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Autore: HatoKosui    03/09/2019    1 recensioni
Ame e Aoi sono due sorelle che si strasferiscono alla Iwatobi in un periodo inusuale, quasi alla fine della scuola. Hanno un passato strano, la più grande è chiusa in se stessa, la sorella minore, Aoi, dal canto suo si sente sola, persa in situazioni più dolorore di quanto sembri. Conoscono il vicino di casa Makoto e i ragazzi della Iwatobi, ma Ame sembra provare orrore e fastidio per tutto quel che riguarda l'acqua tanto da sopportarne a malapena la vista... Aoi cerca di aiutarla chiedendo aiuto a Rin, conosciuto da poco, ma nessuno si aspetta un'altro disastro imminente: il male non viene mai da solo!
[Storia senza pretese, che avevo scritto un anno fa e che ho publicato ora perchè mi hanno letteralmente pregato... Nonostante tutto ci tengo particolarmente a sentire le vostre opinioni, e spero con tutto il cuore che piaccia (anche perchè i ragazzi meritano eh u.u)!]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haruka Nanase, Nuovo personaggio, Rin Matsuoka, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Capitolo 13: La barca -

 

 

 

Quando Haru si era messo in gioco per farla rimanere a dormire da lui le era sembrato tutto molto normale, visto che le sue attenzioni si erano riversate verso la sorella e quel ragazzo, Rin.

Ma quando si tolse la maglia, davanti allo specchio del bagno freddo e silenzioso, una strana sensazione le attanagliò lo stomaco.

“Siamo da soli”

Si disse e inevitabilmente le sue guance si tinsero di rosso.

“Sarebbe stato meglio se fosse rimasta con me”

Continuò, sempre più convinta, mentre indossava una camicia da notte che aveva l’aria di essere piuttosto nuova. Haru ne aveva trovate un paio nell’armadio della mamma, così Gou era stata libera di andare subito via insieme a rin e Aoi.

Ame si guardò allo specchio, ora, con i capelli legati, gli occhi profondi e caldi, la camicia che le copriva bene il seno nudo e lasciava le gambe libere.

Era quasi contenta di notare che non aveva le occhiaie, che i capelli erano più folti, che le braccia avevano anche ripreso quel minimo di tono muscolare che avevano sempre avuto.

Era sicura che fosse merito di Haru.

Sorrise, nel pensarlo, ma fu interrotta da haru che bussò alla porta.

-S..si?

-Il letto è pronto…

La voce di Haru era bassa e quasi non si sentiva al di la della porta.

-Si, grazie, arrivo subito!

Ame amava quel tono di voce. Lo sentiva bene e la cullava quando erano in acqua, perché era calmo e sembrava quasi che solo lei potesse sentirlo, perché le dava l’impressione di essere l’unica così vicina da poterlo fare.

Uscì dal bagno con apparente calma, ma il suo cuore batteva forte per un motivo che non aveva ancora capito. Aprì la porta della sala dove si erano messi d'accordo per dormire e ci trovò il futon aperto, sistemato con immensa cura e precisione. Rimase qualche attimo ferma, un po' sorpresa, ma poi Haru le comparve alle spalle facendola sobbalzare.

-Dovresti riposare… tra poco farà mattino.

Ame lo guardò bene, accorgendosi solo in quel momento di quanto effettivamente fosse più alto di lei e più muscoloso e decisamente più bello.

-Ah, si… grazie.

La ragazza entrò e si inginocchiò sul futon, sentendo lo sguardo di Haru sulla sua schiena. Lo guardò.

-Haru...- iniziò -Devi dirmi qualcosa?

Gli occhi di Haru si aprirono di scatto e Ame vide ancora quelle emozioni liquide roteare velocemente, per poi scomparire quando lui si preoccupò di distogliere le sue attenzioni e guardare il pavimento.

-No…

Ame posò le mani sulle cosce, mentre era accovacciata a terra sul futon.

-Haru… - Iniziò piano, del tutto tranquilla -Tutti voi mi avete ascoltata, nonostante io non mi fossi espressa. So che hai qualcosa che non va, con me puoi parlare…

Il ragazzo le mandò ancora qualche occhiata, veloce, per poi appoggiarsi alla porta.

-Non ho niente che non vada.

Ame sentì chiaramente che Haru stava cercando di darle le distanze e qualcosa dentro di lei lo accettò.

-Va bene… - Disse, sorridendo in modo tirato -Se ti va di parlare… io sono qui.

Ame non era brava ad esprimersi, né ad ascoltare, ma in quel momento avrebbe voluto davvero tanto che lui le dicesse qualcosa. Non qualsiasi cosa, ma quello che provava.

Ma Haru la guardò, con profondo imbarazzo e si girò.

-Buonanotte

E chiuse la porta dietro di se.

 

 

La mattina arrivò veloce come un battito di ciglia e altrettanto veloce arrivò la stanchezza e la spossatezza, visto che nessuno aveva chiuso occhio. Giusto Nagisa e Rei sembravano essere svegli, mentre la combriccola camminava lungo la spiaggia.

-Ma che cosa avete fatto? Siete tutti così silenziosi!

C’erano persino Rin e Makoto che sembravano ondeggiare in preda alla confusione.

-Mako-chan, ma anche tu non hai dormito??

Il ragazzo sorrise in modo tirato, cercando di non destare altre discussioni.

-Non sono riuscito a chiudere occhio dopo lo spavento di ieri sera

Aoi gli si avvicinò piano.

-Mi dispiace tanto

Il castano la guardò tranquillo.

-Ah, sono io che sono impressionabile, tranquilla… -Diede una piccola occhiata a Rin, poco avanti a loro, che camminava ricurvo e assonnato -Piuttosto voi… avete dormito poco?

Aoi guardò la schiena del ragazzo dai capelli rossi e sorrise d’istinto, mentre le sue gote si tinsero leggermente di rosso, una cosa che non passò inosservata a Makoto.

-Si, anche se per poco. Tra una cosa e l’altra la mattina è arrivata presto.

-Tra una cosa e l’altra?

Aoi lo guardò un po' confusa.

-Si, sai… i pigiami, i letti, sistemarsi… un po' di casino.

Makoto si grattò la testa, imbarazzato.

-Aaah, certo, certo, immagino che ancora la paura non se ne sia andata…

Aoi sorrise e si voltò a guardare il mare che stavano costeggiando.

-No, quella non c'è più, dopotutto abbiamo passato cose peggiori.

Sul suo viso si aprì un sorriso del tutto tranquillo, che sembrava nascere da un ricordo bello e potente, che Makoto avvertì, ma che non poté far altro che ammirare da lontano, dispiaciuto per non essere lì, accanto a quel sentimento.

-Hai ragione.

Sussurrò solamente, per poi guardare i suoi piedi.

Ame, che era dietro, poco lontana da Haru, si alzò quasi sulla punta dei piedi.

-Scusate – Richiamò l’attenzione di tutti i presenti che si girarono. - Ma dove stiamo andando?

Gou guardò il fratello che arrossì poco e si girò altrove, così prese lei la parola.

-Visto che siete qui da poco e che sono successe molte cose pesanti, abbiamo pensato di portarvi in un luogo meraviglioso!

Aoi la guardò sorpresa e Ame aggrottò le sopracciglia.

-Un luogo?

-SI, guarda! - Gou corse verso di Ame, le si avvicinò e le mostrò il telefono -Vogliamo andare qui!

Ame guardò bene quell’immagine, talmente assorta che tutti videro la gioia nascere da quelle iridi azzurre.

-Ma è…

Gou l’anticipò. -Bellissima. E’ talmente tanto bella che non potevamo non andarci!

Ame prese il telefono mentre Gou allargò le mani al cielo.

-E’ un’isola del tutto lontana dalla città, ci si arriva con l’autobus e due traghetti, ma è bellissima e tutti dicono che quello che si può osservare una volta sbarcati lì riempie il cuore di gioia e fa rinascere l’anima!

Ame strinse il telefono, mentre Haru le si avvicinò con la scusa di guardare anche lui lo schermo e si trovarono di nuovo vicini.

Haru guardò la foto e nei suoi occhi si dipinse la stessa gioia che aveva pervaso quelli della ragazza.

-Bella, vero?

Gli chiese Ame mentre Gou cercava di convincere Aoi e Makoto che valeva la pena fare tre ore di viaggio. Haru la guardò senza rendersi pienamente conto che erano davvero vicini, non solo i loro volti, ma proprio i loro corpi.

-Ci possiamo arrivare a nuoto?

Chiese il ragazzo e Ame sorrise.

-Non credo. - Haru s’imbronciò. -Ma una volta arrivati potrai nuotare lì, vedi quanto mare libero c’è?

E indicò la foto, dove la spiaggia cristallina incontrava un mare altrettanto limpido.

Haru la guardò, non la foto, ma lei. Rimase a guardare come nei suoi occhi riusciva a rivedere l’amore per l’acqua, per il mare e per la libertà, che aveva solo intravisto quando l’aveva incontrata. Ora gli sembrava così naturale, gli pareva quasi che potesse capire anche le sue stesse sensazioni senza dire una parola. E per una volta era lui a sentirsi calmo, esattamente come quando era nell’acqua.

Ame lo guardò, destandolo dal suo stato di trance e gli sorrise.

-Oggi sei un po' strano, va tutto bene?

Gli chiese e lui si fece indietro come se lo avesse beccato a fare qualcosa che non doveva.

-Si tutto ok, vorrei solo… nuotare.

Ame sorrise nel guardarlo, ma quando fece per osservare anche cosa stavano dicendo gli altri, notò che tutti si erano ammutoliti e listavano guardando.

Ame arrossì.

-Cosa?

Chiese, la sorella soffocò una risata.

-Sempre la solita dissociata.

Disse ridendo e Gou piegò anche lei ridendo la testa da una parte.

-Allora, vi va?

Ame annuì, ancora un po' imbarazzata, senza sapere bene neanche cosa aveva accettato. Tutti gli altri furono d’accordo e Nagisa partì trascinando Rei per un braccio e urlò:

-ANDIAMOO

 

...

 

 

Ame non si era preoccupata minimamente di nulla finché, dopo ben quaranta minuti di viaggio in bus, scese e toccò terra. Anzi, sabbia. Aveva lo stomaco sottosopra, si erano addentrati per stradine piene di buche, curve e paesaggi rurali, che si ripetevano come stelle del firmamento. Aveva sudato, mangiato qualcosa per risollevare la pressione bassa che era diventata ancora pi

bassa e che le aveva tolto definitivamente tutte le energie.

E Aoi non era da meno. Aveva vomitato due volte, già. Si era preoccupata di chiudersi nel giacchetto pesante che si era portata per le evenienze che di certo non avrebbe mai pensato di usare, sopratutto per coprirsi dal freddo che l’aveva attanagliata.

-Stai meglio?

Le domandò Rin, avvicinandosi piano alle spalle e facendola sobbalzare.

-Perché ti avvicini sempre da dietro?

Lui sorrise mostrando i denti aguzzi.

-Mi piace metterti ansia

Aoi si strinse nelle spalle.

-Ti piace spaventarmi…

-Sono così brutto?

Chiese sogghignando e Aoi aggrottò le sopracciglia. “Sei bellissimo”

Pensò di getto, ma quello che fece vedere fu il contrario.

-Sei orribile.

-Addirittura, che cattiva.

-Eccola – Urlò Nagisa mentre Ame cercava di scendere da quel bus aiutata da Haru che cercava di capire come aiutarla. -La barca è li… sta partendo! Dobbiamo sbrigarci!

Rei caricò bene il suo zaino sulle spalle, mentre Gou preparò il telefono dove aveva comprato i biglietti e Ame si tenne lo stomaco.

-Barca?

Sussurrò con voce bassa, ma giusto il tempo di cercare invano gli occhi della sorella che tutti partirono correndo verso il battello e così li seguì anche lei. Mise piede in quella barca e si sedé con il fiatone, vicino a Nagisa che si era sdraiato sul sedile con poca grazia. Poi aprì gli occhi e vide davanti a se il muro bianco e realizzò.

Era di nuovo su di una barca. Sentiva l’ondeggiare del mare sotto di loro, anche perché era un piccolo battello, neanche troppo di lusso. Prese un bel respiro, quasi come se volesse prepararsi al peggio, ma quando l’odore del mare le arrivò fin dentro ai polmoni, improvvisamente il suo cuore si calmò. Non aveva il coraggio di girarsi o di distogliere lo sguardo dalla parete bianca del battello, ma di certo non si sentiva male, non sentiva il respiro mancarle, né il corpo tremare.

Stava bene.

Haru la osservava, poco distante. Makoto, con estrema calma gli si avvicinò.

-Haru- Il moro sobbalzò un poco e quando si rese conto di essere stato preso alla sprovvista distolse lo sguardo. -Va tutto bene?

-Perché continuate tutti a chiedermelo?

Makoto sorrise, abbassando un po' la voce e creando una bolla introno a loro, dove gli altri non sarebbero potuti entrare perché distratti da altro.

-Ultimamente sei distante e… distratto

-Non è vero.

Makoto piegò la testa.

-Haru, Nagisa voleva addirittura spiarti.

Gli occhi di Haru si aprirono dalla sorpresa, poi si corrugò.

-Ma perché?

Makoto lo guardò bene, dritto nell’anima, sorridendo pacificamente.

-Forse per Ame.

Il cuore di Haru fece il giro della morte, in preda all'agitazione esattamente come se fosse stato trafitto da una freccia. Fece silenzio, ma si accorse subito che Makoto aveva visto quel vorticoso ondeggiare di sentimenti nei suoi occhi. Guardò altrove e l’amico rise piano.

-Si vede.

Sussurrò e Haru sapeva a cosa si stesse riferendo, perciò non si girò a guardalo, finché non lo disse ad alta voce.

-Che ti piace.

Il suo cuore si fermò. Piacere? Poteva davvero provare cose del genere per una come Ame? E perché non avrebbe dovuto? La guardò d’istinto, mentre era distrutta su quella sedia. La guardò per la prima volta consapevole che davvero gli piaceva quella pelle che era era sudata, quei capelli morbidi e biondi che erano appiccicati per il sudore e quegli occhi azzurri torbidi ma avvolgenti.

Gli piaceva anche in quelle condizioni.

-Haru?

Lo chiamò l’amico, facendolo girare verso di lui.

-Non fare quella faccia -Gli disse – Non stai morendo…

Haru abbassò lo sguardo.

-Non sarà mai possibile…

Makoto alzò il mento e facendo così incontrò più in la, in linea d’aria, la figura di Aoi che era in piedi appoggiata saldamente al braccio di Rin. Sorrise amaramente.

-Però tu puoi provarci, non è lontana da te.

Haru mantenne il silenzio.

Se c’era una cosa che stando insieme ad Ame aveva capito era che con lei non c’era bisogno delle parole. Lei riusciva a sentire, avvertire, intuire quello che succedeva. Intuiva anche il ritmo dell’acqua e quello che voleva trasmettere e lui non conosceva nessun'altra in grado di farlo. E se questo fosse stato vero lei si sarebbe presto accorta di tutto.

….

 

Il battello era in acqua da forse venti minuti. Ame si era beatamente addormentata sulla spalla di Rei, che le era seduto accanto e aveva una mano stretta in quella di Nagisa, che aveva paura a lasciarla per on svegliarla. Così aveva finito per appisolarsi anche lui addosso alla ragazza. Rei continuava, invece a leggere i cartelli davanti a loro, nella speranza di non lasciarsi andare al sonno come quei due.

-Non sono durati molto – Disse Gou, con le mani sulle anche. Rei li guardò, pensieroso

-Nagisa non ha dormito molto, quando Rin l’ha chiamato per organizzare questa gita… lui era già sveglio.

Gou vece scivolare la mani lungo il corpo.

-E’ stata una cosa improvvisa, ma ne avevamo tutti bisogno.

Rei sorrise vedendo come anche Ame sembrava sognare qualcosa.

-Ci farà sicuramente bene un po' di tranquillità. Ci hanno portato una dose di preoccupazione non indifferente

Gou sorrise.

-Sono contenta che però Haru sia riuscito a farla stare meglio.

Rei sembrò essere perplesso e la guardò.

-Ma Haru e gli altri dove sono?

Gou guardò la porta che dava verso il mare.

-Haru voleva buttarsi in acqua, così Makoto l’ha seguito fuori. Mio fratello invece…

Si guardò intorno.

-E’ sparito da un po, in effetti. Credo che sia con Aoi, che non stava bene. Forse dovrei andare a cercarli…

Rei guardò il corridoio piccolo e stretto del battello.

-Ti accompagnerei ma….

Gou si mise a ridere.

-Vado e torno.

E si diresse verso il corridoio quasi correndo. Non c’era molta luce, ma si poteva bene vedere che sulla nave non c’era altra gente oltre a loro. Forse per l’ora, forse per la meta poco quotata, ma di fatto sembrava essere una nave fantasma. Eppure non metteva ansia, né angoscia, perché le pareti erano bianche candide, il pavimento era pulito e c’erano foto e oggetti a tema marino ovunque. Era rassicurante.

Davanti a lei vide la porta del bagno, socchiusa. Era un bagno di servizio, quindi era misto, per donne e uomini, perciò pensò bene di entrare senza esitazione, ma quando aprì la porta senza far rumore li vide lì davanti a se, appoggiati al lavandino.

Rin la teneva per i fianchi, tirandola a se, stringendole le spalle con l’altra mano, ferma e grande, che sembrava quasi non darle modo di muoversi. E lei, avvinghiata al suo collo, con una mano nei capelli che dipendeva dalle labbra del ragazzo che erano vicine alle sue, vicine e con gli occhi incatenati.

Gou trattenne il respiro, rimase ferma in apnea perché loro non l0avevano notata e perciò dopo solo qualche attimo, le labbra s’incontrarono.

Gou eraa sicura di star per svenire, ma ebbe il coraggio di fare due passi indietro, piano, trascinando la porta con se, senza fare rumore, esattamente come l’aveva aperta.

Quando si chiuse davanti a lei, sputò fuori l’aria che aveva nei polmoni.

Una cosa del genere avrebbe dovuto farla contenta.

Eppure, si sentiva decisamente inquieta.

Si strinse tra le spalle.

Doveva capire perché.

 

 

Autrice

 

Ciao a tutti! Sono molto contenta di essere riuscita ad aggiornare, perdonate come al solito il mio immenso ritardo, ma tra lavoro, università e problemi personali sono stata mooolto rallentata.

Ho cercato di fare il capitolo un po' piu lungo, spero che vi piaccia!!

Fatemi sapere, mi raccomando!

Un grazie immenso a tutti coloro che continuano a leggere, seguire ed anche a spronarmi, vi ringrazio immensamente!

:*

  
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