me, Oikawa.” Dice lei, arrossendo sotto la piena forza di quello che Sugawara definisce il sorriso che uccide le ragazze. La porta della camera sbatte e poi parte della musica. 

“Il famigerato Oikawa ha incontrato le tue aspettative?” Chiede, dopo aver preparato ad entrambi una tazza di tè. L’inverno sta lasciando spazio alla primavera, ma c’è comunque aria fredda e, nonostante i pavimenti riscaldati, il freddo si insinua dentro. Oikawa non avrebbe dovuto passare la notte sul pavimento, anche con svariate coperte. 

“Sicuramente è molto seducente.” Risponde lei e Hajime deglutisce. A lui… non è piaciuto. Non può pensarci molto ora, perché sta passando del tempo con Mayumi e non vuole sprecarlo, ma il modo in cui Oikawa la guardava è stato superfluo. Non si aspettava proprio che si comportasse così. 

“È fatto così.” Risponde alla fine Hajime. “Deve stare al centro dell’attenzione.” 

“È sempre stato così?” Chiede Mayumi. “Vi conoscete da quando eravate piccoli vero? Ti chiama Iwa-chan.”

“Lo fa per darmi fastidio.” Risponde. “Gli ho detto di smettere di chiamarmi così quando avevamo tredici anni. Chiaramente ha ascoltato.” Alza gli occhi al cielo. "Riguardo alla cosa delle attenzioni.... Be’, Oikawa non…” Non sa esattamente come spiegare alla ragazza che Oikawa non è mai sicuro di ricevere delle attenzioni che non si prende forzatamente, non sa neanche se dovrebbe spiegarlo. “Non è una brutta cosa. Non sono molto bravo a parlare, quindi... a volte…”  Si gratta il polso destro. “In un certo senso funziona, per noi.” 

Mayumi annuisce e beve un sorso di tè. Ha una strana espressione in volto, come se il tè fosse troppo amaro. 

“Gli dirò di non farlo più.” Dice Hajime, dopo un lungo silenzio. “Il flirtare.” 

“Bene.” Dice Mayumi e poi avvicina la sedia alla sua. Gli mette una mano sulla guancia e posa le labbra sulle sue in un bacio breve e casto, che lo fa sussultare. “Perché sei mio.”

La formulazione colpisce Hajime come sbagliata, per qualche ragione, mentre si strofina il labbro con il pollice, ma la ragazza gli sorride e non ha veramente importanza. 

Lei rimane solo per altri trenta minuti, abbastanza a lungo da permettere a lui di mangiare un altro cioccolatino e a lei di finire il sue tè. Alla porta lo bacia di nuovo sull’angolo sinistro della bocca e lui le sorride intontito mentre se ne va.

Si siede sul divano, le braccia attorno alle ginocchia, e i suoi pensieri tornano ad Oikawa.

Ma più pensa a com’è andato l’incontro fra il suo migliore amico e la sua ragazza, più si arrabbia. Sembrava tutto sbagliato, pensa. Anche il suo solito comportamento, come il furto di cibo e il contatto amichevole, sembrava studiato e appariscente e Hajime non capisce neanche perché. 

“Non provarci con lei.” Dice, quando l’amico torna in salone, arruffato per il sonno e la maglietta alzata sopra la pancia. “Lascio passare tutto il resto, ma… non farmi questo.” 

Oikawa si blocca, gli occhi immediatamente su Hajime. 

“Non ci stavo provando con lei.” Dice, misuratamente noncurante. “Ero solo gentile.” La voce graffiante, come sempre da appena sveglio. “Solo perché non hai alcun fascino Iwa-chan-” 

“Non stiamo diventando troppo grandi per nomi del genere?” 

“Come tu sei troppo vecchio per chiamarmi Tooru?” Chiede Oikawa. Colpisce giocoso il suo mento, nonostante la tensione che Hajime vede sul collo e la mascella. “Rilassati e basta, Iwa-chan.” Gli rivolge un sorriso, grande e falso, come se potesse calmare lui come calma le altre persone. 

“Non sono qualcuno che hai bisogno di manipolare per farti notare.” Dice Hajime, alzandosi dal divano per mettersi davanti all’amico, abbastanza lontano da non dover alzare la testa per guardarlo negli occhi. “Sono qui, okay? Sono qui e ti rispetto e ti presto attenzione, quindi non rovinarlo solo perché puoi.” 

“Non lo farei--” Dice, troppo forte e brusco, prima di coprirsi il viso con entrambe le mani e massaggiarlo, poi le lascia cadere. “Non ci stavo provando con lei.” Ripete, guardando dritto ad Hajime. “Non lo farei, okay?” È tremendamente serio e il viso è spezzato come fosse a metà fra piangere e urlare. È l’espressione che fa quando sta provando un nuovo servizio e non riesce a farlo dopo giorni di allenamento, oppure ogni volta che guarda Kageyama e vede un gigante dall’altro lato della rete.

È l’espressione che Hajime odia di più sul viso di Oikawa. Ma non può occuparsene ora, non mentre i suoi stessi pensieri sono così confusi. 

“Va bene.” Dice. “Va bene.” Si gira, con l’intenzione di chiudersi in camera per il resto della serata, fino al momento in cui riuscirà a guardare l’altro ragazzo senza volerlo colpire.

“Lei è..” Dice Oikawa sommessamente, molto sommessamente. “Lei è brava a preparare la cioccolata, non è vero?”

Sorpreso, Hajime si gira a guardarlo. Ha di nuovo controllo sul suo volto, un sorriso falso e pigro a contrastare la tristezza negli occhi che qualcuno che conosce Oikawa da tanto tempo quanto lui riesce a vedere. “Sì, lo è.”

“Migliore di me, immagino. Dopotutto, i suoi sono commestibili.” 

Ad Hajime sembra di star perdendo qualcosa, che renderebbe comprensibile il comportamento dell’amico. Ma non sa cosa sia e sa che se lo chiede, non glielo dirà. “E probabilmente meno combustibili.” 

“Immagino non sarebbe corretto se io fossi totalmente perfetto.” Dice e Hajime aspetta il solito sorriso, ma invece… invece guarda soltanto il pavimento. Le labbra sono rosa come se le avesse morse durante il sonno. Anche la curva amareggiata della sua spina dorsale è... reale e Hajime vorrebbe indurire il suo cuore, ma non può. Ormai è una parte di lui e non può rimanere arrabbiato con quello stupido. 

“Ugh, vieni qui.” Oikawa non si avvicina, quindi fa lui un passo avanti e avvolge le sue braccia attorno alla vita dell’amico, proprio come aveva fatto dopo la prima sconfitta in cui era alzatore di partenza della Seijou contro la Shiratorizawa, stringendolo abbastanza da fargli capire che può appoggiare la testa sulla sua spalla e smettere di contorcere la sua faccia in espressioni stupide, perché lui non lo giudicherà. “Così impegnativo.”

“Iwa-chan.” Le labbra proprio dietro al suo orecchio. Hajime ha un brivido al contatto familiare che sembra non smetterà mai di influenzarlo. 

“Cosa?” Dice, alzando una mano per passarla attraverso i capelli intrecciati di Oikawa. 

“Mi dispiace di essere tanto più bello di te che ti devi preoccupare che ti rubi la ragazza.”  Hajime può sentire il sorriso spaccone dell’amico sulla sua mascella. 

Alza gli occhi al cielo. “Ti hanno mai chiamato spazzatura questa settimana? Perché lo sei.” 

“Sono la tua spazzatura preferita.” La risata leggera di Oikawa è calda e attenuata contro la pelle del suo collo.

“Immagino di sì.” Dice Hajime, sentendosi rosso e caldo nel tenere così l’amico, e non pensa ai due baci gentili di Mayumi fino a molto più tardi, dopo che Oikawa si è addormentato prendendo troppo spazio nel letto di Hajime, nonostante abbia il suo.

È stato il suo primo bacio. Sente che dovrebbe essere qualcosa di più importante di così.

 

 *** 

 

L’inizio di Aprile è più stato impegnativo di quanto si sarebbe aspettato. Però non a causa del suo carico di lavoro o di Mayumi. Principalmente a causa di Oikawa, che ha trovato il modo di passare la maggior parte di ogni giorno con lui.

Si ritrova a fare ogni genere di cosa, come andare a cena fuori con lui nei weekend; avventure in strani ristoranti stranieri nascosti in qualche parte della città. (Oikawa ha un talento nel farsi finire cibo sul viso mentre mangia, soprattutto quando sono soli, e Hajime ride e gli pulisce la salsa con il pollice dall’altra parte del tavolo.) 

A volte fanno una passeggiata al campus nell’aria tiepida di primavera, finché le orecchie e il naso dell’amico non diventano rossi dal freddo. “Perché non ti ricordi mai di indossare un cappello?” Gli chiede Hajime, parzialmente retorico. 

Oikawa gli sorride. “Iwa-chan ti occuperai di me se mi ammalo, vero?” Ride e l’altro contrae le labbra. “E poi stai sempre seduto in un punto a leggere e ti viene mal di testa. Una passeggiata ti aiuta a riposare gli occhi.” 

Hajime gli rivolge uno sguardo vuoto. “Quindi ora sei mia mamma?” 

“Mhh. No, sei ancora tu la mia.” Poi contrae giocoso il naso. “Sono solo un tuo amico più saggio, alto e bello di te, Iwa-chan.”

“Disgustoso.” Gli risponde ironico e l’amico unisce le loro guance per un po’ di calore. 

Poi ci sono anche le notti passate nell’appartamento a guardare questo nuovo show coreano di cui si è innamorato Oikawa, chiamato ‘Real UFOs’. Hajime prova a studiare nel frattempo, ma alla fine i commenti sarcastici dell’amico lo trascinano a guardarlo con lui, loro due intrecciati sul divano mentre Oikawa infila le mani fredde sotto la maglia dell’altro per il calore. 

“Questa roba è troppo falsa.” Gli dice, fissando le foto sfocate dei ‘corpi di alieni’ che continua a mostrare il narratore. “Veramente, Oikawa.” 

“Come fai a saperlo?” Si sposta, togliendo le mani dalla pancia dell’altro per potersi sdraiare sulla schiena. Guarda verso di lui con gli occhi che riflettono la luce della televisione. È solo perché Hajime è assonnato che pensa a quanto siano belli gli occhi di Oikawa, anche al buio. “La verità è là fuori.” Alza la voce per sembrare nefasto e l’altro ride.

“Sei così strano. Lo sai vero?”

“Alle persone belle e talentuose è permesso avere delle eccentricità.” È la sua risposta e Hajime lo deride quando continua con: “Quindi Iwa-chan dovrebbe far meglio a rimanere il più normale possibile, giusto?” 

“Coglione.” Dice, arrotolando una ciocca di capelli disordinati dell’amico intorno all’indice. 

Oikawa gli sorride vittorioso. “Dopotutto, Iwa-chan, anche se gli alieni non fossero reali, non è divertente pensare che potrebbero esistere?” 

“Immagino di sì. Finché sono più come ET e meno come Mars Attack.”

“E poi, gli alieni spiegherebbero perché il piccoletto di Tobio riesce a saltare così in alto.” Il suo sorriso cambia in un’espressione sgradevole. “Devono sbrigarsi a venire all’università, così li posso distruggere.”

Hajime lo spinge via dal divano e la sua risata echeggia nell’appartamento, soffocando i suoni della trasmissione sugli alieni che viene dal televisore. 

Mayumi è quella che glielo fa notare, quando inizia un’altra storia con Io e Oikawa a pranzo. “Quando non sei con Oikawa?” 

“Che intendi?” Le sue bacchette ancora sul bento. “Sono qui con te adesso, no?” 

“Ma se non sei con me, sei con Oikawa?” Lei posa le bacchette, poggiando la guancia sulla mano. “Non è… tanto?” 

“Siamo migliori amici.” Replica lui. “E viviamo assieme. Non è chissà cosa.” 

“Okay.” Hajime ha l’impressione che non le sia piaciuta la risposta, per qualche motivo. Alza le spalle e non ragiona sulla conversazione se non più tardi, quando Oikawa porta a casa cibo da asporto per cena, entrando nell’appartamento con un gioioso “Yoo hoo~” che lo fa sorridere ancora prima di vederlo. 

“Ti sono mancato?” Chiede Oikawa, mentre toglie l’udon dalla busta. 

“Come dovresti mancarmi se sei sempre qui in giro?” Risponde e poi pensa a quello che ha appena detto. Lui è sempre attorno e Hajime… gli aveva dato fastidio quando si era appena trasferito, ma ora non è neanche sicuro di ricordarsi come fosse senza di lui sempre in mezzo ai piedi.

Gli ricorda com’era quando erano piccoli, prima che Oikawa diventasse abbastanza alto per difendersi da solo o abbastanza affascinante da non doverlo fare e quando erano solo loro due al parco giochi, a mettere gli insetti nei barattoli.

“Ti ho visto studiare in biblioteca prima?” Gli chiede un giorno Sawamura durante un allenamento. 

“Sì.” Risponde Hajime. “Però io non ti ho visto?”

“Non pensavo fossi tu.” Ammette. “Solitamente hai Oikawa attorno, a sistemare i libri sul tuo tavolo e sorridere.” 

“Ha dei voti così alti.” Grugnisce lui. “Fa schifo.”

“Comunque, ero dall’altro lato della biblioteca a prendere un libro attraverso il prestito interbibliotecario dal bancone e ho pensato che fosse qualcuno che ti somigliava o fossi tu che lavoravi a qualcosa di così serio da far provare pietà ad Oikawa. In ogni caso mi sembrava giusto non disturbarti.” Sawamura fa muovere la testa in cerchio, per sciogliere il collo. 

Il primo pensiero di Hajime è Oikawa non avrebbe mai pietà di me. Ma dà voce al suo secondo pensiero. “Sai, non ho idea di come abbia fatto a monopolizzare il mio tempo senza che me ne accorgessi. Solo che l’ha fatto. È sempre lì, chiedendomi di fare qualcosa con lui o seguendomi per fare qualcosa con me.” Si gratta la mascella. Si era tagliato radendosi questa mattina, dopo che Oikawa si era lamentato che la barba gli faceva il solletico durante la notte. Hajime ha ribattuto che dovrebbe semplicemente uscire dal suo spazio personale, ma si è comunque diligentemente rasato. 

“Se vuoi passare meno tempo con lui, devi essere chiaro.” Gli dice Sawamura, visibilmente divertito.

“Ma non voglio.” Replica immediatamente Hajime. “Passare meno tempo con lui, intendo.”

“Allora…” Confuso, Sawamura increspa la fronte in una di quelle espressioni da ‘capitano-premuroso’ per cui Sugawara lo rimprovera sempre. Io sono un capitano premuroso, dice sempre Oikawa. Lui è il tipo di capitano che si farà venire rughe premature. “Qual è il problema?” 

“Non c’è.” Dice Hajime dopo un paio di secondi di riflessione. “È solo che non capisco.” Sbuffa, lanciando un pallone in aria e facendo un servizio pulito al di là della rete. “Voglio dire, non uscivamo così tanto neanche alle superiori. L’università non dovrebbe renderci più indipendenti?” 

“Hai considerato che-” Sawamura si ferma. “No, niente.”

“Ho considerato cosa?” Hajime gli rivolge un’occhiata sospettosa e lui sospira.

“È solo che Kawasaki è la tua prima ragazza, giusto?” Si tira il polsino. “Potrebbe essere che Oikawa non sia abituato a condividere il tuo tempo?”

“Non lo sta condividendo” Replica schiettamente. “Si assicura che io abbia a malapena del-” Fa una pausa. “Oh.” 

“Sì.” dice Sawamura. “È quello che pensa Suga e a volte penso che abbia i superpoteri. Quindi se vuoi che cambi, devi dirgli qualcosa a riguardo probabilmente.” 

“Oh.” Dice di nuovo Hajime e l’altro gli dà una pacca sulle spalle prima di attraversare la palestra per unirsi a Sugawara, che sta facendo pratica con i servizi assieme ad un paio di matricole. 

Sulla strada verso casa si mette le mani in tasca, tremando, per cercare di contrastare il fresco della sera, Oikawa alto e caldo accanto a lui. “Dimmi, Oikawa--” Inizia, ma poi si morde il labbro. Vuole chiedergli riguardo a quello di cui ha parlato Sawamura, ma all’improvviso non sa come. Trema di nuovo dopo una forte folata di vento. La primavera non dovrebbe essere così. 

L’amico lo guarda con la coda dell’occhio e lui sposta lo sguardo, improvvisamente agitato dal modo in cui nota la curva delle ciglia dell’altro. 

“Iwa-chan, hai freddo?” 

“No.” Risponde, ma Oikawa si avvicina comunque, mettendo un braccio sulle sue spalle e tirandolo a lui; irradia calore e Hajime si stringe ancora nonostante lo guardi storto, coordinando i suoi passi alla falcata più lunga dell’amico. 

“Più caldo?” Chiede Oikawa con dolcezza, guardando dritto davanti a lui. Un sorriso compare agli angoli della sua bocca e Hajime è attratto dall’aspetto del suo profilo sotto la luce dei lampioni. Ha una fitta al petto e porta una mano sullo sterno per fermarla. 

“È sempre più caldo all’inferno.” Mormora, ma l’altro lo sente comunque, ridendo e stringendogli il braccio. Oikawa odora di quel sapone floreale che gli piace. “La tua vera casa.” 

“Ah Ah Ah.” Dice. “Casa mia può essere solo dove ci sei tu a lamentarti, Iwa-chan.” 

“Stai zitto.” Dice Hajime, ma sta sorridendo. Non c’è nulla di strano in questo. Sono semplicemente loro.

 

***

 

“Iwa-chan, hai visto il nuovo trailer?” Gli chiede Oikawa, mentre lui è occupato a cercare la sua tessera universitaria. L’ha lasciata sul tavolo, no? Ma non è lì ora e ha lezione fra quindici minuti.

 

“Che?” Chiede, alzando i cuscini del divano e trovandoci 100 yen ma nessuna tessera. “Di che parli?”

 

“Di ‘Galactic Ace’. Il trailer è uscito stanotte. L’hai visto?”

 

“Quando avrei dovuto vederlo?” Dice Hajime, alzando i fogli in salone che aveva riordinato durante la notte. Non è neanche lì. “Sono stato a lezione con te, no? Quando l’hai visto tu?”

 

“Questa mattina.” Risponde Oikawa. “Lo andiamo ancora a vedere giovedì, vero?” Afferra il retro della sua giacca e lo tiene fermo.

 

Hajime sospira. “Certo.” Dice. “È la nostra cosa, no?” Sorride all’amico da sopra la spalla, nonostante la distrazione. “Hai parlato solo di quel film da quando è uscito il trailer mesi fa, Oikawa.”

 

L’amico gli sorride a sua volta e gli porge una tessera con la mano libera, tenendola davanti al volto dell’altro. Gli occhi di Hajime si incrociano per leggerla. È la sua. La prende. “Dove l’avevo...?”
 

“In bagno, perdi sempre la tua roba, Iwa-chan. Per fortuna ci sono io a trovarla per te, giusto?”

 

“Sì, sì.” Il panico che diminuisce ora che ha la sua tessera. “Grazie, immagino.”
 

“Un tale atteggiamento, una tale felicità.” Replica Oikawa. “Iwa-chan, nessun dubbio che tu sia un successo con le ragazze.” 

 

“Chi di noi due ha una fidanzata?” Dice Hajime, gli occhi dell’altro hanno un bagliore e il sorriso che si contrae leggermente prima di diventare molto più grande.

 

“Sono un dono troppo grande per una sola donna.” Oikawa fa il segno della pace.

 

Hajime ride, sporgendosi in avanti e togliendo i capelli dal viso dell’amico, tenendone una ciocca e tirandola leggermente. “Grazie per aver trovato la mia tessera, o grande dono per tutte le donne.” Poi sposta la mano sulla guancia.

 

Oikawa avvolge le dita attorno al polso dell’altro. “Non essere in ritardo, Iwa-chan.” Dice, togliendo la mano dal suo volto. “Dieci minuti.”

 

“Cazzo.” Dice Hajime ed esce di casa.

 

Pranza con Mayumi. Il bento di oggi ha l’aspetto di un campo di pallavolo, il pavimento di riso e le linee di uova di salmone.

 

“Qualcuno è affamato oggi.” Dice lei. “Niente tempo per la colazione?”

 

“Non riuscivo a trovare la mia tessera. Però Oikawa l’ha trovata per me e sono riuscito ad arrivare in orario a lezione.”

 

“È stato carino da parte sua.” Dice Mayumi. “Sono contenta tu non sia arrivato in ritardo.”

 

“Non l’avrei fatto se Oikawa non mi avesse fatto guardare sei episodi di ‘Real UFOs’ questa notte.” Controbatte il ragazzo. “Dimentica sempre che non sono un animale notturno come lui.”

 

Mayumi si acciglia. “Devi dirgli di no se non vuoi che si approfitti di te.”

 

“Non si approfitta di me.” Dice Hajime. “Si eccita per le cose. È fatto così. È egocentrico a volte, ma…” Sorride fra sé e sé. Secondo lui è abbastanza carino quando Oikawa è genuinamente entusiasta sulle cose. “In ogni caso, mi piace ‘Real UFOs’. È meglio dell’ultimo show di cui ha fatto il binge-watch, con le case infestate.”

 

“Certo.” Dice Mayumi, tranquilla. Guarda il tavolo, tamburellando le unghie in un ritmo casuale, prima di guardare di nuovo in alto, improvvisamente più gioiosa. “Oh, assicurati di dormire bene mercoledì notte, Hajime.”

 

“Perché?” Chiede lui, togliendo un chicco di riso dal labbro inferiore.

 

“Ho una sorpresa per te.” Dice lei. “Ti ricordi di quando ti ho detto che gli Hawks avrebbero giocato qui ad aprile? È giovedì contro i Golden Eagles.” Si illumina come fa solo quando parla di baseball. “Ho preso i biglietti per noi due!”

 

“Questo giovedì?” Chiede lui. “Tipo tre giorni da oggi?”

 

“Sì.” Risponde. “Lo so che non è molto preavviso, Hajime, ma non pensavo che mia sorella riuscisse veramente a procurarci i biglietti.”

 

“Ah.” Dice Hajime. “In realtà, giovedì non sono libero, Mayumi. C’è la prima di ‘Galactic Ace’ o come si chiama, e io e Oikawa--”

 

Lei alza gli occhi. “Questi sono biglietti per una partita dal vivo, Hajime, della mia squadra di baseball preferita. Non potete andare a vedere il film venerdì?”

 

Magari un persona normale potrebbe, ma Oikawa è uno stramboide ossessivo e frequenta troppi gruppi online per vedere i film più di ventiquattro ore dopo la prima. Hajime riesce a malapena ad usare internet, ma si è abituato alle idiosincrasie di Oikawa sul guardare i film la notte di apertura. È… chiude gli occhi e massaggia le tempie. “Be’...”

 

“Stai frequentando me, non Oikawa.” Dice improvvisamente Mayumi. “Lo sai, vero?”

 

“Ovvio?” Hajime non capisce, ma lei lo guarda così seriamente che lui deglutisce e annuisce. “Perché dovrei frequentare Oikawa? La partita sembra fantastica, Mayumi. Gli dirò che dovremo guardarlo venerdì.”

 

Lo cancella dalla mente finché la sera non vede Oikawa. L’allenamento è stato cancellato, quindi Hajime ha partecipato a una sessione extra di studio per le lezioni di economia.

 

L’amico lo sta aspettando a casa con la cena, i piedi sul tavolo della cucina vicino ad un grande contenitore di gyoza. Le sue dita sono appiccicose di salsa di soia. 

 

“Toccava a me prendere la cena.” Dice Hajime e l’altro si strofina il collo.

 

“Sono il miglior coinquilino di sempre, ad essere onesti.” Hajime riesce a leggere fra le righe. Sembravi occupato e volevo aiutare è quello che intendeva Oikawa, ma non può semplicemente dirlo. L’affetto ribolle nel suo stomaco quando si rende conto che sono del suo ristorante preferito, sale alla gola e minaccia di strozzarlo.

 

Anche quando è gentile, l’amico riesce a dargli la nausea.

 

“Cos’è quella faccia?” Dice Oikawa. “Ancora più sgradevole del solito.”

 

“Quindi.” Dice Hajime, sedendosi dall’altro lato del tavolo, rompendo le bacchette di legno provenienti da un’altra serata d’asporto e accigliandosi quando sottili schegge cadono nei suoi ravanelli. “È uscito fuori che non riesco a farcela giovedì.” Con il retro di una bacchetta punzecchia il piede dell’amico, indicandogli di toglierli dal tavolo.

 

“Che cosa?” Oikawa, che ha appena finito di fare una faccina sorridente con il contorno, si drizza sulla sedia. “Però dobbiamo andare alla prima. Noi andiamo sempre…” abbassa lo sguardo, fermando il flusso di parole.

 

“Mayumi ha preso i biglietti per una partita di baseball.” Dice Hajime, impotente. “Per giovedì. Quindi ci vado.”

 

“Oh.” Oikawa infilza con la propria bacchetta di legno l’occhio sinistro della faccina. Lo guarda attraverso le ciglia e Hajime aspetta la risposta fredda, invece l’altro abbassa di nuovo lo sguardo. “Sono sicuro che troverò qualcuno che verrà con me.”

 

“Potremmo andare venerdì.” Dice Hajime. “Un giorno non farà così tanta differenza, no?”

 

“Inizieranno tutti gli spoiler, lo sai.” Dice l’altro, guardandolo come se avesse appena detto qualcosa di terribile, invece del normale suggerimento di aspettare un giorno per vedere un film. “Sai quanto ho aspettato per vedere questo film? Non me lo farò spoilerare.”

 

Hajime si lecca l’angolo delle labbra. Oikawa ha aspettato un sacco di tempo per guardarlo, pensa. Ne ha parlato continuamente dagli inizi di Marzo, strappandogli la promessa di andare con lui alla prima. Aveva accettato allora e anche questa mattina, ma…

 

“Mayumi non può cambiare la data sui biglietti.” Dice scontrosamente. “La sua squadra preferita è quella ospite. Scusa, Oikawa.”

 

L’amico gli fa un gesto sprezzante, guardando ovunque tranne che verso di lui. “Le persone da invitare a guardare un film non mi mancano, Iwa-chan.” Dice, facendo sembrare non gli interessi. Ma Hajime riesce a vedere che le sue spalle sono tese e la mascella è spinta avanti in un testardo rifiuto di mostrare che è turbato. “Forse Reiko-chan verrà con me.”

 

“Reiko?” Oikawa non dà spesso nomi per le sue compagnie, ragazze o altro. Solitamente è più “questa ragazza adorabile del secondo anno” o “aaah, una studentessa laureata che ho conquistato con il mio viso perfetto” o “la mia futura protégé” o simili. Tuttavia Reiko sembra qualcuno che vale la pena menzionare e Hajime giochicchia con il suo donburi mentre spetta una risposta.

 

“Sì, la mia eroina, Reiko-chan.” Replica l’amico, mordendo il suo pollo prima di alzare le braccia sopra la testa. Continua a non guardarlo.

 

“Eroina…” Hajime appoggia le bacchette sul bordo del contenitore di polistirolo che tiene calda la sua cena. “Non intendi il pompiere, o sì?”

 

“Sì.” dice Oikawa. “È un’interlocutrice eccellente.” Aggiunge. “Al contrario di qualcuno di mia conoscenza.”

 

“Sei stato colpito troppe volte alla testa se pensi che tu sia un eccellente interlocutore. Non mi fido del tuo giudizio.”

 

“In ogni caso” Dice Oikawa. “Va bene se… vai alla partita di baseball o come ti pare. Non devi guardare nessun film con me, se non vuoi.”

 

La fine della frase è petulante e Hajime lo sa. La cosa è che vuole vedere il film con lui. Ama il modo in cui il volto i Oikawa si illumina mentre li guardano, il modo in cui al cinema piega le gambe sulla poltrona come i bambini e fa cadere i popcorn mentre ride perché l’altro si spaventa. Hajime lo guarda sempre, ma alla fine è l’altro che rassicurante preme la sua coscia alla sua, per ricordargli che non deve aver paura e Hajime si abbandona nello spazio personale dell’altro così da nascondere i propri piccoli urli sotto quelli di divertimento dell’amico.

 

“Lo sai che mi piace guardare film con te.” Dice sulla difensiva. “È solo per una volta.”

 

“No.” Dice Oikawa, guardando dritto verso di lui. “È solo la prima volta.”

 

Hajime apre la bocca per protestare, ma l’amico si stampa sul volto un grande sorriso. “Va bene, Iwa-chan! Non ti stressare. Ti verranno le rughe, come a Sawamura.”

“Sawamura non ha le rughe.” Replica, lasciando che l’altro cambi discorso. Il disagio che gli sta mangiando lo stomaco.

 

“Ma ha le pre-rughe.” Corregge Oikawa. “Probabilmente dall’esposizione prolungata a Tobio-chan e gli altri soggetti.” Annuisce con falsa sagacia.

 

“Io ho avuto un’esposizione a te ancora più prolungata.” Replica Hajime. “Probabilmente ho l’ulcera.”

 

L’espressione  in risposta di Oikawa è idilliaca. “La mia magnificenza può essere difficile da gestire per alcuni.” Dice. “È una buona cosa che tu sia fatto di un materiale più rigido, eh, Iwa-chan?”

 

Non menziona il film per il resto della settimana. È quasi come se ci stesse girando intorno e Hajime non sa se dovrebbe parlarne di nuovo.

 

Giovedì Oikawa ha lezione prima di lui e si alza silenziosamente, senza neanche svegliarlo. Hajime si sveglia comunque, mentre l’altro è nella doccia, e abbraccia il cuscino dell’amico, guardando il letto dall’altro lato della stanza che non è mai stato usato.

 

Quando la incontra alla stazione dei treni, Mayumi indossa la maglia e il cappellino da baseball degli Hawks. Gli porge due thundersticks (1), lui li batte insieme e sorride.

 

L’eccitazione della ragazza è palpabile e Hajime pensa nuovamente a quanto gli ricordi qualcuno. Ridono e fanno battute per l’intera durata del viaggio fino allo stadio, Mayumi che stringe la tracolla della borsa mentre si aggrappa alla maniglia del treno. Si incastra bene accanto a lui, parlando senza sosta delle statistiche dei giocatori mentre lui la asseconda. Lui farebbe la stessa cosa se si trattasse di pallavolo.

 

Ma nonostante si stia divertendo, continua a controllare il telefono.

 

Prima d’ora Hajime aveva rotto una sola volta la loro tradizione delle prime dei film di alieni. Era malato, così malato che sua madre aveva proibito ad Oikawa di andarlo a trovare, ed era delirante per la febbre. Sua madre aveva dovuto chiamare l’amico per dirgli che quasi sicuramente non sarebbe andato al cinema. Oikawa gli aveva mandato messaggi di aggiornamento, causando probabilmente l’ira degli altri spettatori al cinema, e Hajime si era sentito un poco meglio sapendo che l’amico avrebbe voluto che lui fosse lì.

 

Non sa perché ora si aspetti dei messaggi da parte sua, quando Hajime non è assolutamente malato e ha soltanto scelto di fare qualcos’altro, ma non riesce a smettere di controllare.

 

“Oikawa si è arrabbiato perché sei venuto con me stasera?” Chiede Mayumi dal nulla, a metà della partita, e lui alza lo sguardo dal telefono.

 

“Arrabbiato?”

 

“Sì.” Dice lei. “Si è arrabbiato con te?”

 

“No.” Dice Hajime. “Non… era felice, ma non era neanche arrabbiato. Voleva veramente tanto che andassimo a vedere quel film.” Si gratta una guancia. “È la nostra cosa.”

 

“Non ha altri amici con cui andare?” 

 

“Sì.” Dice lui. “A quanto pare oggi è andato con uno di loro, ma… non ha molti amici stretti. Oikawa… aveva problemi a farsi amici quando eravamo più piccoli. Ancora adesso ha un talento per tenere le persone a distanza. Quindi ha altri amici, ma nessuno di loro lo conosce quanto me. Non capiscono la differenza fra quando si atteggia e quando è vero.” Si acciglia. “Oikawa è molto gentile e leale, ma non gli piace che le persone conoscano molto di lui.”
 

“Perché no?” Chiede Mayumi. “Dovrebbe farsi più amici. Così non dipenderebbe troppo da te.”
 

“Non dipende troppo da me.” Le risponde male lui, poi sorride per addolcire l’affermazione. “Non c’è niente di male nell’avere un migliore amico.”

 

“Continui a guardare il telefono.” Dice lei, guardando il campo. “Come se preferissi essere con lui invece che con me.”

 

Hajime stringe le ginocchia. La verità è che forse è così e si sente malissimo, onestamente, ma Oikawa alla prima di un film è una delle sue cose preferite. 

 

Tuttavia Mayumi è la sua ragazza, quindi rimette il telefono in tasca. Poi prende la sua mano, molto piccola, e la stringe. Con l’altra mano raddrizza il suo cappellino dei Softbank Hawks. “Stiamo perdendo solo di due punti.” Dice lui. “Possiamo ancora recuperare.”

L’espressione della ragazza si illumina e Hajime le sorride.

 

Quando arriva a casa, stanco e indossando il suo nuovo cappello degli Hawks, si aspetta di trovare Oikawa sul divano a guardare ‘Real UFOs’. Invece l’appartamento è vuoto e buio. Il film dovrebbe essere finito due ore fa, pensa Hajime e si siede sul divano, in silenzio senza sapere che fare. Accende la televisione e si assopisce, finché non sente la porta dell’ingresso aprirsi.

 

È Oikawa, ovviamente, il braccio attorno a una bella ragazza con il rossetto rosa e i capelli scuri. Si appoggia fortemente a lei, che ride per qualcosa che deve aver detto prima di aprire la porta. 

 

“Sei qui.” Dice Oikawa perplesso e Hajime lo guarda male.

 

“Io vivo qui.” Replica. “Sei completamente ubriaco, vero?”
 

“Aw, Iwa-chan, eri preoccupato per me?” Biascica e poi inciampa, sbilanciando la donna. Hajime lo raggiunge istintivamente, tenendo il peso di Oikawa e avvolge le braccia attorno a lui per tenerlo. Ha quasi un rigurgito per l’odore di liquore. “Bene.”

 

“Bene che mi preoccupi?” Chiede Hajime. “Moccioso.” Muove in cerchio la mano sulla schiena dell’amico. “Domani avrai dei postumi terribili, Trashykawa.”

 

“Bene, ora che ti ho consegnato a Iwa-chan, Tooru, vado a casa.” La donna si sistema la giacca e i capelli. È stupenda, pensa Hajime. Proprio il tipo di donna più grande che Oikawa corteggerebbe, con le unghie perfette e il sorriso sicuro.

 

“Grazie per essere venuta con me al cinema, Reiko.”  Borbotta, le parole soffocate dalla spalla dell’amico, ma la donna -Reiko- ride e ad Hajime non piace la facilità con cui gli dà una pacca sulla spalla, come se fosse abituata a toccarlo. È sciocco, ma in questo momento Oikawa non sa cosa sta facendo e Hajime... si sta solo prendendo cura di lui. “Ti chiamo il prossimo venerdì. Questo puoi averlo libero.”

 

Hajime sbatte le palpebre quando Reiko fa un suono affermativo. “Poco ma sicuro, Tooru.” Dice e poi se ne va, chiudendo la porta dietro di lei e lasciandolo nel mezzo dell’ingresso con una massa di Oikawa ubriaco, con ancora le scarpe.

 

“Che cosa devo farci con te?” Chiede, più a se stesso che all’altro, ma l’amico usa entrambe le mani per aggrapparsi alla sua maglia e tenersi come se Hajime lo stesse allontanando. Non lo sta facendo.

 

“Non ti deve piacere nessuno più di me.” Dice Oikawa. Forse è quello che sta dicendo. È difficile capirlo, perché la lingua si incespica sulle parole e il viso è immerso nello spazio fra il collo e la spalla dell’amico. Ogni respiro è caldo e pesante, appiccicoso sulla pelle di Hajime.

 

“Sei proprio un idiota.” Dice, la voce che si rompe.

 

Rimangono lì finché Oikawa non si addormenta in piedi e l’altro lo porta a letto, facendolo sdraiare prima di togliergli le scarpe. Nonostante siano ancora vestiti, sistema entrambi sotto le coperte, Oikawa che lo raggiunge con gli occhi chiusi. “Avvicinati.” Dice ad Hajime, le labbra rosa e il viso rosso. “Hai freddo e io sono sempre caldo.”
 

“Okay.” Risponde ed è così stanco che si addormenta quasi immediatamente, il respiro che odora di alcol di Oikawa che gli soffia sulle palpebre e il ginocchio che scivola fra quelli dell’amico quando si rannicchia più vicino. 

 

***

 

Fanno sempre la lavatrice di sabato mattina. Ne hanno una sotto al lavandino, ma non hanno un’asciugatrice, quindi appendono le cose da asciugare su dei fili nel retro del salone, ma ora che fa abbastanza caldo, possono usare il piccolo balcone che a malapena permette ad una persona di stare ad appendere fuori le cose più pesanti.

 

È diventata una routine, ma ovviamente con Oikawa cose come questa possono sempre andare male. Questo è il motivo per cui Hajime si sta togliendo la maglia e i pantaloni coperti di sapone e li sta buttando nel cestello insieme al resto della roba che hanno indossato durante la settimana, e l’amico fa lo stesso.

 

“Ora capisco come hai fatto esplodere la tua cucina. Suppongo che mi sarei dovuto aspettare più incidenti e sono solo stato fortunato?”

 

Oikawa si abbassa davanti alla lavatrice e Hajime nota i graffi che si è fatto ieri dopo una brutta caduta all’allenamento. Le sue mutande sono basse sui fianchi e i graffi probabilmente scendono fino al suo osso sacro. Poi realizza dove stia guardando e distoglie lo sguardo prima che l’altro lo noti. In ogni caso non è che non abbia mai notato che Oikawa ha un bel posteriore. Però ce l’ha, pensa Hajime. Largo e forte. Affidabile. Parole che in molti non assocerebbero ad Oikawa, ma lui lo conosce meglio.

 

“È solo un po’ di sapone, Iwa-chan.” Dice Oikawa, alzandosi dopo aver chiuso lo sportello della lavatrice. “Come potevo sapere che non avevi chiuso il detersivo abbastanza bene da sopravvivere ad un amichevole e giocoso lancio?”

 

Hajime cerca un pallone da lanciargli sul retro della testa, ma non ce n’è nessuno a portata di mano, quindi gli lancia un’occhiataccia. “Un giorno, Oikawa.”

 

“Speranze, speranze.” Quasi canta lui in risposta e l’altro sbuffa. “Non ti sembra super casalingo, Iwa-chan?”

 

“Cosa?” Hajime si gratta il petto nudo. Dovrebbe darsi una sciacquata prima di rivestirsi. Riesce a sentire i residui del sapone sulla sua pelle. Oikawa non sembra ansioso di reclamare la doccia, appoggiato sul bancone, un fianco piegato.

 

“Diventa il mio uomo di casa, Iwa-chan.” 

 

“No grazie.” Replica velocemente. “Comunque, ti ricordi di cosa stavamo parlando prima che lanciassi la bottiglia di detersivo da una parte all’altra della stanza?”

 

“Il torneo primaverile delle superiori?” Dice Oikawa con dolcezza. “Sei così teso, Iwa-chan.” 

 

“Ci andiamo, vero?”

“Perché dovrei?” Risponde. “La Karasuno può andarsene affanculo e morire, questa è la mia vacanza della Golden Week.” Tamburella sul suo mento. “Anche se mi chiedo se dovremmo reclutare Tanaka per la nostra squadra l’anno prossimo.”

 

“Non sei più capitano.” Gli ricorda Hajime. “E poi non giocherà all’università.”

 

“Che peccato.” Dice Oikawa. “Questo significa che ho ancora meno ragioni per andarci~”

 

“È Karasuno contro Seijou. Penso che vedere il loro ex-capitano tifare per loro motiverebbe la squadra. Potrebbero addirittura battere Kageyama con questo tipo di supporto.” Kindaichi amerebbe sconfiggerlo di nuovo, Hajime ne è sicuro. Gli piace l’espressione turbata di Kageyama, quasi quanto ad Oikawa.

 

“Hmm. Il ragionamento è convincente…” Gli sorride subdolo. “Cosa non faccio per te, Iwa-chan.”

 

“Forse intendi cosa non fai per colpire Kageyama?”

 

“È sicuramente un chiodo che sporge. Va colpito.” (2) Dice Oikawa, gli occhi che luccicano. “Voglio vedere la gioia lasciare i suoi occhi.”

 

“Kageyama non è un cattivo ragazzo.” Dice Hajime e l’altro gli mette il broncio.

 

“Dovresti essere dalla mia parte, sto provando ad aiutarlo a crescere.”

 

“Certo, certo.” Risponde, sorridendo all’amico, che gli rimanda un sorrisetto. “Come ti pare, Oikawa.” Allunga le braccia sopra la testa e Oikawa gli si avvicina, girandogli attorno e tirando il retro delle sue mutande. 

 

“Non c’è il nome neanche in queste.” Dice e Hajime grugnisce, andando immediatamente a toccare il punto sensibile al solletico sul collo dell’amico, che lancia un urletto fra le risate. 

 

Ma Oikawa è comunque più alto e veloce di lui. Hanno una forza simile, ma Hajime viene velocemente bloccato, perché ogni volta che inizia qualcosa del genere si dimentica che soffre il solletico ancora più dell’amico. 

 

Pelle che scivola su altra pelle mentre Hajime si dimena, ma ci rinuncia quando Oikawa si siede sulle sue cosce. Sta per chiedergli se si ricorda l’ultima volta che hanno lottato così, ma quando apre gli occhi si rende conto che l’amico è più vicino di quanto credesse.

 

La prima cosa che Hajime nota è la bocca dell’altro. Le labbra sono socchiuse, perché Oikawa non si ricorda mai di respirare dal naso quando è agitato. Poi nota la posizione in cui sono e qualcosa che non è esattamente imbarazzo lo attraversa come un’onda, trascinandolo in qualsiasi cosa sia e scaldandolo da testa a piedi.

 

Oikawa lo guarda, le mani strette sui suoi polsi. Le sue cosce sono calde sui fianchi dell’altro e il respiro di Hajime è veloce, più veloce di quello che dovrebbe essere per un breve match di wrestling.

 

Un rossore si diffonde sul petto muscoloso di Oikawa, sui suoi pettorali e lo sguardo di Hajime vaga, fino all’ombelico e alla sottile linea di peli che scompaiono sotto il bordo delle mutande. “Oikawa?”

 

Il cuore sta battendo sulla cassa toracica. Sono così vicini e Hajime è consapevole di ogni punto in cui si toccano.

 

“Iwa-chan.” La voce è bassa e seria e lo sguardo dell’altro si alza per incontrare i suoi occhi. “Hajime, voglio-”

 

Il telefono di Hajime suona. “Um.” Dice lui. “È Mayumi.”

 

“Giusto.” Dice Oikawa. “Kawasaki.” Lascia andare i polsi dell’amico e si raddrizza aggraziato, tutti i suoi muscoli che si muovono fluidi sotto la pelle. Scivola via da sopra Hajime, che trema sentendo il freddo improvviso. “Dovresti rispondere.”

 

“Sì.” Dice l’altro, confuso, la bocca secca mentre guarda Oikawa alzarsi andare verso i vestiti che avevano appeso la scorsa settimana e mai tirato giù, prendendo una maglia e dei pantaloncini mentre Hajime prende il telefono dal tavolo della cucina. Ha perso la chiamata. “Che stai facendo?”

 

“Mi sono ricordato che devo sbrigare una faccenda.” Dice Oikawa, senza guardarlo. “Tornerò fra poco.”

 

Poi se ne va e ad Hajime non rimane altro da fare se non richiamare Mayumi.

 

“Hey.” Dice lei. “Eri occupato?”

 

“Non veramente.” Risponde lui. È seduto in mutande sul tavolo della cucina. Gli sembra che il suo corpo sia in fiamme. Sente ancora un formicolio dove la pelle aveva toccato quella di Oikawa, che è una cosa stupida, dato che dormono ogni notte nello stesso letto e si raggomitolano sul divano e tutte queste altre cose che non lo fanno sentire come se stesse bruciando.

 

Forse, pensa, è stato lo sguardo negli occhi dell’altro che l’ha reso diverso.

 

“Stai bene?” Chiede Mayumi quando lui non approfondisce. Hajime si preme in pancia il pugno, cercando di fermare la sensazione annodata che sente lì.

 

“Sto bene.” Risponde, ma i suoi occhi sono sulla porta, da cui Oikawa è uscito senza neanche guardarsi indietro e si chiede cosa dirà l’amico.

 

***

 

Trova per caso l’elenco degli appartamenti.

 

Sono nel quasi inutilizzato lato della stanza di Oikawa, in un quaderno sul letto. Hajime ha perso di nuovo la sua tessera e ha pensato che, oh, magari l’ha trovata Oikawa e ha guardato nella prima pagina solo per vedere se per caso l’abbia messa lì per ridargliela dopo. È in quel momento che lo vede.

 

Appartamenti con una camera da letto liberi per essere affittati a Giugno.

 

Quando Oikawa torna a casa, l’altro lo guarda. Da sabato sta passando meno tempo a casa, meno tempo con lui e Hajime stava provando a non preoccuparsene ma ora…

 

“C’è qualcosa che non va?” Chiede quando Oikawa si è sistemato sul pavimento del salone con il portatile, avvolto da testa a piedi nelle coperte e preparandosi per una delle sue notti in bianco.

 

“Che vuoi dire, Iwa-chan?” 

 

“Voglio dire perché stai cercando un appartamento?”
 

Oikawa si congela e poi si sforza visibilmente di rilassarsi. “Pensavo volessi vivere da solo, Iwa-chan! Stavo provando ad essere un buon amico.” Agita un dito. “Il tipo di amico che non guarda nelle cose dell’altro.”

 

Hajime non gli fa notare che la prima cosa che lui aveva fatto dopo essersi trasferito era stata guardare nel suo cassetto della biancheria. “Mi sono già abituato ad averti intorno, quindi qual è il punto?” Si siede sul pavimento accanto all’amico, tirando la coperta sopra alla sua testa finché non cade sul pavimento fra di loro. Ora può vedere il suo volto. “C’è un problema con tutto questo?” 

 

“E se poi volessi portare la tua fidanzata a casa, Iwa-chan?” Muove le sopracciglia e Hajime arrossisce all’insinuazione, ma è più interessato alla tensione attorno agli occhi dell’amico.

 

“Prima di tutto chiederei a te se va bene.” Dice l’altro, lentamente, rifiutandosi di non guardare il viso dell’amico, sapendo che se lo facesse si perderebbe qualcosa di importante.

 

“E se…” Oikawa stringe le coperte attorno a sé. “Non fossi mai d’accordo?”

 

Hajime corruccia il viso. “Perché non dovresti esserlo?”

 

“Perché sono geloso.” Dice, dopo un silenzio che si estende più di quanto dovrebbe.

 

“Perché?” Incalza Hajime. “Puoi avere tutte le ragazze che vuoi. E poi non hai il tuo pompiere? Reiko, o qualcosa del genere?” Riesce ancora a ricordare il suo volto, il rossetto rosa e il modo in cui toccava Oikawa così spontaneamente.

 

“Non sono geloso del fatto che hai una ragazza.” Dice, guardando il soffitto. “Sono geloso del fatto che la tua ragazza ha te.”

 

“Cosa?” Hajime strattona la coperta che Oikawa stava tirando su per compensare quella che l’altro gli aveva già tolto. “Di che cosa stai parlando?”

 

“Reiko è solo un’amica, Iwa-chan.” Ride, lasciando andare la coperta dopo uno strattone dell’altro. “Mi ha dato il suo numero quando ha scoperto che stavo facendo i dolci per il mio migliore amico che probabilmente non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti, in caso mi servisse qualcuno con cui parlare.”

 

“È uno scherzo?” Chiede Hajime, continuando a stringere la coperta. “Non ti ho prestato abbastanza attenzioni, o-”

 

“Quando hai iniziato a vederti con Kawasaki ho pensato che sarei stato capace di lasciar perdere.” Continua Oikawa. “Però è saltato fuori che non sono molto bravo ad arrendermi. Sono troppo testardo e ho troppo orgoglio.”

 

“Ma che cazzo, Oikawa?” Hajime si sta mordendo il labbro così forte che sta iniziando a sanguinare.

 

“Andava bene che non mi amassi, finché fossi rimasto il più importante, ma…” Si passa una mano fra i capelli, come fa l’amico quando si sdraia sul suo bacino chiedendo di essere coccolato. Hajime riesce a malapena a sentire qualcosa sopra il rombo nelle sue orecchie. “Ora non sono neanche questo.”

 

“Smettila di giocare.” 

 

“Non sto giocando.” Oikawa sposta il suo portatile. “Sono abituato al secondo posto. Secondo miglior alzatore dopo un prodigio, anche dopo aver vinto la partita e il premio. Ma non sono mai stato al secondo posto per te e… questa volta volevo vincere, volevo essere l’unica persona che avresti guardato. O la prima, davvero. Solo la prima. Ma eccomi qui di nuovo, bravo ma non abbastanza.” Scuote la testa. “Te lo stavo per dire sabato. Volevo baciarti. Ma poi Kawasaki ti ha chiamato e…” Oikawa lo guarda, gli occhi luminosi e belli, anche sotto le luci economiche dell’appartamento. “Non ce la faccio più. Non voglio perderti, ma devo cambiare qualcosa.”

 

Hajime lo fissa, gli occhi spalancati chi si iniziano a seccare, e l’amico ride amaramente davanti alla sua espressione, prima di contrarre il viso anche lui. Il corpo si curva in avanti fino alle ginocchia, combattuto fra la rabbia e il pianto. Questo è il punto in cui normalmente Hajime gli direbbe che “va tutto bene”, che “la prossima volta sicuramente riuscirà a farcela” o che è il suo “alzatore preferito… o qualcosa del genere”.

 

Questo è quello che farebbe normalmente, ma non riesce neanche a muoversi. Continuano a guardarsi e durante quello sguardo tutto trova il suo posto. “Davvero ti piacciono i ragazzi?” Chiede, per poi scuotere la testa perché non è quella la cosa veramente importante. “Davvero sei… sei innamorato di me?”

 

Oikawa è stato così prima, dopo quella sconfitta da parte della Shiratorizawa durante il secondo anno, quando stava davanti ad Ushijima, che gli aveva sorriso condiscendente dall’altra parte della rete. Debole e, in un certo senso, perso.

 

Hajime si sta sentendo male. “Da quando…?” Si passa una mano nei capelli. “Oikawa, da quando tu-”

 

“Non lo so.” Risponde. “Superiori? Medie?” Gli rivolge uno dei suoi sorrisi più grandi e falsi, ma si sta frantumando agli angoli. Hajime sente il petto così stretto che sembra le costole stiano crollando sui polmoni, rendendogli impossibile respirare. “Forse da sempre, Iwa-chan.” Il suo sorriso trema. “Nessuno degli altri bambini mi ha mai notato, solo tu.”

 

“Io…” Hajime annaspa, cercando di processare il tutto nella sua mente.

 

Oikawa si alza facendo cadere anche l’ultima delle coperte e prende il suo zaino. “Comunque” Dice, la voce incerta nonostante provi a sembrare allegro. “Devo andare in un posto e fare delle cose.”

 

“Ma-” Oikawa non è abbastanza coperto per uscire fuori. Ha solo un paio di pantaloncini sportivi e una vecchia maglietta da allenamento della Seijou. Si ammalerà, pensa debolmente Hajime. Dovrebbe rimanere qui.

 

“Ci vediamo in giro, Iwa-chan.” Lo interrompe, prima ancora che riesca a capire cosa dire. 

 

Poi Oikawa se ne va fuori dalla porta e dall’appartamento e Hajime è rimasto solo, seduto nel salone, a guardare una porta chiusa, avendo la sensazione che tutto il suo mondo si sia distrutto intorno a lui.

 

***

 

“Sono ancora il tuo cazzo di migliore amico, Trashykawa.” Dice Hajime alla segreteria telefonica dopo la quinta chiamata senza risposta. “Quindi smettila di fare lo stupido, se ci riesci per cinque minuti della tua vita.” Se ne pente appena attacca, ma poi si ricorda che Oikawa ha lasciato l’appartamento tre giorni fa senza neanche dargli una chance di elaborare quello che gli ha detto e non è tornato indietro, quindi se lo merita.

 

Il quarto giorno, dopo altre due chiamate senza risposta e tre messaggi probabilmente non letti che consistevano in delle varianti di SEI MORTO?, Hajime si sente strisciare fuori dalla propria pelle come una lucertola d’estate. Ha finito di studiare, riprenderà dopo le vacanze, e il silenzio dell’appartamento, senza il canticchiare stonato dell’amico, inizia a renderlo ansioso.

 

Per non parlare dell’enorme elefante che sembra seguirlo in ogni stanza e barrisce Oikawa è innamorato di te ogni volta che non ci pensa abbastanza da solo. (3)

 

Alla fine cede e scrive a Sugawara di incontrarsi in palestra se possibile e lui gli risponde con una faccina sorridente, che Hajime presume sia di consenso.

 

Quando un’ora dopo entrano in palestra Sugawara gli chiede se Oikawa sia malato e Hajime scuote la testa.

 

“No.” Risponde. “Be’, non lo so. Non penso.”

 

L’amico incrocia le braccia e alza un sopracciglio con curiosità. “Quindi perché ti stai allenando con me se il tuo migliore amico è l’alzatore con cui giochi sempre?” Il suo piede sta battendo in un modo che fa pensare abbia già un’idea della risposta. Sugawara è fatto così.

 

Hajime deglutisce. “L’ho chiamato un paio di volta stamattina, ma non risponde.”
 

“È normale?” Chiede l’altro, passandosi una mano fra i capelli argentei. “Che non ti risponda alle chiamate, intendo.”

 

“Non lo so, di solito non lo chiamo.” Di solito è già con me, pensa Hajime. Oikawa è sempre lì a fare casino e distrarlo dallo studio, o a tormentarlo per andare a vedere un film, o a farlo ridere con una delle sue battute arroganti e piene di autocelebrazione, o… è solo abituato ad averlo intorno, perché è sempre stato così.

 

Intimamente pensava sarebbe stato sempre così, prima che Oikawa gli ribaltasse il mondo da sotto i piedi.

 

Frustrante come sempre. 

 

“Quindi vuoi giocare o vuoi parlare un po’ prima di mutilare quella povera palla?” Lo sguardo di Sugawara è inquisitorio e Hajime guarda il pallone fra le sue mani. Lo stava stringendo troppo forte.

 

“Giocare.” Dice. “Ho bisogno di giocare, perché così non penso. Ancora non so neanche cosa dire, comunque.” Si passa una mano sul volto “O cosa pensare.”

 

“Va bene.” Dice l’amico. “Ti faccio un paio di alzate morbide e Daichi sarà qui dopo aver finito di studiare, quindi potrà lanciarla per noi.”

 

Giocano per quasi venti minuti, provando dalle ricezioni alle alzate alle schiacciate, prima che arrivi Sawamura insieme ad Azumane, che Hajime non vedeva da molto tempo- forse dal torneo primaverile alle superiori, più di un anno prima.

 

È ancora una mammoletta nascosta in un corpo imponente che sorride con gentilezza mentre si salutano, rimanendo piegato finché Sugawara non lo colpisce gentilmente fra le spalle. “Spero non vi dispiaccia se mi unisco a voi.” Dice Azumane. “Non ho avuto l’opportunità di giocare per tanto tempo.”

 

“Asahi studia fisica.” Dice Sawamura. “Penso abbia rinunciato ad avere una vita.”  Azumane ride, passandosi timidamente una mano fra i capelli. 

 

Si dividono due contro due, Azumane con Sugawara e Hajime con Sawamura. In questo modo Hajime riesce a non pensare per i successivi quaranta minuti ad altro che non siano i muri alti di Azumane e il coordinarsi con la ricezione lenta ma solida del suo compagno.

 

Poi Azumane si scusa, dicendo di dover andare a casa e Hajime collassa al suolo, i muscoli che bruciano.

 

Sugawara propone di andare a prendere delle bibite energetiche dal distributore, offrendosi volontario mentre gli altri due si giocavano il compito a sasso-forbici-carta. “Voi due siete titolari.” Dice. "Questo non dovrebbe aver stancato più me che voi?”

 

“Sei il migliore.” Dice Sawamura, sedendosi sul pavimento accanto ad Hajime, la rete che si staglia su di loro. Sugawara mette una mano sul retro del collo sudato di Sawamura, sorridendo quando lui ci si appoggia. 

 

Sono intimi, pensa Hajime. Come lo sono lui e Oikawa, forse.

 

Erano lui e Oikawa? Non ha risposto a nessuna delle sue chiamate e lui l’ha lasciato andare via dopo tutto quanto.

 

“Sono sicuro che Suga si è offerto di parlarne con te.” Dice Sawamura, trascinandolo fuori dai suoi pensieri. Sta togliendo con un unghia lo scotch che il coach aveva messo a terra la scorsa settimana per un allenamento e non guarda Hajime. “Ma vale anche per me, lo sai? Siamo compagni di squadra ora. E anche Oikawa.” Sorride. “Non so se posso aiutarti, ma Suga mi ha sempre detto che sono un buon ascoltatore.”

 

Hajime lo guarda continuare a togliere pezzi di scotch blu. “Oikawa è innamorato di me.” Dice finalmente e Sawamura lo scruta, le mani ferme.

 

“Sì.” Dice. “Io e Suga non sapevamo se dirtelo o no.”

 

“È per questo che Sugawara ha chiesto di Oikawa quella volta al cinema?” Chiede fiacco Hajime. “Perché lo sapevate?”

 

L’altro non dice nulla e ricomincia a togliere lo scotch. “Fino ad allora pensavamo entrambi che più o meno lo sapessi. E che magari tu…” Strappa un pezzo particolarmente lungo e rimane incollato alle sue dita. “Suga è migliore di me nel parlare di queste cose, ma, be’... Non avevi mai veramente rifiutato le sue avance o niente, quindi pensavamo…” Poi Sawamura arrossisce.

 

“Pensavate che provassi lo stesso.” Realizza improvvisamente e gli occhi dell’amico tornano sul pavimento.

 

“Stiamo parlando di Oikawa?” Chiede Sugawara, Hajime guarda in alto e vede che gli offre sorridendo una bottiglia di Kalpis. Arrossisce prendendo la bottiglia e aprendola immediatamente per bagnare la bocca improvvisamente secca.  

 

“Lo sapevano tutti tranne me?” Beve un altro lungo sorso, chiudendo gli occhi mentre Sugawara si siede accanto a Sawamura. “Di cosa prova Oikawa?”

 

“Probabilmente per me e Daichi è un po’ più ovvio.” Dice Sugawara e Hajime apre gli occhi per guardarlo e chiedergli perché, ma poi vede le loro mani intrecciate insieme con naturalezza, il pollice di Sawamura che accarezza la mano dell’altro.

 

Tutte le frecciate di Oikawa ora hanno senso, pensa. Tutto quello che negli ultimi cinque mesi è stato enigmatico e frustrante ora ha senso, alla luce di tutte le nuove cose che ha imparato sui suoi amici.

 

Hajime non è sicuro di sapere come abbia fatto a perdersele tutte.

 

“Oh.” Dice e Sugawara ride, mentre l’altro fa un sorriso sghembo. “Io non… lo sapevo, credo.” Ridacchia. “Credo di non sapere nulla. Non pensavo neanche…” Si gratta il retro della testa. “Per tutta la mia vita ho pensato che, sì, Oikawa è il mio migliore amico e un giorno mi sarei sposato e anche lui e…” Espira. “Non ho mai pensato al fatto che mia moglie non avrebbe un posto dove dormire, perché Oikawa occuperebbe tutto il letto, o che dovrebbe capire che posso vederla solo nei weekend, perché Oikawa tende ad allenarsi troppo sui servizi se lo lascio da solo.” Lascia cadere le mani sul grembo e le allaccia. “Non ho mai avuto la necessità di pensarci.”

 

“Ora devi farlo.” Dice Sugawara. “Non solo per il bene di Oikawa, ma anche per il tuo. Che cosa vuoi?”

 

“Ho una ragazza.” Risponde Hajime. “Mi piace molto.” I suoi pensieri corrono. Sugawara e Sawamura sono… stringe nel pugno la stoffa della sua maglia, proprio davanti al cuore. Oikawa lo sapeva e guardava la loro relazione, desiderando qualcosa del genere… con lui. 

 

O forse, realizza Hajime, voleva solo qualcosa di più e questo è… Gli riesce difficile respirare.

 

“E non ti ricorda nessuno?” Chiede Sugawara, prima di coprirsi la bocca con le mani quando l’amico lo fissa.

 

Sawamura allunga le gambe davanti a lui e si schiarisce la gola, riportando Hajime al presente. “Penso di riuscire a ricevere ancora un paio di palloni, se voi due alzate e schiacciate.” 

 

“Sì.” Dice Hajime, sentendo di nuovo il bisogno di staccare la mente. “Per favore.”
 

Sugawara gli offre una mano per aiutarlo ad alzarsi. “Non devi capire quello che provi tutto in una volta, Iwaizumi.” Dice, facendo rimbalzare una palla da una mano all’altra. “Finché provi a capirlo.”
 

Tornato a casa, Hajime si fa una doccia, lasciando che l’acqua calda lavi via il freddo di fuori insieme ai nodi che sente sulla spina dorsale. Non si sente molto meglio quando esce, pulito e infreddolito, stretto nell’asciugamano. Si dirige in camera sua per vestirsi e fa quasi cadere le mutande quando realizza che nella parte interna c’è il suo nome scritto con un pennarello nero, con la scrittura tremolante e infantile di Oikawa. Hajime ride e si sente umiliato quando i suoi occhi iniziano a pizzicare, come se potesse piangere o qualcosa di terribile di questo tipo.

 

La merda di Oikawa è sparsa in tutto l’appartamento e ovunque guarda Hajime trova qualcosa che l’altro non aveva rimesso a posto. Ci sono i suoi pezzi dappertutto e avrebbe voluto sistemare, per distrarsi facendo tutte le pulizie che normalmente venivano interrotte dall’altro, ma invece tutto quello che vede è come la sua vita sia come l’appartamento, disseminato delle prove che l’altro è stato lì e ha spostato ogni cosa. 

 

Prende la maglietta preferita di Oikawa appena fuori dalla porta della camera, la maglia dell’AREA51 con il suo collo allargato e i colori sbiaditi. La stava indossando quando ha incontrato Mayumi per la prima volta. 

 

Hajime in realtà riesce a ricordare centinaia di volte in cui ha indossato quella maglia. (“Un giorno” Aveva detto Oikawa quando l’aveva comprata. “Realizzerai quanto siano superiori i miei gusti.” Hajime aveva sbuffato. “Non se indosserai questa maglia come ricordo della verità.”)

 

Stringe la maglietta fra le mani.

 

“È veramente una brutta maglia.” Dice ad alta voce, come se questo evocasse Oikawa in sua difesa.

 

Non succede.

 

Se Hajime immagina la sua vita come l’aveva pigramente pensata prima, con una moglie senza volto che ancora non ha incontrato, in una casa calma e pulita, in un quartiere tranquillo- senza le lotte per fare la lavatrice od Oikawa rannicchiato con lui sul divano mentre guardano film alieni trash, o addormentarsi ascoltando il suo battito del cuore coordinato con il proprio, raggomitolati nel letto… se ci pensa, provando seriamente ad immaginarselo, è tutto sbagliato.

 

“Che cosa vuoi?” gli ha chiesto Sugawara e ha pensato di non saperlo, ma la verità è che… forse lo sa. Forse quello che vuole è quello che ha avuto finora senza saperlo. Il suo migliore amico, di cui conosce il peggio così come meglio, che è sempre stato lì durante tutta la sua vita. Forse Hajime vuole spendere le serate a passare la mano fra i capelli dell’altro, evitando le sue battute terribili e assicurandosi che Oikawa sappia che per lui non sarà mai e poi mai la seconda scelta. 

 

E cazzo. A quanto pare Hajime ha dei tratti masochisti, perché, mentre guarda la maglia dell’AREA51 fra le sue mani, pensa: “Sono completamente innamorato di questo stronzo, vero?”

 

I pensieri di Hajime girano intorno a Mayumi, alla pallavolo e allo sguardo negli occhi di Oikawa, quando lo ha lasciato solo seduto in salone e, alla fine, pensa di sapere cosa deve fare.

 

***

 

Dubita di se stesso per due giorni.

 

Sua madre lo chiama alla fine del secondo giorno. “Tooru è a casa per la Golden Week.” Dice, quando lui risponde al telefono. “Tu dove sei?”

 

“Quello scansafatiche.” Borbotta Hajime. “È solo lo Showa Day e avevamo lezione nei giorni scorsi.” Se Oikawa fosse lì, dall’altra parte della linea, lo rimprovererebbe perché gli importa solo della pallavolo e delle ragazze, ma… stringe più forte il telefono fra le dita.

 

“Dovresti dargli una pausa.” Dice sua madre. “Non sembra neanche lui.” Sussurra al telefono. “Non è da lui non aver trascinato qui anche te.” 

 

“Io… gli devo parlare di alcune cose.” Ammette Hajime. Sa che lei leggerà fra le righe.

 

“Non penso di avervi mai visti arrabbiati l’uno con l’altro. Sei sempre stato bravo a gestire i suoi stati d’animo e lui è sempre stato altrettanto bravo a toglierti quel broncio dal viso.”

“Sì.” Dice Hajime. “Hey, mamma?”

 

“Cosa c’è, Hajime?”

 

“Pensi che…” Esita Hajime. “Come fai a sapere se sei innamorato di qualcuno?” 

 

Sua madre fa un suono sorpreso nel microfono e lui vorrebbe non aver posto la domanda. “Riguarda la tua ragazza, Hajime? La frequenti solo da pochi mesi, giusto?” 

 

“Non è Mayumi.” Risponde lui. “È… più complicato di così.” Guarda i suoi piedi, muovendo le dita nei calzini bucati. “Quello che voglio dire è che… penso di essere innamorato di qualcun altro. Che conosco da tanto tempo.”

 

“Capisco.” Dice sua madre dolcemente, consapevole, e ad Hajime si spezza il respiro. “Lo sai che ti voglio bene in ogni caso, vero Hajime?”

 

“Sì.” Dice lui, desiderando di sentirsi più sicuro, meno incerto. Ora vorrebbe sentirsi come quando è sul campo di pallavolo, certo che Oikawa gli coprirà le spalle e gli alzerà un pallone che lui possa schiacciare con facilità al di là del muro. “Lo so, mamma.”

 

Hajime fissa a lungo il telefono dopo aver riagganciato, prima di provare di nuovo a chiamare Oikawa. Non risponde e lui non lascia messaggi in segreteria.

 

***

 

“Che c’è?” Chiede Mayumi, curvandosi sopra la sua limonata per guardarlo.

 

Hajime osserva il bar. È pieno di coppie- ragazzi alti con ragazze basse. Coppie perfetto a vedersi, come lui e Mayumi, l’altezza giusta per una foto al parco dove si abbracciano e lui posa il mento sulla sua testa. È tutto quello che lui ha sempre voluto da una relazione all’università. È normale, divertente, con poche pretese e lei è interessante, intelligente e le piacciono tante cose che piacciono a lui.

 

Si ricorda cosa gli ha detto Sawamura dopo l’allenamento di ieri, mentre erano seduti sul pavimento della palestra con Sugawara, i piccoli pezzi di scotch attaccati alle sue cosce, ai pantaloncini e alle ginocchiere. “A volte è facile perdersi quello che hai davanti al naso” Ha detto, guardandolo dritto negli occhi con quel sorriso sicuro che l’ha reso capitano della Karasuno. “E a volte non realizziamo che lo stiamo perdendo finché non ci ritroviamo senza.”

 

“Penso…” Hajime espira e chiude gli occhi. Li apre di nuovo dopo aver organizzato i pensieri. “Penso che dovremmo lasciarci.”

 

Mayumi lo guarda e beve un sorso di limonata. “Perché?”

 

“Perché mi piaci.” Dice lui. “E penso tu sia fantastica, ma…” La lingua gli si attacca al palato. “Ma c’è qualcun'altro che mi piace di più.”

 

Perché quando Hajime si sveglia la mattina, la prima cosa a cui pensa, oltre a dover andare in bagno, è se Oikawa ci sarà a colazione o meno. E perché quando è solo o triste, non vuole Mayumi o i suoi genitori- vuole Oikawa. E anche perché, quando Hajime chiude gli occhi, tutto quello che riesce a fare è pensare a quanto siano calde le labbra di Oikawa sul suo collo e si chiede come possa essere la lingua nella sua bocca.

 

Loro due, anche se diversi, hanno sempre fatto ogni cosa insieme. Non dovrebbe sorprenderlo che se Oikawa è innamorato di lui , anche lui lo sia. 

 

“Lo immaginavo.” Dice Mayumi. “È un po’... strano per me, sai, perderti per un ragazzo fra tutte le cose possibili.”

 

Letteralmente tutti lo sapevano tranne me?” Hajime non sa se ridere o piangere.

 

“Era abbastanza ovvio” Dice lei, giocando con uno dei suoi codini. “Che lui ti volesse. Probabilmente era ancora più ovvio che tu volessi lui, ma facevo finta di non vederlo.”

 

“Io non lo avevo notato e basta.” Hajime lascia cadere la testa sul tavolo e permette che l’impatto gli faccia male. “Quel tipo…” Deglutisce e alza lo sguardo verso Mayumi, incontrando i suoi occhi. “Quel tipo è un moccioso, ma… lo conosco da talmente tanto tempo che mi sono abituato.”

 

“È più di questo.” Dice lei con sicurezza e gli offre un sorriso storto. E… Hajime si blocca. Realizza che il suo sorriso gli ricorda di quello di Oikawa e Hajime potrebbe essere ufficialmente un idiota. “Dovrei augurarti buona fortuna?”

 

“Non devi.” Dice lui. “Puoi odiarmi un po’, se vuoi.”

 

“Posso odiarti e augurarti buona fortuna?” Chiede Mayumi. Gli occhi della ragazza sono umidi e Hajime si sente triste e in colpa, ma è stranamente sollevato. Le sue mani sono sudate, quindi le asciuga sui jeans. “Perché fidati, avrai bisogno di tanta fortuna.” 

 

“Mi sembra giusto.” Concorda Hajime, paga per la limonata e il suo caffè intatto e fa finta di non notare che lei tira su col naso mentre camminano verso la stazione dei treni, perché è abbastanza certo che lei stia cercando di nasconderlo.

 

“Mi dispiace.” Dice lui. “Non me ne ero veramente accorto.”

 

“Be’.” Dice Mayumi. “I maschi possono essere stupidi.” La sua voce è roca e Hajime la abbraccia, dandole la scelta di rifiutarlo prima di stringerla fra le braccia.

 

“Mi dispiace tanto.” 

 

“Lo so.” Concorda lei. “Dopotutto, chi vorrebbe mai scambiare una ragazza fantastica come me con un seduttore come lui?”

 

“Lo so già che è ridicolo.” Risponde Hajime, il cuore che si agita nel petto. “Non devi ricordarmelo.”
 

Lei ride e quando passa i tornelli sta ancora sorridendo.

 

Lui torna a casa, nel suo appartamento vuoto, e si ricorda che era esattamente così prima che Oikawa si trasferisse. Pulito, tranquillo, silenzioso. Hajime poteva studiare se voleva, o camminare nudo per l’appartamento. È la privacy che aveva detto a sua madre che gli sarebbe mancata.

 

Invece prende uno degli orrendi peluche di ET di Oikawa e lo stringe al petto, sdraiandosi sul divano macchiato di cioccolato mentre guarda dei vecchi episodi di ‘Real UFOs’ e prova a non pensare alla mancanza del calore di Oikawa al suo fianco, che urla entusiasta ad ogni foto di un’astronave sullo schermo.

 

***

 

Hajime è stato in casa di Oikawa quasi spesso quanto in casa sua. È così quando vivi nella stessa strada del tuo migliore amico.

 

Nonostante tutte le volte che è stato in quella casa, non si è mai sentito così spaventato come ora, nel momento in cui ha così tante cose da dire ma non sa come farlo.

 

La madre di Oikawa apre la porta, sorridendo non appena lo vede. “Oh, Hajime, stavo aspettando che venissi a tirare fuori Tooru dalla depressione.”

 

“In realtà penso di essere il motivo per cui è triste.” Dice Hajime e lei gli rivolge un lungo sguardo.

 

“Ed è esattamente il motivo per cui sei la persona perfetta per rimediare.” Hajime si chiede se anche lei sappia. Probabilmente sì. Per tutto questo tempo lui è stato l’unico a perdersi questa cosa enorme davanti ai suoi occhi. “Tooru è in camera sua.”

 

“Grazie.” Dice, cercando di rivolgerle un sorriso mentre si dirige verso la stanza. Apre leggermente la porta e Oikawa lo guarda allarmato.

 

“Che ci fai qui?” Chiede, mentre Hajime esamina le lenzuola disordinate e tutti i trofei, le medaglie e i riconoscimenti allineati su uno scaffale. Ricorda quali hanno reso orgoglioso Oikawa. Ricorda anche quelli che l’altro non pensava di meritarsi. Poi sposta nuovamente lo sguardo su OIkawa. Il suo viso è rosso e gli occhi sono gonfi e umidi.

 

“Non hai risposto alle mie chiamate.” Dice Hajime, calciando un pallone da pallavolo. Oikawa ne ha tre o quattro in giro per allenarsi con dei trucchetti. Proprio come faceva nell’appartamento a cui ormai Hajime pensa sempre come il loro. “Sei veramente brutto mentre piangi, lo sai?” Si avvicina al letto di Oikawa e gli si siede accanto, ruotando il busto per prendergli il viso fra le mani. La pelle è calda e bagnata dalle lacrime. Usando il pollice asciuga le nuove lacrime sotto ai suoi occhi. “Così va un po’ meglio.”
 

Deglutendo, Hajime lo guarda dritto negli occhi. Ora, sapendo quello che sa, si permette di osservarlo. Di guardare il colore dei suoi occhi, la forma del naso, le estremità delle labbra sempre sul punto di fare un sorrisetto. Il modo in cui il petto di Hajime si stringe è quasi doloroso, mentre porta la mano destra ad accarezzare l’orecchio di Oikawa.

 

“Iwa-chan…”

 

All’improvviso Hajime si sente stupido ad aver esitato.

 

“Le finali del torneo primaverile liceale sono oggi.” Dice Hajime, lasciando cadere la mano mentre Oikawa lo guarda sorpreso. “Karasuno contro Seijou, volevamo andarci.” Si guarda intorno e afferra un giubbotto dalla sedia della scrivania. “Pensa a quanto sarebbe deluso Kunimi se il suo capitano preferito non si presentasse.” Gli lancia la giacca e, anche dopo aver pianto a dirotto, i riflessi di Oikawa sono così veloci da prenderla al volo.

 

È veramente fantastico. Hajime sorride.

 

“Non essere così cattivo con me, Iwa-chan.” Oikawa si alza, senza neanche accennare a mettere il giubbotto. “Non sono già un’immagine abbastanza tragica? Tu ci volevi andare. Io non voglio guardare Tobio-chan che distrugge la mia vecchia squadra e poi non potergli insegnare importanti lezioni di vita.” Stringe la giacca. “Tipo perdere quando vorresti vincere più di ogni altra cosa. Tobio-chan dovrebbe decisamente subire più cose del genere. O soffrire, in generale.”

 

“Il tuo carattere…” Hajime pondera attentamente le sue parole e poi blocca l’altro con il suo sguardo. “È veramente il peggiore.”
 

Oikawa sembra così sorpreso di sentirgli dire questo proprio ora, che lo lascia trapelare sul volto in modo insolito. Hajime scoppia a ridere ed è così bello. La fitta nel petto, il dolore incessante per la distanza da Oikawa, in tutta la sua meschina gloria, si sta alleviando e al suo posto c’è il caldo conforto della sua presenza.

 

“Il peggiore, huh?” Dice Oikawa. “Immagino sia un complimento.” Sorride debolmente, ma è un sorriso vero. Continua a squadrare l’altro, come se pensasse che non sia veramente lì. Ad Hajime non è chiaro come sia possibile che Oikawa abbia pensato che tutte le cose che ha detto lo avrebbero frenato dall’essere suo amico, dal presentarsi alla sua porta, specialmente dopo tutti questi anni, ma ci sarà tempo in abbondanza per sistemare anche questo. “Lo sai quanto mi piace essere il numero uno.”

 

“Vieni e basta.” Dice Hajime. “Abbiamo circa un’ora prima che inizi la prima partita.”

 

La madre di Oikawa sorride mentre lo trascina fuori di casa. “Divertitevi, ragazzi.” Li richiama. “Non mettetevi nei casini!”
 

“Non ha idea di come siano i tuoi venerdì sera, vero?” Mormora Hajime e Oikawa gli rivolge una versione anemica del suo solito sorriso malizioso.

 

“E non lo saprà mai” Risponde lui, camminandogli a fianco. “Iwa-chan… perché sei qui, veramente?”

 

“Perché volevo guardare il torneo con te.” Evita una cunetta nell’asfalto e Oikawa lo imita.

 

“Ma-”

 

“E voglio anche andare a cena con te. E guardare i film la sera della prima. Voglio buttarti giù dal divano mentre guardiamo ‘Real Ufos’ e voglio sentire il tuo strano sapone mentre dormo e voglio allenarmi a schiacciare con te finché non mi sento più i palmi.” Lo guarda e Oikawa ha quest’espressione diffidente sul viso per cui Hajime si passa la lingua sui denti per la frustrazione. “Cazzo, catturerò pure gli insetti con te come quando eravamo piccoli, perché la cosa importante non era e non è cosa facciamo, ma che lo facciamo insieme, no?”

 

“Anche adesso? Dopo quello che ho detto?” Oikawa espira. “Non ti importa di quello che…”

 

“Certo che mi importa.” Lo interrompe l’altro bruscamente. “Come potrebbe non importarmi, Oikawa? Sei tu. Certo che mi importa.”
 

“E allora…” C’è così tanto spazio in mezzo a loro. Hajime si avvicina, tanto da far strusciare le loro spalle ad ogni passo.

 

“Mayumi era gelosa di te. Pensavo… non so cosa pensavo. Credo di non aver pensato, in realtà. Era troppo semplice lasciare le cose com’erano.” Fissa i lacci delle scarpe. “Quando l’ho lasciata, mi ha detto che lo sapeva che ti piacevo.” Alza lo sguardo e lo rivolge ad Oikawa. “Sei irritante, lo sai? Prendermi alla sprovvista con qualcosa come il fatto che sei innamorato di me.”

 

“Hai lasciato Kawasaki?” Oikawa stringe gli occhi mentre lo guarda, le sopracciglia piegate e con gli occhi così gonfi, Hajime non riesce a capire il suo sguardo. “Pensavo ti piacesse davvero, Hajime.” Si lecca le labbra. “Si capiva. Che ti piaceva veramente.”

 

L’altro ragazzo sussulta al suono del suo nome. Oikawa lo usa raramente e la serietà con cui lo fa, aiuta Hajime a farsi coraggio, perché questa è la parte importante. “La verità è che tu mi piaci di più.” Risponde. “Mi piaci più di chiunque altro. Anche se sei chiassoso, strano, ossessionato, possessivo e lasci un casino ovunque.” Oikawa sbuffa per protesta, un suono bagnato che ricorda ad Hajime che l’altro ha pianto per lui e, quando piange, il naso si riempie di muco e lo fa sembrare un neonato. “E poi a quanto pare non riesci a rispondere al telefono quando ti chiamo, quindi, davvero, non so cosa ci sia di sbagliato in me che mi porta a scegliere te, al posto di chiunque altro.”

 

“Non mi fai sembrare il buon partito che tutti credono che io sia.” Si lamenta lui e Hajime si ferma, prendendo la mano dell’altro e intrecciando le loro dita. La mano di Oikawa è grande, calda ed ha il peso giusto nella sua. “Iwa-chan?”

 

“Cioè, onestamente, se ci pensi…” Dice Hajime, guardando avanti. Le sue orecchie sono rosse e sa che probabilmente la sua espressione è così buffa, che se si girasse verso di lui, Oikawa scoppierebbe a ridere. “Quando ci pensi per davvero, ci siamo frequentati per molto tempo.” Gli stringe la mano. “Mi sbaglio?”

 

Con la coda dell’occhio guarda Oikawa, che lo fissa, rimanendo leggermente indietro mentre Hajime lo trascina.

 

“Iwa-chan?”

 

“Cosa?” Dice, con l’imbarazzo che quasi lo strozza rende roca la sua voce. “Arriveremo in ritardo.”

 

Oikawa lascia la sua mano e lo abbraccia da dietro. Il suo petto è caldo, spinto contro la schiena di Hajime, che riesce a sentire ogni suo respiro. Sente anche ogni battito veloce del suo cuore. “Quando arriviamo a casa.” Dice Oikawa, le labbra premute sull’orecchio dell’altro, che smette di camminare, proprio fuori dalla stazione dei treni. “Ti bacio, Iwa-chan.”

 

Hajime deglutisce. “Okay.” Dice e l’altro ride, il suono che causa dei brividi sulla schiena di Hajime. “Sì… io…” Le labbra di Oikawa sono così calde e morbide. L’aspettativa cresce in lui, come una molla carica. “Va... bene.”

 

“Solo bene?” Chiede Oikawa. Il suo tono è disinvolto, provocante e Hajime si lascia influenzare, perché questo è ciò che ha realizzato di aver voluto per tutto il tempo. “Non mi sottovalutare, Hajime.”
 

“Non ti ho mai sottovalutato.” Risponde lui seriamente e l’altro sospira.

 

“Lo so, ed è per questo che sei il mio…” Oikawa non finisce e Hajime si ritrova a chiedersi cosa volesse dire. Non è molto bravo in questo.

 

“Volevo dirti che… sai…” Si prepara. “Non sei l’unico che si sente… come ti senti. È reciproco.”

 

Il respiro di Oikawa è irregolare e, quando Hajime si divincola dalle sue braccia e lo guarda negli occhi, quello che vede è pura felicità, anche se il sorriso compiaciuto sulle sue labbra prova a raccontare un’altra storia. “Hajime, ti stai dichiarando?”

 

“Ti odio.” Dice, attraverso l’ansia, la felicità e il sollievo.

 

“Lo sapevo che alla fine avresti capitolato davanti al mio fascino.” Inizia Oikawa, impassibile davanti alla mortificazione di Hajime.

 

“Stai zitto.” 

 

“Ovviamente l’avresti fatto.” Dice Oikawa, rivendicando la mano di Hajime, intrecciando di nuovo le dita e camminando davanti a lui, guidandolo come se lo avesse fatto per tutto questo tempo. Forse lo ha fatto e va bene così, pensa Hajime. Oikawa è sempre stato il tipo di alzatore a cui piace essere il giocatore di punta, mentre lui è sempre stato il tipo di asso a cui non dispiace far sì che accada. “Dopotutto, io sono il migliore.”

 

“Il tuo ego sarà la mia morte, Oikawa.” Borbotta, imbarazzato ma contento. Sono troppo grandi per tenersi per mano a questo modo in pubblico, ma ad Hajime non importa. Non adesso.

 

Oikawa lo guarda raggiante da sopra la spalla. “Lo ami.” Dice, suonando sicuro e non spaccone. Tu mi ami.

 

“Sì.” Concorda Hajime, senza fiato anche senza correre per il campo, cercando di evitare un muro a tre. Il suo cuore è così pieno che potrebbe esplodere. “Per qualche motivo, sì.”

 

***

 

((EXTRA

 

“Esci.” Dice Hajime, quando la porta del bagno si apre cigolando.

 

“Ma mi sei mancato.” Dice Oikawa, facendo scorrere la porta della doccia e guardandolo con il volto rosso e sorridente. Il cuore di Hajime perde un battito.

 

Perché nonostante abbia visto quel sorriso per tutta la sua vita e abbia memorizzato tutti i diversi modi in cui si possono piegare quegli angoli delle labbra, è completamente nuovo come possa passare le dita bagnate fra i capelli di Oikawa e baciarlo mentre il vapore esce dalla stanza. “Mi sei mancato come un buco in testa.” Sussurra Hajime sulla bocca scivolosa del ragazzo. 

 

“Sei proprio innamorato di me.” Risponde Oikawa e sì, Hajime lo è, nonostante abbia ancora problemi a dirlo ad alta voce. “E per questo mi perdonerai per quello che ho fatto alla nostra cucina facendo i cioccolatini.”

 

“Che cazzo, Trashykawa.” Urla, mentre l’altro si libera dalle sue braccia e scappa dal bagno, ridendo. Quando la porta si chiude, lasciandolo di nuovo solo nel bagno, Hajime posa le dita sulle sue labbra e sorride.

 

È sempre stata un’avventura stare con Oikawa, pensa, e per lui va bene così. ))

 

Note della traduttrice:

Spero la storia vi sia piaciuta e spero di aver fatto un buon lavoro nel trasporla in italiano. Se lascerete una ecensione, mi occuperò di tradurla e mandarla all'autrice kittebasu.

(1) Thundersticks: sono dei palloncini stretti e lunghi di plastica usati durante le partite dalle tifoserie per fare rumore. https://www.google.com/url?sa=i&source=images&cd=&ved=2ahUKEwiy1JSR4KzkAhUO-aQKHWpgAt8QjRx6BAgBEAQ&url=https%3A%2F%2Fit.wikipedia.org%2Fwiki%2FFile%3A20081017_Kansas_Midnight_Madness_thundersticks.jpg&psig=AOvVaw3ZxSmKdHYyX7weE_FccS5a&ust=1567328583635513 

(2) “Forse intendi cosa non fai per colpire Kageyama?” “È sicuramente un chiodo che sporge. Va colpito.”: questo dialogo si riferisce ad un proverbio giapponese che recita “Il chiodo che sporge va preso a martellate”. Significa che se qualcosa o qualcuno esce fuori dagli schemi deve essere rimesso a posto. 

(3) Per non parlare dell’enorme elefante che sembra seguirlo in ogni stanza e barrisce Oikawa è innamorato di te ogni volta che non ci pensa abbastanza da solo: questo è un riferimento al modo di dire inglese “the elephant in the room”. È utilizzato per indicare una verità che, per quanto ovvia e appariscente, viene ignorata o minimizzata.
   
 
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