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Autore: PassengerXX    03/09/2019    0 recensioni
Valeria Giganti è un attaccante della nazionale femminile italiana. Nonostante la sua giovane età è riuscita a ritagliarsi un posto da titolare nella nazionale e sta per vivere, dopo tanti sacrifici, il sogno della vita: i mondiali di Francia 2019. Ha trascorso anni aspettando questo momento, pensado e ripensando a quei tanto attesi giorni, aveva pensato proprio a tutto, eccetto ad una cosa. Innamorarsi di Alex Gardi, sua compagna di squadra non era minimamente nei suoi piani.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Corro.
Il pallone tra i miei piedi, ne supero una, ne supero due.
Corro, quando lo faccio non sento nulla, né fatica né caldo. Semplicemente corro.
Il momento che amo è proprio questo. Correre per metà campo, superare chiunque mi si pari davanti, arrivare dinanzi alla porta.
Una sfida a tu per tu. Solo io e il portiere di turno. Sguardi veloci, gli istinti che prendono il sopravvento, e poi il momento più bello.
La butto dentro.
 
Va quasi sempre così. Le mie compagne di squadra lo sanno bene, tanto quanto lo sanno bene le mie avversarie. Che sia durante una partita di campionato, di coppa, con la nazionale o durante un allenamento.
Non c’è nulla che mi possa distrarre, quasi nessuno mai riesce a fermarmi.
Eppure quella mattina, durante gli allenamenti, qualcosa mi ha distratto, qualcosa mi ha “fermato”.
Quando corro non sento nulla, ma oggi ho sentito fin troppo.
Correvo, sguardo puntato tra pallone e portiere, ma con la testa ero completamente altrove.
<< Capisci che non ne posso più? >>.
<< Ma di cosa! >>.
<< Mi esasperi, porca puttana! >>.
Urla, rabbia non riuscita a trattenere, corpi in tensione.
Il mio sguardo tra la palla, il portiere e i protagonisti di questo infausto teatrino.
<< Mi stai facendo male, lasciami! >>.
<< E non urlare, cazzo! >>.
Mi giro, pur continuando a correre. Lui la trattiene, lei cerca di scrollarselo di dosso. Sento come una spinta che mi pervade da dentro, perché nessuno si accorge di loro?
Corro, e nemmeno più ci penso che sto correndo, ad un tratto poi, sento le mie compagne di squadra urlare il mio nome. Poi tutto diventa nero.
 
<< E’ stato esilarante, lo giuro! >>. Vittoria non smette di ridere mentre mi racconta per la decima volta l’epilogo di quell’allenamento mattutino. << Eri lì, tutta spedita come al solito e poi bum! Assurdo, ma a cosa stavi pensando per non capire di avere il palo della porta davanti? >>.
<< Te lo ripeto, semplicemente correvo troppo veloce e non sono riuscita a fermarmi >>. Ripeto per l’ennesima volta. La testa mi scoppia, nonostante la dose massiccia di antidolorifici.
<< Vabbè dai, la testa ce l’hai dura e quella non ti si rompe. Menomale che non ci hai sbattuto con il ginocchio, altrimenti “addio mondiale per la bomber” >>. Dice la mia amica, nonché compagna di stanza.
<< Ora che dici, raggiungerai le altre per la cena o resterai qui a darmi il tormento? >>. Le chiedo esortandola ad andare a cenare.
<< Ho capito, ti lascio a contemplare il soffitto >>. Mi dice dandomi una pacca sulla guancia. Vittoria Bonometti, chiamata da tutti semplicemente “Bono”, mi conosce alla perfezione, sarà che ci conosciamo da più di sette anni, che abbiamo giocato nella stessa squadra ben due volte e che attualmente condividiamo, oltre che la stanza, anche un appartamento a Milano.
<< Cercherò di farti salire qualcosa per cena >>.
<< Non ti preoccupare, tanto non ho per niente fame >>.
<< Si, magari un panino >>. Dice chiudendosi la porta alle spalle, facendo finta di non sentirmi.
Sospiro sonoramente. Dire che mi stia scoppiando la testa è un eufemismo. Se penso al bernoccolo che inevitabilmente avrò per giorni, mi vien da piangere. Esordirò al mio primo mondiale con una bella protuberanza proprio al centro della fronte, un vero spettacolo. Magari qualcuno penserà che sono nata malformata, il che sarebbe sempre meno imbarazzante del se si sapesse che sono finita con la testa nel palo, semplicemente perché la ragazza che mi piace, nonché mia compagna di squadra, era semplicemente lì, a pochi centimetri da me, a bisticciare con il suo fidanzato.
Il ghiaccio sulla fronte, anche se ormai non più proprio freddo, è il mio solo ed unico conforto in questo momento.
Due tonfi secchi mi fanno sobbalzare. << Bono, ti prego, vai a cenare e smettila di rompere i coglioni >>. Dico ad un volume di voce decisamente alto al punto da infastidirmi da sola.
<< Ehm … Sono io, ma se vuoi vado >>. Cavolo quella voce la riconoscerei fra mille.
Inizio ad agitarmi, chiedendomi cosa ci fa proprio lei qua. Mi schiarisco la voce, cercando di farla sembrare calma. << No, Alex tranquilla. Entra pure >>.
Ed eccola che entra. Appena mi vede mi rivolge un sorriso gentile, uno dei suoi sorrisi che mi fanno sentire quella fastidiosa sensazione proprio giù allo stomaco. << Cosa ti porta da queste parti? >>.
<< Volevo controllare come sta la mia bomber preferita >>. Dice lei con il suo classico modo di fare.
Sorrido, forse come un ebete, e allargo un po’ le braccia. << Sono stata sicuramente meglio, domani avrò sicuramente un bel bernoccolo, ma nulla di grave >>.
<< Posso? >>. Chiede la ragazza dagli occhi azzurri accennando a sedersi sul mio letto.
<< C-certo! >. Le dico facendole un po’ di spazio.
È seduta di spalle ma è girata verso di me. << Mi dispiace che tu sia finita nel palo, ma sappi che è stata una scena molto divertente >>. Dice trattenendo probabilmente le risate.
<< Puoi ridere se vuoi, Vic l’ha fatto spudoratamente sia non appena è successo che fino a cinque minuti fa >>. Dico esasperata.
<< In realtà anche mentre eri priva di sensi >>. Dice lei ridendo.
<< Non avevo mica dubbi, eh >>.
Alex ride e penso che sia un suono stupendo. Da quando ci conosciamo, forse è la prima volta che ci troviamo in una situazione del genere.
<< In ogni caso sono venuta fin qui anche perché voglio vederlo il signorino. È già sbucato? Gli hai dato un nome? >>.
<< Ma si, prendimi pure in giro >>.
<< Ma io sono serissima! >>. Afferma lei cercando di togliermi la busta di ghiaccio dalla fronte.
Le afferro prontamente il braccio e scuoto leggermente la testa. << Dai mi imbarazza … >>.
<< E di cosa ti imbarazzi? A parte che questa è ormai calda e va cambiata. E poi di cosa dovresti imbarazzarti? Ci conosciamo da quanto? Cinque anni? >>. Chiede lei curiosa.
In realtà ci conosciamo dalla mia prima convocazione in nazionale in under 17. Lei già ne faceva parte da un anno, essendo di poco più grande di me, quindi ci conosciamo da ben sei anni. Sei anni e tre mesi, se proprio dobbiamo dirla tutta.
Non rispondo troppo presa da tutti i miei processi mentali e quando la vedo ritornare con un impacco di ghiaccio nuovo mi rendo conto che è pure andata in bagno ed è tornata.
<< Ora mi sa che devi proprio mostrare il nuovo membro della squadra >>. Dice alzando le spalle.
<< Sai essere ancora più insistente di Vic, devo ammettere che non me lo aspettavo >>. Dico e abbasso le braccia, lasciandole il via libera.
Lei sorride contenta come una bambina e non posso fare altro che ammirare la sua espressione rapita alla vista della mia fronte.
<< E’ più orribile di quel che credevi, immagino >>. Affermo triste.
<< E’ fantastico! Dovremo proprio dargli un nome, Vale. Che dici se lo chiamiamo Ronaldo? >>.
Scuoto la testa rassegnata.
<< Non ti ci affezionare, domani lo coprirò con una bella fascia >>.
<< Ma che peccato! Guarda che ti rende ancora più sexy >>. Dice forse senza pensarci.
<< Ancora più, eh? >>. Le faccio notare, mentre il mio ego sembra risvegliarsi.
Lei non risponde, limitandosi a mettermi il ghiaccio gelato in fronte con mia grande sorpresa. Gemo di tutta risposta. << Si, ma ora non ti montare la testa >>. Dice lei soddisfatta dalla mia reazione.
Non posso non pensare che sia strana questa situazione. Il nostro rapporto, al di fuori dal campo, non è mai
stato un gran che, al punto che ho sempre pensato che le stessi sul cazzo. Ora, invece, me la ritrovo tranquillamente che ride e scherza, a tratti quasi flirta, seduta sul mio letto ad assistermi.
Scuoto impercettibilmente la testa, probabilmente è tutto frutto della mia immaginazione. Anzi, probabilmente sarà proprio la forte botta che ho preso in testa.
<< Va meglio? >> Chiede sistemandomi meglio il ghiaccio.
<< Molto, grazie >>.
<< Beh, il “molto” immagino sia causato proprio dalla mia presenza >>. Afferma lei sorridendo. Ma chi gliela dà tutta questa sicurezza? Mi chiedo se è davvero così palese che ho una cotta per lei.
Sento un calore pervadermi inevitabilmente le guance e spero che la scarsa luce nella stanza contribuisca a celare le mie stupide guance e la loro capacità di arrossire quando si tratta di Alex Gardi.
<< Ehi, Vale ma non è che ti sta salendo la febbre? >>. Mi chiede lei preoccupata. << Hai il viso molto rosso >>.
<< S-si, può darsi >>. Dico io. Meglio che pensi che abbia la febbre che arrossisco per una semplice battuta.
Mi posa una mano sulla guancia per sentire la temperatura. Mi irrigidisco totalmente e spero sul serio che le mie guance non diventino viola.
<< Scusami, ho le mani fredde >>. Dice lei guardandomi dritto negli occhi, quegli occhi azzurrissimi che brillano di una luce che penso di non aver mai visto. Allontana le mani e si avvicina lentamente, molto lentamente con il viso, facendo sfiorare la sua guancia con la mia. 
Restiamo così per un tempo che a me sembra davvero infinito, sento il suo respiro solleticarmi l’orecchio, sicuramente anch’esso in fiamme.
<< Bomber, ti ho portato il panino! >>. La porta si spalanca al suono della voce di Vittoria.
Alex si ritrae di scatto, mi giro anche io guardando Vic con uno sguardo misto a confusione e colpevolezza.
<< Ho interrotto qualcosa, ragazze? >>. Chiede lei circospetta.
<< No, no, no >>. Mi affretto a dire io e la mia voce esce più acuta del dovuto.
<< Stavo cercando di capire se il nostro bomber scotta >>. Afferma Alex voltandosi verso la mia compagna di stanza.
<< Menomale, ragazze. Ero troppo stanca per lasciarvi la stanza per una scopata post incidente imbarazzante >>. Afferma Vic con tutta la nochalance di questo mondo lasciandosi cadere pesantemente sul letto.
Alex ride ma questa volta si vede palesemente che è lei quella imbarazzata. << Non strapazzarmela troppo, perché l’ho già presa in giro io a sufficienza e anche perché scotta un pochino >>. Dice Alex a Vic alzandosi dal letto. << Ci vediamo domattina >>. Dice poi scompigliandomi i corti capelli.
E poi così com’è entrata esce lasciandomi in uno stato di confusione incredibile.
  
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