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Autore: Lamy_    04/09/2019    0 recensioni
Blake Harris e Niklaus Mikaelson sono sposati da qualche mese. Tutto sembra procedere nel migliore dei modi: amore, famiglia e potere sono i punti cardine della loro vita.
La situazione entra in crisi quando a New Orleans compare una misteriosa donna che ha l’intenzione di gettare gli Originali nel baratro della disperazione. Blake tradirà suo marito pur di salvare il suo più grande tesoro? E sarà disposta ad accettare di diventare un vampiro e vivere ‘sempre e per sempre’?
Scopritelo nell’ultima avventura di Blake e Niklaus.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SECONDO: DOPPIA NATURA

“Io sono dentro di te nel misterioso modo che la vita è disciolta nel sangue e mescolata al respiro.”
(Antonia Pozzi)
 
Quattro mesi dopo
Klaus e Blake attraversavano il Quartiere Francese mano nella mano, diretti alla villa dei Mikaelson. Quella mattina, intorno alle otto, Blake era andata in ospedale per un’ecografia che aveva rivelato il sesso del nascituro. Ecco perché Rebekah e Freya avevano organizzato un brunch di famiglia per annunciare la notizia.
“Sei contento, Niklaus? Mi riferisco a quello che ha rivelato l’ecografia.”
Klaus le circondò le spalle col braccio e le posò un bacio sulla fronte.
“Sono al settimo cielo, amore mio. Sarei al settimo cielo anche se il sesso fosse opposto. Quello che importa è solo il nostro bambino.”
“Anche io sono felicissima.” Disse Blake, e il suo sorriso raggiante ne era la prova.
Quando varcarono il cancello, Hope corse ad abbracciare il padre. Klaus la prese in braccio e le stampò un bacio sulla guancia.
“Ciao, principessa!”
“Ciao, papà e Blake. E ciao anche a te, bambino!” disse Hope accarezzando la pancia sporgente di Blake.
“Buongiorno, streghetta. Anche il bambino ti saluta.”
Hope trascinò Blake in cortile, dove era stata imbandita una tavolata ricolma di ogni delizia. Alcuni dolci erano un prodotto della pasticceria che Josh aveva mandato loro.
“Sei incantevole.” Disse Elijah baciando le guance di Blake.
“Tu, Elijah Mikaelson, mi vizi troppo!” replicò Blake stringendogli la spalla. Poi Blake fu travolta dall’abbraccio di Hayley, non si erano viste molto nei mesi precedenti perché la lupa era stata impegnata con il branco.
“Sei bellissima, Blake! Guarda questo pancione!”
Blake arrossì e si morse le labbra per l’imbarazzo, tutte quelle attenzioni la riempivano di gioia.
“Solo voi riuscite a farmi sentire bella quando sono una mongolfiera, e per questo vi adoro!”
“E’ perché sei bellissima, tesoro.” mormorò Klaus al suo fianco, e Blake gli sorrise. Klaus era stato eccezionale in quei mesi, lei stessa ne era rimasta impressionata. La riempiva di regali, baci e coccole, preparava la cena, l’aiutava ad allacciarsi le scarpe anche se non era necessario, e la scarrozzava per tutta la città pur di non farla guidare. Era il marito, e il padre, perfetto.
“E’ qui la festa?” domandò la voce di Rebekah. Scendeva la scalinata come se fosse una regina in procinto di parlare ai sudditi; era bella e forte come una dea. Dietro di lei c’era Freya che sorrideva.
“Certo, la festa è stata organizzata dalle zie più strafighe del mondo!”
“Venite a tavola, sorelle.” Le invitò Elijah con un elegante gesto della mano.
Klaus spostò indietro la sedia in modo che Blake si sedesse, era una delle abitudini che le riservava da quando si conoscevano. Hope si sedette sulle gambe del padre per stare più vicina al pancione di Blake, era un modo per stare vicina al nascituro.
“Quindi? – fece Freya – Che cosa avete scoperto dall’ecografia?”
Blake strinse la mano di Klaus e avvertì la fede fredda contro il palmo della mano.
“Famiglia, vi annunciamo che stiamo per avere una figlia!”
“Un’altra nipote femmina? Se questo è un sogno, non svegliatemi!” strillò Rebekah con entusiasmo. Elijah allungò una mano per toccare il gomito di Blake in una carezza intima.
“Congratulazioni! Avete già in mente un nome?”
“Non ancora. – disse Klaus – Abbiamo cinque mesi per trovare il nome adatto.”
“Hope, sei contenta?” chiese Blake alla bambina, che annuì e toccò di nuovo la pancia.
“Ho sempre voluto una sorellina!”
“Direi che adesso possiamo mangiare.” Disse Hayley. Il brunch iniziò sotto i migliori auspici, tra risate e forchette che cozzavano contro i piatti. Klaus riportò lo sguardo su Blake quando la ragazza gli tolse dalla fronte un riccio biondo.
“Va tutto bene, Blake?”
“Va tutto alla grande.”
 
Blake lasciò la villa in compagnia di Hayley, entrambe avevano degli impegni in città. Rimasti da soli, i fratelli Mikaelson si riunirono nello studio per discutere di una questione importante: Vivianne Lescheres.
“Allora, – disse Freya – ho cercato Vivianne ma non ho avuto nessun riscontro. Si è nascosta con un potente incantesimo di occultamento. Ho mandato Josh e altri vampiri a cercarla per le strade, però non c’è nessuna traccia di lei. Sembra essere scomparsa nel nulla.”
“Potrebbe essere andata via.” Ipotizzò Rebekah, ma l’occhiataccia di Klaus fece cadere la sua teoria.
“Non se n’è andata. Vivianne è tornata con un piano preciso e, conoscendola, sono certo che ha tutte le intenzioni di portarlo a termine. Non ha fatto visita a Blake per sbaglio, vuole qualcosa da lei. Dobbiamo scoprire cosa.”
“E negli ultimi quattro mesi che avrebbe fatto? Se avesse voluto attaccarci, lo avrebbe fatto tempo fa.” Disse Freya, le dita che giocavano con il ciondolo a forma di corno.
“No. – disse Elijah – Niklaus ha ragione. Vivianne vuole qualcosa da noi. E’ scomparsa di proposito, sta radunando le forze per colpirci quando meno ce lo aspettiamo.”
Freya aveva capito che i fratelli e la sorella sapevano qualcosa che le tenevano nascosto, e doveva trattarsi di un grande segreto.
“Si può sapere chi è questa donna che vi spaventa tanto?”
 “Una morta che cammina.” Sibilò Klaus tra i denti, e sentì la rabbia montargli dentro. Elijah si preoccupò per la piega storta che aveva preso l’umore del fratello. Klaus si sarebbe dovuto rallegrare per la gravidanza, invece sembrava sempre più in collera. Quel fragile equilibrio che il matrimonio con Blake aveva recato si stava sgretolando.
 
Due mesi dopo
Blake era sempre stata una buona forchetta, amava mangiare qualsiasi cosa, però la gravidanza aveva accresciuto la fame in un modo che lasciava Klaus senza parole.
“Blake, quella è la seconda tazza ricolma di gelato. Direi che può bastare.”
La ragazza inarcò le sopracciglia, fissò il gelato che si scioglieva contro il vetro e affondò di nuovo il cucchiaino.
“Sono al sesto mese di gravidanza, tua figlia scalcia come una matta e il mio stomaco reclama cibo a volontà. Taci, Mikaelson, oppure ti ritroverai con un paletto nel cuore!”
“La violenza non ti si addice.”
Klaus rise, gli sbalzi d’umore di sua moglie erano un vero spasso. Seduta all’angolo del divano, Blake immergeva un biscotto secco nel gelato e lo spezzettava col cucchiaino.
“E poi, mi stai dicendo che sono grassa?”
“Non oserei mai dire una tale cattiveria. Dico solo che la produzione di gelato sta subendo una battuta d’arresto a causa della tua fame incontrollata.”
Blake gli tirò un cuscino facendo cadere a terra il carboncino con cui Klaus stava disegnando.
“Ti detesto.”
Klaus prese posto accanto a lei e le rubò la ciotola, mangiando un boccone di gelato.
“Non è vero. Tu mi ami alla follia come io amo te, mia cara.”
Blake emise un verso strozzato, a metà tra una risata e il disgusto, e si riappropriò della ciotola.
“Per tua fortuna non riesco ad alzarmi senza sembrare una palla che rotola, altrimenti saresti già correndo per tutta la città per salvarti dalla mia ira.”
Klaus ghignò, e con la mano andò ad accarezzare la pancia rigonfia della moglie. In quel momento la piccola scalciò, quasi a voler sottolineare la sua presenza. L’ibrido sorrise commosso, sembrava un bambino davanti ad una vetrina di caramelle.
“Ciao, bambina mia. Papà è qui.” mormorò lui chinandosi sulla pancia.
 Blake, intenerita dalla scena, passò le dita tra i ricci biondi del marito. Il cuore batteva il doppio ogni volta che Klaus si illuminava quando la piccola scalciava.
“E papà è anche un vero idiota.” Disse Blake, e rise quando Klaus le diede un pizzicotto leggero sulla coscia.
“E mamma è terribilmente adorabile quando ride.”
Blake d’istinto gli sorrise e tese una mano per posargliela sul cuore che batteva regolarmente. Quello era un aspetto positivo della sua duplice natura: sebbene fosse morto per metà, il suo cuore da lupo era vivo.
“Questa mamma è stanca e adesso va a nanna.”
“Vengo con te.” disse Klaus aiutandola ad alzarsi.
Blake si sedette sul letto con il fiato corto, quei pochi passi l’aveva sfinita. Klaus si prese qualche secondo per osservarla: i capelli scuri erano illuminati dal lume sul comodino, nei suoi occhi marroni si riflettevano pagliuzze dorate dovute alla luce, e il profilo del suo viso era un gioco di chiaro-oscuro. Era la donna più bella che avesse mai visto in più di mille anni.
“Niklaus?”
L’ibrido rinsavì quando la moglie gli toccò il braccio, pertanto le sorrise con fare malizioso.
“Spogliati.”
Blake strabuzzò gli occhi, quella richiesta era balzata fuori dal nulla e lei non era preparata.
“Scusami? Non mi sembra … opportuno.”
“Ti vergogni di me? Suvvia, Blake, conosco ogni centimetro del tuo corpo a memoria.”
La ragazza indietreggiò con spavento e lui avanzò di un passo, agguantandola per i polsi senza farle male.
“Perché dovrei spogliarmi? Non capisco.”
“Perché voglio dipingere il tuo corpo nudo in uno dei momenti più belli della nostra vita. Blake, sei una donna, sei incinta e sei bellissima.”
Blake aggrottò la fronte e si morse il labbro, insicura su come reagire.
“Sono bellissima perché sono enorme quanto la madre di Dumbo?”
“No. – la rimbeccò Klaus – Sei bellissima perché sei tu. Perché sei Blake, perché sei mia moglie, perché sei la madre di nostra figlia.”
“Quindi sono bella perché sono l’incubatrice umana di tua figlia?”
“Sta zitta.”
Blake sussultò quando Klaus la intrappolò in un bacio passionale, fatto di labbra fameliche e ansimi. L’Originale scese a baciale il collo, soffermandosi sulla vena che pulsava e annusando il sangue che scorreva in essa. Per un istante Blake temette che la mordesse – e in verità le avrebbe fatto piacere – ma avevano pattuito che durante i nove mesi non ci sarebbero stati morsi. Perciò Klaus le depose un bacio sulla gola e tornò sulle labbra, tirandole tra i denti il labbro inferiore. Le mani di Blake si infilarono sotto la t-shirt dell’ibrido per accedere ai muscoli gonfi e tesi della schiena.
“Fallo.” Disse Blake sulle labbra di Klaus, che si scostò per guardarla negli occhi.
“Davvero?”
“Sì. Dipingimi, Niklaus.”
Klaus allora con una lentezza disarmante le sbottonò il cardigan e lo fece cadere sul letto, poi le sfilò la canottiera, e sorrise quando il seno della ragazza apparve alla sua vista. Era più formoso per via della gravidanza, e Blake tentava di nasconderlo perché si sentiva a disagio con una maglietta più scollata, ma lui riteneva che quello fosse un altro segno di quanta magia stesse conservando il corpo di sua moglie. La mossa successiva fu spogliarla dei leggins lasciandola con addosso soltanto l’intimo.
“Sei sicura, Blake?”
Blake nei primi mesi aveva avuto difficoltà ad accettare i cambiamenti del suo corpo, la pancia gonfia, i fianchi larghi, il seno più prosperoso, ma col tempo aveva imparato che quello era il modo attraverso cui si stava costruendo la vita di sua figlia. Non si sentiva attraente ma Klaus non mancava occasione di farla speciale.
“Sono sicura. Vai a preparare l’occorrente, su.”
Dopo che Klaus andò a recuperare il cavalletto e i colori, Blake si tolse gli ultimi residui di vestiti e tornò a sedersi sul letto. Si sentiva fuori luogo, aveva quasi voglia di rivestirsi, ma tenne duro.
“Blake, hai bisog …”
Gli occhi cristallini di Klaus indugiarono sul corpo della moglie, tutto incavi e pelle in mostra. Aveva visto innumerevoli donne nude nella sua lunga vita, ma nessuna versava nella condizione delicata di Blake. Con le mani incrociate sulla pancia, Blake sedeva in maniera composta e sorrideva nella più totale vergogna.
“Sei, ehm … Non trovo le parole adatte per elogiare la tua bellezza.”
“Possiamo cominciare prima che io ci ripensi?”
“Certamente!”
Klaus sistemò una tela pulita sul cavalletto e raccattò la tavolozza e i pennelli, poi si assicurò di avere uno straccio a portata di mano per le macchie di colore in eccesso.
“Cos’hai in mano?” domandò Blake notando due pezzi di stoffa argentata.
“Ah, – disse lui sorridendo – questi sono parte del dipinto. Vorrei usarli su di te, se me lo permetti.”
Blake, conscia della bravura di Klaus in materia di pittura, annuì energicamente.
“Va bene. Sono curiosa!”
Klaus si inginocchiò davanti a lei, le afferrò le mani e ne baciò il dorso. Blake trattenne un sussulto quando la mano di Klaus strisciò in mezzo alle sue gambe per depositare il primo pezzo di stoffa sulla sua nudità inferiore.
“Tranquilla, Blake. Il risultato ti piacerà.”
“Niklaus …”
Blake si fece sfuggire un gemito quando le dita calde di Klaus le accarezzarono l’incavo tra i seni, che furono coperti con il secondo pezzo di stoffa.
“Adesso sdraiati nella posizione che più reputi comoda. Quando ti senti pronta, possiamo cominciare.”
Blake avvolse le braccia intorno ad un cuscino poggiandoci sopra la testa, era la posizione più comoda per la sua situazione. Fece un sorriso a Klaus e lui incominciò a impregnare il pennello nel colore.
“Stavo pensando ad una cosa, Niklaus. Il nome della bambina.”
“Io ho un paio di idee. Tu?”
Klaus riportò lo sguardo su di lei e dovette trattenere l’impulso di prenderla tra le braccia e baciarla; era un’artista, doveva prima terminare la sua opera. Un luccichio balenò negli occhi curiosi di Blake.
“Cosa ci propone, papino?”
“Negli anni venti andavo a zonzo con Rebekah per i locali che vendevano alcolici sotto banco, e ad una serata conobbi la poetessa inglese Beatrix Potter. Mi invitò a dipingere con lei nell’aperta campagna, fu un’esperienza utile per la mia arte. Ti piacerebbe chiamarla Beatrix?”
Blake si toccò la pancia come se stesse chiedendo consiglio alla bambina, che si mosse con impazienza.
“A quanto pare, la nostra piccola apprezza. E il nome piace molto anche a me.”
“Tu avevi qualche idea in particolare?”
“Avevo pensato ad ‘Anna’, come la scrittrice olandese Anna Visscher, che tra le altre cose era anche un’artista.”
Klaus spennellò un paio di volte prima di guadare la moglie, bella sotto i raggi lunari che penetravano dalla finestra. Sorrise automaticamente.
“Beh, potremmo conservare un nome per la prossima figlia.”
Blake schiuse la bocca per la sorpresa, inconsapevole che nella testa di Klaus frullasse quell’idea.
“Tu vuoi un secondo figlio?”
Klaus si pulì le mani, sebbene alcune striature di pittura si fossero seccate sulla pelle, e si piegò sulle ginocchia. Le diede un bacio a fior di labbra.
“Certo che sì. Tu sei tutto quello che ho sempre desiderato. La possibilità di costruire una famiglia con te è la speranza che mi fa svegliare ogni mattina. Però avremo un altro figlio solo se tu lo vorrai, non hai nessun obbligo.”
Blake prese il volto di Klaus tra le mani, gli accarezzò gli zigomi e gli stampò un bacio sulla bocca.
“Ti amo, Niklaus.”
“Ti amo anche io.”
 
Tre mesi dopo
Blake faceva fatica a tenere gli occhi aperti. Era esausta e il suo unico desiderio era quello di mettersi a letto. Invece si trovava in auto con Klaus ed Elijah, diretti fuori città per un incontro con uno sciamano. Freya aveva spiegato che la bambina avrebbe potuto ereditare qualche facoltà soprannaturale da parte di Klaus, ma era impossibile praticare un incantesimo perché si trovava chissà dove insieme a Rebekah alla ricerca di Kol. Elijah aveva trovato uno sciamano disposto ad aiutarli, pertanto erano saliti in auto a mezzanotte affinché la luna piena fosse dalla loro parte nella pratica magica.
“Siamo arrivati.”
Klaus aiutò Blake a scendere e, spinto come sempre dal suo senso di protezione, la prese per mano.
“Devo fare pipì. – disse Blake – La mia vescica da donna incinta mi tormenta. Credete che questo sciamano abbia un bagno?”
“Non credo proprio.” Rispose Elijah, e nel frattempo i suoi occhi attenti scrutavano il perimetro.
“I tuoi bisogni dovranno attendere.” Tuonò una voce profonda alle loro spalle. Blake si portò una mano sulla pancia come a voler proteggere la sua bambina. Dal buio emerse un uomo alto e snello, la pelle scura lo faceva confondere tra le tenebre, e tra le dita si rigirava una collana.
“Sciamano, buonasera.” disse Elijah in modo educato. Lo sciamano chinò il capo in segno di saluto, poi fece loro cenno di seguirlo. Li condusse in una capanna in mezzo al nulla, in lontananza era udibile il mormorio del fiume e il verso dei gufi.
“Prego, sedetevi.”
Klaus e Blake si accomodarono su una logora panca di legno, mentre Elijah stava dietro di come un angelo guardiano. Lo sciamano si sedette dinnanzi a loro e depose su una sorta di tavolo grezzo una ciotola.
“Ora versate il vostro sangue nella ciotola.”
Blake si ritrasse quando l’uomo tese una mano verso di lei.
“Non userai il nostro sangue per uno dei vostri incantesimi meschini?”
“Sono qui solo per aiutarvi. Non userò il vostro sangue in nessuna maniera, anche perché questo incantesimo lo consumerà tutto. Ora, prego, il sangue.”
Klaus si lacerò la pelle del polso e fece gocciolare la sostanza viscosa nella ciotola, che si scaldò subito. Blake si fissò il polso impaurita, non voleva ferirsi da sola. Fu sollevata quando Elijah estrasse un piccolo coltello dalla giacca.
“Non ti farò male. Fidati, Blake.”
Elijah fu di parola: punse il polpastrello di Blake causando una minima fuoriuscita di sangue. Quando il sangue di Klaus e di Blake si mescolò, la ciotola prese fuoco. Blake sussultò sulla panca ma la mano di Klaus sulla gamba la rassicurò.
“Che cosa vedi?”
Lo sciamano si imbrattò le dita col sangue e si disegnò uno strano simbolo sulla fronte, poi chiuse gli occhi e intonò una cantilena magica.
“E’ una femmina. E’ forte. Lei è … è una strega! No! E’ un lupo! Lei è …. Un ibrido!”
La fiamma della ciotola si estinse con uno sbuffo e lo sciamano sbarrò gli occhi. Blake sbatté un pugno sul tavolo.
“Che cosa hai visto?”
“Vostra figlia è in parte strega e in parte lupo.”
“Ha ereditato tutti dai nonni.” Disse Klaus, e non seppe se essere felice o triste.
 
Una settimana dopo
 Blake stava per commettere un’azione che avrebbe potuto distruggere il suo matrimonio, ma dentro di sé sapeva che era l’unica cosa da fare. Fingere che tutto andasse bene fu difficile, soprattutto quando c’era Hope di mezzo. La bambina stava impilando su un piatto i pancake e Klaus stava aggiungendo su un lato i frutti di bosco.
“Blake!” squittì Hope agitando la paletta da cucina per salutarla.
“Ciao, streghetta. Noto con piacere che siete impegnati.”
Klaus era felice come poche volte gli era capitato nella sua immortale vita. Era così raggiante da fare quasi impallidire il sole.
“Buongiorno, tesori miei.” Disse l’ibrido, baciò la guancia di Blake e poi la pancia. Mancavano due settimane al parto e tutti non vedevano l’ora di conoscere la nuova aggiunta della famiglia.
“Buongiorno, papino.”
“Siediti, ci pensiamo noi alla colazione.” Disse Hope puntando il tavolo con la paletta. Blake fece come richiesto, sprofondando nella sedia imbottita, e accettò con un sorriso la tazza di camomilla che Klaus le offrì.
“Camomilla? Sono incinta, mica malata! Lo sai che odio questa roba.”
“Appunto, sei incinta e tra due settimane probabilmente darai alla luce nostra figlia. La camomilla ti aiuta a calmare i nervi, amore mio.” Spiegò Klaus, sebbene fosse divertito dal broncio della moglie.
“Secondo me sei tu quello più nervoso tra i due per il parto.”
“Peccato che la camomilla non funzioni con un Originale!” scherzò Klaus, e Blake rise senza riuscire a trattenersi.
“Ecco! – disse Hope – mangia questi, sono buoni.”
Sul tavolo scivolò un piatto con due pancake a forma di cuore, o meglio una bizzarra forma di cuore. Per essere un’artista, Klaus era pessimo in cucina. Blake addentò il pancake e, malgrado fosse troppo bruciacchiato, alzò il pollice all’insù.
“Questi pancake sono più buoni dei miei. Siete stati bravissimi!”
Il sorriso di Hope scaldò il cuore di Blake, era una bambina molto dolce.
“Ora va a prepararti, principessa. Mamma ti aspetta per la scuola.” Disse Klaus, e Hope si costrinse ad andare in camera per prendere lo zaino. Blake mangiò tutti e due i pancake in preda alla fame da gravidanza, uno dei pochi risvolti positivi, e bevve la camomilla.
“Hai programmi per la giornata?”
“Devo sbrigare delle faccende con Elijah, ma nulla di cui mia moglie debba preoccuparsi.”
Blake inarcò il sopracciglio, ovviamente c’era da preoccuparsi.
“Certo, fingerò di crederci. Io andrò in pasticceria a controllare che Josh e Freya non abbiano dato fuoco al negozio in mia assenza. Quei due insieme sono pericolosi.”
“Torna presto a casa. Non voglio che ti accada qualcosa mentre non ci sono.” L’ammonì Klaus, quel suo tipico tono paterno.
“Tranquillo, papino, non partorirò senza di te.”
“Lo spero bene.”
Blake sciacquò velocemente il piatto e la tazza e li ripose nella credenza, mentre Klaus aiutava Hope a mettersi lo zaino sulle spalle.
“Ci vediamo dopo, Blake.” disse la bambina, e baciò la guancia di Blake. La ragazza le diede un breve abbraccio e le scompigliò i capelli.
“A dopo, streghetta. Fa la brava con la maestra.”
Klaus accompagnò la figlia giù al portone dove Hayley li aspettava, la baciò sulla fronte e tornò di sopra. Blake tentava invano di abbottonarsi la giacca di jeans.
“Okay, questa giacca si è rimpicciolita!” sbuffò lei, consapevole che il vero ostacolo fosse la sua pancia. Klaus le circondò il collo con la sciarpa e l’attirò a sé per baciarla.
“Sai com’è, queste giacche moderne col tempo si restringono.”
“Sì, è proprio così.”
Blake rise contro il suo petto facendogli vibrare la cassa toracica. Si issò sulle punte e lo baciò. Era un bacio lento e pieno d’amore, uno di quelli che ti fa cominciare bene la giornata. L’ibrido si attorcigliò una ciocca scura di capelli intorno all’indice con un sorrisetto.
“Lo sai che se torni presto a casa papino può prendersi cura della mamma per tutto il giorno?”
Blake fece scorrere le unghie lungo il suo petto, un ghigno ad incresparle le labbra.
“Allora la mamma torna prestissimo.”
“Ti aspetto.” Sussurrò Klaus, poi la baciò ancora.
Blake lasciò l’appartamento sentendosi felice e triste al tempo stesso.
 
Kol rimase sbigottito quando vide Blake avanzare verso di lui. L’ultima volta che l’aveva vista indossava l’abito bianco da sposa, invece adesso era in procinto di diventare mamma.
“Accidenti, Blake Harris, sei parecchio … incinta!”
“Se tu avessi risposto alle mie chiamate, sapresti che mancano solo due settimane al lieto evento.”
Kol era partito subito dopo il matrimonio, aveva smesso di rispondere al cellulare e sembrava essersi dileguato. Freya e Rebekah lo avevano scovato a Cuba, beato tra alcol, musica e sangue.
“Ho cambiato numero. Volevo allontanarmi dalla forza distruttrice della famiglia.”
“Però sei tornato.”
“Sono tornato solo per te, perché vuoi colpire Klaus alle spalle.”
Blake avvertì un conato di vomito in gola al solo pensiero di quello che stava per fare, ma cercò di darsi coraggio.
“Klaus ha bisogno di imparare a non dire bugie, e questa volta la lezione gli costerà cara.”
“Musica per le mie orecchie.” Disse una voce profonda, e Marcel comparve al fianco di Kol. Blake era a due terzi dell’opera adesso.
“Marcel, è un vero piacere rivederti.”
“Lo stesso vale per me. A proposito, congratulazioni per la gravidanza.”
“Grazie. Da te mi aspettavo quanto meno un mazzo di fiori, in fondo questa bambina è la tua sorellastra.” Replicò Blake con stizza. Marcel alzò le mani in segno di resa.
“Non sono qui per discutere né tantomeno per la famiglia. Sono qui solo perché hai chiesto il mio aiuto.”
“E lui dov’è?”
“Lui è qui.”
Voltandosi, Blake incrociò lo sguardo severo di Vincent. Lo stregone non era affatto concento di vederla.
“Dato che ci siamo tutti, direi di incominciare.”
Blake invitò i tre uomini nella pasticceria in modo da essere lontana da occhi e orecchie indiscreti.
“Perché hai riunito le tre persone che più odiano la tua famiglia?” chiese Vincent senza sedersi, persino le sedie potevano essere un inganno degli Originali.
Blake si mise al centro della stanza perché i presenti si concentrassero su di lei.
“Perché poco tempo fa abbiamo scoperto che la mia bambina è un ibrido: metà strega e metà lupo.”
“Non vedo il problema. – disse Marcel – E’ un bene che tua figlia sia tanto potente.”
“No. – obiettò Blake – Il problema è che nove mesi fa è arrivata in città una certa Vivianne Cognome, metà strega e metà lupo come la mia bambina. Io temo che Vivianne sia qui per mia figlia. Inoltre, sono certa che Niklaus la conosca ma non mi dirà mai la verità.”
Kol sospirò, la sua famiglia non faceva altro che creare rogne.
“Elijah e Rebekah non ti diranno niente, loro si schierano sempre dalla parte di Klaus. Anche Freya starà dalla loro parte.”
“Ragion per cui ho bisogno del vostro aiuto.” Asserì Blake, e con le dita disegnava forme astratte sulla pancia. Vincent soffocò una risatina scettica, c’era qualcosa che non gli quadrava.
“Tu sei davvero disposta a tradire Klaus Mikaelson, tuo marito e il padre di tua figlia, per una vecchia fiamma?”
Blake lo trucidò con lo sguardo perché il tempo della cortesia era finito.
“Io lo sto facendo per proteggere mia figlia! Se ciò significa tradire mio marito, allora sì, lo tradirò.”
“Qual è il piano?” indagò Marcel.
“Un festa. – disse Blake – Daremo una festa per la nascita della bambina. Anche Vivianne parteciperà. Quella sera mi sbarazzerò di lei.”
Kol mangiò un pasticcino glassato alla pesca e bagnato al rum, quindi riportò gli occhi su Blake.
“E noi cosa dovremmo fare per te?”
“Kol, tu dovresti rubare il diario di Elijah che si data al ‘700 perché sono sicura che ci siano delle informazioni su Vivianne. Marcel, tu dovresti mettere i tuoi vampiri a mia disposizione. E tu, Vincent, dovresti lanciare un incantesimo di protezione su Hope e mia figlia affinché non vengano ferite in alcun modo. Siete con me o no?”
Kol, Marcel e Vincent si scambiarono un’occhiata eloquente: la vendetta è un piatto succulento.
“Siamo con te.”
 
Salve a tutti!
Mentre Klaus si prepara al lieto evento, Blake ordisce un piano contro di lui.
Davvero Blake tradirà Klaus?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.

 
  
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