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Autore: EcateC    03/09/2019    9 recensioni
Prendete gli Ineffabili, shakerateli, mescolateli, contate fino a dieci e… toh: Aziraphale è diventato il demone e Crowley l’angelo!
…Ma cosa succede se Crowley si auto induce un sogno e decide di sbirciare in quest'altra dimensione?
 

Crowley=Craphael

Aziraphale= Aziraphus
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Soho, in un universo parallelo.
10 anni prima l’Apocalisse che non fu.

 
 
 
Craphael era l’angelo custode che tutti vorremmo avere.
Dotato di una bellezza eterea ma mozzafiato, egli amava passeggiare per le strade di Londra con gli auricolari alle orecchie e un sorriso gentile.
Malgrado fosse così bello, l’angelo dai capelli vermigli cercava di mantenere un profilo basso e di confondersi tra gli umani, vestendo e pettinandosi come loro, sempre in linea coi tempi. Aveva un look casual e giovanile, generalmente composto da una semplice maglietta bianca, infilata dentro a un paio di jeans chiari, attillati ma non troppo. I capelli vermigli e riccioluti erano raccolti in un codino raffazzonato, che lasciava scappare molte ciocche ribelli, e il suo viso era pulito e radioso, come se rifulgesse di luce propria.
E poi era un angelo dai gusti moderni, sportivo, che andava ai concerti e adorava la musica con tutto se stesso. L’amava talmente tanto che aveva perfino aperto un negozio di CD e di strumenti musicali, alcuni dei quali antichi di migliaia di anni. Con quel negozio Craphael guadagnava dei soldi puliti per mantenersi e per mantenere un altro soggetto, biondo e cattivo, di cui si parlerà più avanti.
Ma non era solo un amante sfegatato della musica. Oltre a una vasta collezione di unici e preziosissimi CD autografati, l’angelo vermiglio aveva una serra lussureggiante, che ospitava i più rari e delicati esemplari di piante e fiori.
La curava e dava loro l’acqua e fertilizzante ogni giorno, rivolgendo a tutti i vegetali dei sorrisi dolci e delle parole gentili, di incoraggiamento.
 
“Sei bellissima oggi, Viola”
“Ma che belle foglie verdi, Margherita!”
“Sempre in ottima forma, Narciso!”

Oltre alle piante, Craphael amava anche i bambini, e tanto! Aveva pianto lungamente quando l’arca di Noè era salpata senza di loro (per loro e anche per gli unicorni, per i quali se l’era legata al dito), e nel corso dei secoli si era fatto in quattro per proteggere i piccoli umani dalla peste bubbonica, dalla violenza degli adulti e dalle sopraffazioni in generale.
Craphael era proprio un angelo d’oro, bello e buono. Solo che Craphael aveva anche un amico. Sì, quell’amico biondo e cattivo che dicevo prima. Costui era un soggetto un po’ particolare, grassoccio, frivolo, spendaccione, pigro e molto, molto appiccicoso.
-Amoruccio!??-
Eccolo.
Craphael sollevò gli occhi al Cielo, verso il suo Dipartimento, ma non lo fece perché era seccato o spazientito, bensì per chiedere scusa, perché sapeva già che il demone Aziraphus si sarebbe gettato su di lui e l’avrebbe baciato in bocca senza nemmeno dargli il tempo di voltarsi. E infatti così fece. Gli schioccò un rumoroso e saporito bacio al pistacchio -ovviamente aveva un gelato in mano- senza nemmeno preoccuparsi di chiedere, come al solito.
-Azi…- si lamentò, rassegnato
-Come sta l’angelo più bello del Paradiso?- gli domandò quest’ultimo, strappandogli un sorriso.
-Bene, grazie. Stavo giusto…- Craphael scivolò fuori dalla sua presa, flessuoso e snodato -Annaffiando le piante-
Il demone lo guardò dalla testa ai piedi, leccando voluttuosamente il suo cono gelato con entrambe le sue lingue, una più lunga dell'altra. 
-Beate loro. Anche io mi farei annaffiare da te-
Craphael sgranò gli occhi e lo guardò, scandalizzato -Non l’hai detto sul serio, demone!-
-Ma annaffiare con l’annaffiatoio, naturalmente! A cosa pensavi, birichino?-
L’altro lo guardò male e arrossì come i suoi capelli, voltandosi di scatto.
Aziraphus era un demone della gola unico nel suo genere, e non solo per il suo aspetto. Aveva i cappelli biondi e tirati indietro con la brillantina, un completo settecentesco in raso di seta nero, il Kajal nella rima inferiore della palpebra e parecchi gioielli. L’unica parte demoniaca del suo viso era la bocca, dotata di doppia lingua (anche tripla o unica, se voleva) e denti leggermente seghettati, che poteva allungare o accorciare a proprio piacimento. Adorava infatti mangiare, i peccati di gola erano il suo mestiere, letteralmente. Gli piaceva però anche oziare, leggere, bere il tè rigorosamente alle cinque e provarci col suo atletico e integerrimo migliore amico, di cui era innamorato pazzo.
Però, malgrado questo, aveva una bizzarra sensibilità, che gli impediva in modo radicale di nuocere troppo agli umani. Ormai aveva collezionato talmente tante note di demerito che Belzebù ci aveva rinunciato, non gliene spediva neanche più.
-Tranquille piccole- sussurrò Craphael alle sue piante, visto che avevano iniziato a tremare convulsamente -Quel demone cattivo non vi farà nulla di male-
-Oh, sai che mi importa di quei vegetali. Io odio la verdura- commentò Aziraphus, sprezzante -Giusto voi potevate inventare un cibo così insulso e insipido-
-La verdura non è insulsa. È ricca di fibre e fa molto bene- replicò l’angelo, indottrinato -Tutti dovrebbero mangiarla, compreso tu, demone-
-Tsé. Mangerò della verdura, quando tu ti farai cospargere di cioccolato- scherzò, facendogli l’occhiolino. L’angelo dai capelli rossi abbassò lo sguardo e sorrise.
-Sei peggio di un bambino, Azi. Non puoi dire che una cosa non ti piace se non l’hai mai assaggiata- gli fece notare, cercando di apparire convincente -Io, le rare volte che mangio, mangio solo ed esclusivamente verdura, possibilmente a foglia verde-
Aziraphus si guardò intorno, le piante si erano come voltate di scatto verso il loro padrone -Ehm, amoruccio…-
-Ed è buonissima, sia cotta che cruda! Condita o anche scondita, non è fondamentale-
-Sì, caro…- lo interruppe il biondo.
-Ho anche imparato a pulirla senza usare i miracoli, sono veloce, trito e tagliuzzo come…-
-Craphael! Stai spaventando le tue piante, tesoro-
Il suddetto si voltò e guardò i suoi vegetali, rimasti letteralmente inorriditi dalle sue parole.
-Oh, buon Cielo! No, no, piccine, non intendevo… Non mangerei mai voi!- le rassicurò, mentre il demone ridacchiava -Intendevo… La frutta! Non la verdura, volevo dire la frutta!-
Il tempo di dare qualche bacio consolatore alle foglie che il demone ingordo richiamò le sue attenzioni, di nuovo.
-Invece di limonare con le tue piante, guarda qui cosa ha trovato il tuo demone preferito- gli disse, porgendogli un avviso che aveva sgraffignato direttamente all’ambasciata -L’ambasciatore americano sta cercando una tata per il suo “bambino”… Sai cosa vuol dire questo?-
-Che l’anticristo non sa badare a se stesso?- dedusse Craphael, con ovvietà.
-Certo che non sa badare a se stesso, amoruccio! Ha nove mesi! Vuol dire che io diventerò la sua tata!-
-Tu!?-
-Io- ripeté Aziraphus, con un sorriso soddisfatto -Cambierò sesso e diventerò tata Fransis!-
-Aspetta, cosa?- esclamò l’angelo, spalancando gli occhi -Come sarebbe cambierai sesso?-
Il demone biondo gli ammiccò -La cosa ti eccita?-
L’angelo distolse lo sguardo -Un po'…- confessò, cercando di non immaginare nulla di troppo sconveniente -Ma non è questo il punto. Tu non puoi occuparti di un bambino, sei un demone, Aziraphus! Lascia almeno che sia io a fare la tata di Warlock-
-No, amoruccio. Ho trovato io questo lavoro, trovati il tuo-
L’angelo rosso lo guardò, risentito.
-E di cosa potrebbe mai avere bisogno un ambasciatore ricco sfondato come Thaddeus Downling?-
-Forse tra una settimana avrà bisogno di un giardiniere…- gli spoilerò il biondo, facendogli un occhiolino diabolico.
-Oh!- comprese Craphael, sorridendogli con complicità -Cattivone!-
-È il mio mestiere, caro-
E puntualmente, la settimana dopo nel giardino dell’ambasciatore Downling accadde una disgrazia. Un esercito indemoniato di cavallette, bruchi e parassiti si scagliò nel parco residenziale dell’ambasciatore e rase al suolo ogni cosa. La colpa? Ovviamente del giardiniere precedente, i cui attrezzi avevano misteriosamente infestato il parco.
Craphael si sentì arrossire e si staccò dalle labbra tumide dell’altro.
-Oh, tesoro- gongolò il demone -Ogni volta che mi baci mi sembra di tornare in Paradiso-
-Non essere blasfemo, demone-
-Essere blasfemo è il mio mestiere… Vuoi un po’ di gelato?- gli propose il biondo con fare amichevole allungandogli il cono tutto leccato.
-No, grazie. Ho già mangiato, io- declinò l’invito, scrollandosi gli angelici capelli rossi
-Ho già mangiato, io!- gli fece il verso -Per me questa frase non esiste!-
-E infatti si vede-
-EHI!-
-Demone, ti devi mettere a dieta- lo rimproverò Craphael, lanciando uno sguardo alla sua pancia prominente -Ormai non so più in che lingua dirtelo-
Aziraphus fece un’espressione risentita e si coprì la pancia con un braccio.
-Hai ragione, come al solito- concordò, porgendogli a malincuore il gelato -Sono un ciccione-
-Frena, non sei un ciccione, non era questo che intendevo- lo consolò subito Craphael, dispiaciuto -Non voglio che tu perda peso perché… Beh, perché non mi piaci- esitò e si sentì arrossire, l’altro sollevò lo sguardo -Tu mi piaci moltissimo anche così-
-Davvero ti piaccio?- si rianimò il demone, guardandolo con gli occhioni ben aperti.
-Ma certo, sciocco- lo rassicurò, fuggendo il suo sguardo.
-Anche tu mi piaci moltissimo, amoruccio. Sei uno schianto, quante volte te l’ho detto?- gli fece un sorrisetto, che venne ricambiato timidamente dall’altro.
-Tante- sussurrò l’angelo, mettendosi una ciocca vermiglia dietro all’orecchio.
-Mh-mh, non so cosa mi eccita di più, tra te e una tripla porzione di sushi-
-Il sushi, conoscendoti- gli rispose, cingendogli i fianchi prosperosi.
-Tu credi? Guarda che il fatto che io sia specializzato nei peccati di gola, non significa che non conosca bene anche gli altri-
-Lo so, purtroppo-
-E allora, se lo sai, dammi un bel limone- gli ansimò, spingendosi contro di lui.
-Un… Limone?- ripeté l’angelo, perplesso -Ehm, ok, vado in cucina e… -
-Ma non un limone, vero! Un bacio con la lingua! I giovani li chiamano così al giorno d’oggi!-
Craphael arrossì -Un bacio sarebbe un limo…!?-
Ma non poté terminare la frase perché il suo ingordo amico gli attaccò le labbra con voracità, iniziando a baciarlo con gusto e passione, come se stesse leccando la crema di un pasticcino. L'angelo chiuse gli occhi e lo lasciò fare, arrossendo e cingendogli più strettamente i fianchi.
-Mmmh!- gemette il demone, godurioso -Queste labbra! Sanno di frappé alla fragola!-
-Puoi smettere di pensare a mangiare almeno per cinque minuti?- lo rimproverò, ma fu zittito da un altro vorace bacio di Aziraphus. Le loro lingue si sfregarono ripetutamente, tanto che quella dell’angelo rosso si ritrovò intrappolata tra le due del suo “amico” più volte.
-Che bontà!- squittì.
-Basta pensare al cibo!-
-Ma come faccio, amoruccio, sei così appetitoso-
-Non sono un manicaretto-
-Lo sei-
-Azi… Mpf, Devo… Oh, staccati un attimo!- cercò di allontanarlo -Demone, non posso stare qui a sbaciucchiarti tutto il giorno. Ho il negozio da aprire-
-Sono certo che gli umani riusciranno a sopravvivere anche senza i tuoi adorati CD- gli sussurrò lascivo, afferrandogli il sedere ben sodo -Fatti baciare per bene-
-Lasciami! Sei un… Un…- Craphael si morse il labbro, l’altro alzò un sopracciglio.
-Un cosa, amoruccio mio?- lo tentò -Fammi sentire una bella volgarità!-
-Sei un… Una creatura insopportabile, ma carina- esclamò l’angelo Craphael, politicamente corretto -Ecco cosa sei-
-Mh, speravo in qualcosa di meglio ma stai facendo progressi- gli concesse il biondo, comprensivo.
-Grazie- gli sorrise, abbassandosi per stampargli un casto bacio sulle labbra -Ora devo andare-
E detto questo sgusciò via dalle sue grosse braccia, flessuoso e agile proprio come un serpente.
-Fragola- ripeté Aziraphus, guardandolo da dietro -Che bontà!-
 
 
 


Qualche anno dopo l'Apocalisse che non fu...




 
-La musica è la più bella forma d’arte che esista- esclamò Craphael con fare sognante, sul letto che ormai condividevano da tanti anni -Innalza l’animo e dona mille emozioni. Sant’Agostino mi diceva sempre che chi canta, prega due volte-
-Sai qual è un’altra squisita forma d’arte?- gli domandò il demone con i suoi occhialini da vista rossi e appuntiti, mentre sfogliava un libro erotico.
-Quale?-
-L’arte culinaria!-
L’angelo vermiglio alzò gli occhi al cielo, girandosi sul fianco opposto del letto.
-Guarda che dietro a un buon salmone al finocchietto occorre una maestria e un’attenzione ai dettagli degne di Michelangelo!- gli disse Aziraphus, voltandolo a forza verso di sé.
-Ma certo, non voglio sminuire il lavoro degli chef, però… Vuoi paragonare Carlo Cracco a Freddie Mercury? Andiamo, non c’è storia-
-Molto meglio Charles e le sue bottiglie d'acqua da quindici euro, infatti- scherzò Aziraphus, per fargli un dispetto.
-Cosa!? Non scherzare, demone! Meglio Freddie! Cento volte meglio Freddie!-
-Stavo scherzando…- gli ammiccò, avvicinando il viso paffuto al suo -Ti va di darmi un po' di zucchero?-
-No, demone, hai la glicemia alta- gli rispose l’angelo rosso, sempre molto responsabile -Il tuo corpo in dotazione non è un giocattolo, non…-
-Intendevo un bacio, idiota!-
-Cosa!?- domandò stralunato -Ma non si chiamava limone!?
-Baciami e stai zitto-
L’angelo gli obbedì, pregando al contempo il suo Dipartimento di perdonarlo. Ma il suo demone aveva un corpo così soffice e aveva delle lingue così…
“Perdono, chiedo umilmente perdono” Craphael interruppe i propri perversi pensieri, imbarazzato. Come faceva a resistergli?
Aveva provato a stargli lontano durante i seimila anni che si erano conosciuti, ma era stato inutile: si era innamorato di lui quasi subito, e rifiutarlo o tenerlo a distanza ormai gli era diventato impossibile.
E poi il suo demone si cacciava sempre e inesorabilmente nei guai ed era toccato a lui intervenire per salvarlo. Aziraphus dopotutto adorava fare la "damigella in pericolo" e avere una scusa per provarci brutalmente con lui. Non che gli fosse mai occorsa una scusa, è chiaro.
La prima volta in assoluto che si erano visti nel giardino dell’Eden, ad esempio, il demone della gola gli aveva rubato un bacio prima ancora di salutarlo.
Egli aveva visto l'angelo in piedi sulle pendici della muraglia, tutto vestito di bianco, coi capelli rossi e lunghissimi mossi dal vento, gli occhi dolcemente ambrati e lo sguardo vigile. Inutile dire che era l’essere più bello, puro ed etereo su cui avesse mai posato lo sguardo. E Aziraphus non aveva resistito un secondo, aveva dovuto assaggiarlo e sentire che sapore aveva, altrimenti sarebbe impazzito. E d’altronde, resistere non faceva proprio parte del suo essere, era concettualmente il suo opposto, la sua nemesi… Perciò si era semplicemente materializzato davanti a lui e invece di dirgli “ciao” lo aveva baciato sulle labbra
 
 
-TU! Come hai osato!-
-Le mie scuse, non avevo mai baciato un angelo- si giustificò il biondo, leccandosi voluttuosamente le labbra -La curiosità poteva uccidermi. Ma sappia che ha davvero un sapore squisito-
-Crudele e impudica creatura!- Craphael si spazzò subito la bocca, violentemente imbarazzato -Mi hai profanato!-
-Diamoci pure del tu, mi sembra un’ottima idea!- gli sorrise, tutto contento -Aziraphus, piacere di conoscerti-
L’angelo guardò quella mano demoniaca tesa verso di lui, con ancora le dita sopra le labbra. Il sorriso aguzzo dell’altro aumentò.
-Craphael- sussurrò, stringendogliela con fare riluttante.
-Carina la tua spada fiammeggiante- gli disse, indicando con un cenno la spada che la creatura celeste impugnava con sicumera.
-Potrei usarla anche contro di te, demone- lo minacciò Craphael, con poca convinzione.
-Oh, caro, non sono io la bestia feroce. Guarda piuttosto quei poveri umani, tutti soli e disarmati, costretti a lottare con belve molto più grosse e feroci di loro…-
L’angelo guardò Adamo ed Eva, ormai esiliati dal giardino, che vagavano senza meta con un inutile bastone in mano.
-Beh, ci sono io a proteggerli- replicò con coraggio, raddrizzando la schiena per darsi un tono.
-Non è il tuo compito, splendore- esclamò Aziraphus, sgranocchiando una mela rossa e succosa -Dai loro la spada, così si difendono da soli e tu non ci pensi più-
-Che follia. Proprio un demone come te potrebbe partorire un’idea tanto scellerata-
-A me sembra un’idea intelligente e molto generosa. O forse tu vuoi tenerti la gloriosa spada tutta per te, eh?- insinuò furbescamente il biondo, alzando le sopracciglia.
L’angelo sgranò gli occhi e si sentì arrossire. Guardò la propria spada di fuoco, che stringeva tanto orgogliosamente tra le dita. Il demone gli si avvicinò di un passo, senza farsi notare.
-Oh, no...- esclamò Craphael, preoccupato -Ti immagini se io sto facendo la cosa cattiva e tu mi stai  davvero suggerendo quella buona?-
Il demone Aziraphus gli fece un sorriso aperto -Sarebbe esilarante!-
Malgrado tutto, l’angelo rosso non poté evitare di sorridergli a sua volta.
All’improvviso, però, un tuono squarciò il cielo. L’angelo sbarrò subito gli occhi, temendo che fosse un rimprovero divino rivolto a lui, ma in realtà quel tuono era stata solo l’avvisaglia di un imminente temporale, il primo della storia dell’umanità.
-Sta per venire a piovere- constatò il demone biondo -Anzi, piove già-
-Vero- sorrise l’altro, allungando una mano per sentire le prime gocce. Solo che poi accadde qualcosa di strano. Craphael vide l'ala destra e tutta nera del demone sollevarsi proprio sopra di lui, col chiaro, dolce intento di ripararlo. Inutile dire che ne rimase piacevolmente colpito.
-Oh, ehm… Grazie- lo ringraziò, avvicinandosi cautamente.
-Prego, caro- gli rispose il demone, sorridendo.
 
 
-Caro, voglio assaggiarti da qualche altra parte- gli ansimò il demone biondo, disteso sul letto sopra di lui -Qui, per la precisione-
Lo toccò tra le gambe, afferrandogli saldamente il pube con una mano.
-Non credo sia il caso- gli rispose Craphael, imbarazzato.
-Avanti, tesoro. Ti piacerà molto-
-Questo… Questo non lo metto in discussione, però… Non credo di avere un buon sapore, sai-
L’altro fece una risatina argentina -Sei dolce più del miele, in tutti i sensi-
Il povero angelo dai capelli rossi tacque e chiuse gli occhi, avvertendo i baci morbidi e languidi dell’altro sul collo e sotto il mento. La sua mano demoniaca era ancora chiusa a pugno tra le sue gambe, ma si dà il caso che non ci fosse alcuna traccia di genitali lì sotto, l’angelo in quel momento era come un manichino. E d’altronde non aveva bisogno di quella parte del corpo, a cosa mai gli sarebbe servita? Certo, ciò non toglieva che poteva farsi comparire un sesso, non aveva importanza se maschile o femminile…
-Che bontà- sentì gemere il demone sul suo petto glabro, visto che lo aveva spogliato della maglietta bianca -Il tuo bellissimo corpo emana un profumo celestiale-
-Non essere b-blasfemo-
-Ti amo- gli rispose dolcemente lui -E questa è l’unica cosa non blasfema che faccio-
L’angelo rosso non poté fare a meno che sorridergli, incantato. Era così maledettamente dolce il suo demone!
Si alzò a sedere sul letto e fece per sbottonargli il panciotto nero, ma l’altro come al solito gli fermò timidamente le mani.
-Amoruccio… Sai che non sono un bello spettacolo. È meglio che io resti vestito-
-Non essere sciocco- lo criticò, ma dolcemente -Sei bellissimo, quante volte te lo devo dire?-
-Lo dici solo perché sei un angelo- gli fece notare.
-Lo direi anche se fossi un demone- gli rispose, accarezzandolo con lo sguardo.
-Non ci credo…-
-Posso giurartelo- insistette, baciandolo sulla bocca -Non mi sarei innamorato di te, altrimenti-
-Oh, tesoro. Sei proprio un angelo-
Craphael allora lo liberò del panciotto nero e gli tolse anche la camicia, osservando quel corpo che ormai conosceva come le sue tasche.
-Eccomi qui, in tutta la mia dissoluta grassezza- gli disse, facendolo ridere.
-Sei bellissimo- gli ripeté, spingendosi su di lui per abbracciargli forte la schiena morbida e pallida. Gli si sedette a cavalcioni, circondandogli i fianchi con le gambe e la schiena con le braccia, e poi appoggiò dolcemente la testa sulla sua spalla.
Chiuse gli occhi ambrati, sorridendo felicemente. Avrebbe potuto anche addormentarsi su quel corpo caldo e soffice, passarci un secolo.
Solo che…
-Va bene, basta coccole!- lo destò il demone, ribaltando sul materasso -Adesso si fa sesso!-
-Azi…- brontolò, mentre l’altro gli sbottonava i bottoni dei  jeans e glieli faceva calare sulle gambe lunghe e tornite.
-Voglio mangiarti per bene- gli agguantò i boxer, spingendoglieli giù - Leccare ogni singolo…-
Ma appena vide il nulla cosmico tra le sue gambe, il demone biondo fece un’espressione sconcertata e delusa.
-Oh, suvvia, caro, non si fa così!- brontolò, incredulo -Dammi qualcosa su cui lavorare!-
L’altro scosse la testa, paonazzo e imbarazzato.
-Andiamo, amoruccio…- si aggrappò alle sue ginocchia -Fallo per me, ti prego-
Craphael chiuse gli occhi “Perdono, chiedo umilmente, disperatamente perdono”.
-Quale preferisci?- capitolò, con gli occhi chiusi.
-Donna- gli sorrise allegramente -Visto che io oggi sono un uomo… Ci incastriamo con più facilità-
-Va bene-
L'angelo chiuse gli occhi, si concentrò e piano piano tra le sue gambe iniziò a prendere forma un sesso femminile, sempre più vivo e prominente.
-Oh, sì!- ansimò il demone biondo, divaricandogli le cosce.
-Fai presto-
-Ci metterò un secolo- gli sorrise vizioso, per poi infilare
 la testa tra le sue gambe e iniziare letteralmente a divorarlo. Mosse entrambe le sue lingue ovunque, con ingordigia, senza lasciare nemmeno un anfratto illeso.
Il suo compagno si ritrovò con gli occhi chiusi e la bocca spalancata, vittima di un piacere talmente intenso da privarlo della capacità di muoversi o respirare. Era rigido, i muscoli completamente impalati come se fosse tutto un’orgasmo. Solo le ali bianche erano spuntate dalla sua schiena, anche se erano rimaste rigide e paralizzate anch’esse.
Solo che a un certo punto la testa del suo adorato amante si allontanò. Aprì gli occhi e vide il biondo demone seduto in ginocchio, che si stava sbottonando i pantaloni. Li richiuse subito e appoggiò la testa sul cuscino.
-Amoruccio mio… Sei delizioso, squisito come al solito- lo informò il demone, entrando dentro di lui con una spinta fluida.
Craphael gli afferrò le spalle, stringendogliele forte, mentre l’altro cominciava il suo sensuale dondolio.
-Oh, e senti qui, cosa sei!- gemette il demone Aziraphus -Che meraviglia, che meraviglia, che meraviglia! Oh, Craphy, Crowpy, Crowley!-
L’angelo rosso aprì gli occhi, sorpreso malgrado il momento d’intenso piacere -Come mi hai chiamato?- gli disse, toccandogli il viso. Ma il suo compagno era ormai in preda al deliquio, gemeva, spingeva e diceva cose senza senso a proposito di lui e del sushi. E poi nemmeno lui aveva la forza di pensare in quel momento.
Si lasciò andare, godendosi ogni singola spinta, ogni singolo gemito, sussurrato o ansimato.
Potevano far durare un amplesso anche un giorno intero, se volevano… Certo non avevano fretta.
-Ti amo, caro- gli fece sapere il suo demone biondo, che in fondo era un tenerone.
-Anche io ti amo, angelo-
-Graz… Aspetta, angelo?-
-Ehm, demone- si corresse subito Craphael -Volevo dire demone!-
Azraphus sorrise, fermandosi un attimo dentro di lui.
-Puoi chiamarmi anche angelo, se preferisci-
-Non essere blasfemo! E… e… E continua a muoverti, per favore-
-E questa è una richiesta degna di un demone-
-M-ma ho detto per favore- tentennò l’altro, stringendogli i fianchi con le gambe.
-Quando è così...-
-Ti prego, Azi-
 


 
In un altro universo, un malandrino di nome Crowley si svegliò di soprassalto, madido di sudore e con un’erezione talmente grande che gli arrivava all’ombelico.
Si sistemò in fretta, placò i suoi bollenti spiriti ed entrò con la discrezione di un tornado nella libreria di Aziraphale…
 
-Oh, Sat…Oh, Di… oh, angelo! Saresti un figo pazzesco da demone! Cazzo!-
Aziraphale si voltò e lo guardò come se fosse impazzito.
-Ma hai fatto un lavoro di lingua che… Awww- Crowley si picchiettò la fronte -Credo che dovrò masturbarmi per i prossimi mille anni-
Aziraphale sgranò gli occhi blu e posò la sua tazza di cioccolata calda, scandalizzato -Non ti permetto di fare questi discorsi osceni nella mia libreria, Crowley!- squittì.
-Osceni, eh?- sibilò Crowley, ancheggiando verso di lui -Due lingue. Ho sempre saputo che dietro a questo completo da cicisbeo si nascondeva qualcosa di dannatamente meraviglioso-
L’angelo arrossì come un pomodoro -Non so di cosa stai parlando-
-Adesso te lo spiego. Mi sono auto indotto un sogno, angelo- iniziò con un sorriso diabolico -Un piccolo miracolo demoniaco che avevo in mente da un po’, assommato a un favore che mi doveva Belzebù, ha reso possibile la creazione di una sorta di universo parallelo, in cui io ero l’angelo e tu il demone-
Aziraphale spalancò la bocca e si mise una mano sul cuore -Oh, buon cielo! Tu… Che furfante!-
-Ti dico solo questo, Azi- gli si avvicinò, guardandolo dritto negli occhi -Tu, in versione demoniaca, sei una fottuta, meravigliosa, instancabile sex machine-
Il biondo impallidì come un cencio -Io… Cosa!?-
-Un casanova, un dio del sesso, uno stallone, un morto di…-
-Oh, misericordia, ho capito, Crowley!- lo fermò l’angelo, imbarazzato -Sicuramente deve essere stato un sogno contraffatto. Anzi, una completa bugia-
-No, era verissimo. Io, tu, la tua fissazione per il cibo, la mia adorazione per la musica… Era tutto dannatamente vero. Pensa che io avevo perfino un negozio di CD!-
-Certo, verissimo. Io un latin lover e tu che ti guadagni da vivere in modo onesto! Come no!- rise, incredulo -E io che credevo di aver raggiunto il picco dell’assurdità con gli spaghetti di zucchine-
Crowley ci rimase male, mettendosi a braccia conserte.
-Guarda che è tutto vero. E indovina con chi ci provavi spudoratamente…-
Aziraphale aprì la bocca per ribattere ma poi la chiuse subito e lo guardò, sconcertato. Non si sa bene come o perché, ma il povero angelo capì al volo e si sentì arrossire come un peperone. Lo guardò e il demone annuì, con un sorriso malizioso.
-No. No, nel modo più assoluto- negò, scuotendo la testa con convinzione maniacale -No,no,no,no,no. Non è possibile, n-non ero io-
-Eri propri tu, invece- lo confutò Crowley, estasiato, mentre l’altro si irrigidiva come un palo -Ed eri spudorato, non avevi un briciolo di autocontrollo. Mi sssspingevi contro il muro e mi ficcavi in bocca le tue lingue come un adolescente arrappato-
L’atro scuoteva ancora la testa, preda di un imbarazzo senza precedenti -N-non è vero, Crowley, smettila!-
-E sai cosa mi dicevi?- continuò il demone, divertito -Dicevi che ero bellissimo e che le mie labbra sapevano di frappé alla fragola-
Il rossore nelle gote di Aziraphale aumentò esponenzialmente. Quanto si riconosceva in quelle parole!
-Eri letteralmente pazzo del me angelico, mi mettevi continuamente le mani addosso-
-E… E tu cosa facevi?- gemette l’angelo, che intanto si era messo entrambe le mani sul viso -Mi hai denunciato alle autorità celesti, spero?-
Il demone esitò e guardò altrove, arricciandosi il ciuffo con fare nervoso.
-Io… Beh, non proprio- lo guardò di sottecchi, imbarazzato -All’inizio facevo un po' il riottoso… Ma alla fine ci stavo e mi lasciavo scopare, come è giusto che sia!- gli confessò, come se la cosa fosse un’inezia -Perché io ero realmente un angelo buono e altruista, io. E nemmeno con le ali bianche facevo il prezioso o il bacchettone come qualcun altro di mia conoscenza-
Aziraphale ovviamente non colse la frecciatina, in compenso iniziò a lavorare forsennatamente col cervello, resistendo all’impulso di allargarsi il farfallino di tartan. Crowley stava scherzando, non c’era dubbio. Non poteva essere vero. A stento riusciva a occhieggiargli quel suo perfetto sederino demoniaco senza strozzarsi, figuriamoci… No, impossibile, nemmeno da demone sarebbe potuto arrivare a tanto. A meno che da demone non fosse diventato bello, magro e disinvolto, ma Aziraphale ne dubitava. È noto che la caduta negli inferi rende mostruosi, non certo belli. E il pensiero di quanto doveva essere meravigliosamente bello, scultoreo e incantevole il suo Crowley da angelo, lo fece avvampare. E una creatura così meravigliosa si sarebbe concessa a uno come lui? No, impossibile.
-Non ti credo, Crowley. Lo dici solo per mettermi in imbarazzo-
-Guarda che è vero!- gli rispose il demone, risentito -Eri pazzo di me!-
-Non metto in dubbio questo- gli rispose con un filo di voce, appoggiando la tazza sul piattino di ceramica con mani tremanti -Dico solo che… Oh, lascia stare-
Aziraphale lasciò cadere la frase a metà, troppo imbarazzato per continuare. Avrebbe solo voluto ingurgitare un intero camion di macarons da quanto era agitato, nient’altro.
-Cosa?- insistette Crowley, aggrottando le sopracciglia -Cosa volevi dire?-
-Niente, caro, davvero-
-Angelo, perché sei sempre così reticente!? Parla, dannazione, parla una buona volta!-
-Trovo strano che un angelo favoloso come potevi essere tu, si lasciasse… Come dire… Profanare da un demone orribile come potevo essere io-
-Non eri orribile- gli rispose subito Crowley, sorpreso.
L’angelo però non si lasciò convincere, era troppo insicuro. -Mi risulta difficile crederlo-
-Vuoi che ti mostri uno spezzone?- lo tentò, facendosi coraggio -Così vedi con i tuoi occhi quanto diavolo potevo considerarti orribile?-
Aziraphale sollevò lo sguardo, rianimandosi all’improvviso -Potresti farlo?-
-Ovvio- gli accennò un sorriso, ancheggiando verso di lui.
L’angelo fremette di curiosità. Vedere Crowley in versione angelica era sempre stato uno dei suoi sogni.
-Beh, se per te non è un problema…- lo pregò con lo sguardo, facendolo ridere.
Crowley allora gli si avvicinò e gli coprì gli occhi con una mano.
-Chiudi gli occhi, angelo, e conta fino a dieci- gli sussurrò all’orecchio.
Aziraphale annuì, concentrato. Non sapeva perché, ma aveva il fiato grosso.
“Uno, due, tre, quattro…”
La sua mente si tinse improvvisamente di grigio, ma da quel grigiore fumoso e discontinuo iniziarono a materializzarsi le forme squadrate di una camera da letto. Era una stanza sconosciuta, con poster di band famose attaccati sui muri, piante dalla foglia verde e un paio di jeans chiari e stretti, abbandonati sul pavimento sopra un panciotto nero.
“Cinque, sei, sette…”
E poi oltre a vedere, Aziraphale iniziò anche a udire. Sentì una serie di sospiri, ansiti e gemiti ripetuti -Oh, Azi, Azi, Azi...-
“Otto, nove e dieci”
E a quel punto si dipanò nella sua mente il viso più bello che Aziraphale avesse mai visto in vita sua. C’era un bellissimo angelo sdraiato su un letto, dagli occhi color miele e la chioma vermiglia sparsa sul cuscino. Stava sorridendo e guardava dritto davanti a sé, pareva estremamente felice. Aziraphale lo guardò a bocca aperta, nello stesso modo in cui si può ammirare una visione celestiale. Il suo stomaco fece una capriola e lui trasecolò, perché sembrava che quella creatura stesse sorridendo proprio a lui. Allungò una mano verso il suo viso, ma proprio in quell’istante un’altra mano, uguale identica alla sua ma più bianca e ingioiellata, lo precedette ed elargì quella carezza che avrebbe tanto voluto fargli personalmente.
Aziraphale indietreggiò di scatto e l’immagine si ingrandì, come lo zoom di una foto che veniva allontanato. Vide così anche un altro uomo, biondo platino, abbondante, che stava stava sdraiato sopra di lui sotto le coperte e che muoveva il bacino in modo lento e cadenzato…
L’angelo biondo rimase impalato, perso nella meraviglia di quello spettacolo erotico. Vide la testa di Crowley, perché quell’angelo lì sotto era Crowley, ribaltarsi indietro, le sue dita affusolate aggrapparsi alla schiena morbida, tanto che Aziraphale se la toccò nello stesso punto, quasi senza rendersene conto.
-Ti amo, Azi-
 
 
 
Tornare nel suo universo fu piuttosto brusco e improvviso. Aziraphale si ritrovò ansimante, con una mano appoggiata sul petto e gli occhi spalancati e vispi come quelli di un gatto. Guardò Crowley, che ricambiò il suo sguardo, pieno di aspettativa.
-Hai visto, angelo?- gli sorrise il demone, con una punta di imbarazzo -Non stavo scherzando. Non eri orribile per me-
Aziraphale era sotto shock.
-Ti stavo… Stavamo… Q-quello biondo ero io?-
-Sì- esclamò Crowley rigidamente, guardandolo di sottecchi.
-Oh, buon cielo…-
-Cosa?- gli sussurrò, svelto e agitato.
-Oh, tesoro- esclamò Aziraphale con aria sconvolta e sognante al contempo -Oh, Crowley, eri bellissimo-
-Sì, ehm... Ero?-
-Sei, lo sei anche adesso. Però prima… Beh….-
-Sì, lo so- annuì, sempre più teso -E poi? Non hai altro aggiungere?-
Domanda retorica: l'angelo non poteva non avere altro da aggiungere. Crowley dopotutto gli aveva mostrato proprio quel momento per una ragione ben precisa ed era in fervida attesa di una sua reazione, perché l’angelo non poteva non essersi accorto che…
-Hai detto che mi ami-
Ecco, appunto.
-- borbottò il demone, guardandolo a stento. L’angelo cercò di non sorridere in modo troppo evidente. Erano distanti fra loro, Aziraphale era seduto sul divano e Crowley mollemente appoggiato a un tavolino, ma c’era molta elettricità nell’aria, una tensione piena di frasi non dette e baci non dati, che li congiungeva come un filo rosso.
-Beh, grazie- gli disse l’angelo, imbarazzato.
-Prego- sussurrò il rosso, guardandosi le scarpe di coccodrillo. Passarono un minuto in silenzio, intimiditi e imbarazzati entrambi.
-Crowley?-
-Sì!?- rispose di scatto.
-Te l’ho detto anche io, vero?- gli domandò Aziraphale -Quelle due parole, te le ho dette anche io, sì?-
-In realtà no- mentì sfacciatamente -Non me le hai mai dette-
Aziraphale sgranò gli occhi, incredulo.
-Non te le ho mai dette!?- ripeté, profondamente sconvolto e incredulo -Ma mi sembra impossibile. Si cambia carattere a tal punto?-
Il malandrino alzò le spalle, ostentando una disinvoltura che non aveva -Forse è una cosa che dicono solo gli angeli...-
-Ah- sussurrò Aziraphale, arrossendo -Beh, in tal caso…- Crowley lo guardò fisso -In tal caso, te lo dico ora. Ti amo, caro-
-Davvero?-
-Ma certo-
-Ma mi ami, mi ami o mi ami come… Che ne so, fratello Sole, sorella Luna, amica erba e compagnia?-
Aziraphale ridacchiò, divertito -Mettiamola così. Se mi avessero detto di salvare una sola cosa dall’imminente Armageddon, una soltanto tra persone, oggetti e luoghi, avrei salvato te, a occhi chiusi-
-Wahoo! Accidenti- arrossì, arruffandosi il ciuffo -Dovrei tipo… Ringraziarti o fare qualcosa di carino, vero?-
-Meglio di no- gli rispose Aziraphale, ma con dolcezza.
-Beh, ci provo- continuò Crowley, ancora rosso -Angelo, smettila di rompere le palle e vieni a vivere con me- 
-Cosa!?- esclamò Aziraphale, sbarrando gli occhi. 
-Smettila di rompere le palle e vieni...-
-No, no, avevo capito la frase, intendevo "cosa" nel senso di: Oh, Cielo! Che proposta bizzarra e inaspettata!-
-Ah. Quindi?-
-Quindi... Quindi non lo so, Crowley. Non so cosa dirti, insomma...-
-Dimmi di sì- gli suggerì timidamente, alzando le spalle -Tu passi la tua vita qui dentro, ma questa non è una casa vera, è un negozio! Io ho una casa vera, con la tv, lo stereo, il bagno e tutto il resto-
-Ma noi non usiamo il bagno-
-Beh, io ce l’ho. Ho perfino un letto, anche se non ci ho mai dormito. Però, con te so già che inizierei a farlo, giusto per farti compagnia-
Aziraphale si sentì arrossire e rimase a bocca aperta.
-Tu dormi di notte, no?- gli chiese Crowley, tanto per rendere meno equivoco il discorso.
-Sì, non sempre, però sì. Per noia soprattutto, non certo perché sono stanco-
-Beh, scommetto che non hai mai dormito in un letto bellissimo e nuovissimo come il mio-
-Crowley…-
-Nell’altro universo lo facevamo, e nessuno dei miei o dei tuoi ci diceva nulla!- gli spiegò, con una punta di disperazione -Ci siamo messi un sacco di problemi per niente! Il tuo Capo e il mio hanno ben altro a cui pensare che a quello che facciamo noi! Al mio, poi, non gliene frega proprio niente, anzi ci ride sopra e lo trova divertente!-
-Il mio non lo trova divertente, Crowley- ribatté subito Aziraphale, teso.
-Che ne sai?-
-Lo so!!!-
-Senti, se ci avesse voluto separare, lo avrebbe fatto qualche millennio fa, in un modo o nell’altro. Oppure non ci avrebbe neanche fatto mai incontrare- gli rispose Crowley, sicuro di sé -E invece sono trascorsi seimila anni e noi siamo ancora qui, insieme. Questo deve voler dire qualcosa, angelo-
Aziraphale lo osservò con occhi innamorati, il cuore sciolto e intiepidito come la sua cioccolata in tazza.
-Vuoi davvero che venga a vivere con te?-
-Sssì, lo voglio- 
-Perché?-
-Perché nell’altro universo ero estremamente felice- gli confessò Crowley, a cuore aperto -Era come un'utopia, per me-
-Va bene, allora. Verrò a vivere con te, ma a una condizione- gli rispose l’angelo, rivolgendogli un sorriso inaspettato.
-Quale?-
-Che tu non mi costringerai a mangiare le verdure, amoruccio
Il demone sgranò gli occhi, per poi rivolgergli quello stesso sorriso radioso che l’angelo gli aveva visto solo pochi minuti prima, nell’altro universo.
 
 
 

 
 
 
-Amoruccio?-
-Dimmi, demone-
-Mi sono auto indotto un sogno, la seconda volta dopo trecento anni- lo informò Aziraphus, accarezzandogli i capelli vermigli e poi la schiena perlacea -Ho sognato che io ero l'angelo e tu il demone e che in seimila anni di conoscenza, non c’eravamo scambiati nemmeno un bacio!-
-Che distopia- gli rispose l’angelo rosso, baciandogli la pancia soffice sulla quale dormicchiava.
-Folle, vero?-
-Ineffabilmente folle-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
 
Inizio a pensare che debbano rinchiudermi a Villa Baruziana, noto manicomio, non so se lo conoscete xD
Ad ogni modo, spero che questa storia vi sia piaciuta e che vi abbia fatto sorridere. L’idea che Aziraphale in versione demoniaca sia una sex machine mi piace in maniera violenta e sappiate che “Aziraphus” dice e fa esattamente quello che sognerebbe di fare il nostro Aziraphale ;)
Avrei poi voluto chiamare il Crowley angelo semplicemente Raphael, come vuole l’headcanon, però ho scelto Craphael sia per non oltraggiare il povero Arcangelo Raffaele sia perché non lo sentivo tanto Crowley mentre lo scrivevo, mi sembrava un’altra persona… È strano, però mi faceva questo effetto.
Niente, a presto e al prossimo nonsense ;)
   
 
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