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Autore: evil 65    03/09/2019    16 recensioni
Due anni sono passati dalla guerra contro Thanos.
Peter Parker e Carol Danvers sono ormai diventati buoni amici, alternando la loro vita da supereroi a rari momenti di vita quotidiana in cui si limitano ad apprezzare l’uno la compagnia dell’altra, come farebbero con qualsiasi altro membro degli Avengers.
Tuttavia, Peter vuole di più…anche se sa che non dovrebbe.
A peggiorare le cose, un misterioso serial killer dotato di poteri fugge da un carcere di massima sicurezza, cominciando a seminare morte e distruzione in tutta New York…
( Sequel della one-shot " You Got Something For Me, Peter Parker ? " )
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Peter Parker/Spider-Man
Note: AU, Lemon, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Eccomi qui! Mamma mia, ho riscritto questo capitolo almeno tre volte. Perché? vi starete chiedendo.
Beh, vedete, nella prima parte dell’aggiornamento sarà presente un’altra scena erotica. Ho controllato il regolamento, e sembra che il rating arancione vada bene per inserire certe scene, purchè siano contenute e non troppo esplicite.
In teoria dovrei aver rispettato i termini, ma non ne sono del tutto sicuro. Per questo motivo, dopo averla letta, vi chiedo di dirmi se secondo voi dovrei cambiare il rating da arancione a rosso.
Vi auguro una buona lettura!
 
 

You mean everything to me
 
Le dita di Carol artigliarono le lenzuola, stringendole spasmodicamente, mentre la donna boccheggiava in cerca d’aria. E il suo corpo... il suo corpo tremava, si inarcava, madido di sudore.
Era tutto... troppo.
Scosse il capo, cercando di trattenere gemiti indecenti, che tentavano di sfuggire impetuosi, come impetuoso era il vortice di erotica passione in cui era caduta.
Aveva dimenticato quanto potesse essere intensa una cosa del genere. Non era preparata a quel rimbombare disperato del suo cuore, a quella contrazione che la prendeva dal ventre, infiammandola. 
E non sapeva che fare, non sapeva come agire. Non sapeva se tendersi per cercare di quietare il respiro, se mordersi le labbra per placare gli ansiti o se affondare la mano fra i capelli castani del suo amante per stringerlo più a sé.
<< Peter >> sospirò, chiudendo gli occhi.
Ma lui non rispose. Forse non stava nemmeno ascoltando...O forse sì. Non aveva alcuna importanza.
Implacabile, il ragazzo continuò a torturarla in maniera sublime e peccaminosa. Ormai, Carol non si sentiva più padrona delle proprie membra.
Era consapevole solo di quel volto fra le sue cosce. Di quella posizione così... oscena, ma eccitante al tempo stesso, come eccitante era la bocca che si muoveva sul suo sesso. Calda, in perfetta armonia con il suo bassoventre bollente, cosa che la face rabbrividire.
Stavano insieme da solo un mese, eppure erano già arrivati a questo. Stavano forse andando troppo veloce? Accantonò all’istante un simile pensiero.
Si agitò convulsa, mentre mani forti la trattennero in una presa solida e sicura.
Socchiuse gli occhi, osservando quel volto impegnato a regalarle piacere…regalarle brividi, regalarle un momento di oblio dalla realtà.
Allungò una mano, passandola fra quei capelli che tanto desiderava accarezzare, stringere, tirare...
E lui la guardò, rendendo liquido il suo corpo. Uno sguardo innocente, di adorazione, di eccitazione, che chiedeva la sua tacita approvazione. Approvazione che lei sarebbe stata più che felice di dargli.
Si inarcò maggiormente, desiderosa solo di essere assaggiata, divorata, presa. Le sue anche scattarono convulse, i suo piedi puntarono sul letto, mentre il suo corpo ondeggiava in balia della lussuria.
Caldo, piacere, desiderio, orgasmo...un’insieme di emozioni che la lasciò senza fiato, senza respiro.
Sapeva che mancava poco…veramente poco.
Oh sì, lo sentiva. Lo sentiva. Ed era troppo, troppo forte...
Avrebbe voluto vedere il suo volto, vederlo mentre veniva, mentre lo imbrattava con il suo seme, causato dal piacere che le aveva regalato.
Voleva... voleva vederlo tendersi, come lei si tendeva verso di lui, una mano a stringersi il seno e le labbra martoriate dai denti. Lo voleva... ma le sue palpebre  si abbassarono a tradimento e il suo nome uscì acuto dalle labbra, in un gemito lussurioso e confuso.
<< Peter! >>
L’orgasmo la travolse, lasciandola stordita, senza fiato, sensibile... troppo sensibile.
Si lasciò cullare dal proprio respiro, dal battito furioso del suo cuore, che sembrava pronto a scoppiarle in petto. 
Al contempo, Peter si arrampicò a quattro zampe sul suo corpo, accoccolandosi a lei e poggiando la testa sul suo seno. La donna sospirò soddisfatta e cominciò a giocare con i suoi capelli.
<< Dove hai imparato a farlo? >> chiese dopo un attimo di silenzio.
<< Internet >> mormorò il ragazzo, senza alzare la testa da quella comoda posizione.
Carol inarcò un sopracciglio.
<< Internet? Come…oh >>
Un sorriso consapevole iniziò a formarsi sul suo volto, mentre l’arrampica-muri alzava la testa per incontrare il suo sguardo. Aveva le guance leggermente arrossate, come se fosse stato colto sul fatto.
 << Peter Parker, non ti facevo così spudorato >> commentò la bionda, accarezzandogli la guancia. << Mi chiedo come reagirebbe tua zia allo scoprire che dietro quella facciata da piccolo angelo si nasconde un incorreggibile pervertito >>
<< Caaaarooool >> piagnucolò il ragazzo, arrossendo ulteriormente.
Se possibile, il sorriso della donna sembrò allargarsi.
<< Ti sto solo prendendo un po’ in giro >> ridacchiò, stringendolo in un caldo abbraccio.
L’adolescente chiuse gli occhi, lasciandosi cullare. Avrebbe potuto restare in quel modo per sempre.
<< Ci prendiamo la giornata libera? >> chiese dopo qualche attimo di quiete, solleticando la pelle della donna.
Carol rilasciò un sospiro divertito.
<< Per quanto la proposta sia allettante, temo di avere troppe questioni di cui dovermi occupare >>
<< Più importanti di me? >> domandò l’altro, con un ghigno impertinente.
La bionda fece per controbattere, ma, prima che potesse farlo, sentì le labbra del giovane posarsi sulle proprie. Chiuse gli occhi e assaporò ogni istante di quel contatto.
Dio, era inebriante, come una droga. La sua droga personale, pensò ironicamente. Poteva sembrare un pensiero smielato, soprattutto per gli standard che aveva, ma decise di non badarci troppo. Qualche vizio poteva concederselo anche lei, dopotutto.
Si staccò, coppando le guance del vigilante con le mani.
<< Peter Parker…tu mi farai morire >> disse con tono serio, facendo ridacchiare l’arrampica-muri. Questi le diede un rapido bacio sul naso, per poi accoccolarsi a lei una seconda volta.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, accompagnati semplicemente dal suono basso e ritmato dei loro respiri.
Quando quel lasso di tempo giunse al suo termine, Peter tornò a fissare la donna con la coda degli occhi, senza mai alzare la testa dal petto.
<< Carol…stavo pensando… >>
<< Uhm? >> canticchiò lei, accarezzandogli i capelli.
L’adolescente prese un respiro profondo.
<< È passato quasi un mese dall’inizio di…bhe, qualunque cosa si possa chiamare quello che stiamo facendo >> disse con voce incerta, attirando l’attenzione della supereroina.
<< Così? >> domandò lei, chiedendosi dove il ragazzo stesse cercando di andare a parare.
<< Vorresti…vorresti uscire con me? Per un vero appuntamento, intendo >> sussurrò a bassa voce.
Carol rimase in silenzio, apparentemente presa in contropiede dalla proposta del vigilante.
Abbassò la testa, incontrando i suoi occhi castani, gentili e carichi di speranza. Sentì un nodo alla gola.
<< Peter…io… >>
Si fermò, non sicura di come rispondere. Qualcosa balenò nello sguardo del compagno, come se una simile reazione fosse tutto quello di cui aveva bisogno per comprendere i pensieri della donna.
<< Lascia perdere, sapevo che era un’idea stupida >> borbottò a bassa voce, visibilmente ferito.
Carol trasalì.
<< No! >> urlò all’improvviso, afferrando il volto del ragazzo e costringendolo a guardarla. << Non è affatto un’idea stupida, in realtà è molto dolce. È solo che, non lo so…uscire un pubblico? Non pensi che sia troppo presto? >>
L’adolescente la fissò stranamente.
<< È passato un mese, Carol. Quasi tutte le coppie fanno questo genere di cose ancora prima di iniziare una relazione effettiva >> affermò con tono di fatto.
Al contempo, la bionda arricciò le labbra in un triste sorriso.
<< Ma sai anche che la nostra relazione non è esattamente la più ordinaria in circolazione >> disse con altrettanta convinzione, cosa che disegno un’espressione contemplativa sul volto di Peter.
Questi rimase in silenzio per un altro minuto, alla ricerca delle parole giuste per riprendere la conversazione. Alla fine, sembrò trovarle.
<< Carol…voglio farti capire che sto prendendo questa cosa molto sul serio >> sussurrò con tono gentile, afferrando delicatamente le mani della compagna. << Per cui te lo chiederò di nuovo. Accetteresti di venire ad un appuntamento con me? >>
Carol rimase ferma e immobile, lo sguardo perso negli occhi di Peter. Un paio di sfere lucide e colme di sentimenti. Passione, premura, determinazione…un fiume in piena di pensieri tanto intensi da farla rabbrividire.
<< Dannazione a te e quei bellissimi occhi da cerbiatto >> borbottò a bassa voce, porgendosi in avanti e baciando il ragazzo teneramente.
Si ritrasse per permettergli di riprendere fiato e notò che l’arrampica-muri la stava fissando con un timido sorriso.
Rilasciò un sospiro rassegnato, misto a divertimento.  
<< Molto bene, Peter Parker. Io…uscirò con te >>.
 
                                                                                                                                                           * * *  

<< Mamma, arriverò tardi a scuola >> piagnucolò Morgan Stark, oltrepassando le porte della Stark Tower assieme ad una certa donna dai lunghi capelli rossi.
Pepper Stark rilasciò un sospiro stanco, come se avesse sentito quella dichiarazione già un milione di volte. E considerando quanto la figlia aveva rimarcato il concetto durante l’intera traversata in macchina…probabilmente non era un numero poi così lontano dalla verità.
<< Mi dispiace, tesoro, ma mamma deve recuperare alcune cose dal suo ufficio. Non ci vorrà molto >> tentò di rassicurarla.
Mentalmente, si diede uno schiaffo sulla fronte. Ieri sera, tornando dal lavoro, aveva dimenticato delle pratiche importanti sulla scrivania dell’ufficio. Pratiche che, entro due ore, avrebbe dovuto presentare ad una riunione aziendale presso le New Hammer Industries dall’altra parte della città.
A peggiorare la situazione, Happy, che di solito si occupava di portare Morgan a scuola, aveva deciso di usufruire della settimana di ferie appena tre giorni fa.
“ Non poteva scegliere un momento peggiore” pensò stizzita, percorrendo la hall principale dell’edificio con lunghe falcate.
Come di consueto, il palazzo era deserto.
Morgan si guardò attorno, fino a quando i suoi occhi non catturarono una figura solitaria e molto familiare.
<< Guarda, mamma, c’è Peter! >> disse con tono entusiasta, indicando la parte opposta della sala.
Pepper seguì lo sguardo della figlia. In effetti, nella stanza adiacente alla hall, separata da una parete di vetro trasparente, vi era proprio il giovane Peter Parker.
Inutile dire che la donna fu piuttosto sorpresa dalla sua presenza. Dopotutto, era da quando gli Avengers avevano trasferito il quartier generale nella nuova base che non lo vedeva mettere piede nell’edificio.
Non sembrava essersi accorto di loro, cosa del tutto comprensibile dato che ogni vetro della Star Tower era stato rinforzato con materiale anti-proiettile che attutiva il propagarsi delle onde sonore.
Fece per richiamare la sua attenzione con un urlo, ma l’improvviso sopraggiungere di una seconda figura la costrinse a fermarsi.
Carol Danvers comparve da dietro un angolo, fermandosi di fronte alla figura dell’adolescente.
La donna inarcò un sopracciglio. Peter era venuto qui per vederla?
“ Mi chiedo per quale moti…”
Non ebbe la possibilità di terminare quel pensiero.
Vide tutto con estrema chiarezza. La bionda avvolse le braccia attorno alle spalle del ragazzo…e lo baciò sulle labbra, mentre l’altro la afferrava per i fianchi.
Il cervello di Pepper si bloccò.
Strabuzzò gli occhi, incapace di credere a quello cui stava assistendo. Eppure era vero, chiaro come il sole. Carol Danvers e Peter Parker…si stavano baciando.
Dimenticandosi della presenza della figlia, zampettò vicino alla stanza senza farsi notare, utilizzando vasi, statue e colonne come copertura, fino a quando non si ritrovò abbastanza vicina da poter sentire le loro voci.
<< Quindi…a domani? >> chiese il vigilante, afferrando le mani della supereroina e fissandola con un piccolo sorriso. La donna restituì il gesto.
<< A domani >> confermò con un rapido cenno del capo. Poi, baciò l’adolescente una seconda volta.
Rimasero incollati per quasi un minuto, sotto lo sguardo sbigottito di Pepper. Quando quel lasso di tempo giunse al suo termine, il ragazzo si staccò e uscì dalla stanza.
La magnante si ritrasse subito dietro la colonna che stava usando come nascondiglio. Ben presto, si rese conto che Morgan l’aveva seguita, e ora stava affianco a lei con un’espressione vagamente perplessa.
La rossa le fece cenno di rimanere in silenzio, cosa che la bambina rispettò.
Una volta che il vigilante se ne fu andato, Pepper uscì dal nascondiglio e si guardò attorno. Di Carol neanche l’ombra. Doveva essere tornata nella sua stanza.
Morgan si avvicinò alla madre e le tirò la manica della camicia.
<< Perché Zia Carol e Peter stavano facendo quella cosa che tu e papà facevate sempre quando uscivo dalla stanza? >>
<< Non ne ho la minima idea, Morgan…ma ho intenzione di scoprirlo >> rispose la donna, assottigliando pericolosamente lo sguardo.
Diede alcuni soldi alla figlia. << Tu va pure a prenderti un gelato alla caffetteria. Mamma deve…discutere di alcune faccende con la zia Carol >>
La bambina inarcò un sopracciglio.
<< Ma arriverò tardi a scuola. E poi, io voglio venire >> borbottò con un broncio.
Pepper si limitò a roteare gli occhi.
<< Ti scriverò una giustificazione. E mi dispiace, ma questa sarà una conversazione tra adulti >> disse con un tono che non ammetteva repliche.
Morgan, tuttavia, mantenne la sua espressione imbronciata.
 << …Un gelato e una coca-cola >> aggiunse Pepper, incapace di resistere a quella visione.
La bambina incrociò le braccia.
<< …Con lo zucchero >> sospirò la donna.
Morgan sorrise soddisfatta e procedette a zampettare in direzione della caffetteria, con la rossa che la fissava da dietro.
<< Ha preso troppo da te, Tony >> mormorò rassegnata.
Poi, con un luccichio determinato negli occhi, iniziò a incamminarsi verso la stanza di Carol.
 
                                                                                                                                                       * * * 
 
Carol si accasciò sul divano del salotto, ripensando agli eventi dell’ultima mezz’ora. Aveva appena accettato di uscire apertamente con un ragazzo di appena diciotto anni.
La cosa la metteva un po’ a disagio, certo, ma per qualche ragione era anche stranamente eccitante. Il brivido del proibito, sentirsi di nuovo nel pieno della giovinezza…era tutto molto stimolante, dovette ammettere a se stessa.
Qualcuno suonò al campanello dell’appartamento, distogliendola da quei pensieri.
“ Uhmm…forse Peter ha dimenticato qualcosa” ipotizzò, alzandosi dal divano e camminando fino alla porta.
Una volta aperta, si ritrovò davanti la figura di Pepper Stark.
<< Ciao, Carol >> disse la donna, le braccia incrociate davanti al petto e il volto adornato da un cipiglio impassibile.
Mentalmente, l’Avenger si ritrovò ad inarcare un sopracciglio.
<< Oh…ciao, Pepper >> salutò con tono incerto. << Come mai sei qui? Pensavo che dovessi presenziare ad una riunione alle Hammer Industries >>
<< Avevo dimenticato alcune pratiche sulla scrivania, sono solo venuta a riprenderle >> rispose freddamente la rossa, mantenendo quell’espressione stoica.
Carol cominciò a fissarla stranamente.
<< Capisco. Ti serve, ehm…qualcos’altro? >>
<< Da te? No >> disse l’altra, stringendo ambe le palpebre degli occhi.
Ok, ora stava cominciando seriamente a preoccuparla. Non aveva mai visto Pepper con un atteggiamento così…ostile.
Andò a ritroso con la memoria, cercando di trovare un qualsiasi motivo per cui avrebbe potuto essere arrabbiata con lei. Aveva per caso distrutto un’altra volta la sala per gli allenamenti dell’edificio? Forse non ci aveva fatto caso.  O forse era ancora irritata per quella volta in cui aveva bruciato la cucina dell’appartamento!
Prima che potesse proseguire con quella linea di pensiero, Pepper ricominciò a parlare.
<< Allora…come sta andando la tua relazione? >> domandò con tono apparentemente casuale.
Carol sorrise consapevole.
Ah, ecco la vera ragione di tutto questo. Probabilmente voleva solo qualche altra informazione sul suo piccolo rapporto segreto. L’essere fredda e stoica era solo una messinscena ideata per farla sentire in colpa per qualche misterioso motivo che non ricordava nemmeno, costringendola a vuotare il sacco con più facilità. Bhe, non avrebbe certo reso vani gli sforzi della rossa…entro limiti ragionevoli, ovviamente.
<< È incredibile. Meravigliosa >> rispose con voce quasi sognante, appoggiandosi all’uscio della porta e alzando lo sguardo in direzione del soffitto. << Non ho dormito molto nell’ultima settimana, ma lui è così…ansioso di darmi piacere. E lo stesso vale per me nei suoi confronti! >>
Era solo una sua impressione…o l’occhio destro di Pepper aveva cominciato a tremare? Forse era solo stanca.
<< Lui è così…fresco…spontaneo. Ed è anche molto gentile e paziente >> continuò con un sospiro. << Non è fantastico? >>
<< Ehm, sì…strabiliante >> rispose la rossa, meno entusiasta di quanto avrebbe inizialmente pensato.
Uhm, forse non voleva sentire roba così banale. Era ora di usare le armi pesanti.
<< Ti devo rivelare anche questo, perché mi imbarazzerebbe troppo dirlo a chiunque altro >> disse con le guance tinte di rosso, prima di indicare la parte inferiore del corpo. << Il suo amico lì sotto… >>
“ Oddio, no!” pensò Pepper.
<< …non è affatto male. Sul serio, gli cucirei un cappellino >> continuò Carol, inconsapevole delle urla mentali della magnante.
Volse alla donna un sorriso timido.
<< Avresti mai immaginato che sarei stata così soddisfatta? Dal punto di vista sessuale, intendo >>
<< No, così tanto no >> borbottò la rossa, portandosi una mano alla fronte. << Soprattutto considerando che va ancora al liceo >>
<< … >>
Il tempo parve fermarsi. Un silenzio inesorabile sembrò calare in tutto l’edificio.
Il sorriso di Carol scomparve poco a poco, venendo prontamente sostituito da un’espressione impassibile.
<< Non so di cosa tu stia parlan… >>
<< Risparmiati la commedia Carol, ho visto te e Peter amoreggiare davanti all’ascensore >> la interruppe freddamente Pepper.
Il cuore della bionda mancò un battito. Dilatò le pupille, aprendo e richiudendo la bocca un paio di volte.
Di fronte a lei, la magnante incrociò le braccia una seconda volta, rimanendo in attesa.
Dopo quasi un minuto buono, capendo che nessuna scusa sarebbe stata capace di farla uscire da una simile situazione, Carol rilasciò un sospiro e incrociò a sua volta le braccia davanti al petto.
<< Ok, Peter è il ragazzo che sto frequentando. La cosa ti crea problemi? >> chiese con tono freddo e distaccato, nel tentativo di intimidire l’amica.
Pepper compì un passo in avanti.
<< Sei seria? >>  ringhiò a denti stretti.
Al contempo, Carol strinse ambe le palpebre degli occhi.
<< Non abbiamo fatto nulla di male >> disse imperterrita, mentre la rossa inarcava un sopracciglio.
<< Davvero? Allora non ti dispiacerà che ne parli con il resto della squa… >>
<< No! >> urlò la supereroina, lanciandosi in avanti e afferrando le spalle della magnante. Questa la fissò con un sorriso vittorioso.
“ Dannazione “ imprecò mentalmente Carol, cercando di riprendere il controllo sulle proprie emozioni. Dio, non era da lei essere così impulsiva.
<< Ti prego…non farlo >> disse dopo aver preso un paio di respiri calmanti.
Pepper la scrutò con uno sguardo apparentemente innocente.
<< Ti senti a disagio con l’idea che gli altri lo vengano a sapere? Perché dovresti? Oh, lo so! Forse perché stai frequentando un adolescente!? >>
<< È maggiorenne! >>
<< Non ha nemmeno l’età legale per bere! >>
<< …Solo negli Stati Uniti >>
<< Che guarda caso è il paese in cui vive! >> ribattè la rossa, sollevando ambe le mani in direzione del soffitto.
La supereroina distolse lo sguardo, consapevole di quanto le sue scuse fossero deboli.
Pepper rilasciò un sospiro stanco.
<< Carol, che diavolo ti è saltato in mente? Sedurre il nipote di May? Non pensavo che fossi tanto sconsiderata! >>
<< Bhe, se vogliamo puntare il dito, in realtà è lui che ha sedotto me >> rispose la bionda, arrossendo intensamente.
L’amica la fissò con uno sguardo impassibile.
<< Cosa? >>
<< Credimi, ho ancora difficoltà a concepire l’accaduto >> disse l’altra, con una scrollata di spalle. << Per farla breve,  un attimo prima stavamo solo parlando, poi…mi ha baciata. Così, di punto in bianco! Da lì in poi, le cose si sono fatte piuttosto intense. L’ho allontanato, cercando di dimenticare l’intera faccenda, così lui si è presentato al mio appartamento. Abbiamo cercato di mettere a posto le cose, mi ha baciata di nuovo e…bhe, il resto, come si suol dire, è storia >>
<< …Da quanto tempo va avanti questa cosa? >> domandò lentamente la magnante.
Carol la scrutò con fare incerto.
<< Da circa un mese. Ma ci siamo baciati per la prima volta il giorno del suo diciottesimo compleanno >> rivelò, capendo che mentire non avrebbe portato a nulla di buono. Pepper era troppo perspicace.
Nel mentre, la suddetta donna aveva cominciato a fissarla con una tale intensità che, per un attimo, perfino la bionda fu tentata di indietreggiare, chiudersi la porta alle spalle e volare fuori dalla prima finestra che le fosse capitata a tiro.
<< Devi rompere con lui >> disse all’improvviso la rossa.
Carol sussultò, portandosi una mano al petto come se fosse stata colpita direttamente al cuore.
<< …Non lo farò >> rispose freddamente, dopo un attimo di silenzio.
Pepper compì un  ulteriore passo in avanti, indicando la supereroina.
<< Non ti permetterò di spezzare il cuore di quel ragazzo, non dopo tutto quello che Tony ha fatto per garantirgli una vita lunga e felice >> sibilò attraverso i denti. << È solo un bambino! >>
A questo punto, anche il corpo di Carol venne invaso da un’ondata di pura rabbia.
<< Vuoi parlare del tuo ex marito? Va bene, parliamo di lui! >> ringhiò, mentre i suoi occhi cominciarono a illuminarsi di un debole bagliore dorato. << Sai dove ho incontrato Peter per la seconda volta, dopo la battaglia contro Thanos? Ad un cimitero! Veniva lì ogni giorno, a piangere sulla tomba di Stark. Era disperato, non riusciva a superare la sua morte! >>
L’espressione risoluta sul volto di Pepper sembrò vacillare, ma la bionda non aveva certo finito.
<< Io gli sono stata vicina. L’ho aiutato ad andare avanti e l’ho convinto ad onorare la sua memoria diventando un membro della squadra >> disse indicando se stessa.
Poi, lo sguardo di Carol cominciò a farsi più stanco e vulnerabile.
<< Lui è felice con me…e io sono felice con lui. Vuoi dirlo alla squadra? Fallo pure, non m’importa! >> esclamò, tornando a fissare rabbiosamente la rossa. << Io…io non lo abbandonerò. Non voglio che passi ancora una volta attraverso una cosa del genere >>.
Di fronte ad una simile sfuriata, per la prima volta da molto tempo, Pepper si ritrovò a corto di parole.
Scrutò la supereroina con un’espressione scioccata, mista a quello che poteva benissimo essere senso di colpa.
<< Ti piace davvero >> disse con tono rassegnato, ricevendo un cenno del capo ad opera dell’amica.
<< Sì. Non so come sia potuto accadere, ma è così >> borbottò lei, abbassando testa e spalle con aria sconsolata.
Rimasero in silenzio per quello che parve un tempo interminabile.
Pepper scrutò la figura di Carol con occhi critico, alla ricerca del minimo segno di disonestà o inganno in quello che le aveva appena rivelato. Non ne trovò nessuno.
<< …Non dirò niente >> disse all’improvviso, facendo drizzare l’Avenger.
<< D-davvero? >> balbettò lei, fissandola con occhi grandi e colmi di speranza.
<< Davvero >> confermò la rossa. << E Dio mi è testimone, probabilmente me ne pentirò, ma riconosco che i tuoi sentimenti per lui sono…sinceri >>
Di fronte a lei, la supereroina rilasciò un sospiro di sollievo.
<< Ti ringrazio >> disse con un sorriso luminoso, cosa che costrinse Pepper a distogliere lo sguardo.
“ Sono troppo buona” pensò con aria stizzita.
Poi, volse alla donna un’occhiata d’avvertimento.
<< Ma se dovessi scoprire che lo stai solo usando come una sorta di anti-stess…se proverai a ferirlo…credimi, Carol, l’Inferno non sarà abbastanza rovente per quello che scatenerò su di te. Per non parlare di quello che ti farebbe May >>
<< Ricevuto >> disse l’altra, deglutendo sonoramente. << Comunque…in mia difesa, ti avevo detto che era più giovane >>
In risposta a quelle parole, la rossa la fissò con un’espressione che prometteva dolore e sofferenze incalcolabili.
Carol alzò ambe le mani in segno di resa. << Ok, questa potevo evitarla >>
<< Sono a tanto così dal pugnalarti >> sbuffò la magnante, per poi incrociare le braccia davanti al petto ancora una volta. << Ora, ho sentito che avete programmi per domani. Di che si tratta? >>
La bionda arrossi timidamente, cominciando a strofinarsi la testa con aria imbarazzata.
<< A proposito di questo…ho bisogno di qualche consiglio >>
 
                                                                                                                                                  * * * 

Fare il giornalista free lance, nella maggior parte dei casi, equivaleva scegliere di non avere padroni.
Era un tentativo continuo di stare lontano dalle lobby di redazione e dai protettori politici che condizionavano le carriere.
Era il bisogno, in fondo, di esprimere una libertà fondamentale: ribellarsi ai soprusi (magari sbattendo la porta in faccia quando la pressione si faceva insostenibile) e dire no ai compromessi con il potente di turno.
Per anni, Nina Romina aveva fatto di questo mestiere una missione religiosa, non cedendo a trappole facili.
La più facile era sicuramente il Potere. Perché il potere corrompeva, il potere fagocitava, il potere tirava le persone dentro di sé!
Se ti mettevi accanto a un candidato alla presidenza in una campagna elettorale, se andavi a cena con lui e parlavi con lui…diventavi un suo scagnozzo, un suo operatore.
Certe cose non le erano mai piaciute. Il suo istinto le aveva sempre consigliato di starne lontano.
Proprio starne lontano, mentre oggi vedeva tanti giovani reporter che godevano all'idea di essere vicini al Potere, di dare del "tu" al Potere, di andarci a letto col Potere, di andarci a cena col Potere, per trarne lustro, gloria e magari informazioni.
Nina questo non lo aveva mai fatto, anche per una forma di moralità.
Aveva sempre avuto questo senso di orgoglio che la costringeva a guardare il potere in faccia e mandarlo a fanculo.
Apriva la porta, ci metteva il piede, entrava dentro, ma quando era nella sua stanza, invece di compiacerlo controllava che cosa non andava, faceva le domande giuste. Questo era il giornalismo.
E grazie a questa convinzione, ancora oggi era considerata una delle migliori sul campo, come dimostrava l’enorme roulotte piena di tutte quelle apparecchiature all’avanguardia che utilizzava durante le sue interviste.
Qualcuno bussò alla portiera del suddetto mezzo, attirando l’attenzione della donna, attualmente intenta a sistemarsi i lunghi capelli neri in una crocchia. Probabilmente si trattava David Loomis, il suo cameraman.
Era una vecchia abitudine che si era portato dietro dai suoi tempi di gloria nella vecchia Los Angeles, in cui si era costretti a bussare ad ogni porta per evitare di incappare in una donna sul punto di vestirsi o spogliarsi.
Nina rilasciò un sospiro e andò ad aprire. Non l’avesse mai fatto.
Ad accoglierla fu un uomo alto e magro, vestito con una camicia bianca e jeans attillati. Aveva folti capelli rossi, occhi quasi completamente neri e il volto adornato da un largo sorriso. Inoltre, al collo portava una macchina fotografica.
<< Dolcegramma! >> disse ridendo.
Nina lo fissò, e sulle prime non capì che cosa diavolo stesse succedendo. Ma poi, prima che riuscisse a provare shock e terrore, qualcosa la colpì allo stomaco, trapassandola da parte a parte.
La donna abbassò lo sguardo.
C’era effettivamente qualcosa conficcata nel suo intestino. Una lunga asta rossa, simile ad una lancia, che partiva direttamente dalla mano dell’uomo.
La donna sputò un fiotto di saliva misto a sangue, cadendo a terra con un tonfo.
Mentre si premeva la ferita, Cletus si avvicinò. Nina aveva gli occhi spalancati e spaventati. Lottava per non perdere i sensi.
Il serial killer si abbassò sulla sua faccia e le sussurrò : << Non svenire ancora, Nina. Dai, fammi vedere che hai ancora un po’ di spina dorsale! AH AH! L’hai capita? È una battuta, perché riesco a vederti la spina dorsale attraverso la ferita aperta e a causa dei pezzi sparpagliati sul pavimento. Fa ridere perché è vero! >>
Poi, l’uomo prese la macchina fotografica che aveva al collo e la accese.
<< Tra parentesi, se non è troppo disturbo, con la spina dorsale a pezzi e tutto il resto, intendo, credi di riuscire a sorridere per una foto? È un po’ imbarazzante ammetterlo, ma sono un tuo grande fan  >>
<< P-perché… >> balbettò la donna, mentre sentiva il proprio corpo diventare sempre più freddo.
Il sorriso di Cletus, se possibile, sembrò farsi ancora più grande.
<< Per dimostrare qualcosa…al crimine! >>
 


Com’era? Spero bello!
Sì, c’è stato un balzo temporale di un mese, tempo in cui il nostro Carnage ha elaborato un piano che scuoterà la città in maniera a dir poco plateale. Ne vedremo delle belle, ve lo assicuro. Ho anche messo una citazione a The Killing Joke, perchè in fondo Cletus è proprio il Joker della Marvel.
Nel mentre, il rapporto tra Peter e Carol si è fatto sempre più intenso, e il vigilante crede che sia finalmente arrivato il momento di andare ad un vero appuntamento con la donna dei suoi sogni.
Purtroppo la situazione non è priva di complicazioni…ed è solo l’inizio del dramma che investirà i nostri protagonisti.
  
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